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Autore: Sel Dolce    03/04/2018    8 recensioni
[Omega!Verse|Sterek|Rating Arancione|Slash|Possibile Mpreg]
Beacon Hills è divisa in sette zone, ognuna delle quali ha una famiglia fondatrice. Nel sedicesimo anno di vita, dopo l'equinozio di primavera, i giovani abitanti di Beacon Hills si recano al Nemeton per scoprire la loro natura e gli alpha si fanno avanti per decidere quale omega corteggiare.
Quando Stiles si rivela un omega con grande disappunto del nonno e nessuno sembra interessato a lui, non può che rimanerci male. Curioso invece come Derek Hale dopo la cerimonia si sieda accanto a lui regalandogli un portachiave, con la promessa di corteggiarlo anche se problematico in quanto membri importanti di clan diversi.
Dal capitolo nove:
Camminò lungo il corridoio buio, sentendo dei passi dietro di lui, il suo naso lo avvertiva che alle sue spalle vi era il suo alpha. Sorrise svoltando a sinistra, salendo le scale in marmo che portavano al piano superiore dove nessuno li avrebbe trovati. Fece i gradini due a due fino ad arrivare in cima e guardare in basso, dove Derek lo stava fissando con gli occhi illuminati di rosso macchiati di giallo. Stiles trattenne il respiro per l’intensità dello sguardo [...]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Derek/Stiles, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo due

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Il risveglio di Stiles non fu tra i più dolci. Essere riportati nel mondo reale da una secchiata di acqua ghiacciata non era certamente quello che poteva definirsi un calmo risveglio.

Il ragazzo annaspò in cerca d’aria, spaventato come non mai per quel gesto brusco. Si portò una mano sul cuore come per assicurarsi che non schizzasse fuori dal petto e guardò spaventato il nonno che se ne stava lì in piedi, guardandolo come se fosse il suo peggior nemico.

« Sbrigati a scendere, hai del lavoro da fare. » disse buttando il secchio a terra facendo un frastuono. Stiles si girò verso la finestra constatando che non era nemmeno l’alba, fuori era ancora tutto buio e la Luna alta in cielo. Guardò l’orologio prendendo conoscenza che fossero solamente le quattro del mattino. Grugnì infastidito buttandosi nuovamente contro il cuscino bagnato, lasciandosi scappare qualche lacrima mentre si chiedeva perché suo nonno lo stesse trattando in quel modo.

Il pomeriggio precedente gli aveva fatto pulire tutta la casa compreso lo scantinato, non lo aveva lasciato cenare giustificandosi dicendo che non era stato adeguatamente bravo nel suo compito, ordinandogli di preparare la cena per i suoi alpha e filare a letto. Non aveva neppure provato a dire al padre di quello che era successo, sapeva che lo avrebbe difeso, ma non voleva vederlo litigare con il nonno. Gli faceva male più di quanto credesse vedere gli ultimi membri della sua famiglia non andare d’accordo. Voleva essere abbastanza bravo per entrambi, anche se questo voleva dire eseguire gli ordini disumani del nonno.

Si cambiò gli abiti passando dal pigiama zuppo a dei pantaloncini e una vecchia maglietta color ciano, ben sapendo che si sarebbe sporcato in quanto dubitava che il nonno lo avesse svegliato a quell’ora per farsi una chiacchierata. Il giorno precedente, pulire tutto il pavimento con lo spazzolino da denti era stata una vera tortura, le ginocchia erano livide e pensò bene che tutti le avrebbero notate durante l’allenamento di lacrosse, facendo chissà quali sporche battute.

Come si aspettava, scendendo in cucina, trovò il nonno con il solito cipiglio severo che lo attendeva a braccia conserte « Devi imparare a cucinare per il tuo alpha, quindi preparerai del pane per tuo padre e me. » ordinò lanciandogli un sacco di farina che venne preso al volo per puro miracolo. Annuì lentamente, fortunatamente sapeva come cucinare, sua madre quando ancora era bambino, spesso gli spiegava i procedimenti mentre preparava i pasti in attesa del ritorno di Noah.

« Appena lo metti in forno vedi di pulire l’ingresso, così da farlo trovare pulito a tuo padre quando tornerà dalla centrare, piccolo ingrato che non sei altro. » aggiunse come se non lo avesse pulito il pomeriggio precedente. Stiles aprì la bocca per rispondere, ma vi rinunciò ricordandosi che si trattava di suo nonno, non vi avrebbe ricavato nulla nell’iniziare una discussione con lui.

