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Autore: Akune_Niives    10/04/2018    3 recensioni
Ispirata a "When you wish upon a star" di Louis Armstrong, narra di un piccolo Stiles senza amici, isolato a causa della sua iperattività, e della dolcezza con la quale il bambino chiede ad una stella di esprimere un suo desiderio.
E' una slice of life dove vengono raccontati momenti della vita di Stiles, di come incontra Derek, di come stringe una solida amicizia con Cora (che gli farà conoscere Scott) e di come le loro vite sono destinate a cambiare per sempre.
Sterek AU!Tutti umani, brotp!Stora, brotp!Sciles.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cora Hale, Derek Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sì, lo so. 
Odiatemi.
Sto passando il periodo più infernale della mia vita.
Quindi, purtroppo, questo ha influito molto anche sulla mia scrittura.
Come puoi scrivere qualcosa di romantico quando hai il cuore spezzato e ti senti delusa ed umiliata? Per questo ho scritto questo capitolo. Spero di aver reso l'idea.  Non so scrivere angst, non ci sono mai riuscita.. Ma mi eserciterò..
Spero vi piaccia.
Se volete picchiarmi per il ritardo, per il capitolo corto o perché è scritto da cani, andate a picchiare il mio ex.
Regalo biscotti!

A.


















*Flashback*






















 
Stiles cammina veloce per i corridoi, le mani strette attorno gli spallacci della cartella, come a volersi far coraggio. Gli occhi scrutano ovunque, in cerca di qualcuno.

È nervoso, sta per fare qualcosa che mai si sarebbe immaginato ma deve farlo, per la sua salute mentale e per quella dei suoi amici.

Una risata assordante attira la sua attenzione e finalmente trova il suo obiettivo.

Il gruppo di ragazzi di terza che aveva creato il gruppo su Cora.

Stiles rallenta di poco il passo, prende un grosso respiro e si dirige sicuro verso di loro.

Beh, sicuro… Non molto, visto che l’ansia gli ha creato un groppo in gola incredibile e le mani gli sudano talmente tanto che sembrano fatte interamente d’acqua.

Il gruppetto nemmeno si accorge di Stiles.

Sono tutti più alti di lui (di poco, eh) e gli stanno dando le spalle.

Si schiarisce la voce per attirare la loro attenzione.

Non sembra funzionare, visto che nessuno si volta.

Lo fa nuovamente.

Uno di loro si guarda attorno, ma ancora niente.

Allora Stiles prende un altro respiro e inizia a tossire come se mimasse un soffocamento.

I ragazzi si voltano, quasi sorpresi e spaventati. I loro sguardi si abbassano su Stiles e si rilassano. Cosa potrà mai volere il microbo da loro?

«Sì, ehm.. Ecco.. Io.. Io volevo..»

«Seh, vabbè.. Il microbo ci metterà tre ore.. Andiamo, gente» dice uno di loro, iniziando a ridere, mentre gli altri squadrano Stiles dall’alto in basso.

«N-no, aspettate! Io.. Volevo solo..»

«Coraggio, microbo. Siamo curiosi. Che cosa diavolo vuoi?»

«Lascia stare, Nolan.. Non possiamo aspettare, fra un paio di mesi ci diplomiamo, non abbiamo tutto questo tempo!» commenta una ragazza della quale Stiles non conosce nemmeno il nome.

Tutti ridono.

Stiles sente la rabbia aumentare e non sa nemmeno dove trova la forza di dire quelle parole.

«No. Ora voi mi ascoltate. Ho trovato il gruppo in cui sfottete la mia amica Cora. È irrispettoso e ingiusto.. Non sapete niente di lei, vi dovete fare gli affaracci vostri. Dovete chiuderlo oppure io..»

«Oppure tu cosa, Tritiski? Che fai? Ci prendi a pugni?» Nolan e i suoi amici si avvicinano a Stiles e lo sovrastano in altezza, come se fossero un’onda durante uno tsunami. Sono tutti più alti di Stiles e lui quasi si sente soffocare, ma non cede.

«Oppure lo dirò alla preside e vi denuncerò alla polizia per infamia e violenza psicologica verso un minore.»

Stiles ci aveva pensato tutta la notte e aveva buttato un’occhiata su alcuni fascicoli che suo padre riportava a casa dal lavoro, dove aveva notato una denuncia simile in un caso di violenza su minore.

