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Autore: satakyoya    21/04/2018    0 recensioni
Ebe, una ragazza angelo, e Pan, un ragazzo demone. Lei del PARADISO e lui dell'INFERNO.
Dei pretendenti per i due protagonisti. Pretendenti non desiderati ma costretti a dimostrare il loro amore davanti a tutti e tutto.
due destini che si uniscono, una maledizione che rischia di dividerli. uno scontro che cercherà di unire i due mondi.
Ce la faranno nella loro impresa??? E poi, riusciranno a vivere insieme o saranno condannati a restare divisi da una forza superiore?? Chi sarà questa forza superiore?
Lo scoprirete solo leggendolo e se vi piace recensite!!
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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… [Pan era disperato, seduto a fianco a me e con la testa e le braccia su di me che continuava a piangere. Piangeva moltissimo e non riusciva a smettere.
“Ebe… Ebe… Ebe… Ebe…” continuò a ripetere Pan tra le lacrime.
“Se non sbaglio tu sei Pan, giusto?” chiese Atena.
“Hm? Ah, sì. Esatto.” disse Pan.
Atena guardò Afrodite e disse: “Beh, ecco… ci dispiace per la perdita di Ebe. Siamo tutti tristi quanto te.”
“Nemmeno noi volevamo questo.” Disse Afrodite. Ma pan ascoltò soltanto una parte di ciò che loro due avevano detto.
“Perché… Perché soltanto lei è in queste condizioni? Perché è questo il risultato della Guerra? Perché siamo arrivati a questo? Perché io sono vivo e lei no? Perché!! Lei… era da poco diventata la mia ragazza prima che tutto questo accadesse.”
“Clamati Pan.” Disse Zeto disperato.
“NO!” disse Pan.
“Ormai non c’è più niente da fare.” Disse Eracle.
“L’unica cosa che rimane è farle un degno funerale non appena torniamo nel castello del PARADISO e…” disse Atena con le lacrime agli occhi.
“No…. mi rifiuto di crederci… Mi rifiuto! Deve pur esserci qualcosa che posso fare. Qualcosa….” Disse Pan.
“Ohi, cerca di capire che non si può fare niente. Abbiamo fatto tutto il possibile e Zeus ha dato la sua vita per voi.” Disse Eaco. Ma lui non ascoltava perché si era messo a premere con entrambe le mani sul mio petto sperando di riportarmi in vita.
“Ti prego Ebe… ti prego, torna in vita. Torna da me. Noi due ci siamo promessi che ci saremmo sposati… avremmo avuto dei figli… avremmo vissuto insieme. Ti prego non lasciarmi. Forza… forza… svegliati!” disse Pan piangendo e continuando a premere sul mio petto.
Ma quando si fermò e notò che io non mi ero mossa, lui si mise a piangere. Pianse per molto tempo continuando a ripetere: “Ti prego… torna da me. ti prego… ti prego… torna da me… Ebe…”
Ci fu un minuto di silenzio dove tutti avevano lo sguardo basso e pieno di lacrime.
“ragazzi dobbiamo andare. Forza.” Disse Atena.
“si…” dissero Eracle e Zeto.
Atena si avvicinò a Pan, gli mise una mano sulla spalla e disse: “Noi ce ne andiamo. Vieni con noi. Ci penserà Zeto a portarla.”
Zeto si avvicinò a me e si mise dalla parte opposta a Pan e mentre lui si rialzava, Zeto avvicinò le mani. Pan però gliele fermò prendendogli i polsi.
“Voglio farlo io.” disse Pan. Avvicinò le mani ma dovette fermarsi perché gli tremavano.
Zeto aspettò qualche secondo, guardò le mani di Pan e disse: “È meglio che la porti io, non credi?”
Eracle in quel momento aveva un’espressione scocciata. Non saprei dire il motivo per cui era così ma sbuffò un paio di volte e sembrava che ci fosse qualcosa che non sopportava. Tutti iniziarono ad incamminarsi e ad allontanarsi da me.
Non appena Pan si alzò io aprii gli occhi lentamente.]
“Pan…” dissi io con voce bassa. La mia voce era troppo bassa e nessuno riuscì a sentirmi. Solo dopo un paio di secondi Zeto, che stava guardando Atena ed Afrodite, spostò lo sguardo verso di me e si accorse che io ero tornata in vita.
“Pan…” dissi io con un tono un pochino più alto.
“Ah, Ebe! Ragazzi, Ebe è viva!” disse Zeto tutto contento.
Pan e gli altri avevano fatto soltanto un paio di passi quando Pan si girò verso di me e stupito di vedermi sveglia, mi venne a un fianco, mi sollevò la schiena con una mano e ricominciò a versare lacrime
“Pan…” dissi io sorridendo. Lui non mi diede ascolto dato che mi stava fissando con due occhi ricolmi di gioia.
“Ehi… perché piangi?” chiesi io. Capii pochi secondi dopo che quelli erano lacrime di felicità. Poi mi prese con entrambe le braccia e mi strinse a sé ripetendo il mio nome. Poco dopo arrivarono anche Atena, Afrodite ed Eaco che insieme a Zeto mi abbracciarono forte.
“Bentornata Ebe!” disse Afrodite.
“Meno male che sei viva.” Disse Atena.
“Beh… io di solito non abbraccio le persone, ma questa è un’eccezione perché tu sei mia sorella e perché sei tornata in vita.” Disse Eaco.
“Ebe, ci sei mancata.” Disse Zeto.
“Ragazzi, mi fa piacere rivedervi. Ma mi state stritolando.” Dissi io. tutti allora si allontanarono, a parte Pan, che non riusciva a contenersi dalla gioia, ed Afrodite, che era estremamente preoccupata per me. Le loro lacrime non smettevano di uscire.
“Ebe, per fortuna sei tornata in vita. Non fare mai più una cosa del genere, mi hai capito? Mai più! Tu non devi assolutamente rischiare la tua vita se poi va a finire così. Io non voglio più perderti.” Disse Pan dopo essersi staccato da me.
“Ehi, Ebe.” Disse Eracle.
“Hm?” dissi io.
“Grazie al cielo sei viva.” Disse Eracle sorridendo.
“Beh, c’è da dire che ci hai dato parecchio da fare.” Disse Eaco.
“Guarda un po’ quanto ci fai stare in pensiero.” Disse Zeto.
“Ohi, cercate di darvi poche arie! Che maleducati.” Disse Atena.
“Già. Lei è tornata in vita da poco e voi vi comportate in questo modo. Ebe non farci caso e lasciati abbracciare da me.” disse Afrodite che mi era vicino.
“Ma che ho detto!” disse Zeto.
Afrodite per una qualche ragione iniziò a comportarsi strana. La cosa durò poco, ma sembrava che stesse piangendo, trattenendo le lacrime, e nello stesso tempo cercava di sorridere come se non fosse niente. Ma il suo modo di comportarsi mi sconvolse e mi fece preoccupare un po’.
