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Autore: ineedofthem    18/04/2018    8 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 34
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 34




Lucia, come ci aspettavamo da una piccola guerriera qual è, supera le prime 48 ore. Il suo percorso da ora in poi non sarà semplice, la ripresa è lenta ma lei ha già fatto passi avanti, avendo superato la parte più critica, soprattutto per la sua giovane età.
La dose dei farmaci le viene diminuita man mano fino al suo rivesglio, che avviene quattro giorni dopo l'intervento.
Risvegliarsi, dopo un trapianto così delicato come il suo, è riprendere a vivere di nuovo; devi fare i conti con un organo esterno che all'improvviso fa parte di te e non è sempre facile come sembra, soprattutto quando ti trovi a far fronte a tutti i rischi e i pericoli che esso può comportare. Lucia dovrà essere costantemente monitorata, fin quando non lascerà l'ospedale, ma i suoi controlli dovranno essere periodici anche al di fuori, continuerà a prendere i farmaci immunosoppressori e dovrà seguire un percorso di riabilitazione.
Una settimana dopo l'intervento, Lucia viene riportata nel reparto di pediatria, ma le viene assegnata una stanza singola in modo tale da prevenire l'insorgere di complicazioni.
Non riesco ancora a credere che lei stia bene e si sia ripresa; ricordo bene il giorno in cui si è svegliata, il suo volto pallido, gli occhi che faticava a tenere aperti ma che brillarono di sorpresa, il sorriso che si disegnò sul suo viso, non appena si rese conto che io fossi la prima persona al suo fianco nel momento del risveglio. Non poteva essere altrimenti, tutti i giorni in cui era stata in coma, per quanto mi fosse possibile, li avevo passati accanto a lei, come se dalla sua vita dipendesse anche un pò della mia.
Ho seguito con attenzione i suoi progressi, ho gioito del suo risveglio e mi sono prodigata affinchè lei sentisse tutto il mio affetto nei suoi confronti.
Luca si sente fiducioso a riguardo, in giornata ha sottoposto la nostra piccola Lucia ad una prova sottosforzo per verificare come reagissero il suo organismo e il nuovo cuore, e non ha riscontrato nessuna anomalia in esso.
Fa strano sentirla chiamare "nostra Lucia", ma mi è risultato spontaneo sorridere nel momento in cui, lui, con facilità ha ammesso queste parole.
E' bello pensare che Lucia sia un pò di tutti noi, perchè dopo il tempo che ha passato qui in ospedale, è  inevitabile non affezionarsi, eppure, quelle parole hanno significato molto altro per me.
Luca pensa che la sua nuova condizione non la costringa a rimanere ancora qui, nonostante la convalescenza sia ancora lunga, eppure, sento di voler tenere, il giorno in cui Lucia se ne andrà, il più lontano possibile.
E allora non ci penso, e cerco di godermi al meglio ogni momento passato con lei.
Mi fermo sull'uscio della sua stanza, illuminata solo dalle luci esterne, Lucia dorme, questa volta non sono riuscita ad arrivare prima che lei si addormentasse, ma ormai il darle la buonanotte è diventato come un rituale.
Tutte le volte che rimango in ospedale fino a sera, entro nella sua stanza, lei sorride sempre alla mia vista, dimostrandomi il suo affetto nei miei confronti. Lascio che si addormenti e mi premuro di rimboccarle le coperte e di rimanere a contemplarla per un pò. Lucia è una bellissima bambina e non mi è difficile immaginarla da grande, una giovane e forte donna.
Entro nella stanza, silenziosa, compiendo ogni minimo passo facendo attenzione a non svegliarla. Lucia dorme con il volto rivolto verso la finestra, ma mi rendo conto, subito, che qualcosa nel suo sonno non vada. Lucia ha un sonno agitato, me ne accorgo sentendola mormorare parole confuse, e nonostante il suo battito sia accellerato, esso non rivela anomalie.
Mi siedo al suo fianco, sperando di poterla tranquillizzare dal suo brutto sogno, osservo il suo capo scuotersi da una parte all'altra, una smorfia accennarsi sulle sue labbra. Una mia mano si muove nella sua direzione, cercando di darle conforto, ma le sue parole mi fanno sussultare.
"Mamma!" ansima. "Mamma..."ripete in un sussurro.
La sua sembra quasi una richiesta ed è capace di farmi gelare sul posto. Nel silenzio della stanza sento il mio cuore battere forte.
Le mie dita si muovo con delicatezza, accarezzando una sua guancia.
"Sono qui, Lucia, sono qui" mormoro.
