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Autore: Nadine_Rose    11/04/2018    0 recensioni
Nadine ballava, rideva ed era viva.
[Continuo di “Un amore diviso da un filo spinato”]
Nadine e Werner sedettero vicino alla riva del lago all’ombra di un’alta conifera e restarono lì, stretti l’uno all’altra, avvolti dall’aria fresca dell’estate berlinese mentre dentro di loro scoppiava la primavera. Una nuova stagione era cominciata per la loro vita ma i due contavano ancora i loro inverni.
[Capitolo 33: Il dono della vita]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopoguerra
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Capitolo 33

 

Il dono della vita

 

“Ho capito che nella vita ci sono tante vite, per quante volte in vita abbiamo amato”.

Evgenij Aleksandrovič Evtušenko

 


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Due mesi dopo

 

“Brr, che freddo!” Anche Kurt era arrivato. Nadine lo accolse alla porta e gli prese il soprabito bagnato della prima pioggia autunnale. “Di cosa vorranno parlarci i ragazzi?” chiese con una punta di apprensione, stringendosi nelle spalle, ancora infreddolito. “Non lo so …” rispose la donna con voce serena, sorridendo “… Ma posso immaginarlo.” Nadine aveva capito già da tempo che tra suo figlio e Brigit era maturato un sentimento più profondo, che andava oltre alla loro storica amicizia, che si palesava nella tenerezza dei loro sguardi complici e dei loro gesti premurosi. “Sei sempre un passo avanti tu, eh?” disse Kurt per prenderla un po’ in giro. “Tu invece sei sempre in ritardo. Sbrighiamoci che sono già tutti qui.” ribatté, fingendosi indispettita e insieme raggiunsero il salotto. Kurt sedette di sbieco sul bracciolo della poltroncina accanto a sua moglie e lo stesso fece Nadine mettendosi vicino a Werner, entrambe le coppie di fronte ai loro figli seduti sul divano. “Allora? Di cosa volevate parlarci di così importante?” fece Nadine, con l’aria di chi ha già capito tutto. I due ragazzi sembravano nervosi ed esitanti. Brigit abbassò lo sguardo sul tavolino, guardando la teiera che aveva smesso di fumare mentre Andrej alzò gli occhi al soffitto. Poi fu lui a prendere la parola: “Io e Brigit non sappiamo quando né come è successo, ma abbiamo scoperto di amarci.” “Ma è meraviglioso!” esclamò Engel, scambiandosi con Nadine un sorriso sgargiante mentre i due giovani innamorati ricercavano la mano l’uno dell’altra. “Ma c’è dell’altro.” continuò Andrej più serio. Brigit si morse un labbro e, con voce tremante, disse: “Sono incinta.” In quel pomeriggio al lago, coperti soltanto della luce rossa del tramonto, le carezze del vento fresco di fine estate non avevano portato loro solo un brutto raffreddore, ma anche qualcosa di inaspettato, che faceva paura e sorridere allo stesso tempo: un figlio. Nel salotto piombò un silenzio imbarazzante. Anche i respiri sembravano più sommessi. Nadine non sapeva cosa fare né cosa dire, se esprimere parole di rimprovero o di rallegrata comprensione mentre Werner si alzò quasi di scatto facendola traballare dalla sua scomoda posizione. “è inammissibile, Andrej! …” disse, portando le mani sui fianchi “… E adesso cos’hai intenzione di fare?!” “Voglio sposarla.” rispose il ragazzo sicuro e, al tempo stesso, con voce tremante mentre Engel si mosse dalla poltroncina per andare a stringere la mano di sua figlia. “Adesso dovete prendervi le vostre responsabilità, rimboccarvi le maniche per questa creatura e, se siete davvero sicuri di amarvi, iniziare una nuova vita insieme.” intervenne Kurt molto più pacato di Werner. “Siete davvero pronti per fare questo passo così importante?” continuò Engel, rivolgendosi con tenerezza a Brigit la quale rispose con un flebile ma determinato sì. Solo Nadine era rimasta inerme, impigliata ad un vortice di sentimenti diversi e contrastanti che non riusciva ad esprimere. Infine ruppe il silenzio, nascondendo in parole di apprensione la sua vecchia, malinconica paura di lasciar andare Andrej. “Decidete per amore e non per aggiustare le cose.” disse e il ragazzo ribadì: “Abbiamo già deciso.” Suo figlio era cresciuto e ormai pronto per spiccare il volo.

