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Autore: Erina91    06/04/2018    7 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Connessioni Latenti


Hayama stava giocando a biliardo con Yukihira e Ryou, ma aveva perso ogni partita.
Era distratto perché il pensiero di Arato non gli permetteva di concentrarsi nel gioco.
Si sentiva irritato perché non riusciva a capire come potesse farsi influenzare a tal punto dagli strani sentimenti che provava per lei. C'era anche Akhila con loro e proprio in quel momento stava seguendo la loro partita, ma durante la gita fatta nel corso della giornata_anche se aveva passato gran parte del tempo con ella_il suo sguardo non aveva lasciato la figura di Arato e non faceva altro che chiedersi cosa stesse pensando del rapporto tra lui e Akhila.
Odiava ammetterlo, ma non voleva che fraintendesse la loro relazione pensando che condividessero qualcosa di serio, quando in realtà_anche se erano in confidenza e lui in qualche modo teneva a lei_andavano solo a letto insieme.
Non era l'unico ad accorgersi di essere pensieroso, difatti Yukihira lo riprese:
-Hayama! È già la quarta partita che perdi, perché sei così scarso?-
-sta zitto, Yukihira, concentrati sulla tua di partita.-
-Forza Akira!- gridò invece, Akhila, alle sue spalle. Niente da fare, il pensiero di Arato non lo lasciava.
Dove si trovava? Perché non era con loro?
Da quando avevano terminato la cena era sparita e i suoi occhi non avevano smesso di cercarla, come ad accertarsi che non si fosse dimentica di lui anche dopo averlo visto in atteggiamenti intimi con Akhila.
Era deprimente avvertire una certa preoccupazione verso tale possibilità, ma da quando l'aveva baciata mentre dormiva_quella sera che l'aveva riportata in camera ubriaca_si era accorto di desiderarla più di quanto credesse e pur essendo frustrante non poteva fare a meno di sentire emozioni di quel tipo.
Che poi si trovava in una sorta di confusione mentale in quanto non riusciva a capire se si trattasse solo di una forte attrazione o se provasse ulteriori sentimenti, qualcosa che andasse al di là del semplice desiderio sessuale verso di lei.
Già il fatto che la cercasse e che si sentisse ansioso perché non la trovava poteva essere un segnale alquanto dubbioso verso quelle ambigue emozioni tanto intense da disorientarlo.
Scosse la testa tentando di scacciare nuovamente quelle sensazioni, in modo da poter mandare in buca la pallina.
Sbagliò mira ancora una volta, lanciando un imprecazione.
-Hayama.. Yukihira ha ragione, che ti prende stasera?-
Riversò un'occhiataccia anche a Ryou.
Fortunatamente intervenne Akhila nella conversazione:
-Akira.. si è fatto tardi, credo che debba rientrare adesso.-
Posò l'asta a terra, senza avvertire gli altri due che si sarebbe allontanato per un po' dalla partita. 
-ti accompagno.- si offrì sbrigativo.
Akhila annuì sorridendogli grata.

Uscirono dalla sala giochi dell'hotel fermandosi in corridoio.
-sono stata davvero bene oggi.- confessò languida -passa a salutarmi prima che tu riparta per Tokyo.-
Lui non le rispose, dunque Akhila si limitò ad avvolgere le braccia attorno al suo collo per unirsi in un abbraccio affettuoso e passionale. Proprio nell'attimo in cui si stavano abbracciando, vide salire dalle scale Arato.
Non riuscì a controllare un'espressione di sorpresa al momento che lei si bloccò a metà scalino per osservare la scena con occhi che gli parsero vitrei e tristi. D'istinto, quasi senza rendersene conto, si staccò bruscamente da Akhila che fu colta di sprovvista dal gesto. -che ti prende Akira?-
A quel punto, visto che lei a differenza sua stava dando le spalle ad Hisako, si voltò per capire cosa stesse succedendo.
-sig.na Arato..?-
Hisako si riscosse provando a mostrarsi indifferente davanti a quella visione.
-continuate pure, non volevo interrompervi..- chiaramente tali parole, almeno a lui, risultarono molto insicure e poco convincenti. Dopodiché li superò e Hayama notò che stava cercando di nascondere il volto, come se non volesse incrociare il suo sguardo. In tono schivo, allora, si rivolse ad Akhila:
-intanto avviati. Ti chiamo domani.-
Fece per seguire Arato, ma Akhila lo fermò ancora:
-ehi Akira! Che ti succede? Mi saluti così?-
Lui le lanciò uno sguardo ruvido, tanto che quasi la spaventò, poi scostò il suo polso dalla sua presa femminea.
-ho qualcosa da fare in questo momento.- asserì piatto.
Allora Akhila, seppur sul punto di piangere, lo lasciò.
-va bene. Ci sentiamo domani..-
Detto questo si allontanò a passo spedito, come se volesse fuggire da lui.
Si sentì un po' in colpa per quello, ma se non avesse affrontato Arato il suo pensiero avrebbe continuato a tormentarlo per il resto dei giorni e ciò si sarebbe trasformato in un vero fastidio.
Non voleva impicci e in quel momento Arato lo era. Era un vero incubo. Un rosicante “tarlo”, perché non riusciva a capire cosa volesse da lei e come fosse potuta diventare la sua ossessione visto che non aveva assolutamente nulla di attraente a suo dire. Il corridoio era vuoto, quindi pensò che Hisako avesse preso l'ascensore per tornare alla sua camera.
