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NEL CAPITOLO
PRECEDENTE
L’Arcadia è stata messa sotto duro attacco. Finalmente
si scopre che sotto mentite spoglie qualcuno, che sembra essere una vecchia
conoscenza del Capitano, è a capo di una missione per far fuori entrambi gli
equipaggi, qualcuno che forse è anche legato alla Coalizione, che come ha
scoperto Sarah ha piani terribili. L’entità è riuscita a conferire con Harlock
e a conquistare la sua fiducia, malgrado abbia risvegliato in lui amari ricordi
riguardanti il suo unico grande amore: Maya.
Ma chi è che cela veramente il correttore retinale?
…In quel
momento, scorgendo il viso di chi stava parlando, i peggiori incubi di Harlock
si erano appena avverati, tutti insieme…
***
Anni prima sull'Arcadia...
«Allora hai deciso? Vuoi davvero che il ragazzo
rimanga sulla nostra nave?».
Harlock osservò per qualche secondo Yuki, poi abbozzò quel suo tipico accenno
di sorriso sghembo e annuì. Era contento e gli capitava molto di rado. Certo
Tadashi era una testa calda, un ragazzino pieno di rabbia, ma con il tempo, ne
era certo, sarebbe maturato.
In parte fu così, ma in parte decisamente no.
Daiba si fece le ossa come membro dell’Arcadia e nonostante svariate intemperanze,
nel tempo era effettivamente cresciuto. Durante la sua permanenza a bordo, suo
malgrado, si era perfino era innamorato di Kei e questo aveva finito complicato
ulteriormente le cose. La ragazza pareva lusingata dalle sue attenzioni, d'altronde
oltre che una piratessa era pur sempre una donna e l’interesse di quel ragazzo
la riconciliava con la sua femminilità, ma nonostante ciò, i suoi occhi erano
solo per Harlock. Lo venerava e pur non facendolo di proposito, ogni uomo
dell’Universo, usciva perdente da quell’ingombrante paragone. Quando Tadashi si
rese conto di come stavano veramente le cose, d’impulso abbandonò all’istante
la nave, con grande rammarico da parte di Harlock, che però, fedele al suo
credo, lo lasciò andare via, libero di seguire il suo destino altrove.
Diverso tempo dopo, accadde che si presentasse un altro ragazzo, di nome Logan
che chiese formalmente di essere reclutato sulla leggendaria Arcadia. Harlock
questa volta fu più guardingo. Ci mise più tempo ad accettarlo sulla sua nave,
ma alla fine gli concesse il beneficio del dubbio e dopo un lungo tirocinio
divenne anch’egli un membro effettivo dell’equipaggio.
Logan non era neppure lontanamente paragonabile a Tadashi. Non si somigliavano
per niente. I loro due caratteri erano completamente diversi, eppure entrambi erano
riusciti a scalfire la pesante corazza del Capitano, ed erano diventati un po’come
una specie di suoi figliocci.
Per dovere di cronaca, è giusto dire che le motivazioni che avevano spinto
Logan a salire su quella nave non erano state, all’inizio, propriamente nobili
e sincere.
In realtà era un infiltrato in incognito mandato dal governo, in concreto era una
talpa che agendo dall’interno, avrebbe dovuto tradirli, ma poi le cose si erano
evolute in modo diverso e tutto era cambiato.
Il carisma di Harlock e la magia di quella vita piratesca lo avevano coinvolto,
e, quasi per uno scherzo del destino, com’era capitato al suo predecessore, anche
lui, era rimasto stregato dalla bellezza di Yuki, di cui si era poi invaghito.
A differenza di Tadashi però non aveva mai fatto trapelare molto i suoi
sentimenti, se non qualche regalarle occhiata furtiva e il voler esserle sempre
accanto, in prima linea, a tutti i costi. Sembrava quasi che prendesse tempo. Yuki di contro era molto amichevole e
comprensiva nei suoi confronti, ma come lo era un po’ con tutti a dire il vero.
Nessuno seppe mai dire se tra loro ci fosse stato qualcosa, anche di minimo. Il
ragazzo era molto riservato e Yuki, sebbene avesse capito ormai da tempo, che
con il Capitano non avrebbe mai avuto alcuna possibilità di corrispondenza
d’amorosi sensi, non si era mai sbilanciata, né aveva fatto trapelare niente
riguardo a ciò che provava, o non provava, verso Logan, anche se la sua
compagnia non le dispiaceva affatto.
