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Autore: CrazyAF_    18/04/2018    1 recensioni
Sara lo aveva conosciuto solo attraverso i libri della sua saga preferita.
Lui che era il mostro dagli occhi rossi.
Lui che era stato un uomo, prima di cambiare completamente per amore del potere.
Lui che non aveva la minima paura di uccidere un innocente, di procurare dolore a chi si trovasse sul suo cammino.
Lui che provava piacere a fare del male e che sorrideva con malvagità ai suoi alleati, ai suoi seguaci, ai suoi servi.
Lui che era temuto da tutti, grandi e piccini.
Lui che aveva scelto Lord Voldemort come nome, perché Tom Riddle era un nome tutt'altro che adatto a qualcuno che avrebbe conquistato il Mondo Magico e che avrebbe sconfitto, una volta per tutte, la Morte, ottenendo l'immortalità.
Un sogno e Sara venne trascinata nel lontano 1943, quando il perfido Tom Riddle, era solo al suo quinto anno a Hogwarts. Un sogno che forse non è veramente un sogno, ma che potrebbe essere realtà.
E se...
Genere: Mistero, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Con l'avvicinarsi della famosa gita a Londra Sara si confidò con Odette, affermando che avvertiva una strana sensazione, qualcosa simile ad un campanello d'allarme, che la informava che il piano per incontrare Joanne Rowling sarebbe stato un vero fiasco. Odette le ripeteva, anche con una certa insistenza, che doveva assolutamente piantarla di essere così negativa e che lei, invece, era convintissima che sarebbero riuscite nella loro missione.

«Piuttosto, perché non ti metti a dormire e torni a Hogwarts? Abbiamo bisogno dell'aiuto di Silente: questo diario non tornerà nelle mani di Riddle neanche se glielo chiediamo in tutte le lingue del mondo!» diceva sempre, quando Sara tirava fuori il suo pessimismo.

Ma nell'ultimo periodo, un lasso di tempo lungo ben due settimane, Sara non era mai tornata al castello. Andava a dormire, questo era ovvio, ma quando riapriva gli occhi era ancora in camera sua e dalla finestra entravano i raggi del sole tiepido del mattino. Aveva sperato, una notte, ascoltando il rumore della pioggia battente, di risvegliarsi nel dormitorio di Corvonero, ma quello fu un sonno privo di sogni di alcun genere.

Nel frattempo, per non starsene con le mani in mano, Sara decise di passare le sue ore libere a tirare fuori informazioni su Voldemort dalla saga di "Harry Potter". Oltre ai libri, Sara si affidava a internet e alle informazioni canon sul Serpeverde; evitò con cura le fanfiction che avevano lui come protagonista e, allo stesso modo, evitò le teorie dei fan – quelle in cui Tom Riddle, nonostante quello che avesse scritto J.K.Rowling, aveva un cuore e la capacità di amare, proprio come il resto delle persone.

E mentre faceva le sue ricerche, i pensieri di Sara volarono a Mirtilla. L'ultima volta in cui Sara era stata a Hogwarts Tom le aveva confessatto di essere l'Erede di Serpeverde, e aveva parlato con trasporto della Camera dei Segreti e del Basilisco che viveva al suo interno, in attesa del suo padrone. Nei suoi occhi Sara aveva visto l'eccitazione, il potere, l'ambizione e persino la morte; ne era terrorizzata e contemporaneamente ne era affascinata.

Il che mi rende una persona ancora più orribile, pensò infatti, sospirando. Io dovrei trovare un modo per salvare Mirtilla ed evitare che Tom uccida qualcuno attraverso quel dannato Basilisco, non trovare affascinante Riddle e tutte le sue crudeli passioni.

Eppure, nonostante la voglia di tornare al castello per correre a cercare Mirtilla, per constatare che fosse ancora viva e in buona salute, Sara sapeva che nel Mondo dei Sogni – come Odette lo aveva definito – il tempo scorreva in un modo diverso. Se ne era accorta da un pezzo ormai: ogni volta che tornava a Hogwarts erano passati giorni dalla volta precedente, forse persino settimane; mentre nella realtà tutto era successo in un paio di giorni, forse un po' di più.

Con uno sbuffo, Sara abbassò lo schermo del portatile e lo mise da parte, rimanendo a gambe incrociate sul letto. Volse lo sguardo sulla sveglia sul comodino e si accorse che erano le sei del pomeriggio: non si era accorta, ma aveva passato poco più di tre ore davanti al computer a fare ricerche su Tom Riddle e, come accadeva spesso in questi casi, non era riuscita a porsi dei limiti. Aveva bisogno di una pausa, aveva bisogno di rilassarsi e chiudere gli occhi per un istante.