Intanto che percorreva il lungo ingresso per raggiungere l'ascensore, passò di fronte ad un'altra saletta dell'Hotel munita di un piccolo bar e la vide lì, seduta su un panchetto, con le gambe accavallate in maniera elegante e sensuale, che ad alta voce ordinava al barista:
-mi dia uno shottino di Baylies al cacao.-
Sospirò irritato e rapidamente la raggiunse, fermando il cameriere che stava per appoggiare sul bancone il bicchierino ripieno. -la perdoni, signore, ha perso la testa.-
L'uomo si fece perplesso allontanando il bicchierino da Arato.
-Hayama!- protestò seccata quest'ultima -chi sei per impedirmi di rilassarmi con una leggera bevuta?-
Continuò sarcastica. -fino a poco fa non stavi salutando la sig.na Sharma con tanto entusiasmo?-
Tornò a guardare il barista.
-non lo ascolti, mi passi quello che ho richiesto.-
L'uomo si fece ancora più stranito e le consegnò nuovamente il bicchierino.
Hayama lo fermò ancora, -si prenda una pausa.- ordinandogli perentorio.
-perché stai mandando via il barista? Per caso ti è venuta voglia di conferire con me in privato?
Pensavo non ti importasse visto come sei.-
-smettila di coinvolgere altre persone in cose che non le riguardano. Stai diventando irritante.-
-..e allora perché ti trovi qui, di grazia?- ironizzò aspra.
-non vorrei ritrovarmi l'ennesimo “sacco di patate” da portare in camera.-
-sarei io il “sacco di patate”?-
-non ricordi proprio nulla di quella sera, vero?-
Si schiarì la voce, leggermente a disagio, preoccupato che si ricordasse del bacio.
-cosa dovrei ricordare secondo te? Il tuo solito atteggiamento da bastardo?-
-niente di particolare. Come al solito sei stata fastidiosa.-
Fu sollevato che non si ricordasse nulla, altrimenti sarebbe stato un vero problema per il suo orgoglio.
Successivamente Hisako riprese altezzosa:
-non ho bisogno di essere controllata come se fossi una bambina, per cui ti chiederei di andartene o di tornare dalla Sig.na Sharma. Non sono dell'umore per affrontare il tuo comportamento in questo momento.-
La vide abbassare nuovamente lo sguardo, cupa, per un attimo si incantò ad osservare i lineamenti del suo volto: le labbra sottili lievemente incrinate, le sopracciglia decorate da un leggero mascara, il volto illuminato solo da delle soffuse luci che facevano atmosfera, tipiche dei bar notturni ma che non facevano altro che risaltare i contorni del suo viso la cui pelle appariva morbida e liscia. Il caschetto incorniciava graziosamente il volto.
Si ritrovò a pensare a quanto fosse carina in quel momento e involontariamente i ricordi andarono a quella notte nella quale l'aveva baciata mentre dormiva. Per un attimo ebbe l'istinto di ripetere l'esperienza, ma scuotendo la testa si trattenne. Calò il silenzio tra i due; poiché, a parte il fastidio per quello che provava, non sapeva cosa dire.
Tale silenzio fu interrotto da Arato:
-Hayama.. si può sapere cosa fai ancora qui? Non hai capito che mi disturbi con la tua presenza?-
-cosa esattamente ti disturba, Arato, il fatto che sia qui con te o che abbia passato l'intera giornata con Akhila?-
Lei sgranò gli occhi spiazzata.
Evidentemente non era completamente brilla perché pareva aver capito bene la domanda che le aveva posto.
Domanda che subito dopo si era pentito di averle fatto, dato che le aveva dimostrato di interessarsi a ciò che provava nel vederlo con un'altra. -il fatto che tu sia qui. Cos'altro sennò.- farfugliò mentre le guance assunsero un colore rosato causato dall'imbarazzo. Poi seguì provando a rendere la sua risposta più credibile:
-non mi dire che stai sperando che sia gelosa della sig.na Sharma! Perché se così fosse, sei completamente fuori strada!- Sputò quelle parole in tono irritato, trasmettendogli il contrario: segno che la situazione tra lui ed Akhila non le era affatto indifferente come cercava goffamente di fargli credere. Non era particolarmente brava a nascondere i suoi sentimenti.
Cercò di celare un ghigno compiaciuto che conseguentemente avvertì come malsano: non riusciva ad accettare di provare qualcosa per Hisako Arato, ma quanto avrebbe potuto nasconderlo ancora?
Già adesso trovava difficile riuscire a mantenere la compostezza e non versarle tutta la verità dietro al rapporto che c'era tra lui e Akhila. Arato non sbagliava supponendo che ci fosse qualcosa tra loro, perché effettivamente c'era visto che andavano spesso a letto insieme_almeno ogni volta che lui andava in India_ma solo quello era. Niente di più.
Tuttavia, con il carattere che aveva e l'incapacità di accettare di essere incuriosito e interessato ad Arato, qualcosa gli impediva di essere totalmente franco con lei. Aveva paura forse? E di cosa?  Quando mai aveva paura di qualcosa?
Non gli era mai importato di ciò che pensassero gli altri di lui, ma sfortunatamente, invece, sembrava importargli molto di quello che Arato pensava. Perché l'aveva rincorsa appena l'aveva notata fuggire via alla vista di lui e Akhila abbracciati? Sapeva perfettamente di averlo fatto perché in quel momento la sua folle incoscienza aveva desiderato chiarire il malinteso con lei; però, ora che si trovava lì, l'unica cosa che riusciva a fare era stuzzicarla e provocarla.
Perché quella maledetta donna doveva renderlo tanto confuso?
-sei davvero sicura di ciò che stai dicendo?- finì per canzonarla di nuovo, difatti Hisako si infastidì nuovamente.


