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Autore: xela182    16/04/2018    1 recensioni
Hogwarts: per alcuni era una casa, per altri solo una scuola, per tutti comunque un grande viaggio.
Questa è la storia del grande viaggio di Melanie Jack, una studentessa come tanti, che ha frequentato Hogwarts negli anni di Harry Potter.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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La primavera a Hogwarts aveva bussato prepotentemente, le giornate prendevano ad allungarsi e gli studenti ne approfittavano per trattenersi all’esterno, per quanto il coprifuoco, imposto dopo la seconda incursione di Sirius Black, lo consentisse.
Le vacanze di Pasqua si avvicinavano e con esse l’ansia da esami cominciava a bussare alle coscienze di tutti i ragazzi, indipendentemente dall’anno.
Garrick stava pacificamente sgranocchiando una mela all’ombra di un faggio sulle rive del Lago Nero, con gli appunti di Pozioni sulle ginocchia, mentre Melanie, semisdraiata davanti a lui, appoggiata sui gomiti, sfogliava il libro di Difesa contro le Arti Oscure.
Tabitha piombò in mezzo a loro con mezza dozzina di tomi presi dalla biblioteca.
- Ancora Difesa contro le Arti Oscure, Mel? Non lo sai già a memoria quel libro?
Melanie arrossì un poco, ma cercò di mascherare l’imbarazzo fingendo noncuranza e facendo roteare gli occhi al cielo.
- Non sono molto brava con le definizioni, non sono portata per studiare a memoria…
- Lupin punta sulla parte pratica. – disse Garrick senza alzare gli occhi dai suoi scritti.
- Che cos’hai sgraffignato oggi, Taby? – Melanie cambiò argomento indicando pigramente con la piuma la pila di libri che aveva portato l’amica ben oltre il raggio della biblioteca.
Tabitha sorrise raggiante, con gli occhi che brillavano soddisfatti.
- La raccolta di Annuari di Hogwarts dal 1960 al 1969, i pezzi di pergamena indicano le pagine interessanti, Tutta la Gazzetta del Profeta 1981, i pezzi di pergamena indicano le pagine di cronaca interessanti, I processi magici del Wizengamot dal 1980 al 1985, i pezzi di pergamena…
- Indicano le pagine interessanti. – conclusero all’unisono Melanie e Garrick.
- Quindi la sessione di studio è terminata? – chiese il ragazzo allungandosi verso il tomo dei processi magici.
- Era iniziata? – chiese Tabitha accomodandosi a gambe incrociate.
 
Ridacchiando i ragazzi si divisero i libri e cominciarono la loro ricerca.
Melanie si era appropriata degli Annuari, era smaniosa di dare un volto a suo padre; la foto di un bambino straordinariamente somigliante a lei, le sorrideva dalla classe del 1963.
Una sensazione di calore, che nulla aveva a che fare col tiepido sole primaverile, la invase; finalmente poteva associare un viso alle parole che, quasi quotidianamente ormai, le davano il buongiorno scandendo le sue mattine.
Seguì la crescita del ragazzino dal viso vispo, come lei circondato dai colori verde e argento e arrivata al sesto anno scoprì con sorpresa che aveva ottenuto un encomio dalla scuola.
- “Morris Jack: Premio Speciale per servizi resi alla scuola 1968”. Peccato che non specifichi per cosa l’ha ottenuto…
 
- Conoscete un certo Gilderoy Allock? – domandò Garrick emergendo dal suo volume. – È citato come testimone del processo in cui era coinvolto tuo padre… il nome mi dice qualcosa…
- Ma insegnava qui l’anno scorso! – esclamò Tabitha guardando la foto davanti a Melanie – Mia madre è una sua grande fan…
- Allock ha testimoniato che Morris non era colpevole del furto del Bracciale di Anubi. – Garrick si grattò la testa – Allock non aveva neanche diciotto anni… come faceva ad essere a Il Cairo se frequentava Hogwarts?
 
