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Autore: CrazyAF_    05/04/2018    2 recensioni
Sara lo aveva conosciuto solo attraverso i libri della sua saga preferita.
Lui che era il mostro dagli occhi rossi.
Lui che era stato un uomo, prima di cambiare completamente per amore del potere.
Lui che non aveva la minima paura di uccidere un innocente, di procurare dolore a chi si trovasse sul suo cammino.
Lui che provava piacere a fare del male e che sorrideva con malvagità ai suoi alleati, ai suoi seguaci, ai suoi servi.
Lui che era temuto da tutti, grandi e piccini.
Lui che aveva scelto Lord Voldemort come nome, perché Tom Riddle era un nome tutt'altro che adatto a qualcuno che avrebbe conquistato il Mondo Magico e che avrebbe sconfitto, una volta per tutte, la Morte, ottenendo l'immortalità.
Un sogno e Sara venne trascinata nel lontano 1943, quando il perfido Tom Riddle, era solo al suo quinto anno a Hogwarts. Un sogno che forse non è veramente un sogno, ma che potrebbe essere realtà.
E se...
Genere: Mistero, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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La mattina dopo, indolenzita e scossa da brividi di freddo, Sara si svegliò sul divano. Aveva i capelli arruffati e in disordine, la bocca socchiusa e il trucco era un poco sbavato. Odette era seduta sul tappeto sul quale poggiava il divano, stringeva fra le mani una tazzina di caffè e sul viso vi era dipinta un'espressione riposata.

«So che sarà l'ennesima volta che te lo dico, ma il tuo letto è comodissimo» affermò Odette, piegando le labbra in un sorriso fresco. «Un giorno di questi vengo qui e te lo rubo»

«Lo dici ogni volta che rimani qui a dormire,» replicò Sara, mettendosi a sedere con una smorfia e stiracchiandosi. «ma entrambe sappiamo bene che te lo scordi per via dell'Alzheimer!»

Odette alzò un sopracciglio e parve offesa, ma Sara sapeva benissimo che era tutta una farsa. Praticamente un secondo più tardi, infatti, Odette scoppiò a ridere e Sara con lei, poi le indicò la cucina e disse che sua madre, prima di andare al lavoro, era passata a prendere delle brioche al bar. Sara, con uno scatto e ritrovata energia, saltò su e corse a prendersi la sua colazione – per un attimo ricordò quella fatta a Hogwarts.

Mentre se ne stava seduta su una sedia in cucina, gustadosi ad occhi chiusi la sua brioche alla marmellata, Sara si ritrovò a ripercorrere l'ultimo sogno che aveva fatto. Vide di nuovo una porta crearsi dal nulla, un salottino con due poltrone, il fuoco verde smeraldo scoppiettare nel camino e poi... Tom. E poi Walburga e Avery che entravano nella Stanza delle Necessità, le informazioni che avevano dato a Riddle e la tortura di Walburga.

Un brivido freddo e spaventoso le percorse la spina dorsale. Sara aveva assistito ad una scena terrificante e terribile, una scena nella quale Tom, il carnefice, si era avventato sulla sua vittima con un lampo di piacere mischiato a follia negli occhi.

Come aveva potuto farlo? Non aveva provato nessun rimorso nel vedere Walburga a terra, quasi agonizzante?

«Adesso porta Walburga in Infermeria: temo non si senta bene»

No, nel modo in cui aveva parlato ad Avery e nelle sue parole c'era tutt'altro che rimorso. Però c'era qualcosa che le sfuggiva, qualcosa che aveva sotto il naso, solo che non capiva cosa. Provò a ripercorrere il sogno, trattenendo a stento i conati di vomito: vedeva di nuovo Silente davanti a sé, lo sentiva affermare che avrebbero cambiato il destino di Riddle, insieme...

«Fai un passo indietro, Sara. Non è lì quello che sto cercando» sussurrò, corrugando la fronte, mantenendo gli occhi chiusi.