Sembrò avere effetto, perché Nolan distende la fronte e spalanca gli occhi, mentre gli altri ragazzi iniziavano a guardarsi tra di loro ed a bisbigliare “ma può farlo?”, “no che non può.. è un ragazzino come noi, non può”, “sicuro??”.

Stiles non riusce a nascondere un sorrisino soddisfatto.

Forse ce l’aveva fatta.

Forse era riuscito a convincerli senza realmente adottare misure estreme.

Ma non si sarebbe aspettato quella reazione.

«No. Io in riformatorio non ci torno nemmeno morto.» sibila Nolan, gli occhi che diventano due fessure.

Il pugno allo stomaco arriva inatteso, inaspettato, come la pioggia d’estate.

Stiles non riesce a respirare. Sembra che tutto l’ossigeno sia sparito e non riesce né ad immagazzinarlo né ad esalarlo.

È bloccato, annaspa e gli si inumidiscono gli occhi.

Non ha nemmeno tempo per capire cosa succede attorno a lui, che si ritrova a terra. Qualcuno gli ha strappato via lo zaino e qualcun altro lo sta tenendo a terra, bloccato.

Il secondo pugno arriva alla tempia.

Stiles vede le stelle. La vista si annebbia e vede solo oscurità e stelline splendenti davanti ai suoi occhi. Gli ricordano la stella alla quale, anni prima, aveva espresso quell’unico desiderio.

Cerca di reagire e colpisce qualcosa con la mano, che gli viene subito bloccata. Sente la presa farsi forte e poi sente un rumore di qualcosa che si rompe.

Il suo polso è andato.

Non riesce a gridare, qualcuno gli sta tenendo la bocca tappata.

I colpi continuano. Ai pugni si uniscono calci e schiaffi. Continua a vedere le stelle.

Sente un dolore allucinante al fianco, qualcuno lo sta colpendo ripetutamente sempre nello stesso identico punto.

Si sente svenire ma cerca di non farlo. Non può svenire. Deve resistere, o sarebbe morto lì, in quel corridoio deserto.

Voleva solo aiutare Cora.

Perché le persone non riescono ad essere ragionevoli?

Perché devono essere crudeli, cattive?

Perché pensano di poter risolvere il tutto pestando a sangue un ragazzino che ha solo detto loro di smettere di fare gli stronzi?

Sembra passato un secolo, quando i pugni ed i calci smettono, quando la mano gli lascia libera la bocca. Sente chiaramente il sapore del sangue, ma non riesce a muovere un singolo muscolo. Anche il solo pensiero di muoverne uno lo fa rabbrividire dal dolore.

Sente i ragazzi che se ne vanno.

Dicono qualcosa, crede di aver capito che stia arrivando qualcuno.

Sente il rumore dei tacchi di una delle ragazze mentre scappano farsi sempre più lontano.

Stiles cerca di respirare ma non ci riesce fino in fondo, come se qualcosa gli bloccasse i polmoni.

“Merda.. E questa ora come gliela spiego a papà?” pensa, mentre è riverso a terra in qualcosa di bagnato che immagina possa essere il suo sangue.

Sente altri passi che si avvicinano.

Pensa che sia Nolan, che voglia finire il lavoro.

Si può uccidere qualcuno a quattordici anni per così poco? Per la minaccia di parlare con la preside e di farlo sospendere?

Stiles crede di sì.

Ed è infatti pronto ai colpi che potrebbero arrivare quando sente una voce familiare.

Ha l’udito ovattato, quindi non sente chiaramente le sue parole fino a che non grida il suo nome.

«STILES!!»

Derek.

Quella voce è di Derek.

Quello è Derek!

Cerca di aprire gli occhi ma nota solo una figura sfocata.

Sente Derek urlare qualcosa, sente altri passi che si avvicinano.

Adesso non pensa che possa esserci Nolan. Non gliene importa niente.

Adesso c’è Derek e sa che lui lo proteggerà sempre.

Ricorda quando, da bambino, Derek lo riprese al volo mentre cadeva giù dall’albero, quando lo alzò al volo da terra mentre Scott stava per investirlo con la bici, quando stava per andare a sbattere la testa contro uno spigolo e lui ci mise la mano in mezzo per non farlo ferire.

Derek era sempre stato lì.

Era il suo migliore amico grande.

Era il suo supereroe.

Non aveva più paura.

C’era Derek.

Sarebbe andato tutto bene.



 
*Buio*
   
 
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