*****
 
Nella Sala Comune non si muoveva foglia.
I sospiri si erano arrestati così come i piccoli sporadici singhiozzi, per lo più dagli studenti del primo e secondo anno.
Era incredibile come da quella mattina l’atmosfera si fosse così incupita.
Si erano alzati tutti di buon’ora, con il sorriso stampato sulle labbra, pronti a pregustarsi il trionfo.
Sapevano che il loro avversario era insidioso, ma la squadra quell’anno era davvero forte e con una gran fame di vittoria.
Qualche ora più tardi impararono che forza e astuzia, se non supportate da una buona preparazione, non portano lontano; Potter aveva preso il Boccino d’Oro con pochi millesimi di vantaggio su Draco, dopo essersi assicurato che lo scarto di punteggio dato dai gol fosse sufficiente a garantire la vittoria.
Melanie era nel mondo del Quidditch da troppo poco tempo per azzardare frasi di conforto, ma era sufficientemente esperta di sport da capire che Draco non era tagliato per fare il Cercatore.
Aveva passato la mattina a fotografare i compagni della squadra e aveva notato che Malfoy aveva un’incredibile visione di gioco e una tecnica di volo zigzagante che gli avrebbero consentito di svolgere egregiamente il ruolo di Cacciatore.
Escluso il capitano Flitt, gli altri Cacciatori erano dotati di una mira discutibile e di una stazza che li rendeva facili bersagli dei Bolidi.
 
Tabitha discese dai dormitori, dove aveva lasciato una scia di indumenti verde-argento, e fece cenno a Garrick e Melanie di seguirla al di fuori dalla Sala Comune.
Una volta raggiunto il loro faggio prediletto, la ragazza estrasse una copia di quotidiano di qualche tempo prima.
- Questo è arrivato stamattina. Ho detto a mia mamma che si trattava di una ricerca scolastica, non credo si sia insospettita.
Mise il giornale nell’erba tra di loro e sia Melanie che Garrick si sporsero per leggerne il contenuto:
 
La Gazzetta del Profeta del 02.08.1993
 
Il caso Morris Jack: confermata la scarcerazione del mago dopo 12 anni di reclusione ad Azkaban: il Bracciale in suo possesso non era autentico
Riaperta la caccia al Bracciale di Anubi
Ancora ignota la fonte che ha fornito al Ministero i dettagli sulla copia
 
Era il 1981 quando Morris Jack venne tratto in arresto da Edward Daniels, all’epoca Responsabile del Dipartimento Autor, accusato del furto del celebre Bracciale di Anubi, custodito a Il Cairo.
A nulla valse la deposizione del futuro avventuriero Gilderoy Allock che testimoniò l’innocenza di Jack […] A dodici anni di distanza Morris Jack torna ad essere un mago libero, scagionato da tutte le accuse […] dopo che il reperto si è rivelato essere un falso.
Nonostante le ricerche, l’inestimabile tesoro sembra svanito nel nulla […]
Ancora ad Azkaban Richard O’Connell che ammise da subito la sua colpevolezza […]
 
 
- Non posso credere di averti spinto a credere che tuo padre era Sirius Black, Mel.  – bofonchiò con un sorriso storto Garrick. – Puoi perdonarmi?
- Ma che discorsi! Anche io mi ero convinta che fosse Black!
Ora che la verità era stata svelata, Melanie si sentiva più leggera e desiderosa di incontrare suo padre.
- Vorrei solo sapere cos’è che lo trattiene a Londra così a lungo… - sospirò gettandosi nell’erba, lasciando vagare lo sguardo alle nuvole, che giocavano a rincorrersi sopra le loro teste
Tabitha estrasse dalla borsa il libro di Incantesimi e richiamò gli altri per riprendere il ripasso.
- Certo che così, non è affatto divertente. – si lamentò Melanie dopo aver incantato l’ennesimo filo d’erba.
- Non deve essere divertente. – specificò Tabitha, scorrendo il dito sui vari argomenti.
- E chi lo ha detto? – domandò Garrick con fare complice, strizzando l’occhio a Melanie.
Il ragazzo si avventò su una delle copie della Gazzetta del Profeta che Tabitha aveva con sé e, dopo aver strappato con cura una pagina, prese a piegarla creando un aeroplanino.
- Per Merlino! – esclamò Tabitha – Che stai facendo?
- È un aereo babbano. – spiegò Melanie. – Flotta contro flotta?
Sotto lo sguardo atterrito di Tabitha i due ragazzi presero a contendersi i fogli del quotidiano per poi scontrarsi facendoli levitare grazie all’Incanto Wingardium Leviosa.
Ogni volta che un aereo veniva distrutto, il proprietario si gettava a mani basse sulle pagine rimaste per rimpinguare la propria armata.
Melanie era in netto svantaggio; tenendo i due piccoli aerei rimasti in volo, provò a strappare la carta necessaria per costruirne un altro, ma Garrick fu più veloce e incenerì quello che rimaneva dello squadrone dell’amica.
Melanie sbuffando si lasciò andare sul prato; fece per appallottolare il ritaglio che le era rimasto in mano, quando un’immagine catturò la sua attenzione.
- Ehi! Non avevo idea che il museo delle cere di Madame Tussauds fosse magico! – esclamò, una volta messa a fuoco la foto, nonostante le stropicciature.
- Infatti non lo è! – rispose indignato Garrick – La tecnica di realizzazione ha richiesto…
- Melanie! – intervenne Tabitha – Ti sembra che i maghi esporrebbero delle opere tanto grezze?
- Grezze? – scattò in piedi Garrick – La cura con cui…
- Ehi, ehi, ehi! – Melanie si frappose in piedi tra gli amici distanziandoli con le braccia. – L’incontro Maghi contro Babbani è rimandato! – sospirò – Guardate qui; il museo delle cere è una copertura per celare ai Babbani un museo espositivo magico!
I ragazzi si avvicinarono per sbirciare, da sopra le spalle di Melanie, l’articolo.
- Come diavolo fanno a condividere un museo così famoso? – chiese Garrick arricciando il naso in cerca di risposte sul giornale.
- Maghi e Babbani vedono cose diverse; le statue sono state incantate per mostrare ai maghi ciò che celano. – spiegò Tabitha.
- Beh, tra un paio di settimane aprirà al pubblico l’esposizione delle gemme incantate più rare al mondo. Dopo quasi un anno di preparaz…
Un lampo folgorò la mente di Melanie.
- E se mio padre volesse rubarle?
- Ma se è appena uscito di prigione! – fece notare Garrick.
 