La Stanza delle Necessità. Riddle, Avery, Walburga e lei, Sara. E ancora lei da sola con Riddle.

«Adesso però dobbiamo parlare di cose importanti, Sara»

Ecco cosa le sfuggiva: non avevano parlato di niente, loro due! Sara, con imbarazzo, si vide mentre ricambiava più che volentieri i baci di Tom e, come se non bastasse, anche a quella sensazione di voler fare altro, con lui.

«Sara!» urlò Odette.

Sara aprì gli occhi di scatto sentendo la voce dell'amica tremare. Preoccupata, si alzò dalla sedia e uscì dalla cucina con uno scatto, ingoiando a fatica l'ultimo boccone di brioche alla marmellata. Odette l'aspettava, seduta sul divano; tra le mani stringeva qualcosa di nero simile ad un piccolo quaderno per gli appunti: il diario di Tom Riddle.

«Normalmente non avrei reagito in quel modo,» spiegò Odette, passando il diario a Sara. «perché so che queste cose si possono comprare online. Ma quel... coso! Quel maledetto affare!»

«Cosa, Odette?! Che è successo?» indagò Sara, guardando l'amica che aveva gli occhi spalancati e l'aria sconvolta.

Odette alzò lo sugardo e incontrò quello di Sara, poi deglutì e disse: «Sono apparse delle frasi, non appena l'ho aperto»

Sara lo analizzò con cura. Sfiorò la copertina in pelle, il nome intero di Tom in basso e ben centrato, poi lo aprì e osservò le pagine ingiallite dal tempo. Queste sembravano inutilizzate, pulite,come se il diario non fosse mai stato toccato; ma quando il suo dito indice passò sulla superficie ruvida, proprio come aveva detto Odette, apparvero delle scritte.

«E' uno scherzo, vero? Ti prego, dimmi che è un inchiostro invisibile, magari sensibile al calore!» fece Odette, ancora sconvolta.

Sara non disse nulla, ma i suoi occhi parlavano da soli. Come avrebbe potuto dire alla sua migliore amica, che fino a quel momento aveva pensato che i suoi sogni erano solo ed esclusivamente sogni, che il diario di Riddle era uno scherzo? Avrebbe mentito, per farla calmare? Non ci sarebbe riuscita comunque: Odette la conosceva più di chiunque altro, seconda solo a sua madre, e avrebbe capito all'istante che stava dicendo bugie.

Odette, allora, si passò una mano fra i capelli e prese a fare avanti e indietro davanti al divano. Tentò di capire come fosse possibile tutto ciò, come avesse fatto Sara a finire a Hogwarts, e proprio nel periodo in cui Lord Voldemort aveva percorso quei corridoi pergiunta.

«Ha scoperto di essere l'erede di Salazar Serpeverde» mormorò Sara, toccando una pagina a caso. «Forse questa era la missione di Avery: Tom gli avrà dato da cercare il cognome "Gaunt" ed è bastato un libro per scoprire ogni cosa. Questo vuol dire che presto troverà la Camera dei Segreti e il Basilisco»

«Ucciderà Mirtilla» concluse Odette per lei; il ribrezzo era molto chiaro nel suo tono di voce.

Sara annuì e si morse un labbro. Lei aveva fatto in tempo a vederla ancora in vita e forse, nel momento in cui avrebbe rimesso piede nei suoi sogni, a Hogwarts, l'avrebbe rivista priva di vita, stesa su una barella. Questo, però, le ricordò che Riddle si era spaventato in quel periodo: il preside Dippet, predecessore di Albus Silente, avrebbe chiuso la scuola se solo il colpevole non si fosse trovato; questo voleva dire che persino il povero Hagrid avrebbe pagato le conseguenze degli atti crudeli di Riddle.

