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Autore: Swetty_Kookie    14/04/2018    1 recensioni
Jeon Jeongguk, un normale ragazzo che lavora in un semplice bar, farà l'incontro di un misterioso ragazzo, che sconvolgerà la sua vita per sette giorni.
[...]
«Stavo cercando di scrivere una lista di cose da fare. Anche se non so quante cose si potrebbero fare in una settimana.»
|TaeKook| - (Storia presente su wattpad)
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sabato. Un giorno che avrei passato, come d'abitudine ormai, con i miei amici.

L'abitudine sarebbe stato uscire, passare un po' di tempo in una sala giochi, prendere dell'alcol e tornare a casa non ubriaco, ma nemmeno sobrio.

Ma per quel sabato decisi che avrei rotto quella solita routine.

'Di la verità Guk, ti sei trovato la ragazza?'

'Traditore. Vuoi dire che devo passare tutta la serata solo con Nam? No no... Nam io rimango a casa oggi!'

'Yoongi! Che diavolo'

'Se non c'è Guk a placarti, inizi a diventare logorroico, e io di mal di testa ci voglio soffrire solo dopo una sbronza!'

Ridacchiai leggendo i messaggi dei miei amici. Non l'avrei passato con loro perché avevo intenzione di passarlo con te.

Ignorai i messaggi che continuavano ad arrivare dalla chat di gruppo con i miei amici, per chiamarti. Volevo sentirti.

"Jeongguk?" mi rispondesti dopo nemmeno due squilli. Stavi aspettando una mia telefonata?

«Ehi Taehyung.» deglutii. Ti avevo chiamato senza pensare a cosa dirti, ma fu la tua voce a sorprendermi, ancora.

"J-Jeongguk, ti va... di stare con me sta sera?" mi chiedesti. Improvvisamente non riuscii più a vedere le tue parole in un modo puro. Avevi detto di voler togliere il punto interrogativo all'ultimo punto. Quello sul fare l'amore. E noi ci eravamo baciati. Non era normale pensare in modo poco puro, adesso?

«Si.» ti dissi soltanto. Ero fuori a fare rifornimento per il mio frigorifero, quando intravidi un volantino infisso all'uscita del supermarket. Era un invito a partecipare gratuitamente allo spettacolo dei delfini che si sarebbe svolto nel grande acquario di Seoul solo per quella volta all'anno «Vuoi... Ti va se andiamo allo spettacolo dei delfini?» dovevamo pur fare qualcosa. La tensione tra di noi era troppa, e avevo intenzione di farla sparire come meglio potevo.

Probabilmente annuisti sorridendo dall'altra parte del telefono, per poi darmi una vera conferma a voce "Si".

Ti salutai con l'impegno di passarti a prendere quella sera una mezz'oretta prima dell'inizio dello spettacolo.
 

Era stata una fila estenuante quella per entrare nell'acquario. Fosse stato per me, me ne sarei andato, ma il tuo viso curioso che guardava il coupon dello spettacolo, che raffigurava dei delfini che saltavano dalla piscina, ed il tuo metterti sempre sulle punte dei piedi per vedere quanta fila ci mancasse ancora, mi avevano convinto a rimanere, fingendomi interessato.

«Dice che i delfini sanno fare tre capriole di seguito, qui.» mi informasti puntando un dito, su un punto preciso del coupon, mostrandomelo.

Annuii per non farti rimanere male e poi ti girasti ancora «Dicono anche che ci sarà un estrazione nel pubblico per poter accarezzare il delfino e dargli da mangiare!- dicesti ancora più entusiasta –Devo assolutamente essere io!»
 

«Volevo davvero dare da mangiare ai delfini...» camminavamo per le strade di Seoul, affollate e piene di odori provenienti dai vari ristoranti o chioschi all'aperto, e di suoni provenienti dalle discoteche.

