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Autore: ineedofthem    30/03/2018    6 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 33
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 33


Luca mi stringe da dietro la schiena, in un modo forte e rassicurante, e io mi sento bruciare la pelle, nonostante tutti gli strati dei vestiti.
Le sue dita afferrano i miei fianchi, scendendo lente in carezze misurate, e io mi chiedo se non sia sbagliato. Il modo in cui ci guardiamo o ci tocchiamo, non è quello di due che si fingono colleghi. E non è nemmeno normale che, mentre finiamo di urlarci contro per la sola voglia di colpirci a vicenda, l'attimo dopo siamo pronti a cercarci tra tutti e a parlarci, solo come gli occhi sanno fare.
Ma forse, mi dico, oggi è un giorno speciale e noi viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda. La notizia delle condizioni di Lucia ci ha portato in cima, a cavalcare intrepidi la forza del mare. Ma il mare, è imprevedibile e ingannatore, e ho quasi paura che questa possa essere la quiete prima della tempesta. Per il momento, però, scelgo di godermi l'attimo.
Mi rendo conto di aver rimesso i piedi a terra, ma la mia mente è ancora altrove, stordita dall'accettazione che mi ha colpita.
Luca impone una certa distanza tra di noi ma senza lasciarmi andare sul serio, allora io lo guardo e lui fa lo stesso.
E' molto più alto rispetto a me, tale da farmi sentire più bassa di quanto sia, ma nel momento in cui lui abbassa il suo viso, per sporgersi verso di me, mi rendo conto che i centimetri a dividerci siano pochi. Mi accorgo che il suo sguardo sia puntato altrove, concentrato dalle mie spalle.
E allora, approfittando della sua distrazione, io lo guardo: nonostante sia grande e il suo aspetto sia ormai maturo, mi sembra di ritrovare in lui, lo stesso ragazzino di anni addietro. Accarezzo con gli occhi ogni dettaglio più nascosto, dalle leggere lentiggini che gli puntellano il naso,lievemente arrossato, al piccolo neo appena sopra le labbra. Luca non è perfetto, il suo viso è caratterizzato da piccole e quasi nascoste imperfezioni, ma questo se è possibile, me lo fa piacere ancora di più.
Sono curiosa di sapere chi abbia attirato la sua attenzione, e sono pronta a voltarmi anche io, ma Luca non me ne dà il tempo. Un attimo dopo torna a guardare me e solo me.
Sul suo viso si disegna un'espressione buffa che gli fa contrarre la fronte in un cipiglio e arricciare il naso.
"C'è un militare dietro di noi che ci fissa da troppo tempo. Ho paura possa fulminarmi con il solo sguardo".
Nel momento in cui parla, sento il suo respiro infrangersi sulla pelle del mio collo, segno di quanto si sia fatto vicino. Un lieve sospetto si insinua in me e mi volto pronta a sciogliere ogni dubbio.
E lo vedo, mio fratello. Ci sta guardando con un'espressione indispettita a perturbargli il viso, ma che non lo rende assolutamente credibile con il volto ancora arrossato e le guance incrostate di lacrime.
A quel punto rido e incrocio lo sguardo di Luca, che mi osserva dall'alto curioso. Rido e torno a nascondermi nel nostro abbraccio, il mio viso che preme contro il suo petto.
"E' solo mio fratello" ammetto divertita.
Luca si rilassa alle mie parole, avverto i suoi muscoli sciogliersi, eppure non so fino a che punto si sentirà tranquillo, quando gli sarà difronte.
Sono sicura che se non dovessi raggiungerlo di mia spontanea volontà, sarà mio fratello a farlo. Perchè la voglia di stuzzicarmi e impicciarsi dei fatti miei non gli passerà mai.
E allora io gli rendo le cose facili. "Vieni con me, te lo presento" gli dico.
Marco è fermo al suo posto; appena mi ha vista avvicinarsi, ha cercato di darsi un contegno, ci guarda con la sua espressione da indagatore, che riuscirebbe ad impallidire anche il più dei temerari. La sua sarà sicuramente deformazione professionale, ma lui non riesce a fare a meno di mettere le persone che non conosce in soggezione. Il suo sguardo ti si attacca sulla pelle, come se volesse scavarti a fondo. Prevedere tutte le tue azioni.