Forse era meglio rimettersi a dormire, sperare di tornare a Hogwarts e correre nell'ufficio di Silente per raccontargli ogni cosa. Magari avrebbero salvato Mirtilla, avrebbero evitato di spedire Hagrid ad Azkaban e Tom...

«Scrivi una lettera alla Rowling» disse improvvisamente Odette, sedendosi accanto a Sara sul divano. «Lei ha scritto la storia, lei ti tira fuori da questo casino e rispedisce questo diario dove deve stare: nei suoi racconti»

«Non credo sia così semplice, Odette» replicò Sara, scuotendo il capo. «E' una donna occupata e sono certa che non risponde a tutti i fan che le scrivono: ne avrà a miliardi!»

Odette si alzò dal divano e si diresse in camera di Sara. Quest'ultima la seguì con una punta di curiosità nelle vene: la osservò mettersi alla scrivania, accendere il pc e attendere che questo si caricasse a dovere; poco dopo stava battendo le dita sulla tastiera, velocemente. Odette era finita in una pagina web in cui era riportato l'indirizzo mail o quello fisico dove J. K. Rowling in persona riceveva le sue fan-mail.

Sara si avvicinò e Odette le indicò l'indirizzo fisico, affermando che con un treno e un paio di autobus ci sarebbero arrivate tranquillamente. Magari si sarebbero appostate da qualche parte nella via, avrebbero atteso pazienti e, una volta avvistata la Rowling, sarebbero passate all'approccio diretto.

«Manderà sicuramente qualcuno al posto suo, Odette!» disse Sara, alzando gli occhi al cielo.

«Bene, allora aspettiamo e vediamo come vanno le cose: se non si presenta e, come dici tu, manda qualcun altro, seguiamo questo altro» replicò Odette, ritrovando il sorriso, eccitata all'idea di quella missione che nella sua mente stava via via prendendo forma.

Quindi, una volta che Sara ebbe accettato il piano di Odette, le due ragazze si prepararono ogni cosa dettagliatamente. L'indirizzo che Odette aveva trovato era di un posto a Londra, città che presto, grazie alla gita in arrivo, avrebbero visitato.

Il piano, dunque, era di stare assieme al resto della classe e dei professori fino al termine della prima giornata. Una volta tornati in albergo, mentre i loro compagni se ne sarebbero stati tutti insieme a parlare di cosa avrebbero potuto fare la sera, Sara e Odette sarebbero sgusciate via in punta di piedi. Per raggiungere l'indirizzo trovato da Odette avrebbero dovuto prendere due autobus, ma quello era il minore dei mali.

«Lo sai,» disse Odette, mentre Sara preparava dei panini con la Nutella quel pomeriggio. «da una parte ti invidio: hai la possibilità di vivere Hogwarts da vicino, poi hai incontrato Silente e sei una Corvonero! Me lo sentivo che eri una di loro!»

«Dimentichi che sono capitata nell'epoca di Tom Riddle e che sono praticamente la sua ragazza» le fece notare Sara, scuotendo il capo. «Presto si farà chiamare Lord Voldemort, ucciderà Mirtilla attraverso il Basilisco e via dicendo. Io sono pericolosamente vicina ad un assassino, e sono sicura che se gli andassi contro, anche solo una volta, lui non ci penserebbe su due volte a farmi del male»

Sara chiuse un panino e lo passò a Odette, leccando poi la lama del coltello, facendo attenzione a non tagliarsi. Il cioccolato e le sue papille gustative si lanciarono in una serie di baci e abbracci, il suo umore si sollevò velocemente e sul suo viso, finalmente, apparve un sorriso. Così, in quel momento di pura tranquillità, creatasi dopo aver messo in standby i pensieri su Riddle, Sara raccontò al Odette l'incontro con Silente.

In effetti, a pensarci bene, Sara non vedeva l'ora di tornare a Hogwarts solo per le sue lezioni private con il grande Albus Silente. Si sentiva un po' come Harry, quando, in "Harry Potter e il Principe Mezzosangue", lui e il preside si davano appuntamento per vedere nel Pensatoio i ricordi in cui Tom era protagonista, o quando erano andati a recuperare uno degli Horcrux.

