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Autore: Akuma    12/04/2018    0 recensioni
« Il mio nome è Flamme.
Non Lucy, non Amanda. Flamme.
E niente battute, per favore, non si diverte nessuno. Perlomeno, io no di certo.
Mi divertirei molto, invece, se tramutassi le vostre risa in un grido di dolore, infilandovi un Asticello su per il... oh. Niente volgarità, almeno stavolta.
Il professor Albus Silente mi ha chiesto di riscrivere il tema dal principio già due volte e, come si dice, sbagliando s’impara.»
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Oliver Wood/Baston, Remus Lupin, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 4 - Mi fai venire le vertigini
 
Dopotutto sono un tipo piuttosto tranquillo: quieto vivere per quieto vivere.
Certo, c’è stato qualche episodio turbolento, ma mi sono limitata a qualche pozione finita per caso nella borsa di qualcuno... ed anche a qualche incantesimo di Intralcio o Congelamento.
Oh, e va bene. Un paio di volte non sono andata molto lontana da usare un bel ‘Crucio’ su chi mi dava noia, ma non è mai accaduto, è questo l’importante, dico bene?
E poi non capisco che importanza possa avere, dal momento che non sono mai stata arrestata. E non vi azzardate ad aggiungere ‘Non ancora’.
Una volta ho praticato un incantesimo molto divertente su una del mio anno, che diceva ad una sua amica di non gradire il mio taglio di capelli.
Non si è fatta vedere a lezione per tre settimane. Immagino fosse per via di quel fastidioso prurito nelle zone più imbarazzanti da - emh - grattare.
Comunque, ripeto, non sono una misantropa.
Oh, no, no, vado d’accordissimo con Artemìdia per esempio, la tarantola del signor Dunkel.
Sì, beh, per lo più ci ignoriamo, ma credo sia molto contenta quelle sporadiche volte in cui mi capita di calare un emittero nella sua reggia di vetro.
Credo faccia anche i salti di gioia, o perlomeno mi sorrida un poco.
E’ carino, dico, sapere che qualcuno sorride perché gli dai da mangiare.
Ovviamente, la mia è chiara ironia.
 
Quando Flamme si risvegliò fu colta da un gran giramento di testa, come se un Dorsorugoso l’avesse appena calpestata. Certo, ci era abituata, ma comunque non era mai piacevole.
L’accolsero le mura alte e fredde dell’infermeria, deserta.
Madama Chips era probabilmente affaccendata nella stanza piccola, dal momento che poteva udire i suoni distinti delle boccette dei medicamenti che venivano riposte nella credenza.
Il vento spirava gelido dalla fessura di una finestra accidentalmente lasciata aperta, tanto da farla rabbrividire.
Si portò istintivamente una mano alla gola, bruciante e muta. I capelli le si erano asciugati, qualcuno le aveva messo un panno sulla testa e, quando lo sguardo cadde sulle proprie braccia, si rese conto che qualcuno - probabilmente la stessa Madama Chips - l’aveva anche cambiata, dal momento che una sottoveste bianca aveva preso il posto della sua divisa.
Si strinse nelle spalle semi intirizzita proprio nel momento in cui i suoi occhi di freddo zaffiro si posarono sulla nuca bruna di un inaspettato ospite dell’infermeria, che giaceva addormentato al suo capezzale, malamente seduto su uno sgabello, la testa poggiata sulle braccia fasciate con delle spesse garze biancastre.
Flamme fece per pronunciare il nome di Oliver, ma dalle sue labbra non fuoriuscì alcun suono.
Si tastò di nuovo la gola con estremo stupore.
Perché Baston era lì?
Come mai aveva le braccia medicate?
E, soprattutto, per quale motivo lei si trovava in infermeria?
L’ultimo ricordo che aveva era quello degli alberi, sconnessi fotogrammi della foresta e della neve. I colori bianco, verde e terra si erano mescolati rapidi e vorticosi, finché il cielo s’era tinto di nero ed era calata la notte, la quale aveva portato con sé altrettante tinte fosche ma non meno turbinose, gelida e annebbiata come l’impersonale dolore che le era deflagrato nel petto.