- Ehi, voi tre del primo anno! – i ragazzi sobbalzarono – Avete forse dimenticato il coprifuoco?
Lentamente si voltarono e abbassarono lo sguardo di fronte a quello severo della Professoressa McGranitt.
- Ci scusi, Professoressa, ci stavamo esercitando e abbiamo perso la cognizione del tempo. – disse in fretta Tabitha.
L’insegnante alzò scettica un sopracciglio vedendo i rimasugli della battaglia aerea sparsi sul prato.
- Abbiamo incantato degli oggetti babbani per non ferire inavvertitamente gli animali. – spiegò Melanie intuendo i dubbi della vicepreside, la quale, arricciando le labbra, passò in rassegna tutti e tre.
- 10 punti a Serpeverde per l’inventiva. – asserì asciutta.
I ragazzi strabuzzarono gli occhi e ridacchiando presero a ringraziarla senza sosta.
- Va bene, va bene, adesso filate nel castello o dovrò toglierveli per negligenza!
 
*****
 
La sera prima dell’inizio degli esami, nella Sala Comune regnava un silenzio assoluto, interrotto da qualche crisi di pianto, tra cui quelle delle sorelle Bulstrode e qualche risatina nervosa.
I ragazzini del primo anno si erano ritagliati un angolino a terra e silenziosamente osservavano Diezel Burke che orgoglioso mostrava il trucco che aveva approntato per affrontare gli esami.
- Questo è inchiostro simpatico, - alzò una boccettina intonsa di liquido trasparente - Si mostrerà solamente con l’incantesimo Revelio, quindi possiamo preparare una pergamena e…
- Le pergamene vengono fornite dai Professori e sono incantate per rivelare qualsiasi tipo di frode, così come le piume. – specificò Garrick, spegnendo il sorriso sul volto del compagno.
- Volete dire che non c’è modo di copiare? – si lamentò Tyrell – Io non ho mai letto nulla di Storia della Magia…
- Forse è meglio che cominci. – rispose laconica Astoria.
- Nelle scuole babbane si trova sempre il modo. – disse Melanie – Ora vi mostrerò come incidere indelebilmente nella memoria la pozione Scordarella.
Ridacchiò sentendosi tutti gli sguardi addosso.
- Diezel, mi serve il tuo prezioso inchiostro e Tabitha, mi occorre la tua chiara scrittura.
Sotto gli occhi stupiti dei suoi compagni, Melanie, con fare teatrale, prese a slacciarsi il polsino sinistro.
 