Le mie parole sono soffocate nel momento in cui lei sembra aggrapparsi a me, ancora in balia del sonno che la tormenta, ma il suo respiro va piano piano regolizzandosi. Sento la sua mano premere sul mio braccio, stringere con forza il camice tra piccole dita e l'avverto premersi addosso, nella morsa di un abbraccio. Non posso fare a meno di stringerla più forte, lasciandole carezze sulla schiena, e sentendo i suoi capelli solleticarmi il viso.
"Mamma..."ripete, lasciandosi andare ad un sorriso sereno e io mi rendo conto che si sia calmata. Lo riconosco dal suo respiro lento e controllato, dalla presa che si è allentata su di me.
La guardo e mi rendo conto che le sue parole mi diano da pensare.
Io non sono la tua mamma, Lucia, anche se vorrei. Ma se tu, stasera, vuoi, io posso esserlo, in realtà posso esserlo tutte le volte che lo desideri.
L'adagio, con delicatezza,sul cuscino, facendo attenzione a non compromettere il suo sonno già precario. Mi torna in mente quel disegno che lei fece per Natale, la sua richiesta nella letterina, senza sapere che il destinatario sia stata proprio io.
La lascio che finalmente riposa, sperando che, un giorno, io possa portare a termine il desiderio che tanto mi sta a cuore.

Non ho idea, però, degli eventi che si susseguiranno nel corso dei giorni.

Un nuovo giorno si prospetta all'orizzonte e sento di dover salutare Lucia prima di iniziare. Non mi sorprende di trovare con lei, Luca.
Sta monitorando la sua situazione, da professionale medico qual è, e la sta sottoponendo a svariati esami.
"Avanti piccola, adesso fammi vedere un pò alcuni dei tuoi esercizi".
Lucia sorride, annuendo successivamente.
Luca e il fisiastra hanno concordato un piano riabilitativo da seguire a cui la piccola si sottopone ogni giorno.
Lucia si esercita nella respirazione, soffiando in una bottiglietta, scruto la determinazione nel suo sguardo e, il modo in cui incrocia gli occhi di Luca, mi fa capire che cerchi la sua approvazione.
Mi faccio spettatrice della loro scena, sorridendo per la complicità instaurata tra di loro.
Luca sorride soddisfatto e orgoglioso della sua piccola paziente che fa progressi ogni giorno.
"Sei proprio una campionessa, avanti, dammi il cinque!" le fa cenno con una mano, e quando il palmo della piccola Lucia si infrange contro il suo, lei scoppia a ridere fragorosamente.
"Allora, come sta la nostra paziente?" domando, entrando nella stanza.
Lucia si volta, subito, verso di me. Avverto dai suoi gesti la smania di vedermi avvicinare.
"Ciao, Anita" mi saluta, con un tono di voce estremamente dolce.
Mi premuro di ricambiare mentre mi faccio vicina per accarezzarle il capo, e, nel momento in cui lei si appoggia a me con la testa, mi  sembra di tornare indietro all'altra sera.
Luca mi guarda e credo che si sia reso conto di un turbamento nel mio sguardo, ma non accena ad indagare, e torna a scrutare Lucia con un grande sorriso.
"Lucia fa passi da gigante, è davvero incredibile la sua ripresa, se le cose dovessero procedere come mi auguro, potrebbe tornare..."
Luca si interrompe improvvisamente, come se non trovasse le parole giuste per continuare, e mi rendo conto che, forse, pensiamo alla stessa cosa, perchè sarebbe strano dire che lei torni a casa, quando una vera casa non ce l'ha.
E' triste pensare che l'unica casa che vorrei lei considerasse come tale, sia con noi due.
Avverto il suo sguardo addosso e sento di non poterlo sopportare, non quando anche gli occhi di Lucia si puntano nei miei e lei prende a sorridermi nel modo in cui le riesce meglio fare.
"Potrebbe essere dimessa, presto"ammette Luca, senza distogliere gli occhi da noi due. Mi aspetto che da un momento all'altro mi urli:"te lo avevo detto di non affezionarti!", ma mi rendo conto che il suo sguardo si sia fatto confuso e ombrato.
Non ho idea di cosa stia pensando, e vorrei tanto saperlo, ma è chiaro che il pensiero di Lucia, lontana da qui, rattristi anche lui.
Lucia sembra accorgersi dei nostri sguardi e ci osserva perplessa. Ma anche lei reagisce in un modo diverso da come ci aspettavamo.
"Andrò via?" domanda in un sussurro.