“Afrodite, ma che ti succede? Come mai sei così?”
“Beh, devi capirla. Tra tutti noi lei è quella che si è preoccupata di più per te. Lei era preoccupata e in pensiero per te anche nei momenti critici e più importanti.” Disse Zeto.
“Ehi Ebe, come stai? Come ti senti adesso?” chiese Atena un pochino preoccupata.
“Mi sento il corpo un po’ leggero e il cuore un po’ pesante. Ma del resto sto bene.” dissi io mettendomi una mano sul petto.
In quel momento del vento venne dalla mia sinistra. Era così forte che riuscì a spostare i miei capelli dalla parte opposta da cui veniva. Pan mi guardò il collo e rimase colpito di una cosa.
“Ma Ebe, non hai più il segno a forma di infinito della maledizione dietro il collo.” Disse Pan.
“Eh? Davvero?” dissi io.
“Già, è vero.” disse Afrodite.
Eracle chiuse gli occhi per qualche secondo e quando li aprì mi guardò e disse: “Ebe.”
“Hm?” risposi io.
Lui mi prese un polso con una mano e mi spinse verso di lui. Finii per appoggiare la testa sul suo petto e mi strinse forte con entrambe le mani chiudendo gli occhi.
“Sono molto felice che tu sia viva.” Disse lui.
Rimanemmo in quella posizione per una decina di secondi.
“Ora che tu sei viva possiamo finalmente sposarci e stare insieme per sempre. Non è così?” disse Eracle.
Questo però non sembrava piacere a Pan che mi prese per il gomito, mi spinse verso di lui facendomi toccare con la schiena il suo corpo.
Pan mi prese la mano e guardando Eracle disse: “Togli le mani dalla mia ragazza. E usa un po’ di riguardo, lei dovrebbe avere il corpo ancora irrigidito. E tu Ebe, non dargli ascolto.”
Tutti si misero a ridere anche se cercavano di non farlo notare.
“Beh, cosa avete da fare quelle facce? E perché ridete?” chiese Eracle.
“Oh no, niente.” Disse Atena.
“Proprio nulla.” disse Afrodite.
Improvvisamente le mie gambe non riuscirono più a reggermi e caddi a terra. Iniziai a provare una strana sensazione, come se mi mancasse qualcosa. Ma che cos’era? Che cosa poteva farmi sentire in quel modo? Mi guardai intorno e ci pensai.
Intorno a me vidi il terreno in cui stavamo combattendo contro Ade, i miei fratelli, le mie sorelle ed Eracle e una spada ben piantata a terra poco distante da me. Ma non vedevo né Zeus né Ade e non mi sapevo spiegare il perché non ci fossero. Così decisi di chiederglielo.
“Ragazzi ma dove sono Ade e Zeus? Non li vedo da nessuna parte…” chiesi io mentre mi guardai attorno.
Loro però non risposero. Non dissero nemmeno una parola. L’unica cosa che fecero era assumere un’espressione triste e volgere lo sguardo a terra.
“Perché fate quelle facce? Che cosa succede?” chiesi io incuriosita. Ma la mia curiosità purtroppo finì molto presto.
Atena con un’espressione triste disse: “Ade è morto ucciso da papà e papà…”
“Lui è morto dividendo il suo potere in due parti e mettendolo nei vostri corpi in modo da farvi tornare entrambi in vita.” Disse Zeto finendo ciò che Atena non riusciva a dire.
Mentre io ascoltai quelle parole ne rimasi sconvolta ed involontariamente mi uscirono le lacrime dagli occhi. Lacrime che non smettevano di scendere. A un certo punto mi misi le mani davanti alla faccia e mi appoggiai a Pan.
“Forza, fatti coraggio.” Disse Pan stringendomi.
“L’unica cosa rimasta di loro due è la spada di papà trafitta là.” Disse Eaco.
Ci fu un minuto di silenzio.
“Oh, giusto. Zeus ha lasciato un messaggio per te prima di lasciarci.” Disse Atena.
“Un messaggio?” chiesi io.
“Esatto. Ha detto questo: ‘Ebe, ti dichiaro la nuova regina del PARADISO. Prenditi cura di tutto al posto mio, Era ti farà da sostegno. E devo ringraziarti per avermi fatto ricordare quanto è importante l’amore, il sacrificio e la famiglia. Addio e grazie di tutto.’ ” disse Afrodite.
Intanto che lei diceva questo io guarda in basso ricolma di tristezza.
La mia mente pensava che non poteva essere possibile qualcosa come questo. Che doveva essere tutto una bugia inventata sul momento da loro. Che lui si doveva essere nascosto da qualche parte o che se ne era andato via per sbrigare delle faccende. Ed invece non era così. La sola cosa di Zeus presente era la sua spada, esattamente come aveva appena detto Eaco.
“Comunque siano adesso le cose, nulla ormai può cambiare. Ma Ebe, tu sei ancora la mia ragazza e futura sposa. Per questo ti chiedo di dimenticarti di lui e di fare ciò che Zeus aveva stabilito per noi, ovvero sposarci e vivere insieme.” Disse Eracle prendendomi un polso e spingendomi verso di lui.
“Eh no, sono io il suo ragazzo. Quindi mi dispiace, ma lei resterà con me. Noi due dobbiamo stare insieme e vivere una vita felice. Non è così Ebe?” disse Pan tirandomi per il braccio opposto ad Eracle.
“Dai ragazzi, calmatevi. Ciò che importa adesso è tornare al castello e fare in modo che Ebe si senta meglio.” Disse Atena. Ma nessuno dei due le diede ascolto.
Entrambi mi fissarono negli occhi e Pan esclamò: “Ebe, per favore, scegli con chi vorresti stare tra noi due.” Loro sembravano pendere dalle mie parole e dalla mia decisione, ma io in quel momento non sapevo cosa dire.
“Ragazzi, dobbiamo andare. Cercate di calmarvi. Pan, tu aiuterai Ebe a camminare fino al castello mentre Eracle prenderà la spada di papà. Ma prima tu prendi questo.” Disse Atena allungando una mano con dentro una pallina rotonda nera grande un paio di centimetri.
“Che cos’è? E a che serve?” disse Pan che la ingoiò subito dopo in un boccone.
“E’ una pastiglia che permette a quelli che non sono del PARADISO di entrarci.” Disse Afrodite.
“Quando arriverai al castello ti faremo riposare e poi ti chiediamo di permetterci di farti un piccolo intervento sul tuo corpo in modo che diventerai come noi.” Disse Eaco.
“Se non lo fai non potrai stare né con noi né con lei.” disse Eaco.
“Voi?” chiese Pan.
“Certo. Tu sei nostro fratello. Colui che molto tempo fa era stato preso da Ade quando eri ancora un neonato e poi sei stato cresciuto da lui.” disse Zeto.
“Oh… Comunque sia accetterò di fare qualunque cosa pur di stare vicino a lei.” disse Pan.
