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Autore: CrazyAF_    02/04/2018    2 recensioni
Sara lo aveva conosciuto solo attraverso i libri della sua saga preferita.
Lui che era il mostro dagli occhi rossi.
Lui che era stato un uomo, prima di cambiare completamente per amore del potere.
Lui che non aveva la minima paura di uccidere un innocente, di procurare dolore a chi si trovasse sul suo cammino.
Lui che provava piacere a fare del male e che sorrideva con malvagità ai suoi alleati, ai suoi seguaci, ai suoi servi.
Lui che era temuto da tutti, grandi e piccini.
Lui che aveva scelto Lord Voldemort come nome, perché Tom Riddle era un nome tutt'altro che adatto a qualcuno che avrebbe conquistato il Mondo Magico e che avrebbe sconfitto, una volta per tutte, la Morte, ottenendo l'immortalità.
Un sogno e Sara venne trascinata nel lontano 1943, quando il perfido Tom Riddle, era solo al suo quinto anno a Hogwarts. Un sogno che forse non è veramente un sogno, ma che potrebbe essere realtà.
E se...
Genere: Mistero, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Sara si passò due dita sulle labbra, sfiorandole delicatamente coi polpastrelli. Era passata quasi una settimana da quel sogno che aveva fatto, nel quale Tom Riddle l'aveva portata nella Sala Comune dei Prefetti per baciarla, eppure ancora percepiva ogni sensazione, ogni emozione. Le capitava, di tanto in tanto, di soffermarsi a pensare un po' troppo a lungo a ciò che era successo fra lei e Tom e una parte di lei, ancora, non faticava a comprendere quel suo comportamento.

Da ciò che aveva scritto la Rowling, Sara sapeva benissimo che Riddle non era un ragazzo come tutti gli altri. Era stato concepito sotto l'effetto di un filtro d'amore da Merope Gaunt e Tom Riddle Senior, quindi lui non poteva provare sentimenti comuni a quelli che provava il resto della gente; no, il suo unico amore – e scopo principale – sarebbe sempre e comunque stato il potere su tutto e tutti.

Allora perché l'aveva baciata? Perché l'aveva invitata alla festa di Lumacorno? O era stata lei ad invitare lui?

Di sicuro c'era sotto qualcosa, si disse Sara, mentre andava ad aprire la porta a Odette.

Odette era praticamente la sua migliore amica, la sorella che non aveva mai avuto. Si erano conosciute alle elementari e, fra alti e bassi, non si erano mai separate. Odette aveva capelli rossi e carnagione chiarissima, gli occhi azzurro cielo e labbra sottili. Aveva il fisico leggermente tondo, ma a lei non sembrava dare fastidio minimamente, neanche quando qualche idiota le diceva che era grassa, che doveva mettersi a dieta, che doveva dimagrire. Proprio per il fatto che Odette si amasse per ciò che era – e com'era –, Sara la invidiava: a lei non piacevano le sue gambe, il suo naso, il taglio degli occhi; ai suoi occhi era piena di difetti.

«Sono arrivata appena ho potuto!» disse Odette, col fiatone. «Nel messaggio hai scritto che era un'emergenza, quindi mi sono fatta quasi due chilometri correndo, e sai che io non corro affatto!»

Sara si portò una mano al cuore teatralmente e disse: «Solo per me? Oh! Sei proprio la migliore!»

Odette la fulminò con lo sguardo, perché adesso, guardando l'amica, aveva capito che non c'era nessuna emergenza per cui valesse la pena correre e rischiare i propri polmoni. Fece per andarsene, ma Sara le prese la mano e la portò verso il divano, facendola accomodare lì mentre lei andava in cucina a prendere una bottiglia d'acqua, due bicchieri e qualche snack.

«Ricordami di non fidarmi mai più di te, quando dici che è un'emergenza!» urlò Odette, e Sara scoppiò a ridere.

Quando tornò dall'amica, Sara la trovò completamente sdraiata sul divano, un braccio le copriva gli occhi. Non era la prima volta che succedeva: Odette si era sempre comportata come se l'appartamento di Sara fosse stato suo.

