Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lady Snape    04/04/2018    2 recensioni
[AVVISO SPOILER: Questa fanfiction nasce dopo aver letto il capitolo 102 del manga, quindi se non siete in pari, sconsiglio la lettura.]
Dal testo: «Sono il Capitano di Vascello Talia Swan, lavoro a stretto contatto con i Titani, faccio parte dell’unità speciale che li gestisce, conosco tutto quello che vi serve sapere per batterli e, nascoste sotto la mia giacca, ho tutte le mappe che possono esservi utili, mappe dei territori di Marley, ma non soltanto di quelli.»
A questo punto Levi fece cenno a un soldato alto, con i capelli chiari di verificare che le mappe ci fossero davvero, ma allo stesso tempo si mise in guardia con le sue lame. Da quello che sapevano, poteva anche essere un Titano.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Paradis' Chronicle'
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Capitolo 5 – Segreto di famiglia
 
Talia occupò ancora per un paio di settimane la cella nei sotterranei, poi, forse per interessamento di Hanji, riuscirono ad avere il permesso, direttamente dal comandante supremo Zackly, di allentare la sorveglianza su di lei, a patto che dimostrasse di non essere un Titano. L’obiezione era legittima e, considerando le loro pessime esperienze con i cittadini di Marley, Talia li capiva perfettamente. Quello che serviva per scagionarla era un atto di fiducia, qualcosa che, se si fosse saputa al di là del mare, sarebbe costata la testa a lei e a suo padre Lucas. A dirla tutta, il solo fatto di aver tradito la sua uniforme bastava ad assicurarle la corte marziale e l’unica punizione possibile sarebbe stata la fucilazione, ma quello che avrebbe rivelato quel giorno era decisamente un biglietto di sola andata per l’inferno.
 
Si ritrovavano sempre in quella dannata aula per condurre quelli che erano interrogatori veri e propri, per quanto fossero meno formali di quelli che lei per anni aveva propinato ai suoi soldati e ai Titani di ritorno dalle missioni. Capitava che fossero delle chiacchierate a lume di candela davanti a una tazza di tè, che a quanto pareva non mancava mai in quella caserma, avendo notato come fosse l’unica vera dipendenza del Capitano, che aveva anche un bizzarro modo di reggere tazze e bicchieri: l’occhio esperto di Talia registrò anche altre stranezze a suo indirizzo, ma non era il momento di giocare al dottore. Quella mattina Talia chiese esplicitamente che durante il colloquio ci fosse tutta la Squadra Levi, oltre al comandante Hanji: erano i veterani, quelli che forse più avrebbero capito il suo punto di vista, le ragioni della sua decisione. Leggeva nei loro occhi l’orrore della scoperta che i giganti non erano altro che esseri umani trasformati e lo squallore di mille battaglie, di amici caduti e di sogni infranti. Avevano investito le loro vite in qualcosa che avrebbe visto solo una fine cruenta.
 
«Ho chiesto ad Hanji di portare qui il suo microscopio e dei vetrini, perché per provarvi che non sono un Titano, non c’è nulla di più pratico di prove tangibili.» Talia guardò i presenti, cercando di evitare lo sguardo ostile dei due Ackerman. Con gli altri aveva trovato un’intesa, quantomeno una tregua, ma con quei due non c’era davvero modo di andare d’accordo, arroccati com’erano nelle loro posizioni.
 
Da quello che era scritto nei quaderni di Grisha Jaeger, tutti loro sapevano che si poteva indovinare se una persona era un eldiano o no analizzando il suo sangue. Non sapevano, però, quale fosse il test che lo dimostrava. Aveva chiesto ad Hanji se fossero mai riusciti a recuperare del siero per trasformare gli eldiani in giganti. Per quanto non fossero mai riusciti a produrlo, per difficoltà tecniche, erano comunque riusciti a recuperare alcune provette a bordo delle ultime corazzate abbattute e Hanji aveva raccolto anche qualche campione di sangue marleyano, nella speranza di riuscire a capirci qualcosa, anche se non aveva avuto molto tempo per dedicarsi a questo tipo di esperimenti.
 
«Mi servono dei campioni del vostro sangue, basta una goccia» disse la donna dai capelli rossi, mostrando quattro aghi tra le mani e cinque vetrini. Ne porse uno ad Armin, uno a Connie e uno a Mikasa, parecchio riluttante di essere parte di un esperimento. L’ultimo ago e era per lei. Ognuno di loro si punse il polpastrello del pollice e lasciarono che una goccia di sangue fosse spalmata sul vetrino. Nel frattempo Talia aveva fatto la stessa cosa con il sangue contenuto nella provetta con l’etichetta “Marley” e aveva riempito una siringa di siero, sotto lo sguardo inquieto di Levi e Hanji.
 
