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Autore: Larceny    25/04/2018    1 recensioni
Fliegerabwehr: termine composto che indica tutte le forme di artiglieria specificatamente progettate per l'abbattimento di bersagli aerei.
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L'ombra del conflitto incombe nuovamente sul Commonwealth quando la Confraternita d'Acciaio dichiara guerra ai Minutemen. L'accusa è di aver tradito la razza umana, per aver nascosto e assecondato la Railroad nei suoi sforzi per la protezione dei synth sopravvissuti alla distruzione dell'Istituto.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passati sette giorni dal suo arrivo a Goodneighbor, e Danse aveva ormai intuito che ci fosse qualcosa che non andava. Non che avesse avuto il permesso di aggirarsi nella roccaforte, chiaro: il suo spazio vitale era ancora limitato ad una cella costruita nelle viscere delle fogne sotto Scollay Square, in un vecchio tunnel usato ora come prigione. Un'uscita era stata evidentemente chiusa con un muro recente, e dall'altra arrivavano ogni giorno i suoi pasti e una ghoul dal tocco tutt'altro che delicato, ma per lo meno precisa nel prendersi cura delle sue ferite.

Era già qualcosa che non lo avessero ucciso sul posto, Danse doveva riconoscerlo a quella gente.

Se doveva essere onesto in realtà lo stavano trattando anche meglio del previsto. I pasti erano scarni ma nutrienti, razioni da soldato, fatte per tenere in forze qualcuno -anche se le sue porzioni erano studiatamente piccole. Al terzo giorno, la ghoul era tornata col suo solito vassoio, una borsa e un'espressione tesa, ma tutto quello che aveva fatto era stato medicargli la gamba e lasciargli due libri. Diavolo, Hancock stesso era sceso a fargli visita, bardato di tutto punto con il suo soprabito rosso e in piena armatura ma con un'espressione curiosa sul suo volto sfigurato.

Danse gli aveva parlato. Non aveva ragione, in fondo, di nascondere la verità: era per colpa dei fatti che aveva scoperto sul suo conto se era stato costretto a cercarli... e chiedere loro asilo.

Hancock aveva stretto quel poco che gli rimaneva delle labbra a quel punto, ma non aveva risposto apertamente. -Vedremo, amico- gli aveva risposto, e Danse aveva cercato di non leggere molto in quell'"amico". Quel ghoul aveva uno slang notoriamente discutibile per essere una figura d'autorità.

In profondità com'era, era impossibile per lui discernere naturalmente i giorni: il suo ciclo di sonno-veglia era già stato alterato dalle droghe che gli avevano somministrato per superare il peggio del dolore dovuto alla sua ferita, che grazie ad un liberale uso delle provviste dei Minutemen era per lo meno già in via di guarigione. A fine settimana, Danse poteva appoggiare senza troppi problemi il peso sulla gamba, e aveva preso ad effettuare piccoli, leggeri esercizi nella solitudine della sua cella, per rimettere in forze il muscolo appena ricostruito.

Dopo la prima ed ultima visita di Hancock, nessun altro membro dei Minutemen era sceso a fargli visita. Solo la donna ghoul, e via via che i giorni passavano i suoi modi erano sempre stati più bruschi, come se avesse fretta di tornare in superficie.

Danse non era mai stato... diciamo, emotivamente percettivo, ma era abbastanza sicuro che stesse succedendo qualcosa, di sopra. Sette giorni di attesa per anche solo una vaga notizia su quello che doveva essere il suo fato erano parecchi, anche a voler attuare una strategia di sfinimento. E perché tenerlo nutrito se quello era l'obiettivo? Perché tentare una cosa del genere, se aveva già dimostrato di essere collaborativo?

La risposta a quelle doman giunse all'alba dell'ottavo giorno. Danse stava leggendo da qualche ora ormai, dato che l'unica fonte di luce della cella non veniva mai spenta e non aveva idea di che ora fosse precisamente. La sua attenzione venne catturata da un distinto rumore di passi -decisamente più del solito, singolo paio di piedi, che percorrevano le scale che conducevano alla sua cella. Qualcuno stava trasportando anche una lanterna.

Appoggiò il libro sul pavimento e si alzò, in attesa un po' trepidante. Dubitava che chiunque stesse arrivando fosse lì solo di passaggio. In fondo, era l'unico occupante delle prigioni.