 
****


La fissò intensamente e così tanto che Hisako avvertì le gambe farsi improvvisamente molli ed instabili, giacché quello sguardo oltre ad essere terribilmente affascinante sembrava in qualche modo molto rapito da lei.
Non sapeva se fosse un effetto dell'alcol, ma in quell'attimo lesse tali sensazioni e per la prima volta le parve di suscitare una certa attrazione in Hayama. Comunque non voleva farsi influenzare dalle impressioni che stava avendo perché potevano essere sbagliate o dettate da una sua lieve speranza di donna innamorata persa per qualcuno che non la ricambiava. Cercò di riprendere una sorta di lucidità tentando di osservare e leggere meglio gli atteggiamenti incomprensibili di Hayama nei suoi confronti.
Cosa diavolo voleva da lei?
Perché non la lasciava soffrire in pace e non smetteva di tormentarla dandogli messaggi di implicito interesse?
Ma era davvero interesse, oppure lo faceva solo per farla innervosire?
Non riusciva proprio a capirlo: era talmente enigmatico che quasi la stava incitando a porgli la valanga di domande che faticava a controllare. Le aveva perfino impedito di bere e ora non sapeva neppure come sopportare il dolore e l'ennesimo rifiuto. Inoltre, il fatto che l'avesse seguita subito dopo le stava lasciando qualche speranza che preferiva non avere più dopo averli visti appiccicati e ovviamente era chiaro che quell'abbraccio non fosse solo un semplice abbraccio, ma un'esplicita dimostrazione che i due condividevano o avevano condiviso il letto diverse volte.
Sentì gli occhi inumidirsi ancora, lasciandole un senso di frustrazione che ormai sembrava essere diventato un tutt'uno con lei. Cosa doveva rispondere alla sua ennesima provocazione? Di certo non voleva cedere chiedendogli ogni dettaglio su Akhila e confermandogli di star morendo di curiosità, perché così gli avrebbe solo regalato soddisfazione.
Sapeva di non essere una cima a nascondere le sue emozioni, ma almeno doveva tentare di farlo per proteggere se stessa e il suo cuore. -certo. Non mi interessa affatto quale sia il vostro rapporto.- mentì allora, deglutendo.
Come immaginava, non era sicura di essere stata convincente.
-è inutile che tenti disperatamente di nascondere la tua curiosità sul nostro legame, perché la tua insicurezza ti tradisce.-
Sbatté piccata il bicchierino sul bancone del bar facendo fuoriuscire il contenuto. -adesso mi stai infastidendo, Hayama.-
Gli scaricò un'occhiata astiosa. -può essere che quello che invece muore dalla voglia di chiarire il malinteso_sempre se si tratta di malinteso_sia tu? Se ti interessa tanto dirmi cosa c'è tra voi basta che tu sia più diretto.-
Hayama, con sua sorpresa, si aprì in un espressione sbigottita che le fece quasi sperare di aver indovinato i suoi pensieri. Anche lei, quindi, assottigliò gli occhi spiazzata. -non mi dire.. volevi davvero chiarire la situazione?-
Le sembrò di vedere Hayama imbarazzarsi; infatti, quest'ultimo voltò la testa altrove per nascondere l'attuale disagio e optò per un borbottio incomprensibile. -figurati.- almeno fu questo che le parse di sentire.
Tuttavia, non riuscì a trattenere un risolino divertito.
-da quant'è che ci tieni a chiarire i tuoi dubbi?-
-non capisco cosa ci trovi da ridere. Sei odiosa.- tuonò seccato, precisando:
-..e comunque non era per il motivo che credi che ti ho seguito. Di certo non mi interessa cosa pensi.
Volevo solo evitare di averti come peso sulle spalle.-
Hisako non rispose e tra i due calò un quiete silenzio. -in ogni caso sembra che tu ti sia calmata, per cui è meglio che vada visto che ho già perso abbastanza ore di sonno per colpa tua.-
lo interruppe per primo Hayama. Si alzò dal pacchetto aggiungendo:
-buonanotte. Ci vediamo.-
In qualche modo si rese conto che forse era stata troppo precipitosa nel pensare che Hayama fosse solo venuto a prendersi gioco di lei, come al solito. In quel momento volle credere che fosse venuto per chiarire il fraintendimento_anche se questo l'avrebbe fatta soffrire nuovamente semmai si fosse illusa ancora_perciò decise di fermarlo per il polso poggiando d'istinto la testa dietro la sua ampia schiena. Hayama si arrestò di colpo, colto di sorpresa.
-hai ragione! Sono dannatamente curiosa di sapere quale sia il vostro rapporto!- gridò tali parole con tanta energia che perfino il barista si distrasse dalle sue mansioni di pulizia.
Dopodiché si sentì arrossire come non mai e ringraziò il fatto che Hayama fosse di spalle così da non poterla vedere.
Quanto coraggio aveva dovuto raccogliere per dire quelle parole?
-..puntualizzo che non è perché provo qualche tipo di interesse nei tuoi confronti, chiaro? È solo che sei un tipo molto distaccato e nonostante ci conosciamo da anni con nessuno ti ho mai visto tanto legato, quindi ero curiosa..- si affrettò a dire, alla ricerca di giustificazioni, sperando di celare i suoi sentimenti a senso unico.
Lentamente sentì Hayama salire verso le sue mani avvolte attorno alla sua vita e con delicatezza staccarle dalla presa, ma il suo tocco era stato tanto delicato che piuttosto che sentirsi respinta avvertì il gesto come una tenue carezza.
In seguito, tornò ad incrociare il suo sguardo aprendosi in un ghigno provocatorio.
-sei proprio senza ritegno, Arato.- le fiatò vicino alle labbra.
Prima che potesse rispondere a quella che le sembrò un'offesa, Hayama salì verso la sua testa e le accarezzò i ciuffi come se fosse una bambina, il che non riuscì a capire se fosse positivo o meno come trattamento.
-sei troppo sincera ed è per questo che sei incapace di nascondere quello che pensi. In qualche modo ti trovo pietosa, dall'altra.. non so.. mi susciti qualcosa..- abbassò i toni mentre pronunciava l'ultimo pezzo di frase.
Hisako rimase esterrefatta e incapace di replicare.
Cos'era quello? Un complimento o l'ennesima presa di giro? 
Non riuscì a capirlo, ma le iridi smeraldo di Hayama parvero quasi dolci mentre si guardavano e lui non aveva smesso di carezzarle la testa. Cosa intendeva con “suscitargli qualcosa..?"
-non ti capisco, come al solito.- esordì quando si fu ripresa, scostando controvoglia la mano di Hayama dalla sua testa.
-hai intenzione di rispondermi, oppure continuerai soltanto a giocare?- recitò spazientita.
-stupida come sei prima hai solamente frainteso.- finalmente le disse qualcosa.
-Akhila è brava a letto. Trascorriamo delle buone ore di sesso quando siamo insieme.
Ci conosciamo da tempo, ma facciamo solo questo.-
Da una parte si sentì sotterrare di fronte alle piacevoli prestanze sessuali che, a detta di Hayama, Akhila era capace di condividere con lui; dall'altra, per essere stato tanto schietto nell'esporre la loro “amicizia di letto”, si sentì ferita e desiderò solo mollargli un ceffone. Si trattenne a stento dal farlo, ma l'espressione sprezzante che il suo volto assunse le nacque in maniera spontanea. -ben per voi, allora.-
Lo superò con aria amareggiata. In fondo se l'era cercata: aveva insistito lei per sapere l'origine del loro rapporto, dunque non poteva nemmeno prendersela con Hayama per essersi sentita invidiosa del loro rapporto fisico.
Scacciò via le lacrime, guardando un'ultima volta Hayama e dicendogli:
-trovo il tuo stile di vita davvero pietoso, sai? Sei proprio privo di sentimenti.-
E con questo se ne andò totalmente, con il cuore che bruciava dalla tristezza.
Hayama non aveva detto di provare qualcosa per Akhila, ma era palese che invece la ragazza fosse innamorata e lui sfruttasse solo il suo corpo facendo leva attraverso i suoi sentimenti. Se da una parte era sollevata che non provasse niente per Akhila, dall'altra era delusa dal suo atteggiamento superficiale e menefreghista. Se veramente fosse successo qualcosa tra lei ed Hayama, avrebbe sofferto perché lui era incapace di dare tutto se stesso a qualcuno?
Perché era innamorata di una persona simile?
Se avesse potuto, avrebbe preferito non essere tanto masochista.
Da una parte sospettava già, vedendo il loro intimo rapporto, che andassero a letto insieme ma sentirglielo dire apertamente aveva fatto più male.
In ogni caso, era contenta di aver sciolto i suoi dubbi.
Sarebbe stato meglio arrendersi, vero? 
Pensò con amarezza.
Se solo ci fosse riuscita avrebbe vissuto meglio.


 
****


Quello di cui Hisako non era consapevole era che Hayama, tornato in camera sua dopo la loro conversazione, aveva appena tirato un pugno alla parete ferendosi le nocche. -maledizione!-
Andò in bagno e si sciacquò il viso con l'acqua gelida, guardandosi allo specchio.
Perché doveva piacergli una ragazza tanto sensibile e priva di personalità?
Era così stupida che si vergognava per lei!
Eppure.. quella donna, con il suo fare stupido e tenero, era l'unica capace di scaturirgli qualcosa; però tutte le volte finiva per ferirla perché lui stesso si sentiva debole e miserabile vicino a lei. Odiava quella sensazione. Tutte le sue maschere venivano distrutte e non riusciva a sopportare di averla sempre in testa, provando un continuo e fastidioso senso di protezione e cura nei suoi confronti. Non si era mai sentito così verso nessuno.



 
****


Erina era andata verso la camera di Alice a riprendersi Marika perché l'aveva lasciata lì a giocare con Naoki, ma la bambina sembrava essersi addormentata profondamente sul letto matrimoniale assieme al cugino. Dormiva talmente tranquilla che avrebbe preferito non svegliarla_dato che era stata una lunga e stancante giornata_così non insisté molto quando Alice le propose in tutta sincerità:
-Erina.. per stasera lasciala pure dormire con noi.
Non c'è nemmeno Rokuro che può aiutarti a portarla in camera vostra e faresti una fatica inutile.-
-Wow! Non mi aspettavo una tale gentilezza da parte tua.- scherzò ghignando.
Anche Alice si unì alla risata. -grazie comunque.- aggiunse.
-domattina scenderà con noi giù nella hall.-
Erina annuì e dopo aver lasciato un delicato bacio della buonanotte sulla fronte della sua bambina, salutò la cugina ed uscì dalla loro camera.