«Dai, non avrebbero potuto scegliere te. Avevi una bambina accanto.» ridacchiai per il tuo viso triste, avendo però un accenno positivo da parte tua. Sospirasti e poi alzasti lo sguardo verso di me.

Forse fu la prima volta che ci guardammo negli occhi quella sera. Avevi evitato il mio sguardo, ancora troppo imbarazzato. Ma adesso che si erano incontrati ancora, i nostri occhi, non avevano più intenzione di separarsi.

Ti afferrai la mano, intrecciandola con la mia, mantenendo il contatto visivo, ricevendo da te solo un sorriso imbarazzato.

Continuammo a camminare, fermandoci di tanto in tanto in qualche negozio, o in qualche chiosco per prendere da mangiare, fino a quando non si fece tardi abbastanza, da costringermi ad accompagnarti a casa.

Eravamo esattamente in quel momento riprodotto dai film americani, dove lui accompagna lei alla porta, ed inizia l'imbarazzo. Lo bacio o no? Se mi chiede di salire, salgo o no?

Credevo che si sarebbero riprodotte anche con te quelle scene d'imbarazzo, ma non fu così.

«Grazie.» iniziasti a dire, ed io mi ritrovai ad annuire. Poi continuasti.

«Sai, io... l'ho tolto davvero il punto interrogativo. Non voglio dirti che d-devi rispettarlo per forza. C-cioè non sei obbligato!» o meglio, l'imbarazzo c'era stato, ma solo da parte tua.

«Va bene.» ti guardai, e i tuoi occhi sbalorditi mi fissarono. Sentivo che era giusto così.

«Dico sul serio, tu non—»

«Se ho detto che va bene, significa che va bene.»

Mi fissasti per un'altra manciata di minuti, per poi estrarre le chiavi dalla tua tasca, ed aprire la porta che ci avrebbe portato nella tua casa.

Sentivo la tensione che c'era tra noi, ma volevo renderti il più tranquillo possibile.

Così non ti diedi il tempo nemmeno di accendere la luce, poi delicatamente portai le mie mani sulle tue guance, facendo pressione solo per poterti portare vicino a me, per baciarti nel modo più dolce che riuscissi a fare.

Chiudesti ancora una volta gli occhi, lasciandomi continuare, mentre le nostre lingue s'incontrarono ancora.

Non smettevamo di baciarci, era come un lento cullarsi, che pian piano fece svanire la tensione, dando posto così al desiderio. Il desiderio di baciarti il collo, di morderti una guancia, di accarezzare i tuoi fianchi, di farti ansimare sotto il mio tocco.

Lentamente ed incerto, facesti un passo indietro per condurmi nella tua stanza. Capii che era quella a destra, e così ti aiutai a non compiere movimenti goffi, per poi, dopo essere entrati nella stanza, chiudere la porta, come se qualcuno potesse entrarci e disturbarci.

Ti feci stendere lentamente sul materasso sovrastandoti, senza gravarti addosso però.

Non avevamo nemmeno tolto la giacca leggera, che si usava durante i primi giorni d'estate, non del tutto caldi, dove alla sera il vento si alzava freddo.

Così te lo tolsi lentamente, e così feci con il mio. Tu avevi una maglietta bianca a maniche lunghe, leggera, io una maglietta nera a maniche corte. Eravamo esattamente gli opposti.

Ti alzai la maglietta, senza sfilartela, iniziando a baciare la pelle morbida, dove ci sarebbero dovuti essere degli addominali, del quale tu eri privo, se non proprio un accenno.

Sentii vibrare il tuo stomaco sotto le mie labbra, mentre rabbrividivi. Volevo che diventasse la tua prima volta perfetta. Volevo essere gentile e delicato con te, non violento e rude come mi era capitato nelle poche esperienze avute in passato.

Potevo sentire il tuo cuore battere all'impazzata, mentre iniziavo ad armeggiare con la cintura dei tuoi pantaloni. Rivelavano già la protuberanza che ti avevo causato a causa dei miei baci sul collo e sullo stomaco, sul basso ventre.