“Ottimo. Però adesso dobbiamo per forza andare.” Disse Atena.
Pan mise il suo braccio sinistro intorno al mio collo e il suo braccio destro sui miei fianchi. Mentre lui fece questo, Zeto tirò fuori dalla tasca una pallina nera che gettò a terra aprendo così un varco per il PARADISO.
“Ebe, vorrei dirti una cosa prima di andare. Per quella cosa che aveva detto Ade riguardo tua madre, ecco…  nulla di ciò che ha detto è vera. Io non l’avevo mai vista né conosciuta prima di conoscerti e poi innamorarmi di te. Credimi.” Disse Pan.
“Davvero?” Chiesi io.
“Sì, davvero. Non sapevo che lei fosse tua madre.” Disse lui.
“Va bene. Ma lei non è la mia vera madre.” Dissi io.
“Eh?” Chiese lui.
“Scoprirai chi è quando saremo dentro al castello e sentirai loro chiamarla così.” Dissi io.
Intanto che noi parlavamo Zeto, Afrodite ed Eaco (con in mano la spada di Zeus) avevano attraversato il varco creato da Zeto. Atena mi guardò un attimo, mi sorrise e poi attraversò il varco.
Eracle invece si avvicinò a me, mi diede un bacio sulla guancia e mi disse: “pensa a ciò che ti ho detto e scegli con chi vuoi vivere tra noi due.”
Questo suo gesto fece però irritare Pan che sembrava sopportare cose del genere da parte di altri. Eracle poi se ne andò facendo il sorriso di una persona soddisfatta.
“Cavolo quanto mi stava facendo incavolare! Se osa farti ancora qualcosa in mia presenza non lo perdonerò mai.” Disse Pan molto irritato.
Dopo qualche secondo lui si calmò e attraversammo insieme il varco finendo per trovarci di fronte all’entrata principale. Ad aspettarci c’erano tutti sorridenti e con sguardi puntati su di noi.
“Finalmente siete arrivati. Non ne potevo più di stare fermo ad aspettarvi.” Disse Eaco.
“Eaco, ma che modi sono questi!” disse Zeto.
“Tch. Beh, fate come vi pare. Io me ne vado in camera a riposare.” Disse Eaco con tono scocciato. Lo disse ma non ci andò veramente. Preferì restare con tutti.
“Bene Pan, ti presento la tua nuova casa. da ora in poi vivrai con noi.” Disse Afrodite.
Subito dopo Era scese dalle scale che erano dietro di noi.
“Finalmente siete tornati! Non ce la facevo più ad aspettarvi. Ditemi, com’è andata? Come state?” disse Era.
“Siamo tornati mamma. La battaglia è finita e l’abbiamo vinta noi.” Disse Atena. Era intanto ci aveva raggiuti e si era messa vicino a me.
“Stiamo più o meno tutti bene. Siamo in po’ stanchi e affaticati, ma tutto bene.” disse Afrodite.
Era iniziò a guardarci tutti ed all’improvviso assunse uno sguardo preoccupato e incuriosito nello stesso moment mando si fissò su di me e su Pan.
“Ebe, ma cosa ti è successo? Perché sei messa in quella maniera? E chi è lui?” chiese Era.
“Lui è Pan, il fratello che millenni fa Ade si era preso quando era un neonato. Ti ricordi?” disse Atena.
Era si ricordò molto bene di quel momento. Lo capii perché quando Atena aveva finito di parlare, Era si commosse.
“Ciao mamma.” Dissi io.
“Quella è tua madre?” mi chiese Pan con tono basso e incredulo.
“Sì, ed è anche la tua.” Dissi io.
“Cavolo non me l’aspettavo così giovane. Ed è così bella…” disse lui.
“Già…” dissi io in tono basso.
“Benvenuto a casa, Pan.” Disse Era.
“Grazie.” Disse lui.
“Ragazzi ma dov’è Zeus?” chiese Era guardandosi intorno.
“Ecco… lui non c’è più.” disse Zeto.
“Cosa vuoi dire?” chiese Era.
“Beh… l’unica cosa rimasta di lui è la sua spada (indicò la spada che Eracle aveva in mano con lo sguardo), del suo corpo però non è rimasto nulla. Si è dissolto nell’aria esattamente come Ade.” disse Zeto.
Era a quelle parole ne rimase sconvolta per poi avere un’espressione triste. Da quel momento in poi non disse neanche una parola e se ne andò senza nemmeno salutare.
“Bene ragazzi, adesso io mi vado a riposare in camera mia. Dato che io ed Ebe abbiamo le camere vicine, la aiuterò ad arrivarci. Pan posso sorreggerla io?” disse Atena.
“Ah sì, certo…” disse Pan.
“Pan, tu verrai con noi che ti faremo vedere la tua stanza.” disse Zeto.
“Eh? non è vicina a lei?” chiese Pan.
Atena si avvicinò a me, mise una mano sotto il mio braccio sinistro mentre Pan allontanò il suo.
“Sfortunatamente no. Ma non è nemmeno molto lontano.” Disse Zeto.
“Ci vediamo presto.” Mi disse Pan staccando la sua mano dalla mia.
Io appoggiai il mio peso su di lei e ci incamminammo per un corridoio. Soltanto un paio di minuti dopo io e Atena ci trovammo davanti alla mia stanza. Entrammo e mi coricai subito sul letto.
“Beh, io vado. Se hai bisogno chiamami e arrivo subito.” Disse Atena.
“Sì, grazie.” Dissi io.
Lei se ne andò e io per la stanchezza mi addormentai subito.
Al mio risveglio mi ritrovai a pancia bassa, le mani sotto il cuscino, il corpo coperto con un lenzuolo leggero e la testa rivolta a sinistra. Davanti a me c’era Pan che mi guardava e sorrideva.
“Buongiorno.” mi disse lui dandomi un bacio sulla fronte.
“Giorno.” Dissi io.
“Hai dormito bene? Come ti senti?” mi chiese lui.
“Dormito benissimo e sto bene.” dissi io.
“Mi fa piacere. Lo sai che sono passati cinquemila anni da quando ti sei addormentata?” disse Pan alzandosi in piedi.
“Ah si? Ma tu come sei arrivato qui?” chiesi io alzandomi in piedi e dandoci entrambi le spalle.
“Beh, mi ci è voluto un po’. Ma quando da lontano ho visto Atena uscire dalla stanza e venire verso di me, l’ho fermata e gli ho chiesto dov’era la tua stanza. Lei me lo ha indicato e mi ha detto che in teoria non dovevo entrare dato che tu stavi dormento o se volevo farlo dovevo avvicinarmi a te in punta dei piedi. Ed ecco come ho fatto.” Disse lui.
Intanto che lui mi diceva io mi cambiai mettendomi un vestito bianco con una scollatura a V sotto il collo, non aveva né maniche né qualcosa sulle spalle ed era lungo fin sopra la caviglia. Il vestito era appoggiato su una schiena e sotto di essa c’erano un paio di scarpe con qualche centimetro di tacco.