Il lunedì mattina, con il volto terreo, i ragazzi del primo anno si accingevano a sostenere l’esame di Pozioni; com’era prevedibile, il professor Piton indugiò a lungo presso i compagni Grifondoro con un ghigno malefico che fece andare nel panico Russel Grint al punto di fargli schizzare la pozione addosso a Tabitha che gli era accanto.
Melanie ne approfittò per verificare che i giri in senso antiorario andassero fatti dopo aver aggiunto le bacche di vischio e con un rapido colpo di bacchetta e un’occhiata veloce al braccio sinistro, ne ebbe conferma.
All’ora di pranzo, Tabitha si trascinava verso la Sala Grande tentando di eliminare i residui di pozione dalla veste, mentre Garrick, Melanie e Tyrell confrontavano i dodici usi del sangue di drago, richiesti nel test scritto.
Al pomeriggio, l’esame di Erbologia si svolse senza particolari intoppi fino agli ultimi istanti, quando la Professoressa Sprite urlò la fine della prova ed Eugene Fawley lasciò cadere, invece di posarlo sul tavolo, il vaso del Tranello del Diavolo che immediatamente si aggrovigliò alle gambe di Tabitha, che gli era accanto, trascinandola sul pavimento ricoperto di terra.
 
Il mattino seguente, nell’afosa aula di Storia della Magia, Melanie si stava scervellando per ricordare la data di stipulazione del Codice di comportamento dei Lupi Mannari grattando nervosamente con la piuma il banco; nessuno dei suoi compagni di casa le era accanto e mancava poco alla fine dell’esame.
Un bisbiglio alla sua destra catturò la sua attenzione.
- Hai bisogno? – una sorridente Romilda Vane le stava offrendo il suo aiuto e poco dopo atterrò sul banco di Melanie il bigliettino con la fatidica data.
Come al solito Garrick terminato il test incalzava con il riesaminare ogni risposta e Melanie scoprì che la risposta di Romilda non era corretta.
- Ehi, Romilda! – la chiamò dal corridoio per fermarla e raggiungerla – Mi spiace, ma la data del Codice di comportamento dei Lupi Mannari: è 1637, non 1734! Abbiamo sbagliato!
- Ah, no! – rispose prontamente l’altra – Mi sono resa conto che mi ero confusa e l’ho corretta, ma non ho fatto in tempo a dirtelo! – Romilda scrollò le spalle e con un sorrisetto stampato sul volto velocemente raggiunse le compagne.
- Che razza di… - proruppe Garrick e fortunatamente la folla coprì l’epiteto pronunciato.
Melanie incrociò le braccia accigliandosi.
- Di certo sa che questo significa guerra.
 
La prova di Difesa Contro le Arti Oscure si svolse sorprendentemente in due aule distinte: il test scritto, dove per ogni serie di immagini dovevano descrivere le creature, a quale classe appartenevano e le loro caratteristiche specifiche, ebbe luogo in Sala Professori, mentre nell’aula del corso effettuarono la prova pratica.
I banchi erano spariti e al loro posto c’erano una serie di attrezzi come fosse un’esercitazione in palestra.
Lupin li suddivise in coppie, separando, nel tentativo di non darlo troppo a vedere, le coppie di amici, in modo che la rivalità tra le Case li aiutasse ad applicare meglio le fatture.
Melanie fu sollevata nel finire in coppia con Paul Pittsbrough, da bravo Corvonero non l’avrebbe trasformata per sbaglio in un'aspidistra.
Il primo esercizio era l’incantesimo di disarmo e Melanie si galvanizzò parecchio di aver battuto sul tempo il compagno.
La sua gioia svanì a breve; nonostante fosse riuscita a eseguire anche le seguenti fatture, quelle scagliate da Paul furono più incisive e precise.
Garrick non ebbe problemi con Zacharias Smith di Tassorosso, mentre Tabitha nell’ultimo esercizio, finì sì, sul materasso predisposto alle sue spalle, ma non di schianto come prevedeva il Petrificus Totalus, bensì inzaccherata d’acqua dalla testa ai piedi.
Eleonor Watson si portò le mani alla bocca e si gettò su di lei per aiutarla ad alzarsi proferendosi in mille scuse per aver pronunciato la formula errata.
- Ma perchè sempre a me! – si limitò a sbuffare la ragazzina, tentando di ricomporsi.
Il mercoledì fu il turno di Trasfigurazione e sebbene avesse parecchie lacune sulle descrizioni, Melanie non osò scriversi nulla sulle braccia per timore della professoressa McGranitt. Per la parte pratica, si offrì di distribuire gli istrici ai compagni e con abile mossa, arrivata al banco dei Grifondoro, ne consegnò a Romilda uno in ceramica colorata che aveva preparato in tasca.
Com’era prevedibile si dissolse in mille pezzi quando provò a trasformarlo in una puntaspilli e la disapprovazione della professoressa fu udibile da qualsiasi ala del castello.
- L’hai fatto apposta, piccola schifosa! – la apostrofò una volta terminato l’esame.
- In effetti mi ero accorta che il mio portafortuna era finito nella scatola e ho provato a dirtelo, ma avevi già fatto l’incantesimo!
- Dai, lasciala perdere. – Demelza tirò via la compagna ancora infuriata.
Garrick diede di gomito a Melanie e le offrì il palmo per scambiarsi il cinque.
 
