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Autore: CinderNella    05/04/2018    3 recensioni
Si sentiva un po’ stalker a guardarlo e ad annotare ogni suo comportamento da dietro un muro delle rovine di Christ Church Greyfriars – se si fosse trovata dietro a un cespuglio avrebbe potuto trovarci dell’ironia nella situazione che stava vivendo da qualche tempo – ma era parte del suo lavoro anche quella. [...] Ma, diversamente dal solito, e non perché fosse venerdì, lui si era separato dal suo gruppo di colleghi per dirigersi all’interno del giardino che portava dritto alle rovine dov’era casualmente lei: si stava proprio dirigendo verso di lei.
Resasene conto, si catapultò alla panchina più vicina per dare l’idea di essere davvero impegnata a fare qualcosa che non fosse spiarlo da lontano, ma dalla sua espressione non doveva esserci riuscita: «Mi scusi, ma lei mi sta spiando?»
Era davvero come a scuola. Stesso portamento arrogante, stesse fattezze e modo di presentarsi elegante e capelli impossibilmente biondi: eppure era completamente diverso.
«Ehm...» non sapeva che scusa formulare.
«È la quarta volta che la vedo in una settimana e in zone diverse della città. Perché mi segue?»
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Luna/Theodore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Non aggiorno da 8 mesi e 12 giorni ed è davvero, davvero imperdonabile. Lo so. Purtroppo però diciamo che "la vita s'è messa in mezzo" nel senso che ho dovuto studiare e studiare e comunque non ho ancora concluso, ma la tesi è scritta e anche se ho avuto incidenti di percorso con professoresse particolarmente intransigenti mi manca solo un esame. E soprattutto l'ispirazione per finire questo capitolo - un po' più lungo del previsto sia perché dovevo farmi perdonare, sia perché non potevo anche dividerlo, deve stare tutto insieme per linearità - è tornata. Quindi il 41esimo capitolo è pronto. E vi auguro buona lettura, sperando che possiate perdonarmi e che non abbiate perso le speranze!








 
You are the hole in my head, you are the space in my bed
You are the silence in between, what I thought and what I said.
You are the night time fear, you are the morning when it’s clear
When it’s over you’re the start: you’re my head, you’re my heart.


 
Sia Luna che Theo avevano addosso enormi cappottoni babbani, che stonavano non poco con l’elegante maniero neogotico che si parava davanti a loro e che pareva non essere invecchiato dal momento in cui era stato costruito.
«Hai vissuto qui per tre anni della tua vita?» chiese Luna, strabuzzando gli occhi osservando quel piccolo castello dai colori scuri.
«Sì.» rispose Theo, sorridendo subito dopo «Sembra il castello di Malefica, ma ti posso assicurare che è davvero accogliente.»
Luna rispose al sorriso e gli strinse la mano, o quel che poteva, essendo le mani di entrambi pesantemente inguantate.
«Brrr» Luna emise quel verso nello stesso istante in cui la porta d’ingresso si aprì, mostrando un’affascinante donna sulla cinquantina, avvolta in un elegante mantello – che le faceva venir freddo solo a guardarlo.
«Il più freddo dal ’96, se ben ricordo.» commentò la donna, chiudendosi dietro la porta di casa e dirigendosi ad abbracciare Theo «Buongiorno, Theo. Tutto bene?»
«Buon Natale, Ajike. Nulla di nuovo dall’ultimo brunch.»
«Come mi ha resa cosmopolita la vostra vita babbana, organizzo brunch io!...» commentò la signora Zabini, e sembrava quasi orgogliosa oltre a essere autoironica. A Luna stava già simpatica «Tu devi essere Luna! Theo non fa che parlare di te.»
Ajike Zabini le porse la mano, che lei afferrò con sicurezza e un sorriso sulle labbra «Luna Lovegood. Piacere di conoscerla, signora Zabini.»
«Chiamami Ajike, quel “signora” mi fa sentire vecchia!» Theo era un po’ arrossito, dopo il commento della mamma di Zabini sulla numerosità delle volte che avevano parlato di lei, ma Luna gli fece un sorriso d’incoraggiamento.
«Allora, dobbiamo salire su quella macchina mortale babbana?» chiese Ajike, indicando l’auto al di fuori del cancello di ferro battuto.
«Sì. Ed è esattamente il motivo per cui siamo qui così presto.» Theo s’incamminò lungo il vialetto, mano nella mano con Luna, e Ajike che li seguiva a qualche passo di distanza.
«E così sia. Probabilmente è meglio un ambiente riscaldato di una scopa da corsa e il vento gelato contro il viso con queste temperature, ma anche alla mia veneranda età mi sentirei più a mio agio sulla seconda di queste scelte.»
«Suvvia, Ajike, non temere! Sono bravo a guidare. Non quanto Blaise, ma non sono pericoloso.» rispose Theo, premendo il pulsante accanto al portachiavi e aprendo l’auto.
Luna sbottonò il cappotto prima di aprire la portella dell’auto e Ajike sembrò fare lo stesso prima di entrare nella vettura.