Quando mi girai mi chiese se ero pronta ad uscire. Non gli risposi ma lui si avvicinò a me e io a lui arrivando quasi a baciarci. Non riuscimmo a farlo perché a poca distanza l’uno dall’altro qualcuno bussò alla porta, ma dato che noi non dicemmo nulla la porta si aprì e vedemmo Atena.
“Oh, sei sveglia Ebe. Questa è una buona notizia.” Disse Atena.
“Sì…” risposi io.
“Scusa se te lo chiedo ma potrei portare via Pan con me? È il momento dell’intervento per farti diventare come noi.” Disse Atena.
“Oh sì, giusto. Ma di preciso, in cosa consiste questo intervento?” chiese Pan incuriosito.
“Riguarda la purificazione delle cellule che ci sono nelle tue ali in modo da fartele tornare bianche. Prima erano state avvolte dall’oscurità di Ade, ma grazie a noi puoi tornare normale. In più qualche leggero intervento che non so descriverti, ma farà appena un pochino male.” Disse Atena.
“Okay, arrivo.” Disse Pan.
Poi lui si girò verso di me e mi disse: “Tornerò presto. Non preoccuparti, dopo che l’avrò fatto starò con te e non ti lascerò più. Promesso.”
Dopo quelle parole io e lui ci baciammo sulla bocca e poi se ne andò insieme ad Atena. Io avevo paura a lasciarlo ma mi feci coraggio e poco dopo di lui anche io uscii dalla stanza. Appena uscita ci trovai Zeto che stava passando.
“Oh Ebe, sei sveglia! Come stai?” mi chiese Zeto.
“Ciao Zeto. Sto bene adesso, grazie.” Risposi io.
“Mi fa piacere.” Disse lui sorridendo.
“Ehm… Zeto, posso chiederti un favore?” chiesi io dopo un attimo di riposo.
“Certo. Di che si tratta?” chiese lui.
“Dovrei andare da una persona a me molto importante. Mi potresti dare un qualcosa che mi permetta di andare e di tornare dalla Terra?” dissi io.
“Certo. Tieni.” Disse lui aprendosi davanti una mano con due palline nere usate come la volta scorsa per aprire un varco per i mondi.
“Grazie.” Dissi io.
“Ma dove devi andare?” chiese lui, ma io non ascoltai.
Tornai subito in camera e mettendo una delle due palline nere che mi aveva dato in una piccola tasca del vestito, tenni in mano l’altra e dissi: “Fammi andare nella casa dove sono cresciuta sulla Terra.”
Subito dopo la gettai a terra e si aprii il varco che attraversai senza nemmeno pensarci o guardarmi indietro.
Mi ritrovai in camera e le prime cose che sentii furono dei rumori proveniente dalla camera di mia madre. Così uscii subito dalla stanza e andai nella sua camera trovandoci lei a letto con la schiena dritta che stava mettendo a posto dei libri caduti dal comodino. Lei li appoggiò e si mise a leggere il libro che aveva sul letto.
“Mamma…” dissi io.
Lei alzò lo sguardo e io ne rimasi scioccata a vedere che lei era viva. L’ultimo ricordo che avevo di lei era coricata su un letto d’ospedale con dei sensori di macchinari attaccati al corpo, ma trovarla in camera e in salute non me lo sarei mai aspettata.
Le andai incontro dicendole: “mamma… mamma!” e arrivai ad abbracciarla.
“Ebe, mi sei mancata! Ma cosa ci fai qui?” chiese lei.
“Sono venuta a vedere come stavi. Ero molto preoccupata per te. Avevo paura che tu non tornassi più in vita.” Dissi io.
“Io sto bene. Tu invece come stai? E come va con Pan?” disse lei.
“Abbastanza bene… abbiamo vinto la guerra contro Ade ma Zeus, il mio vero padre, è morto.” dissi io guardando da un’altra parte.
“Come abbastanza bene! Che cos’è successo? E di che stai parlando?” chiese lei.
“Oh, giusto. Tu non sai nulla.” Dissi io.
“Ma di che parli?” disse lei.
“E’ una storia piuttosto lunga ma te la racconterò tutta. Così puoi capire.” Dissi io.
“Dimmi tutto. Ti ascolto.” Disse lei.
Così iniziai a raccontargli tutto ciò che mi era successo iniziando quando io e Pan ci eravamo separati per andare uno nell’ INFERNO e l’altro nel PARADISO fino a quel momento. Restai lì con lei e le spiegai per tre giorni di fila riposandomi solo un po’ la notte. Sempre vicino a lei e a papà che mi abbracciò molto forte non appena mi vide la sera stessa.
Quando finii di raccontargli ormai era diventata sera del terzo giorno. Durante tutto il tempo non mi accorsi neanche un po’ del tempo che passava e nemmeno del fatto che me ne ero andata senza dire nulla a nessuno.
“Beh, questo è tutto ciò che è successo.” Dissi io.
“E’ stata una grande prova di coraggio. È stato molto rischioso ma per fortuna sei viva.” Disse lei con espressione felice.
“Già… aspetta, ma da quant’è che sono qui? Quanto tempo è passato?” chiesi io.
“oggi è il quarto giorno. Perché?” chiese lei.
“Cavolo, così tanto? Devo tornare il prima possibile al castello.” Dissi io alzandomi dal letto dove mi ero seduta.
Quando fui alla porta mi girai vero di lei e le dissi: “Mi dispiace non poter restare ma adesso devo andare via. Verrò a trovarti presto e ti aggiornerò, promesso.”
Poi mi diressi di corsa in camera. Una volta entrata gettai a terra la pallina nera che mi aveva dato Zeto e si aprì un varco davanti a me. lo attraversai velocemente e mi trovai in un corridoio nel castello del PARADISO. Proprio nel corridoio, da lontano notai due figure venire verso di me e dall’altra parte ci vidi Pan completamente sfinito e appoggiato al muro venire verso di me.
Ciò che feci era quindi correre il più veloce che potevo da lui perché non riuscivo a vederlo in quelle condizioni.
“Pan! Pan che ti è successo! Perché sei ridotto così? Non dirmi che…” dissi io.
“Oh, ciao Ebe. Mi sei mancata. Dove sei stata?” chiese lui.
“Sono appena tornata da una visita alla mia madre umana. Quella che mi ha cresciuta. Ma piuttosto, dimmi perché se in queste condizioni.” Dissi io preoccupata.
“Atena mi ha appena finito di fare quell’intervento di cui aveva parlato e mi ha detto che devo riposare in modo che il mio corpo si adatti alle modifiche fatte.” Disse lui.
“Se è così ti porto subito in camera mia. Lì potrai dormire e potrò starti vicino se hai bisogno.” Dissi io.
“EBEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!” urlò Afrodite che correva venendo verso di me.
Insieme a lei c’era Eracle che aveva le mani in tasca e camminava molto tranquillamente fino a raggiungerci.
