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Autore: lilysol    02/07/2009    3 recensioni
Se MayGrey fosse un'espressione comunemente usata, sarebbe un ossimoro. Cosa possono avere in comune un mese limpido come Maggio e un colore cupo come il Grigio?Niente.
Ma allora Christian May e Catherine Grey non avrebbero futuro se fosse tutto un gioco di nomi.
E invece no, Christian è la persona più vicina a Catherine e viceversa. Si attraggono, si respingono, si rivogliono e si riallontanano, ma l'uno non può fare a meno dell'altra.
A fare da sfondo una storia personale più che tormentata, un bisogno insaziabile d'affetto e la paura costante di rimanere soli. E poi ovviamente litigi, tanti, tanti litigi.
Ma alla fine sarà amore o no?
La risposta risiede in quel prato di Maggio fiorito sovrastato da un cupo cielo Grigio.
ATTENZIONE: Storia in revisione. Anche per MayGrey è giunto il momento di ripulirsi dagli errorini di distrazione e non.Questo non influirà minimamente con l'aggiornamento che sarà, mi auguro, sempre regolare.Tuttavia potete già trovare il primo capitolo corretto dalla ormai fidata Beta. lilysol
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

    Quello che chiamavo " Passato"

 

Un uomo generoso, pieno di vita e amato da tutti...”

Il sacerdote continuava a parlare con quel suo tono stanco e strascicato e la sua voce si espandeva amplificata nella sala ghermita.

Il caldo era insopportabile e Christian May continuava ad allentarsi il colletto della cravatta per cercare di non soffocare, si era sempre chiesto perché i funerali si dovessero svolgere nelle ore più calde.

Lanciò uno sguardo alla bara in cui giaceva la salma. Sicuramente lui sarebbe stato contrario, svitato com'era, a causa del caldo, avrebbe di certo preferito che la cerimonia si svolgesse alle dieci di sera.

Sempre contro corrente, sempre pronto a fare qualcosa di diverso.

Altro che uomo generoso, quell'uomo era un pazzo, un esaltato, viveva ogni singolo istante conscio del fatto che non ce ne sarebbe stato un altro simile.

Eppure l'aveva amato tanto.

Un affetto profondo e sincero.

Come quello che lega un figlio ad un padre.

Una tragedia, non è vero?” - sentì mormorare alle sue spalle.

Si voltò un po' per capire da dove venisse il brusio.

Sì terribile”

Povera ragazza, prima la madre e adesso...”

Istintivamente portò lo sguardo poche file di banchi più avanti.

Povera ragazza

Lo pensava anche lui.

Aveva perso la madre quando era solo una bambina.

La dolce e pura Beth Lowell se ne era andata in punta di piedi, in silenzio in una notte di pioggia.

Beth sì che era un angelo.

Nessuna preoccupazione, nessun malessere, nessun segnale che avesse annunciato l'arrivo imminente della sua ora.

Prima un sorriso, una buona notte, poi nient'altro, solo il dolore del marito, stravolto e distrutto, e della figlia, allora di appena tre anni, che non riusciva a capire perché da quel giorno sua madre l'avrebbe potuta vedere solo nei suoi vaghi ricordi.

Adesso quella ragazza aveva diciassette anni, la ricordava bambinetta e l'aveva rivista già grande.

La vedeva di spalle, la lunga cascata corvina ondulata, le spalle esili fasciate di nero.

Chissà cosa avrebbe fatto da quel momento in avanti, ora che anche il padre l'aveva lasciata.

James Grey era morto.

Ancora non riusciva a crederci.

Scusi?!” - gli fece una voce irritata.

Si voltò alzando un sopracciglio - “Mi dica”

Un'anziana signora vestita tutta di nero lo guardava seccata - “Potrebbe farmi passare? Vorrei andare a dare le condoglianza a quella povera figliuola!”

Christian si mise su un fianco per creare un varco e, accompagnando il tutto con un sorriso rispose soltanto con un “Prego”.

Portò lo sguardo ancora sulla giovane che se ne stava immobile mentre la folla cominciava ad avvicinarla.

Era indeciso se andare o meno.

