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Autore: MaxT    01/07/2009    2 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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43- ombre sul palazzo  
Cara Amantha, grazie per la tua recensione. Per me è bello sapere che continui a seguire e apprezzare il lavoro.
L'idea che Wanda sia in competizione con Will è assolutamente giusta, ed è il motivo per cui lei si sente più coinvolta delle altre gocce. 
Tra parentesi, la scena ricorda un episodio della seconda serie del cartone animato in cui la goccia fa da scudo a Will contro un attacco di Nerissa, ma la prima stesura è stata scritta prima che vedessi il cartone.
La freccia... c'è una freccia-serpente in Conan il barbaro (un serpente che si trasforma in freccia) e frecce- serpente nella prima serie del cartone (frecce che diventano serpenti), ma io ho preso ispirazione dai sistemi di guida dei primi missili aria-aria a infrarossi (quattro fotodiodi per il controllo su due assi, dietro un'unica lente)  e sui sistemi di guida di missili anticarro (facendo un mix, senza approfondire). 
Cara Melisanna, sono felicissimo di sentirti ancora dopo tanto tempo. Sono stato contento di vedere che hai ripreso Terra magica, un gran bel lavoro che merita di essere completato. Anche a me Vera e le gocce piacciono come personaggi, anche se ora si trovano invischiate nel ruolo delle cattive.
Cara Rowi, whow! Il successo di 'cieli turchini' mi è del tutto inatteso, una bella sorpresa. In questa puntata, i cieli turchini hanno lasciato il posto a tramonti più o meno temporaleschi, una metafora delle ombre opprimenti che stanno scendendo sulla città, e dureranno... fino alla prossima idea 'geniale' di Vera.
Aspetto con impazienza la prossima puntata di Save me.

Per questo capitolo ho realizzato un'illustrazione del palazzo di Meridian; non è stato un lavoro facile, e non mi riferisco solo alla grafica. 
E' che il palazzo disegnato sul fumetto ha una struttura esterna che non corrisponde assolutamente a quella interna. Quelle torri così esili, una volta tolto lo spessore dei muri, potrebbero contenere poco più che i vani di scale a chiocciola, e non c'è spazio per lo scalone dritto che si vede, ad esempio, nel n.12 del fumetto. 
Perciò ho duvuto modificarne un po' la sagoma, cercando di immaginare la struttura interna. 
Il risultato è un po' più tozzo e ricco di finestrelle dell'originale; ho aggiunto le cinque ali basse che collegano le torri (cinque principali, alte sui centoventi metri, e due più piccole) ed ho posto il giardino di Phobos in parte nello spazio tra le torri, in parte attorno al palazzo a raccordare la cima della rupe con l'altopiano circostante. 
Se la prospettiva vi sembra sbilenca, tenete conto che la pianta dell'assieme è a forma di pentagono irregolare, e le pareti della torre principale e del corpo basso concorrono a punti di fuga diversi.

Grazie a Silen Arpia per l'accurato e amorevole betaggio (se fosse scappato qualcosa, comunque, la responsabilità era e rimane del sottoscritto), e nuovamente a Rowena per la rilettura e il continuo incoraggiamento.

MaxT

PROFEZIE


Riassunto delle puntate precedenti 
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a impadronirsi del Cuore di Kandrakar e a sostituirsi ad Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. Carol si è opposta, ed è stata costretta con l'ipnosi.
Vera e Wanda hanno sottratto il Cuore di Kandrakar a Will. 
Il giorno dopo, ritrovatesi davanti allo specchio magico della libreria, le W.I.T.C.H. assistono alla trasformazione delle loro gocce in copie delle guardiane e della regina, ed alla loro partenza per Meridian, in contemporanea all'arrivo di Elyon a Heatherfield.
A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura;  pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto.
A Heatherfield, rifugiatasi con i genitori nella sua vecchia casa, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, contenuta in disegni e frasi casuali, la cui interpretazione fino a quel punto era ambigua. La profezia prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza, ma Will non si rassegna.
Facendo un sopralluogo nella casa delle Gocce a Midgale, Hay Lin percepisce frammenti di ricordi contraddittori: le sembra che Vera sia cambiata subito dopo l'ultimo incontro con Elyon. Questa non sa dare spiegazioni convincenti del cambiamento, ma non sembra risentita per il tradimento. 
L'Oracolo convoca Elyon, e le impone di recuperare al più presto il Cuore di Kandrakar, pena il carcere. Le WITCH si offrono di accompagnarla nell'impresa, ma lei intende tentare da sola. 
Caleb riesce a teletrasferirsi da Elyon, che gli dà istruzione di tornare a Meridian per sconsigliare qualunque rivolta prima del suo stesso ritorno dopo un anno.
Poi Elyon parte da sola per Meridian e riesce a  recuperare il Cuore di Kandrakar ingannando le gocce; il talismano viene poi trattenuto dall'Oracolo per una purificazione.
Il giorno dopo, le congiurate capiscono di essere state giocate, ma c'è di peggio: il vice comandante della guardia guida una rivolta che viene rapidamente sedata, ma in cui Wanda resta gravemente ferita.