I ragazzi approfittarono del pomeriggio libero prima dell’esame notturno di Astronomia per ripassare all’aperto.
- Devo trovare un modo per andare a Londra. Voglio capire cosa sta combinando mio padre. – sbuffò Melanie sdraiandosi all’ombra del faggio.
- Non sai neanche dov’è. – tagliò corto Tabitha.
- Il fatto che invece non ci siano mezzi per andare nella capitale non ti è balenato in testa, vero? – specificò Garrick, roteando polemicamente gli occhi.
- Con la metropolvere, per esempio! – ribattè Tabitha.
- Cos’è la metropolvere? – domandò Melanie.
- È sorvegliata per Black, ricordi? – cantilenò Garrick.
- Cos’è la metropolvere? – ripetè Melanie, spostando lo sguardo tra i due ragazzi come in una partita di tennis.
- Certo, scommetto che il camino di Hagrid pulluli di Auror!
- COS’È LA METROPOLVERE? – gridò ancora Melanie stufa di essere ignorata.
- È un mezzo di trasporto che utilizza i camini magici per spostarsi. – rispose serafica Luna Lovegood – Ciao Melanie, ciao Garrick. – aggiunse sorridente andandosi poi a sedere accanto a Tabitha.
Si soffermò poi ad elencare tutte le creature che secondo lei infestavano i camini e le relative precauzioni da prendere.
Melanie sembrava essersi arresa; in fondo non aveva idea di dove cercare Morris.
- È inutile tentare di ripassare…  - bofonchiò gettandosi nuovamente nell’erba – Non riuscirò a passare l’esame di Astronomia, con quei maledetti pianeti…
- Io avevo una filastrocca per ricordarmeli! – esclamò Luna e strappò un foglio di pergamena per poi passarglielo.
Melanie si tirò a sedere e lesse ad alta voce:
 
Mercurio è caldissimo, al Sole è il più vicino,
Venere è visibile al tramonto e al mattino;
Azzurra è la Terra, come tutti sanno,
a compiere l’intera orbita impiega un anno;
Marte è il primo cugino,
lo stiamo studiando perché è il più vicino;
in totale i pianeti sono nove,
è gassoso e ha molte lune il grande Giove;
del pianeta con l’anello di ghiaccio ora è il turno,
ha 62 lune e il suo nome è Saturno;
intorno al Sole lui va molto piano,
più di 80 anni ci impiega Urano;
Nettuno è il penultimo, gelido più dell’inverno,
conclude Plutone che del sistema è il più esterno*
 
Melanie sorrise e voltandosi verso la ragazza le gettò le braccia al collo. Adorava imparare in rima.
- Tu sei un genio, Luna!
 
Era notte fonda quando le ragazze rientrarono ai dormitori dopo l’esame.
- Se solo riuscissimo a distrarre Hagrid, domani… - bisbigliò Melanie a Tabitha.
- Ancora convinta a usare il suo camino? E per andare dove? – Tabitha si grattò l’occhio visibilmente assonnata, indossando il pigiama a rovescio.
- Il Museo delle Cere. Ti dico che è al Museo delle Cere.
Quando Melanie si voltò, l’amica stava già dormendo. Sospirando le rimboccò le coperte.
- E comunque è al Museo delle Cere.
 