Adesso i suoi occhi sono puntati proprio su di me e Luca. Li lascia vagare dai nostri visi alle nostre mani, con insistenza, e io mi rendo conto di un piccolo particolare: gli ho preso la mano, senza nemmeno rendermene conto. Provvedo ad interrompere questo contatto, subito, come se mi fossi scottata.
Mio fratello è confuso, è chiaro che non riesca ad interpretare il nostro legame, e credo che veda questa cosa come una sconfitta personale. Lui che per il suo lavoro è tenuto a tenere sempre tutto sotto controllo.
"Marco" lo richiamo. "Lui è il mio collega, Luca Franzese".
Sono consapevole della situazione in cui mi sia cacciata. L'argomento "Luca Franzese" è diventato una costante nella nostra famiglia e sono sicura che Marco non si risparmierà di farglielo notare.
Anche Luca lo scruta a lungo, e passa ad osservare di nuovo me. Sembra sorpreso dalla somiglianza che ci accomuna.
Luca e Marco non si guardano in modo molto amichevole, direi che la loro sia più una sfida.
"Piacere" il mio collega gli porge la sua mano, cercando di sembrare gentile.
Mio fratello pare titubante, ma alla fine ricambia il gesto, parlandogli con un tono piatto.
"Il piacere è tutto mio".
Vorrei ridere per l'ambiguità della situazione, ma mi rendo conto che sarebbe inopportuno.
Poco più in là scorgo mia madre e mio padre, insieme ai genitori di Sabrina. Non si sono accorti di noi, ma come se avessero avvertito il mio sguardo su di loro, si voltano nella mia direzione. Ci raggiungono frettolosi, per sapere notizie da me.
Scorgo preoccupazione nei loro occhi e nel momento in cui mia madre stringe le sue mani tra le mie, capisco che le condizioni di Agnese e Sabrina abbiano la priorità.
"Anita, come stanno?"mi domanda, con la voce carica di apprensione.
Anche gli altri si destano improvvisi alle sue parole, mio fratello è stato messo indietro da mia madre, ma lo noto sporgersi  con il busto verso di me. Nel momento in cui lo fa, riesco a scorgere della colpevolezza nel suo sguardo, come se sia pentito di non averlo chiesto lui stesso, appena mi ha vista arrivare.
I genitori di Sabrina mi chiedono aiuto silenziosi, mentre si stringono tra di loro, a darsi conforto.
L'unico a non capirci nulla è proprio Luca.
"Stanno bene...ho appena visto Sabrina. La dottoressa, che si è occupata di loro, mi ha rassicurato sulle loro condizioni"prendo a spiegare loro. Osservo i loro volti assumere consapevolezza delle mie parole e le loro espressioni farsi più leggere e serene.
Angelica, la madre di Sabrina, fa un passo in avanti. Ha gli occhi lucidi, ma lo sguardo di chi le lacrime le sta cercando di trattenere. All'improvviso la sua somiglianza con Sabrina mi investe in pieno.
"Grazie, Anita" replica con riconoscenza.
Non ho altro da aggiungere.
Il mio sguardo ricade su Marco, con la sua postura rigida, alle spalle di mia madre, e mi rendo conto che abbia assunto un'espressione pensierosa.
"Possiamo vederla?" mi chiede.
"Certo, ero venuta a dirti che Sabrina ti cerca. Poi, ad uno ad uno potrete entrare a vederla, tutti".
Mio fratello rimane fermo sul posto, ma osservo le sue spalle rilassarsi e un piccolo sorriso farsi spazio sulle sue labbra. Lancia uno sguardo titubante ai genitori di Sabrina, come se volesse il loro consenso.
"Oh, caro" Angelica appoggia, in modo affettuoso, una mano sul suo braccio e gli parla con un tono dolce. "E' te che vuole, va da lei. Dopo potremo vederla tutti noi" gli fa notare, indicandogli gli altri presenti con la mano libera.
Mio fratello annuisce, sereno più che mai, e si volta nella mia direzione. Nei suoi occhi leggo quello che adesso non riesce a dirmi a parole, grazie. Ma nel suo sguardo riesco a scorgere anche tante altre cose, come la fretta e l'emozione di un uomo, che vuole rivedere sua moglie, per assicurarsi che stia davvero bene; l'amore che prova per lei e la bambina che aspettano.
E' a quel punto che mi rendo di una cosa: l'amore che provano l'uno verso l'altro è così forte e vero, che risulta difficile non rendersene conto. Per un pò, solo un pò, mi ritrovo ad invidiarlo il loro amore, perchè se c'è una cosa che io desideri un giorno, è che un giorno, qualcuno guardi me così, come Marco fa con sua moglie.