«È contenta?» chiese Luna, e Theo poté intercettare lo sguardo che le due donne si scambiarono.
«Ma certo, è un’occasione felice. Anche se so che sono già sposati, me l’ha detto Blaise ieri sera. E poi gli sarebbe potuta andare peggio, avrebbe potuto innamorarsi di una che non sapeva tenergli testa. Ginny sembra promettere bene, invece!» commentò la donna, liberandosi dei guanti subito dopo la partenza dell’auto «Ciò non toglie il mio stupore: mio figlio è stato il primo tra di voi a sposarsi. Avrei scommesso su chiunque prima di scommettere su di lui, se devo dire il vero.»
«E non sei stata l’unica. Perlomeno io però la scommessa l’ho vinta!» commentò Theo, sorridendo maleficamente.
«Oh, piccola serpe! Sapevo non mi avreste delusa. Draco l’ha persa?»
«Ovviamente.» commentò Theo, sorridendo soddisfatto.
Luna era contenta di aver conosciuto in quella situazione la madre di Zabini, ed era conscia del fatto che questa sarebbe stata la cosa più vicina a un incontro con la famiglia di Theo: ed era meglio così, dopotutto era la famiglia che l’aveva accolto e che lui si era scelto. E sembrava davvero una bella famiglia.

«Posso parcheggiare qui?» la domanda l’aveva posta sia a Hermione che a Charlie, qualsiasi risposta sarebbe stata soddisfacente al momento.
Riusciva a vedere la casa a tre – o erano cinque? – piani da lontano, e notava anche il vialetto. Immaginava che non ci sarebbero state molte auto, ma la sua, quella di Theo e di Blaise ci sarebbero state sicuramente. E siccome non voleva rimanere bloccato lì indefinitamente, avrebbe volentieri parcheggiato per ultimo. O più lontano. O anche in mezzo all’erba. Ma ovviamente non avrebbe potuto ammetterlo ad alta voce.
«Qui a sinistra, prima di quello che sembra un rifugio nucleare va bene.» rispose Charlie, e Draco ringraziò il cielo: temeva che Hermione gli avrebbe fatto parcheggiare l’auto sotto quella casa, che a dirla tutta sembrava un po’ pericolante. Ma magari era retta dalla magia?
«Immagino sia una serra...?» ipotizzò Daphne, guardando in direzione dell’edificio alla cui sinistra avevano appena parcheggiato.
«Sì, una sorta di mega-ripostiglio. Ma non puoi negare che sembra l’entrata di un rifugio nucleare!» commentò Charlie, indicando la costruzione in questione.
«Weasley, stai vedendo troppi film apocalittici!» dichiarò Angharad, afferrando la borsa e aprendo lo sportello dell’auto non appena Draco fermò l’auto: non aveva nemmeno spento il motore e l’amica babbana era già fuori, seguita da Daphne.
«Immagino che vi aspetteremo all’interno» pronunciò allora Charlie, perplesso dalla velocità di quelle due. Dopo qualche secondo nell’abitacolo c’erano solo loro due.
Draco era non poco nervoso, ed era certo che Hermione se ne fosse accorta. Insomma, stava per conoscere la famiglia che era un po’ stata quella che l’aveva introdotta alla magia, soprattutto in quegli anni durante i quali la sua vera famiglia era dimentica di tutto in Australia. E da quello che lei gli aveva raccontato – sebbene non nei particolari, ma non era idiota – lo conoscevano già e probabilmente nemmeno lo sopportavano. Almeno, buona parte di loro. Charlie e George non lo odiavano, di questo era abbastanza sicuro. O forse solo di Charlie: George si comportava in maniera strana in sua presenza. Ma non sembrava restio a respirare la sua stessa aria, perlomeno.
Aveva cambiato marcia senza la solita grazia per tutte le tre ore di viaggio fino alla Tana, e sarebbe stato un eufemismo dire che era particolarmente propenso a saltar su per ogni nonnulla. Hermione aveva immaginato che sarebbe stato un po’ a disagio, ma non aveva mai pensato che sarebbe potuto essere così... reattivo.
Erano solo loro due nell’auto a motore spento e Draco aveva entrambe le mani sul volante, inspirava lentamente con gli occhi chiusi: allora afferrò la sua mano sinistra e gliela strinse «Andrà tutto bene.»
«Non temo un loro possibile tentativo di omicidio o tortura» iniziò Draco, afferrando a sua volta la mano di Hermione e lasciando cadere entrambe le mani intrecciate a qualche centimetro dal cambio «Ma ho carpito abbastanza bene dalle tue storie gentilmente censurate che molto probabilmente non sono loro molto simpatico, e bada bene che sono certo di star utilizzando un eufemismo.»
Hermione aspettò che si voltasse nella sua direzione per sorridergli: «Saranno civili, potrai benissimo entrare nel ruolo “Malfoy Manager” e li incanterai tutti. Soprattutto Arthur Weasley, ama le cose babbane.»
Lo sguardo di Draco era lievemente perplesso: «E poi pensa che hai già tre Weasley dalla tua parte.»