L’ultimo esame si svolse senza incidenti, il professor Vitious aveva la capacità di mettere gli studenti a proprio agio e non fu difficile eseguire il Tip Tap dell’Ananasso.
Nella Sala Comune, dove si erano diretti per lasciare una volta per tutte i libri per il ripasso, incrociarono i ragazzi più grandi che, come loro, avevano terminato gli esami di fine anno.
Particolarmente euforico era Malfoy, che stava sghignazzando con la sua ghenga per l’esecuzione dell’Ippogrifo che lo aveva ferito, di lì a qualche ora.
- Draco ha detto che l’esecuzione sarà al tramonto. E ci saranno i vari tizi del Ministero. Ma se noi ci andassimo a tarda sera, è probabile che troveremmo via libera. Voi mi coprite e io vado a Londra via camino!
- E secondo te, ti lasciamo andare da sola a Londra con un mezzo che tra l’altro, non hai mai utilizzato? – chiese irritato Garrick – Io vengo con te e Tabitha ci copre.
- Ah, no, scusa. – intervenne la ragazzina – Sono una terribile bugiarda, non sono in grado di coprirvi. E sono l’unica ad aver già usato la Metropolvere.
I ragazzi rimasero in silenzio a soppesare quelle informazioni.
- Forse ci occorre un piano B. Giusto nel caso che non filasse tutto liscio. – disse il ragazzo – Voglio dire, sicuramente piombare al Museo delle Cere la notte prima dell’inaugurazione per verificare che una banda di rapinatori stia effettivamente rubando le gemme, non è poi così rischioso, ma non sia mai che a uno dei ladri venga in mente di affatturarci…
- Diremo ad Astoria di lanciare l’allarme se non ci vede rientrare entro mezzanotte. – sentenziò Tabitha.
- E se facesse la spia prima? – domandò Melanie.
- E far perdere punti a Serpeverde?
Garrick deglutì a fatica.
- È confortante essere nelle sue mani, non trovate?
 
*****
 
Quella sera, dopo cena, attesero che si svuotasse la Sala Comune e tutti e tre facendo il minimo rumore possibile si recarono fuori dai sotterranei; Tabitha aveva preparato un piattino con degli stuzzichini per Mrs Purr che fece levitare dall’altra parte del corridoio.
C’era un silenzio innaturale nel castello e nessuno di ronda.
Una volta all’esterno furono inghiottiti dal nero della notte e arrivarono ben presto alla capanna di Hagrid. Si fermarono di botto quando udirono delle voci, ma Garrick fece cenno al lago, da dove provenivano.
Controllarono dalla finestra e come avevano previsto, Hagrid non era all’interno.
- Alohomora. – bisbigliò Garrick.
La porta si aprì e il grosso cane del guardiacaccia si fece avanti. Melanie prontamente tirò fuori dalla tasca dei biscotti allo zenzero che Thor parve gradire.
Tabitha trovò a tastoni la ciotola con la polvere magica e ne distribuì una manciata a testa; stava per riporre il contenitore quando Garrick estrasse un sacchetto di tela e le fece segno di rimpirlo.
- Non sappiamo se ne troveremo a sufficienza per il ritorno, meglio premunirsi.
Il ragazzo si issò velocemente dentro il camino e scandendo bene la meta svanì in una nuvola di polvere.
Melanie si sbrigò a imitarlo, nonostante l’ansia le attanagliasse lo stomaco.
- Museo delle Cere, Londra!
La polvere le finì in gola e la fece sobbalzare, ma non ebbe il tempo per riprendersi che sentì il suo corpo venire trascinato ed ebbe la sgradevole sensazione del respiro mozzato.
Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi su spazi aperti e profumi primaverili quando un colpo al ginocchio le segnalò che il viaggio era terminato.
Garrick le tese la mano per scendere dal camino e mentre tentavano di orientarsi nell’oscurità, li raggiunse Tabitha.