Mio fratello va via poco dopo, con la smania di raggiungere Sabrina, eppure, non si risparmia di lanciare un ultimo sguardo a Luca e con gli occhi sembra dirgli: ti tengo d'occhio.

Mi volto verso Luca, scoprendolo a fissarmi con un sorriso teso in viso. Siamo rimasti soli con i miei genitori, mentre quelli di Sabrina sono tornati a sedersi.
Lo imbarazza, trovarsi in questa situazione?
Mia madre è la prima ad accorgersi di Luca, un sorriso curioso e sorpreso ad accennarsi sulle sue labbra.
"Anita, non ci presenti il tuo amico?" mi chiede in un'occhiata complice.
Luca si tende alle sue parole, riesco a notare un cambiamento impercettibile sui suoi tratti. Nonostante cerchi di sembrare rilassato, non lo è.
"Oh sì, mamma...lui è Luca Franzese, il mio collega"le faccio presente, portandomi le mani dietro la schiena.
Il sorriso sulle sue labbra di mia madre accresce e lei porta le mani in avanti a spalancarsi con sorpresa.
"Luca Franzese?" gli chiede per poi lanciare un'occhiata nei miei confrontie, come a dire : "quel Luca Franzese?"
Ma è un attimo, perchè torna subito a rivolgersi a lui. "Cielo Luca, ti ricordavo un ragazzino" ammette divertita. "Quanto tempo sarà passato?".
Tanto, ma non troppo per smettere di pensare a lui.
La visione di Luca ragazzino mi fa sorridere e allora lo guardo, scrutandolo composto al suo posto, le mani incrociate dietro la schiena,  le labbra arricciate in un sorriso cordiale.
"Un pò, signora"replica.
Mia madre contrae le labbra in un sorriso divertito. "Ma per favore, chiamami Elisa, mi fai sentire terribilmente vecchia" gli fa presente in tono scherzoso.
"Alfonso, hai capito chi è questo bel ragazzo? Luca, Luca Franzese. Hai presente?" fa notare, rivolgendosi a mio padre, che è rimasto in disparte per tutto questo tempo. Nel momento in cui lei lo rende partecipe, sono consapevole di dover sperare nella sua riservatezza.
Mio padre, però, si desta incuriosito e porta la sua attenzione sul ragazzo al mio fianco.
"Ma certo che ho capito, Elisa. Chi sa come mai, ultimamente non sento parlare d'altro" le replica, senza nascondere la sua provocazione. Le sue parole sono capaci di lasciarmi spiazzata.
Luca è divertito dalla sua affermazione e corruccia la fronte, assumendo una buffa espressione. Sono sicura che prenderà subito la palla al balzo. "Sono a conoscenza di quanto Anita ami parlare di me".
L'ha detto davvero?
"Ah-ah, che simpatico!" gli faccio presente senza astenermi dal lanciargli un'occhiataccia. "Ma caro Luca, potrei dire la stessa cosa di te".
Lui è pronto a ribattere, ma è costretto a richiudere la bocca dopo essersi conto delle mie parole.
Ecco, te lo meriti, perchè vorrei farti mettere nei miei panni, quando a casa tua, erano tutti così convinti di conoscermi.
Mi sbaglio quando penso che lui non abbia più niente da dire in riguardo. "Sei ancora più carina quando ti arrabbi" mi sussurra in un orecchio.
Le sue parole riescono a farmi arrossire come se fossi una ragazzina alla sua prima cotta.
I miei genitori hanno seguito con interesse il nostro scambio di battute, non mi è sfuggito che mia madre ci guardasse come se ne sapesse più di noi sul nostro futuro. Mi duole ammettere, che qualsiasi cosa le pensi, si sbagli.
Subito dopo, però, torna a rivolgersi a Luca e lui anche se per un pò, mi sembra imbarazzato.
Mi godo la scena, in silenzio, senza intervenire. Mia madre si rivela essere un osso duro, sembra vorrebbe conoscere tutti i dettagli della sua vita, eppure le sue domande non sono sconvenienti. Gli chiede del lavoro, di cose banali e di circostanza.
Guardo mio padre e noto sul suo viso rivelarsi l'ombra di un piccolo sorriso divertito.
E poi Luca si volta verso di me e i suoi occhi sembrano dirmi: "salvami!"