Cap. 43

Ombre sul palazzo





Meridian, salone delle adunate del corpo di guardia

Più di cento uomini in uniforme verdazzurra sono stati riuniti nel salone circolare dalle pareti di granito bianco.
Il vice comandante Darden è in piedi sulla pedana dalla quale tutti loro hanno sentito parlare il loro comandante Alborn innumerevoli volte.
Accanto a lui, vigilano due guardiane dal viso alieno e dai costumi vivaci e provocanti: una con gli occhi verdi, l’altra con la pelle scura.
 


Tutto sembra sempre più estraneo: le sei finestre alte e strette da cui penetra la luce rossastra del tramonto,  le insegne e gli stendardi appesi alle pareti, il sottile colonnato interno, l’aria che si respira e l’energia che si percepisce.
Anche il vice comandante Darden, in piedi a braccia conserte al centro del palco, sembra estraneo. Non un’occhiata di intesa, neanche con i suoi uomini più fidati. La sua posizione autoritaria ed ostile sembra la fotocopia di quella delle guardiane che lo fiancheggiano.
Finalmente la sua voce rompe il silenzio pieno di attesa. “Guardie del Palazzo. Devo informarvi di un avvenimento gravissimo; meno di un’ora fa qualcuno ha tentato di uccidere la Luce di Meridian, sua altezza la regina Elyon. Solo la pronta reazione delle guardiane di Kandrakar le ha salvato la vita”.
Oltre duecento occhi si spalancano inorriditi a queste parole.
Continua: “Questi uomini erano guardie come noi, delle quali mi fidavo ciecamente. Hanno agito ingannati dalle voci sparse da alcuni rinnegati”. Breve pausa ad effetto. “Il primo tra questi è Caleb. Lo ricordate tutti. Ebbene, ascoltare le sue menzogne è stata la loro rovina. Lui ha motivi di rancore personale verso la regina. Ricordate che in realtà è un Mormorante, anche se il suo aspetto è umano. Ma dove sono gli altri Mormoranti? Forse qualcun altro di loro, messo in libertà dalla clemenza della Luce di Meridian, ha preso una falsa forma umana? Forse sono proprio loro che cercano di riprendere il controllo della città? Forse lo stesso Phobos era diventato una loro pedina? Non lo sappiamo”.
Le guardie ascoltano immobili, senza fiatare, ma osservando bene si può vedere qualche labbro tremare appena.
“So solo che non sono riuscito a sventare questa rivolta sciagurata, come sarebbe stato mio compito. Le mie scuse non bastano. Ho offerto le mie dimissioni alla regina, e lei le ha accettate. Non meravigliatevi se non mi vedrete più”.
Gli uomini cominciano a scambiarsi sguardi costernati, e si sente qualche “No!” sommesso.
“D’ora in poi riceverete gli ordini dalla Luce di Meridian tramite le guardiane. Dovrete restare sempre a disposizione per una chiamata che potrebbe arrivare a qualunque ora del giorno e della notte. Tutte le licenze, le libere uscite, le missioni all’esterno sono sospese”.
L’ufficiale studia i visi allibiti degli astanti. Con un gesto, tronca tutti i timidi tentativi di porre domande.
“Signori, comandarvi è stato un onore che non ho meritato. Addio!”.
L’ex vice comandante si volta sui tacchi ed esce a passo marziale, seguito dalle guardiane.

