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Autore: Federico    01/07/2009    2 recensioni
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Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Spazio autore

Nueblackrowfriend: Aspetta Nue, non te ne andare! C’è ancora il capitolo dedicato al nostro amico Barbanera per terminare la storia. Comunque sia l’appuntamento con “Carissimi Rogia” è fissato a venerdì e sabato, non mancare!

ShessomaruJunior: Eh già, Jinbei mi da’ tanto l’idea di essere la fotocopia di Tom, il maestro di Franky….Il tempo ci darà ragione o forse no .

 

Con Teach termina la nostra raccolta dedicata agli Schichibukai, che spero sia stata di vostro gradimento. Ringraziamo calorosamente Schwarzweis, ShessomaruJunior e JhonSavor che hanno messo la storia fra i preferiti e i seguiti e hanno recensito con regolarità, più Nueblackcrowfriend che dopo tanto tempo mi ha convinto a terminare “Carissimi Rogia, e anche tutti coloro che hanno letto e basta. Come al solito chiedo a chi vuole di recensire per segnalarmi i pezzi, i capitoli o i personaggi preferiti.

A partire da venerdì pubblicherò gli ultimi due capitoli sui Rogia, mentre la prossima settimana pubblicherò una AU di cui anticipo qualcosa: vi compariranno alcune supernove, Garp, Barbabianca e tanti altri, sarà ambientato sulle navi a vela dell’800 e la trama sarà liberamente ispirata a “Moby Dick”, ma al contempo basata su fatti storici. Ci vediamo al più presto!!!!

 

Barbanera- Fame di potere

 

Rotta maggiore

“Zehahaha!!!” schiamazzò qualcuno, in apparenza impazzito, rompendo il silenzio della notte.

Per lunghi istanti il grido non si udì più, e fu sostituito dal dolce rumore del mare, scuro come il carbone e appena increspato dalla brezza notturna.

Sull’oceano si specchiavano nubi di stelle e una pallida luna, che contribuiva a creare un’atmosfera da quadretto idilliaco fornendo una discreta visibilità dell’ambiente circostante.

A quell’ora non c’era molta vita nei dintorni; in cielo volteggiavano pochi e grossi uccelli solitari, instancabili navigatori, mentre in acqua immensi banchi di pesci e calamari guizzavano appena sotto la superficie, veloci e coordinati come se si trattasse di un unico individuo, richiamando i predatori: difatti le sagome argentee e affusolate di tonni e delfini fendevano con rapidità gli abissi e le pinne degli squali solcavano le acque, sconsigliando a chiunque di farsi un bagno.

Poi l’urlo, assai simile a una risata umana, si levò ancora, e si poté accertare che proveniva dall’unica nave che attraversasse al momento quella zona.

Era una sorta di grossa zattera, composta da robusti tronchi legati insieme, da cui facevano capolino numerosi cannoni; aveva due alberi sulle cui vele, nere come la notte, era riprodotto un Jolly roger rappresentante tre teschi che guardavano a destra, davanti e a sinistra, e che facevano riconoscere i suoi occupanti come pirati.

Al centro della barca, seduti sul ponte e illuminati alla bell’e meglio da una lanterna appesa a un pennone, stavano cinque uomini e un cavallo.

Uno, molto grasso e alto, aveva una rada barba e lunghi capelli neri, indossava una lunga giacca nera e rossa con spalline e la sua cintura era piena di pistole e fiaschette di rum; uno, dal portamento

nobile ed educato, portava una camicia, un mantello, uno strano copricapo e una sorta di mirino su un occhio, imbracciando fra le mani un lungo archibugio; un altro, di corporatura massiccia e gigantesca, aveva il viso celato su una maschera; un quarto, vestito miseramente e in apparenza malato, si appoggiava all’animale, anch’esso piuttosto male in arnese; l’ultimo sembrava un ballerino, indossava una calzamaglia e un cappello e stringeva un bastone: il viso pallido e contornato da due orecchini risaltava sinistramente alla luce della lampada.

“Zehahaha!!!” proseguì il capitano pirata Marshall D. Teach detto “Barbanera” bevendo avidamente. “Anche oggi è stata una giornata proficua, per mille balene!” tuonò indicando un forziere pieno di gioielli che giaceva accanto all’albero.

“E promette di esserlo ancora di più, se riusciremo ad attaccare quel villaggio dove ci stiamo dirigendo, vero capo?”chiese il timoniere Jesus Burgess alzando le possenti braccia.

“Certamente figliolo! Il destino sarà con noi, vero Van Ooger?”.

Il cecchino, senza scomporsi, disse: “Sì, il fato ci sarà favorevole, vedrete”.

“Ah, la fortuna, la sfortuna…” prese a sospirare Doc Q, il medico di bordo.

“Se ne vanno e vengono quando più aggrada loro, vero Stronger?” continuò rivolgendosi al cavallo che fece fuoriuscire la lingua ed emise un verso a metà strada fra un nitrito e un colpo di tosse.

Lafitte, l’uomo con la faccia bianca come quella di uno spettro, si accostò a Teach e gli domandò: “Capo, ma cosa intendi fare con tutti bottini che stiamo razziando?”.