Sono a conoscenza di quanto Lucia desideri poter avere una casa e una famiglia, eppure, lo sguardo che ci rivolge sembra dire tutt'altro.
"Non ne sei contenta? Hai sempre sognato uscire da qui" ammette Luca, ignaro. Se solo lui sapesse quello che ho avuto modo di leggere.
La piccola Lucia rimane stretta a me, in un modo possessivo, quasi abbia paura che la lasci sola, e una smorfia si dipinge sul suo viso.
"Sì, ma mi mancherete" confessa, facendosi piccola, piccola.
Le sue parole sono capaci di farci sciogliere entrambi per la tenerezza e la spontaneità con cui le ha pronunciate. Io, però, sono a conoscenza di qualcosa che ad alta voce si vergogna di confessarci: il desiderio di noi due come suoi genitori.
Luca allora le sorride, lasciandosi andare ad un'espressione serena, a rincuorarla. "Dovrai sottoporti a delle visite periodiche anche fuori dall'ospedale, ma potrai comunque venire a trovarci ogni volta che ne sentirai l'esigenza. Noi saremo sempre qui per te, Lucia".
Mi viene da pensare, però, mentre Luca le parla, che non sarà così semplice quando lei lascerà l'ospedale. Certo, ci saranno le visite, ma non potremmo mai avere lo stesso rapporto di adesso, soprattutto se lei dovesse avere una nuova famiglia. A quel punto, non potremmo interferire in nessun modo. Io non potrei fare più niente per lei.
Lucia non appare soddisfatta delle sue parole, riesco a notare una certa incertezza palesarsi nel suo sguardo, ma sarà che nei mesi in cui sono stata al suo fianco ho imparato a conoscere ogni tratto e sfumatura di lei. Luca non gli dà la stessa importanza, almeno è quello che vuole farci pensare.
"Adesso pensa a guarire del tutto e poi vedremo il da farsi, ok?"le fa presente con un tono che sembra di promessa, ho modo di notare Lucia annuire prima che lui ricominci a parlare. "Io e te ci vediamo più tardi, ho da proseguire il mio giro di visite, fai la brava, eh!" le fa un occhiolino prima di congedarsi.
Ma mi accorgo, mentre lo vedo andare via, con lo sguardo basso e le mani giunte dietro la schiena, che la situazione abbia turbato anche lui. E' chiaro che, messi davanti alla realtà, qualcosa,oggi, sia cambiato in ognuno di noi.

Il mio turno è ormai iniziato da un pezzo, ma sento ancora il peso della conversazione avuta ore prima. Penso a Luca, al suo strano comportamento, allo sguardo triste e rammaricato di Lucia al solo pensiero di allontanarsi da noi e penso a me, all'immensa prova a cui la vita mi sta sottoponendo. Non ho il tempo neccessario, però, per rifletterci come dovrei, perchè dal corridoio vedo palesarsi Vanessa, con un andamento incerto e uno sguardo confuso.
Rimango fissa nel corridoio, mentre lei si fa sempre più vicina.
"Vanessa, ciao" la saluto sorpresa e richiamando la sua attenzione. Non so cosa ci faccia qui e sono curiosa di scoprirlo.
Lei sembra destarsi all'improvviso e sul suo viso affiora un sorriso soddisfatto, come se stesse cercando proprio me.
"Anita, proprio te cercavo. Posso chiederti un'informazione?" mi domanda con un tono cauto.
Annuisco in risposta anche se il pensiero che lei mi stesse cercando non mi rende così tranquilla. E se si fosse accorta dei miei sentimenti nei confronti del suo fidanzato?.
Lei abbassa lo sguardo alla sua pancia, prendendo ad accarezzarla. Mi soffermo un pò troppo sul suo gesto, sentendomi cattiva per aver solo pensato di essere gelosa di quell'esserino che cresce dentro di lei.
"Sono passata in ospedale per una visita ginecologica e stavo cercando Luca. Ma non è nè nel suo studio nè in reparto. Mi hanno detto che avrei potuto trovarlo qui, tu sai aiutarmi?" mi chiede.
Nella mia testa tiro un sospiro di sollievo, facendomi subito più tranquilla. Vanessa non vuole marcare nessun territorio, cerca solo Luca.
"Vanessa, qui Luca non c'è, non saprei davvero come esserti d'aiuto" le faccio presente. Non vedo Luca da questa mattina, quando era con Lucia, mi viene da pensare dove si possa essere cacciato.
Lei annuisce, e non posso fare a meno di notare un velo di preoccupazione nei suoi occhi. Mi sembra così piccola e indifesa.