Silenziosamente si mise a lavoro, guardando di tanto in tanto la finestra alla ricerca delle prime luci dell’alba, rincuorandosi al pensiero che in poche ore avrebbe visto Derek. Guardò l’impasto per il pane domandandosi se forse fosse il caso di portagliene un pezzo, così da mostrare le sue skills culinarie. Se il giorno prima il ragazzo aveva dimostrato di sapersi prendere cura di lui, Stiles oggi doveva dimostrargli che scegliendo lui come omega non sarebbe mai rimasto con lo stomaco vuoto. Buttando uno sguardo al nonno, mezzo addormentato sul divano, il ragazzo divise l’impasto in modo da avere una pagnotta più piccola da infilare nel cesto del pranzo che avrebbe preparato per Derek.

Facendo meno rumore possibile azionò il forno e, come gli era stato ordinato, andò a pulire l’ingresso come meglio poteva, arrivando anche a lucidare le scarpe che si trovavano lì. Voleva sbrigarsi per avere l’occasione di poter preparare anche degli hamburger senza farsi beccare dal nonno. Sapeva che Derek in quanto licantropo necessitava di una ingente dose di carne.

Voleva mostrargli di essere la scelta giusta, che non si sarebbe mai pentito di aver corteggiato lui tra tutti.

♠♠♠

Laura entrò nella camera del fratello spalancando la porta, urlando in modo esagerato di svegliarsi e farsi bello per una nuova ed entusiasmante giornata. La donna iniziò a girare come una trottola per la stanza mentre raccoglieva come meglio poteva gli abiti da terra, guardandoli con occhio critico, mentre il giovane si alzava con la stessa vitalità di un bradipo in fin di vita.

« Dio, Derek, come pensi di conquistare Stiles se ti vesti come un play boy? » domandò alzando l’ennesima maglietta con lo scollo a V di un forte blu. Arricciò il naso constatando che non era nemmeno lavata, odorava di sudore e chiuso. Scuotendo la testa si fece strada nella cabina armadio del fratellino alla disperata ricerca di abiti che non lo facessero sembrare un ragazzaccio.

Conosceva bene lo Stilinski, da quando Derek gli aveva detto della sua cotta durante gli incontri tra le famiglie fondatrici aveva sempre riempito di domande il giovane in modo da avere più informazioni possibili per quando sarebbe arrivato il momento. Stiles era un bravo ragazzo, uno di quelli a cui tirare le guance fino a farle diventare rosse, era fermamente convinta che gli servisse un ragazzo che non sembrasse un teppistello che rubava i soldi del pranzo agli sfigati.

Derek corse a chiudere la porta, sperando che nessuno avesse sentito quanto detto dalla sorella « Sei forse impazzita, la gravidanza ti ha dato qualche danno celebrare? » domandò scocciato, passandosi infastidito una mano lungo il volto cercando di togliersi la stanchezza di dosso. Si guardò velocemente allo specchio notando i segni del cuscino sulla guancia e si ritrovò ad immaginare come sarebbe stato risvegliarsi con Stiles e vedere quelli stessi identici segni sul suo volto. Arrossì, dicendosi che farsi venire un’erezione davanti a sua sorella non era certamente il modo migliore per iniziare la giornata.

La primo genita Hale si girò tenendo in mano dei vestiti che il ragazzo non indossava da anni « No, Laura, mi vestirò come sempre. » sospirò Derek ributtando gli abiti nell’armadio, facendo imbronciare la sorella « Certamente Stiles non mi vuole per come mi vesto. » aggiunse sorridendo strafottente.

La donna alzò gli occhi al cielo, dovendo per forza dare ragione al fratellino. Se c’era una cosa di cui erano sicuri era il fatto che Stiles non avesse accettato il corteggiamento solo per lo stile del ragazzo. Per quanto ne sapeva Laura potevano vestirsi entrambi con dei sacchi di iuta e si sarebbero guardati mangiandosi con gli occhi. Si ritrovò a chiedersi come nessuno si fosse accorto degli sguardi che si lanciavano i due ragazzi, perfino lei durante la Rivelazione aveva notato come il più giovane guardasse spesso nella loro direzione.

« Okay, niente cambio di stile! » si arrese senza fare troppe storie, andandosi a sedere sul letto sfatto « Quando io corteggiavo Hector, ogni giorno gli portavo dei prodotti dei nostri campi. Potresti portare un bel cesto a Stiles! » suggerì ricordandosi con nostalgia di quando era lei a dover conquistare il cuore del suo Hector, sfidando tutti quegli altri alpha che si credevano migliori di lei.