 

“La mamma dello sposo sarà la donna più bella.” fece Werner compiaciuto, guardandola nel suo lungo vestito blu notte. Nadine ricambiò lo sguardo attraverso lo specchio e, sorridendo, indossò anche l’altro orecchino. Ma nei suoi occhi traspariva un velo di tristezza e nel suo sorriso, che assomigliava più ad un ghigno, si delineava una curva di inquietudine. Werner se ne accorse subito. Le si avvicinò e, prendendola per le mani, la indusse a guardarlo in faccia. “Cosa ti turba, Nadine?” le domandò con estrema apprensione e lei per un attimo abbassò con aria sofferente lo sguardo. Poi sospirò debolmente. I suoi occhi brillavano di lacrime trattenute, sfidando il luccichio degli orecchini. “Credi che Andrej sia davvero pronto?” domandò e Werner rispose con un’altra domanda: “E tu sei pronta?” Aveva centrato in pieno la vera causa del suo malessere. Nadine abbassò di nuovo lo sguardo per poi dissentire, scuotendo lievemente il capo. “Ho paura che non sia pronto per affrontare le difficoltà che verranno.” disse e Werner, accarezzandole la guancia, ribatté con dolcezza: “E noi lo eravamo? Quante difficoltà ci hanno messo alla prova! E noi eravamo soli, non potevamo contare su nessuno. Andrej e Brigit sono due ragazzi in gamba e poi saprebbero a chi chiedere aiuto.” Concluse con uno sguardo profondo e un sorriso rassicurante mentre la testa di Nadine si affollava di ricordi belli e brutti della loro vita insieme: il dopoguerra e la rinascita, le lacrime delle incomprensioni e le risate dei momenti felici, la trepidante attesa dell’arrivo di Andrej, la gioia e la fatica di essere genitori adottivi, le aspettative deluse e l’accettazione dei limiti dell’altro, il loro amarsi all’immenso e litigare per nulla, quel loro perdersi, ricercarsi e amarsi ancora … “Hai ragione.” fece Nadine e, sorridendo, strofinò un po’ la palpebra inferiore per impedire ad una lacrima di sfuggire. “Conserva le lacrime per il matrimonio.” le disse Werner con espressione serena e lei sorrise più gioiosa.

 

I fiori d’arancio che profumavano la chiesa, la commozione che scintillava gli occhi, lo scambio delle fedi nuziali e le promesse di gioventù tra Nadine e Kurt si realizzavano nei loro figli. Poi il lancio del riso sugli sposi, lo scambio di auguri, il volo delle bianche colombe e per la vita della ragazza sopravvissuta a Ravensbrück iniziava un nuovo capitolo. Cinque mesi dopo, il senso e l’essenza di una vita intera erano racchiusi tra le sue braccia, in quei due occhietti grigi che sembravano fissarla, riconoscerla e in quella manina un po’ violacea che le stringeva forte il dito. Nadine ebbe la sensazione di aver già vissuto quel momento. Forse era il ricordo di un sogno o un augurio di speranza, una scena creata dalla sua mente per sopravvivere alla disperazione di Ravensbrück. Sorrise e una lacrima le rigò il viso: cullare tra le braccia il suo nipotino, che adesso dormiva beatamente, valeva ogni attimo vissuto, le gioie e i dolori di una vita intera, tutte le lotte per continuare a sopravvivere e poi vivere a pieno la propria vita. La vita che stringeva tra le braccia era il dono più grande che Dio potesse farle e nel suo lieve respiro era l’anelito di un futuro di felicità, la melodia appena percettibile che sovrastava i rumori del passato. E ricordò: quella che stava vivendo era una scena che spesso aveva immaginato a Ravensbrück per aggrapparsi alla vita, l’eco di una voce amica che nel fango dell’umanità negata la incoraggiava a sperare ancora. Avrai una splendida famiglia. Stringerai tra le braccia i figli dei tuoi figli. Sarai felice. E lo era per davvero. Porse ad Andrej il suo bambino e, stringendo la mano di Werner che era poggiata sulla sua spalla, pianse di gioia, grata alla vita per averle donato un altro e il più prezioso frammento di felicità.

 

E ridere guardando il mondo

con la felicità di quando

il cielo è immenso.

E mai dimenticare

quel che ci ha fatto vivere.

 

Patty Pravo, Cieli immensi

   
 
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