"Qualcosa non va?"le domando, pentendomene subito dopo. Non vorrei risultare invadente.
Eppure, lei rialza lo sguardo, puntandolo nel mio, e mi sorride in un modo rassicurante.
"Nono, volevo solo informarlo che era andato tutto bene e che ho saputo il sesso del bambino. Avrò un bambino, Anita" non posso che accorgermi dell'entusiasmo che le si dipinge in volto e che le colora il tono di voce. Ma le sue parole mi feriscono più di quanto dovrebbero. Avranno un maschietto e questo bambino è sempre più reale.
"Congratulazioni" mi è spontaneo replicarle, se solo sapesse quanto questa notizia mi faccia stare male.
Vanessa non se ne accorge neanche un pò, e io penso sia un bene, perchè subito dopo torna a parlarmi.
"Avrei solo voluto condividere la notizia con lui" mi riferisce. "Ma non importa, sarà meglio che vada a casa" ammette, rattristandosi subito dopo.
E' a quel punto che qualcosa dentro di me si smuove e io sento di provare nei suoi confronti un moto di compassione.
"Hai provato a chiamarlo?" le domando.
"Certo, Anita" ribatte lei, con un tono ovvio, "ma non mi risponde. Ho come il presentimento che lo stia facendo di proposito".
"Perchè, è successo qualcosa tra di voi? Avete litigato?" le domando, facendole strada di seguirmi.
"Nono" ammette. "Ma Luca è strano in questi giorni e non ne capisco il motivo".
Che Luca fosse strano mi era chiaro da un bel pò. All'improvviso tante domande iniziano ad affollarmi la mente. E se Luca si sia pentito della scelta che ha fatto, questa situazione gli sta stretta? E se così fosse, perchè la sta in qualche modo, illudendo?.
E' quello che fa anche con te, mi urla una vocina nella testa.
Mi tengo per me tutto questo, come potrei confessarlo a Vanessa, non so nemmeno se sia la verità. Ma d'un tratto mi sento più vicina a lei di quanto pensassi.
"Adesso io e te ci prendiamo qualcosa di caldo e se ti va, lo aspettiamo insieme, va bene?" le sorrido con dolcezza.
Le offro una tazza di tè e la invito a seguirmi nel mio studio, dove potremo stare più tranquille. Vanessa mi si siede difronte, muovendosi con delicatezza, attenta a qualsiasi movimento che possa procurare del male al suo bambino.
Vanessa si dimostra riconoscente nei miei confronti e, prima che possa dirle qualsiasi cosa, lei inizia a parlarmi.
"Sai Anita, quando mia sorella se n'è andata, io pensavo che la mia vita non potesse avere più un senso. Giusy era stata da sempre il mio esempio, la mia fonte d'ispirazione e il mio punto di forza, mi sono resa conto fin da subito che la mia vita, senza di lei, non sarebbe stata più la stessa. Non sapevo come avrei potuto reagire al pensiero di non poterla più riabbracciare, vederla sorridere, parlare con lei, immaginavo che anche il solo litigare mi sarebbe mancato. Poi è successo che ho scoperto di essere incinta, e mi sono chiesta se qualcuno non si stesse prendendo gioco di me. La vita mi aveva tolto quanto di più caro avessi, ma mi avrebbe donato un bambino. Non è stato così facile, mi sentivo così sola, Anita, e in realtà lo ero. Il mio ragazzo mi aveva lasciata qualche settimana prima che lo scoprissi e i miei genitori si erano chiusi nel loro dolore. Erano ciechi a qualsiasi tentativo di avvicinarmi a loro. Non l'hanno presa bene, mio padre, soprattutto, mi ha dato contro e mia madre ha sottostato al suo volere. In verità non li biasimo, e una parte di me comprende che stavano attraversando un periodo difficile e non hanno appresso la mia notizia con la giusta lucidità. Ma quando mi hanno detto che pensavano fossi troppo giovane, con i miei studi da finire e senza un lavoro che mi permettesse di andare avanti, sono arrivata a crederci. Ho soli 23 anni, Anita, e quando me l'hanno detto io ho pensato di voler abortire. Sarei ipocrita se non lo ammettessi. Ma qualcosa è cambiato nel momento in cui ho sentito il suo cuore, un piccolo cuore che batteva, segno della vita che stava nascendo dentro di me e ho pianto" si interrompe perchè la voce le si è incrinata, è chiaro che raccontarlo gli crei emozioni constratanti tra di loro. Avverto le domande affollarsi nella mia mente per quello che sto apprendendo, ma la lascio continuare.