Derek grugnì, l’idea era buona, ma c’era un piccolissimo problema « Non posso darglielo a scuola e nemmeno presentarmi nel territorio Stilinski senza un pretesto. Ci scoprirebbero subito. » spiegò sfilandosi spazientito i pantaloni, pronto a farsi una doccia prima di scendere a fare colazione. Era frustrante per lui ed il suo lupo sapere di non poter fare le cose alla luce del Sole, soprattutto se considerava che ora con il suo nuovo odore Stiles stava attirando l’attenzione di nuovi alpha e non sapeva se temerli o meno.

Laura si prese il mento tra le dita, assumendo un’espressione pensierosa, chiedendosi come aiutare i due giovani innamorati a poter vivere la loro storia senza morire dalla paura. Fu mentre il fratello era sotto il getto dell’acqua che le venne un’idea geniale. Un sorriso malefico le si dipinse in volto quando si rese conto di avere la possibilità di poter permettere ai due di poter avere una cenetta romantica. Poco le importava delle tradizioni, lei sapeva perfettamente che Stiles era pazzo di Derek e viceversa, quei due sarebbero finiti insieme e non avrebbe permesso a nessuno di ostacolarli, a costo di prendersi la responsabilità di una guerra civile.

Doveva solo muovere le sue pedine.

♠♠♠

« Wow, amico, mi sembri uno straccio. Hai dormito? » domandò Scott entrando nella Jeep, trovando davanti il migliore amico con gli occhi cerchiati di nero. Sembrava esausto, come se avesse appena finito di fare un allenamento con Finstock.

Stiles fece un sorriso tirato, cercando di non far preoccupare il McCall « I tuoi complimenti di primo mattino mi riempie la giornata di gioia, Scotty. » rispose usando il suo tono sarcastico, cercando di non andare a vedere quanto in realtà fosse distrutto. Non solo il nonno lo aveva schiavizzato con il suo stupido proposito di farlo diventare il perfetto omega degli anni ’20, ma non gli aveva permesso nemmeno di fare colazione nuovamente insoddisfatto di come avesse svolto il suo compito. Aveva provato ad obbiettare, ricevendo solamente una bacchettata sulle mani e la confisca del suo pranzo – fortunatamente quello per Derek lo aveva già portato al piano di sopra ed infilato nello zaino – il tutto pochi secondi prima che rientrasse il padre dallo sfiancante turno di notte. Lo aveva salutato con lo stesso calore di sempre, dandogli un bacio sulla guancia e chiedendogli come fosse andata, facendo finta di non notare lo sguardo sbilenco che lanciò al nonno, chiaro segno che quei due avrebbero discusso appena lui sarebbe uscito per andare a scuola.

Scott scosse divertito la testa, dandogli un leggero pugno alla spalla « Dai, non scherzare quando sono preoccupato per te. » lo rimproverò giocosamente, nascondendo un briciolo di sincerità. Non era la prima volta che vedeva Stiles in quelle condizioni, spesso capitava dopo una nottata passata a fare le ore piccole per poter giocare ai videogiochi mentre lo sceriffo era alla centrale, ma non capitava mai durante una serata scolastica.

Il castano alzò le spalle, ridendo, senza sapere realmente cosa dire. Alzò distrattamente il volume della radio, come la mattina precedente per sovrastare l’infernale rumore che proveniva dal cofano. Non era saggio, nemmeno un po’, ma certamente non poteva permettersi un meccanico e soprattutto non voleva andare nel territorio dei Raeken. Non che fosse razzista od altro, ma non si sentiva al sicuro mentre camminava tra di loro, con quelle caratteristiche fuori dal comune e con la persistente espressione di una persona pronta a farti del male. Raramente si avventurava in quella zona da solo, la maggior parte delle volte c’era suo padre con lui.

Quando entrarono nel territorio Martin notarono un ragazzo camminare lungo il marciapiede con un passo talmente lento e zoppicante che nemmeno in due giorni sarebbe arrivato a scuola « Quello non è Isaac Lahey? » domandò Scott sporgendosi leggermente al di là del finestrino « Sì, è decisamente il figlio dell’allenatore della squadra di nuoto. » asserì quando gli passarono accanto, inquadrando perfettamente i riccioli biondi e gli occhi color zaffiro del ragazzo con cui condividevano un paio di corsi e il campo da lacrosse.

Stiles frenò, accostandosi in modo da poter approcciare l’omega. Sicuramente nemmeno per lui doveva essere stato facile, il padre andava particolarmente d’accordo con nonno Stilinski. Poteva solo immaginare cosa il coach Lahey gli stesse facendo fare, lui stesso ne stava subendo le conseguenze.