Si trovavano in una delle sale dalle quali filtrava una luce blu che lasciava intravedere delle grandi teche lungo le pareti, coperte da pesanti teli scuri.
Garrick fece segno di tacere e indicò un corridoio alla loro sinistra dal quale proveniva uno stridolio.
Si avviarono procedendo lentamente in fila indiana fino a raggiungere un’altra sala, da dove penetrava una luce giallognola; il suono giungeva dall’angolo opposto a dove si trovavano loro e sembrava sempre più simile ad un suono metallico.
Tabitha si mise a quattro zampe e si avvicinò gattonando alla fonte del rumore; una volta arrivata in fondo fece cenno agli amici di imitarla.
- È un gancio metallico. – sussurrò Melanie a Garrick, che nonostante si allungasse non riusciva a vedere.
- E una catena. – aggiunse Tabitha.
- Una catena? – chiese il ragazzo – Servirà per legare qualcosa.
Melanie avvertì un brivido lungo la schiena.
- Sentite anche voi questo spiffero?
Tabitha si voltò lentamente. Nella semioscurità si stagliava una grossa creatura dagli occhi allungati e gialli come un serpente, con il muso proteso verso di loro, sbuffando fumo dalle grosse narici.
- Fo… forse le-legava que-quello!
Melanie si voltò nell’istante in cui il drago apriva le fauci in un verso stridulo e gli scagliò il primo incantesimo che le venne in mente.
Il drago chiuse gli occhi e la bocca per la sorpresa di essere colpito da un getto d’acqua e i ragazzi ne approfittarono per uscire dalla sala.
Un ululato li accompagnò mentre tentavano di fare ritorno al camino.
- È un allarme! Deve essersi innescato con il movimento del Drago! – urlò Garrick.
Nel frattempo delle sbarre erano comparse tra loro e la sala blu, impedendo loro la fuga.
- Che facciamo adesso? – Garrick era una maschera di puro terrore.
- Ho un’idea! – esclamò Melanie – Liberiamo il drago e lo indirizziamo verso questo corridoio… brucerà le sbarre!
- Oh, scusa, avrei dovuto specificare: che facciamo adesso per rimanere in vita?
Melanie gli tirò una gomitata e si mise a correre verso la sala da cui erano arrivati.
- Vi fidate di me? – chiese esortandoli a imitarla.
- No! – risposero all’unisono.
- E allora seguitemi!
Garrick scrollò la testa e si lanciò di corsa verso l’amica.
- Ma abbiamo detto “no”! – piagnucolò Tabitha lanciandosi anche lei verso il drago.
Un boato li accolse al loro ingresso nella sala.
Il drago era riuscito a liberarsi e sempre emettendo acutissimi versi si stava dirigendo verso i ragazzi.
- Diffindo! – Garrick aveva sciolto le grosse tende alle spalle dell’animale.
- Wingardium Leviosa! – Melanie le diresse verso il drago che presto fu privato della visuale.
Il drago avrebbe presto distrutto l’ostacolo, perciò i ragazzi lo oltrepassarono velocemente, cercando di passare ad una stanza successiva.
- Non c’è nessuna porta! – gridò Tabitha battendo le mani contro la parete nuda.
- C’è una botola! – esclamò Garrick - Proprio qui! Dove sedeva il drago!
- Come diavolo si apre? –Melanie stava grattando il pavimento in cerca dell’apertura.
Il drago si era liberato della tenda, bruciandola e li stava cercando nella semioscurità.
- Là! – l’urlo di Garrick sovrastò i versi del drago, mentre con il braccio proteso indicava un punto dietro Melanie.
- Ce ne sono due! – Melanie era indecisa su quale barra avrebbe azionato il meccanismo.
Il Drago era sempre più vicino, ogni suo passo faceva vibrare le teche.
- Abbassa la leva, Melanie! – implorò Tabitha.
Una cascata di acqua gelata piombò addosso ai due ragazzi.
- L’altra leva! – esalò Garrick.
Melanie obbedì e la botola si aprì di schianto.
Il trio fu lesto a saltarci dentro, tirandosela dietro, proprio nel momento in cui il drago aveva sputato una lama di fuoco.
 