"Ho pianto tanto e ho capito che questo bambino sarebbe stato la mia forza, la mia spinta a rinascere, a vivere. Per Giusy, per me e per lui. E sapevo che c'era una sola persona che avrebbe potuto aiutarmi, Luca. Lui è stato per molto tempo a casa nostra, era diventato parte della nostra famiglia, e ti dirò che per me non è mai stato solo il ragazzo di mia sorella, lui era un fratello e quando l'ho chiamato non si è tirato indietro. Luca è una persona speciale, mi ha aperto le porte della sua casa e mi ha offerto la sua spalla. Non lo ringrazierò abbastanza per questo."
La fermo, sentendomi la testa improvvisamente scoppiare per tutte le informazioni che ho assimilato.
Vanessa è la sorella di Giusy, l'ex fidanzata di Luca, e questo bambino non è il suo.
"Che cosa significa?" le domando con preoccupazione.
Lei mi osserva, cercando di capire il repentino cambio del mio umore. "Cosa significa cosa, Anita?".
Premo le mani sulla scrivania difronte a me, avvertendole tremare per la tensione.
"Luca, Luca per te, è-è come un fratello" constato, gesticolando con le mani, confusa.
"Certo Anita, è importantissimo per me. Ma perchè me lo richiedi?" domanda con un tono ovvio nella voce.
Tiro un sospiro pesante come schiacciata dal peso delle parole che sto per pronunciare. "Io..." sussurro "io sapevo che fossi la sua ragazza!" esclamo sbigottita. Ho bisogno di riprendere fiato dopo averlo detto.
Vanessa mi osserva a lungo, cercando di capire se io sia seria o meno, e all'improvviso scoppia a ridere.
"Cosa?Anita, ma cosa stai dicendo? Io e Luca non stiamo insieme, come, come..." si interrompe, constatando che io, invece, sia terribilmente seria. "Aspetta Anita, è stato Luca a dirti una cosa del genere?" mi chiede.
"Si..."le sussurro e man mano che prendo consapevolezza delle cose, subentra la rabbia. La rabbia per le bugie, per l'inganno di cui sono stata vittima. Guardo Vanessa e mi rendo conto di quanto la situazione le risulti ambigua. Ci troviamo ad affrontare qualcosa di cui eravamo incoscienti entrambi.
"Non ci posso credere" ammette lei, più confusa di me.
"Anita" mi richiama, cauta. "Tu provi qualcosa per lui, non è vero?" mi domanda, cercando di sembrare il più delicata possibile.
Io la guardo, rialzando gli occhi dal pavimento, sento che non accetterà una bugia come risposta. Ma io sono la prima stanca di mentire a me stessa e agli altri. "Si".
Vanessa ricambia il mio sguardo, con un velo di comprensione nei suoi occhi, mi viene spontaneo chiedermi cosa pensi, ma lei non mi dà tempo di dire altro.
Muove un passo all'indietro, rimanendo con i suoi occhi su di me. Mi chiedo come le possa sembrare, con lo sguardo sconvolto e il viso pallido.
"Io" un secondo passo, "devo andare". Prima che me ne possa solo rendere conto, lei è già uscita dalla stanza.
Rimango sola a fare i conti con la realtà.

"E' la mia fidanzata"
"Vanessa stamattina non stava bene, è meglio che torni a casa a prendermi cura di lei"
"Guarda Anita che quei due tutto mi sembravano al di fuori che  una coppia"

Come piccoli tasselli a ricomporre il puzzle, tante cose mi risultano più chiare. Adesso capisco tanti atteggiamenti, tutti i segnali che in questi mesi avevo avuto modo di scorgere mi sono finalmente chiari. Bugie, bugie, bugie, e mentre mi accorgo che la mia testa potrebbe scoppiare da un momento all'altro e ho bisogno di appoggiarmi a qualcosa per non cadere, mi viene da pensare al perchè Luca abbia deciso di farmi questo.


Non ho versato nemmeno una lacrima, ma non ho mai pensato di potermi sentire così, in un attimo quello che ho passato da ragazzina mi sembra niente a confronto. All'improvviso sento di ritornare indietro nel tempo, ritorno a quel cortile della scuola, quando ero un'adolescnte insicura, piena di paure.
Sento di rivivere la storia davanti ai miei occhi, quell'atto che, all'epoca, nella immaturità della mia età associai ad un tradimento; e lo rivedo, lui è lì e abbraccia Rebecca, la ragazza con cui mi ero sentita una rivale fin da subito, ma con cui non potevo competere.