Poi, il nulla.
O meglio, poi, il risveglio.
Non fece in tempo ad azzardare nessuna ipotesi che un furibondo Lupin fece il suo ingresso nella sala, spalancando l’ampio portone con veemenza.
Il violento cozzare dei battenti sulle pareti destò repentinamente Oliver, il quale scattò in piedi come fosse stato appena colto da una chiamata militare. Il brusco ritorno alla realtà, però, non gli impedì di rendersi conto che Flamme era sveglia e, mentre il Professore di Difesa contro le Arti Oscure si portava ai piedi del letto furente come non mai, fece in tempo a rivolgerle un sorriso sollevato.
Credeva che fosse morta, che la sua disperata corsa a perdifiato in sella al manico di scopa e l’aver affrontato i Dissennatori fosse stato totalmente inutile.
Per questo specchiarsi negli occhi azzurri di Flamme non gli procurò nient’altro che una calda sensazione di sollievo.
- Ci vorrà scusare, Signor Baston. Io e la signorina Dunkel abbiamo una cosa di cui discutere.- Lupin spazzò via come un tifone i suoi pensieri, inducendolo ad indietreggiare con un’espressione meravigliata - Madama Chips mi ha informato circa le sue condizioni. Più tardi mi sincererò con lei e discuteremo del fatto che ha palesemente ignorato una mia disposizione. Fino ad allora, la prego, mi voglia attendere nella stanza attigua.-
Non che Remus Lupin fosse avvezzo a liquidare a quel modo la gente, pensò Oliver, anzi in genere era piuttosto gentile. Inoltre gli aveva appena detto che desiderava avere un colloquio privato con Flamme e, anche se normalmente avrebbe insistito per non lasciare l’infermeria, tuttavia in quell’occasione gli convenne fare come gli era appena stato intimato, dal momento che il Professore sembrava sul punto di esplodere come un Erumpent rabbioso.
Non appena Baston ebbe richiuso l’uscio dietro di se, Lupin fece ruotare la propria bacchetta in direzione della ragazza.
- Vox Verbitarium!-
Una nuvola biancastra sortì come nebbia dalle labbra di Flamme, per poi rimanere sospesa sopra la sua testa, aleggiando come una sorta di fumetto privo di battute.
- Perché non ha preso la pozione, Signorina Dunkel?- Lupin si schiarì la voce, decidendo di porle la questione che tanto gli premeva con pacatezza.
Ma Flamme non rispose, si limitò a socchiudere gli occhi e abbozzare un mezzo sorriso.
- Flamme. Rispondimi, perché non hai preso la pozione?- questa volta Remus si fece più vicino, il volto provato dalla fatica e dalla rabbia.
La bionda schiuse le labbra, ma non ne scaturì alcun suono, bensì le parole presero forma come se fossero appena state scritte da una piuma d’oca invisibile all’interno della nuvola di nebbia fluttuante.
- E’ questo che è venuto a chiedermi, professore?-
- E’ proprio questo, già. Forse non ti rendi conto...- fece per ribattere, ma Flamme lo interruppe.
- Volevo vedere se sarei morta.-
Lupin sgrano gli occhi cerchiati, scuotendo violentemente il capo e poi gettandolo all’indietro, accompagnato da una risata nervosa.
- Tu non ti rendi conto, ragazza! Non sei lucida!- esclamò improvvisamente, riprendendo la frase di poco prima.
Lei alzò le spalle, come a dire che se non gli stava bene la sua risposta, non aveva nient’altro da aggiungere. Nel ruotare gli occhi il suo sguardo si posò sul finestrone che la Tornado Sette di Oliver aveva letteralmente mandato in frantumi. Era stato riparato frettolosamente con un incantesimo piuttosto semplice: si vedeva perfettamente che il vetro non era completamente integro, perché le schegge traballavano un po’.
Un’altra stranezza che Flamme non riuscì a spiegarsi.