Se avesse potuto, la perplessità nello sguardo di Malfoy sarebbe aumentata: «Tre?»
«Ginny, Charlie e George.»
«Mi era passata di mente Ginevra. Non dirglielo o non mi parlerà per venti giorni almeno.» aggiunse subito dopo Draco, e Hermione sorrise: «Ovviamente.»
«Puoi stare tranquillo, non stai incontrando i miei genitori!» continuò Hermione, cercando di fare una battuta ma fallendo miseramente.
«Dubito di averli insultati espressamente, loro, però.» l’espressione di Draco si tramutò in una smorfia terrificata: «Non li ho mai insultati vero? Non davanti a loro?»
Hermione emise una risata e scosse la testa: «No, quando li incontrerai si ricorderanno solo di quel che dicevo loro dell’insopportabile Malfoy. Non li hai mai insultati, non preoccuparti.» lo trascinò verso il suo sedile per abbracciarlo «E possiamo rimanere qui dentro per altri dieci minuti.»
«Grazie.» la sua risposta arrivò solo dopo la stretta delle braccia intorno alla sua vita, e Hermione sorrise nell’incavo del collo di Draco, ben conscia del fatto che non la potesse vedere. Ma ne aveva chiaramente bisogno, e considerata la rarità dei suoi crolli nervosi – ma più frequenti, da quando aveva saputo dell’esistenza di una vecchia vita che non ricordava e che non era stata, a esser gentili, proprio virtuosa – sarebbe ovviamente stata lì per supportarlo. Ed era anche contenta che ci fossero Theo, Blaise, Angharad e Daphne: avrebbe avuto bisogno di tutto il supporto possibile.

Ron stava osservando la porta sul retro, dalla quale passavano gli invitati prima di arrivare al tendone dove si sarebbe svolta la cerimonia e il pranzo: qualche minuto prima aveva visto la sorella di Astoria e Charlie attraversarla, e ora avevano raggiunto il futuro sposo – che, da quello che aveva capito, in realtà, era già suo genero – Theo, Luna e la signora Zabini.
Lo sguardo era fisso su quella porta un po’ per pura curiosità, un po’ per mancato istinto di autoconservazione, probabilmente: aspettava l’entrata del furetto biondo, che a quanto pareva faceva molto più parte della vita di sua sorella di quanto ne facesse lui ora. E quando lo vide, lo riconobbe solo per la chiarissima chioma e i lineamenti lievemente spigolosi: sembrava essere sull’orlo di una crisi di nervi. O forse di ansia. O di entrambe. Non riuscì a trattenere un ghigno soddisfatto.
«Attento, Weasley, a osservare troppo e augurare il male poi si rischia che tali auguri tornino indietro.» Astoria Greengrass era apparsa al suo fianco quasi magicamente, tant’era stata silenziosa, che il rosso saltò su.
«Non sto augurando il male a nessuno.»
«Sei contento che Draco sia sull’orlo di una crisi di nervi, però.» commentò argutamente lei, guardandolo di sguincio e con un sopracciglio alzato.
«Anche se non volessi farlo, non mi riesce naturale.»
«E poi sarei io la serpe.» ribatté Astoria, roteando gli occhi al cielo.
«Lo sei comunque e lo sai benissimo. Solo che lo manifesti in altre occasioni e per altre persone o faccende.»
«Sì, potresti avere ragione.» concesse la biondina, tirandogli una leggera spallata: il rosso stava ancora osservando le interazioni di Hermione e Draco, che stavano salutando i padroni di casa, e in quel momento Hermione stava presentando il furetto ai suoi genitori. Avrebbe voluto sapere che cosa stessero pensando in quel momento, era molto curioso a riguardo.
«Come farai a superare questa giornata?» Astoria sembrava sinceramente curiosa, lo stava osservando interessata.
«Non lo so ancora, penso eviterò le persone chiave.»
«Intendi metà dei tuoi fratelli e tutti i tuoi amici tranne Harry.»
«Harry e Hermione erano miei amici di quelli che sono qui oggi.» rispose Ron, forse un po’ troppo velocemente.
«Wow. Non c’è davvero bisogno di essere stronzo con Luna, sai, capirei anche l’astio verso Hermione, ma Luna non ti ha fatto nulla.»
«Non provo astio, semplicemente dico la verità: quando passavo del tempo con lei lo facevo solo perché è la migliore amica di mia sorella e di Harry e a quanto pare, ora, anche di Hermione.» spiegò lui, osservando la bionda in questione sorridere all’unica dei presenti che non conosceva neanche di vista, ma da quello che gli aveva detto Harry, doveva essere la migliore amica di Daphne, nonché l’unica babbana presente.
«Ronald, ti sto avvisando: se butti merda su di lei, ti mette a posto. E poi Daphne probabilmente ti ammazza.» disse Astoria, seguendo lo sguardo del ragazzo in lungo e largo per il tendone.
«La eviterò, allora.»
«Bravo ragazzo» rispose la ragazza, prima di allontanarsi per andare a salutare Angharad, Charlie e la sua stessa sorella.