Perchè lei riusciva ad attrarlo in un modo di cui non ero capace, Luca sembrava invaghito dal suo corpo e dai suoi gesti. Rebecca era di quelle ragazze che amano primeggiare, biondissima e bellissima, ma con una mente con  un QI pari a zero. Di una cosa adesso ne sono sicura, a Luca piacciono le bionde.
Li rivedo davanti ai miei occhi, e, ancora una volta, non riesco a staccare lo sguardo dalle sue mani sul corpo lei, il modo in cui aderiscono ai suoi fianchi, dal modo in cui sono vicini, dal sorriso candido ma sensuale di lei. Io li guardo e con una mano vorrei cancellare questa scena per non soffrire più. Il mio cuore ha un sussulto quando Luca incrocia il mio sguardo, e i suoi occhi sembrano lanciarmi una tacita sfida. Rebecca è ignara di quello che sta accadendo ed è curiosa di capire chi abbia attirato l'attenzione, ma un attimo dopo Luca torna a guardare lei, e la bacia.
Lui la bacia, davanti alla scuola, davanti a me, e lo fa in un modo tale da farmi tremare e desiderare di scomparire.

Mi copro con forza gli occhi, cercando di scacciare quelle immagini dalla mia mente. Tiro le mie mani indietro, facendole scorrere tra i miei capelli mentre scuoto il capo. No, no, no...
La verità è che in confronto a quei tempi, avessimo condiviso davvero poco. Non so nemmeno se fosse stato giusto definirmi sua amica, Luca aveva un modo di approcciarsi con me tutto suo. Ma adesso è tutto diverso, perchè, a differenza di quello che pensavo, Luca mi ha sfiorata, mi ha guardata, mi ha baciata e amata nel modo in cui volevo sentirmi.
Questo sentimento lo avverto dentro di me, dirompente e più forte di prima, e sento accrescere un risentimento nei suoi confronti. Lo odio per avermi attratto verso di lui, e odio me stessa per essermi lasciata abbindolare, di nuovo. Perchè lui è riuscito ad abbattere tutte le mie certezze di volergli stare lontano.
Cammino e sento rimbombare i miei passi, veloci e scoordinati, così come i miei battiti, e mi accorgo che ho sperato da sempre che Vanessa non fosse la sua ragazza, ma non avrei mai pensato di doverlo scoprire così. Non posso credere che, per tutto questo tempo, Luca si sia lasciato andare al desiderio di stringermi a sè e baciarmi, facendomi credere fosse impegnato. Ha avuto tante di quelle occasioni per confessarmi la verità, ma non l'ha mai fatto. E io, che stupida, gliel'ho lasciato fare, quando la reltà era così chiara ai miei occhi.
E allora, giusto perchè non stia soffrendo abbastanza, avverto nella mia mente ripercorrere tutti i momenti che abbiamo passato insieme. Una lacrima, lenta e calda, scivola dai miei occhi. La cancello con una mano.
Sii forte Anita, sii forte
Casa sua è vicina, intravedo il centro residenziale dove abita; ci ho pensato a lungo e ho capito che questa sia la cosa più giusta da fare. Affrontare la situazione e metterci fine una volta e per sempre.
Prima che possa suonare al citofono, Vanessa attraversa il vialetto con i suoi passi che fanno scricchiolare la ghiaia, e mi arriva difronte. 
"Oh, Anita" sussurra comprensiva.
"Ciao" le replico  atona.
La sua mano va a poggiarsi sulla mia spalla, in un gesto rassicurante. "Sei qui per dirgliene quattro, non è vero?" mi domanda, accennando ad un sorriso.
"In ogni caso ci ho già pensato anche io, credo che non si dimenticherà le mie parole per un pò, ma adesso è tutto tuo" mi confida in un modo complice. E' così strano trovarci in questa situazione, e lo è ancora di più come la mia concezione nei suoi confronti sia cambiata in un solo giorno.
Non le rispondo, ma lei comprende il mio stato d'animo e la sua presa sulla mia spalla si fa più forte. "Cosa fai ancora qui impalata? Vai e fagli vedere chi sei e cosa ha perso!" esclama, incintandomi ad entrare.
Annuisco silenziosamente, vedendola allontanarsi da me, e ho quasi l'istinto di scoppiare a ridere per l'ambiguità di questa situazione, ma mi sembra inopportuno. Realizzo quello che sto per fare quando mi ritrovo, sola, sul pianerottolo del palazzo. Cerco di seppellire qualsiasi emozione positiva che questo mi provochi,  e lascio che a prevalere sia il senso di rabbia, di frustazione. Vorrei che Luca non fosse mai tornato, perchè adesso lo so, il confine tra amore e odio è così sottile.