Mentre Lupin stava per riprendere la parola, le porte dell’infermeria si spalancarono di nuovo e un corrucciato Severus Piton si portò rapidamente accanto al giaciglio, in un ondeggiare turbinoso del suo lungo e pesante mantello nero.
- Lasciaci.- sibilò con decisione, rivolto a Remus.
- Non se ne parla, Severus.- ribatté questo - La ragazza è sotto la mia responsabilità.-
Piton si voltò verso di lui con aria spettrale, curvando le labbra con fare beffardo.
- Quando riuscirai a non lasciartela fare sotto il naso, allora ti darò ragione. Fino a quel momento, la responsabilità di una studentessa di Serpeverde non è altro che mia.- il suo naso adunco parve ancora più pronunciato nella penombra che nascondeva il suo profilo cupo - E comunque non temere, farò rapporto a Silente. Sarai certamente informato.-
Lupin socchiuse gli occhi per un istante, poi sul suo volto si disegnò una smorfia contrariata. Aveva le mani legate, per cui non poté fare altro che girare i tacchi e tornare sui suoi passi.
Prima di congedarsi, lanciò un’eloquente occhiata a Flamme, come a dirle che non finiva certamente a quel modo.
- Vox Desolvo.- cominciò Piton, agitando la bacchetta e facendo scomparire la nebbiolina sopra la testa della ragazza. Poi si schiarì la voce.
- Signorina Dunkel. Non voglio spiegazioni da lei. Non sono qui per farle la paternale sul pericolo che ha corso, né per rimproverarla per non aver preso la sua pozione, questa notte. Ma mi lasci dire una cosa: se vuole giocare alla ragazzina complessata con manie suicide, lo faccia lontano dalla scuola e lontano dagli altri studenti. Le suggerisco durante le vacanze estive. O durante il congedo natalizio.-
Austero, il Professore di Pozioni girò intorno al letto e si portò verso uno degli immensi finestroni, scrutando il cielo nel tentativo di intercettare la sagoma di uno dei Dissennatori.
- E’ stata fortunata che il Signor Baston l’abbia trovata a Hogsmeade. Temo che se non fosse stato per lui, a quest’ora poteva dirsi soddisfatta del suo intento. Abbiamo visto tutti il suo Patronus, prima che il suo manico di scopa frantumasse la vetrata.- continuò, le braccia incrociate al petto - Tuttavia, non tollero che un Serpeverde si comporti con tale sconsideratezza.-
Flamme non poteva rispondergli. Senza voce, per quanto si fosse sforzata, sapeva che dalle sue labbra non sarebbe scaturito che un rantolo roco.
- Reparo.- mormorò poi, e la finestra andò a posto in un attimo.
La ragazza voltò il capo verso i raggi del sole pallido che filtravano attraverso i vetri colorati, i quali creavano delle sfumature singolari.
- Ce l’abbiamo tutti, una maledizione.- aggiunse Piton, d’un tratto - Tutti noi eletti dobbiamo convivere con qualcosa che gli altri non comprenderanno mai.-
E allora Flamme si rese conto che il Professore la stava guardando direttamente negli occhi con quelle sue iridi penetranti e misteriose e, dall’alto della sua figura avvolta nel manto nero di notte, sembrava quasi fosse comparso lì per annunciarle una arcana profezia.
- Questo ci rende speciali.-
Per quanto Lupin fosse furente, le aveva dato la possibilità di replicare. Piton, invece, gliel’aveva tolta, ostentando una calma spettrale.
Immersa in un mutismo obbligato, la bionda mantenne la sua espressione distaccata, nonostante il cuore aveva preso a batterle prepotentemente in gola. Non tanto per il rimprovero o per la scenetta da teatrino degli orrori di Piton, quanto per l’ultima frase che aveva pronunciato.
L’essere definita “speciale” le aveva causato un brivido incontrollabile lungo la colonna. Inoltre, il fatto che altre persone tentassero di occuparsi di lei così forzatamente le faceva ribollire il sangue.