Dalle scale scesero la ghoul che lo aveva medicato in quel periodo, Hancock, e un uomo basso che Danse dopo qualche secondo riconobbe come il mercenario diventato Comandante, MacCready. Non era molto diverso dall'ultima volta che lo aveva visto -ormai dieci anni prima, quando ancora l'Istituto minacciava il Commonwealth: aveva qualche linea in più sul viso, una barba più piena, e aveva abbandonato lo spolverino giallo per una tenuta più sobria e ricoperta di una solida armatura tattica, ma era di certo lui.

L'odio, che gli si leggeva sul viso quando i loro sguardi si incrociarono, fu la conferma definitiva.

-La ferita si è quasi del tutto rimarginata- stava finendo di spiegare la donna. -Niente che un po' di attenzione quando si muove non possa tenere sotto controllo.- Si avvicinò alla cella, prese le chiavi dalle sue tasche e la aprì. Danse ne fu sorpreso. Dunque era prassi che la ghoul tenesse le chiavi delle celle anche in presenza delle autorità? Era sicuro che MacCready e Hancock fossero i Comandanti di quella regione. Non dovevano essere loro ad avere certe cose?

-Grazie, Daisy- disse Hancock. -Puoi tornare di sopra. Andiamo avanti noi, qui.-

-Sicuro. Cercate di non mandare in malora tutto il mio lavoro, per favore- replicò la donna, con lingua tagliente, lanciando un'occhiata molto espressiva a MacCready. Il giovane uomo roteò gli occhi al cielo con fare drammatico ma non replicò. -Mh. Come pensavo. Beh, buon lavoro- si congedò la donna, anche se non con tono scorbutico, e risalì le scale.

-Beh, eccoci qua, amico- iniziò Hancock, la voce tenuta bassa simile alle fusa di un gatto. - T'abbiamo fatto aspettare un po' più del previsto. I tuoi compagni di merende... uhm. Ex, compagni di merende- si corresse il ghoul, anche se con un sorriso nella voce. -Ci hanno tenuti un po' impegnati. A quanto pare si sono affezionati a qualcosa giù ai Commons...-

-Vault 114- snocciolò immediatamente Danse. Non fu l'istinto a suggerirgli di vuotare il sacco su quanto sapesse delle operazioni della Confraternita nell'area, ma pura e semplice tattica. Se davvero le forze dei Minutemen erano state impegnate lì in quei giorni, Danse probabilmente non avrebbe rivelato nulla che già non sapessero, rafforzando la propensione a credere anche ad altre sue parole. Se quello non fosse stato il caso... beh, ora avrebbero avuto un'ottima pista da seguire per andare a mettere i bastoni fra le ruote ai loro avversari, e sincerarsi della sua onestà di persona.

Ma forse aveva colto nel segno già con la prima opzione. Hancock aveva un'espressione di placida, quasi indifferente ma comunque stuzzicata curiosità; il volto di MacCready era invece una maschera illeggibile, probabilmente frutto di una scelta calcolata.

-Vault 114- ripetè Hancock, facendo cenno con una mano ossuta perché proseguisse.

Danse non si fece pregare. Certo, gli premeva sapere quale fossero le loro intenzioni riguardo l'integrità del suo collo, ma sapeva che ora non era nella posizione di poter fare domande. Doveva prima dar loro in cambio qualcosa di tangibile. -La Confraternita vuole sfruttare i sistemi di comunicazione mai entrati in servizio del Vault e il materiale elettrico non danneggiato presente nel cantiere. Sono a conoscenza dei rischi nell'approcciare il Vault dalla sua entrata più ovvia e avevano intenzione di stabilire un avamposto nei pressi di un accesso secondario, più in profondità nei Commons e facilmente difendibile- spiegò. Era un piano alla cui ideazione aveva partecipato attivamente, per cercare materiali per terminare la rimessa in sesto di Liberty Prime.

Il pensiero del robot colse solo in quel momento Danse. I Minutemen non potevano sapere che la Confraternita avesse messo le mani su di esso, e che stava raccogliendo materiali per rimetterlo in funzione. Oltre ai semplici pezzi di ricambio, Liberty Prime era anche privo della sua artiglieria, che Danse sapeva gli Scribi stessero cercando disperatamente da mesi, senza successo. Avrebbe dovuto informare i due Comandanti della cosa?