“Meno male che sei qui. Ti hi cercato dappertutto ma non ti trovavo. Dove eri andata?” chiese Afrodite.
“Io ecco… ero andata a trovare una persona molto importante per me.” dissi io.
“Oh capisco… comunque adesso sei pronta?” chiese Afrodite.
“Per cosa? Di che parli?” chiese Pan.
“Per l’incoronazione ovviamente! Il regno non può stare senza qualcuno che lo governi e dato che papà ha espresso la volontà di affidare a te il ruolo di prossimo regnante, io, Atena e Zeto stiamo lavorando duramente per preparare tutto nel più breve tempo possibile. Era invece ci da le indicazioni per fare per bene tutti i preparativi.” disse lei.
“Oh…” dissi io.
“E quindi? Ti senti pronta?” chiese lei.
“Ehm… credo di sì.” Risposi io.
“Ottimo, mi fa piacere sapere questo. Adesso devo andare che gli altri mi aspettano. Gli riferirò la tua risposta e a presto.” Disse lei andandosene via.
“Sì…” risposi io. Ma lei se ne era già andata. Rimase lì Eracle che la guardò andare via.
“Ohi, perché tu sei ancora qui. Hai bisogno di qualcosa?” chiese Pan un po’ irritato.
“Hm? Oh sì, giusto. Sono venuto qui perché voglio parlare con Ebe. In privato. Solo io e lei.” disse Eracle.
“Ah sì? Beh, sappi che non te lo permetto. Ovunque vada e qualunque cosa faccia lei, io sarò al suo fianco.” Disse Pan mettendosi un passo davanti a me e mi stese un suo braccio proprio davanti. Come se fosse in segno di protezione.
“Pan, stai tremando.” Dissi io guardandolo e preoccupandomi più di prima.
“Non è niente. Se devi dire qualcosa a lei allora dillo davanti a me.” disse Pan.
“Tch. E va bene. Volevo chiederle se aveva preso una decisione sulla scelta tra noi due.” Disse Eracle.
“Sì, l’ho presa.” Dissi io.
Feci un attimo di pausa e guardai entrambi negli occhi. Anche loro mi stavano guardando con occhi incuriositi e colmi di speranza nell’essere scelti.
“Ecco… da quando ho conosciuto Pan, ho capito che c’era qualcosa di speciale in lui. All’inizio non volevo credergli e nemmeno fidarmi di lui, ma poi con il passare del tempo abbiamo fatto delle esperienze insieme e ci siamo innamorati l’uno dell’altro. Grazie a lui ho capito che cos’è l’amore e nonostante siamo stati separati per molto tempo, io sono riuscita a capire quanto tenessi a lui e quanto mi fosse mancato. Quindi ho deciso che voglio stare con Pan e vivere insieme a lui. Mi dispiace Eracle, ma io non ti ho mai amato e non potrò mai amarti. Sono innamorata di lui e non potrei farne senza.” Dissi io.
“Ebe… ” disse Pan un po’ sconvolto. Lui sembrava felice della mia risposta.
“Peccato, con me avresti avuto molto più di ciò che potresti avere con lui. Ma sai, in tutto il tempo in cui tu hai dormito, io ci ho riflettuto.” Disse Eracle.
“Eh? Che cosa vorresti dire?” chiesi io non capendo cosa significasse quell’affermazione.
“Beh, che indipendentemente dalla tua risposta io ti avrei detto che ti avrei lasciata libera di decidere. Ho capito che non ha senso forzare le persone sulle scelte. Quindi se il nostro amore non è corrisposto non ha senso continuare.” Disse lui.
“Quindi sarei potuta stare con lui lo stesso?” chiesi io.
“Mi duole ammetterlo ma sì. La tua mente e il tuo modo di fare è così elaborato che io faccio fatica ad accettarlo.” Dissi io.
“Il tuo cervello è tornato tra noi e finalmente l’hai capito.” Disse Pan un po’ irritato.
“Però sappi che io un giorno la farò mia perché io non mi arrenderò mai e perché io sono ancora innamorato di lei.” disse Eracle.
“Tu provaci e vedremo chi avrà la meglio.” Disse Pan.
“Comunque adesso devo andare. Ho alcuni impegni che mi aspettano.” Disse Eracle che poi si mise a camminare nel corridoio dietro di me.
Quando non fummo più in grado di vederlo, Pan si gettò a terra tremando un pochino.
“Pan!” dissi io.
“Sto bene.” disse lui.
“Tu non stai bene! Forza, appoggiati a me che ti porto in camera mia. Non è molto lontano da qui.” Dissi io.
“Oh… va bene.” disse lui.
Ci alzammo in piedi e solo un paio di minuti dopo arrivammo in camera.
“Sono molto felice che Eracle abbia deciso di lasciarti stare e abbia detto che noi due possiamo stare insieme.” Disse lui.
“Già… anch’io sono felice di questo.” Risposi io.
Pan si sedette sul letto ed improvvisamente le sue guance diventarono rosse.
“Ehi, ti senti bene?” chiesi io iniziando a preoccuparmi per le sue condizioni.
Anche la sua faccia iniziò a diventare rossa, quasi come un pomodoro. Il suo sguardo continuò a spostarsi, prima guardava me e poi un punto qualsiasi da una parte della stanza, poi di nuovo me e di nuovo lo stesso punto della stanza. Fece questa cosa per due o tre volte fino a che la faccia non diventò del tutto rossa.
Io lo guardai mentre lo faceva non capendo come mai. Iniziai a preoccuparmi perché non l’avevo mai visto così. Misi una mano sulla sua fronte e l’altra sulla mia. Temevo che potesse avere il raffreddore o la febbre o qualcosa di simile.
“Non hai la febbre e nemmeno il raffreddore. Per sicurezza vado a prenderti qualcosa per farti stare meglio. Tu resta fermo qui che io tornerò presto.” Dissi io alzandomi in piedi.
Mi girai e stavo per fare il primo passo quando lui mi fermò prendendomi per il polso con una mano.
“Aspetta Ebe.” Disse Pan con nell’altra mano una scatolina bianca mai vista prima.
“Sì?” chiesi io guardandolo.
“Ecco…” disse lui.
Poi prese la scatolina con entrambe le mani, la aprì e indirizzandola verso di me disse: “Ebe vuoi sposarmi?”
Io rimasi incredula. Non potevo credere a ciò che lui aveva appena detto. Non mi sembrava vero. Il mio cuore iniziò a battere molto forte che sembrava dovesse uscirmi fuori dal corpo.
Esitai un attimo, ma con un tono felicissimo e sorridendo gli dissi: “Assolutamente sì! Certo che lo voglio!”
Lui si alzò in piedi, il suo volto da rosso tornò normale, si avvicinò a me e con espressione felice, mi abbracciò forte. Eravamo entrambi felicissimi e io ancora non riuscivo a crederci. Rimanemmo ad abbracciarci per circa un minuto e poi ci baciammo intensamente. Fortunatamente nessuno ci venne a disturbare.
