Spazio
autore
Nueblackrowfriend:
Aspetta Nue,
non te ne andare! C’è ancora il capitolo dedicato
al nostro amico Barbanera per
terminare la storia. Comunque sia l’appuntamento con
“Carissimi Rogia” è
fissato a venerdì e sabato, non mancare!
ShessomaruJunior:
Eh già, Jinbei mi
da’ tanto l’idea di essere la fotocopia di Tom, il
maestro di Franky….Il tempo
ci darà ragione o forse no .
Con
Teach termina la nostra
raccolta dedicata agli Schichibukai, che spero sia stata di vostro
gradimento.
Ringraziamo calorosamente Schwarzweis, ShessomaruJunior e JhonSavor che
hanno
messo la storia fra i preferiti e i seguiti e hanno recensito con
regolarità,
più Nueblackcrowfriend che dopo tanto tempo mi ha convinto a
terminare
“Carissimi Rogia, e anche tutti coloro che hanno letto e
basta. Come al solito
chiedo a chi vuole di recensire per segnalarmi i pezzi, i capitoli o i
personaggi preferiti.
A
partire da venerdì pubblicherò
gli ultimi due capitoli sui Rogia, mentre la prossima settimana
pubblicherò una
AU di cui anticipo qualcosa: vi compariranno alcune supernove, Garp,
Barbabianca e tanti altri, sarà ambientato sulle navi a vela
dell’800 e la
trama sarà liberamente ispirata a “Moby
Dick”, ma al contempo basata su fatti
storici. Ci vediamo al più presto!!!!
Barbanera-
Fame di potere
Rotta maggiore
“Zehahaha!!!”
schiamazzò qualcuno,
in apparenza impazzito, rompendo il silenzio della notte.
Per
lunghi istanti il grido non si
udì più, e fu sostituito dal dolce rumore del
mare, scuro come il carbone e
appena increspato dalla brezza notturna.
Sull’oceano
si specchiavano nubi
di stelle e una pallida luna, che contribuiva a creare
un’atmosfera da
quadretto idilliaco fornendo una discreta visibilità
dell’ambiente circostante.
A
quell’ora non c’era molta vita
nei dintorni; in cielo volteggiavano pochi e grossi uccelli solitari,
instancabili navigatori, mentre in acqua immensi banchi di pesci e
calamari guizzavano
appena sotto la superficie, veloci e coordinati come se si trattasse di
un
unico individuo, richiamando i predatori: difatti le sagome argentee e
affusolate di tonni e delfini fendevano con rapidità gli
abissi e le pinne
degli squali solcavano le acque, sconsigliando a chiunque di farsi un
bagno.
Poi
l’urlo, assai simile a una
risata umana, si levò ancora, e si poté accertare
che proveniva dall’unica nave
che attraversasse al momento quella zona.
Era
una sorta di grossa zattera,
composta da robusti tronchi legati insieme, da cui facevano capolino
numerosi
cannoni; aveva due alberi sulle cui vele, nere come la notte, era
riprodotto un
Jolly roger rappresentante tre teschi che guardavano a destra, davanti
e a
sinistra, e che facevano riconoscere i suoi occupanti come pirati.
Al
centro della barca, seduti sul
ponte e illuminati alla bell’e meglio da una lanterna appesa
a un pennone,
stavano cinque uomini e un cavallo.
Uno,
molto grasso e alto, aveva
una rada barba e lunghi capelli neri, indossava una lunga giacca nera e
rossa
con spalline e la sua cintura era piena di pistole e fiaschette di rum;
uno,
dal portamento
nobile
ed educato, portava una camicia,
un mantello, uno strano copricapo e una sorta di mirino su un occhio,
imbracciando fra le mani un lungo archibugio; un altro, di corporatura
massiccia e gigantesca, aveva il viso celato su una maschera; un
quarto,
vestito miseramente e in apparenza malato, si appoggiava
all’animale, anch’esso
piuttosto male in arnese; l’ultimo sembrava un ballerino,
indossava una
calzamaglia e un cappello e stringeva un bastone: il viso pallido e
contornato
da due orecchini risaltava sinistramente alla luce della lampada.
“Zehahaha!!!”
proseguì il capitano
pirata Marshall D. Teach detto “Barbanera” bevendo
avidamente. “Anche oggi è
stata una giornata proficua, per mille balene!”
tuonò indicando un forziere
pieno di gioielli che giaceva accanto all’albero.
“E
promette di esserlo ancora di
più, se riusciremo ad attaccare quel villaggio dove ci
stiamo dirigendo, vero
capo?”chiese il timoniere Jesus Burgess alzando le possenti
braccia.
“Certamente
figliolo! Il destino
sarà con noi, vero Van Ooger?”.
Il
cecchino, senza scomporsi,
disse: “Sì, il fato ci sarà favorevole,
vedrete”.
“Ah,
la fortuna, la sfortuna…”
prese a sospirare Doc Q, il medico di bordo.
“Se
ne vanno e vengono quando più
aggrada loro, vero Stronger?” continuò
rivolgendosi al cavallo che fece
fuoriuscire la lingua ed emise un verso a metà strada fra un
nitrito e un colpo
di tosse.
Lafitte,
l’uomo con la faccia
bianca come quella di uno spettro, si accostò a Teach e gli
domandò: “Capo, ma
cosa intendi fare con tutti bottini che stiamo razziando?”.