«Allora,» fece Odette, tirandosi su a sedere per far posto a Sara. «dimmi tutto quello che devo sapere»

Sara rimase un attimo in silenzio, riflettendo da dove fosse meglio iniziare a raccontare. Rimase con gli occhi marroni fissi sulla bottiglia d'acqua per quasi un minuto intero, respirando piano e silenziosamente. Poi aprì leggermente la bocca e pronunciò la parola "sogno", e lì iniziò a spiegare.

Odette rimase ad ascoltare Sara mentre le parlava di come fosse finita a Hogwarts per ben due vole e di come il secondo sogno fosse stato la continuazione del primo. Sara ricordò ad occhi chiusi il volto di Amy, la strada che aveva fatto con quella studentessa del secondo anno per trovare la Sala Grande. Nominò persino Matt e Lizzie, suo fratello e la fidanzata di lui.

«E Harry non l'hai visto?» domandò curiosa Odette, pendendo dalle labbra della sua amica. «E Hermione, Ron, Neville e tutti gli altri! Ti prego, dimmi che Malfoy è figo come nell'ultima fan art che ti ho mandato!»

«Non sono capitata durante il periodo di Harry» mormorò Sara, mordendosi il labbro. «Io ero... sono finita nel...»

«Nel?» la incalzò Odette.

«C'era Tom Riddle!» esclamò Sara, alzandosi dal divano con nervosismo. «Ero la sua accompagnatrice al Lumaclub e mi ha persino baciata, nell'ultimo sogno! Io ho ricambiato, Odette! Ho ricambiato il bacio di Lord Voldemort, ti rendi conto?!»

Odette serrò le labbra e corrugò la fronte. Rimase in silenzio per una manciata di secondi, poi sorrise e scosse il capo.

«Sara, sono solo sogni»

«Ma come è possibile che il secondo sia stata la continuazione del primo?!» urlò Sara, esasperata. «Spiegamelo, ti prego, perché io credo di essere impazzita! Insomma, mi è anche piaciuto, baciarlo!»

«Beh,» replicò Odette, stringendosi nelle spalle. «non puoi negare che la Rowling lo descrive come un giovane di bell'aspetto, senza contare il fatto che anche nei film hanno scelto attori super sexy»

Sara sbuffò e si sedette nuovamente sul divano. Si prese il capo fra le mani e chiuse gli occhi: le girava la testa, sentiva il bisogno di urlare e aveva il timore di addormentarsi; non era sicura di voler essere partecipe, ancora una volta, di un incontro così intimo con quello che sarebbe diventato Lord Voldemort. No, decise che avrebbe fatto di tutto per non prendere sonno.

Al diavolo quei sogni, al diavolo la mia idea di andare da Silente e al diavolo le labbra così perfette e invitanti di Riddle!

Odette adagiò una mano sulla spalla dell'amica. Aveva compreso il fatto che Sara ne avesse già abbastanza di quei sogni, ma magari erano dovuti a dei fattori che ancora non riusciva ad inquadrare; magari era lo stress, magari era la valanga di verifiche in arrivo. Dato che voleva darle una mano, Odette si offrì di fermarsi lì la notte e Sara accettò subito.

Verso le sei di sera la madre di Sara entrò in casa con un sospiro esausto, lasciandosi andare sul divano con la giacca ancora addosso. Sara e Odette prepararono la cena per tutte e tre e la donna, stanca dopo una giornata pesante in ufficio, gliene fu infinitamente grata. Per evitare di parlare di lavoro a tavola, Odette tirò fuori l'argomento "Gita a Londra": le due giovani non vedevano l'ora di visitare la città ed erano sicura che sarebbero tornate a casa piene di souvenir.

Dopo cena, Sara e Odette tornarono a sedersi sul divano e passarono l'intera serata a guardare film dell'orrore su Netflix. Arrivò la mezzanotte e Sara vide, con la coda dell'occhio, l'amica sbadigliare: la mandò a letto, affermò che sarebbe andata a lavarsi i denti e che poi l'avrebbe raggiunta in camera sua, ma in realtà Sara non si mosse di lì.