Nel mentre saliva l'ascensore, al terzo piano si scontrò con Yukihira che finì col prenderlo con lei.
-Nakiri..- fiatò lui, in tono caldo. Soltanto il sentire la sua voce la fece avvampare.
-Yukihira..- farfugliò di rimando lei.
Calò un silenzio inquieto tra i due, che permise loro di ricordare il bollente bacio che si erano dati sulla terrazza dell'hotel.
Fu il lui il primo ad interromperlo:
-Dov'è Marika? Avevo capito che eri andata a riprenderla da Alice.-
Trovò serie difficoltà nel rispondere a quella domanda, poiché fu proprio quella a ricordarle l'assenza di Rokuro e il fatto che avrebbe dormito sola per quella notte. Se avesse detto a Yukihira tale dettaglio, era sicura che sarebbe potuta essere un'ottima occasione per passare la notte insieme e soddisfare i sentimenti e l'attrazione tra loro che da un po' sembrava voler esplodere in ogni momento in cui si ritrovavano in una situazione di favorevole intimità.
Tuttavia, nonostante il timore di dirgli la verità, non trovò una giustificazione che potesse essere credibile e finì per rispondergli esattamente la realtà dei fatti:
-stanotte dormirà in camera di Alice perché si è addormentata sul loro letto e mi dispiaceva svegliarla a quest'ora tarda.- Diede quella spiegazione in maniera così flebile che per un attimo sperò che Yukihira non avesse sentito bene, ma purtroppo non fu così; Infatti, intanto che l'ascensore continuava a salire e sarebbe arrivato presto a destinazione, quest'ultimo la chiuse contro la parete metallizzata avvicinando il volto al suo e fissandola intensamente.
Nelle sue iridi vi era desiderio, avidità, e non solo, amore e tante emozioni contrastanti.
-questo vuol dire che sarai da sola in camera.- le sussurrò vicino alle labbra, creandole dei fremiti di eccitazione.
Infilò la mano dietro alla sua vita portandosela più vicina e cercando le sue labbra per baciarla di nuovo.
Lei non volle bloccarlo, o meglio.. ciò che provava per lui glielo impedì per l'ennesima volta; ma fece qualcosa di inaspettato: unì le labbra con quelle di Yukihira per prima dandogli volontariamente il consenso a baciarla.
La sensazione delle loro lingue che si cercavano con complicità ed esigenza fu come al solito devastante per le loro emozioni. Uno scambio reciproco di contatti e sfioramenti, alcuni più arditi altri può delicati. Non ne potevano più.
Tutto ciò non bastava. -Nakiri.. non credi che sia arrivato il momento?-
Le propose Yukihira con l'affanno, in un breve attimo in cui si erano fermati per riprendere fiato. Lei lo guardò. Si scrutarono ancora con passione e coinvolgimento, nel frattempo che l'ascensore aveva raggiunto il piano richiesto. L'allusione di quella proposta era chiara. Sapeva che la scelta più razionale sarebbe stata quella di rifiutarlo ancora, però come avevano concordato silenziosamente ambedue: avevano superato il limite di sopportazione e soppressione dei loro sentimenti e per la prima volta lei stessa era chiaramente conscia di ciò che desiderasse il suo corpo; o per meglio dire.. sapeva già da tempo cosa voleva, ma aveva cercato inutilmente di negarlo a se stessa e a lui per un lungo e sofferente periodo nel quale era stata molto combattuta sul da farsi. Sapeva essere egoista ed ingiusto da parte sua assecondare le sue emozioni, non si meritava l'amore di Yukihira, ma allo stesso tempo sentiva che per la prima volta voleva andare contro corrente, mandare a quel paese i suoi principi, ipocritamente fregarsene dei suoi errori almeno per una notte intera, dimenticarsi di avere una situazione in sospeso con il suo attuale compagno. Voleva essere di Yukihira. Punto.
Dunque, affondò le mani nei suoi capelli e riprese a baciarlo con audacia e trasporto.
-resta con me stanotte, Yukihira.- poi dalla sua bocca uscirono quelle parole, sottovoce, quasi timidamente. Parole che non avrebbe mai pensato di dire mesi fa e che credeva di non poter dire anche se avrebbe voluto.
Vide Yukihira aprirsi in un espressione sorpresa. Reazione che durò solo qualche secondo, che finì per trasformarsi in un sorriso compiaciuto e dolce. La trascinò fuori dall'ascensore e continuò a baciarla davanti alla porta della sua camera, ad accarezzare ogni minima parte del suo corpo. Le diede a malapena il tempo di aprire la porta, che poi essa fu chiusa da lui con un calcetto. Seguitò a vezzeggiare tutto di lei, ad assaporare le sue labbra come se non si stancasse mai del loro sapore.
La morbidezza della bocca di Yukihira sembrava così lenitiva come se non l'avesse mai sentita prima.
Con le sue piccole mani carezzò il suo petto con bramosia godendosi i pettorali ben definiti e stringendolo a sé come se potesse sparire da un momento all'altro. Affondò le mani tra i ciuffi scarlatti, glieli spettinò per quanto l'aveva desiderato. Scivolò con le mani sul suo volto, esplorandolo, accarezzandolo.. lo guardò negli occhi come non aveva mai fatto prima perché lui era lì con lei, reattivo, folle, ambito. Avvolse le braccia attorno al suo collo, si aggrappò a lui in una stretta ferrea. Finalmente era libera di sentirlo. Finalmente sembrava essere riuscita a rimuovere per un attimo ciò che gli aveva fatto. Finalmente riusciva a vedere solo lui. Voleva solo lui. Amava solo lui. -Yukihira..ti amo. Ti amo.- gli disse ripetutamente, con il fiato corto, continuando a baciarlo, abbracciarlo, a mordicchiare la sua pelle.
-anch'io..- le fiatò lui all'orecchio. -mi sei mancata, Nakiri.- aggiunse, procedendo a sbottonare la sua camicetta, a baciarle la clavicola e il collo. A toccare i suoi seni ancora ricoperti dal reggiseno; mentre con l'altra mano calava giù ad accarezzare le sue cosce e apriva la lampo di lato alla gonna, per poi toglierle anche quella.
L'accompagnò vicino al letto, proseguendo a ricoprirla di baci e salendo con le mani lungo le calze vicino alla sua “grazia”.
Le sfilò via anche quelle e lei, intanto che Yukihira stava sopra di lei, iniziò a sbottonargli la camicia scoprendo pian piano il petto che tanto voleva sentire sotto ai suoi polpastrelli. Gli accarezzò le larghe spalle, gli addominali, le braccia.
Ogni forma della parte sopra del suo corpo, tra lentezza e voracità.
Poi andò verso i suoi Jeans e sbottò anche quelli, lasciandolo in boxer.
Avvolse le gambe attorno a quelle sode di lui.
Yukihira era andato invece a stuzzicare la sua femminilità, creandole gemiti.
Sentire il suo respiro incontrallato quando lei fece lo stesso con la sua virilità, fu qualcosa che le era mancato tantissimo. Anzi.. sentire il suo respiro talmente vicino al suo corpo, creandole dei piacevoli brividi, avvertire il loro contatto pelle pelle tanto tangibile e reale quando si ritrovarono completamente nudi, rivivere il suo sapore di tabacco e profumo fruttato, riascoltare la chimica nei loro rapporti carnali e i forti sentimenti che provavano l'uno per l'altro.. tutto le era mancato a tal punto che non le pareva vero di poterlo rivivere ancora.
Mentre si toccavano, giocavano con le loro intimità creandosi piacere a vicenda, si baciavano e strusciavano l'uno con l'altro e niente di più bello c'era.. lei pronunciava il suo nome in un sussurro come se non l'avesse mai fatto.
Quanto gli era mancato? Quanto! Era suo. Suo.
-Yukihira.. quella notte non l'ho mai dimenticata..- con la poca lucidità che le era rimasta ammise cosa avesse provato veramente sei anni fa, con lui -..non avrei voluto andarmene.- 
Egli le sorrise con dolcezza e le posò un dito davanti alla labbra.
-Nakiri.. basta rimpianti. Adesso sei mia. Solo mia.-
Le scese una lacrima e abbracciò forte il suo corpo tonico.
Senza aggiungere altro lo sentì avvolgere le gambe attorno alla sua vita, incrociando ancora il suo sguardo per avere la piena certezza di poter entrare dentro di lei completamente e quando si strinse di più a lui, consenziente, divennero un tutt'uno. I movimenti di entrambi si fecero sempre più coordinati e meccanici, solo i loro respiri accelerati ad invadere la stanza, in un limbo mozzafiato.