- E’ praticamente scontato augurarmi che non accada più nulla del genere.- sibilò infine il Professore di Pozioni.
 
Flamme si finse addormentata entrambe le volte che Oliver andò a farle visita.
Non avrebbe saputo cosa dirgli e, soprattutto, non avrebbe avuto la voce per farlo. Di certo non voleva essere costretta a dargli una spiegazione anche riguardo a questo, non era proprio il caso.
Perciò simulò un sonno profondo, mentre lui la guardava dallo sgabello accanto con in testa mille questioni.
Lupin era tornato a parlare con lui, dopo essersi congedato dall’infermeria. L’aveva interrogato a lungo su ciò che era accaduto, tuttavia Oliver non aveva compreso appieno la natura delle domande che il Professore di Difesa contro le Arti Oscure gli aveva rivolto, ma dal momento che pareva ci fosse dietro un segreto di stato, aveva cominciato a pensare che quello di Flamme non fosse stato proprio un atto sovversivo fine a se stesso.
La incrociò inaspettatamente nell’atrio antistante l’aula di Incantesimi, un paio di giorni dopo.
- Ehi! Non sapevo ti avessero dimessa.- la raggiunse alla fine della scalinata.
Lei si voltò appena in tempo per incrociare lo sguardo del brillante Capitano di Grifondoro.
Indossava la divisa di Quidditch con le maniche risvoltate ed il colletto semiaperto, il che lasciava facilmente supporre che aveva appena terminato gli allenamenti quotidiani.
- L’altro ieri.- annuì Flamme, sistemandosi due volumi sotto il braccio.
- Oh.- Oliver ne fu sorpreso. E non lo nascose.
Ma l’altra mantenne la sua aria distaccata, fissando per un attimo l’inseparabile manico di scopa che lui portava sotto un braccio.
- Mi stai evitando?- soggiunse Baston, diretto come al solito, muovendo un passo verso di lei per trovarsi faccia a faccia.
Flamme diede un colpo di tosse e si assicurò la sciarpa verde e argento al collo, scuotendo il capo.
- Mi dispiace.- rispose, alludendo con lo sguardo alle bende che le maniche alzate della divisa lasciavano intravedere.
- Cos...?- fece lui, guardandosi le braccia - Oh, non è nulla.-
Difatti si era quasi dimenticato dei tagli che le schegge della vetrata gli avevano procurato alle braccia, usate per farsi scudo nello sfondarla. Tuttavia, la cosa che gli premeva di più in quel momento era Flamme la quale, oltre ad avergli fatto prendere un gran bello spavento, ora sembrava tutta intenzionata a sgattaiolare via.
- Tu stai bene?- glielo domandò in maniera così schietta che per un attimo lei rimase intontita.
- Sì.- annuì e poi tossì di nuovo, dando voce ad un tono roco e strascicato - Grazie per... essere venuto a cercarmi.-
- Beh, mi pare il minimo.- rise lui, portandosi una mano dietro la nuca - Dovevo sdebitarmi con te per essere venuta alla partita contro Tassorosso.-
Se prima Flamme rimase intontita, questa volta fu decisamente sconcertata dall’uscita del Portiere. Tuttavia non poté non trattenere un sorriso.
- Non è esattamente la stessa cosa.- commentò, scomparendo fino alla punta del naso nella sciarpa di lana.
- Umh, contando che sei di Serpeverde, direi di sì.- la risata prolungata di Oliver echeggiò per l’atrio, tanto vivacemente che alcuni studenti si voltarono a guardarlo.
Quietandosi lentamente, si accorse che lei lo stava fissando con i suoi grandi occhi azzurri e un lieve sorriso sulle labbra. Il suo volto lunare era stanco e provato, quasi come se non dormisse da giorni.
Questo avrebbe dovuto farlo desistere nell’intento che gli balenò in testa come un fulmine a ciel sereno, ma Oliver decise di non badare affatto al buon senso.
- Vieni con me.- dichiarò, afferrandola per un braccio e muovendo i primi passi di corsa verso il cortile.