Il
comandante sputò un immane
torrente di liquore e lanciò una grossa risata, tenendosi la
pancia per non
scoppiare: “Zehahaha!!! Che domanda insulsa, caro il mio
Lafitte! E io che ti
credeva più intelligente! Ma è ovvio che ci
permetteranno di nuotare nell’oro
per il resto dei nostri giorni! Potremmo ritirarci su qualche isola a
fare la
bella vita! Ma il mio obiettivo finale è un altro. Lo
conoscete di già,
uomini?”.
I
suoi quattro compagni avevano
già sentito quella frase migliaia di volte, ma preferirono
cedere la parola a
un Barbanera ormai infervorato per non togliergli il divertimento.
“Una
volta finito con questo
villaggio, andremo in cerca di pirati per riscuotere le loro taglie,
così il
Governo si accorgerà di me e mi permetterà di
entrare nella Flotta dei
“Vorrei
diventare il lottatore più
forte del mondo!” esordì energicamente Burgess.
“Io
vorrei continuare a fare la
vita del cecchino” gli fece eco Van Ooger.
“Il
mio desiderio è quello di
vivere una vita fortunata” proseguì Doc Q .
“A
me invece piacerebbe diventare
un grande capitano al servizio di Barbanera” ammise Lafitte.
“Zehahaha!
Andiamo gente!
Brindiamo ai nostri sogni, perchè sono quello che di
più prezioso abbiamo!”
sbraitò il capitano levando in alto il boccale.
***
Verso
l’alba, una terra fece
capolino all’orizzonte.
“E’
l’isola che cerchiamo! Ne sono
sicuro!” gridò il cecchino dalla coffa.
Barbanera,
in piedi sul ponte,
fissò la meta con sguardo combattivo e sghignazzando
selvaggiamente disse: “Ci
siamo uomini! Preparatevi a vederne delle belle! Ricordatevi: nessuna
pietà e
niente prigionieri! Chi non riesce a fuggire, tanto peggio per lui!
Arraffate
tutto!”.
Spinta
con potenti colpi di remo
dal timoniere e dal medico, la barca giunse a circa un miglio
dall’imboccatura
del porto: fortunatamente per i filibustieri, nessuno sembrava averla
notata.
Teach
afferrò di persona una
miccia, e dopo il rituale:
“Mirare…puntare…fuoco!”la
usò per far sparare un
cannone.
Uno
dopo l’altro i proiettili, che
prima seguivano traiettorie casuali o finivano, cominciarono a colpire
gli
edifici, mentre dalla coffa Van Ooger centrava i marinai dei vascelli
ormeggiati.
Mentre
sulla terraferma
scoppiavano incendi ed esplosioni, il ballerino e il dottore rimasero a
controllare la zattera, mentre il comandante, Burgess e il cecchino
saltarono
giù e cominciarono ad avanzare nell’acqua bassa e
calda: erano in tre, ma
sarebbero bastati.
Un
uomo fuggì urlando per la via
principale, probabilmente per raggiungere la propria famiglia, ma fu
raggiunto
da una pallottola nella nuca.
“Li
odio quando fanno troppa
confusione” sentenziò Barbanera soffiando sulla
canna di una pistola.
Il
lottatore sradicò dal suolo una
casa e la lanciò in aria, seppellendo vivi alcuni fuggiaschi
terrorizzati,
mentre il tiratore sparava continuamente in tutte le direzioni.
All’improvviso
alcuni reparti di marines
di stanza sull’isola comparvero armati di sciabole e
moschetti e caricarono i
tre bucanieri.
Burgess
li respinse scagliandoli
via con calci e pugni, mente Van Ooger continuava imperterrito a far
fuoco,
freddando gli avversari con una micidiale pioggia di pallottole.
Barbanera,
usando i propri poteri,
cosparse di oscurità la zona davanti a sé, e dopo
aver gridato: “Black hole!”
risucchiò macerie e oggetti, che un attimo dopo
rilasciò, coprendo i militari
sopravvissuti sotto tutta quella massa.
Contemporaneamente
anche gli altri
due pirati restanti sbarcarono, e la ciurma si diede alla razzia e alla
distruzione più sfrenati, compiendo innumerevoli barbarie:
Barbanera gettò a
terra una donna con il suo bambino per strapparle la collana, che
subito
indossò; il timoniere schiacciò la testa con un
piede a un marine ferito; il
cecchino sterminò un’intera famiglia a colpi di
fucile e depredò la loro dimora
di ogni cosa di valore, Doc Q saccheggiava i cadaveri e caricava il
cavallo
d’oro e argento; Lafitte uccise un vecchio con una bastonata
fortissima sul
cranio e gli prese il borsellino.
Quando
tutto fu finito, del
villaggio non rimasero che poche macerie fumanti e qualche solitario
fuoco che
ancora ardeva qua e là, mentre le navi che erano in porto
erano già state
affondate dai cannoni della barca e gli abitanti superstiti si erano
rintanati
al sicuro.
I
membri dell’equipaggio, felici e
festanti, caricavano sulla zattera sacchi pieni di oggetti preziosi
cantando,
mentre Teach si metteva tutti i gioielli su cui era riuscito a posare
le mani
nella cintura, sui vestiti, intorno al collo, intorno ai polsi e sulle
dita.
Ad
un certo punto un foglio abbandonato
al suolo attrasse la sua attenzione.
Lo
raccolse, comprendendo che si
trattava del manifesto di un ricercato, quindi tuonò,
leccandosi i baffi: “100
milioni di berry? Preparatevi a partire! Andiamo a prendere la testa di
questo
tizio!”.