Ti liberai dai pantaloni stretti, facendoti rimanere così solo con quella maglia bianca e in boxer, per poi posizionarmi ancora a cavalcioni su di te.

Avevi il viso arrossato e gli occhi lucidi. Eri bellissimo anche quando il piacere stava invadendo la tua mente e il tuo corpo.

«Jeong-Jeongguk..- mi richiamasti ed anche se con il fiato corto e il viso completamente rosso, continuasti –V-voglio fare anche io q-qualcosa.»

Mi ritrovai a sorridere, e a spostarmi da te, per poi ritrovarmi con le tue gambe attorcigliate ai miei fianchi, mentre mi sfilavi la maglietta nera, rimanendo a fissare il mio corpo, più scolpito, ma meno morbido del tuo.

Mi ritrovai una tua mano sul petto che lentamente accarezzava i miei addominali, ridisegnandoli con le dita. Non riuscii a trattenermi dal baciarti ancora, anche se volevi prendere tu posizione in quel momento. I tuoi occhi persi ad ammirare il mio corpo mi avevano fatto perdere ancora una volta il controllo.

Abbracciai il tuo busto, mentre rimanevi avvinghiato ai miei fianchi, facendo sprofondare il mio viso nel tuo collo.

Il tuo odore, è qualcosa che duramente riuscirà a sparire dalla mia mente.

Continuammo a baciarci, fino a che sia l'uno, sia l'altro non ne potemmo più.

«T-ti prego Jeongguk...» accolsi quella tua silenziosa richiesta, e così ti accontentai.

Mi alzai su due gambe, solo per poter permettere nuovamente alla tua schiena di toccare il materasso, e alla tua testa di toccare i cuscini.

Ti preparai il più possibile, ed anche se per te quello fu solo un prolungamento di quell'agonia del piacere, me ne fosti grato.

Ti feci mio nel modo più dolce possibile. I nostri gemiti riempirono subito la stanza, fino a quando entrambi non ci svuotammo, lasciando poi posto ai nostri respiri affannosi.

«Ricordi che oltre a fare l'amore, c'era anche qualcos'altro che volevo trovare?» girai la testa quanto bastava per poter vedere le tue ciglia. Eri poggiato alla mia spalla, ed entrambi guardavamo il soffitto come se fosse la cosa più interessante del pianeta, rimanendo in silenzio. O almeno fino al tuo intervento.

«Ehm...» non la ricordavo. Ma chiunque non sarebbe riuscito a ricordarla dopo quello che avevamo fatto.

«Era trovare l'anima gemella.» dicesti, con un tono divertito. Non eri arrabbiato perché l'avevo scordato?

«Oh...- riuscì a dire solo –E.. pensi di averla trovata?» ti chiesi. Una piccola parte del mio cuore sperava vivamente che fossi io, ma l'altra parte, quella più razionale mi diceva che no, era impossibile.

«Sai che è impossibile trovarla in una settimana..- ridacchiò –Però sono felice che tu mi abbia aiutato a fare.. questo.» feci finta di non rimanere deluso dalla tua risposta.

«Ti avevo promesso che ti avrei accompagnato per tutti i punti, ed anche se inizialmente ero un po' scontroso, ho mantenuto la promessa.»

«Già.- sorridesti, per poi guardarmi –Comunque, credo che adesso dormirò un po'.»

Si, dormirai...

Ti lasciai un ultimo bacio sulle labbra, prima di vederti voltarmi le spalle. Credevo sarebbe stato l'ultimo bacio di quella giornata, invece, fu l'ultimo bacio di sempre.

Poi chiusi gli occhi. Anch'io ero esausto di quella lunga giornata. Solo adesso, rimpiango di non averti guardato un'ultima volta.

«L'ho trovata la mia anima gemella, Jeongguk.»

   
 
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