Erano tutti in piedi intorno agli sposi, i quali si stringevano l’un l’altro le mani sinistre, mentre il celebrante, un po’ perplesso, produceva nastri magici dalla bacchetta, pronti ad avvolgersi intorno le mani dei due giovani che pronunciavano la strana formula da loro prescelta.
Poiché non erano stati adibiti posti a sedere per osservare la cerimonia – Ginny alla fine non aveva ceduto solo su una cosa, ossia la non formalità della stessa: avrebbero scelto loro le formule da pronunciare e non ci sarebbe stata nessuna camminata in mezzo a sedie o cose del genere; già tutto quello che la madre aveva organizzato l’aveva stressata – eccetto quelli ai tavoli, e poiché nessuno aveva ancora preso posto quando gli sposi decisero di pronunciare i voti, si ritrovarono tutti in piedi attorno a loro due e al celebrante – per sommo orrore di Molly Weasley, che reputava tutte quelle peculiarità fin troppo eccessive.
«Padre, fabbro, guerriero, madre, fanciulla, vecchia, sconosciuto...» ripeterono contemporaneamente Blaise e Ginny, scambiandosi un sorriso molto simile a un ghigno, consci che in pochissimi avrebbero colto la citazione.
«Ma che roba stanno pronunciando?» Harry osservava perplesso i due ragazzi, alzando un sopracciglio: Hermione stava parlando con lui quando Ginny diede inizio alla cerimonia. Lanciò un’occhiata dall’altra parte del cerchio, dove c’erano Draco, Angharad, Daphne e Charlie che sogghignavano: loro sapevano tutto, e non solo perché avevano letto i libri. Come se il solo pensiero l’avesse avvisato dello sguardo di Hermione, Draco lo intercettò e le sorrise. Lei ricambiò.
«Cosa mi sto perdendo?» chiese sottovoce Harry, ancora perplesso.
«Shhh, ascolta.»
Il celebrante stava ancora producendo nastri dalla bacchetta, i quali si attorcigliavano intorno alle mani di Blaise e Ginny.
«Io sono sua e lui è mio, da oggi fino alla fine dei miei giorni.» pronunciò Ginny, mentre Blaise stava contemporaneamente dicendo «Io sono suo e lei è mia, da oggi fino alla fine dei miei giorni».
Il celebrante bloccò l’incantesimo e si allontanò, lasciando gli sposi al centro e la maggior parte degli invitati perplessi: fin quando Theo, Draco, Angharad e Daphne non seppellirono di abbracci e auguri i due neo-sposi per primi, e tutti gli altri seguirono, imbarazzati.
«Che diamine era quella roba?» chiese Harry, ancora non del tutto ripresosi da quello a cui aveva assistito, dopo essersi congratulato con gli sposi.
Hermione sogghignava, ben sapendo tutto. «Vuoi rispondermi, saputella?»
«I personaggi de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco si sposano usando questa formula.» spiegò lei, ancora sorridendo – e cercando Draco con lo sguardo.
«Che sarebbe...?»
«Angharad non ti ha ancora ossessionato con la sua saga preferita? Adora i Targaryen. Si è quasi fatta incenerire dal drago che Charlie ha portato a casa per colpa dei Targaryen.»
«Effettivamente, Targaryen non è un nome che mi è nuovo.» rispose Harry, riflettendo. Hermione aveva trovato con lo sguardo Draco, sedutosi a un tavolo con Theo, Luna, Charlie, Daphne e Angharad.
Harry lasciò perdere il discorso sulle saghe di cui Angharad era appassionata per seguire lo sguardo di Hermione e sorridere: l’amica intercettò il sorrisino e alzò un sopracciglio «Che c’è?»
«Non sto ridendo di voi. Solo... chi l’avrebbe mai pensato un anno fa.»
Hermione comprese e annuì, sorridendo all’amico «Già. Per dire la verità, tu avevi già lasciato Ginny...»
«Sì, ma non mi sarei mai aspettato di trovarmi, il Natale successivo, al suo matrimonio con Blaise Zabini.» rispose lui, con un tono forzatamente incredulo.
«Te ne penti?» chiese lei, a bruciapelo. Ricordava benissimo che i rapporti con Ron erano molto più stretti un anno prima, erano ancora loro tre. Anzi, quattro, inclusa Ginny.
«No. Neanche un po’. La separazione è stata difficile... e sono certo che lei mi abbia odiato non poco. Ma sono sinceramente contento per loro.» rispose immediatamente Harry, guardando la coppia che continuava a ricevere auguri a destra e a manca «Insomma, guardali! Si sono trovati. Non l’avrei mai immaginato, e probabilmente neanche lei, visti i loro rapporti a scuola... ma evidentemente si sono ri-conosciuti al momento giusto e nella situazione giusta.»
Hermione stava sorridendo, ma non stava guardando i due sposi: piuttosto un punto nel vuoto. Harry comprese «E anche tu e Draco. Anche se dopo. E nonostante tutti i casini. Immagino che nemmeno tu ti sia pentita di—
Hermione non gli aveva neanche lasciato il tempo di finire la domanda che stava già scuotendo la testa, sorridendo in modo quasi sognante – o almeno, Luna l’avrebbe definito così: «No.»