Ricordava con un certo imbarazzo misto a fastidio quel momento durante il funerale dei propri genitori più di dieci anni prima.

Decise di andare comunque, promettendosi di non fare come tutti gli altri.

Si porto in prossimità del primo banco evitando accuratamente di guardare la cassa di legno vicino l'altare, non ce l'avrebbe mai fatta.

La ragazza sembrava completamente assorta nei propri pensieri.

Gli occhi grandi e verdi erano opachi e vuoti, come se stesse inseguendo un ricordo lontano.

La gente la tirava verso di sè, piangendo e sussurrandole parole d'affetto, ma lei non rispondeva continuando a fissare un punto indefinito.

Arrivò il suo turno e cercò di fare tutto con il massimo della discrezione.

Le prese una mano stringendola un poco, giusto per farle capire che c'era lui adesso.

Mi dispiace” - mormorò.

Fu come se una frusta l'avesse colpita in pieno viso.

La giovane Grey si ridestò da quel sonno vuoto e le sue palpebre sbatterono più di una volta per cercare di mettere a fuoco il viso dell'uomo che le stava di fronte.

Tu...” - la voce era un soffio secco.

Si” - disse soltanto.

Christian...” - portò una mano tremante sul suo viso - “Sei tornato...”

Avrei dovuto farlo prima” - sovrappose la sua mano grande e callosa su quella piccola di lei.

La ragazza si tuffò fra le sue braccia singhiozzante - “Mi ha lasciata Christian! Mi ha lasciata!” - urlò disperata.

Ancora un po' confuso le cinse la vita stringendola a sé, condividendo il suo stesso dolore - “Mi dispiace, mi dispiace”

Non sapeva che altro dire, un semplice “mi dispiace” significava ugualmente tanto per entrambi.

Sono sola adesso! Voglio morire anche io! Mi manca la mamma, mi panca papà!Mi mancano Christian!”

Le baciò i capelli e poggiò il proprio mento sul suo capo - “Non te ne andare anche tu per favore Kate, non adesso, non ora che sono tornato”

Pianse anche lui tutto il proprio dolore, era un figlio che aveva perso il padre, per la seconda volta.

 

Appena tornato in albergo, Christian sospirò distrutto.

Andò in bagno con il preciso intento di farsi una doccia, perché non c'era niente di meglio di un bel getto di acqua fredda per riorganizzare le idee e liberarsi da quella sensazione appiccicosa che l'afa gli lasciava.

Aveva dimenticato come fosse calda la California, ormai aveva fatto il callo alla cupa e frenetica New York.

Mentre si svestiva, lo sguardo gli cadde sullo specchio che rifletteva il suo viso.

In un primo istante non si riconobbe, poi però sospirò ancora sconfitto.

Era del tutto normale che avesse un aspetto simile, e non era neanche a causa del lungo viaggio che aveva affrontato in fretta e furia.

No, quelle occhiaie sotto gli occhi scuri dal taglio gentile, quelle rughe profonde intorno alla bocca squadrata, in generale, quell'aspetto sconvolto dipinto sul suo giovane viso era il simbolo tangibile dei propri tormenti.

D'altronde in meno di ventiquattro ore, non solo aveva saputo della morte di James, ma aveva rivisto Catherine, ed era rimasto scosso fin nel profondo.

Si era ripromesso che nonostante avesse rivisto, luoghi, edifici e visi appartenenti alla sua vita passata, avrebbe frenato tutte le sensazioni correlate a quel posto, ma ecco i ricordi e i rimorsi tornare a farsi prepotentemente vivi in lui.

Distolse lo sguardo dallo specchio ed entrò nella cabina di vetro, desiderando che anche quella sgradevole sensazione di colpa che gli gravava sulle spalle e gli attanagliava il petto  scivolasse via dal suo corpo come le gocce d'acqua.

Aveva ancora impressi nella mente gli occhi di Kate perché avevano la stessa espressione vuota che sapeva assumessero anche i suoi, talvolta, fin da quella sera maledetta di dodici anni prima.

 

Quella sera, era con la tata, lo ricordava bene e c'era una fitta nebbia...