Il comandante sputò un immane torrente di liquore e lanciò una grossa risata, tenendosi la pancia per non scoppiare: “Zehahaha!!! Che domanda insulsa, caro il mio Lafitte! E io che ti credeva più intelligente! Ma è ovvio che ci permetteranno di nuotare nell’oro per il resto dei nostri giorni! Potremmo ritirarci su qualche isola a fare la bella vita! Ma il mio obiettivo finale è un altro. Lo conoscete di già, uomini?”.

I suoi quattro compagni avevano già sentito quella frase migliaia di volte, ma preferirono cedere la parola a un Barbanera ormai infervorato per non togliergli il divertimento.

“Una volta finito con questo villaggio, andremo in cerca di pirati per riscuotere le loro taglie, così il Governo si accorgerà di me e mi permetterà di entrare nella Flotta dei 7. A quel punto nulla ormai mi impedirà di trovare il tesoro di Gold Roger, e diventerò l’uomo più potente e temuto di tutti i mari. Realizzerò il mio sogno! Voi, invece, che sogni avete?”.

“Vorrei diventare il lottatore più forte del mondo!” esordì energicamente Burgess.

“Io vorrei continuare a fare la vita del cecchino” gli fece eco Van Ooger.

“Il mio desiderio è quello di vivere una vita fortunata” proseguì Doc Q .

“A me invece piacerebbe diventare un grande capitano al servizio di Barbanera” ammise Lafitte.

“Zehahaha! Andiamo gente! Brindiamo ai nostri sogni, perchè sono quello che di più prezioso abbiamo!” sbraitò il capitano levando in alto il boccale.

 

***

Verso l’alba, una terra fece capolino all’orizzonte.

“E’ l’isola che cerchiamo! Ne sono sicuro!” gridò il cecchino dalla coffa.

Barbanera, in piedi sul ponte, fissò la meta con sguardo combattivo e sghignazzando selvaggiamente disse: “Ci siamo uomini! Preparatevi a vederne delle belle! Ricordatevi: nessuna pietà e niente prigionieri! Chi non riesce a fuggire, tanto peggio per lui! Arraffate tutto!”.

Spinta con potenti colpi di remo dal timoniere e dal medico, la barca giunse a circa un miglio dall’imboccatura del porto: fortunatamente per i filibustieri, nessuno sembrava averla notata.

Teach afferrò di persona una miccia, e dopo il rituale: “Mirare…puntare…fuoco!”la usò per far sparare un cannone.

Uno dopo l’altro i proiettili, che prima seguivano traiettorie casuali o finivano, cominciarono a colpire gli edifici, mentre dalla coffa Van Ooger centrava i marinai dei vascelli ormeggiati.

Mentre sulla terraferma scoppiavano incendi ed esplosioni, il ballerino e il dottore rimasero a controllare la zattera, mentre il comandante, Burgess e il cecchino saltarono giù e cominciarono ad avanzare nell’acqua bassa e calda: erano in tre, ma sarebbero bastati.

Un uomo fuggì urlando per la via principale, probabilmente per raggiungere la propria famiglia, ma fu raggiunto da una pallottola nella nuca.

“Li odio quando fanno troppa confusione” sentenziò Barbanera soffiando sulla canna di una pistola.

Il lottatore sradicò dal suolo una casa e la lanciò in aria, seppellendo vivi alcuni fuggiaschi terrorizzati, mentre il tiratore sparava continuamente in tutte le direzioni.

All’improvviso alcuni reparti di marines di stanza sull’isola comparvero armati di sciabole e moschetti e caricarono i tre bucanieri.

Burgess li respinse scagliandoli via con calci e pugni, mente Van Ooger continuava imperterrito a far fuoco, freddando gli avversari con una micidiale pioggia di pallottole.

Barbanera, usando i propri poteri, cosparse di oscurità la zona davanti a sé, e dopo aver gridato: “Black hole!” risucchiò macerie e oggetti, che un attimo dopo rilasciò, coprendo i militari sopravvissuti sotto tutta quella massa.

Contemporaneamente anche gli altri due pirati restanti sbarcarono, e la ciurma si diede alla razzia e alla distruzione più sfrenati, compiendo innumerevoli barbarie: Barbanera gettò a terra una donna con il suo bambino per strapparle la collana, che subito indossò; il timoniere schiacciò la testa con un piede a un marine ferito; il cecchino sterminò un’intera famiglia a colpi di fucile e depredò la loro dimora di ogni cosa di valore, Doc Q saccheggiava i cadaveri e caricava il cavallo d’oro e argento; Lafitte uccise un vecchio con una bastonata fortissima sul cranio e gli prese il borsellino.

Quando tutto fu finito, del villaggio non rimasero che poche macerie fumanti e qualche solitario fuoco che ancora ardeva qua e là, mentre le navi che erano in porto erano già state affondate dai cannoni della barca e gli abitanti superstiti si erano rintanati al sicuro.

I membri dell’equipaggio, felici e festanti, caricavano sulla zattera sacchi pieni di oggetti preziosi cantando, mentre Teach si metteva tutti i gioielli su cui era riuscito a posare le mani nella cintura, sui vestiti, intorno al collo, intorno ai polsi e sulle dita.

Ad un certo punto un foglio abbandonato al suolo attrasse la sua attenzione.

Lo raccolse, comprendendo che si trattava del manifesto di un ricercato, quindi tuonò, leccandosi i baffi: “100 milioni di berry? Preparatevi a partire! Andiamo a prendere la testa di questo tizio!”.

 

 

  
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