 
Attraverso i corridoi vuoti, il gruppo è nuovamente ritornato nell’anticamera della sala del trono. Quando i battenti si chiudono alle loro spalle, l’alta e massiccia figura del vice comandante svanisce, lasciando il posto alla minuta e altrettanto fasulla figura della regina.
“Ragazze, come sono andata?”.
“Mi sembra bene”, le risponde Taranee.  “Ma in realtà conosciamo poco il modo di fare di Darden”.
La Luce di Meridian annuisce: “Ci serve un riscontro”.
Ad un suo gesto, le porte della sala del trono si aprono da sole. La Guardiana della Terra, da dentro, le guarda interrogativa, e viene loro incontro nell’anticamera.
Quando i battenti si sono richiusi, Elyon cerca di accostarsi all’orecchio di Carol, con scarso successo:  questa non si degna di chinarsi finché l’altra non la costringe afferrandole una ciocca di capelli.
Cornelia cara, renditi invisibile e torna a capire come la hanno presa. Copia la memoria del più alto in grado rimasto”.
“Ho già quella di Darden, dalla prima volta che si è presentato”, risponde orgogliosamente la biondona.
Elyon spalanca un tanto d’occhi. “E lo dici solo adesso?”. Si sente sempre più esasperata verso quella compagna inaffidabile. “Poteva essermi utile per risultare più credibile”.
Chiunque abbia conosciuto Carol, la può riconoscere ancora nell’alterigia con cui la guardiana risponde: “E me lo chiedi solo adesso?”.

Appena la biondona insopportabile è svanita alla vista, Elyon entra nella sala del trono. “Dottore…”.
Will giace appoggiata di lato su uno spesso tappetino, coperta da un morbido plaid, con la testa un po’ reclinata all'indietro. Sopra di lei, un trespolo supporta una bottiglietta contenente un liquido trasparente, collegato ad un tubicino che sparisce sotto le coperte.
Il dottor Tarnos, chino su di lei, si volta. “Altezza, per ora ho fatto quello che potevo. Ho iniettato il siero e un sedativo, ed ho ripristinato la volemia.  Aveva perso non poco sangue…” dice indicando le macchie che si stanno rapprendendo ai piedi del trono, “anche se non ho trovato nessuna ferita aperta”. Fa un gesto rassegnato, sa che non si può capire tutto a questo mondo.
“Grazie, dottore”. La regina si china sulla compagna ferita.
Anche Irma, alle sue spalle, si avvicina col magone, e fa una carezza alla sua amica. “Wanda… Wa…  sono io. Sono …  Sono la tua migliore amica”.  Dopo qualche tentativo, non ottiene alcuna reazione. “Dottore! Non risponde! Prima parlava, e ora…”.
L’uomo si alza in piedi. “E’ effetto del sedativo. La vostra compagna stava soffrendo troppo”.
“Ma così non potrà più descrivere ciò che sente”, obietta Elyon.
“Altezza, io ho già fatto tutto quello che era in mio potere. Qualunque sviluppo ci sia, non potrò fare niente di più. Forse voi potrete aiutarla con il Vostro potere taumaturgico. Posso solo consigliarvi di farla portare su un divano o un letto”.
La regina annuisce. “Grazie, faremo da sole”.
“Ma sopravvivrà?”, chiede Irma, con le lacrime agli occhi.
“Me lo direte voi domani”, esala il medico.
Elyon sposta la coperta.  Il top di Will è stato tagliato a metà, e resta aperto.  Sul lato del torace, l’insana macchia violacea è contornata da un alone rossastro molto sfumato.
“Non siamo riusciti a sfilare l’indumento per via delle alette”, spiega il dottore. “Sarei curioso di sapere come fate a vestirvi”, dice rivolto a Irma.
La guardiana ignora la domanda, come pure la risposta, e torna a coprire Will, accarezzandole la fronte. “E’ fredda. Copriamola meglio! Cercate un’altra coperta!”.
Il medico sospira. “Non credo di poter fare di più. Altezza, ora è nelle vostre mani”.
“Va bene, dottore, vada pure”. Elyon lo guarda. “Solo una cosa: vuole sedersi un attimo, per piacere?”. Si rivolge alle altre: “Guardiane, venite qui”.
Il medico esita, intimorito. “Ma…”.
“Prego, sieda”. Gli indica una poltroncina, mentre tre guardiane si avvicinano. “Volevo solo chiarire una cosetta”, gli dice tristemente, mentre le pupille le cominciano a luccicare.
 

Meridian, ai piedi del palazzo reale, tre giorni dopo
 

Nuvole drammatiche si inseguono nel cielo di Meridian, alternando brevi sprazzi di sole a ombre e aloni iridescenti. Figure di draghi e di guerrieri emergono da quel caos, per poi deformarsi e fondersi nuovamente in esso.