Ricordava ancora il campanello che suonava...

Il borbottare della tata su chi potesse essere a quell'ora tarda...

"Buonasera signora scusi il disturbo"

Una voce maschile profonda.

Lui che si affaccia confuso, stupito, curioso, dallo stipite della porta.

Il viso della donna che aveva il compito di occuparsi di lui, contratto in una smorfia di sorpresa causata dalla vista di due agenti della polizia stradale.

"Cosa è successo?" - domandò con voce tremante.

Il poliziotto si fece scuro in volto – "Signora, mi dispiace"

Di quello che disse dopo capì solo poche parole che gli cambiarono la vita per sempre.

Incidente frontale.

Morti sul colpo.

 

Christian girò la manopola e chiuse l'acqua.

Si poggiò grondante alla parete della doccia mentre i ricordi di una vita passata lo travolgevano.

 

"Ciao Christian..."

"Signor James..."

Neanche vedere James gli poteva essere d'aiuto.

James l'intimo amico di suo padre con il quale aveva passato tutte le domeniche, le feste e ogni singola cerimonia da quando era nato.

L'uomo migliore che avesse mai incontrato.

"Christian..."

"Non dire mi dispiace, per favore!" – lo interruppe subito, era tutto il giorno che se lo sentiva dire.

"Non sono venuto qui per questo"

Lo guardò stupito – "E per cosa allora?"

"Tuo padre è stato molto chiaro nelle sue ultime volontà..."

"Non capisco" – perché non si decideva a parlare chiaramente?

"Ha stabilito nel testamento che nel caso gli fosse successa una disgrazia, sarei stato io ad occuparmi di te"

Christian continuò a guardarlo perplesso – "Mi stai dicendo che..."

"Esatto, da oggi, se vuoi, sarò io a prendermi cura di te"

Il bambino continuò a fissarlo per qualche secondo incapace di dire anche solo una parola – "Non stai scherzando vero?" - chiese titubante poco dopo.

"No"

Si buttò fra le sue braccia piangendo.

Come era normale per un bambino di nove anni..

 

Erano passati molti anni, ormai, e in quel momento, a ventuno anni compiuti, gli sembrava che quei giorni, vissuti con così grande apatia, appartenessero ad un’altra persona.

Effettivamente era cambiato tanto negli otto anni che aveva vissuto con James.

Aveva trovato in lui e sua figlia quattro braccia pronte ad accoglierlo.

La piccola Catherine, Kate, come la chiamava lui, gli era sempre stata vicino.

Ricordava con tenerezza tutti i momenti passati con lei...

 

"Christian..."

Alzò lo sguardo irritato.

Non sopportava molto quella mocciosa petulante e viziata.

Ogni volta che i loro genitori passavano insieme splendidi pomeriggi, lui invece di divertirsi con i grandi, era costretto a giocare con quella scocciatrice, era una vera seccatura.

"Che vuoi?" - chiese un po' brusco.

Vide gli occhi della bambina allargarsi dalla sorpresa, poi però riprese il controllo.

"Quando è morta mia mamma..." - iniziò la piccola.

"Non mi interessa!" - sbottò girandosi su in fianco e tornando a leggere il libro che James gli aveva regalato.

"Non so come è successo" – continuò Kate – "Ma mi manca tanto, anche se non me la ricordo bene..."

"La vuoi smettere?!" - le urlò furioso contro.

"Però c'era il mio papà e anche la tua mamma e il tuo papà" – si fermò imbarazzata non sapendo come continuare – "E quando ci sei tu Christian, io mi sento meno sola"

Il ragazzino continuava a fissare il libro con occhi spalancati, non si aspettava parole simili da una bambina di cinque anni.

"E adesso tu hai papà...e me, se vuoi" – si lasciò sfuggire; poi, come se avesse detto una brutta parola, si mise le manine davanti alla bocca – "Scusa, dimentica tutto!" - sospirò – "Lo so che mi odi, bhè buona notte...""

"Non ti odio"

"Che cosa?"

"Non ti odio" – ripeté.

"Davvero?" - gli chiese sognante.