Ma il destino non fu per nulla benevolo con l’ultimo membro dell’Arcadia,
purtroppo, avendo disatteso il compito affidatogli dai servizi segreti
governativi, divenne in breve tempo un nemico pubblico dello stato. Una volta
scoperto il suo tradimento venne incriminato come spergiuro e ovviamente fu
subito braccato in tutte le galassie. Non poteva affacciarsi in alcun spazioporto,
pena l’arresto per lui e per chi eventualmente lo avesse coperto, o aiutato. Questo
però non fu mai un problema per il Capitano, né per gli altri componenti
dell’Arcadia che lo ritenevano a tutti gli effetti uno di loro, ma Logan,
sapendo di essere una minaccia troppo grande per i sui compagni, alla fine,
prese anch’egli una decisione davvero drastica. Non solo abbandonò la nave
pirata, ma fu costretto a cambiare completamente identità, trasformandosi in
Nagol. Grazie alla sofisticata tecnologia del correttore retinale poté
nascondersi nei bassifondi di vari spazioporti, tra i quali si spostava di
continuo per far perdere le proprie tracce, mischiandosi a una moltitudine d’invisibili che vivevano ai margini della
società. Aveva scelto questa non vita per non dare nell’occhio, ma soprattutto
per salvaguardare Harlock, la sua ciurma e la donna di cui era innamorato. Inutile
dire che anche questa volta, Harlock, che aveva individuato in lui un suo
papabile delfino, restò molto amareggiato, ma come accadde per Tadashi, non
mosse un solo muscolo del viso per convincerlo a restare. Una volta capite le
sue ragioni e acclarata la sua fermezza, lo lasciò libero di seguire anch’egli
la sua sorte, qualunque essa fosse.
***
Arcadia - tempo reale
Portia era davvero malconcia. Aveva incassato una serie di colpi molto violenti
e perdeva sangue dal naso, aveva il labbro inferiore spaccato, un sopracciglio
aperto e zoppicava, ma nonostante ciò sembrava più agguerrita che mai. Ogni
volta che veniva atterrata, o sbattuta con violenza contro le paratie della
nave, stoicamente si rialzava e tornava a fronteggiare il suo avversario.
L’energumeno invece era quasi illeso e pareva divertirsi molto a massacrarla di
botte, anche se non era ancora riuscito a metterla del tutto fuori combattimento.
Infatti ogni tanto la donna riusciva a
colpirlo e quando ci riusciva, lo destabilizzava, facendolo anche barcollare e
indietreggiare, ma purtroppo i colpi di Portia non risultavano mai così
efficaci da metterlo definitivamente al tappeto, né da ferirlo seriamente.
«Te l’ho detto: sei obsoleta» le ribadì sferrandole un pugno così forte che la
fece letteralmente volare a qualche passo da lui, rovinando poi pesantemente a
terra. Questa volta Portia, tremò e poi rimase completamente inerme.
«Che devo fare la smembro?» chiese il finto Dupont al suo compare, il tipo con
il detonatore in mano che teneva sotto scacco Harlock.
«No. Non perdiamo tempo, piuttosto vai a catturare il resto dell’equipaggio,
poi torna a prendere questi tre e rinchiudi tutti nella stiva, muoviti!».
«Ottimizziamo i tempi me li porto dietro» disse l’energumeno, mettendosi Portia
in spalla e afferrando per i piedi gli uomini trascinandoli via con sé.
Il Capitano a quel punto si girò di tre quarti cercando, con la coda
dell’occhio buono, di scorgere ancora meglio il volto di chi lo stava minacciando.
Fu così che ebbe la conferma di ciò che già sospettava. «Puoi anche porre fine a
questa farsa» gli disse tagliente, una volta che furono rimasti soli. Sembrava anche
se a dire il vero era molto in pena per la sorte toccata a Portia, Yattaran e
Marcus.
L’altro allora lo fronteggiò palesandosi. Lo guardò di sbieco e gli rispose con
una nota di odio liquido nella voce: «Credi sempre di essere un passo avanti a
tutti vero Harlock? Ma questa volta credo proprio di averti fottuto!».
«E ciò ti fa stare meglio?» gli chiese cupo il pirata.
«Sì, perché mi libera dal tuo ingombro» gli rispose stizzito.
«Sei una vera delusione» commentò con un pizzico di rammarico il Capitano.
«Il solito presuntuoso che pensa di aver capito sempre tutto e tutti» rispose
l’altro seccato.
«Allora spiegati, cosa non avrei capito?» lo provocò.
«Non sei uno stupido conosci bene il motivo da cui sono stato mosso».
Usava giri di parole, sembrava non voler parlare chiaramente di
quell’argomento, evidentemente la cosa gli faceva ancora male. Harlock lo intuì
e decise di giocare al meglio le sue carte.