«Bacia bene, il Signore Oscuro?» chiese Odette, ridacchiando; il labbro superiore sporco di Nutella.

Sara sospirò. «Purtroppo sì»

~ ~ ~

Odette era tornata a casa sua verso le sei e mezza, nell'esatto momento in cui la madre di Sara era tornata dal lavoro, esausta come al solito. Il sole era già tramontato, ma all'orizzonte si vedeva ancora la sua coda: colori caldi che si mischiavano al blu del cielo, sempre più scuro. Il manto di stelle arrivò in un battito di ciglia e, insieme ad esso, la luna fece il suo ingresso.

Sara rimase seduta su una sedia di plastica bianca fino a notte fonda ad ammirare quel satellite luminoso, accoccolata in una coperta che sua madre le aveva portato prima di andare a letto. La sua mente vagò senza il suo permesso in terre che lei aveva chiuso da ore, scivolò nella Stanza delle Necessità e si buttò fra le braccia di Tom Riddle.

Sara chiuse gli occhi e sentì la brezza accarezzarle il volto, nell'aria c'era il profumo della pioggia. Sorrise: una tempesta si avvicinava. Poi, sulle labbra, avvertì come una pressione e, nonostante fosse strano, Sara si disse che era molto piacevole e che in qualche modo le ricordava proprio i baci di Riddle; quando riaprì gli occhi, però, si rese conto di essere completamente sola. Alzò lo sguardo verso la luna e vide una nuvola scura coprirla pian piano, poi eccone arrivare un'altra, e alla fine il cielo sparì.

Sara si alzò dalla sedia di plastica, tornò i casa e chiuse la porta-finestra che dava sul balcone. Con un altro sorriso disse: «Hogwarts sto arrivando»

Sara si mise a letto, si girò un paio di volte per trovare la posizione più comoda e infine si rilassò. Le sue palpebre si fecero sempre più pesanti ad ogni minuto che passava, il suo repiro era regolare e, con l'arrivo di un tuono, e poco dopo la pioggia, Sara si ritrovò ad essere cullata da suoni meravigliosi. Sbadigliò due o tre volte, prima di addormentarsi veramente.

«Sveglia Sara!» esclamò la voce di Amy. «Faremo tardi a Erbologia!»

Sara riaprì gli occhi e si ritrovò a guardare le stesse tende blu che aveva visto nel suo primo sogno. Diversamente dalla prima volta, Sara non si sentì affatto confusa e questo fece nascere in lei una fantastica sensazione di leggerezza, quasi avesse frequentato Hogwarts per davvero e non solo in questi suoi strani sogni.

In rapida successione, Sara si alzò dal letto e afferrò divisa e bacchetta. Non aveva mai avuto una vera occasione per usare quest'ultima, ma sapeva che presto, con le lezioni private del grande Albus Silente, avrebbe avuto la possibilità di agitarla un pochino e questo era eccitante. Solo impugnandola, comunque, senza fare incantesimi veri e propri, Sara riusciva a percepire tutti gli anni che avevano passato insieme.

Fedele compagna, si disse, raggiungendo Matt e Lizzie nella Sala Comune di Corvonero insieme a Amy.

«Vi siete già divorati la faccia?» chiese divertita Sara, riponendo la bacchetta in una tasca interna della divisa e rivolgendosi al fratello e alla fidanzata di lui. «La tabella di marcia è stata rispettata?»

«Molto spiritosa, sorellina!» rispose Matt sarcasticamente.

«Lo so, fratellino. Lo so!» disse Sara, scompigliandogli i capelli – lui se li risistemò borbottando di avere una sorella esaurita. «Adesso sarà meglio andare: Erbologia ci attende e io voglio guadagnare altri punti per i Corvonero!»

