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Autore: Robigna88    21/04/2018    1 recensioni
Gli Avengers affrontano ogni giorno nuovi nemici e sono bravi in quello che fanno. Un po' meno bravi sono invece nelle questioni di cuore e, infatti, a parte uno di loro, nessuno ha una vita sentimentale stabile e qualcuno da cui tornare la sera, dopo una battaglia. Ma le cose, forse stanno per cambiare, almeno per uno di loro. Il più schivo e onesto tra tutti, il Capitano Rogers, si ritroverà investito da un sentimento che non conosce per niente bene e che non sa come gestire. Sarà tentato di spingerlo via ma sarà in grado di resistere all'emozione che Lidya Abel sa offrirgli anche solo sorridendo?
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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5.

 

 

 

 

 

“Tony, lasciami passare. Per favore” Lidya respirò a fondo guardando il suo amico, quel dannato guanto tecnologico nella sua mano era il preludio all’armatura completa. E pensare che aveva creduto che una volta messo Steve a dormire non avrebbe avuto problemi; pensava che Tony avrebbe capito ma a quanto sembrava si era sbagliata.

“Mi dispiace” le disse lui. “Ma non ti lascerò andare da sola.”

“È la mia battaglia, non la tua. Né quella degli Avengers, è la mia e basta.”

Tony respirò a fondo. “Capitan Ghiacciolo tiene molto a te” disse facendo un cenno verso Steve addormentato per terra. “Non succede spesso sai? Che si affezioni a una donna. Da quando lo conosco non è mai successo a dire il vero, e posso assicurarti che c’è una fila di donne che gli sbava dietro.”

Lidya guardò per un attimo in direzione del Capitano, poi tornò a guardare Stark. “È personale e pericoloso. Non voglio che qualcuno si faccia male, soprattutto lui.”

“Ah l’amore!” esclamò l’uomo avvicinandosi a lei. “Funziona in modo strano e meraviglioso, non credi? Da quanto lo conosci? Due giorni? Eppure già ti preoccupi così tanto per lui” piegò il capo per guardarla. “Lo sai che è un super soldato vero? Si fa male difficilmente. Ed è anche una super spina nel fianco, se ti succedesse qualcosa romperebbe le scatole per il resto dei suoi giorni e io proprio non ce la farei. Capisci perché non puoi andare da sola?”

“Andare dove?” domandò Banner arrivando nella stanza, seguito da Thor.

“Oh a fare una gitarella” Tony non staccò gli occhi da Lidya perché sapeva che sarebbe bastato un attimo. Forse meno considerato che sapeva teletrasportarsi, ma non le piaceva usare le sue capacità e lui confidava nel fatto che non lo avrebbe fatto. “Un vecchio amico di Lidya,” virgolettò la parola amico con le dita. “sta preparando un attacco. Vuole farla fuori e lei vuole andargli incontro. Da sola!”

“È ridicolo!” esclamò Thor scuotendo il capo. “Perché vuoi andare da sola? Lascia che venga e se ne occuperà il mio martello.”

La donna scosse poco il capo: il ragionamento di Tony e di Thor non faceva una piega ma lei comunque combatteva da sola le sue battaglie. Aveva già perso Thierry e non voleva perdere nessun altro. Sì, il martello di Thor avrebbe distrutto Morton in un nano secondo e sì, farsi aiutare era la scelta più logica. Ma lei si era stancata della logica. Perché nessuno sembrava capire cosa c’era in ballo? Lo doveva al suo partner, per onorare la sua morte.

“Cos’è questa cosa che Morton rivuole indietro?” le domandò Tony e la domanda la colse alla sprovvista.

“Non lo so” replicò lei.

“Non sai mentire, Lidya. Raggrinzisci la fronte quando lo fai.”

Lei se la sfiorò con le dita, fu istintivo e fece sorridere Tony. “Non voglio usare i miei poteri, perché ogni volta che lo faccio attiro l’attenzione di... creature con cui non voglio avere nulla a che fare. Ma lo farò se mi costringerai e non ti farai di lato per farmi passare.”

Stark la fissò per un istante, infine si fece di lato. “Prego, passa pure. Non ti sarò di intralcio. Thor sì però, e anche Banner.”

“Io?” domandò Bruce perplesso, per poi riprendersi subito. “Oh sì, giusto. Cos’è successo a Rogers, comunque?” domandò indicandolo con un dito.

“L’ho messo a dormire” gli fece sapere Lidya guardando Thor che le si era piazzato davanti. “Non voglio farti del male.”

Il Dio rise. “Tu farmi del male?” chiese. “Io sono Thor, figlio di Odino.”

Lidya annuì stanca. “Okay, adesso basta!” esclamò pronta a lottare per uscire da quel posto.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Stark fu l’ultimo a riprendere conoscenza. Aprì gli occhi e piano si mise a sedere guardandosi intorno. Gli ci volle un attimo per ricordare che cosa fosse successo, ma il ricordo era confuso. “Che cavolo è successo?”

