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Autore: Dhialya    22/04/2018    7 recensioni
[Fanfiction partecipante e Vincitrice del 1° Contest indetto dal GDR One Piece Caffè - Cambia la scena.]
Sentì dei rumori di lotta ma non ne individuò la fonte, troppo confuso per la serie di eventi che lo aveva travolto e troppo debole per cercare di resistere a restare sveglio.
Barbanera aveva cercato di ucciderlo.
-Cerca di resistere!- -Si sta dissanguando! Cosa stai facendo con quello?-
Riconobbe a stento la voce di Ace, e la risata maligna di Teach lo accompagnò mentre l'oblio prese il sopravvento su tutto.
E forse ci era riuscito.
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Barba bianca, Barba nera, Marco, Portuguese D. Ace, Satch
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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When the Darkness comes





La notte era arrivata inesorabile come sempre dopo che il sole poche ore prima aveva dato vita ad un tramonto carico di bagliori rossastri e aranciati che si erano riflessi sul mare.

I corridoi erano vuoti e la maggior parte delle candele erano state spente, solo qualche lumino continuava a bruciare in solitaria spargendo il riflesso di ombre talvolta inquietanti sulle mura di legno.

Alcuni pirati erano svegli per fare il turno di guardia, ma sapevano bene che raramente ci sarebbero stati problemi, dal momento che quella su cui si trovavano si trattava della nave di un Imperatore – e pochi osavano sfidare Barbabianca.

C'era un'aria tranquilla e rilassata a bordo, nonostante ci fossero sempre degli occhi vigili a scrutare l'orizzonte in cerca di possibili pericoli – dopotutto, la previdenza non era mai troppa, in mare.

Satch si appoggiò al parapetto della Moby Dick, osservando il mare scuro e lasciandosi cullare dal leggero dondolio delle onde che muovevano la nave, e sospirò, prima che dal suo viso trapelasse un leggero sorriso.

Un sorriso rilassato, di chi si ritrova a casa protetto dal male del mondo esterno.

Era tornato da pochi giorni da una missione in cui aveva scovato anche un Frutto del Diavolo, ma non l'aveva ancora mangiato, nonostante fosse suo diritto avendolo trovato e l'incoraggiamento dei suoi compagni a farlo.

Marco ed Ace soprattutto erano curiosi e il secondo non si faceva problemi a canzonarlo.

“Non capisco cosa aspetti, Satch!”

Il comandante della quarta divisione sorrise maggiormente nel rendersi conto che Ace, talvolta, non pensava alle conseguenze.

Voleva in qualche modo godersi gli ultimi momenti da persona normale, prima di dare quella svolta permanente alla propria vita e – probabilmente – al proprio modo di essere.

Sapeva bene che coloro che avevano mangiato un Frutto del Diavolo acquistavano poteri particolari e potenti.

Un colpo di fortuna per poter affrontare tutti i pericoli che la vita da pirati si portava appresso.

Ma Satch era in mare da molti anni e non aveva mai avuto bisogno di poteri soprannaturali per poter affrontare i nemici e difendersi, quindi forse era per questo, e per i cambiamenti che il suo corpo avrebbe potuto subire, che il Frutto si trovava ancora nella sua cabina.

Puntò lo sguardo sull'orizzonte, mentre la brezza marina si muoveva tra le vele.

Si convinse che l'indomani avrebbe fatto l'ultima nuotata in mare della sua vita.








Barbanera assottigliò lo sguardo, grugnendo e lasciando andare la maniglia.

Si allontanò dalla porta per dirigersi verso la propria camera nascosto dal buio, accompagnato da un fremito che le sue mani non riuscivano più a nascondere.

Si trattenne dal tirare un pugno contro il muro che sicuramente avrebbe allarmato i suoi compagni e attirato delle attenzioni non volute e che in quel momento non gli servivano – meno facevano caso a lui, per il suo piano, meglio era.

Si chiuse la porta della propria cabina alle spalle e si sdraiò a letto, l'espressione corrucciata.

Quello stupido Satch aveva chiuso a chiave!


Il comandante di quarta non aveva mai avuto l'abitudine di chiudere a chiave – in realtà, quasi nessuno l'aveva, perché su quella nave si era tutti fratelli e ci si fidava gli uni degli altri.