«Non serve neanche che tu elabori ulteriormente, lo vedo dalla tua espressione.» convenne Harry, con un sorriso che virava verso il ghigno.
Quando Hermione smise di sorridere in modo un po’ ebete guardando Draco, si rivolse nuovamente all’amico: «Come sta andando l’indagine?»
«Con l’aiuto di Astoria ho trovato qualche incantesimo promettente, che dovrebbe causare gli stessi effetti che mostra Malfoy, ma più deboli. Lei sta esaminando i tuoi appunti sulle pozioni in questi giorni, mentre Angharad ci aiuta creando... database?»
«Sta usando programmi di statistica per catalogare incantesimi e famiglie di maghi? Wow. Non me lo sarei mai aspettato» commentò, ironica: in realtà quella era una cosa proprio da Angharad.
«Parli del diavolo...» iniziò Harry, e difatti Angharad si palesò davanti a loro, per poi mettere entrambe le braccia intorno agli amici: «Hermione, ci sono piatti che si riempiono da soli. Da soli! Certo, non è il massimo, perché io volevo prendere degli antipasti diversi, però non mi sono dovuta alzare, e...»
Harry e Hermione si scambiarono un’occhiata complice: «Non azzardatevi a parlare senza parlare, lo so che sono nuova a queste cose, ma è stupendo! Daphne non incanta mai il cibo!»
«Immagino, ricordo la prima volta che ho visto qualcosa del genere.» il tono di Harry era comprensivo, nonostante le stesse dando piccole pacche sulla spalla che sembravano leggermente paternalistiche. Iniziò a condurla verso il suo tavolo, che era lo stesso di Hermione: li seguì, qualche passo più indietro. Era contenta che i suoi nuovi amici fossero in confidenza con i suoi vecchi amici. Era contenta di quella giornata. Era contenta di aver assistito a quel matrimonio, ed era contenta di essere lì con Draco. Aveva visto Harry allontanarsi verso la tavolata degli sposi e delle rispettive famiglie dopo aver accompagnato loro al tavolo, e Angharad si era già seduta tra Luna e Daphne, pronta a fagocitare un altro piatto di antipasti: Daphne la riprese, dicendole che avrebbe dovuto smettere se avesse voluto mangiare il resto, ma la babbana aveva già risposto all’amica dicendo che “tanto la cosa che preferiva ai matrimoni erano i buffet di antipasti e quelli dei dolci”.
Si sedette accanto a Draco e gli strinse la mano, riportando la sua attenzione e alzando poi lo sguardo verso di lui: lo scrutò attentamente, e non era più poi così spaventato. Sembrava quasi a suo agio.
Non solo era contenta, era proprio felice.

Il centro del tendone era pieno di gente che ballava: lui stesso fino a qualche minuto prima aveva volteggiato con Daphne in quello stesso posto, ma l’ex Serpeverde aveva ben pensato di andare a far compagnia a Fleur, che sedeva al tavolo con una Dominique particolarmente reticente a interagire socialmente.
Aveva intravisto Draco al limitare del tendone, vicino alle lucine, le quali pendevano lungo tutti i lati dello stesso e illuminavano non poco il tardo pomeriggio già da molto rabbuiato, ma non Hermione nei paraggi: aveva deciso di raggiungerlo, nonostante non sembrasse particolarmente a disagio, piuttosto incuriosito.
«Tutto bene?» chiese Charlie, fermandosi accanto al biondo, che stava osservando i piatti da portata riempirsi automaticamente – e magicamente – da soli con due dita sul mento e un’espressione perplessa.
«Sì... sì.» Draco si accorse di non aver trasudato sicurezza con quel tono, allora continuò «Solo non mi capacito del fatto che tutto questo sia stato parte della mia vita. E che non lo ricordi. Insomma, penso ad Angharad, che ancora sta parlando dei piatti che si riempiono da soli, e la capisco. Capisco il suo senso di stupore, perché lo provo anche io. Sebbene sappia razionalmente che probabilmente l’avrò già provato da bambino... Eppure emotivamente lo provo tutt’ora.»
Charlie rifletté a lungo prima di sospirare e rispondere: «È una situazione complicata. Specialmente essendone cosciente.»
«Non fraintendermi, è bello scoprire cose nuove. Ma non tanto quando sembrano nuove ma so che non lo sono. Insomma, tutto questo è affascinante... ma preferisco la mia casa completamente babbana.» approfondì Malfoy «E so anche come possa risultare assurdo pronunciato da me, nonostante non lo sappia davvero, ma solo per quello che ho carpito da Hermione. Riguardo a chi ero prima.»
Charlie sapeva quanto quello fosse territorio accidentato, così provò a sdrammatizzare: «Lo dici a qualcuno che non ti conosceva nel passato!»
«Sì, lo so. Ma so anche che probabilmente ti saranno arrivate voci. O magari... lamentele?» azzardò Draco, con esitazione.
