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Autore: Fabb5000    09/04/2018    1 recensioni
Sono passati parecchi anni da quando Lyon, Stefano, Anna e Mario giocavano a Minecraft e, insieme a quei tempi, si è conclusa anche la FailCraft. Ora Lyon, ormai ultracentenario, conscio che ormai non gli resta molto tempo, decide di rivelare alla sua nipote sedicenne la sua vera storia, ovvero quella che successe dopo gli avvenimenti di "A caccia di Herobrine"; la storia che lo rese un eroe non solo in Minecraft, ma in tutti i mondi, e che va tramandata alle generazione future prima della fine. La storia di come lui, Stefano, Anna e Mario salvarono tutti gli universi da una terribile piaga. [[Consigliabile, ma non indispensabile, legge il prologo]]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Herobrine, Notch, Nuovo personaggio, Steve, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'FailCraft in real life'
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-Gavin!- esclamò Stefano.

Il rapace sorrise : -Io- rispose, premendo leggermente con la zampa sul suo petto. -Ora finirò questo sporco lavoro-

Stefano rabbrividì : -Aspetta, aspetta! Ascolta ...-

-Scordatelo- sibilò Gavin, mentre Elendin e Gulliver gli si affiancavano. -Niente preamboli stavolta. Voglio andarmene da questo inferno il prima possibile-

-Coff ... ti prego, ascolta ...- mormorò Stefano mentre la pressione sul suo petto si faceva più forte. -Stavolta non si tratta di te e me, si tratta dei nostri amici e della nostra famiglia! Se quei mostri riescono a prendere la fortezza moriremo tutti! Non importa dove andrai a nasconderti!-

-Papà, ti prego, devi ascoltarlo- disse Elendin, che sembrava volersi trovare ovunque tranne che lì. -Hai visto che cosa sta succedendo, non puoi negare l'evidenza. Se li aiutiamo possiamo ...-

-Non importa- sibilò Gavin. -Ho già provato a lottare contro quegli esseri e so quanto sono pericolosi. Lo ammazzeremo e ce ne andremo da qui. Che se la sbrighino i suoi amici-

-E dove andrete?- chiese Stefano. -Non andrete da nessuno parte, sciocco! Se quelle creature vincono sarà la fine per ogni singolo mondo! Non importa quanto lontano andrete!-

-P-Papà ... io gli darei ascolto ...- mormorò Gulliver tremante. -S-So che non possiamo f-fare molto, ma con il nostro aiuto f-f-forse potrebbero ...-

-Zitto, idiota!- ringhiò Gavin, per poi tornare a fissare Stefano : -Non cercare di insegnarmi come difendere la mia famiglia. Sono stato in guerra e ne conosco le regole-

-Ma questa guerra è diversa dalle altre, qui è il gioco il destino di tutto ciò che esiste- disse Stefano. -Se vuoi proteggere i tuoi figli, allora combatti al mio fianco. Possiamo sconfiggerli, insieme!-

-Papà, non possiamo tirarci indietro!- esclamò Gulliver nuovamente, tremando come un pulcino.

Gavin lo squadrò arrabbiato : -Sbaglio o ti avevo appena detto di stare zitto?- chiese. -Possibile che devi sempre dossobedirmi? Chiudi quella bocca e vedi di ...-

-Scordatelo! Questa volta non ti permetterò di ignorarmi!- urlò Gulliver con una forza che non immaginava di avere, smettendo di tremare per un attimo, e prima che potesse rendersene conto colpì il padre sul becco con una zampa.

Gavin barcollò, disorientato, e Elendin spalancò la bocca stupefatta. Stefano, senza più la zampa del rapace a bloccarlo sul fianco dell'isola volante, iniziò a precipitare nel vuoto, ma Gulliver si lanciò verso di lui e, afferratolo con le zampe, lo portò sulla cima dell'isolotto e gli lasciò il tempo di riprendersi.

Stefano si rimise in piedi, ancora ansimante per lo spavento, ma ebbe appena il tempo di emettere due respiri che Gavin atterrò davanti a loro con una forza tale che il ragazzo si sorprese che l'isola non si mettesse a tremare.

Gulliver si frappose fra i due; tremava dalla testa ai piedi, ma nei suoi occhi c'era qualcosa che convinse Stefano che non si sarebbe mai spostato. Tuttavia il ragazzo afferrò la spada, per sicurezza.

Gavin squadrò il figlio con uno sguardo che avrebbe messo in fuga anche una tigre dai denti a sciabola : -Spostati. ORA- sibilò con un tono di voce che non ammetteva repliche.