Busso con impazienza al campanello di casa e aspetto che lui venga ad aprirmi, calcolando i minuti che mancano per affrontarlo, e, quando sento i suoi passi farsi più vicini, conto.
Uno...respira Anita,
Due...puoi farcela,
Tre...il respiro mi si ferma in gola alla sua vista.
"Vanes...Anita?!"scruto la sorpresa che gli invade gli occhi alla mia vista, ma anche la mascella che gli si contrae in un chiaro segno di tensione. E' consapevole del perchè io sia qui e non mi risparmierò di farglielo notare.
"Tu, brutto stronzo!" esclamo allora, spintonandolo. Le mie mani puntellano sul suo petto una, due volte, ma questa volta poco mi importa della sensazione che questo mi provochi. Luca incespica nei suoi passi, come se non si aspettasse la mia reazione. Osservo i suoi occhi sbarrarsi, ma anche quando riprende controllo del suo corpo, non mi ferma.
"Tu mi fai schifo, tu, Luca Franzese, mi fai seriamente schifo! Io non credo di aver mai incontrato una persona più disonesta, calcolatrice e bugiarda di te! Sai che c'è? Io stavo bene prima di te, stavo benissimo.
Avevo la mia vita, il mio lavoro all'ospedale e pensavo non potessi desiderare di più...ma poi sei arrivato tu ed è cambiato tutto. Perchè con te è ritornato tutto di nuovo, la paura, le bugie, le parole dette e non dette e io non potevo e non volevo permettere che mi innamorassi di te, perchè tu il mio cuore l'avevi già spezzato una volta e non doveva succedere più. Ma tu, Luca, vuoi che vada tutto secondo i tuoi piani, fai sempre quello che ti passa per la testa e non badi mai ai sentimenti altrui. Non hai mai pensato a quanto potessi soffrire, sapendo quello che mi stavi facendo. Non potevi baciarmi, farmi sentire importante, guardarmi in quel modo, quando io pensavo che saresti tornato a casa da Vanessa, la madre di tuo figlio! Ma non ti vergogni, eh? Io ti odio, Luca, con tutto il mio cuore io ti odio!".
Luca non reagisce, porta le mani all'altezza del petto e lascia che io sfoghi tutta la mia rabbia su di lui, ma se pensavo che questo potesse farmi stare meglio, mi sbagliavo. Ad ogni parola che urlo contro di lui sento la mia forza di volontà venire meno, ad ogni pugno che si infrange contro il suo petto avverto il mio cuore sgretolarsi in piccoli pezzi.
Poi lui blocca i miei polsi tra le sue mani, e cerca di tirarmi indietro, verso di lui. Ha paura che se qualcuno ci sentisse, questo rovinerebbe la sua impeccabile reputazione? Ma io sono sorda a qualsiasi tentativo di farmi stare zitta.
"Anita, lasciami spiegare..." tenta, supplicandomi con lo sguardo.
"Ma cosa vuoi spiegare, eh?Cosa!?"mi avvicino a lui, in un affronto. Ascolto i nostri respiri affannosi.
Cerco di divincolarmi dalla sua presa, ma lui non me lo permette, nonostante mi dimeni tra le sue braccia.
"Ti prego..." sussurra.
"Io spero tu abbia un motivo valido per questo, ma sai, non so se riuscirei mai a trovare una giustificazione al perchè tu abbia deciso di farmi soffire così tanto".
Approfittando di un suo momento di distrazione, mi divincolo dalla sua presa, portandomi le braccia al petto, scottate dalla sua presa.
Luca socchiude gli occhi, contraendo il viso, sembra che dire qualcosa gli venga così difficile.
"Perchè..."
Mi fa ridere pensare che nemmeno lui stesso lo sappia. Scuoto la testa davanti al tentativo di aggiustare qualcosa.
"Vorrei che tu non fossi mai tornato, Luca, perchè adesso non starei così male per te" gli confesso, sentendo la mia voce incrinarsi. Ma ho promesso a me stessa, che non avrei pianto, non gli avrei mai dimostrato quanto lui mi abbia resa fragile e debole.
Quando inizio a correre giù per le scale, Luca non si arrende. A differenza di quel giorno di molti anni prima, Luca non esita a seguirmi. Sento i suoi passi rimbombare con i miei, e vorrei tanto che lui non mi si avvicinasse, non quando le lacrime bagnano il mio viso e io cerco inutilmente di frenarle. 