Fu Jarvis a rispondere. “La signorina Abel voleva andare via, voi non glielo lasciavate fare e così si è... come posso dire?”

“Ci ha preso a calci e se ne è andata?” suggerì Banner.

“Sì. Credo sia la spiegazione più semplice e corretta, dottore.”

“Porca miseria!” esclamò Clint. “Una donna tanto minuta ha messo fuori uso tre Avengers, compreso un Dio.”

“Quella donna picchia duro” Thor sorrise. “Mi piace!”

“Dov’è andata?” chiese Natasha.

“Non lo sappiamo” raccontò Tony alzandosi. “Fury le ha mandato una specie di messaggio avvertendola che Morton stava preparando la sua mossa. Lei ha deciso che avrebbe combattuto la sua battaglia da sola.”

“Ed Morton?” la Romanoff incrociò le braccia sul petto. “Quel tizio è pazzo e pericoloso. Dobbiamo trovare Lidya, subito.”

“E come?” Stark si diresse al bar e si versò da bere. “Se c’è una cosa che Lidya sa fare meglio di combattere è coprire le sue tracce. Se non vuole essere trovata allora stai pur certa che non la troveremo. Non lascerà nessun indizio per noi.”

“Le ho messo sulla giacca uno di quei micro dispositivi di localizzazione che hai creato” gli disse il Capitano che fino a quel momento era rimasto in silenzio, gli occhi fissi sulla città.

“E quando lo avresti fatto? Mentre la baciavi?”

Natasha e Clint lo fissarono. “Ben fatto Capitano!” esclamò l’uomo. “Ben fatto.”

Steve si voltò a guardarli, i suoi occhi si posarono sul padrone di casa. “Puoi rintracciare quel dispositivo?”

“Sì, se non si è accorta di averlo indosso e se ne è liberata” bevve un sorso dal bicchiere. “Jarvis!”

“Sto cercando, signore.”

“Mentre Jarvis cerca” fece il punto Tony. “Pensiamo a un piano di attacco. Anche se riusciremo a trovarla, riportarla indietro non sarà facile, farle accettare il nostro aiuto ancora meno. Non usa volentieri i suoi poteri ma lo farà se sarà necessario.”

“Pensiamo a trovarla” ordinò Steve. “Al resto ci penso io.”

“Trovata!” esclamò Jarvis proiettando qualcosa sullo schermo. “Anche se temo che ci sia un errore, forse.”

“Perché?” domandò il Capitano. “Dove si trova?”

“A Berlino.”

“Ah Berlino...” mormorò Tony.

“Cosa avevi detto riguardo al suo non voler usare i suoi poteri?” chiese sarcastico Clint. “Preparo il jet.”

“Tre minuti e partiamo!” esclamò Steve.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Lidya bussò tre volte alla porta e sul metallo arrugginito si aprì una finestrella che le permise di vedere solo degli occhi. “Cosa attraversa un prato senza camminarci sopra?” le chiese una voce, la voce che apparteneva a quegli occhi supponeva.

Lei si guardò intorno. Quegli indovinelli diventavano sempre più ridicoli, ma stare al gioco era il prezzo da pagare per ricevere in cambio qualcosa. Qualcosa che stava dietro quella porta. “Il sentiero” mormorò.

Sentì scattare una serratura, la porta si aprì quel tanto che bastava per permetterle di passare e lei entrò. Lì dentro era tutto come al solito, eccetto l’odore. Di solito c’era puzza di umido e lercio, quel giorno puzzava di fumo. Camminò lungo il corridoio, le mani nelle tasche della felpa. Voleva disperatamente farsi una doccia, ma non aveva tempo. Ci avrebbe pensato una volta fuori da quel posto. Il suo contatto, se così si poteva definire, se ne stava seduto su una poltrona dietro una grande scrivania: uno spinello in mano e una donna piuttosto... particolare seduta sulle gambe. Si schiarì la voce per attirare la sua attenzione.

L’uomo la guardò per qualche istante, poi sembrò finalmente riconoscerla. “Lidya Abel!” esclamò facendo alzare la donna e raggiungendola con le braccia aperte. Voleva abbracciarla ma lei rifiutò indietreggiando appena. “Neppure un abbraccio?”

“Non ora. Vado di fretta. Ho bisogno di alcune cose” tagliò corto lei e tirò fuori dalla tasca una lista che aveva abbozzato prima di bussare alla porta.

L’uomo lesse attentamente, storse il naso e tirò una boccata dalla “sigaretta” che stringeva tra le dita. “È roba forte. Ti costerà un po’.”

“Dimmi solo quanto.”

“Quindici mila per ogni pezzo. Sono tre quindi...”

“So contare, grazie” Lidya tirò fuori il suo cellulare e ci armeggiò per alcuni secondi. “Fatto. Ora dammi tutto quello che mi serve.”

Lui abbozzò una risata. “Sei sexy quando fai l’autoritaria. Seguimi” le disse. Lei lo seguì.

 

   
 
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