Ma Gulliver, con grande sorpresa di Stefano, non si mosse. -No- rispose.

Gavin spalancò gli occhi : -Cosa?-

-Se vuoi uccidere lui, prima dovrai uccidere me- disse il giovane rapace. -Qui non si tratta solo di te, si tratta di noi. Non ti chiedo di preoccuparti di me, ma almeno abbi a cuore Elendin. Ci sono cose più importanti del tuo orgoglio, e se io fossi un genitore credo sarei disposto a lavorare col mio peggior nemico pur di assicurare un futuro ai miei figli. Se noi ti stiamo a cuore, non dovresti essergli nemico ... dovresti aiutarlo-

-Papà, perché non vuoi dargli ascolto?- chiese Elendin, preoccupata per lo sguardo che il padre stava rivolgendo al fratello.

Il rapace rimase irremovibile : -Perché dovrei darti retta?- chiese. -Non ne hai mai combinata una giusta nella vita, cosa ti fa pensare che stavolta sarà diverso? Vuoi davvero che ci lasci morire tutti per questa tua idea bislacca? E dov'è finito il tuo rispetto per i genitori? Vorrei proprio sapere chi me lo ha fatto fare di essere tuo padre ...-

-BASTA!- gridò Gulliver così forte che persino Gavin si zittì stupefatto. Il giovane rapace tremava tutto e aveva le lacrime agli occhi. -So che mi odi e so il perché, ma questo non deve annunciare il tuo giudizio! Buttami pure in mezzo a quelle bestie a farmi divorare, se vuoi, ma pensa a tua figlia!-

Sull'isola calò un silenzio di tomba.

Stefano ebbe la spiacevole sensazione che la contesa fra i due riguardasse ben più della sua vita, e la cosa non gli piacque affatto. Lo sguardo di Gavin lo faceva rabbrividire. Guardò Elendin, sperando nel suo appoggio, ma questa gli fece le spallucce, segno che neppure lei sapeva che cosa stava succedendo.

Gavin fu il primo a riprendersi : -Tu ... sai ...-

-Certo!- rispose Gulliver quasi urlando. -Ero solo un cucciolo, ma quel momento mi è rimasto stampato nella memoria! E non c'è notte che io non lo riveda, in sogno, e che mi svegli in preda agli incubi! Per quanto potessi essere giovane, credevi davvero che potessi dimenticarmi di una cosa simile?-

Gavin fremette, poi, tentando di non perdere la calma, mormorò : -Ne parliamo dopo. Ora fatti da parte-

-No! Mamma non ti aveva chiesto questo!- urlò Gulliver.

Un lampo di fuoco passò negli occhi di Gavin e con un movimento fulmineo mosse la zampa verso la faccia del figlio, il quale in fece in tempo ad evitarla. Il colpo spedì Gulliver a tre metri di distanza, e una profonda cicatrice si stampò a pochi centimetri dal suo occhio destro.

-Gulliver!- gridò Elendin precipitandosi a soccorerre il fratellino, ma questi la allontanò e puntò di nuovo il suo sguardo su Stefano.

Gavin cominciò ad avanzare verso il ragazzo, che temette il peggio per la sua incolumità. Il rapace afferrò la spada e, senza nemmeno badare al sangue che sgorgava dall'ala graffiata dalla lama, gliela tolse di mano, per poi buttarlo a terra.

Gavin alzò la zampa pronto ad infliggere il colpo fatale, ma Gulliver si frappose fra i due, squadrando il padre con ferocia. -Spostati o ammazzo pure te- sibilò questi.

-Allora fallo- ringhiò il figlio. -Meglio morire per mano tua che per mano di uno di quei mostri. Perché io non me ne andrò da qui, che tu lo voglia o no-

-Gulliver, no!- gridò Elendin spaventata, ma il fratellino non si scompose : -Elendin. Stanne. Fuori!- urlò.

Gavin guardò il figlio con occhi fiammeggianti. Per un istante, Stefano pensò che lo avrebbe ammazzato. I due rapaci rimasero a fissarsi per un tempo indefinito, finché, inaspettatamente, Gavin abbassò gli occhi.

-Va bene- ringhiò. -Se vuoi restare a morire non te lo impedirò. Fa ciò che vuoi della tua vita. D'ora in poi non venirmi più a cercare, e non considerarmi più tuo padre. Tu non sei degno di essere un rapace ... tu non sei degno di essere mio figlio-

Gulliver si sentì trafiggere il cuore da mille lame infuocate, ma il padre parve non accorgersene nemmeno. Gavin si rivolse ad Elendin : -Andiamocene, forza- ordinò.

