Libri > I Miserabili
Segui la storia  |       
Autore: _Noodle    15/04/2018    1 recensioni
Ballet!AU.
“Grantaire si era dimenticato che cosa si celasse dietro tutto quello, oltre quell’invalicabile barricata che separava lui stesso dal suo futuro. […] Tuttavia, la forza di poche parole era stata in grado di fargli tornare la voglia di salire sul palco. La forza di chi le aveva pronunciate lo aveva trascinato verso il suo vecchio ed eterno sogno dopo due anni in cui si era smarrito, in cui l’ago della bussola aveva puntato sempre verso ovest, dove il sole tramonta.”
Storia di un amore che spacca le ossa, ma che non lascia nessuna ferita.
[Pairings: E/R, Courfeyrac/Jehan, Joly/Bossuet, Combeferre/Eponine, Marius/Cosette]
Dedicata alle mie fonti di ispirazione costanti.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Courfeyrac, Enjolras, Grantaire, Jehan, Les Amis de l'ABC
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Warm Up.
 
 
 
 
 
 
Era stata alienante l’immobilità.
Mezzaluna calante sulla testa di un mal capitato.
Era stato avvilente non potersi alzare dal letto per passeggiare sotto il sole. Era stato corrosivo piangere amare lacrime su ricordi più che vividi. Pelle che si trasformava in ruggine. Sogni infranti. 
Sismi violenti propagavano le proprie onde invisibili attraversando la schiena, le gambe, i piedi. Facevano male le unghie, i capelli e le palpebre, gonfie e arrossate.
Brividi di solitudine, spasmi incontrollabili e imprevedibili. Silenzi ricchi di sconforto. Restare solo non gli aveva mai creato alcun problema di sorta: era nato solo e sarebbe morto solo; ma come avrebbe affrontato il nulla? La vacuità? Era come se fosse stato svuotato di ogni convinzione, di ogni benessere certo o apparente. Si era rotto in mille pezzi, senza sapere se qualcuno sarebbe stato in grado di ricomporlo.
 
Era stata subdola l’immobilità.
Quando aveva provato ad alzarsi dal letto, quando aveva tentato di recuperare il controllo sulla propria colonna vertebrale, ecco che quel macigno d’insostenibile pesantezza chiamato malattia, al suono di un rantolo soffocato, aveva scaraventato il suo mondo colorato nella paura, nel terrore, nell’incubo della staticità.
Era stato facile, per gli altri, parlare. Era stato semplice commentare la sua frequente stanchezza con parole affrettate e velenose, inconsistenti. Era stato facile per i medici dirgli di aspettare, di non muoversi, di portare pazienza.
Puntare il dito solo per smorzare, per rallentare, per lacerare e smembrare le ali di un Icaro troppo avventato.
Aveva resistito, aveva ballato senza ritegno e senza rimpianto, ma si era ritrovato con le spalle al muro, una sciatalgia insopprimibile e un’infiammazione al pavimento pelvico che non lasciava in pace. Le vertebre compresse, i sentimenti feriti. Le viscere schiacciate dal peso delle responsabilità, le ginocchia storte, il diaframma contratto, la mente offuscata dall’incredulità.
Aveva provato, ma era stato abbattuto. Aveva lottato con ogni forza, sputato dolore e sudato passione, pianto come non aveva mai fatto nemmeno quando era un bambino maldestro, passato ore a riprovare sempre lo stesso passo, sempre la stessa variazione, sempre la stessa espressione da sfoderare in una precisa ottava.
Tutto questo non era servito a nulla, se non ad essere annientato. Non era servito ad entrare nella prestigiosa compagnia dell’Opéra National de Paris, poiché prima di solcare l’entrata del Palais Garnier aveva ormai perduto la sensibilità della parte sinistra del proprio corpo.


Forza.
Resistenza.
Costanza.
 
Testa, mento, collo, spalle, scapole, braccia, busto, stomaco, addominali, natiche, adduttori, ginocchia, caviglie, piedi, alluci, dedizione, impegno, tenacia, sforzo, controllo, velocità, lentezza, spinta, atterraggio, rabbia, disfatta, fatica, stanchezza, sonno, rassegnazione.
 