 
****


Gli sembrava di impazzire.
Nakiri gli era mancata così tanto che non gli pareva vero che adesso si stesse muovendo dentro di lei.
Era bastato che lo sfiorasse un attimo, gli facesse sentire quanto lo amava o desiderava, che si era subito eccitato.
Nakiri era irresistibile. Voleva godersi quella notte, pienamente, assaggiare la sua pelle in tutti i modi possibili.
Sentirla sotto di lui e totalmente dipendente dal calore e l'umidità dei loro corpi riscaldarsi a vicenda.
Intanto che continuava a spingere scendeva verso i suoi seni e li stuzzicava e mordicchiava.
Infilava le dita tra i suoi lunghi ciuffi biondi. Inspirava il suo profumo, quello che gli era mancato da morire.
Era meravigliosa sotto di lui, risplendeva. Aveva un corpo idilliaco.
Sentire la loro pelle diventare un intreccio perfetto con i loro sentimenti era qualcosa che aveva sognato di poter fare da tempo. Il ricordo di quella notte, vivo dentro di lui, non gli aveva permesso di dimenticare l'unicità dei loro sentimenti, la latenza delle loro emozioni, l'ambiguità di quel rapporto senza precedenti. L'amore della sua vita. Probabilmente il suo primo amore. Lei. Era felice, eccitato, soddisfatto. Il poterla toccare senza impedimenti, il vederla convinta delle sue azioni e di ciò che provava non aveva fatto altro che incrementare la passione di quel momento, l'infinita voglia di lei, la bellezza di quell'unione completa. Si aprì in un ghigno compiaciuto quando Nakiri ribaltò le posizioni portandosi sopra di lui, esattamente come quella notte, e iniziò a muoversi al suo posto.
La sua massa di capelli biondi strofinava il suo corpo, creandogli un gradevole pizzicorino. 
Afferrò le sue natiche aiutandola a coordinare i movimenti sopra di lui.
Mentre si faceva "dominare" da lei tracciava una linea indefinita con le dita lungo il suo ventre piatto o dietro la sua spina dorsale, in una affamata carezza, e poi tornava a sorreggere le sue spinte. Altri gemiti incontrollati riempirono la stanza.
Quando tornò lui a guidare l'amplesso, riportandosi sopra di lei, avvertì che stava per raggiungere l'orgasmo; così la strinse più a sé e aumentò la velocità creandole piacere. Raggiunsero il picco del piacere quasi nello stesso momento.
Lui si lasciò andare sopra il suo corpo, appoggiando la testa sul suo ventre e quando stava per uscire da dentro di lei, Nakiri lo bloccò, -aspetta ancora qualche secondo..- domandandogli quasi imbarazzata.
Si fece confuso e lei impacciata girò la testa altrove:
-sei un'idiota, Yukihira, perché mi guardi come se ti avessi chiesto qualcosa di strano..?- 
Lui ridacchiò, stravolto dal “rapporto”.
-..è solo che mi sei mancato e mi piace sentirti vicino.- terminò goffamente.
Quasi si emozionò da quelle parole: era davvero difficile strappare tali dolcezze da Nakiri, ma quando lo faceva lo spiazzava totalmente. -sei incredibile.- allora rispose -come puoi essere acida e tanto adorabile allo stesso tempo?-
Era davvero divertito dai suoi comportamenti contrastanti.
-sta zitto, stupido.- sbottò stizzita, arrossendo.
Le lasciò un bacio a fior di labbra.
Si scambiarono un'occhiata di dolcezza e successivamente commentò alludendo alla sua frase precedente:
-..nemmeno io avrei voluto te ne andassi quella notte.-
-non avevamo detto niente rimpianti?-
-hai ragione, ma anch'io ho sentito il bisogno di dirti come mi sentissi veramente a riguardo. Se avessi capito anni fa ciò che provavo per te e ti avessi cercata forse non avremmo passato tutto questo prima di poter stare di nuovo insieme, come adesso.- Erina si fece improvvisamente cupa e lui divenne perplesso.
-Yukihira.. ho la relazione in sospeso con Rokuro: non posso ancora stare con te e per quanto abbia detto di rimpiangere di essermene andata quella notte, c'è ancora qualcosa che mi impedisce di essere felice con te.
Il problema non sei te; ti amo e lo sai, ma..- si arrestò prima di dire qualcosa di irreparabile.
Si staccò da lei portandosi al suo lato del letto e sospirando stancamente:
-non riesco davvero a capirti, Nakiri.. se non ti spieghi chiaramente come faccio a comprenderti?
Ci amiamo tantissimo, quindi quel è il problema adesso?-
Mise il broncio, spazientito dal suo atteggiamento:
-inizio a credere che non ti fidi davvero di me.- 
-non è questo, Yukihira!- cercò di rassicurarlo.
-ci sono cose che ognuno di noi non può dire. Cose di cui si vergogna profondamente..- iniziò vaga:
-non so ancora dove andrà la nostra relazione e prima ho bisogno di affrontare Rokuro e dirgli la verità.-
-mi stai dicendo che ciò che è successo tra noi stanotte non è la conferma che hai deciso di stare con me?
Allora perché hai fatto l'amore con me? che significato ha avuto per te?-
-l'ho fatto perché è quello che volevo. Non rimpiango di averlo fatto.-
-allora cosa stai dicendo?-
-sto dicendo di andarci piano e ti sto chiedendo di darmi il tempo di metabolizzare quello che è successo. So quello che provo per te e sono contenta di averti dato me stessa per stanotte, ma aspettiamo a stabilire che stiamo insieme..-
Lui sbuffò irritato, dandole le spalle. Perché era sempre così insicura? Cosa gli nascondeva che la preoccupava?
Insistere sul farsi dire il motivo non era la soluzione, ma stava diventando frustrante tutto questo alone di mistero.
Sapere di non essere lui il problema già lo rilassava, ma non sopportava di vederla tanto indecisa e prevenuta.
Il momentaneo nervosismo si placò quando Nakiri appoggiò la testa contro la sua schiena nuda e sudata.
-perdonami Yukihira..- biascicò dietro di lui.
Sentì le piccole mani di ella abbracciarlo da dietro e questo improvviso atto di tenerezza fu nuovamente in grado di scioglierlo. Poi precisò accucciandosi dietro di lui:
-..anche se ho detto di andarci piano non significa che proibisco il contatto fisico tra di noi o ti allontanerò da me.-
Lui abbozzò un sorriso di sollievo misto ad amorevolezza e posò le mani su quelle di lei.
-sono sollevato di sentire almeno questo..- confessò sinceramente.
Nakiri gli lasciò un bacio dietro la nuca, appiccicandosi ancora di più a lui, che non esitò a sentire la sua parte intima risvegliarsi ancora. Si voltò verso di lei poggiando la mano dietro la sua schiena liscia e bianca, lasciandole una carezza che creò dei brividi ad entrambi. La portò più vicina a sé e unì le labbra con le sue in un altro bacio focoso, che li portò tra un preliminare e l'altro a fare l'amore per la seconda volta.