«Come mai così allegra?» le chiese Lizzie, corrugando la fronte. «Forse qualche Nargillo ti ha confuso il cervello?»

«E' pazza, te lo posso assicurare io!» esclamò Matt, prendendola per mano e avviandosi verso il passaggio.

Sara e Amy si guardarono per una manciata di secondi e, quasi potessero capirsi, scoppiarono a ridere allo stesso tempo. In realtà, nemmeno Sara capiva come mai fosse così felice e attiva quel giorno, ma era convinta che c'entrasse qualcosa il fatto che, sebbene fosse semplicemente il suo quarto viaggio, si stava ambientando.

La Sala Grande era immersa nel brusio di studenti e insegnanti. Sembravano tutti in ritardo quella mattina, impegnati a discutere animatamente a proposito di argomenti differenti o a leggere la Gazzetta del Profeta portata dai gufi. Sara avrebbe molto volentieri letto il giornale, se solo Amy non le avesse detto di fare colazione in fretta – «Erbologia, Sara! Erbologia!».

Di Tom e la sua schiera neanche l'ombra, fino all'ora di pranzo Sara non ebbe il piacere di vederli. Con un po' d'ansia, quando li aveva visti entrare tutti insieme nelle Sala Grande, si era assicurata che Mirtilla fosse ancora viva: lei era seduta da sola, aveva le lenti bagnate dalle lacrime e stava borbottando qualcosa di incomprensibile. Aveva sospirato, Sara, nel comprendere che Riddle ancora non aveva scoperto l'apertura della Camera dei Segreti, ma sapeva che il tempo si stava avvicinando.

«Non abbiamo finito di parlare, io e te, Sara» mormorò Tom alle sue spalle.

Lei, Amy, Matt e Lizzie avevano finito di pranzare e, avendo tutti e quattro un'ora buca, avevano deciso di stare all'aperto vista la giornata splendente. Erano all'ingresso del castello quando Tom li aveva raggiunti, avvicinandosi pericolosamente a Sara e cingendole la vita con un braccio; l'allegria e la leggerezza che aveva provato quella mattina, svegliandosi nel dormitorio femminile di Corvonero, erano svanite all'improvviso.

«In realtà non abbiamo parlato proprio di niente, Tom» lo corresse Sara, voltandosi con coraggio. «Non c'è stato modo»

«Siamo stati interrotti, temo» annuì il Serpeverde, accennando un sorriso che lei sapeva essere falso. «E poi, con te nei paraggi, mi è proprio passato di mente ciò di cui volevo informarti. Quindi, hai tempo ora?»

Sara sapeva che il suo era un ordine, ma per la prima volta si sentì di dirgli di no.

«Mi spiace, Tom» disse, infatti. Poi indicò Amy, Matt e Lizzie e aggiunse: «Io e gli altri abbiamo deciso di andare al Lago Nero a fare una passeggiata. Torneremo prima del suono della campana, così da non arrivare in ritardo a lezione»

Lui assottigliò lo sguardo e rimase in silenzio a fissarla intensamente. Sara si sentì piccola piccola, e tentò in tutti i modi di non darlo a vedere.

«Allora mi unirò a voi» rispose Tom, ampliando il suo sorriso. «E' proprio un peccato sprecare una così bella giornata, anche solo per un'ora scarsa. Spero che ai tuoi amici non dispiaccia la mia presenza»

~ ~ ~

Angolo Autrice

Ed ecco qui il quarto capitolo! Ci ho messo un po' per scriverlo e per sistemare le parti che non mi piacevano, ma alla fine ce l'ho fatta!
Ad un certo punto mi si è persino spento il pc, per non so quale motivo, e ho temuto di aver perso l'intero capitolo. Fortuna che esiste il ripristino dei file, se non Avada Kedavra al mondo intero e via, proprio!
Bene, vi auguro una buona notte!
Domani scrivo il quinto capitolo e se riesco aggiorno!

   
 
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