Flamme fu letteralmente strattonata, tanto che dovette impegnarsi per mantenere l’equilibrio e non inciampare. L’unica cosa che avvertì, oltre allo svolazzare del proprio mantello, fu la presa solida del compagno al proprio polso, che la conduceva velocemente lungo i corridoi.
Baston fu rapidissimo nel farsi largo tra la folla e raggiungere il cortile, dove conferì un colpo ben assestato alla sua Tornado Sette per essere libro di montarla con altrettanta prontezza, accogliendo Flamme tra le braccia e partendo a tutta velocità verso il cielo.
La compagna non si rese conto di ciò che stava accadendo finché i suoi piedi non furono a una decina di metri da terra. Allora il suo volto già pallido sbiancò ancor di più e serrò gli occhi, incapace di emettere un suono.
Udiva la voce di Oliver ridere spensierato e il vento stirarle i capelli, le curve improvvise che il Capitano conferiva sapientemente alla scopa creavano dei piccoli vuoti d’aria che a quanto pare Baston trovava estremamente divertenti.
Non seppe quantificare i minuti trascorsi, si ritrovò semplicemente in piedi sulle gradinate dello stadio di Quidditch con le mani ancora strette alla divisa del Portiere, il quale se ne stava dinnanzi a lei con un’espressione interrogativa sul volto.
- Non. Farlo. Mai. Più.- scandì Flamme, riuscendo finalmente a riaprire gli occhi.
Oliver si sciolse in un sorriso.
- Oh, andiamo, mi credi stupido? Mi sono mantenuto quasi raso terra, i Dissennatori non volano così basso.-
La bionda allora sforzò le corde vocali e dalle sue labbra arrossate per il freddo fuoriuscì un’esclamazione acuta.
- Per il sangue di Salazar! Ma quale raso terra!? -
- Che c’è?- replicò l’altro, tutt’un tratto spiazzato - Pensavo che un attimo di svago ti servisse per lasciarti alle spalle i brutti pensieri!-
- Brutti pensieri!? Ho perso vent’anni di vita!-
- Allora non... ti piace volare?-
- Io odio volare!- gli confermò immediatamente la compagna, in un moto repentino di boccoli scomposti - Soffro tremendamente di vertigini, è già tanto se non mi viene l’orticaria in presenza di una scopa!-
Il Capitano non riuscì a trattenere un risolino divertito. Non poteva certo credere che Flamme, così fredda e posata, avesse il terrore dell’alta quota. Era buffa, decisamente.
- Scusa.- scosse il capo - Scusami, non ho mai incontrato una strega che ha paura di una scopa.-
Lei non rispose, gli scoccò un’occhiata assassina da sotto le sopracciglia aggrottate, rendendosi tuttavia conto in quell’istante di stare ancora stringendolo per la casacca.
Fece per scostarsi repentinamente, ma lui le aveva già posato le mani sui polsi, richiudendole i pugni sulla propria divisa rossa e oro.
Flamme fu colta da un inaspettato stupore: le mani di Oliver erano tremendamente calde.
- E come hai fatto a superare l’esame di Volo, al primo anno?- il sorriso del Capitano era placido e limpido come il cielo d’estate, così cristallino da essere in grado di spiazzare chiunque. Era quella la sua forza, Flamme se n’era già accorta da tempo.
- Ho... incantato un fantoccio e l’ho messo su una scopa.- ammise sommessamente, schiarendosi la voce roca.
- Cosa? Hai incantato un fantoccio? Al primo anno!? Oh, wow!-
- Sì, sì, bene, non urlare ora, okay? Attiri l’attenzione.-
Baston si lasciò sfuggire una breve risata.
- E di chi? Non c’è nessuno qui. E poi non è mica una cosa da poco!-
- Ma sì che lo è...-
Il Portiere non replicò nell’immediato, si limitò a fissarla finché non ebbe ricatturato il suo sguardo, allora fu sicuro di poterle rispondere.
- No che non lo è.- sorrise, concludendo la frase direttamente sulle labbra di Flamme.
   
 
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