«L’amore?» gli chiese accennando una smorfia amara.
«Che ne vuoi sapere tu dell’amore? Sei un uomo freddo imperturbabile che non sa
neppure che cosa sia il barlume di un sentimento» gli si rivoltò livido l’altro.
«Credimi, vorrei davvero che fosse così» rispose laconico il pirata. Ed era
dolorosamente sincero.
«Non cercare di fare il furbo, tanto non ci casco».
Fu a quel punto che Harlock ebbe un guizzo e cogliendolo di sorpresa, fulmineo gli
si avventò contro e gli artigliò il polso della mano in cui teneva il
detonatore. Lo bloccò in una morsa d’acciaio, impedendogli così di poterlo
azionare. Si limitò però a questo, evitando gesti inconsulti, per non rischiare
inutilmente di far saltare in aria tutta la sua nave.
Il suo occhio non tradì alcuna emozione nell’incrociare diretto lo sguardo di
chi lo stava minacciando, anzi la sua espressione appariva dura, fredda e
determinata.
«Tu non sai proprio niente dell’amore» gli sussurrò incombente, aumentando
l’intensità della stretta, facendolo gemere dal dolore.
«Smetti o faccio davvero un macello!» balbettò l’altro.
«Fallo dunque!» ringhiò Harlock fissandolo dritto negli occhi.
«Vigliacco! Faresti morire tutti i tuoi uomini?» piagnucolò allora l’attentatore.
«E tu invece faresti saltare in aria la donna che ami? È questa la tua nobile
idea dell’amore? » poi lo strattonò per il polso facendogli compiere una
torsione del braccio, con ripiegamento su se stesso, e aggiunse «Ma soprattutto,
tu, sei pronto a morire?».
Harlock stava ovviamente prendendo tempo non potendo,al momento, fare altro.
«E tu?» lo rimbeccò gemendo l’altro leggermente ingobbito per lenire il dolore.
«Lo sono da molto tempo» gli rispose schietto Harlock.
«Sei il solito! Fai sempre queste affermazioni plateali d’effetto, ma in realtà
sei un cinico un menefreghista. Ti piace fare i grand’uomo e ti senti al di
sopra di tutto e tutti!».
«Anche tu non sei cambiato. Sei infantile, rabbioso e immaturo».
«Avrei dovuto lasciarti uccidere dal nostro Fighter1».
«Uccidimi tu se ne hai il fegato» lo provocò il Capitano, cogliendolo ancora in
contropiede.
Quello, allora, come se di colpo si fosse riacceso da un torpore mentale, si
ricordò di essere armato e con la mano libera estrasse la pistola dalla fondina,
poi, livido di rabbia gliela premette spavaldo contro.
«Bravo. Ora però metti via quel detonatore e regola con me il tuo conto,
Tadashi!» gli disse smascherandolo definitivamente Harlock che aveva ottenuto
ciò che voleva, spostare la sua attenzione solo su di lui.
Il ragazzo, che grazie al correttore retinale, aveva preso le sembianze di
Nagol, sgranò gli occhi sorpreso.
«Come l’hai capito?» gli chiese con la pistola che gli teneva ancora premuta addosso,
tremando appena.
«L’ho sempre sospettato. Fin da quando ti sei ripresentato sull’Arcadia con la
falsa identità che hai chiamato Logan. Ho sempre saputo che era una messa in
scena, che in realtà eri sempre tu e che eri ritornato sull’Arcadia solo per
lei».
«E perché non mi hai smascherato allora?».
«Perché volevo darti una seconda occasione e perché mi sembravi maturato, hai
rinunciato a tradirci e poi te ne sei andato, credevo fosse finita lì, ma evidentemente
mi sbagliavo. La tua rabbia e la tua gelosia ti dominano ancora, allora come
oggi».
«Credi che non ti ammazzerò vero?» lo rimbeccò Tadashi.
«Fai quello che devi, ma risparmia la mia ciurma e la donna che dici di amare.
Ti hanno accolto come uno di loro, non meritano di morire perché ce l’hai con me».
«Devo fare come ho programmato, lei mi ucciderebbe con le sue mani se scoprisse
che ti ho fatto del male».
Harlock allora decise di sfruttare la sua debolezza per Yuki per immolarsi e
salvare la sua ciurma e quella della Raza:
«Mi puoi ammazzare e andartene con il mio cadavere. Non è necessario fare una
strage, i tuoi padroni saranno soddisfatti».
Il ragazzo sembrò tentennare.
A quel punto Harlock tentò il tutto per tutto e decise di calare il suo asso
nella manica.