Mi rendo conto di provare nei suoi confronti un moto di compassione e mi premuro di interrompere il flusso di parole di mia madre.
Appoggio una mano sul braccio di Luca, con i suoi occhi fissi su di me.
"Mamma, scusaci, ci piacerebbe davvero tanto rimanere qui, a parlare con voi, ma abbiamo molto lavoro da fare e noi, noi dobbiamo andare".
Lancio uno sguardo carico di scuse ai miei genitori e osservo Luca fare lo stesso, prima di allontanarci, senza aspettare una reale risposta.
Io e Luca prendiamo a camminare prima piano e poi sempre più velocemente, muovendoci con sicurezza per i corridoi dell'ospedale. Non mi rendo conto, subito, che lui abbia stretto la sua mano con la mia. Svelto prende una direzione che conduce in un padiglione esterno dell'ospedale, e non ne capisco il motivo.
A dire il vero non mi interessa molto dove mi stia portando, non faccio che pensare al sorriso che è affiorato sulle sue labbra, felice e spensierato, e di riflesso non posso fare a meno di sorridere anche io.
Mi guardo intorno pensando sia una fortuna questo padiglione sia deserto: è un'ala dell'ospedale di nuova costruzione e non è ancora stata adibita a nessun reparto. Siamo soli.
"Poi un giorno mi dirai perchè tuo fratello mi guardava come se volesse fulminarmi" mi avverte sorridendo. Abbiamo ripreso a camminare a fianco, a fianco, ad un ritmo regolare.
La mia risata sembra rimbombare nel silenzio dell'ambiente, mentre mi volto a guardarlo. "Non fare caso a lui".
Luca mi tira per un braccio, fermendosi nel bel mezzo. La luce illumina per metà la stanza, riesco quasi a notare delle piccole ombre formarsi ai nostri piedi.
"Dici che siamo abbastanza lontani affinchè il suo sguardo laser non mi raggiunga?" Mi domanda fingendosi terribilmente serio.
Lo guardo, facendogli una smorfia con le labbra. "Non ti facevo così timoroso, Franzese" gli faccio presente con un tono divertito.
E' il suo turno di ridere, e lo osservo portare la testa all'indietro, i denti che mordono il labbro inferiore.
"Non sono timoroso, solo che ci tengo alla mia integrità fisica, sai?" ammette portandosi una mano al petto, un sorriso sfacciato ad arricciargli le labbra.
"Oh ecco, hai paura che mio fratello possa rovinare il tuo bel faccino?"gli replico, alzando le sopracciglia in modo eloquente.
Luca a quel punto sfodera un sorriso malizioso, trattenendo il labbro con i denti. "Non oso immaginare cosa la tua famiglia sappia di me, ma a giudicare come tuo fratello mi guardava, mi avrai definito come uno stronzo" ammette divertito. "Chissà, un giorno me lo racconterai".
"A patto che tu faccia la stessa cosa con me" gli faccio notare con il tono indispettito. Le mie dita puntellano sul suo petto e io mi rendo conto che l'aria si sia fatta improvvisamente tesa. Riesco a sentire l'elettricità scorrere tra di noi.
Ci siamo già sfiorati prima e altre volte ma sento che ora ci sia qualcosa di diverso. Mentre ci osservo, mi rendo conto che non c'è più traccia di sorriso sui nostri volti.
Rimango ferma, senza sapere più che fare, la mia mano al centro del suo petto, con il cuore che pulsa sotto le mie dita.
Con Luca mi rendo conto di dover ponderare sempre le mie azioni, scindere la mia parte razionale da quella istintiva. Perchè con lui non mi ritrovo ad essere solo l'Anita di oggi; la donna che tende a psicanilizzare la situazione, che conosce bene le conseguenze delle sue azioni, dall'altra vive ancora in me, l'Anita di ieri, la ragazzina di un tempo, con le sue insicurezze e paure, alle prese con il suo primo amore.
Però, ammetto, quando lui lascia scivolare la sua mano nella mia, libera, io sento di non riuscire a distinguere più quale delle parti stia agendo.
Mi ritrovo contro il suo corpo, e penso che sia difficile negare cosa ci provochi, il solo sfiorarci. Vorrei che la situazione non fosse così, vorrei sentirmi libera di confessargli il mio amore, di vivermi questo sentimento, senza pensare alla donna che lo aspetta a casa.