Aveva aspettato apposta che si allontanasse come faceva quasi ogni sera per poter entrare indisturbato e rubare il Frutto del Diavolo che, non si spiegava bene perché, non aveva ancora mangiato. 

L'avrebbe rubato e sarebbe scappato con il favore delle tenebre e il silenzio della notte, nessuno si sarebbe accorto di niente.

Facile, veloce e indolore.

Invece il comandante della Quarta divisione aveva chiuso a chiave e lui si ritrovava a dover cambiare il proprio piano.

Digrignò i denti e strinse i pugni fino a farsi venire le nocche bianche, poi improvvisamente si rilassò, sorridendo in modo inquietante.

Aveva aspettato per anni, qualche giorno in più non avrebbe cambiato niente, ma doveva agire in fretta perché il tempo stringeva.








Ripensando a quel pomeriggio Satch sorrise, osservando le stelle puntinare il cielo di luci: era stata una bella giornata e, come si era promesso, aveva passato la maggior parte del tempo in acqua.

Barbabianca e gli altri comandanti sembravano aver capito senza bisogno che spiegasse niente e l'avevano lasciato fare, mentre Ace aveva rischiato di annegare, dal momento che un attacco di narcolessia l'aveva colpito mentre si stava sporgendo dal parapetto per chiedergli cosa stesse facendo in mare aperto.

Rise tra sé di gusto, mentre con una mano tirava fuori il Frutto del Diavolo da una tasca.

Satch lo osservò a lungo, non capendo nemmeno lui perché fosse tanto titubante a riguardo, mentre un silenzio quasi surreale si sparse intorno a lui.

Quel Frutto sarebbe diventato parte di sé.

Constatando di essere solo, quando una sensazione sinistra gli scese lungo la schiena, fece per portarselo alla bocca e dare il primo morso.

Poi sentì solo dolore.






Barbanera rise, osservando la lama che aveva in mano gocciolare sangue e il corpo del compagno steso a terra.

Si passò la fronte sudata con un braccio, respirando affannosamente.

-Credevi di farmela, eh? Lo stavi per mangiare- disse, rivolto più a se stesso che a Satch che, agonizzante, alzò il viso verso il suo aggressore.

Nel buio della notte e preso dalle sue elucubrazioni Barbanera non vide l'uomo sbiancare nel constatare che un suo compagno, un suo fratello, l'aveva pugnalato alle spalle.

Perché?


Satch si mise in ginocchio a fatica, accorgendosi che il Frutto del Diavolo era rotolato a qualche metro da loro.

-P-Perché?- chiese, portandosi una mano alla schiena. Respirare faceva malissimo, come se l'aria fosse diventata improvvisamente di vetro. Vetro graffiante che gli scorticava la pelle – che gli dilaniava la mente, non capendo quel gesto e il suo motivo.

Satch provò a parlare, ma invece tossì e sputò sangue, e fu costretto a poggiare le mani a terra per sorreggersi; era come se tantissimi spilli gli si conficcassero nella carne ogni volta che inspirava o provava a muoversi.

Barbanera gli si avvicinò, ghignando maligno, gli occhi lucidi di follia e cattiveria. Gli tirò un calcio che lo fece rotolare a qualche metro di distanza.

-Sai quanto ho aspettato per quel frutto?- domandò retorico, occhieggiando dove fosse finito l'oggetto dei suoi desideri. Quando lo vide la bocca si aprì in un sorriso che mise in mostra la sua dentatura imperfetta.

Il frutto della sua adorazione.

Era suo, doveva essere suo, a qualsiasi costo.

Aveva aspettato troppo tempo perché se lo lasciasse sfuggire via.

Tornò a fissare Satch che, a causa di quell'attacco a sorpresa alla schiena e con la mente bloccata nel capire che Teach lo aveva tradito - li aveva traditi tutti - si ritrovava inerme in terra, nonostante i tentativi di alzarsi e reagire.

Stava perdendo troppo sangue e sentiva le forze venirgli meno. Nonostante tutto, cercò di reagire e si fiondò contro il compagno, che schivò quel tentativo di attacco senza troppi problemi.

-Tu non ne hai idea, Satch! E' mio!- Gli gridò, continuando il suo discorso, il viso deformato dalla rabbia.