Era da molto tempo che io non lo sentivo così vicino e non sentivo il suo tocco. Mi era mancata quella sensazione di tranquillità e di affetto che lui riusciva a trasmettermi. In quel bacio riuscii a percepire quanto io gli fossi mancata e quanto lui avesse bisogno di me. Anche io cercai di tramettergli il fatto che la sua assenza mi aveva fatto stare male e che avevo bisogno di lui. Ci allontanammo però soltanto un paio di minuti dopo.
“Adesso andiamo a dormire. Qui, insieme. Okay?” mi chiese lui.
“Hm.” Mi disse lui scuotendo la testa come un sì.
Lui si sedette sul letto e io andai dall’altra parte. Ci coricammo rivolgendoci l’uno verso l’altro sorridendo.
“Come mai prima eri diventato tutto rosso?” chiesi io.
“Avevo paura della tua risposta e avevo paura a chiedertelo. Ma per fortuna hai accettato e mi hai reso la persona più felice del mondo. Grazie.” Disse lui.
“No, grazie a te.” Risposi io.
“Ti amo.” Mi disse lui sorridendo..
“Anch’io ti amo.” Risposi io.
Ci baciammo sulla bocca solo per un istante e poi mi disse: “Buonanotte.”
“Buonanotte.” Gli dissi io.
Lui si addormentò subito mentre io rimasi per un bel po’ di tempo a guardarlo dormire con quell’espressione rilassata che non vedevo da tempo. In quel momento io cercai di calmare il mio cuore e la mia mente perché erano ancora molto agitati.
Al mio risveglio, diversi secoli dopo, ritrovai Pan coricato a fianco a me nella stessa posizione di quando ci eravamo addormentati.
“Buongiorno amore. Come stai?” disse lui.
“Buongiorno. Io sto bene, e tu?” chiesi io.
“Sto benissimo.” Mi disse lui. Poi mi baciò sulla fronte.
Ci alzammo entrambi dal letto e la prima cosa che sentii erano dei rumori di passi lontani e vicini provenire dal corridoio. Sembravano passi di diverse persone.
“Ma che sta succedendo?” chiesi io.
“Non ne ho idea. È da un po’ che senti questi rumori.” mi disse lui.
Presa dalla curiosità andai alla porta e la aprii. Vidi Zeto e Afrodite correre per il corridoio ed Atena ed Eaco camminare. Tutti quanti avevano degli oggetti in mano.
“Che state facendo?” chiesi io ad Atena che mi era vicino.
“Oh, ti sei svegliata Ebe. Futura regina. E buongiorno a te, Pan.” Disse Atena.
“Futura regina? Ma che…” dissi io non capendo a cosa si riferisse.
“Certo tutto ciò che stiamo facendo è preparare la stanza del trono per la tua incoronazione come nuova regina del PARADISO.” Disse Atena.
Proprio in quel momento passò lì vicino Zeto che era a mani vuote.
“Oh, eccoti Atena. Noi abbiamo quasi finito di fare i preparativi e siamo quasi pronti. Buongiorno Ebe.” Disse Zeto avvicinandosi a noi.
“Buongiorno Ebe.” Disse Afrodite trovandosi anche lei vicino a noi.
“Buongiorno Zeto, buongiorno Afrodite.” Dissi io.
“Ehm… Atena, vorrei chiederti una cosa.” dissi io dopo un attimo di pausa.
“Dimmi pure.” Disse lei.
“Ecco… dato che io e Pan stiamo insieme… vorrei incoronarlo re insieme a me. Si può fare?” dissi io un po’ insicura. Non sapevo se una cosa come quella fosse possibile farla e se fosse successo in passato, ma io avrei tanto voluto che lui stesse con me in momenti come quelli.
“Si certo! In realtà era già stato stabilito che con chiunque tu avessi scelto di stare, lui sarebbe diventato il nuovo re. Ma la notizia che ci hai appena dato rende tutti noi molto felici.” Disse Atena.
“In questo caso… Pan potresti lasciare che ci occupiamo per un po’ di lei? E tu Zeto, vai ad aiutare Eaco ed Era con i preparativi.” Disse Afrodite mettendo lo scatolone che aveva in mano sopra le braccia di Zeto.
“Anche questo” disse Atena facendo la stessa cosa che aveva fatto Afrodite.
“Ehi, ma che fate! Perché proprio io!” disse Zeto.
“Perché tu sei qui e perché tu sei comodo. Adesso vai che noi due li prepariamo.” Disse Atena.
Zeto se ne andò via lamentandosi a bassa voce.
“Ebe, tu resta qui che ci pensa lei a te mente io mi prenderò cura di Pan nella stanza qui di fronte.” Disse Afrodite.
“Eh? Non possiamo farlo nella stessa stanza?” chiesi io.
“No, voi due non dovete vedervi finché non sarete entrambi pronti. E ora andiamo.” Disse Afrodite.
“Ci impiegherò poco. Promesso.” Disse Pan baciandomi sulla fronte.
“Sì, ma fai presto.” Dissi io.
“Anche tu.” disse lui.
Poi si incamminò e se ne andò nella stanza di fonte. Io lo guardai fino a quando lui non chiuse la porta e dopo di lui la chiusi anch’io. Atena era già dentro la camera che mi aspettava.
“Bene, e ora per favore spogliati e lasciati mettere questo.” Disse Atena tenendo nelle mani un corpetto color pelle e un vestito. Il vestito non aveva niente sulle spalle e sulle braccia, di colore verde acceso dal seno fino ai fianchi, mentre dai fianchi a terra si allargava un pochino ed era di un verde molto chiaro e bello.
“Adesso girati che da dietro ti metto il corpetto e te lo stringo bene.” disse Atena.
Io mi girai, lei mi mise il corpetto e lo strinse di un paio di centimetri. Poi prese il vestito e lo appoggiò a terra.
“Bene, e ora metti i piedi qui per favore.” Disse lei tenendo il busto del vestito sollevato  da terra.
“ah sì…” dissi io.
Posizionai i piedi esattamente nel modo in cui lei mi aveva detto e poi lei tirò su il vestito fino alla giusta posizione.
“Che succede? Perché fai quella faccia?” chiese lei iniziando a mettermi a posto il vestito.
“Oh niente. Mi chiedo solo se io sarò in grado di governare un regno.” Dissi io preoccupata.
“Tranquilla, andrà tutto bene. Ti aiuteremo noi ed Era nel caso di bisogno. Ora per favore stai ferma che ti metto a posto il vestito.” Disse lei.
[Nell’altra stanza, invece, c’era Pan che si stava preparando con l’aiuto di Afrodite. Lei era appoggiata a terra.
“Lo sai, tu sei davvero una brava persona. Trasmetti molta serenità.” Disse lei.
“Oh, grazie.” Disse lui.
“Posso chiederti una cosa? Tu ami davvero Ebe, non è così?” disse Afrodite.
