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Autore: Theautumncolours    25/04/2018    1 recensioni
Starei ore su questa panchina a godermi la brezza che mi carezza il viso o il sole primaverile che illumina Taranto, baciata dal mare.
Scrivo solo quando esce il sole. È la fonte principale di ispirazione delle mie lunghe mattine da fuori sede. La gente spesso mi chiede sorpresa perché mi ostini a scrivere. Una risposta c’è: scrivo per non dimenticare.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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18/04/18
 
Sembrava nuovamente lunedì. Ero alla fermata del pullman nei pressi della stazione ed attendevo, già spazientita. Fino ad ora il cielo era ricoperto di nuvole. Iniziava ad avvertirsi leggermente l’afa.
Elisabetta percorreva il mio stesso tragitto fino all’università perciò spesso la incrociavo un po’ ovunque. Oggi era uno di quei giorni.
La vidi incamminarsi verso di me ostentando un’andatura pigra. Ognuna di noi due aveva notato l’altra ma non osavamo spiccare ancora parola, anzi, ci ignoravamo con consapevolezza. Fuori dalla sfera universitaria era un’altra persona e ricordo che una volta, nel pullman del ritorno, ci siamo sedute vicine ed abbiamo iniziato una conversazione lunghissima, piena di confidenze persino professionali. Si fidava di me ed io cercavo di mostrarle lo stesso.
Decisi di rivolgerle la parola, forse nel migliore dei modi.
-“Prof, oggi non ho voglia di far nulla”-
-“Aprile è proprio così. Colpa del tempo?”-
-“Sì, proprio così. Aprile dolce dormire dicevano”
“Esattamente”-, concluse con largo sorriso sulle labbra.
Salimmo sul pullman, costeggiammo ancora il lungomare scambiando qualche apprezzamento e scendemmo alla nostra fermata impiegando due vie diverse. Io il bar, lei qualcos’altro.
 
Oggi mi ritrovo a scrivere con le gambe incrociate ed il busto rivolto verso il mare. Ci sono giorni in cui necessito di contemplare il movimento della corrente marina e semplicemente abbandonarmi verso il paesaggio, delineato da una schiera di palazzi alti che si affacciano sul mare.
Stamattina voglio parlarvi di Alessandra, la ragazza con la quale condivido i migliori espressini caldi di Taranto. Il nostro punto di incontro non si è mai stabilito, lo abbiamo scelto senza saperlo, semplicemente frequentandolo ripetutamente ogni mattina. Voglio dare una singolare importanza a questo dettaglio perché trovo che sia assolutamente un punto che può condizionare indirettamente un’amicizia.
Inizialmente nessuna di noi due faceva caso all’altra, forse sì, ma indiscretamente o per paura di disturbare la bolla nella quale siamo rinchiusi durante la prematura circostanza sociale. Poi, successivamente, ci siam ritrovare a discutere di vita e letteratura. Il nostro tipo di amicizia è difficile da decifrare: è timido, rispettoso, fiducioso e carico di stima reciproca. Frequentiamo due classi diverse ma Il Bar resta l’unico punto forte di incontro.
Alessandra è una persona molto riflessiva e profonda, c’è qualcosa che la contraddistingue dalle altre ragazze e credo che la soluzione sia proprio quel rispetto informale che ci riserviamo a vicenda. Una amicizia nata per caso che si è evoluta per coprire quella piccola sensazione di solitudine che si prova mentre si attende da soli in un luogo pubblico.
 
Questa mattina anche Michelle raggiunse me e Alessandra al bar. Aveva la mia stessa faccia, con la forma del cuscino ancora impressa. Scambiammo giusto qualche parola a vicenda e poi ci incamminammo verso l’uni.
 
La lezione stava svolgendosi in maniera tranquilla e leggera quando repentinamente Michelle si volta verso di me e aspetta, guardandomi sottecchi.
-“Che c’è?”-, le domando dolcemente, tenendo bassa la voce.
-“Quando ti ho vista la prima volta credevo che fumassi”-
-“Sul serio? Credevi che mi facessi le canne?”-. Non potei fare a meno di trattenere una risata.
-“Sì, mi hai dato questa impressione”-, stavolta rideva anche lei.
-“Lo sai che sei la prima a dirmelo? Tutti gli altri pensano che io sia un angioletto sobrio”-
Rise ancora, poi tornò subito seria stringendo le labbra davanti alla prof. Un attimo dopo si girò ancora, sentivo i suoi occhi chiari fissarmi la nuca.
-“Ma tu il primo giorno mi hai vista?”-
-“Certo, eri nella sala delle festicciole seduta in un angolino con il cellulare in mano. Non guardavi nessuno.”-
-“Esatto, infatti in quel frangente non mi sono accorta di te, però ricordo benissimo quando siamo entrati tutti in classe.. ti sei girata verso di me, ci siamo guardate e siamo scoppiate a ridere.”-
-“Lo ricordo bene anch’io”- ammisi allegramente.
Una tipa del genere non sarebbe sfuggita a nessuno, pensai.
   
 
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