Si era dimenticato che cosa si celasse dietro tutto quello, oltre quell’invalicabile barricata che separava lui stesso dal suo futuro.
Era diventato scettico, esponenzialmente scettico. Non aveva più voglia di lottare per un futuro. Il bambino creativo e geniale si era trasformato in un ateo predicatore d’incertezze. Non credeva più a niente, né alle parole, né alle persone. Perché se era stata la felicità la sua condanna, se lo era stata la passione, allora non ne valeva più la pena. Non valeva più la pena spendere tempo e denaro, fingere di essere contento di fare quel che faceva, credere in qualunque cosa che potesse trasformarsi in un’illusione. La danza l’avrebbe portato alla tristezza, l’avrebbe portato alla disfatta. Aveva incominciato a bere. Una, due, tre, dieci birre. Una bottiglia di vino rosso. Due bottiglie. Assenzio nero. E Icaro si era trasformato in Dioniso.
Tutto aveva perso forma. Il suo corpo logorato dalla fatica, in origine perfetto e levigato, ora appariva deformato dalle sue stesse frustrazioni. Forse sarebbe stato più comodo continuare a studiare all’Accademia delle Belle Arti e buttare nella spazzatura tutte le mezze punte e tutti costumi di scena.
Sarebbe rimasto della stessa opinione in eterno, se non fosse stato per quel devastante bisogno di libertà che solo la danza riusciva a trasmettergli; ma, allo stesso tempo, sapeva che non sarebbe mai stato libero, non credeva che un valore così astratto e così agognato come la libertà potesse ancora far pulsare un cuore stropicciato come il suo.
 
Si sbagliava.
 
Passato l’inverno, il dolore era scemato e lentamente era strisciato fuori dal suo corpo: poteva scorgere un nuovo spiraglio di luce tra quell’ammasso di ossa e di muscoli accartocciati. Aveva paura, aveva tremendamente paura, ma forse quegli aghi appuntiti che gli avevano fatto pisciare sangue erano serviti a qualcosa. E forse, la forza dell’intesa, dell’amicizia, dell’affetto, della complicità, dei sorrisi, degli sbagli, delle risate, delle malefatte e dei successi l’avrebbe riportato in vita per qualche istante, necessario per respirare l’odore tipico della vita: era l’odore della lacca, della biancheria pulita e della biancheria sudata, della pece e del linoleum grigio.
Si era infilato le mezze punte e lentamente, senza pretendere troppo, aveva appoggiato la mano sinistra ad un cavalletto, fingendo che fosse una sbarra.
Era stata la forza di poche parole ad avergli fatto tornare la voglia di salire sul palco. Era stata la forza di chi le aveva pronunciate a trascinarlo verso il suo vecchio ed eterno sogno dopo due anni in cui si era smarrito, in cui l’ago della bussola aveva puntato sempre verso ovest, dove il sole tramonta.
 
Sono guarito”, gli aveva scritto.
E in quell’istante era guarito anche lui.
 
Grantaire era tornato a passo incerto. Aveva varcato la soglia del Palais Garnier con lo sguardo basso e la barba incolta. Era il 6 luglio 2015.
Accanto a lui l’amico di una vita, alle sue spalle un ricordo che ancora doveva sgretolarsi. Davanti ai suoi occhi l’esperienza che gli avrebbe cambiato la vita. O almeno così era stato portato a sperare.
 
Quinta posizione. Testa girata di un quarto, mento sostenuto, braccia in bras bas.
E grazie maestro.
 
 
 
 
 
 
_______________________________________________________________________________________________________________ 
Ebbene sì, dopo anni di assenza, eccomi di nuovo a pubblicare in questo fandom, quello dell’opera a cui sono di certo più affezionata in assoluto. Spero che questo mio ritorno sia ben accetto, perché Noodle è tornata carica come una molla! <3
Ebbene sì, una Ballet!AU. Questa storia è in cantiere da svariati anni, ma per un motivo o per un altro non ho mai avuto il coraggio di scriverla. Significa molto per me e racchiude tantissimi riferimenti personali (cosa che solitamente odio fare quando scrivo fan fiction, ma in questo caso è stato inevitabile, in quanto la danza è il mio lavoro e la mia più grande passione).
Che dire di questo primo capitolo? Corto e introduttivo, ma vi assicuro che andando avanti ne vedrete delle belle! (:
Tanti i riferimenti musicali, tanti i riferimenti al Brick, e spero di aver reso come al solito giustizia a questi meravigliosi personaggi, che meritano tutta la gloria di questo mondo <3
Per gli amanti di Grantaire: siate pronti a sentire parlare molto spesso di lui!
Detto ciò, ho intenzione di pubblicare una volta alla settimana, quindi apparirò la prossima domenica con il secondo capitolo!
Fatemi sapere che cosa ne pensate, sarei felice di sentire la vostra opinione, dal momento che è un po’ che non scrivo!
E grazie alle mie due socie, che come al solito mi danno la forza e l'ispirazione per portare avanti le mie folli idee <3
Vi abbraccio fortissimo! P.S. Il titolo della storia è ispirato alla canzone di Ermal Meta "Quello che ci resta".
_Noodle

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: _Noodle