La stanza celata dalla botola era illuminata da una luce verde e da centinaia di arcobaleni creati dalle gemme.
I ragazzi si rimisero in piedi a fatica, ricoperti di polvere e lividi poiché non c’era nulla a terra ad alleviare la caduta.
Melanie era ancora in ginocchio quando due mani vigorose la presero per le spalle e la tirarono su.
- Melanie? Sei tu?
 
Anche con la luce artefatta di quel luogo si riconobbero.
Melanie era finalmente davanti a suo padre.
In quel momento capì che non lo stava inseguendo da qualche mese, ma era tutta la vita che aspettava quell’istante.
- Cosa ci fai qui? – riuscì solo a dirgli.
- È complicato… - Morris prese un lungo respiro prima di posare nuovamente gli occhi sulla figlia.
- No, non direi. – Melanie si accigliò – Stai commettendo lo stesso reato di 12 anni fa!
- Ma era innocente! – intervenne Tabitha.
- No, - rispose Morris – Non direi. – sorrise.
Garrick e Tabitha si scambiarono un’occhiata.
 
- Sono un ladro. Sono sempre stato un ladro. Ma quando seppi che tua madre era incinta volevo fare l’ultimo colpo e ritirarmi, per la vostra sicurezza.
 
Nonostante di sopra il drago aveva messo letteralmente a fuoco la sala facendo scattare tutti gli allarmi collegati al quartier generale degli Auror, nella sala sottostante la quiete  era interrotta solo dalle parole di Morris e dai respiri dei ragazzi che lo ascoltavano rapiti.
- Rick e io avremmo fatto il colpo, Edward, approfittando del suo ruolo di Auror avrebbe nascosto la refurtiva e Gilderoy sarebbe stato il nostro alibi.
- Ma qualcosa andò storto… - intervenne Melanie incrociando le braccia al petto.
- Gilderoy mi propose di tenere per noi il bottino e lasciare che venissero incolpati Edward e Rick; ma io non ero d’accordo. Una volta compiuto il furto, Gilderoy ha agito di testa sua, ha fatto un Oblivion a Rick e stava per farne uno a me, ma sono riuscito a difendermi, solo che ha colpito Edward. Avevo capito che mi avrebbe teso una trappola, quindi tornai a casa per scappare per un po’ ma al mio arrivo trovai gli Auror e una copia del Bracciale di Anubi per la quale venni incolpato.
- Ma perché allora Allock al processo l’ha difesa? – chiese Garrick
- Perché era convinto che io sapessi dov’era il vero Bracciale di Anubi e voleva impossessarsene.
- E lo sapevi? – domandò Melanie.
 
L’irruzione da parte degli Auror non consentì a Morris di poterle rispondere.
- Bene, bene, bene. Cos’abbiamo qui?  - chiese un alto mago nero puntando la bacchetta verso Morris  - Jack? Morris Jack?
- No! – Melanie si frappose tra il padre e l’Auror. – Vi spiegherò ogni cosa.
 
*****
 
- Tonks?
La professoressa McGranitt si sistemò gli occhiali per essere sicura di aver visto giusto.
- Heilà, Professoressa! – risposte sorridente – Ho riportato tre fanciulli smarriti.
Melanie, Garrick e Tabitha, ancora bagnati e ricoperti di polvere fecero capolino dalle spalle della giovane, con la testa abbassata e lo sguardo inchiodato al pavimento.
- Ne hanno passate delle belle a Londra; hanno avuto la meglio su un drago! – rise Tonks. – Un giovane drago, - aggiunse vedendo il volto preoccupato della vicepreside – Charlie Weasley assicura che ha solo un paio d’anni…
- U-un, dra-drago? Per Merlino, cosa diavolo avete combinato?
- Abbiamo testato gli incantesimi di protezione del Museo delle Cere, ma le confesso che non sono un granchè. – cominciò Garrick.
- A parte la storia delle due leve… - aggiunse Tabitha.
Il cipiglio della professoressa McGranitt non poteva essere più feroce.
- Quale storia delle leve? Perché eravate a Londra?
Tonks ridacchiando si defilò, salutando la sua ex docente e i ragazzi con la mano e continuò a ridere non appena si fu chiusa la porta alle spalle.
 
Il faggio in riva al Lago Nero dondolava pigramente i rami sotto il caldo sole di giugno.
- Non posso credere che se la siano bevuta! – Garrick ruppe il silenzio.
- Non posso credere di essere sfuggita ad un drago! – esclamò Tabitha, scagliando un ciottolo a fior d’acqua.
- Non posso credere di aver lasciato là tutte quelle gemme! – sospirò Melanie.
Garrick e Tabitha la guardarono in tralice.
Melanie fece un sorriso storto e alzò le mani in segno di resa.
Garrick si alzò e ripulendosi la veste cominciò a dirigersi verso il castello.
- Chissà se l’anno prossimo sarà così avventuroso…
- Già! Dovremo trovare qualcosa di speciale da fare! – trillò Tabitha seguendolo. – Tu non vieni, Mel?
Melanie li invitò a precederla.
Una volta sola, si coricò nell’erba e mentre le nuvole giocavano nel firmamento terso, ripensò all’incontro con Morris; al fatto che per salvarlo aveva mentito agli Auror, al fatto che era stata tentata di portare le pietre preziose con sé.
E alla lettera che era arrivata quella mattina.
Si tirò a sedere e tirò fuori la busta dalla tasca.
 
Carissima Melanie,
non posso esprimere a parole la gioia che ho provato nel vederti, nel parlarti.
Quando finirà la detenzione per l’effrazione al Museo, ti raggiungerò a Hogwarts.
Ma nel frattempo, mi piacerebbe che tu incontrassi Cynthia […]
 
Melanie smise di rileggere.
La pergamena che si dimenava nella sua mano tremante.
Il cuore che batteva forte.
- Ho una sorella. – mormorò – Ho una sorella.
 
 
 
Bene, eccoci al termine di questa long…
Spero di avervi interessato, che i personaggi siano stati credibili, che la trama non fosse scontata e di non aver lasciato troppi errori.
Mi auguro che leggendo abbiate trascorso dei minuti in allegria, come me a scriverla.
Magari chissà, potrebbe anche avere un seguito… 😉
Grazie a tutti per avermi seguito fino a qui!
Alla prossima!
 
(*) Nel 1993 Plutone era ancora considerato un pianeta.
  
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