“Sì certo. Con tutto me stesso. Anzi, lei è più importante della mia vita.” Rispose lui.
“Mi a piacere sentirlo.” Disse lei.
“Ma come mai questa domanda?”
“Beh, Atena e Zeto avevano percepito una sensazione positivo su di te, ma io non ne ero sicura all’inizio. Vedendo però quanto Ebe ci tiene e si fida di te, ho iniziato di fidarmi e sono arrivata a fidarmi anch’io.” disse Afrodite.
“Grazie.” Disse Pan.
“Vorrei tanto che qualcuno si prendesse cura e trattasse bene Ebe, nonostante tutto ciò che le è successo. Qualcuno che le stesse a fianco e la trattasse con tutto l’amore di cui ha bisogno per essere felice. Vorrei che fossi tu ad occupartene.” disse Afrodite dopo un attimo di silenzio.
“Io la amo e non potrei mai lasciarla. Non dopo tutto ciò che è successo e dopo che l’ho ritrovata e stretta a me. Per questo ho deciso che non la lascerò mai più a nessuno e le starò accanto.” Disse Pan.
Improvvisamente lui arrossì e volse lo sguardo da un’altra parte.
“Ecco… le ho anche chiesto di sposarmi e lei ha accettato.” Continuò Pan.
Afrodite si fermò dal fare ciò che aveva indosso Pan e, per qualche secondo, guardandolo negli occhi fece un’espressione sconvolta. Poi riprese a rimettere a posti i vestiti che Pan indossava.
“Uao! E quando pensate di farlo?”
“Ehm… questo ancora non gliel’ho chiesto ma vorrei farlo subito dopo l’incoronazione.” Disse Pan.
“Fantastico! In questo caso dovrò…”
“No! Per favore non dirlo a nessuno. Vorrei chiederglielo io stesso.” Dissi Pan un pochino allarmato e preoccupato.
“Oh… capisco. Allora lascio Ebe nelle tue mani.” Disse Afrodite.
Lui si rilassò e sorridendo disse: “Sì, certo.”
Subito dopo Afrodite si alzò da terra e si allontanò da lui soltanto di uno o due passi.
“Bene, sei quasi pronto. Devo solo appoggiarti questo sulle spalle e sei pronto.” Disse lei con in mano uno strano mantello rosso.]
“Perfetto Ebe, sei pronta. Puoi guardarti allo specchio adesso.” Disse Atena.
“Sì.” Esclamai io.
Mi girai a sinistra e andai nell’angolo dove c’era lo specchio in cui Zeus mi aveva mostrato le mie condizioni quando avevo ancora addosso la maledizione di Ade.
Mi vidi e indossavo il vestito verde di prima che mi arrivava fino alle caviglie e dietro avevo anche un mantello rosso lunghissimo che toccava terra. Atena, senza che me ne accorgessi, mi aveva truccato sugli occhi, sulle guance  e aveva applicato un rossetto sulle labbra.
“Vieni che usciamo. Ormai dovrebbe essere pronto anche Pan.” Disse Atena.
“Oh sì.” Dissi io.
In quel momento ero stupita da quanto Atena mi avesse reso bella e non ce la facevo più ad aspettare di vederlo. Volevo tanto sapere come lui era stato vestito. Aprii la porta con ansia ed Atena era dietro di me. Mi trovai davanti Pan e iniziammo a guardarci.
Lui era bellissimo. Indossava dei pantaloni neri quasi aderenti alle gambe, una camicia bianca chiusa con sopra una giacca aderente e chiusa con bottoni in oro sia a destra sia a sinistra collegate a due a due da una piccola catena in oro. Sulle spalle aveva un mantello rosso che toccava terra esattamente come quello che avevo io. e aveva delle scarpe eleganti che non facevano alcun rumore al movimento. Per qualche istante rimanemmo fermi a guardarci.
“Sei… sei bellissima.” Mi disse Pan.
“Grazie… anche tu.” dissi io arrossendo.
“Bene. adesso che siete pronti possiamo andare alla sala del trono dove ci aspettano gli altri.” Disse Afrodite.
“Oh, sì.” Dissi io. Noi due fummo i primi ad incamminarci, dove io mostravo la strada a Pan, e dopo alcuni passi iniziarono a camminare anche Atena e Afrodite.
“Ebe ho una cosa da chiederti.” Disse lui arrossendo  un pochino. Poi continuò e mi chiese: “Ebe dopo l’incoronazione vorresti sposarmi?”
Io mi fermai e rimasi stupita da quella domanda. Lui andò avanti un paio di passi e poi si girò verso di me.
“Sì, certamente!” dissi io sorridendogli e con tono molto felice. Anche lui sorrise.  Mi avvicinai a lui e una volta raggiunto ci baciammo, ci tenemmo per mano e continuammo a camminare. In un paio di minuti arrivammo davanti alla sala del trono. Ci fermammo, Atena ed Afrodite si misero ai nostri fianchi e dopo qualche secondo aprirono la porta.
Quello che vidi erano due troni sopra un scalino di qualche centimetro e poi vidi tutti quelli che conoscevo in piedi davanti ai due troni formando una mezzaluna. Tra di loro c’erano anche Clio, Talia, Imeneo, Efesto e Ares, che non vedevo da molto tempo. Quando la porta venne aperta e noi siamo entrati, tutti si girarono e ne rimasero letteralmente stupiti nel vederci.
La sala era bellissima e con degli striscioni color oro lungo tutte  e tre le pareti che avevo davanti, un tappeto lungo rosso proprio per terra e ad ogni parete c’erano quattro lampadari accesi attaccati al muro e tutti alla stessa distanza. Zeto e Ares che erano sopra il tappeto rosso si spostarono in modo da lasciarlo libero. Era si trovava da un lato dei troni, ma non insieme a tutti gli altri. A fianco a lei c’era un tavolo di piccole dimensioni e alto quanto lei in cui sopra c’erano due corone molto belle, elaborate e quasi sicuramente fatte in oro puro.
Io e Pan attraversammo tutta la sala fino ad arrivare davanti allo scalino dove c’erano i due troni. Ci inchinammo lì davanti. Poi Era prese in mano una corona mentre l’altra la prese Afrodite che le era sempre a fianco.
Era si avvicinò a me e disse: “Ebe, sei pronta a governare e a rappresentare questo regno come regina, mantenendo la pace e proteggendola nel bene e nel male in qualsiasi momento, rischiando anche la tua vita se necessario?”
“Sì, lo sono.” Dissi io.
Mi appoggiò la corona in testa e poi prese quella che Afrodite aveva in mano e si avvicinò a Pan.
“Pan, sei pronto a governare e a rappresentare questo regno come re, mantenendo la pace e proteggendola nel bene e nel male in qualsiasi momento, rischiando anche la tua vita se necessario?” Chiese Era.
“Lo sono.” Disse Pan con voce sicura.