Luca mi guarda e i suoi occhi sembrano dirmi tante cose, eppure so cosa stia per succedere, so che archivieremo il gesto come abbiamo sempre fatto, ma io decido che oggi non voglio pensarci.
Quando lui mi bacia, io sento riversare nel nostro bacio tutto quello che a parole non riusciamo a dirci, e avverto in un attimo le mie certezze venire meno, nella passionalità del nostro gesto.
In un slancio, Luca mi stringe da dietro la schiena e io mi ritrovo ad appoggiare le mani sulle sue spalle per sostenermi. Mi alzo sulle punte come a bramare un'ulteriore vicinanza.
Il nostro è un dapprima sfiorarci, come se volessimo andare piano e imprimere questo momento nella nostra mente, i nostri sguardi pieni di richieste, di consensi, e poi è tutto un groviglio di lingue, di passione e trasporto.
Quello che sento di provare non è razionale, così come non lo è che il cuore mi martelli in petto e le gambe mi tremino. Socchiudo gli occhi assuefatta dalle mie emozioni. Sento di camminare in bilico tra ciò che è giusto e sbagliato.
Luca mi accarezza una guancia, e io mi rendo conto che sia capace di toccarmi e guardarmi in un modo tale da farmi sentire amata e desiderata.
Lui per me rimane un enigma. Vorrei riuscire a capire cosa pensi e provi anche se una parte di me mi dice che ci sia qualcosa anche da parte sua. Non sono così stupida da non vedere quanta chimica scorri tra di noi.
Dimmi cosa sono per te, Luca.
Ed ecco che la mia parte razionale mi induce a riflettere. In un tratto subbentra il senso di colpa e la vergogna per me stessa.
Ma lui, lui si sente in colpa?
Ho giurato a me stessa che non mi sarei lasciata abbindolare più, eppure, mi rendo conto che ci sia come una calamità a spingerci l'uno verso l'altro.
Dei passi che si fanno sempre più vicini ci inducono a fermarci, e io penso sia un bene, perchè mi hanno tolto da uno scomodo compito.
Allo stesso tempo però mi spaventa che qualcuno ci trovi qui, così, avvinghiati, con i respiri corti. Abbiamo già innalzato parecchie voci, non vorrei dovermi trovare a dare spiegazioni.
Lancio uno sguardo di Luca, lo osservo riprendere fiato e in una muta richiesta gli chiedo di far qualcosa. Lui mi spinge dietro un pilastro, che non ci rende visibili dall'entrata, nascondendomi con il suo corpo.
Ascolto i nostri battiti accelerati, quasi sussulto quando la porta antipanico si chiude dietro di sè in uno scatto. I passi si allontano piano facendoci sospirare di sollievo. Il pericolo è passato, ma mi rendo conto, mentre ci allontaniamo imbarazzati, che come pensavo non ci sarà nessuna parola, nessuna spiegazione su questo. Prendiamo direzioni diverse, distanti. L'incantesimo è finito.

Lucia è stata ricoverata in rianimazione, in un ambiente sterile e che la tenga ben lontana da complicazioni e infezioni. Le sue difese immunitarie sono così basse che è giusto adottare delle precauzioni. Prima di entrare nella sua stanza, indosso i copriscarpe, camice, cuffia e mascherina e mi rendo conto che in una situazione del genere, essere un medico giochi a mio beneficio.
Entro silenziosamente nella sua stanza, ascoltando i bip del monitor a cui è collegata tramite elettrodi. Mi avvicino a Lucia, guardandola con un sorriso ad affiorarmi sulle labbra. Mi rendo conto di quanto io sia felice, che lei sia qui. Indugio prima di accarezzarla, ho quasi paura di poterla svegliare, ma so benissimo che questo non possa succedere: le è stato indotto il coma farmacolgico affinchè la ripresa sia più rapida. Il suo viso ha assunto un colorito pallido, con il riflesso delle luci la sua pelle mi sembra ancora più chiara, eppure la sua espressione è serena. Le mie dita le accarezzano una guancia, segnano il profilo del suo piccolo naso, scendono al collo e lì dove spunta la medicazione, si fermano.
Mi siedo al suo fianco, tirando un sospiro. Mi viene da pensare che Lucia sia un piccolo miracolo, il suo nuovo cuore sia un miracolo. Le è stata data una nuova possibilità per vivere.