Sara si accorse che c'era qualcosa che non andava, ma non aveva intenzione di guardarsi attorno per capire cosa stesse succedendo. Così, il primo senso ad entrare in azione fu l'udito: Sara si ritrovò circondata da voci allegre e, alcune, un po' alticce, risate squillanti, urla divertite, porte che si aprivano e si chiudevano. Quando l'olfatto entrò in gioco, il profumo di dolci si insinuò nelle sue narici facendola sorridere.

Forse sua madre le aveva comprato qualcosa prima di tornare a casa dal lavoro, ma allora cos'era tutto quel baccano?

E allora Sara aprì gli occhi e scoprì che stava camminando, a passo lento, in mezzo ad una via a lei familiare. Ovunque si girasse c'erano colori sgargianti, negozi di dolciumi e caramelle dalle strane forme, pub rustici e sale da tè. Sara si ritrovò a sorriredere una seconda volta: E' leggermente diversa da come viene fatta vedere nei film, ma è pur sempre magica e... beh, perfetta!

Hogsmeade.

«Potresti rispondere al tuo Signore, Sara?» sibilò Tom a bassa volce, così che solo lei potesse sentirlo.

Sara volse lo sguardo alla sua destra e vi trovò il Serpeverde. Alto, dalla carnagione pallida, gli occhi scuri e capelli corvini, affascinante e misterioso insieme, un misto fra crudeltà e ambizione.

Sara corrugò la fronte. «Come prego?»

«Non abbiamo tutto il pomeriggio, Sara. Te l'ho detto: abbiamo delle cose da fare al castello» sbuffò Tom, nascondendo a fatica il fastidio di dover ripetere ciò che aveva appena detto. «Quindi decidi dove vuoi andare: I Tre Manici di Scopa o Mielandia»

«Ehm... non saprei...» fece lei, stringendosi nelle spalle e mordendosi il labbro inferiore. «Mi andrebbe tanto una Burrobirra, ma anche fare un salto da Mielandia è allettante, come proposta»

Tom chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e poi, tornando a guardare Sara, assottigliò lo sguardo. Non sopportava l'indecisione della Corvonero, anche perché aveva una tabella di marcia da seguire e se lui, il grande Tom Riddle, Erede di Salazar Serpeverde, avesse fatto anche un solo minuto di ritardo, sarebbe stato costretto a punire qualcuno. Non necessariamente Sara, però: era strano, ma avrebbe preferito di gran lunga torturare uno dei suoi seguaci, piuttosto che puntare la bacchetta su di lei. Certo, nei suoi sogni lui, Tom, era arrivato persino ad ucciderla, ma farlo per davvero era... diverso.

Tom afferrò il polso di Sara e la trascinò a I Tre Manici di Scopa, dove le ordinò di sedersi ad un tavolo appartato, vecchio e malconcio. E mentre lei aspettava, in silenzio e con lo sguardo basso, sulle sue mani più precisamente, il Serpeverde andò al bancone facendosi largo fra la folla di studenti, qualche insegnante e maghi del villaggio, per prendere due Burrobirre. Odiava tutto quel caos, quelle risate e il chiacchiericcio generale, ma, con un ghigno sghembo, ricordò quello che lo aspettava al castello.

Era riuscito a trovare l'ingresso della Camera dei Segreti, aveva finalmente incontrato il Basilisco e ora era arrivato il momento di agire. La vittima l'aveva già trovata, in ogni caso, e il suo piano, Tom ne era più che sicuro, sarebbe andato a buon fine.

«Cosa dobbiamo fare al castello, Tom?» chiese Sara con un po' di coraggio, quando lui tornò con due calici di Burrobirra – lei non vedeva l'ora di assaggiarla.

«Te lo spiegherò una volta lì» rispose lui, portandosi subito dopo il bicchiere alla bocca.

Sara lo osservò per un po', bevve anche lei e poi, tenendo gli occhi fissi su Riddle, scoppiò a ridere. Lui la fulminò con lo sguardo e le chiese, in una muta domanda, perché mai stesse ridendo. In tutta risposta, Sara allungò il braccio e fece scorrere il pollice poco sopra il labbro superiore di Tom; il sorriso svanì e Sara, rendendosi conto di quello che stava facendo, tirò indietro la mano e arrossì.