"Sì"

 

Non avrebbe mai dimenticato neanche tutte le loro piccole discussioni.

 

"Non mi piace!" - sbottò.

Christian alzò gli occhi al cielo – "E’ a me che deve piacere..."

"Si, ma..."

"Uffa!" - sospirò -"Lasciami in pace!"

"E poi...Michelle!Che razza di nome è?" - continuò ignorandolo.

"Un bellissimo nome!" - ribatté.

"Se lo dici tu"

Christian non rispose continuando a scrivere il messaggio sul cellulare indirizzato a Michelle.

"Ma non siete troppo giovani?" - continuò la ragazzina.

"Ho sedici anni!Posso fare quello che voglio!"

Lei lo guardò imbronciata poi alzandosi dal pavimento sul quale era seduta, ma prima di uscire dalla sua stanza non gli risparmiò un – "Ma proprio non mi piace!"

 

E poi, quell'errore che l'aveva allontanato per sempre dalla sua famiglia.

 

"Allora è vero?" - gli chiese tremante.

"Sì."

"Ma-"

"Ti prego non dire nulla!" - la interruppe.

Catherine lo guardò con aria sofferta e si avvicinò alla porta per uscire.

"Sto per partire..." - le disse lui non volendo fare quel gesto senza dirglielo.

La vide stringere la maniglia d'ottone con forza – "Capisco." – disse soltanto.

"Dobbiamo farlo, i genitori di Michelle la farebbero abortire, ce la caveremo non preoccuparti."

"Papà si arrabbierà tanto, avete già discusso e sai come la pensa."

"James capirà."

Kate si voltò a guardarlo, gli occhi improvvisamente umidi e gli angoli della bocca tirati in giù da quella forza che non riusciva a contrastare nonostante tutti i suoi sforzi – "Capirà..." - disse non molto convinta – "Buona fortuna." – si chiuse la porta alle spalle e lui non poté fermarla.

 

Non avrebbe dimenticato nemmeno le lacrime di Kate.

 

"Christian! Christian!" - urlava disperata mentre cercava di inseguire quel maledetto treno.

Il ragazzo si voltò verso il finestrino e fu sorpreso di vederla lì, a quell'ora tanto tarda.

Non c'era quasi nessuno, e quella piccola figura scarmigliata e urlante si distingueva benissimo.

"Christian!" - continuò a cercarlo con lo sguardo perso.

Si allontanò dal finestrino per non farsi vedere.

Sentì una leggera pressione sulla mano.

Il capo castano di Michelle si posò sulla sua spalla, lui si voltò per guardarla negli occhi.

"Che c'è?" - domandò accarezzandole il viso.

La ragazza lo incoraggiò con lo sguardo – "Forse è meglio se la vai a salutare"

"Il treno sta per partire" – disse risoluto, ma la voce rotta trapelò comunque.

"Un saluto ce la fai a farlo"

"Meglio di no!" - usò un tono tale da far intendere che la questione era chiusa.

Nel breve silenzio che intercorse le grida disperate di Kate lo lacerarono fin nel profondo.

Sentì Michelle sospirare, poi stringendogli più forte la mano gli sussurrò – "Sarà difficile, ma ce la faremo"

Christian annuì e proprio in quell'istante il treno partì.

Si concesse un ultimo sguardo a Kate.

La vide guardarsi ancora attorno, ma non lo chiamava più; poi, come se qualcuno gliel'avesse detto, si voltò e si diresse verso l'uscita, ormai l'aveva capito: lui  se ne era andato.

 

Quei ricordi erano stati accantonati con il passare del tempo; erano passati solo quattro anni dal giorno in cui se ne era andato, un tempo relativamente breve, ma ormai tutti i legami che lo univano con quella vita si erano sciolti.

James era morto.

Catherine  era ormai grande e soprattutto era divenuta una persona totalmente diversa da come se la ricordava.

Non solo per l’aspetto fisico, ma anche il cambiamento repentino che aveva avuto in Chiesa lo dimostrava. Dopo averlo abbracciato e dopo aver pianto con lui, si era improvvisamente ripresa, come se si fosse vergognata di aver perso il controllo; gli aveva dato le spalle, lasciandolo senza un parola, poi aveva rivolto la sua attenzione alle altre persone per accettare le loro condoglianze.