Barbanera gli tirò un pugno, un colpo che racchiudeva una rabbia e una potenza che fino a quel momento aveva celato a chiunque su quella nave, dimostrando una cattiveria che nessuno si sarebbe immaginato.

Nel momento in cui aveva visto il comandante di quarta fare il gesto di mangiare il frutto del diavolo il pirata non aveva capito più niente.

Aveva solo visto il suo sogno andare in frantumi, anni e anni passati nell'ombra di quella nave sprecati.

Satch sputò sangue e saliva, alzando le braccia per provare a ribellarsi, ma i suoi colpi andarono a vuoto e si ritrovò solo più spossato.

Le forze lo stavano abbandonando e non sapeva se vedeva buio perché era notte fonda o perché era sempre più debole dato che Barbanera stava provando anche a strozzarlo.

Avrebbe dovuto mangiare quel dannato frutto appena ne aveva avuto l'occasione.

O forse, sarebbe stato ancora meglio non trovarlo affatto.





-Teach!-

Satch si sentì improvvisamente libero dalla morsa al collo e cadde a terra, tossendo e boccheggiando per cercare di inspirare più aria possibile. Toccare il suolo gli procurò un dolore lancinante che in condizioni fisiche normali non lo avrebbe scalfito minimamente.

I suoi occhi stanchi videro una figura che a fatica riconobbe come Marco inginocchiarsi da parte a lui e osservarlo preoccupato. Era messo male, se Marco si lasciava trasportare dalle emozioni.

Sentì dei rumori di lotta ma non ne individuò la fonte, troppo confuso per la serie di eventi che lo aveva travolto e troppo debole per cercare di resistere a restare sveglio.

Barbanera aveva cercato di ucciderlo.

-Cerca di resistere!-

-Si sta dissanguando! Cosa stai facendo con quello?-

Riconobbe a stento la voce di Ace, e la risata maligna di Teach lo accompagnò mentre l'oblio prese il sopravvento su tutto.

E forse ci era riuscito.









Si svegliò con una terribile emicrania e un bruciore costante alla schiena.

La luce del giorno filtrava dall'oblò parzialmente chiuso da una tenda, illuminando la stanza in cui si trovava e che Satch riconobbe come l'infermeria della Moby Dick.

Non era morto, allora?

Provò ad alzarsi per riflesso nonostante non lo avesse pienamente ordinato al suo corpo, constatando che si trovava a torso nudo e una serie di fasciature gli percorrevano l'addome.

Si portò una mano allo zigomo, sentendo una fitta di dolore quando provò a tastare per realizzare se fosse ancora integro. Era probabile che gli avesse procurato un grosso livido – se non di più.

Gli eventi della notte prima – sempre che non avesse dormito molti più giorni, ed era un'opzione che non considerava così improbabile – gli tornarono alla mente confusi, immagini distorte che gli si palesavano davanti agli occhi come piccoli lampi.

E non capiva come potesse essere vivo, perché era sicuro che dal modo in cui velocemente aveva perso conoscenza la ferita che Teach gli aveva inferto fosse davvero seria.

Colpito alle spalle da un fratello.

Satch sentì il suo orgoglio di uomo bruciare ferito, non spiegandosi come mai, dopo tutto quel tempo insieme, Barbanera fosse stato capace di un gesto simile.

Mentre si alzava dal letto con le gambe leggermente tremolanti per lo sforzo di non cadere, ancora faticava a crederci.







-Ha provato a uccidere un Comandante! Un suo compagno!-

Ace sbatté le mani su una botte di legno che si trovava di fronte a lui. La rabbia gli induriva i muscoli del corpo e la tensione gli irrigidiva la mascella.

Digrignò i denti, osservando come Barbabianca scrutasse quel suo sfogo in un silenzio ermetico – era impossibile sapere davvero cosa gli passasse per la testa.

-Tu non dici niente, padre?- gli domandò il comandante in seconda, allontanandosi da dei compagni che provarono ad avvicinarsi per calmarlo.

Li fulminò con un'occhiataccia, gelandoli sul posto e bloccando un ennesimo loro tentativo di braccarlo per non farlo andare verso la scialuppa che voleva usare per prendere il mare.

Ace era furioso, e se qualcuno avesse potuto scrutarlo all'interno, avrebbe sicuramente visto il sangue ribollirgli nelle vene.