1:00 am

2:00 am

3:00 am

3:40 am

La testa di Sara ciondolava pericolosamente a destra e a sinistra. Aveva un sonno terribile e gli occhi le lacrimavano, le facevano male. Si disse che li avrebbe chiusi un attimo, solo per farli riposare, ma mentì persino a sé stessa e si addormentò.

Davanti a sé aveva un corridoio vuoto. Stava camminando, e non era sola. Accanto a lei c'era un giovane dai capelli neri, gli occhi scuri e la pelle pallida; alto e bello, Tom Riddle teneva il passo con un'eleganza naturale. Le teneva saldamente la mano e, di tanto in tanto, si voltava a guardarla con un sorriso compiaciuto.

«Dove mi stai portando, Tom?» domandò Sara, senza preoccuparsi di nascondere la paura.

A Tom parve piacere quell'accenno di timore nella Corvonero. Non rispose, si limitò ad indicare un'enorme porta alla fine del corridoio: si stava formando dal nulla, nella parete. Sara capì che Tom la stava portando nella Stanza delle Necessità e si maledì per essersi addormentata, senza neanche sforzarsi tanto di rimanere sveglia; ma se da una parte si sentiva insicura e spaventata, dall'altra era curiosa di vedere che forma avrebbe preso la Stanza, secondo il volere di Riddle.

Rimanendo in silenzio, Tom attese che una porta di legno, ampia e rettangolare, si creasse definitivamente, poi afferrò il pomello ed entrò nella Stanza. Questa aveva preso le sembianze di un salottino invitante, con tanto di camino acceso – le fiamme che danzavano al suo interno erano verdi, come gli smeraldi nella clessidera di Serpeverde – e comode poltrone in pelle nera. Addossata ad una parete vi era uno scaffale colmo di libri antichi, impolverati, alcuni assomigliavano a diari dalle pagine ormai ingiallite.

Sara osservò Tom raggiungere, a passo deciso e sicuro, una delle due poltrone. Si morse un labbro e si pentì di aver pensato a quanto fosse bello: era sicura di essere costantemente sotto il controllo di Tom e della sua magnifica abilità di Legilimens; le era persino parso, per un istante, di averlo visto ghignare mentre lei si diceva, nella sua testa, che Tom Riddle era proprio affascinante.

«Sara, vieni qui» ordinò Riddle, indicandole appena la poltrona vuota che aveva accanto. «Siedi vicino al tuo Signore»

«Tu non sei il mio Signore, Tom» mormorò a bassa voce Sara, mordendosi subito dopo la lingua.

Il Serpeverde l'aveva sicuramente sentita, perché si girò verso di lei con occhi penetranti e ridotti a fessure. Era la prima volta che lo vedeva arrabbiato, anche se, Sara ne era certa, quello era solo il principio della rabbia che lo caratterizzava. Tom Riddle, finalmente, aveva gettato via la maschera da mago prodigio e ragazzo carismatico, e lei poteva già sentire il sapore della sua stessa paura.

«Prego, puoi ripetere?» fece lui, calmo, nonostante lo sguardo di fuoco.

Sara deglutì e si mosse in avanti, raggiungendo la poltrona libera accanto a quella di Riddle. Al posto di sedersi, però, le riservò una semplice occhiata, quasi quella potesse risponderle che comprendeva a pieno il suo terrore e la sua ansia, e poi tornò a guardare Tom. Lui non si era mosso neanche di un millimetro, non aveva cambiato il modo in cui la stava guardando, ma si rilassò quando Sara si sedette sulle sue gambe.

«Temo tu abbia frainteso, Tom» disse piano Sara, circondandogli il collo con le braccia e avvicinandosi al suo orecchio. «Tu sei un mago potente, meriti molto di più di un semplice "Signore"»

Ma che sto combinando? Odette, svegliami, ti prego!

«E hai qualche consiglio?» domandò lui, con un tono di voce basso e così diverso dal solito che risvegliò in Sara la voglia di baciarlo... e non solo.