Scese dall’auto seguito dal migliore amico « Hey, Isaac! » salutò da lontano, guadagnandosi l’attenzione del ragazzo, il quale alzò lo sguardo fissandoli in modo poi non così tanto amichevole « Vuoi un passaggio? » domandò insicuro l’omega, l’umore del biondo non era certo dei migliori e poteva aspettarsi anche una brutta risposta.

Il membro del clan Martin lo guardò a lungo, passò lo sguardo lungo tutta la sua figura prima di riprendere a camminare sorpassandoli « Non c’è bisogno. » ebbe almeno la decenza di rispondere. I due ragazzi si guardarono aggrottando le fronti, sorpresi da un tale comportamento da una persona tanto gentile come Isaac.

L’omega alzò le spalle e fece per tornare alla sua Jeep quando notò Scott intento a fissare la schiena del Lahey « Amico tutto bene? » domandò ridestandolo da quella trance improvvisa.

Scott si riscosse e salì sull’auto diventando stranamente silenzioso… aveva forse trovato l’odore di Isaac inebriante?

♠♠♠

Thalia era una madre comprensiva, non aveva mai alzato la voce sui figli e tantomeno le mani, ma proprio non poteva che preoccuparsi per il suo secondo genito. Non voleva mettergli pressioni, voleva che si prendesse i suoi tempi e seguisse i suoi sogni, ma in qualche modo la preoccupava il fatto che alla sua età non avesse mai mostrato alcun interesse verso qualcuno del genere opposto.

Fu per questo che quella mattina a colazione costrinse il ragazzo a rimanere un attimo indietro rispetto alle sorelle, volendo insieme al marito porgli alcune piccole ed innocenti domande.

« Der, tesoro, anche quest’anno non hai trovato nessuno di tuo gradimento? » domandò gentile la donna mentre sorseggiava il tea con il mignolo alzato ed il gomito in fuori come da etichetta. Sebastian seduto accanto a lei non era da meno, prendendo piccoli sorsi del suo caffè guardando da sotto le ciglia il suo unico figlio, curioso di scoprire quale fosse il problema.

Derek arrossì furiosamente, rischiando di strozzarsi con la salsiccia che stava cercando di mandare giù. Si batté furiosamente il pugno sulla cassa toracica cercando di liberare le vie respiratorie. Non si aspettava una domanda del genere, aveva sempre creduto che i suoi genitori fossero poco interessati a questo tipo di cose, negli scorsi anni non avevano mai accennato a nulla. Inutile dire che era stato completamente preso alla sprovvista.

Thalia fece guizzare un sopracciglio in alto, posò la tazza color verde mela e si alzò « Vuoi dirci qualcosa Derek? » chiese con voce severa, completamente insospettita da quella reazione esagerata e fuori misura del figlio. Non era la prima volta che gli si facevano domande imbarazzanti a tavola, Laura era continua a tormentarlo, ma mai una volta aveva rischiato di strozzarsi con il cibo.

« N–no, mamma, perché? » sorrise cercando di sembrare il più angelico possibile, provando a distrarla mostrando la fila di denti bianchi che lei definiva adorabili e da coniglietto. Non poteva andare a dire che stava intrattenendo una relazione segreta con il nipote di Elias Stilinski, sarebbe stato un suicidio bello e buono. Ingoiò a vuoto, sentendo piccole gocce di sudore freddo formarsi sulle tempie.

Sebastian si alzò come la moglie e posò una mano sulla spalla del figlio, con quella libera si tolse gli occhiali dalla pesante montatura nera e guardò Derek dritto negli occhi illuminandoli di giallo « Sai che noi ti ameremo in qualunque caso… anche se ti piacciono gli alpha. » disse con voce talmente solenne e calma che l’adolescente pensò di esserselo immaginato. Era questo? I suoi genitori credevano che fosse interessato ad altri alpha? Oh Dio Misericordioso, quella era una bella fortuna! Il ragazzo annuì lentamente, non volendo rischiare di aprire bocca e farsi uscire qualche informazione scomoda, cercando di ignorare le risate sguainate di Laura che era rimasta ad origliare per tutto il tempo.

Thalia sospirò, come se quella notizia le avesse appena spezzato il cuore, ma cercava di non darlo a vedere « Ora vai a scuola, parleremo di più questa sera quando tua sorella sarà a casa sua con il suo omega. » disse lanciando un’occhiataccia alla primo genita piegata in due dalle risate vicino alla porta.

Derek prese il suo zaino e si alzò lentamente, come per assicurarsi che non stesse sognando.