«Avevi dellla... avevi un po' di...» mormorò Sara, guardando ovunque meno che nella sua direnzione. «Avevi un'aria ridicola, ecco»

«Sei arrossita» disse lui, prendendole il mento fra pollice e indice. «Non farlo, Sara. Non arrossire»

«Non è una cosa che posso controllare, Tom» replicò lei, imbarazzata, spostandogli la mano e fiondandosi sulla sua Burrobirra per chiudere lì il discorso.

«E tu provaci lo stesso. Adesso finisci di bere che dobbiamo tornare a Hogwarts»

~ ~ ~

La Stanza delle Necessità non ospitava più un salottino, bensì un tavolo in legno massiccio e tre sedie pesanti. Una di queste era già stata occupata da una studentessa che Sara, grazie ad un flash già sperimentato nel sogno precedente, che le permetteva di scavare nei ricordi di una mente che, in realtà, non era sua, riconobbe come Olive Hornby – una Corvonero del quarto anno. Tom le si avvicinò, le prese una mano e ne baciò delicatamente il dorso.

È un adulatore provetto, e non ha spiccicato parola!

«Sara, suppongo tu conosca Olive Hornby» disse Tom, facendole segno di sedersi accanto a lui, e difronte ad Olive.

«Ci conosciamo di vista» fece Olive, mostrandole un sorriso falso. «Devo dire che ammiro la tua intelligenza, Sara Austen, e allo stesso modo ammetto che provo invidia nei tuoi confronti»

«Invidia?» chiese Sara, corrugando la fronte.

«Beh, hai voti eccellenti, una famiglia Purosangue importante e, naturalmente, la stima di un grande e potente mago» rispose lei, indicando poi Tom e, nel frattempo, mordendosi il labbro inferiore con sensualità. Poi, senza lasciare il tempo a Sara di replicare, Olive si voltò verso Riddle e chiese: «Qual è il mio compito, Signore?»

Signore? Pensavo di essere l'unica a poterlo chiamare così! Non che io voglia farlo, ma...

«Per entrare a far parte della mia... cerchia di amici, mia cara Olive, voglio che tu vada da Mirtilla Warren. So che la deridi per via degli occhiali ed è questo il tuo compito. Devi essere... pesante, cattiva. Voglio vederla in lacrime» spiegò Tom, sempre con un ghigno dipinto in volto.

«Tom?» lo chiamò Sara, ma lui la ignorò.

«Devi spingerla ad entrare in uno specifico posto» continuò Tom.

«Al secondo piano» sussurrò Sara, sgranando gli occhi.

Ma quel sussurro l'avevano udito sia Tom che Olive. Il primo si girò di scatto verso Sara, sorpreso dal fatto che lei sapesse dove si trovava l'ingresso della Camera dei segreti: era sicuro di non averglielo mai detto, proprio perché ce l'avrebbe portata subito dopo quel colloquio con Olive.

E allora lei come faceva a saperlo?

«Sarà fatto, Signore» disse Olive, facendo un mezzo inchino col capo. Poi si alzò e uscì dalla Stanza delle Necessità senza dire una parola.

Fra Sara e Tom, adesso rimasti completamente soli, calò il silenzio. La mente di Riddle era ancora affollata dalle domande, quella di Sara, invece, era nel panico.

Lei sapeva e sentiva lo sguardo di lui bruciarle la pelle, perforarle il cranio, ma era troppo scioccata per fare qualsiasi cosa. Sara sapeva che la cosa giusta da fare era correre da Silente e avvertirlo, oppure salvare Mirtilla in qualche modo, ma non riusciva a muoversi.

Dopo una manciata di minuti, che a Sara sembrarono un'eternità, Tom si schiarì la gola e le ordinò di seguirlo. I due scesero al secondo piano, camminarono lungo un corridoio vuoto ed entrarono nel bagno delle ragazze dove ben presto, in lacrime, sarebbe arrivata Mirtilla. Tom si avvicinò ad uno dei rubinetti, sfiorò quello con un serpente inciso e poi mormorò "Apriti" in serpentese.

«Tom, ti prego, non farlo» sussurrò Sara, avvicinandosi a lui a passo incerto. «So che cosa vuoi fare a Mirtilla, ma ti prego... fermati, adesso che puoi»

«Non ti chiederò come facevi a sapere l'esatta ubicazione della Camera, Sara, ma adesso tu verrai con me» disse Tom, girandosi e prendendoli il viso fra le mani. Gli occhi di Sara erano lucini, sull'orlo di un pianto, ma a lui non importava: «Sarai la prima e l'ultima a vedere questa sala e la sua magnificenza, e, ogni volta che mi verrà voglia di venire qui, tu verrai con me. Intesi?»