«Purtroppo no,» mentì Sara, tentando in tutti i modi di dimenticare il nome "Lord Voldemort". «ma dammi tempo»

«Voglio che sia perfetto, Sara, ricordatelo bene» disse Tom, allontanandola un poco per poterla guardare negli occhi. «Voglio che sia degno di me, di un mago potente che in futuro verrà rispettato dall'intero Mondo Magico. Devi trovarmi un nome degno di onore e forte: deve essere temuto da tutti»

Sara sorrise, ma in realtà voleva piangere e allontanarsi da lui. Le tornò in mente che avrebbe potuto rivolgersi a Silente: gli avrebbe raccontato come stavano le cose, avrebbe fatto domande sul perché questi suoi sogni erano l'uno la continuazione dell'altro e, ovviamente, l'avrebbe implorato di farli smettere.

Amava Hogwarts ed era bello poter percorrere i suoi corridoi per davvero, sebbene fosse tutto nella sua testa, ma questi viaggi dovevano finire. Ci sarebbe tornata più che volentieri, però, in altri modi più sicuri e che non l'avrebbero obbligata a stare così a stretto contatto con Voldemort in persona: attraverso i libri, i film, gli Studios a Londra e via dicendo. Solo che, prima, doveva mettere la parola fine a quei sogni che la tormentavano.

«Adesso però dobbiamo parlare di cose importanti, Sara» proseguì Tom. «Non dobbiamo assolutamente distrarci, quindi va a sederti sull'altra poltrona. Al divertimento ci penseremo più tardi»

Sara obbedì senza dire una parola, come stregata dal suo modo di fare. Tom rimase in silenzio per una manciata di secondi, fissando ardentemente il fuoco verde nel caminetto, immerso nei suoi pensieri, poi tirò fuori la bacchetta da una tasca interna della divisa di Hogwarts e la puntò verso lo scaffale.

«Wingardium Leviosa!» mormorò con decisione.

Un vecchio diario in pelle nera attraversò la Stanza delle Necessità, volteggiando a quasi due metri dal pavimento. Tom aprì il palmo della mano e il diario perse quota dolcemente, finendo a contatto con la pelle del mago; Sara capì subito che doveva trattarsi del primo Horcrux che Voldemort avesse creato, nel corso della sua vita, e subito immaginò la giovane Ginny Weasley nella Camera dei Segreti, ad un passo dalla morte.

Tom chiederà a Lumacorno degli Horcrux al suo settimo anno, ricordò Sara, osservando Tom sfiorare la copertina del diario, E se Mirtilla è ancora viva, vuol dire che questo è solo l'inizio del suo quinto anno.

«Mio Signore» dissero due voci alle loro spalle.

Sara si voltò verso la porta d'ingresso della Stanza. Avery e una ragazza di Serpeverde stava avanzando a passo lento, coi capelli neri raccolti in una coda alta che si muovevano prima verso destra e poi verso sinistra. Sara non la riconobbe, ma c'era qualcosa di familiare in lei: forse era il taglio degli occhi, forse i lineamenti del viso o forse...

«Walburga, Avery» fece Tom, accennando un sorriso. «Spero siano buone notizie, questa volta. Sapete cosa vi succederebbe se non fosse, così»

Walburga? Quella è la madre di Sirius!

«Mio Signore» ripeté Walburga, riservando un'occhiataccia a Sara. «Altri studenti si sono fatti avanti, per servirla e unirsi alla sua nobile causa. Ci sono due Purosangue di Corvonero e altri quattro di Serpeverde»

«E Silente?» domandò Riddle, con una vena di disgusto nella voce.

«Credo non sospetti di nulla, Mio Signore» rispose Walburga.

«Credo?» ripeté Tom, alzandosi dalla poltrona e ponendosi davanti ad una Walburga che adesso aveva il timore dipinto in volto. «Credo, Walburga, non è affatto buono. Crucio!»