"Anita!"sento la sua voce chiamare il mio nome, ma non mi fermo. Nonostante sia chiaro non voglia dargli ascolto, i suoi passi persistono.
Lasciami andare, Luca, è quello che avresti dovuto fare tanto tempo fa.
Cammino e osservo le mie gambe prendere velocità, non so dove io stia trovando la forza. Poi intravedo la porta d'ingresso e mi sento così vicina alla mia salvezza, ma Luca, velocemente, riesce a prendermi un pò prima che io esca.
La sua mano si incatena al mio polso e la sua presa è capace di farmi voltare verso di lui.
Ci osservo, alla resa dei conti, e penso se lui stia provando un minimo di quello che sento io. Si sente in colpa per questo?.
Sussulto per quel contatto e nel silenzio dell'ingresso, avverto i nostri battiti accellerati, i respiri affannosi.
Abbasso lo sguardo alla sua mano che mi stringe, mi auguro non si accorga stia tremando.
"Anita, ci sono tante cose che non sai, lascia che ti spieghi" fa un cenno verso di me, cercando di avvicinarsi. Ma io sono sorda a ogni suo tentativo, e scuoto il capo con vemenza a destra e sinistra.
"Non c'è niente da spiegare...lasciami stare!" ribatto con la voce inasprita. Luca si fa vicino, con l'espressione di chi non si arrende e io sento la sua stretta intensificarsi. Ma non si è accorto che mi ha persa?
In un gesto fulmineo, le sue mani sono su di me, mi lambiscono il viso, le guance. Chiudo gli occhi, sopraffatta dalla sua vicinanza. Una lacrima percorre lenta la mia guancia, ma Luca blocca il suo cammino.
"Lasciami andare" gli sibilo.
"Anita" sussurra "ti prego".
E io riapro gli occhi, fissandoli nei suoi, e macchiandoli di tutto il biasimo che possiedo. Vorrei che sentisse cosa dentro provi. Vorrei che sapesse che mentre gli sto confessando di odiarlo, vorrei che lui fosse l'unica persona a consolarmi.
Le sue mani scottano su di me e io sento di non riuscire a resistere ancora di più. Quando mi divincolo, Luca mi lascia andare, arrendevole.
Poi le mie mani si muovono, tremanti e dai movimenti scoordinati, verso la mia borsa. Alla rinfusa ricerca di qualcosa. Lui segue ogni mio gesto, turbato. La lettera è lì, in fondo, che sembra aspettare io la prendo.
Quando la spiattello davanti ai suoi occhi, Luca mi rivolge uno sguardo confuso, corrugando la fronte. Non ha idea di quello che ci sia scritto.

Ma io lo so, Luca, e vorrei che tu, leggendo le parole di Lucia, provassi un pò di quello che ho provato io, che stessi male quanto ci sia stata io.

Ho sperato che un giorno a lenire le ferite che mi porto dentro, fossi stato proprio tu, ma non puoi esserlo quando adesso mi hai fatto così male. E ora, ora è troppo tardi, per te, per me, perchè io,adesso, ti lascio andare e non sono più disposta a lottare per noi.


ANGOLO AUTRICE:
Ed eccoci qui! Non mi sembra nemmeno vero che io stia aggiornando a distanza di così poco tempo. Questo capitolo è stato estenuante da scrivere, c'è un grande lavoro dietro, e, nonostante non sia pienamente soddisfatta di quello che ho scritto, spero che voi possiate trovarlo emozionante come lo è stato scrivere per me. Vi avevo parlato di un famoso punto di svolta, ma vi aspettavate che il colpo di scena fosse così cruento? La verità è venuta a galla e Anita non può fare a meno di raccogliere i pezzi del suo cuoricino. Pensavate potesse succedere una cosa del genere? Fatemi sapere le vostre opinioni a riguardo ;)
Intanto ne approfitto per ringraziare di cuore le ragazze che hanno commentato lo scorso capitolo, chi ha iniziato a seguire la storia da poco, chi l'ha aggiunta in qualsiasi lista. E' davvero importante per me ricevere i vostri pareri. Fatevi sentire, su, su!!
Pooi, prima di salutarvi, vi ricordo, per chi ancora non l'avesse fatto, che qualche tempo fa ho scritto una one-shot/prequel della storia e vi lascio qui il link, nel caso voleste leggerla:
First Love

Alla prossima! Un abbraccio💕




















  
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