Il Palazzo Reale, con le sue cinque torri bianche di granito, svetta contro il cielo come la dimora di una Dea. 
Visto dal basso, da Piazzale Sottocastello ai piedi della rupe, appare come uscito da una favola.

Non a tutti, però, quella vista fa lo stesso effetto.
Non all’ufficiale tarchiato dalla pelle marrone, che lo osserva in groppa ad un bicorno, né, men che meno, al suo nutrito drappello di genieri, a piedi e ben caricati di armi ed elmetti.
Ciò che guardano, ora, non è il maestoso edificio, ma la strada che si inerpica sul pendio, tagliandolo come uno sfregio a forma di zeta per tutti gli ottanta metri di dislivello che separano Meridian Alta  dall’altopiano dove si trova la rupe del palazzo.
Dopo tre giorni di marce forzate attraverso la pianura a sud, i dieci minuti trascorsi sulla branda, appena acquartierati nel castello vecchio, hanno avuto l’effetto contrario a quello che sperava. Gli è caduto addosso il peso della stanchezza repressa per giorni, e sa che per i suoi uomini a piedi è anche peggio.
“Avanti, soldati, ancora un ultimo sforzo per prendere i nostri posti!”. L’ufficiale si sforza di credere in quello che sta dicendo.
I nostri posti… Ricorda di aver detto una frase simile due anni prima, alle prime avvisaglie della rivolta contro Phobos. In poche ore, lui ed i suoi uomini dovettero mordere la polvere.  Da allora, questa città per lui odora di sconfitta e umiliazione.
La voce del sergente Koronos, che cammina a fianco, lo richiama. “Comandante Tarkur, ma perché mai i Genieri di Mitlar devono sorvegliare il palazzo al posto delle Guardie?”.
“Non lo so, sergente. Però sei dei nostri uomini dovranno scortare l’intera unità della Guardia fino alla loro nuova caserma”. Alza una spalla. “Nuova per modo di dire: è quel rudere fatiscente alla periferia sud. Ci siamo passati accanto, entrando in città. Verranno consegnati lì”.
“Gran bel posto!”. Il sergente annuisce, pensando al tozzo edificio di pietra, più simile ad un carcere abbandonato che ad una vera caserma. “Una punizione. Non hanno più fiducia in loro”.
“Lo sapremo presto. Intanto ti risparmio uno sforzo, sergente. Tu e gli ultimi cinque della fila aspetterete qui le guardie da scortare. Io salgo al palazzo.”.
Il graduato si ferma, e sorride con sollievo mentre si batte il petto in un saluto militare. “Buona salita, signore!”
 

Meridian, vecchia caserma alla periferia sud, due ore dopo

Sembra un’ingiustizia che un tramonto così radioso e variopinto concluda una delle giornate più cupe per la Guardia di Palazzo.
Nonostante il loro ostentato passo marziale e le uniformi migliori, non può essere sfuggito a nessuno che quella di oggi è stata una umiliazione senza precedenti.
Niente armi. Niente contatti con amici o familiari. Una scorta militare, sia pure discreta e distante.

Deposto lo zaino sulla branda di legno a tre piani, il soldato Janas osserva sconsolato le volte coperte di ragnatele delle camerate destinate a loro, dentro la caserma riadattata in fretta.
Dietro di lui, entrano gli altri ventitrè con cui dovrà condividere lo stanzone.
“Avanti… cerchiamo di farcele piacere” gli dice il camerata, Treslor, sforzandosi di darsi un tono allegro. Apre un armadietto di legno, ma le cerniere corrose si polverizzano in frammenti color ruggine, e l’anta gli resta in mano.
“Sarà un po’ difficile” aggiunge mogio, appoggiando a terra il battente.
E’ inutile farsi illusioni: la chiamano caserma, ma è una prigione.
Basta spingere la mano fuori da una finestra per sentire la vibrazione di una barriera invisibile, che reagisce al contatto con un ronzio come infastidito.
E, soprattutto, basta passare una mano dietro al collo per tastare una specie di marchio. Tutte le guardie di palazzo se lo sono ritrovate, senza ricordare niente di come e perché è stato fatto.
 