Sara annuì, perché non poteva fare altro. Era talmente spaventata da lui che non poteva fare altro.

Tom si infilò nell'apertura alle sue spalle e Sara lo seguì lentamente, trattenendo a stento le lacrime. Lei tremava come una foglia, tremava quasi fosse caduta in un lago ghiacciato, eppure continuò a camminare.

Il destino di Mirtilla è segnato, pensò con tristezza, abbassando lo sguardo. E io non posso farci niente: sono inutile.

Sara e Tom si ritrovarono ben presto agli inizi di una sala lunghissima, illuminata da ben poco. Su entrambi i lati vi erano dei pilastri di pietra altissimi, formati dai serpenti avvinghiati. Sara, con naturalezza, tirò fuori la bacchetta e mormorò «Lumos!» e così fece anche Tom, poi i due proseguirono fino alle ultime due colonne. Sara sgranò gli occhi: davanti a sé vi era un'enorme statua, alta fino al soffitto; il volto era quello di un vecchio mago dalla lunga barba e ai piedi, dove in "Harry Potter e la Camera dei Segreti" giaceva Ginny Weasley, c'era solo un vuoto scuro.

«Salazar Serpeverde» disse Sara, affiancando Tom, che la stava osservando già da un po'. «E'... incredibile!»

Poi Tom le mise una mano sul viso, impedendole di vedere altro. Sara sentì il Serpeverde parlare nuovamente in serpentese ed ecco che, dalle profondità della Camera, qualcosa si svegliò e prese a strisciare nella loro direzione. Un minuto più tardi, Tom stava avendo una conversazione con quello che doveva essere il Basilisco e Sara riprese a tremare: la fine di una vita si faceva vicina ad ogni battito del suo cuore, che andava fin troppo veloce.

«E' andato, Sara» mormorò Tom, e lei sentì il fiato caldo di lui sulle sue labbra. «Adesso dobbiamo aspettare»

«Tom, sei ancora in tempo per fermarlo» mormorò a sua volta Sara, prendendo la mano che le impediva di guardarlo in faccia e spostandola lentamente. Tom aveva assottigliato lo sguardo, ma lei, con un po' di coraggio, proseguì: «So come ti senti, Tom. So cosa provi in questo momento, ma ti prego...»

Ma Sara aveva sbagliato completamente.

«Tu non sai niente, Sara!» sibilò lui, e passo dopo passo, con lei che indietreggiava, finì per imprigionarla fra il suo corpo e un freddo muro di pietra. «Ricordatelo bene questo. Tu non puoi nemmeno immaginare cosa stia provando adesso, neanche lontanamente»

Sara chiuse la bocca e una lacrima traditrice sfuggì al suo controllo, così Tom la recuperò col pollice e se la portò alle labbra. A Sara si mozzò l'aria in gola.

«Voglio che mi porti il mio diario, domani a colazione, mi hai capito? Devo scrivere tutto quello che ho qui dentro» disse, battendo con l'indice una tempia. «E adesso, nell'attesa...»

Tom prese il viso di Sara fra le mani e si fiondò sulla sua bocca. Assaporò altre lacrime salate, sentì il piacere e l'eccitazione esplodergli nelle vene, si gustò il sapore della lingua di Sara e lei, senza remargli contro, ricambiò ogni bacio. Sara lo implorò di fermarsi solo quando si accorse che Tom, decidendo per tutti e due, aveva intenzione di spingersi oltre.

«Non preoccuparti, Sara» ghingò Tom, rubandole un altro bacio. «Adesso posso concederti di non essere pronta, ma la prossima volta lo sarai»

E quando Sara chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e li riaprì, capì che si stava per svegliare. La figura di Tom, infatti, iniziava a farsi confusa e anche tutto intorno era diventato solo un gruppo di figure indistinguibili.

«Tesoro, perché piangi?» le chiese sua madre, facendola sussultare nel suo letto.
 

~ ~ ~

Angolo Autrice
E quindi eccoci qui con un nuovo capitolo. Lo so, avrei dovuto aggiornare prima, ma tra le partite, gli allenamenti e altro non ho avuto tempo. Tra l'altro, ho scritto questa parte ascoltando l'intera soundtrack di "Harry Potter e il Calice di Fuoco": i brividi!

Vi ringrazio infinitamente per le vostre recensioni, comunque, perché riescono sempre a strapparmi un sorriso! 
Spero che il capitolo vi piaccia!
Eli

   
 
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