Cosa cavolo è appena successo?

♠♠♠

Casey Lodge sputò quanta più saliva poteva contro il cofano della Jeep celeste, ridendo della faccia disgustata del proprietario. Non gli piaceva Stilinski, nemmeno un po’, ma non poteva più prendersela fisicamente con lui senza ritrovarsi tutti i sostenitori degli omega alle calcagna. Fortunatamente gli rimaneva McCall e Casey sapeva benissimo che per far perdere le staffe all’alpha doveva attaccare le persone a cui lui teneva di più.

« Bella macchina, perdente! » urlò in modo da farsi sentire da tutti i presenti. La maggior parte rise, mentre altri lo guardarono storto incrociando le braccia al petto. Quello che lo sorprese fu vedere Stiles sorridere mentre scendeva dall’auto, zaino in spalla e chiavi nella mano « Grazie, fai attenzione a non ritrovarti i pneumatici stampati sul viso. Non sono ancora un abile guidatore, potrei metterti sotto. » rispose suonando pacifico, tanto che questo fece infuriare ancora di più il membro del clan Whittermore. Sentì la gente iniziare a ridere di lui, di come l’omega fosse stato bravo a zittirlo con una minaccia non troppo velata.

Rosso di rabbia marciò all’interno dell’edificio, attraversò corridoi sbattendo contro chiunque gli capitasse a tiro, soffiò dal naso come un toro imbufalito fino a quando non trovò la persona che stava cercando: Jackson Whittermore.

« Stilinski deve rimanere nella squadra. » disse senza salutare o convenevoli, chiudendo di botto l’armadietto del co–capitano della squadra di lacrosse. Jackson lo guardò da testa a piedi, chiedendosi cosa gli fosse preso per essere così su di giri di primo mattino, scocciato per come si fosse presentato e per avergli sbattuto l’armadietto da dove ancora doveva prendere i libri che gli sarebbero serviti durante la giornata.

Oltraggiato gli diede le spalle, deciso a non degnarlo di una risposta a causa del modo maleducato che aveva osato usare con lui. Era Jackson Whittermore, non una nullità come Scott McCall, pretendeva rispetto e lo avrebbe avuto anche a costo di fare del male a quel piccolo idiota che continuava a girargli intorno incessantemente, come una papera smarrita.

Cercando di sembrare il più cool possibile il successore del clan Whittermore cominciò a camminare verso la sua prima aula ignorando i richiami di Casey, facendolo sembrare ancora più ridicolo. Amava quel potere che aveva, essere la star del liceo era il sogno di qualsiasi ragazzino, aveva lui lo scettro, decideva lui chi fosse in e chi fosse out e certamente nessuno – tanto meno il figlio di un semplice avvocato – poteva dirgli che cosa fare.

Se voleva sbattere Stilinski fuori dalla squadra lo avrebbe fatto, se voleva tenerlo lo avrebbe tenuto. Quel ragazzino gli faceva pietà, alla fine dei conti erano cresciuti insieme, avevano passato più serate rinchiusi nella stessa stanza, e aveva avuto modo di studiarli tutti.

In Lydia aveva visto una potenziale Compagna ancora prima della Rivelazione, con il suo sguardo acuto, i capelli biondo fragola sempre in ordine e con quella leggera mania per il comando era semplicemente perfetta. Unire i loro clan era la cosa giusta da fare, non gli interessava di quello che dicevano i vecchi, lui aveva grandi progetti per Beacon Hills.

In Allison aveva visto una ragazza ingenua, troppo gentile per rispondere male a chiunque, ma che con la morte della madre era cambiata. Era come se un lato oscuro fosse emerso e non sapeva definirlo se non pericoloso. McCall non stava facendo assolutamente un buon acquisto con quella ragazza, ma non glielo avrebbe detto, preferiva gustarsi lo spettacolo da lontano.

In Theo aveva visto un ottimo alleato, sempre pronto a combinarne una e infastidire Stilinski come se ne dipendesse della sua stessa vita. Più volte avevano organizzato scherzi epici insieme, ma il ragazzo con il cambiamento del DNA, diventando una Chimera, si era allontanato isolandosi da tutti. Era come un’ombra che si aggirava per Beacon Hills cercando di non farsi notare.

In Derek aveva notato qualcosa di strano, era un bambino silenzioso, rimaneva per la maggior parte del tempo degli incontri tra i loro genitori seduto ad osservare, come se li stesse studiando senza preoccuparsi di non darlo a vedere come stava facendo lui. Era un buon partito, lui con le sue stravaganti sorelle, ma nel suo piano c’era anche l’annessione del loro territorio. Avere il potere giudiziario, le istituzioni pubbliche e private e in più il territorio più fruttuoso con le industrie alimentari era semplicemente alla base del suo piano di conquista.