«Ho sentito qualche recriminazione adolescenziale al tempo, ma niente di più.» rispose Charlie, sorridendogli.
«Grazie al cielo, almeno c’è qualcuno che attualmente frequento che non mi conosceva all’epoca.» rispose Malfoy, alzando gli occhi al cielo.
«Sai, non penso che quelli che ti conoscevano all’epoca facciano le stesse considerazioni del tempo sul te di ora. Ma sto giusto ipotizzando.» aggiunse Charlie, con tono scherzoso, ma in un certo senso anche pacatamente serio.
E Draco aveva capito cosa il rosso avesse inteso, ed effettivamente era anche ciò che provava e percepiva giornalmente. Non solo da Hermione, ma da tutte le altre persone che aveva conosciuto tramite lei. Addirittura dalla stessa Ginevra percepiva una certa aura emozionale diversa ora rispetto a quando l’aveva conosciuta: e aveva carpito, quasi un anno prima, di non starle molto simpatico. Eppure non saprebbe identificare il momento in cui quella percezione è mutata, il momento in cui sono diventati amici.
«Di che si parla?» George li aveva raggiunti, mettendo le braccia attorno alle spalle di entrambi, amichevolmente: aveva deciso che si sarebbe comportato solo così con l’ei fu furetto. Era giunto alla conclusione che, fattura o meno, quella davanti a lui era una persona che si era comportata solo correttamente nei suoi confronti, quindi anche lui l’avrebbe trattato come se fosse un qualsiasi altro conoscente. E poi tutti avevano diritto a una seconda opportunità, di questo era fermamente certo.
Charlie non si scompose e non accennò a rispondere, lasciando a Draco la possibilità di rivelare solo ciò che desiderasse.
«Della mia capacità di afferrare razionalmente ma non emotivamente come tutto questo facesse parte della mia vita.» sintetizzò efficacemente il biondo, non esimendosi dall’approfondire la spiegazione «E delle ripercussioni che questo, o meglio, che il mio passato da me dimenticato ha su un po’ tutto.»
«Wow. Profonde realizzazioni per un matrimonio atipico.» commentò scherzosamente George, e Draco gli diede corda: «Lo so, è sorprendente come dei piatti che si riempiono da soli possano portarti a crisi esistenziali!»
Entrambi i rossi stentarono a trattenere una risatina, non tanto per la battuta auto-ironica quanto per la sua esecuzione.
Tutti loro videro Daphne avanzare verso di loro furtivamente, ma solo George le rivolse un’occhiata perplessa: la donna si avvicinò a Draco e pronunciò solo «È il momento. Theo ha portato Blaise sul terrazzino del terzo piano, tu prendi la bottiglia dalla borsa di Hermione e muoviamoci.»
Solo quando i due ex Serpeverde si allontanarono, George diede voce al pensiero che gli stava ronzando in testa da quando aveva notato il fare da film di spionaggio che entrambi avevano: «Cosa stanno andando a fare, defenestrare il novello sposo?»
George sorrise, avrebbe condiviso la perplessità del fratello se solo non avesse saputo: «Non proprio. Si tratta solo di un piccolo festeggiamento privato.»

«Ragazzi, so che abbiamo percorso rampe di scale, non state per vendicarvi per qualcosa di cui non ho ricordo,vero?» Blaise, bendato, blaterava così vicino alla porta finestra che conduceva al terrazzino: Theo lo teneva per il gomito, ed era così che Daphne e Draco li avevano trovati dopo averli raggiunti.
La mancata risposta probabilmente avrebbe potuto far alterare ulteriormente Blaise, ma loro sapevano che non lo era sul serio, e qualche secondo dopo lo liberarono dalla benda e gli porsero la bottiglia di Veuve Cliquot.
«Miscredente!» commentò Draco, non appena Blaise sembrò arrivare alla conclusione dopo aver tenuto conto di tutte le variabili «Ah, già. Mi ero dimenticato della promessa.»
«Blaise, qua sono io lo smemorato, e comunque questo lo ricordo!» continuò a punzecchiarlo Draco, mentre il migliore amico si accingeva a strappare la carta dalla bottiglia.
«Nessuno di voi ha pensato di portare dei bicchieri?» il tono spazientito di Daphne era facile da identificare, ma Blaise aveva la risposta pronta: «Faremo come i vecchi tempi: dalla bottiglia!»
«Non vorrei prendermi una qualche malattia da te così, Zabini, sono riuscita ad evitarlo per tutti questi anni...» commentò Daphne, fingendo un’espressione schifata.
«Effettivamente le hai passato proprio così la mononucleosi...» commentò Theo, dandole ragione.
Blaise li guardò col fare di qualcuno che non era davvero dispiaciuto «Beh, signori, siamo qui... e la bottiglia è stappata» terminò lui, e i tre videro solo il tappo volare giù dal terrazzino.