«Il sangue di un eldiano a contatto con il siero ha una particolare reazione. I globuli rossi iniziano a muoversi, quasi attraversati da scariche elettriche, iniziano a vibrare, cosa che normalmente non dovrebbe accadere, sono cellule che non hanno mobilità volontaria» detto questo prese il vetrino di Connie, lo posizionò sotto il microscopio e lasciò cadere una goccia di siero. Hanji, l’unica in grado di comprendere in fretta quello che stava accadendo, fu la prima a guardare nel microscopio, seguita da Armin. Gli altri preferirono tenersi alla larga da Talia e dalla sua siringa.
 
Nel caso del sangue di un Titano, la donna spiegò che i globuli bianchi presenti aggredivano le particelle attive del siero, come se stessero combattendo un’infezione conosciuta, avendone, per così dire, gli anticorpi. Armin fu affascinato da quello che stava accadendo al suo sangue sul vetrino: negli anni aveva iniziato a lavorare con Hanji nel tentativo di scoprire quanto più possibile sulla natura dei Titani e trovare una soluzione al problema. Questo esperimento aveva il gusto di un passo avanti e sognava di riuscire a salvare sé stesso e gli altri dalla condanna a morte che avevano sulla testa: solo 13 anni di vita da quando si diventava Titano.
 
«Al sangue di un marleyano cosa succede?» chiese, incapace di aspettare oltre e curioso di conoscere la risposta.
 
«Nulla, non ha reazione alcuna» rispose. Subito, infatti, mise sotto il microscopio il vetrino con il sangue marleyano, per dimostrare quello che aveva appena detto.
 
«Per quanto riguarda gli Ackerman» aggiunse, prendendo il vetrino di Mikasa, giustificando così il fatto che anche lei aveva dovuto fornirle un campione «non ha reazione, ma solo in un primo momento». Il sangue di Mikasa rimase inerte per qualche minuto, tanto da poter passare per marleyano a chi non sapeva della particolarità, poi ebbe una violenta reazione e distrusse le particelle attive del siero.
 
«Cosa hanno di speciale gli Ackerman?» Hanji voleva chiarire la faccenda. Sapeva, perché ne avevano parlato in passato, del momento in cui Levi e Mikasa avevano scatenato la forza che li contraddistingueva, ma perché avessero questa capacità, non era chiaro a nessuno di loro. Aveva provato a parlarne in privato con Levi, nella speranza che Kenny gli avesse raccontato qualcosa, ma, se mai avesse avuto qualche notizia, se l’era portata nella tomba anni prima.
 
Talia le sorrise, mentre faceva cadere una goccia di siero sul proprio sangue, per farle osservare una mancata reazione, identica a quella avvenuta per la ragazza, seguita dalla risposta dei globuli bianchi che Hanji aveva potuto osservare già con il vetrino precedente. Il comandante alzò lo sguardo sorpreso su di lei. Non era possibile…
 
«Gli Ackerman hanno una storia complicata» lo disse sospirando, memore di quando aveva scoperto quello che la famiglia reale aveva fatto agli Ackerman.
 
«Sei… un’Ackerman anche tu?!» e tutti gli sguardi si posarono sulla donna dai capelli rossi, così fisicamente diversa dal resto della ‘famiglia’, ma l’unica consapevole di che cosa fossero. Talia ne era sicura, ma in quel momento ebbe la netta sensazione che stesse iniziando a nascere un certo rispetto per lei da tutti i presenti, compresi quelli che, fino a un attimo prima, le avrebbero volentieri tagliato la testa.
 
«È elettrizzante!» Hanji aveva preso a saltare letteralmente dalla gioia: una scoperta di questo tipo la mandava in estasi. Un altro guerriero dalla forza assurda era utile, lo ammetteva, per quanto fossero decisamente migliorati come esercito e fossero una spanna sopra agli altri come squadra.
 
«Perché gli Ackerman sono diversi?» a ripetere la domanda era stata la sempre silenziosa Mikasa. La faccenda la riguardava e il fatto che avesse incalzato rendeva chiaro quanto la notizia fosse importante e che avessero bisogno di una spiegazione.
 