Terminato anche il secondo amplesso, tutti e due crollarono stravolti.
-dovevo pur rimediare a tutta l'astinenza che mi hai fatto patire.- ridacchiò lui, divertito e rasserenato.
Nakiri gli regalò uno sguardo di rimprovero per la sua battuta, ma sotto sotto sorrideva contenta.
Si addormentarono abbracciati, cullati da un sonno ricco di gioie e vizi.



 
****


La mattina dopo fu Erina la prima a svegliarsi e si ritrovò a guardare Yukihira dormire con aria solare, tanto che le scappò un sorriso. Iniziò a giocare con i suoi ciuffi nel tentativo di fargli qualche coccola e pensierosa parlò ascoltando il suo respiro regolare mentre riposava:
-questa volta non farò come sei anni fa, Yukihira. Voglio essere qui al tuo risveglio..-
Quelle parole la riportarono all'ennesimo ricordo di quella notte:

Schiuse le iridi lentamente ritrovandosi ad osservare un soffitto a lei sconosciuto. Tastò il materasso dove era stesa, iniziando a guardarsi attorno per scoprire di non essere affatto nella sua bellissima e lussuosa camera da letto. Anzi.. quella stanza in confronto alla sua poteva essere definita un porcile da quanto era in disordine: cuscini e lenzuola sparsi in ogni dove, per non parlare dei suoi vestiti della sera prima che sembravano essere volati da una parte all'altra della stanza. Avvertì un improvviso mal di testa e senso di nausea assalirla e dovette correre in bagno a rimettere tutto quello che aveva mangiato e bevuto la sera precedente. Ora, nonostante il fastidioso mal di testa che continuava a pungerla, riuscì finalmente a realizzare e soprattutto a ricordare visibilmente gli eventi della notte precedente: lei e Yukihira che si rotolavano nel letto, facendo l'amore, e assaggiandosi in ogni punto come se fossero affamati l'uno dell'altra, spontanei e probabilmente non lucidi.  Andò a fuoco quando ogni dettaglio focoso la raggiunse totalmente, si mise la mano sulla fronte, sconvolta.  -cos'era successo? Com'era stato possibile?- si chiese ad alta voce.
Era scioccata da tutto ciò che aveva provato e in particolare di riuscire a ricordare ogni cosa talmente vivamente, benché la forte sbronza, che le sembrava appena successo e invece era trascorsa una notte intera.
Il cuore le batteva ancora follemente. Le mani di Yukihira che la toccavano e amavano con tanta sensualità le sembrava di sentirle ancora su di lei, avvertendo la pelle bruciare per colpa delle fortissime sensazioni. 
Non era la prima volta che andava a letto con un ragazzo, certo, non che avesse avuto tutte queste esperienze in quel campo, ma era certa di non avere mai provato niente di forte con nessuno e non riusciva a capire quali fossero quegli strani sentimenti che parevano essere nati in una sola notte e di punto in bianco..
Tra lei e Yukihira non c'era mai stato niente, sì..magari una strana attrazione, qualcosa di indefinito, che non aveva mai compreso affondo e forse neanche si era impegnata a voler interpretare proprio perché era sicura non fosse il “suo tipo”, però non si sarebbe certo aspettata di finire a letto con lui solo dopo una notte di ubriachezza. E poi..?
Come aveva potuto perdere la testa in questo modo? Lei che era sempre stata riflessiva, analitica e selettiva.
Come poteva essersi fatta trascinare dalle follie di Yukihira?

Era stato uno sbaglio. Non sarebbe dovuto succedere. 
Lei e Yukihira insieme? Era assolutamente impossibile. Eppure.. eppure.. non riusciva a cancellare le tracce tangibili della notte appena passata, soprattutto perché paradossalmente aveva provato tanto. Troppo. 
Dentro di lei si sentiva emozionata, ma razionalmente si ripeteva che era stato un errore, che tutto quello che aveva provato era stato causato dell'eccitazione dell'alcol in circolo. Sicuramente. Che non poteva essere considerata altro che una semplice notte di sesso. Niente di più, niente di meno. E questo perché non sapeva quali fossero questi sentimenti tanto ambigui e improvvisi. Ma c'era ancora qualcosa che non le tornava ed era l'amarezza nel mentre pensava alla superficialità con la quale stesse trattando quelle assurde e incomprensibili emozioni. No.. non poteva certo farsi influenzare così. Che ne pensava davvero Yukihira? Avrebbe voluto chiederglielo, ma c'era qualcosa che glielo impediva. 
Paura di ricevere un rifiuto da parte sua? Paura di essere solo lei a farsi confondere da tali sentimenti?
Magari per Yukihira era davvero solo stato sesso. Era unicamente lei la pazza ad avere dubbi. 

Lo guardò ancora: dormiva beatamente e l'espressione che aveva apparve così tenera da stupirla.
Ecco che avvertì il cuore fare un'altra emozionata capriola. Le immagini di quella notte tornarono a tormentarla, apparendo nuovamente belle, intense e ricche di sensazioni sconosciute.

Fece per avvicinarsi a lui con la chiara intenzione di spostargli i ciuffi scarlatti dalla fronte, ma timorosa ritirò la mano. Cosa stava facendo? Per trattenersi dal fare qualche gesto avventato, uscì dalla stanza e cercò di scacciare quei pensieri dandosi una sistemata; così, silenziosamente si rivestì e andò in bagno a rifare il trucco.
Si ricordò di non avere ancora preso il caffè della mattina, l'unica bevanda in grado di darle un'autentica svegliata.