Non l'aveva più guardato e Christian aveva avuto l'impressione che quell'intimo momento che avevano condiviso fosse stato solo una piccola finestra che era stata aperta sulla sua vita passata, ma subito richiusa.

Uscì dalla doccia e mentre si avvolgeva in un candido accappatoio bianco, la sua attenzione fu catturata da un suono metallico proveniente dalla camera da letto.

Sollevò la cornetta del telefono dell'hotel.

"Pronto?" - rispose.

"Pronto, signor Grey c'è in linea per lei un certo signor Dowson, glielo passo?" - lo informò una delle ragazze addette al centralino.

L'avvocato Dowson, era il legale di James se non ricordava male.

"Sì, certo." – rispose incuriosito da una tale chiamata.

"Signor May?" - sentì poco dopo – "Sono l'avvocato Dowson scusi il disturbo."

"Si figuri, cos'è successo?"

"Potrebbe raggiungere il mio studio il più presto possibile? Si tratta di una faccenda piuttosto importante e non posso comunicargliela per telefono."

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia – "Qualcosa di grave?"

"No no, soltanto piuttosto strana... E complicata, ma è meglio parlarne di persona" – lo tranquillizzò.

"Ma almeno di che si tratta?"

"Riguarda la giovane figlia di James Grey."

"Catherine?!" - esclamò sorpreso.

"Esattamente, la aspetto nel mio ufficio sa dove si trova?".

"Se in questi quattro anni non si è trasferito, sì"

"Perfetto, la aspetto" – concluse il legale.

Il ragazzo continuò a fissare il telefono.

Cosa poteva c’entrare ancora Catherine con la sua vita?

 

 

,; Il salotto di lilysol ;,

 

Bene, bene. Eccoci al primo capitolo. Si inizia a capire un po' la storia, soprattutto, come dice il titolo del capitolo, la storia passata.

Penso che non ci sia molto da spiegare perché è un capitolo essenzialmente composto da ricordi.

Ambiguo, anche se solo accennato, è il comportamento della ragazza, Catherine, ma preparatevi ad avere a che fare con una tipetta incomprensibile, anzi come la definirà Christian più di una volta impossibile.

E adesso...

 

Anticipazioni:Capitolo 2: Parte della tua vita.

La colonna portante di questo capitolo, è quella di tutta la storia, così vi rimetto il pezzo che ho già inserito nell'introduzione.

"I documenti che devo firmare?"

Catherine sobbalzò – "Aspetta Christian! Non fare sciocchezze!"

Il ragazzo la ignorò prendendo in mano i documenti.

"Dove devo firmare?"

"Dove ci sono le crocette, ma signore ci pensi bene." - l'avvocato lo fissò con uno sguardo molto eloquente – "Benché si tratti solo di un anno, potrebbe essere, come dire, complicato..."

"Lo so!" - rispose sorridendo – "Ma saprò badare alla piccola Kate"

Le scoccò uno sguardo complice e lei rispose trucidandolo con gli occhi.

 

Ringraziamenti:

 

SweetCherry: Sono contenta che il prologo ti sia piaciuto, sapevo che era piuttosto breve e molto poco esauriente, quindi grazie per aver commentato. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Ci vediamo con il prox aggiornamento ciauz!

 

Kiravf: ciao! Wow una fan!eheh grazie tante davvero, sono contenta che le mie storie ti piacciano! Finirle tutte *colpo di tosse* ehm, immagino che ti riferisca soprattutto ad Inseguendo un sogno e lo so che sono in ritardassimo, in realtà mi sono portata qualche capitolo avanti rispetto all'ultimo aggiornamento, ma mi sono bloccata e vorrei prima superare questo muro di cemento contro cui mi sono schiantata =) Cmq sono contenta che la storia, questa, ti piaccia. Spero che sarà sempre così. Alla prox baci!

 

E ovviamente chi ha messo la storia nei preferiti e chi nelle seguite e anche chi ha semplicemente letto.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Alla prox

lilysol

  
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