Liberarsi di Stilinski e McCall sarebbe stato facile, aveva notato come quei due si buttassero a capofitto nelle imprese più strane senza pensare alle conseguenze, bastava una loro mossa sbagliata e i loro clan sarebbero rimasti senza un leader così da permettere a lui di entrare.

Doveva fare piccoli passi, non farsi prendere dalla fretta, ma sapeva che un giorno tutta la città sarebbe stata in suo pugno grazie alle sue abilità e la mente strategica di Lydia.

♠♠♠

Quel pomeriggio non si incontrarono nello stanzino del bidello, preferendo per una fuga più lontana ma con più spazio. Prendendo vie separate, scusandosi con i rispettivi amici, i due innamorati si ritrovarono sotto le tribune del campo di basket, molto più coperte rispetto a quelle del campo di lacrosse. Fortunatamente la palestra rimaneva chiusa durante l’intervallo e Derek aveva una chiave in quanto capitano della squadra, ma nonostante questo si erano nascosti perché nessuno assicurava loro che nessuno avrebbe notato loro.

Stiles arrossì furiosamente mentre tirava fuori dallo zaino il contenitore di plastica rosso, rischiando di farselo scivolare dalle dita per quanto gli stavano sudando le mani. Cercò di evitare lo sguardo di Derek mentre con le braccia che sembravano avere la consistenza della gelatina gli passava il pranzo « L’ho preparato per te. » borbottò sentendosi in imbarazzo, timoroso che l’alpha avrebbe riso di lui.

L’Hale spalancò gli occhi sorpreso, non si aspettava di ricevere un tale dono da una persona così importante, per un lupo essere sfamato dalla persona amata era dieci volte più gratificante che per un semplice alpha con il suo Compagno. Afferrò il contenitore aprendolo venendo subito investito dal delizioso odore della carne e dell’insalata. C’era un hamburger all’interno, con ben tre strati di carne alternati tra insalata, cetrioli, cipolle e senza ketchup, proprio come piaceva a lui. Voleva baciarlo come segno di ringraziamento, prendergli il viso tra le mani e trascinarlo sulle sue ginocchia per potergli donare il bacio più sensazionale che avrebbe mai ricevuto in vita sua.

« C–con me non avrai mai lo stomaco vuoto. » disse con la stessa intensità con cui si era espresso l’alpha il giorno prima promettendogli che si sarebbe preso cura di lui. Doveva essere reciproco, dovevano prendersi cura l’uno dell’altro, non sottostare a quelle regole sociali instaurate all’alba dei tempi. Potevano essere chi volevano loro e a Stiles andava bene l’idea di occuparsi dei pasti come consono per un omega, ma questo non voleva dire che voleva rinunciare ad andare all’università e trovarsi un lavoro come spesso accadeva ad altri. Sapeva che Derek gli avrebbe permesso di fare tutto, se lo sentiva nel cuore quando lo guardava e vedeva i suoi occhi illuminarsi come se avesse visto la persona a cui teneva più al mondo, probabilmente la stessa luce che avevano i suoi stessi occhi.

Lo guardò prendere il primo morso e fare un verso estasiato, sentì le farfalle nello stomaco – anzi, api assassine per quanto gli dolevano – soddisfatto con sé stesso per essere riuscito a gratificare l’alpha. Sapeva che teoricamente doveva essere lui quello a dimostrare le sue abilità, a fare tutto il lavoro del corteggiamento, ma Stiles proprio non riusciva a mettersi alla prova. Voleva che Derek lo vedesse per quello che era, per quello che riusciva a fare e che lo scegliesse per il suo carattere, non solamente perché lo trovava carino e con un buon odore.

« E il tuo pranzo? » domandò l’Hale notando l’assenza di cibo per l’omega, buttando addirittura uno sguardo nello zaino del giovane cercando di cogliere la presenza di un altro contenitore per il cibo. Sentiva il suo stomaco brontolare ed in presentimento che non avesse fatto colazione mandò completamente nel panico il lupo di Derek. Il primo pasto del giorno era quello più importante, soprattutto in un periodo come quello, e non poteva certo permettere al suo futuro Compagno di saltarlo e digiunare anche a pranzo! Era inammissibile, voleva arrabbiarsi per non essere stato lui ad aver portato qualcosa al giovane da mangiare, doveva prendersi cura di lui e lo stava letteralmente sentendo morire di fame.