Difatti, se lo fece e lo bevve in un sorso. Era ancora confusa da quella notte.
Poggiò distrattamente la tazza vuota sul tavolo in cucina, non rendendosi conto di aver lasciato una leggera traccia di rossetto sul bordo di essa. Cosa doveva fare? Era combattuta: voleva fuggire da lì perché il suo cervello continuava a dirle di aver commesso uno sbaglio, principalmente perché la sera prima erano entrambi ubriachi fradici e di conseguenza nessuno dei due poteva stabilire chiaramente l'importanza di quella notte di sesso. Dall'altra.. quei ricordi, i forti sentimenti avvertiti.. le avevano lasciato una sensazione di dolcezza e realismo dentro che avrebbe in qualche modo voluto approfondire. Scosse la testa: era tutto incerto, la soluzione migliore forse sarebbe stata quella di andarsene e vederla come una semplice notte di sesso. Non c'erano assolutamente basi chiare per sostenere il contrario.
Sentiva il cuore farle male, ma provò a passarci sopra. Voleva vedere Yukihira un'ultima volta prima di andarsene per sempre. Tornò nella camera da letto e raccolse il coraggio, stavolta con più decisione, per appoggiare la mano sulla sua fronte e carezzare i suoi fili rossi e poi scese cauta su di essa lasciandogli un soffice bacio, accompagnato da una lacrima che non riuscì a gestire. Con voce strozzata, non seppe controllare quelle parole che le uscirono dal cuore.
Furono parole che in quel momento trasmisero una tristezza indefinita:
-mi dispiace Yukihira..-

E così se ne andò.
Scappò da lui. Scappò da quei sentimenti.
Scomparse come una vigliacca..


Venne distolta da quel nostalgico e triste ricordo da Yukihira che parve lamentarsi e agitarsi nel sonno, farfugliando parole sconnesse. Solo una parola sentì chiaramente, ovvero il suo cognome: sembrava chiamarla.
Quando ad un tratto lo vide alzarsi di scatto dal letto e gridare:
-Nakiri!-
Ancora un po' frastornato iniziò a cercarla, ma lei si fece avanti prima che si voltasse per trovarla.
-che ti prende, Yukihira? Sono qui.-
Il suo viso sembrò illuminarsi appena si rese conto di quanto lei in realtà fosse vicina.
-Nakiri..- bisbigliò sottovoce, con aria sollevata -..allora sei qui.-
Lei d'istinto gli sorrise rassicurante e gattonò verso di lui per poi lasciargli una carezza sulla guancia e chiedergli:
-cosa stavi sognando per chiamarmi così disperatamente?-
Soma sospirò posando la mano sul dorso di quella di lei, sorridendole a sua volta.
-non so perché, ma ho ricordato nuovamente quella notte e l'attimo in cui mi sono svegliato senza trovarti di fianco a me. Ammetto che in quel momento era veramente furioso nei tuoi confronti: anche se eravamo ubriachi entrambi, mi hai abbandonato come se fossi una prostituta!- esclamò ridendo, ormai divertito da quello che era un brutto ricordo e l'unico attimo di quel giorno che avrebbe voluto dimenticare. Il solo rimpianto.
-sono sollevato di trovarti qui per la nostra seconda notte insieme.-
Lei si sentì arrossire e imbarazzata distolse lo sguardo.
-non dire cose così sdolcinate, mi metti a disagio.- borbottò vergognosa.
Lui la avvolse a sé, stringendola. -grazie per non essertene andata.-
Si staccò strizzandole l'occhiolino e malizioso continuò:
-..e grazie per avermi regalato un'altra notte di fuoco.
Non sarei riuscito ad aspettare oltre, se mi avessi respinto anche ieri sera.-
-Yukihira!- scoppiò paonazza, dandogli una spintarella.
Nel farlo, però, perse l'equilibrio e lui colse l'occasione per portarsela sopra di lui.
Si fissarono profondamente negli occhi. Uno sguardo magnetico, attrattivo, complice.
Le accarezzò i lunghi capelli biondi sparsi sul materasso e le regalò un sorriso dolce e travolgente.
-mi sei mancata davvero..- le ripeté non interrompendo lo sguardo -..e sei incredibilmente bella anche appena sveglia.-
Sgranò gli occhi colpita da quel complimento.
-è la prima volta che te lo sento dire a voce alta..- boccheggiò timidamente.
Lui rise. Una risata cristallina e chiassosa.
-allora sarà bene che ti ricordi di queste parole, perché non aspettarti che te lo dica spesso.
Altrimenti diventeresti ancora più vanitosa di quello che sei.- la punzecchiò giocoso.
-sei sempre il solito idiota.- incrociò le braccia offesa.
Yukihira non smise di ridere. Sbuffò arresa.
In un attimo di silenzio, ripensò a come Yukihira si era svegliato agitato e avvertì un terribile senso di colpa per essersene andata via così quella notte. Già era consapevole di aver fatto un errore, ma ora lo era più che mai.
Si aprì in un sorriso malinconico, che lui parve notare, abbraccindola da dietro:
-tutto apposto, Nakiri? Cosa ti succede tutto ad un tratto?-
Non rispose subito, poi si separò da quell'abbraccio e tornò a guardarlo negli occhi perché una volta per tutte voleva essere diretta e domandargli:
-Yukihira.. sei stato davvero così male dopo quella notte che me sono andata? Talmente tanto da avere gli incubi?-
Lui si aprì in un espressione di amarezza e le raccontò:
-più che essere stato male, mi sono sentito ferito nell'orgoglio. Nessuno dei due aveva ancora capito di provare tali sentimenti l'uno per l'altro, quindi non posso dire di essere stato propriamente male. Però ti confesso che quando non ti ho trovato accanto me è stato frustrante, soprattutto perché poi sei scomparsa nel nulla. Mi sono sentito vuoto perché non ci siamo dati la possibilità di riconoscere prima questi sentimenti. Se uno dei due avesse messo da parte l'orgoglio e fosse venuto a cercare l'altro per chiederci cosa fosse stato, magari a quest'ora sarebbero stati già sei anni che si stava insieme, tu non avresti incontrato Suzuki-san e forse..-
Fece una pausa, di riflesso pensò a Marika e sorrise. Terminò assorto:
-..lei sarebbe potuta essere mia figlia.-
Erina si sentì sbiancare davanti a quelle parole, perdendo un battito difronte a quella dichiarazione.
“è tua figlia pezzo di idiota!” gridò una voce dentro di lei.
Sentì una lacrima bagnarle il viso, avvertendo gli occhi farsi sempre più umidi.
Non voleva assolutamente che Yukihira si accorgesse delle sue lacrime, poiché avrebbe iniziato a chiederle spiegazioni e non avrebbe saputo cosa rispondergli, così volle fuggire da quella stanza:
-vado un secondo in bagno..- annunciò in tono soffocato.
Scappò via e si chiuse la porta alle spalle, calandosi giù lungo la stipite di essa, iniziando a piangere silenziosamente.
-perdonami Yukihira.. perdonami..- singhiozzò. Voleva dirgli la verità. Voleva sputare ogni cosa fuori, egoisticamente desiderava togliersi questo macigno di dosso per sentirsi più leggera.
Continuava a non avere il coraggio e a volte pietosamente sperava che Yukihira capisse da solo quale fosse la verità, in modo tale da non dover fare lo sforzo lei stessa di dirgli tutto. Era un pensiero orribile e codardo, lo sapeva, però non poteva farci nulla: aveva troppa paura di perderlo e di farlo stare male, data la cattiveria che aveva commesso nei suoi confronti. Ma forse, se solo avesse trovato la forza per dirgli di Marika, avrebbe potuto in qualche modo capirla.
Cosa doveva fare? Come poteva trovare la forza?