-No!- urlò Elendin. -Non so cosa sia successo fra coi due, ma come puoi fare questo? Stiamo parlando di Gulliver! Di tuo figlio!-

-Non mi hai sentito poco fa? Non lo è più- ringhiò Gavin. -Scegli, Elendin. O vieni via con me o resti qui con lui-

Elendin era a pezzi : -Io ... Io non abbandono mio fratello-

-Capito. Scegli lui-

-Papà! Aspetta!- urlò Elendin, ma prima che potesse fermarlo Gavin spiccò il volo e scomparve nel cielo nero.

Stefano era stupefatto : -Ok ... Questo si che è incredibile ...- mormorò. Non riusciva a credere che Gavin fosse arrivato a disconoscere e abbandonare suo figlio. Che cosa poteva avere fatto di tanto grave per aver meritato un odio così grande?

Elendin anticipò la sua domanda : -Che cosa hai fatto, Gulliver?- chiese. -Perché ti odia così tanto?-

Il giovane rapace strinse i denti così forte da farsi male, poi disse : -Hai il diritto di saperlo. Ebbene, quello che hai di fronte a te è un assassino. La mia incoscienza ha provocato la morte di nostra madre-

-COSA?- esclamò Elendin stupefatta e allo stesso tempo incredula.

-Adesso sì che la storia si fa interessante ...- mormorò Stefano, non sapendo bene come muoversi in quella situazione strana.

Gulliver si appoggiò ad una parete di Endstone per evitare di cadere. -Ti racconterò la verità, io e papà te l'abbiamo taciuta troppo a lungo. Ebbene, tutto è avvenuto quattordici anni fa, quando ero appena nato. Ti ricordi come eravamo?-

-Certo- mormorò Elendin con un mezzo sorriso. -Io e te ne combinavamo di tutti i colori, anche se tu eri ancora costretto a startene nel nido. Mamma ancora non poteva volare a causa della fatica che aveva provato nel covare il tuo uovo e perciò era papà a prendersi cura di noi. Lo facevamo impazzire ... ma tutto finiva sempre con una risata. Alla fine, pur di non farci combinare altre marachelle, papà aveva deciso di separarci, lasciando te nel nido e portando me a cacciare-

-Fu proprio uno di quei giorni in cui ti portò con lui che avvenne il fatto- disse Gulliver. -Papà mi aveva sempre avvertito di non uscire dal nido, dato che ero ancora piccolo e fragile, ma io non lo volevo ascoltare e mi inventato sempre nuovi modi per evadere. Papà ogni volta riusciva a prendermi e mi riportava al mio posto con un rimprovero. Ma un giorno tu e papà non c'eravate e io riuscii a uscire-

Gulliver tremò : -Quando mamma si svegliò si rese conto che non ero più nel nido e mi cercò; mi inseguì, pur essendo debole, ma io la ignorati e continuai ad allontanarmi. Lei tentava di starmi dietro, ma io ero più veloce. Corsi via nella foresta, ignorando i suoi richiami ... Almeno finché non mi imbattei in un grosso lupo-

Stefano strabuzzò gli occhi : cominciava a capire. Gulliver continuò : -Fuggii, e lui mi inseguì. Mamma venne in mio soccorso e mi nascose in un cespuglio, per poi lasciarsi inseguire dal lupo. Voleva arrampicarsi su un albero e attendere che se ne andasse. Ma io non l'ascoltai e scappai via. Il lupo mi vide e mi inseguì nuovamente, finché non giungemmo sul ciglio di un burrone. Il lupo fece per buttarsi su di me, ma-ma poi mamma intervenne ... e-e mi sbatté via. P-Poi il lupo saltò e ...- ammutolì, con la voce scossa dai singhiozzi.

Stefano capì benissimo. Finalmente tutti i tasselli di quel mistero avevano trovato uno schema preciso. Immaginò facilmente quello che doveva essere successo dopo ...

Gulliver singhiozzò ancora un attimo, poi disse : -P-Papà stava sorvolando la zona quando avvenne. Non appena mi vide scese e mi chiese che cosa ci facevo lì. Io non dissi nulla e gli indicai il crepaccio. In quel momento lui capì tutto e si lanciò in picchiata in fondo al burrone. Trovò due corpi. Il lupo era morto ... fatto a pezzi. Anche mamma era a pezzi ... ma non abbastanza per morire sul colpo-