Allungò la metà che rimaneva dell’hamburger « Prendi. » disse cercando di non farlo sembrare un ordine dettato da un alpha borioso. Voleva essere gentile con lui, non allontanarlo con i suoi modi un po’ da cavernicolo come amava definirli Laura. Vide il viso del giovane illuminarsi mentre si avvicinava per prendere direttamente dalle sue mani un morso.

Lo stava cibando con le sue stesse mani, sentì il cuore battergli talmente forte che ringraziò il cielo che Stiles fosse umano e non potesse sentirlo. Dovette pensare a sua nonna in biancheria intima per non farsi venire un’erezione particolarmente spiacevole. Non voleva far la figura del pervertito con lui, Laura lo avrebbe picchiato con una mazza ricoperta di vischio se avesse anche solo immaginato di bruciarsi l’opportunità di Legarsi con Stiles a causa della sua libido. Doveva essere l’alpha perfetto per l’omega perfetto.

Il più giovane sembrò rendersi conto di quello che aveva fatto, arrossì nascondendo il viso tra le mani, implorando di perdonarlo per un gesto talmente sfacciato ed altamente inopportuno. Suo nonno se avesse saputo una cosa del genere lo avrebbe rinchiuso nella sua stanza e gettato la chiave, definendolo una disgrazia.

Derek spalancò gli occhi, sorpreso dal pungente odore di disperazione da parte dello Stilinski « A me… » cominciò prendendogli le mani tra le sue, in modo da vedere il suo viso, il panino riposto con cura nel contenitore « … è piaciuto. Mi ha fatto sentire bene. » disse sentendosi anche lui leggermente in imbarazzo, dire quelle parole ad alta voce gli faceva uno strano effetto.

L’omega sbatté più volte le ciglia come se non credesse alle sue orecchie. Sentirsi dire quelle cose da Derek gli aveva smosso qualcosa dentro, un piccolo calore alla bocca dello stomaco.

« Anche a me. » rispose, sperando che quel momento durasse per sempre.

♠♠♠

Tornando a casa Stiles lasciò Scott a metà strada, non volendo rischiare di far arrabbiare nuovamente il nonno, sicuro che lo stesse aspettando a casa per un altro pomeriggio di torture. Aveva una fame pazzesca, quella metà del panino non era bastata a compensare la mancanza del pranzo e della cena precedente e della colazione di quella mattina.

Sperò che il padre tornasse prima dell’ora di cena, così da cacciare il nonno e poter mangiare in Santa pace. Gli voleva bene, da sempre, anche quando provava ad allontanarlo o lo trattava in modo esageratamente freddo. Aveva fatto di tutto per entrare nelle sue grazie, per essere un nipote accettabile, ma lui aveva ignorato ogni suo sforzo e ora che finalmente aveva quello che voleva era il tipo d’attenzione sbagliato. Non voleva essere al centro dei suoi pensieri a causa della sua natura, con l’obbligo di dovergli insegnare principi che nemmeno nei primi anni del Novecento venivano rispettati.

Lo stava modellando come della creta, formando il suo piccolo vaso perfetto che avrebbe venduto al primo acquirente disposto a prenderlo anche per mezzo dollaro. Era un disonore per la famiglia Stilinski che si vantava da generazioni di aver procreato solo ed unicamente alpha.

Prendendo un profondo respirò entrò in casa, trovando come si aspettava il nonno seduto a tavola con una montagna di lettere davanti, tutte in una perfetta busta scarlatta che voleva dire solamente una cosa: erano inviti per il Ballo.

Posò lo zaino a terra facendo il più silenziosamente possibile, cercando di raggiungere il frigo per prendere la caraffa con il succo d’arancia rossa che aveva spremuto quella mattina. Non arrivò nemmeno a sfiorarlo che Elias lo richiamò all’ordine obbligandolo a sedersi vicino a lui.

« Questi sono gli inviti per quello stupido Ballo. Sarò io a scegliere chi ti accompagnerà. » disse chiaro e coinciso, iniziando ad aprirne una, storcendo il naso alla vista del nome di un alpha del clan McCall. Nemmeno suo nonno aveva buona considerazione del clan del suo migliore amico, dicendo più volte di quanto fossero più ricchi quando a guidarli vi era Rafael e non quell’omega di Melissa, usando spesso epiteti poco carini. Così come anche credeva che il suo stesso figlio avesse mandato in miseria il loro clan.