«Come credo sappiate» iniziò Talia, sedendosi sulla cattedra «ci sono alcune famiglie che non cadono sotto l’effetto della Coordinata. I loro ricordi non vengono modificati, sono strettamente consapevoli di quello che è accaduto nei secoli. C’è chi dice che non siano eldiani, ma appartengano ad altre stirpi. Gli Ackerman sono una di queste famiglie e hanno sempre avuto dalla loro parte il fatto di essere estremamente forti. Purtroppo sono anche sempre stati un po’… ribelli e sprezzanti del pericolo, tanto da mettersi spesso in conflitto con le decisioni della famiglia reale. Questa ne era talmente spaventata, che preferiva averli come amici, che come nemici, tanto da far diventare gli Ackerman il braccio destro della monarchia, con l’obiettivo di salvaguardare il genere umano.» Levi teneva gli occhi puntati su di lei, sentendo che le sue scelte di vita, alla fine, erano in linea con qualcosa che si trovava nel profondo della sua anima, lo faceva sentire meno ‘solo’, come se avvertisse la volontà di tutti i suoi antenati, di una famiglia che non aveva mai avuto. Si sentì stupido per un attimo, perché quei pensieri non lo avevano mai sfiorato prima, la sua solitudine era una scelta, ma in quel momento qualcosa era cambiata. Ripensò alla domanda sarcastica di Kenny… “E tu cosa sei? Un eroe?”… no, era un soldato e lo sarebbe stato fino in fondo.
 
«Non sono riuscita a scoprire se sia stato un atto volontario, siano stati puniti, sia stato un caso, ma sono stati fatti degli esperimenti su di loro ed è stato contaminato il loro… il nostro… dna con il siero dei giganti. Questo ha fatto sì che gli Ackerman siano in grado di sviluppare una forza che va oltre l’umano, che però può essere resa attiva solo attraverso un forte trauma emotivo»
 
«È successo anche a te?» chiese Eren, memore di quello che era successo a Mikasa, quando avevano ucciso gli aggressori della sua famiglia e di come lei avesse distrutto il pavimento di assi di legno della stanza, solo per prendere la rincorsa e pugnalare il criminale che lo teneva in pugno.
 
«Sì, avevo tredici anni: due uomini avevano aggredito in casa me e mia madre. Lei fu uccisa mentre cercava di difendermi e a quel punto si è liberata in me una potenza assurda. Purtroppo per loro, mio padre mi aveva cresciuto come se fossi stata un maschio, mi portava a caccia con lui, quindi sapevo esattamente come utilizzare delle armi. Quando è rientrato e si è accorto di quello che era accaduto, mi ha spedito per tre anni nella Regione Orientale Hizuru, senza darmi spiegazioni. Solo dopo, quando è venuto a prendermi, mi ha raccontato tutta la storia.»
 
Alzò lo sguardo verso Mikasa.
«Quando Re Fritz decise di portare la maggior parte degli eldiani su quest’isola e cancellare i loro ricordi, solo due stirpi decisero di opporsi a questa decisione: gli Ackerman e quelli che venivano chiamati gli Asiatici. Sono stati tutti perseguitati, il capofamiglia degli Ackerman ha offerto la sua vita per assicurare la sopravvivenza alla famiglia, ma è stato giustiziato e si sono dati tutti alla macchia. C’è chi ha cambiato nome, chi lo ha semplicemente nascosto. Qualcuno degli Asiatici e un ramo della famiglia Ackerman, quello da cui discendo, è riuscito a non farsi ingabbiare nelle mura, ma ha avuto comunque una vita dura. A Marley, gli Ackerman sono temuti per la loro forza e per essere delle schegge impazzite, che non si capisce esattamente da che parte stiano, per quanto ormai siano considerati una sorta di leggenda. Quando Zeke, però, vi ha incontrato, ha capito che non si trattava affatto di favole. Comunque» concluse «il fatto che tu, Mikasa, sia in parte discendente dalla stirpe asiatica, da quello che vedo, giocherà a nostro vantaggio: possiamo contattare Kiyomi Azmabito-san e riuscire a farci dare una mano anche dallo Stato Orientale, visto che ora sono in guerra contro Marley.»
 
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Colpo di scena! Sì? Almeno un pochino, dai.
Ebbene, a me piace un sacco anche la sfuggente Kiyomi che abbiamo intravisto alla festa indetta da Tybur e prima dello spettacolo, quando va, malignamente a salutarlo prima che salga sul palco. Che la contattino ne sono certa, ma è il come che io lo vedo così: Talia nel mio caso è il tramite e Mikasa è fondamentale.
Non manca molto alla fine della storia. Scriverò qualcosa dei momenti successivi alla guerra vera e propria, qualche spin-off, magari, ci sto pensando…

A presto!
   
 
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