Sara saltò su e fece un passo indietro, andando a sbattere contro la parete accanto al caminetto. Guardò inorridita Walburga, che si contorceva dal dolore ai piedi di Riddle, urlando e implorandolo di smetterla. Lui, invece, la guardava con puro piacere: era sadico, felice di udire quelle note acute che si insinuavano persino negli spazi più piccoli della Stanza.

Quando Tom la lasciò andare, Walburga rimase per terra col fiato corto. Sara vide Tom tornare a sedersi comodamente sulla sua poltrona, quindi si accovacciò accanto alla Serpverde e le prese una mano, affermando, a bassa voce, che l'avrebbe portata immediatamente in Infermeria. Avery, che fino a quel momento era stato a guardare la scena con orrore, deglutì e fece capire a Sara che era meglio non aiutare Walburga – almeno per il momento.

«E tu Avery? Che mi dici?» domandò Tom, afferrando Sara per un polso e facendola sedere sulle sue gambe. Walburga cadde a terra con un tonfo e Sara sussultò.

«Sono riuscito a trovare un libro, Mio Signore, dove vi sono riportate i nomi delle famiglie più antiche del nostro mondo» rispose prontamente Avery, la voce tremava appena. «Alcuni nomi risalgono a secoli prima dell'arrivo dei fondatori di Hogwarts, il che ha reso la mia missione leggermente più difficile. Ma alla fine ce l'ho fatta: ho trovato il cognome che mi ha chiesto e molto di più, Mio Signore»

«Bene» lo fermò Tom, consegnando il diario nero a Sara. «Ne parleremo più tardi, in privato. Adesso porta Walburga in Infermeria: temo non si senta bene»

Rimasti nuovamente soli, Sara si sentì morire. Dopo quello a cui era stata costretta ad assistere, il terrore aveva preso a scorrergli nelle vene e adesso il suo cuore batteva ad una velocità spaventosa. Stringeva con forza il diario che Tom le aveva dato poco prima, le nocche erano diventate persino bianche, e tremava al solo pensiero che lui le facesse ciò che aveva fatto alla povera Walburga.

Eppure, sebbene lui le faccia del male, gli è sempre rimasta fedele!

Tom, all'improvviso, le prese il mento con indice e pollice e lei girò il collo. I loro occhi si incontrarono, le punte dei loro nasi si sfiorarono. Sara sentì che adesso la paura nei confronti del mago che la teneva stretta a sé si stava mescolando con altro, forse con qualcosa che assomigliava vagamente all'attrazione.

Tom sorrise compiaciuto. Aveva forse intuito come lei si sentiva in quel momento?

«Prima il dovere e poi il piacere, giusto Sara?» sussurrò, prima di appropriarsi delle labbra di Sara in un bacio passionale, travolgente e spaventosamente eccitante.

~ ~ ~

Sara si era fatta accompagnare da Amy all'ufficio di Silente, che, prima di diventare Preside di Hogwarts, era stato insegnante di Trasfigurazione. Aveva deciso che rivolgersi al professore che aveva aiutato Harry dal giorno in cui i suoi genitori erano morti, e forse persino dal giorno in cui Lily e James Potter avevano annunciato l'arrivo di un bebè, fosse l'idea più giusta. Doveva capire che cosa le stesse succedendo, come mai stava vivendo quei sogni.

La porta era chiusa e dall'interno proveniva il ticchettio di un orologio vecchio. Sara bussò piano, rimase a guardare Amy con occhi speranzosi e sorrise quando sentì la voce di Silente – Amy disse che l'avrebbe aspettata nella Sala Comune. L'ufficio del professor Silente era ampio e spazioso, illuminato dalla luce naturale che entrava dalle finestre alle sue spalle; lui era seduto alla sua scrivania: gli occhiali a mezzaluna, gli occhi azzurri, un sorriso saggio.

È proprio come me lo immaginavo!

«Sara Austen, è un piacere averti qui! Ma a cosa devo questa tua visita? Spero che tuo fratello non abbia combinato nulla di grave come l'ultima volta!» disse Silente, facendole segno di chiudere la porta e di accomodarsi. «Vuoi una Bacchetta di Liquirizia?»