Era allora fece due passi indietro e mettendo una mano sulla mia testa e l’altra sopra quella di Pan (non ci toccò), disse: “È con onore e con il valore di regina che io possiedo che io vi nomino nuovi re e regina del regno PARADISO.”
Lei abbassò le mani e poi continuò: “Adesso dovreste alzarvi e andarvi a sedere sui due troni dietro di me.”
“oh…” risposi io dopo aver alzato la testa. Quindi entrambi ci alzammo ed andammo a sederci sui due troni davanti a noi.
Dopo esseri seduti tutti gridarono in coro: “Lunga vita a Ebe! Lunga vita a Pan!”
Pan resto fermo per poco tempo perché improvvisamente si alzò in piedi e andò da Atena e Afrodite, che erano vicine, e comunicò qualcosa a voce molto bassa. Io non praticamente sentii nulla ma ero molto curiosa di capire ciò che si erano detti.
Pochi istanti dopo Pan si allontanò da loro due e Atena disse: ”Davvero? Allora lascia che ci pensiamo noi.”
“Grazie.” Disse lui.
Poi indietreggiò di due passi e Atena e Afrodite si avvicinarono a me tenendomi stretta per le braccia.
“Ebe scusaci, ma adesso devi venire con noi.” Disse Atena.
“Ehi, ma che succede? Che volete fare? E che vi prende? Fermatevi!” dissi io mentre venni trascinata in avanti.
Io cercavo di liberarmi da quella situazione perché vedevo Pan dietro di me allontanarsi sempre di più e non dire nulla. Ma questo mi faceva sentire male.
“No ragazze, ferme. Lasciatemi, c’è il mio Pan là. Non posso lasciarlo! Ragazze per favore lasciatemi!” dissi io scuotendo da una parte all’altra e guardando lui che però non fece nessun movimento.
“Ebe mi dispiace ma devi venire con noi adesso. A Pan ci penseranno gli altri. Tu non ti devi preoccupare.” Disse Afrodite.
Un attimo dopo smisi di muovermi e mi guardai indietro. Notai che improvvisamente Pan venne circondato da Zeto ed Eaco, un po’ meno motivato di Zeto, e anche loro si misero a fare la mia stessa strada.
“Mi dispiace ma io mi rifiuto di aiutarvi. Preferisco restare qui ad aspettare insieme ad Era.” disse Eracle con le mani incrociate e con tono di voce serio.
Sia io che Pan attraversammo la porta della sala e ci dividemmo girando io a sinistra e lui a destra del corridoio. Mentre camminammo, ci guardammo l’un l’altro ma io mi preoccupavo ad ogni passo. Non potevo sopportare di essere allontanata da lui di nuovo.
“No Pan! Non mi lasciare! PAAAAAAAAAN!!” dissi io. Ma lui non disse nulla e continuò a camminare.
“Ebe calmati e vieni con noi.” Disse Afrodite.
“Ebe rilassati. È una cosa che durerà pochissimo.” Disse Atena.
Dopo pochi passi io entrai in una stanza alla mia destra ma non riuscii a vedere cosa gli fosse successo. Una volta entrata Afrodite chiuse la porta mentre io venni bendata sugli occhi da Atena. Poi sentii come se mi fossi alleggerita il corpo. In più non mi sentii più i fianchi stretti dal corpetto. Non sapevo cosa stesse succedendo ma pensai che era qualcosa di simile al cambiarmi i vestiti.
“Ebe, fai un passo avanti per favore.” disse Afrodite.
“Sì. Ma che sta succedendo? Che cosa mi state facendo?” chiesi io facendo un passo in avanti.
“Non te lo possiamo dire adesso. Lo vedrai non appena avremo finito. Resisti ancora un pochino.” Disse Afrodite.
“Adesso per favore fai un passo indietro.” Disse Atena.
“hm…” dissi io facendo un passo indietro.
Percepii una sensazione, come se qualcosa mi attraversasse il corpo, partendo dal basso e fermandosi sul petto. Poi qualcosa sulle mani e braccia.
Mi venne tolta la benda dagli occhi e Afrodite mi disse: “Benissimo. Ebe sei pronta adesso. Vai a vederti in quello specchio là.”
Lei indicò un mobile che era appoggiato a una parete e che prima non avevo notato. Andai a vedere e notai di essere bellissima, ancor più di prima. Rimasi stupita sia per come ero diventata bella sia per ciò che indossavo.
Portavo dei guanti bianchi che partivano dalle dita e arrivavano ai gomiti, delle scarpe bianche con quattro o cinque centimetri di tacco e un vestito bianco aderente a petto e alla vita e che poi si allargava dalla vita in giù fino a toccare terra.
“Ma… ma questo… è un vestito da sposa. Ma perché ce l’ho indosso?” chiesi io stupita.
“Beh… Pan ci ha chiesto se noi potevamo portarti via e prepararti in una stanza e noi abbiamo accettato.” Disse Afrodite.
“Voleva sposarti subito dopo l’incoronazione e così noi abbiamo deciso di aiutarlo. Ora andiamo, forza che lui ci aspetta.” Disse Atena.
Ci incamminammo tutte e tre per il corridoio nella direzione della sala del trono, ma di Pan non c’era traccia. Non lo vedevo da nessuna parte e iniziai a preoccuparmi. Camminai per il corridoio fino ad arrivare davanti alla porta.
Ancora una volta Atena e Afrodite la aprirono e non appena si aprì notai che qualcosa era cambiato. Ciò che era diverso era il fatto che tutti erano seduti su delle sedie e che Ares era in piedi davanti ai due troni. Pan era al suo fianco che mi guardava scioccato. Il vederlo là mi aveva risollevato il morale perché potevo tornare di nuovo al suo fianco.
Lui indossava una camicia bianca e abbottonata, una giacca nera, i pantaloni e le scarpe nere. Arrivai fino in fondo e con enorme gioia entrambi giurammo di stare insieme per sempre nel bene e nel male. Giurammo che ci saremmo amati e rispettati per sempre, che nulla ci avrebbe più diviso, in quel momento e nel futuro.
Dopo ciò io e Pan ci demmo un bacio molto intenso che durò a lungo. Poi entrambi ringraziammo Ares e tutti gli altri e ce ne andammo mano nella mano per i corridoi del castello.
 
FINE
 
 
 
 
 
Bene bene. E così si conclude la lunghissima storia di come io e Pan siamo diventati re e regina di questo regno e di cosa abbiamo affrontato. Eh? come dite? La morte di Zeus è triste? Volete dirmi che la scomparsa degli dèi e delle persone sia triste? Ha ha ha ha!! (risata).
Ascoltatemi bene. Gli esseri umani certamente muoiono, ma questo non significa che saranno dimenticati. Finché restano nei ricordi di coloro che vivono, loro non svaniranno mai. E chissà, probabilmente si sono trasformati in dèi e sono al vostro fianco senza che voi li percepiate.
Perciò… perciò può essere che un giorno noi ritorneremo e vi racconteremo altre avventure.
   
 
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