Gulliver aveva le lacrime agli occhi : -Era ancora viva ... La spina dorsale si era spezzata, ma riusciva ancora a parlare. Le sue ultime parole furono : "Prenditi cura di loro, Gavin. Proteggi i tuoi figli come farei io". Poi si spense. Papà lanciò un urlo che non credevo possibile e per la rabbia dilaniarli il cadavere del lupo. Poi tornò da me. Io ero in lacrime davanti a lui. Mi guardò a lungo con occhi di fuoco. Sapeva che ero io il responsabile, lo aveva capito. Alzò la zampa, pronto a strappare la mia vita come se fosse erba secca, ma poi ... Forse per paura, forse per la richiesta di mamma ... Si trattenne e non mi diede il colpo fatale. Mi riportò al nido e volò a riprendere te. Da allora io per lui non sono nulla. Lui mi odia ... glielo leggo negli occhi, non lo ha mai voluto ammettere, forse per paura di dovermi confessare il perché. Mi ha accolto nella sua casa, mi ha cresciuto e mi ha insegnato tutto ciò che sapeva. .. ma mi odia. Non c'è velo fra me e lui. Per lui sono solo un criminale ... l'assassino di nostra madre- Gulliver chiuse gli occhi, non potendo più trattenersi dal piangere.

Elendin era immobile. Non un muscolo fremere in lei, non una piuma si muoveva. Era scioccata. -Non è vero- mormorò. -Non è vero. Stai mentendo. Ti concedo trenta secondi per dirmi che non è vero-

Gulliver rimase in silenzio, non avendo nemmeno il coraggio di guardarla. La rapace alzò una zampa, volendo colpirlo come poco prima aveva fatto suo padre, ma un istante prima di compiere il gesto si fermò. Tremante, abbassò gli artigli e mormorò : -No ... mamma non avrebbe voluto questo-

Gulliver alzò lo sguardo verso di lei. Elendin tremava : -Mamma avrebbe voluto che la nostra famiglia rimanesse sempre unita ... Nel bene e nel male, nel giusto e nello sbagliato. Non importa quale errore tu abbia commesso. Io ti perdono ... tu sei mio fratello, e io ti aiuterò. Ti seguirò ovunque tu vada, anche in mezzo alle tenebre se necessario, ma non ti abbandonerò mai, e niente di quello che hai fatto mi farà cambiare idea-

Gulliver emise un singhiozzo e spalancò gli occhi, poi piangendo si gettò tra le ali della sorella, abbracciandola. Si sfogo per qualche minuto, poi smise di tremare, sentendo che un peso gli era stato tolto dal petto.

Stefano si avvicinò : -Potrei dirti che non è stata colpa tua e che è tutto successo per caso, ma sono abbastanza intelligente da capire che non mi ascolterai- disse. -Ma nella vita non conta ciò che hai fatto. Nella vita conta ciò che fai. Conta chi tu scegli di essere. Tutti commettono sbagli, sia grandi che piccoli, persino gli dei. Ma una volta compiuto tale sbaglio, allora bisogna avere il coraggio di rialzarsi. Sempre. Perché finché sei vivo potrai solo essere piegato, mai spezzato. Devi andare avanti, ora più che mai. Sei tu l'artefice del tuo destino, sei tu che devi scegliere quale strada prendere. Cosa vuoi fare adesso?-

Gulliver si asciugò una lacrima : -Io verrò con te- disse. -Se deve essere là mia fine, allora voglio fare una grande fine, che venga ricordata per sempre. Questa è una storia che la gente racconterà e io voglio farne parte-

-Gulliver, non è necessario- disse Elendin. -Posso andare solo io con lui-

-Errato, nessuno può tirarsi indietro questa volta- rispose Gulliver. -E al diavolo, noi rapaci abbiamo la guerra nel sangue, e da troppo tempo aspetto di dimostrarlo!-

Elendin lo guardò preoccupata, poi sorrise : -Lo so- disse. -Sono fiera che tu sia mio fratello-

Gulliver sorrise con gli occhi lucidi, poi chiese : -Che cosa facciamo ora?-

Stefano ci pensò un attimo, poi disse : -Quelle creature sono controllato da due demoni, Dormammu e Mefisto, tramite un corno posto su una delle isole volanti. Se li raggiungiamo possiamo fermare l'esercito, almeno momentaneamente-

Gulliver si abbassò : -Salta in groppa- disse. -Per noi volare qui è uno scherzo. Ti portiamo Dove vuoi-

Stefano sorrise e salì sulla schiena del giovane rapace. Gulliver voltò il capo e gli sorrise : -Vuoi dire qualcosa prima di andare?-

-Si- disse Stefano con un sorrisetto strafottente. -Non fatelo a casa!- e dopo queste parole i tre si alzarono in volo, diretti verso l'isola su cui stanzionavano i demoni.
   
 
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