Meridian, palazzo reale, undici giorni dopo
 

Fin dalla sua costruzione, la torre ovest del palazzo è stata destinata ad accogliere la maggior parte dei servizi: le cucine, i magazzini, gli alloggi di quasi tutto il personale di servizio.
In uno dei corridoi entra, filtrata dalle nuvole e dalle vetrate, la luce di un altro tramonto.
Un cameriere dalla bella livrea cremisi sta parlando con una giovane sguattera della cucina. La mano verdolina di lui sfiora quella di un delicato azzurro cielo della ragazza. I due, accostati, sembrano in grande confidenza, ma chiunque li osservasse da vicino capirebbe, dalle loro espressioni corrucciate, che non stanno scambiandosi parole d’amore.
Lui le accosta il viso all’orecchio, sfiorando i lunghi capelli castani raccolti in treccine sottili.
“Odiris, te lo assicuro, la regina non vuole più essere servita in tavola. Devo portare il cibo per sette persone nella sala, dove una guardiana, quella Irma, mi mette addosso una specie di collana con un grande pendente che posiziona accuratamente sul mio stomaco. Poi sceglie a caso una porzione di ogni portata, e me la fa mangiare completamente. Quindi mi tiene in osservazione più di dieci minuti e, quando è soddisfatta, mi toglie quella bardatura e mi permette di andare via. Solo allora chiama la regina e le altre a mangiare”.
Odiris si guarda in giro intimorita, poi si accosta all’orecchio del cameriere per rispondere: “Idriorr, non capisco cosa stia succedendo. In cucina tutti, a momenti,  abbiamo strane sensazioni, come vertigini. L’altro giorno è caduta una pila di piatti senza motivo apparente.  Poi abbiamo notato orme sconosciute su un pavimento bagnato”. Si guarda ancora in giro. “E’ tutto così opprimente! Se potessi almeno uscire nel mio tempo libero… ma le uscite sono sospese!” finisce con tono lamentoso.
Idriorr si stringe nelle spalle. “E non è tutto. Hai visto che i soldati del genio stanno lavorando nei sotterranei della torre sud? Tutta la zona è interdetta”.
Odiris annuisce triste. “Dopo quella rivolta, la regina non si fida più neanche della sua ombra”.
Lui la ricambia con un’espressione dubbiosa. “C’era qualcosa di strano nell’aria già da prima. La Luce era velata da un’ombra che nessuno di noi capiva”.
Odiris si stringe a lui, spaventata. “Che gli Dei ci proteggano!”.
Dal corridoio, i due camminano assieme  fino all’ampia scala che si avvolge all’interno . Dopo un’ ultima carezza fuggevole, si allontano in direzioni opposte, lei verso la cucina nel seminterrato, lui verso il suo alloggio ai piani superiori.

Giunto al quinto piano, il cameriere svolta verso l’atrio circolare da cui si dipartono, come spicchi, gli alloggi di ciascun servitore. Arriva inquieto alla sua porta, resa riconoscibile dalla targhetta con il suo nome ed un piccolo ritratto, e vi inserisce la chiave di bronzo.
Aperta la porta, è abbagliato dalla luce rossa del sole che tramonta tra le cime al di là dell’altopiano, rifratta e deformata dai vetri della finestrella.
Appena chiusa a chiave la sua cameretta, trasale sentendo la voce della guardiana dagli occhi verdi alle sue spalle. “Bravo, Idriorr. Ora vieni con me! Sua Altezza vuole parlarti”.
 

Meridian, sala del trono, una settimana dopo
 

Un altro tramonto sta calando su Meridian.
A quest’ora le ombre si allungano.  Una parte della città è oscurata dall’ombra dei dirupi alle pendici dell’altopiano.
Ma l’ombra più spettacolare che si proietta sull’abitato è quella del palazzo reale: se vista con il sole alle spalle, è riconoscibilissima anche sulla superficie frastagliata da tetti e vicoli.
“Non sembrano un po’ cinque dita di una mano enorme protesa sulla città?” chiede Hay Lin, affacciata alla balaustra della terrazza.
“Occhi d’artista!” commenta Irma, appoggiandosi accanto a lei. “Come tu ci riesca, in questa situazione…”.
La voce della regina le richiama dall’interno della sala del trono: “Ragazze, facciamo il punto della situazione”.
“Ti ascoltiamo da qui” risponde Hay Lin, “Troppo bello, questo tramonto”.
“Fate con comodo”… acconsente ironica la Luce, seduta ad un tavolone assieme alle altre.
Will le è seduta al fianco destro. Al di là del contegno marziale, la sofferenza per i postumi della freccia avvelenata si indovina ancora anche senza utilizzare facoltà paranormali, ma lei ha ricominciato ad agire a fianco delle sue compagne già da giorni, appena in grado di stare in piedi.
La regina consulta un foglio, e spunta alcune voci con una matita. “Tutta la guardia di palazzo è stata rimpiazzata da soldati che sarebbero a malapena in grado di distinguere Elyon da Phobos, e che forse farebbero il tifo per quest’ultimo”.
Cornelia fa un sorriso storto. “Sarà la tua prossima metamorfosi, Altezza?”.