«Ormai è fatta» continuò Blaise, ammiccando ai tre amici e passando la bottiglia a Daphne, che roteò gli occhi: «Zabini, se quindici anni fa mi avessero detto che tu saresti stato il primo a sposarti, avrei riso loro in faccia. Con la Weasley poi! Eppure... bleah, dirò qualcosa di troppo sdolcinato per i miei gusti, ma, siete-fatti-per-stare-insieme, ecco.» la bionda tirò un lungo sorso dalla bottiglia, visibilmente provata dall’aver espresso così tanta delicatezza.
La bottiglia passò a Malfoy, che esordì con un: «Ora tocca a me dare cento sterline a Theo. È davvero ufficiale.» l’amico in questione aveva un’espressione gongolante, mentre Daphne e Blaise li osservavano sconvolti: «Davvero? Theo aveva puntato su di me come primo a sposarsi?»
Il bruno annuì: «Ero certo che avresti fatto qualcosa di avventato per quella che ti avrebbe fatto perdere la testa, ti conosco così bene!»
Draco alzò la bottiglia pronto a continuare: «Auguri a entrambi, ma soprattutto a te che sei diventato il più responsabile di noi quattro.» Malfoy bevve e passò la bottiglia a Theo.
«Non so se è il più responsabile ora, ma sicuramente lo sarà tra sei mesi. O magari sarà solo quello con più ore di sonno arretrate, tra di noi.»
«Nott, come puoi credere così tanto in me e poi lanciare sferzate micidiali, non me l’aspetto!» rispose Blaise, con una mano teatralmente al cuore.
«Auguri, compagno!» terminò Theo, alzando la bottiglia e bevendone un sorso, per poi passarla a Zabini.
«Grazie. A tutti.» disse il novello sposo, sinceramente e senza fare il burlone, per una volta «...e auguri a me!»
Solo dopo che Blaise terminò la bottiglia si resero conto che qualcuno era sulla soglia. Ginny li guardava con un sopracciglio alzato, senza avanzare: «Di grazia, che cosa ho interrotto? Non vi facevo così sentimentali.»
«Weasley, era dovuto. E poi se non altro siamo imprevedibili!» la rimbeccò Malfoy, incamminandosi verso la porta-finestra con un braccio intorno alle spalle di Zabini.
«Sì, decisamente.» convenne Ginny, sbattendo le palpebre «Andiamo, romanticoni, che giù si stanno chiedendo che fine avete fatto. Davano per scontato che l’aveste aiutato a fuggire!»
«Quanta sfiducia!» commentò Daphne, fingendo platealmente contrarietà.
«Effettivamente sarebbe stato più plausibile da immaginare, rispetto a quello che è successo sul tuo balcone.» aggiunse Theo, sogghignando.
Ginny indicò l’amico con enfasi, come se finalmente qualcuno avesse colto il punto della questione: «Esattamente! Apparite come dei ghiaccioli superficialmente e poi vi dimostrate in realtà dei cuori caldi!»
«Che?» ribatté Daphne, schifata.
«Come il dolce!» continuò Ginny, scendendo le scale.
«Ma che robe mangiate a casa?» continuò Daphne, rivolgendosi ai neo-sposi e scuotendo la testa.
«Daph, non so cosa ti aggrada, ma per quanto mi riguarda il cuore caldo al cioccolato è uno dei dolci migliori al mondo.» commentò Draco, sconvolto dall’affermazione dell’amica.
«Grazie!» esclamò con enfasi Ginny, alzando le mani al cielo.
«Weasley-Malfoy, un’accoppiata micidiale definitivamente inaspettata.» disse Theo, imitando la telecronaca sportiva, mentre i diretti interessati battevano il cinque.
«Effettivamente ho paura di loro due insieme» convenne Blaise, annuendo vigorosamente, e facendo scoppiare tutti a ridere: le risate non erano ancora scemate quando arrivarono insieme al tendone, gli unici testimoni dell’intimo brindisi segreto.

I saluti erano stati molteplici e fortunatamente erano terminati, aveva finalmente convinto Angharad a mettersi il cappotto e aveva notato che Hermione lo aspettava all’ingresso di quella che tutti chiamavano Tana. Theo e Luna dovevano già essersene andati, visto che non li vedeva con Hermione.
Angharad stava dicendo qualcosa su come avesse sperato che il cibo magico riempisse di meno, perché ne aveva mangiato tantissimo e si sentiva piena a scoppiare, quando tacque senza neanche finire la frase.
«Che, ti è andata di traverso la torta nuziale?» fece Draco, girandosi verso la ragazza e rendendosi conto che occhieggiava un intruso dai capelli rossi non poco platealmente.
«Ehm, ciao.» quello che ricordava essere Ronald Weasley – e non perché gli fosse stato presentato quella sera, anzi, l’aveva intravisto pochissimo per tutta la durata di cerimonia e festeggiamenti – gli stava rivolgendo un saluto imbarazzato, cercando di ignorare Angharad che passava lo sguardo dall’uno all’altro.
«Ciao! Tutto bene?» chiese allora Draco, cercando di stemperare l’imbarazzo in qualche modo.