Sara scosse il capo. «La ringrazio, ma sono a posto così, e non si preoccupi: Matt non è il motivo per cui sono qui»

Però adesso sono curiosa! Dopo indagherò sui danni che fa quel Matt.

«E' per Tom Riddle, immagino» intuì Silente, e il suo sorriso svanì. «Sì, mi capita di vedervi spesso assieme e so che siete andati alla festa del professor Lumacorno insieme. Ma sembra che tu voglia dirmi altro... magari qualcosa che io non so»

Sara annuì e raccontò a Silente ogni cosa, tralasciando i baci che lei e Riddle si erano scambiati in diversi momenti. Gli disse che, in realtà, lei non era affatto una strega e che conosceva Hogwarts, il Mondo Magico, Tom Riddle e Silente stesso solo grazie a J. K. Rowling; e sapendo che poteva benissimo fidarsi dell'uomo che aveva davanti, Sara gli confidò il futuro del giovane Riddle.

Silente, quando lei terminò di parlare, poggiò i gomiti sulla scrivania e si tirò via gli occhiali, sospirando. Sebbene fosse giovane, rispetto a quello che Sara si era immaginata leggendo la saga di Harry Potter, aveva l'aria stanca.

«So bene che Tom non sia un ragazzo come tutti gli altri,» disse, gli occhi chiusi e la voce calma. «lo capì il giorno stesso in cui andai all'orfanotrofio a trovarlo. Decisi di tenerlo d'occhio, come tu, che hai letto i libri di questa Joanne, ben sai, ma adesso che mi hai dato queste informazioni, sul suo futuro e su quello di tutti noi, temo che le cose siano peggio di ciò che mi ero immaginato»

«Professore?» lo incalzò Sara, sporgendosi appena in avanti.

«Dovrò pensare ad una soluzione, mia cara» proseguì lui, accennando un sorriso. «Non posso permettergli di rovinare altre vite, non posso permettergli di distruggere il mondo in cui viviamo solo per una sua ambizione»

«Ma signore, la storia è già stata scritta!» esclamò Sara. «Non può fare nulla, e mi dispiace!»

«Io credo, invece, che si possa fare qualcosa, Sara. Avrò bisogno del tuo aiuto, però» replicò Silente.

«Del mio aiuto? Professore, io voglio che questi sogni finiscano!» si lamentò lei, sbuffando. «Adoro questo posto, con tutto il cuore, ma Tom Riddle è un qualcosa più grande di me e io, ne sono certa, non sono capace di gestirlo!»

«Innanzitutto verrai nel mio ufficio ogni volta che tornerai qui, a Hogwarts» continuò Silente, ignorandola completamente, quasi non avesse aperto bocca. «Imparerai a chiudere la mente, ti farò un corso acellerato degli incantesimi che una studentessa del quinto anno dovrebbe sapere e, poi, troveremo insieme una soluzione a questi tuoi sogni»

La vista di Sara iniziò ad appannarsi e lei si sentì come trascinare via. Silente sembrò capire che il loro tempo si stava esaurendo, quindi, con un sorriso ampio e gli occhi azzurri che la guardavano saggiamente, aggiunse: «Mi aiuterai a cambiare il destino di Riddle, Sara. A presto!»
 

~ ~ ~

Angolo Autrice
Sono tornata!
Giusto ieri, io e il marito della mia allenatrice, nonché Presidente della società per cui gioco (#BULLS),  siamo tornati a Varese in camper e ci abbiamo messo più di sei ore. Fortunatamente niente traffico come all'andata, dove ci abbiamo messo sette ore, se non di più. 
Comunque il torneo di Macerata è andato alla grande: siamo arrivate prime e ho vinto il premio individuale MVP (Most Valuable Player). Sfortunatamente, la prima notte ho dormito praticamente per terra perché il mio materassino gonfiabile si è bucato, e nemmeno io so come o quando.
Anyway, spero che questo capitolo vi piaccia! Adesso credo che mi farò una tazza di tè e poi mi metterò subito a scrivere il quarto capitolo (ho una sorpresa, btw)!
Un grosso abbraccio!


 

   
 
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