Prima che Vera possa ribattere, Irma, dalla terrazza, si volta verso l’interno della sala. “Il personale di servizio è tutto controllato. Abbiamo ‘rasserenato’ sei di loro, e…”.
“Furba, gridalo più forte dalla finestra!”, la interrompe Elyon. “Vieni qui, una buona volta!”.
Irma stringe i denti e viene a sedere al tavolo. Tenere i segreti non è la sua specialità. “Vi dicevo, io e Wanda ne abbiamo ‘rasserenati’ sei solo ieri”. Si volta verso Will. “Fai tu la parte della cattiva?”.
“Come sempre” annuisce lei, seria, “ Altri quattro erano refrattari ai metodi ipnotici, e li abbiamo dovuti arrestare con un pretesto. Gli altri occupanti del palazzo non costituiscono una minaccia, per ora”.
“Arrestare?” chiede Cornelia, “E dove sono ora?”.
Will la guarda corrucciata. Intende sollevare altre polemiche? “Stanno villeggiando nelle nuove celle sotterranee, sotto la torre sud. Gli smorzatori telepatici, le infrabarriere contro la dislocazione e l’attraversamento delle pareti sono già state collaudate, e funzionano perfettamente. Dall’esterno, il braccio è sorvegliato da soldati, ma le porte sono sigillate e solo noi vi abbiamo accesso tramite teletrasporto, in quanto le infrabarriere riconoscono solo me, Ire..” si corregge, “Irma e Taranee”.
Elyon tamburella con le dita. “Dovremo sforzarci di trovare qualche soluzione più accettabile”. Si volta verso Therese, seduta composta come una scolara davanti al suo quaderno. “Taranee, cosa ci racconti del Consiglio dei Veglianti?”.
La Guardiana del Fuoco si porta una mano al mento. “Li sto tenendo d’occhio per prevenire ogni possibile mossa da parte loro. L’efficacia dei nostri trattamenti dura sempre meno: tre, quattro giorni, poi tornano spaventati, inquieti, anche se non ho mai notato che ne parlassero apertamente. Certamente, la loro intuizione si basa su sensazioni che vanno ben al di là delle voci che filtravano da dentro il palazzo. Sarebbero sciocchi se non sospettassero di essere sorvegliati e manipolati”.
“E sciocchi non sono di certo”, ammette Vera, poi si volta verso la poco amata biondona. “Cornelia, come procede il tuo lavoro?”.
“Schifosamente bene, Altezza. Ho incontrato tutti i consiglieri con qualche pretesto, e copiato le loro memorie. Ho anche suggestionato chi tra loro si era accorto di qualcosa. Ora sto selezionando i ricordi per il travaso. Tra qualche giorno potrai scegliere qualche tirapiedi di tuo gradimento, e in poche ore faremo di loro dei passabili consiglieri”.
Elyon si rabbuia al tono disinvoltamente polemico della compagna. “Non saranno cretini qualunque! Saranno degli intellettuali! Il nostro requisito è solo che non abbiano poteri particolari, e non conoscano bene la Elyon originale. Insomma, che non capiscano le vere ragioni per cui è cambiata l’aria”.
Irma scrolla le spalle, liquidando questo timore. “Ma anche se lo immaginassero, che farebbero? E’ la loro occasione d’oro! Non capita tutti i giorni che un mediocre intellettuale non telepatico venga promosso al Consiglio dei Veglianti!”.
Cornelia annuisce in una parodia di approvazione, poi si fa pensierosa. “Peccato, però, rinunciare a gente così in gamba come gli attuali Veglianti. Li sbatterai nelle segrete?”.
“Per ora… sì. Che alternative vedi?” si schermisce Vera, “ Sono tutti in condizioni di capire chi siamo e cosa stiamo facendo”.
Cornelia riprende l’espressione ironica che l’altra odia con tutto il suo essere. “Già, siamo qui per impedire che Elyon crei una tirannia!”.
 

  
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