«Sappi che se invece volessi tornare con
noi, garantirò io stesso per te e potrai tornare a essere nuovamente uno di noi».
Quindi lo guardò come se volesse scavargli dentro e investendolo con la potenza
del suo enorme carisma aggiunse: «Sei libero di fare la tua scelta».
Tadashi si sentì improvvisamente confuso e insicuro. Per molto tempo aveva
lavorato duramente per assumere la falsa identità di Logan, con la quale aveva
avuto una seconda occasione per risalire sull’Arcadia, vendicarsi di Harlock e riconquistare
Yuki, ma poi, anche quella volta gli era andata male e così era come impazzito,
giurando al suo cuore che questa volta avrebbe chiuso i conti. Pentitosi
amaramente di non aver portato a termine la sua missione d’infiltrato come Logan,
e di non aver consegnato il Capitano come avrebbe dovuto, aveva passato gli ultimi anni a riabilitarsi
agli occhi del governo. Era stato un lavoro duro, impegnativo, snervante. Per
riuscirci aveva speso tempo ed energie e aveva messo a rischio tutta la sua
credibilità, aveva messo la sua vita nelle loro mani, perché se avesse fallito,
lo aspettava un’esecuzione immediata. Era stata durissima per lui riuscire
nell’impresa ma grazie all’indulgenza concessagli, grazie a suo padre, e al suo
grande lavoro svolto per la coalizione, dopo tanta fatica, c’era riuscito.
Era stato così completamente assorbito da questo scopo, ovvero farla pagare ad
Harlock, reo ai suoi occhi di aver reso cieca e sorda Kei alle sue attenzioni e
al suo amore, che la sua vita aveva perso la direzione che aveva abbracciato un
tempo. Secondo lui il Capitano aveva rovinato tutto, compresa Kei, che per
colpa sua era rimasta intrappolata in un ideale d’uomo irraggiungibile, invischiata
in questo miraggio come una mosca in una ragnatela. Così ora che finalmente era
ad un passo da ottenere il suo scopo, ciò per cui aveva vissuto per anni,
nutrendosi d’odio, non era più certo sul da farsi. Questo perché com’era già
accaduto in passato, le parole di Harlock lo avevano messo in crisi.
Libero di scegliere…
Che cosa avrebbe dovuto scegliere, di essere di nuovo ignorato dalla donna che
amava? Di vivere all’ombra di colui, che a suo dire, l’aveva privato del bene
più prezioso?
Si sentiva vinto e perdente.
Forse l’unica scelta davvero possibile era premere quel grilletto e farlo
fuori. Un solo colpo e quell’uomo imponente e ingombrante sarebbe sparito per
sempre, liberandolo per davvero.
Harlock si rese conto che non c’era più molto tempo da perdere e approfittando
di quel momento di vulnerabilità del ragazzo, lesto, rischiando la morte, gli sfilò
di mano il detonatore e con un calcio lo fece carambolare via, lontano da loro.
«Mossa veramente stupida! Ora davvero non c’è più niente che mi trattenga da
farti saltare le cervella!» farneticò con gli occhi di fuori Tadashi che
purtroppo era ancora armato.
Ma proprio in quel momento un rumore molto forte, secco, metallico, come di un
pezzo di ferro che cadeva a terra da molto in alto, catturò la loro attenzione.
Emily aveva appena svitato una griglia del condotto di aerazione della nave, da
cui sgusciò fuori trafelata, piombando a sorpresa proprio in mezzo a loro.
«Chi sei che vuoi?» chiese Tadashi girando d’istinto l’arma verso di lei.
«Maledizione, speravo in una sorte migliore» ammise la ragazzina alzando le
mani. Era proprio nel mezzo tra loro due
e Harlock non volle far nulla per non rischiare la sua vita.
«Ti ho chiesto chi sei e cosa vuoi» la incalzò sempre più agitato il ragazzo,
cercando maldestramente di tenere a sotto tiro sia lei che Harlock spostando
velocemente l’arma dall’uno all’altra.
Fu a quel punto che qualcuno, tempestivamente, lo colpì in testa dando modo ad
Harlock di disarmarlo.
«Lei? In realtà non voleva niente. Doveva distrarti e tu ci sei cascato… come
dite, voi?… Ah, sì, con tutte le scarpe!» trillò allegra Android, cercando di
battere il cinque con la ragazzina, orgogliosa di aver messo fuori gioco quel
tipo armato.
Ma Emily, non le dette peso, era molto preoccupata e concitata e ne esternò subito
le motivazioni al Capitano, che nel frattempo si era impossessato dell’arma del
ragazzo.
«Quel Fighter che ha quasi ammazzato Portia, sta cercando di fare a pezzi tutti!