Era arrabbiato con Barbanera perché li aveva traditi, li aveva traditi tutti, infangando il nome dell'Imperatore e cercando di uccidere uno dei suoi più cari amici.

Era arrabbiato con se stesso per non essersi accorto di niente finché non era stato troppo tardi e non aver fatto niente per impedirlo.

-Capisco le tue motivazioni, Ace, ma ti chiedo di non andare. Ho una brutta sensazione- Quella del Babbo gli arrivò alle orecchie quasi come un'implicita supplica, nonostante la sua voce fosse pacata come sempre.

Non avrebbe sopportato l'eventualità di rischiare di perdere un altro figlio – Satch era vivo per miracolo solo perché gli avevano fatto mangiare il Frutto del Diavolo a forza e Barbanera l'aveva perso, probabilmente si era perso molto tempo prima e non aveva potuto farci niente.

Ace abbassò lo sguardo, colpevole di non poter eseguire quell'ordine richiestogli e sapendo di dare un'ennesima delusione al padre in quel poco arco di tempo.

-Non posso- esalò, fissando il Capitano con decisione -è una mia responsabilità. Devo trovarlo- disse, stringendo i pugni.

Se solo non se lo fosse lasciato sfuggire... quel vigliacco aveva aspettato che si distraesse ed era scappato con la scialuppa che si era preparato, perché soccorrere l'amico pugnalato per Marco ed Ace era stato più importante.

Bastardo.

Dal gruppetto di persone intorno a lui si alzarono delle voci di dissenso per la sua testardaggine, ma nessuno osò intromettersi nella conversazione; anche i comandanti scrutavano quel dialogo in silenzio, nonostante capissero le motivazioni del più giovane, ma conoscevano abbastanza il loro padre per sapere che, se diceva una cosa, aveva le sue buone ragioni.

Ma neppure Barbabianca, in fondo, forse voleva fermarlo davvero, perché non disse altro per provare a convincerlo a restare.

Quello che Teach aveva fatto era imperdonabile. Se i due comandanti non fossero intervenuti perché insospettiti dai rumori Thatch non sarebbe più stato li con loro.

-Mi dispiace, Babbo- disse Pugno di Fuoco, calcandosi il cappello in testa e voltandosi senza aspettarsi una risposta o un aiuto.

Sapeva di stare dando probabilmente una delusione, ma non poteva convivere con se stesso ed i suoi principi consapevole che, se non fosse andato, Barbanera sarebbe restato impunito.

Iniziò a far calare una scialuppa, ignorando i mormorii dei compagni e i loro sguardi preoccupati per quella faccenda in cui si stava cacciando.

Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e si voltò, trovandosi a fronteggiare l'espressione indecifrabile di Marco.

-Se vuoi convincermi a restare è inutile- tagliò corto il moro, cercando di scrollarsi di dosso quella presa e continuando il suo operato.

Marco lo guardò, aprendosi in un sorriso sghembo che per una frazione di secondo gli illuminò lo sguardo perennemente inespressivo.

-Affatto. Vengo con te-.




































































- Fanfiction partecipante al 1° Contest indetto dal GDR One Piece Caffè - Cambia la scena. // Ho preso spunto dai prompt suggeriti: "Teach non riesce a rubare il frutto Dark Dark che viene ingerito da Thatch" e "Marco parte con Ace alla ricerca di Teach".

Che dire? Mi sono divertita a scrivere questa breve shot, è stata la prima che mi è venuta in mente perchè penso che se uno di questi frangenti nell'opera originale fosse cambiato alla cattura di Ace e la sua morte a Marineford forse non ci si sarebbe arrivati -
 è una cosa che a me non va proprio giù.
Ringrazio per l'invito e la possibilità di partecipare a questo contest - come sempre mi sveglio all'ultimo a fare le cose -, spero di non aver reso i personaggi OOC dal momento che non vengono mostrati spesso. L'idea di far mangiare il frutto del diavolo in questo modo a Thatch per salvarlo mi è venuta ricordando che Law guarisce mangiando il frutto Ope Ope.
L'idea "originale" era una shot un pochino più lunga con una mia idea di continuo, chissà, magari più avanti farò una sorta di sequel :)
Sperando che la lettura sia stata di vostro gradimento
e di non aver scritto cavolate vi ringrazio per essere passati di qui.
Alla prossima,
D.



   
 
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