«Tutto ok.» rispose brevemente Ron, grattandosi la nuca; Draco poteva vedere chiaramente Astoria Greengrass che li osservava con intento a circa dieci metri di distanza «Volevo chiederti scusa. Sai, per aver irrotto in casa tua qualche mese fa. Non ero in me... Sai, con la maledizione Imperio...»
Ron notò lo sguardo perplesso di Draco, che stava aggrottando le sopracciglia «Sì, insomma, la mia ex-ragazza mi aveva fatto un incantesimo per cui dovevo fare per forza qualcosa. Quel qualcosa che ho fatto. E... mi dispiace.»
Draco era perplesso, ma accettò comunque le scuse: «Non preoccuparti, chiaramente non eri in te! Piacere di averti rincontrato.»
Hermione era arrivata in quel momento, frastornata e scarmigliata, per esser testimone insieme ad Angharad della stretta di mano tra i due uomini. Per poco non espresse platealmente il suo sbigottimento lasciando cadere la mandibola.
«Buona serata!» continuò Draco, con un sorriso sorprendentemente genuino per essere di circostanza – almeno era ciò di cui era certa Angharad, mentre faceva strada verso la porta.
«...Anche a te.» rispose Ron, rivolgendo poi lo sguardo a Hermione e annuendo «Hermione.»
«Ciao Ron.» rispose quella, abbozzando un sorriso per poi voltargli le spalle per seguire Angharad e stringere la mano disponibile di Draco, ancora lievemente incredula.
Lo sbalzo termico tra la casa e l’esterno era notevole e ne fu grata, lieta di aver qualcos’altro a cui pensare, piuttosto che allo scambio a cui aveva appena assistito.

Era finalmente uscita dal bagno, struccata e in pigiama, pronta per andare finalmente a letto, quando lo trovò occupato: Draco era al suo lato, ma accanto a lui c’erano Nix e Nyx, stesi in modo da occupare completamente il suo posto.
Draco aveva il laptop posato sulle gambe ma doveva averlo lasciato perdere perché entrambe le mani erano impegnate a massaggiare la pancia ai due gatti, che si beavano delle coccole in posizione supina.
Hermione aprì le coperte quel poco che poté e si sistemò nello spazio rimanente, quando Nyx decise di rivolgerle la sua attenzione acciambellandosi accanto all’umana: non poté che eseguire e accarezzare quell’adorabile testolina nera.
«Qualcuno deve aver sentito molto la nostra mancanza oggi...» Hermione aveva iniziato a parlare nella riconoscibilissima voce che utilizzava solo quando parlava con i gatti coccolandoli, e Draco si era ripromesso di non prenderla in giro – se non altro perché la utilizzava lui stesso, nonostante lei non l’avesse mai colto in flagrante.
«Sono abbastanza sicuro che dormiranno in mezzo a noi stanotte. Ma meglio, così non patiremo il freddo.» continuò Draco, sorridendo dolcemente a Nix.
«Non penso l’avresti patito comunque, dato il piumone!» commentò Hermione, continuando a guardare attentamente Nyx durante le coccole «E poi non festeggiare prima del previsto, che queste bestioline fanno arie di notte e lo sai bene.»
Quando non ricevette alcuna replica, si voltò a osservare Malfoy, e lo beccò a osservarla con intensità: «Sì?»
«Stavo pensando... che ne pensi del matrimonio?» chiese a bruciapelo, come se gli fosse appena venuto in mente.
«T’è venuto in mente per oggi?» ribatté lei, sorridendogli ma senza nascondere un po’ di perplessità.
«Beh, sì, era impossibile non pensarci. Ma in realtà ci avevo già riflettuto qualche tempo fa... Sai, qualche tempo dopo aver scoperto la verità...» spiegò Draco, tranquillamente. Non credeva che avrebbe affrontato una discussione del genere in pigiama e coccolando i loro gatti, ma in realtà non aveva mai immaginato se e quando sarebbe arrivato il momento di affrontare quel discorso. E Draco sembrava pensarci già da un po’.
«Direi che non mi oppongo all’idea. Ma a dire la verità non ci avevo pensato prima.» rispose lei, altrettanto chiaramente.
Draco fece spallucce: «Ti lascio altro tempo per acclimatarti all’idea, allora.»
«Sembra che abbiamo appena terminato un accordo di merging.» commentò Hermione, e sul volto di Draco comparve un’espressione quasi schifata «Per quanto sia il paragone più adatto, no. Per favore, no. E poi era solo per iniziare a parlarne...»
Hermione bloccò in primis quella che sarebbe potuta essere una spirale verso diverse giustificazioni sorridendogli: «Di sicuro non prenderò il tuo cognome, il mio è più bello!»
«Per fare un merging per bene dovremmo mischiare anche i cognomi però!» ribatté lui, con un ghigno.
«No, mi spiace, Gralfoy non funziona.» rispose Hermione, scuotendo la testa ripetutamente.
«Vieni qui, Gralfoy!» ribatté Draco, allungando un braccio nella sua direzione e accogliendola nell’abbraccio, in cui vennero necessariamente coinvolti Nyx e Nix, beatamente accoccolati tra i due umani che si scambiavano un bacio.
  
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