Dobbiamo fare qualcosa e molto in fretta, o sarà troppo tardi!» rivelò angosciata.
«Come sarebbe a dire? Non erano questi i patti!» saltò su Tadashi che si stava massaggiando
la testa dove Android gli aveva procurato un bel bernoccolo senza però fargli
perdere i sensi.
«Ti assicuro che non ha intenzione di fare prigionieri, non sono sicura, ma
credo che abbia gettato fuori dalla nave, nello spazio, Portia, Yattaran e
Marcus, uccidendoli» lo rimbeccò Emily «Ha già messo fuori uso Tezuda, Griffin e
poi si è dato all’inseguimento di Yuki che p riuscita a sfuggirgli».
Nel sentire pronunciare quel nome Tadashi sbiancò e scattò in piedi «Non deve
azzardarsi!» sbraitò fuori di sé, poi si girò verso Harlock e aggiunse «Capitano,
dobbiamo fermarlo, ti prego aiutami! Non voglio che le faccia del male».
Sembrava sincero.
«Sai come metterlo fuori uso?» gli chiese il pirata grave.
«Sì» confermò il ragazzo.
«Allora verrai con noi, ma disarmato» aggiunse.
Tadashi stava per replicare ma un’occhiata tagliente del Capitano gli impedì di
aggiungere una sola parola.
Il Capitano lanciò l’arma a Emily e la guardò severo e poi le chiese: «Sai
usarla?».
La ragazzina annuì.
«Tienilo sotto tiro e se fa qualcosa di sbagliato, sparagli!» tagliò corto.
Tadashi trasalì. Capì che Harlock doveva essere molto arrabbiato con lui per
prendere una simile decisione, ma non profferì parola, la sua priorità al
momento era salvare Yuki, sapeva fin troppo bene di cosa fosse capace quel
Fighter, il solo pensiero lo fece rabbrividire di terrore.
Note
1FIGHTER è il nome inventato da me dato a questi prototipi (chiamati così
nella serie Dark Matter) che sono vere e proprie armi, di cui non si specifica
bene la natura, ovvero se sono androidi o/e umanoidi. Di fatto sembrano umani a
tutti gli effetti, hanno anche la capacità di sviluppare sentimenti e una forza
sovraumana. Porta come avrete capito è una di loro. La prima che è stata creata.
Non si sa perché e per quale motivo sia finita sulla Raza, né perché abbia
rinnegato la sua natura violenta e omicida, questo la serie non lo spiega ed
essendo stata sospesa temo non lo sapremo mai, ma ciò lascia ampio raggio di
immaginazione e interpretazione. Molto altro scoprirete suoi Fighters nel
proseguo della storia.
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Bibliografia
(Via via verranno aggiunte varie informazioni all’equipaggio della
Raza e questo promemoria sarà d’ora in poi sempre alla fine di ogni capitolo,
pronto per esser consultato e fare chiarezza per chi ne avesse bisogno)
Jess Corso nome
in codice “A”
Portia Lin nome in codice “B”
Marcus Boone nome in codice “C”
Ryo Tetsuda nome in codice “D”
Emily Kolburn nome in codice “E”
Griffin Jones nome in codice “F”
Android nessun nome in codice
Sarah nessun nome in codice
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Spiegoni domande e risposte
¤
Buona Domenica a tutti. Senza troppo ritardo
eccomi ad aggiornare. In questo capitolo si svelano un sacco di cose. Spero vi
sia tutto chiaro, in caso non esitate a chiedere se mai aveste dubbi.
Chiedo anticipatamente scusa per eventuali errori e refusi vari. Leggo e
rileggo, ma non è mai abbastanza, in più scrivere a spizzichi e bocconi non
aiuta,anzi peggiora la situazione. Segnalate pure, che appena possibile
correggo
¤
Ringraziamenti Sparsi
GRAZIE a chi ancora segue la storia e la legge, GRAZIE al cubo a chi ha ancora
la voglia di commentarla ;)
♥
Un grazie doveroso a tutti quelli che continuano a mettere la storia tra le
seguite/ricordate/preferite :)
♥
Disclaimer
Questa storia non è stata scritta a scopo di
lucro.
Tutti i personaggi non originali; ovvero Capitan Harlock e i protagonisti
di Dark Matter, non mi appartengono, ma sono proprietà dei loro rispettivi
creatori e proprietari.
Invece la trama, così come i personaggi originali e qualsiasi altra cosa
inventata dalla sottoscritta, sono proprietà dell'autrice, cioè me :)
All
pics are from google search.
Fan art by Jerome Alquie.
Graphic by me!