La mia mano si avvicina alla sua, adagiata sul letto. Le mie dita sfiorano le sue, prima di intrecciarsi. Ascolto il suo respiro regolare e mi sento di scaricare tutta la tensione accumulata in una lacrima silenziosa.
Ti voglio bene, Lucia.
Luca entra poco dopo nella stanza, non c'è bisogno che io mi giri per saperlo, saprei riconoscerlo dal solo profumo.
Avverto la sua presenza dietro di me, ma resta in silenzio, come se non volesse invadere i miei spazi. Mi rendo conto che dopo quello che è successo tra di noi, non riesco ad affrontarlo.
E poi lui, lui appoggia una mano sulla mia spalla e il suo tocco è capace di mettermi in allerta.
La sua presa si sposta lungo la clavicola in segno di conforto ma io sento che questo sia troppo per noi, non può farmi questo dopo il bacio che ci siamo dati. Appoggio una mia mano nella sua, voltandomi nella sua direzione. Mi rendo conto che lui stia guardando Lucia.
Aumento la presa, facendolo voltare nella mia direzione.
"Va tutto bene?" mi chiede ignaro di quello che si celi dentro di me. Lui avvicina una sua mano alla mia guancia a cancellare i residui di una lacrima.
"Hei..."
"Va tutto bene" sussurro. "Sono solo felice"ammetto, abbassando lo sguardo.
"Piangere non è una brutta cosa, Anita. Non devi nasconderti da me" accenna un sorriso nella mia direzione.
Mi viene da pensare che sia tornato tutto alla normalità, come se non fosse successo niente.
Ci pensi mai a noi, Luca?
"
Grazie Luca" gli confesso. Lui aggrotta le sopracciglia senza capire cosa intenda.
"Grazie per questo, per Lucia".
Luca scuote il capo, facendo spallucce: è chiaro che non voglia prendersi dei meriti che di diritto gli spettano. Tralasciando ciò che succede tra di noi, ho sempre pensato che lui fosse un bravo medico e questo intervento ne è la dimostrazione.
"Non ho fatto niente, credimi. E' stato tutto merito suo" si interrompe per lanciare un'occhiata a Lucia e poi torna a guardare me "e tuo, per aver creduto in me".
Nelle sue parole riesco a percepire tutta la riconoscenza che prova. Mi ritrovo a nascondere un sorriso, abbassando lo sguardo.
"Cosa succederà, adesso?" gli domando.
"Il cuore ha risposto bene fin da subito ma le prime 48 ore sono sempre quelle più critiche. Le stiamo somministrando degli immunosoppressori per evitare un rigetto...se tutto va bene, passato qualche giorno ridurremo la dose dei farmaci e la sveglieremo del tutto"mi spiega in modo scrupoloso.
"Immagino che la ripresa sarà lunga" gli replico.
Luca annuisce, con lo sguardo davanti a sè. "Ha subìto un trapianto e non è una passeggiata, ma Lucia ce la farà" ammette con un sorriso dolce.
"Non ne dubito" sussurro stringendo la mano di Lucia tra le mie. Luca aggiunge la sua mano sulla mia, e in quella stretta sembriamo riversare tutto l'affetto che proviamo per lei.
Noi siamo qui per te, Lucia. Ti aspettiamo.

ANGOLO AUTRICE:
Buonasera a tutti!
Dopo un mese, finalmente eccomi qui! Sono stati giorni un pò frenetici ed è mancato il tempo per scrivere, altrimenti credo che sarei riuscita ad aggiornare anche prima. Sul capitolo in sè non ho  molto da dire, lascio a voi i commenti😊
Siete sempre di più e la storia ha da poco raggiunto i 50 preferiti e i 100 seguiti, per qualcuno possono sembrare dei piccoli traguardi, ma vi garantisco che per me è davvero importante. Ringrazio infinitamente chiunque recensisce i capitoli, i nuovi lettori, e chiunque abbia aggiunto la storia in qualsiasi lista.
Poi, prima di salutarvi vi comunico che qualche settimana fa, ho postato una one-shot. Una sorta di prequel della storia che ripercorre scorci di Anita adolescente, e una piccola chicca: il suo primo incontro con Luca😉
Vi lascio qui il link per chi non l'avesse ancora letta:
First Love
Aspetto i vostri commenti, su su fatevi sentire! Vi abbraccio, augurandovi una Buona Pasqua!❤❤❤❤
Alla prossima!



















  
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