 
****


Yukihira seguitò a fissare la porta del bagno confuso dalla reazione di Nakiri, visto che le era sembrato di aver detto delle belle parole. Con esse voleva farle capire che desiderava tantissimo che anche Marika facesse parte della loro vita.
A volte non riusciva a capirla: un momento prima sorrideva e quello dopo si rattristava. Avrebbe voluto aiutarla.
I dubbi sulla loro breve conversazione riguardo Marika iniziarono a farsi più chiari e mille domande presero vita:
Perché Nakiri non parlava mai del padre di Marika? 
Era sicuro che non fosse Suzuki poiché lei glielo aveva precisato una volta.
Perché neanche Suzuki sembrava sapere chi fosse?
Era per caso un poco di buono?
Nemmeno Marika parlava mai di suo padre o almeno.. non l'aveva mai sentita farlo. E questo perché?
La risposta più ovvia era che neanche Marika fosse a conoscenza di chi fosse suo padre.
Perché ogni volta che pronunciava la parola “padre” davanti a Nakiri lei sembrava incupirsi e agitarsi all'improvviso? 
Forse era morto e parlarne la faceva soffrire, oppure le aveva fatto un torto senza possibilità di perdono.
Poi un attimo dopo un pensiero sembrò attraversarlo..
Marika aveva 6 anni. Lui e Nakiri avevano fatto l'amore per la prima volta sei anni fa. 
Possibile che.. scatto in piedi sul letto, gli occhi spalancati. Fu questione di un secondo, in seguito scosse la testa davanti a quell'assurdo pensiero: no, Nakiri non sarebbe mai stata in grado di nascondergli una verità tanto scioccante.
Non era possibile ciò che aveva pensato. Si sentì devastare da un immediato senso di tristezza: da una parte avrebbe davvero voluto essere il padre di Marika, poiché sentiva verso quella bambina un'indefinibile sentimento paterno e affettuoso che non aveva limiti. Però era da escludere: Nakiri sapeva nascondere bene emozioni e sentimenti, aveva un autocontrollo ben marcato di se stessa, ma per com'era fatta non sarebbe mai stata in grado di fargli una cattiveria simile. Ne era sicuro. Ma anche così, moriva dalla voglia di saperne qualcosa di più e in particolar modo ora che erano vicini all'essere ufficialmente una coppia. Pian piano avrebbe cercato di carpire qualche informazione in più tramite Nakiri. Ovviamente senza costrizioni o insistenze e facendo solo qualche piccola domanda ogni tanto, in modo da avvicinarsi lentamente al saperne di più sull'identità del padre di Marika.
Voleva scoprirla completamente perché solo così sarebbe riuscito a comprenderla di più.
Sentì scattare la serratura del bagno e adocchiò Nakiri uscire da esso.
Incrociò il suo sguardo poiché protettivo voleva assicurarsi che fosse tutto apposto.
Si era truccata e di conseguenza era difficile capire se avesse pianto davvero o meno.
Inoltre, aveva indossato già i vestiti della giornata.
-stai bene?- domandò apprensivo, avvicinandosi a lei.
-sì, sì.. è solo che la mattina mi lacrima un po' gli occhi.-
Lui annuì più tranquillo, anche se non era convinto fosse stata sincera.
Cercò di rispettare la sua privacy, almeno finché poteva, perché sapeva che adesso non era il momento di indagare ulteriormente. Smorzò quella situazione un po' tesa avvicinandosi al suo orecchio:
-vado a farmi una doccia. Vuoi unirti a me?-
Le strizzò l'occhiolino. Lei avvampò.
-stupido! Non vedi che sono già vestita e truccata? Ho già fatto la doccia.-
Dopo tornò ad essere la solita tenera acida:
-sbrigati a vestirti, che dobbiamo anche scendere nell'hall e riprendere Marika.-
Lui alzò il pollice scherzoso.
-farò in un secondo!-
Le fece un buffetto alla guancia, come se fosse una bambina, e le lasciò un bacio a stampo.
Prima che fosse entrato del tutto in bagno, lei lo fermò per il braccio:
-Yukihira.. la prossima volta chiedimelo prima di fare la doccia insieme.-
Lui ghignò soddisfatto e la trovò adorabile così carina e imbarazzata.
-puoi contarci!-
E infilò in bagno.



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Angolo autrice: ciao a tutti! sì, so di essere in atroce ritardo e non cercherò nemmeno giustificazioni per questo perché purtroppo ho davvero poco tempo per pubblicare ultimamente. Ma non temete: concluderò sicuramente la fanfic.

Ringrazio chi mi ha recensito e chi continua a farlo anche dopo la mia lentezza nelle pubblicazioni.
Cercherò di rispondere il prima possibile anche alle vostre recensioni, abbiate pazienza.. ç___ç
Ringrazio anche chi ha messo la fanfic a seguite/preferite. Spero che questo cap vi sia piaciuto.
Sì.. vi ho fatto aspettare 3 mesi, ma almeno vi ho regalato un cap ricco di scene Sorina *___* 
Avete visto che finalmente la situazione tra di loro si sta muovendo? XD
C'è una ragione se ho dato come titolo al cap "Connessioni Latenti", quello che è anche titolo della fanfic: perché il flashback sulla notte di sei anni fa, che leggerete nel cap, è l'ultimo riguardo ad essa. Questo perché?
Perché scrivendo l'ultimo flashback ho voluto tracciare una linea netta tra passato e presente.
La connessione tra Soma ed Erina è latente grazie a quella notte e metaforicamente seguirà ad esserlo; di conseguenza, dopo che hanno ripassato la notte insieme, ora parte la seconda parte della storia che si concentrerà solo sul presente e sulla "relazione" tra Soma ed Erina nel presente. Ecco perché spiegato il titolo ;D .
Spero di essere stata chiara. Ci tenevo a fare questa precisazione^^.
In ogni caso, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questo cap. Come vi è sembrata la seconda notte tra Soma ed Erina?
Inoltre, avete visto che Soma inizia ad avere dubbi su Marika? solo che non si aspetta proprio che Erina gli abbia nascosto di sua figlia e quindi dentro di lui trova impossibile essere suo padre. Ma vedrete che nei prossimi cap sottilmente indagherà su chi potrebbe essere il padre di Marika :P.
Cosa avete pensato invece delle scene AkiHisa? vi sono piaciute?
Grazie ancora di tutto e grazie a chi mi legge.

Spero a presto!
Baci<3, Erina91 
  
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