Stiles si guardò le mani, cercando di ignorare tutte quelle lettere ben sapendo che non avrebbe mai trovato il nome di Derek tra esse « Ecco, nonno… io vorrei non Legarmi quest’anno, non credo di essere pronto. » disse come aveva pensato di fare con il padre. Se non poteva avere Derek sarebbe rimasto solo, il tempo per finire le superiori e scappare via con l’alpha dall’altra parte del Mondo se sarebbe stato necessario. Non gli aveva ancora accennato del suo piano, anche perché prima voleva sapere cosa ne avrebbe pensato il padre tra due anni e – magari – non avere più il nonno alle sue calcagna. Doveva solamente reggere tre anni di relazione segreta, che sarà mai?

Elias aggrottò la fronte, girandosi lentamente verso il liceale, come se fosse una bambola assassina in procinto di uccidere il povero malcapitato che aveva davanti. Lo schiaffo arrivò senza preavviso, un momento la mano era sulla lettera, l’altro era a stretto contatto con la guancia del nipote. L’impatto fu così violento che Stiles cadde dalla sedia, senza nemmeno rendersi conto di essere caduto contro il pavimento. Si portò una mano sul viso come a placare il dolore, ma con scarsi risultati. Bruciava, sentiva la guancia in fiamme e l’umiliazione divorarlo da dentro.

« Non credere nemmeno per un secondo che ti lascerò girare ancora a lungo senza un Compagno, a fare uno schifoso omega che prenderebbe il knot di chiunque. Ti Legherai a qualcuno del nostro clan o chiunque io voglia. » disse l’anziano afferrandolo per il colletto della camicia, tirandolo conto il tavolo, facendogli sbattere la testa contro la gamba in legno di mogano « Non mi interessa cosa dirà tuo padre perché tu farai a modo mio, vero Mieczyslaw? » domandò portando la mano pericolosamente troppo vicino al collo del giovane, illuminando gli occhi di rosso, provocando brividi spiacevoli all’omega che fu costretto ad annuire.

Elias annuì soddisfatto sfilando finalmente la lettera dalla busta, inforcando gli occhiali da lettura per poter leggere quelle patetiche quattro righe che quell’alpha aveva avuto il coraggio di scrivere.

Stiles rimase seduto a terra, terrorizzato anche solo all’idea di muoversi. Sapeva solamente che non avrebbe detto nulla a suo padre.








About Satan, Hell and teste di knot:

Bentornati miei affascinanti avventori!

Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento anche se so che il comportamento del caro e dolce nonno Stilinski non piacerà a nessuno!

Allora, abbiamo visto una nuova sfaccettatura di Jackson, cosa ne pensate? Vi aspettavate una cosa del genere? Sinceramente nemmeno io quando iniziai a scrivere il primo capitolo mi sarei mai aspettata di trasformare Jakcs in uno dei cattivi della storia (yep guys, ci sono molti cattivi in questa storia, trust no one!).

Thalia e Sebastian sono preoccupati per il loro DerDer, ma noi fortunatamente sappiamo che non c'è ne è bisogno, ma questo creerà un sacco di scompiglio nella loro relazione (vi anticipo solo che i cari genitori proveranno ad organizzargli un appuntamento).

Ora, ragazzi, cosa ne vogliamo fare di Casey? Come personaggio mi serve per un motivo ben preciso, ma non so se fargli trovare un omega o meno. Voi cosa consigliate?

A presto,

Sel




Dal prossimo capitolo:

Stiles annuì nonostante sapesse che il padre non poteva vederlo, essendo al telefono « Capisco, allora ci vediamo domani pomeriggio. N–non affaticarti troppo. » rispose cercando di non mordersi la lingua, trattenendo le lacrime ben sapendo che quella era la peggior notizia che il padre potesse dargli. Suo nonno sarebbe rimasto lì con lui per chissà quanto tempo e Stiles stava letteralmente morendo di fame e desiderava ardentemente andare al letto e poter dormire.

Sentiva ogni singolo osso del suo corpo dolere per quanto suo nonno lo aveva spinto oltre il limite durante quel pomeriggio. Aveva dovuto lavare ogni singola mattonella del sentiero che collegava la porta sul retro al magazzino al limitare del loro giardino usando una spazzola talmente piccola che aveva più volte fregato le dita contro la dura superficie facendosi del male, le falangi ora ricoperte da cerotti. Aveva preparato la cena, del pollo al forno con contorno di patate, e sapeva già che quando sarebbe tornato in cucina avrebbe dovuto servire il pasto al nonno e rimanere in piedi al suo fianco, senza avere il permesso di sedersi ed essere sempre pronto a riempire il bicchiere dell’anziano.



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