Non ebbe tempo di rifletterci ulteriormente. I due si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi MacCready portò una mano alla cintola ed estrasse da una sacca un paio di manette. L'indifferenza di poco prima era scomparsa, e c'era solo pura ostilità nel suo sguardo quando gli rivolse la parola. -Mani.-

-Cosa hai in mente di fare?- chiese Danse a quel punto, guardingo.

MacCready sghignazzò. -Non ti accoppo, lattina, non serve che ti sgommi nelle mutande. Ma se pensi che ti lasci le mani libere mentre ti porto fuori sei parecchio fuori strada. Mani, adesso- ripetè, perentorio.

Danse non aveva ragione per fidarsi di MacCready, soprattutto sapendo la gravità del conto in sospeso che aveva con la Confraternita. Però non sapeva nemmeno perché, in fondo, gli importasse così tanto del proprio fato. Non era forse un abominio? Non era forse meglio per tutti se lo avessero ucciso, liberando il mondo dal peso di un altro synth? Era l'ideologia che aveva sempre fervidamente sostenuto, eppure ora che la cosa lo toccava da vicino, Danse aveva una certa, pungente paura di morire. Forse gli era stata programmata nel cervello nel momento in cui l'Istituto lo aveva creato. Forse gli dispiaceva solo mandare in malora gli sforzi di Haylen per farlo uscire vivo dall'aeroporto.

Esitò, e incrociò lo sguardo di Hancock. Il ghoul aveva mantenuto fino ad ora un atteggiamento passivo ma, con un gesto minuto, gli fece cenno d'obbedire, senza farsi vedere da MacCready. 

Non avendo altra scelta, Danse allungò le mani e lasciò che l'uomo più giovane gli incatenasse i polsi dietro la schiena.

I tre lasciarono il tunnel, e per la prima volta in sette giorni Danse tornò alla luce del sole. Certo, imando quelli che parevano essere i preparativi per una marcia a poca distanza dall'ingresso dell'insediamento, ora decisamente più fortificato rispetto a dieci anni prima: alcuni alzarono lo sguardo dal loro equipaggiamento e iniziarono a fissare il gruppo, che MacCready stava dirigendo dalla parte opposta, verso il cuore della roccaforte. Alcuni erano curiosi; altri avevano un'espressione disgustata, se non apertamente ostile.

Danse abbassò lo sguardo a quel punto. Non indossava più la tuta d'ordinanza della Confraternita, danneggiata oltre ogni possibilità di rattoppo dal colpo che aveva preso alla gamba: eppure, pareva che ormai tutti sapessero chi fosse, e avessero ben chiaro da che parte stare.

Non era una sorpresa. Danse sapeva di essere noto come uno stratega d'eccellenza dei loro acerrimi nemici: il fatto che nessuno gli avesse nemmeno sputato, per il momento, era simbolo di una disciplina che sapeva a volte era venuta a mancare nei confronti dei loro prigionieri, quando venivano portati a bordo della Prydwen.

I tre si infilarono in una struttura la cui insegna, fatta di neon spenti, recitava Antro della Memoria. Danse sapeva per sentito dire di cosa si trattasse, ma una volta dentro vide che i locali erano spogli delle decorazioni che uno si aspetterebbe normalmente in un locale di piacere. I portoni d'accesso, da dentro, erano stati pesantemente rinforzati, e nel salone centrale era stato creato un dedalo di mensole colme di provviste in cui si stavano già aggirando quelli che dovevano essere i quartiermastri.

Le guardie di posta all'ingresso salutarono Hancock e MacCready con un rigoroso saluto militare, ma ignorarono Danse. Hancock fu l'unico a rispondere, mentre l'altro uomo riprese a dirigersi a passo veloce verso il fondo della stanza, costringendo gli altri due ad affrettarsi per seguirlo. Un'altra porta, sempre sorvegliata, conduceva a delle rampe di scale in discesa: percorrendole, giunsero ad uno scantinato sulla cui parete di fondo campeggiava la bandiera blu dei Minutemen.

La stanza era occupata da una donna, in armatura leggera ma con un fucile alla schiena e una pistola dall'aria pericolosa assicurata alla coscia, e da un uomo alto, privo di equipaggiamento a prima vista, che indossava abiti civili e un paio di occhiali da sole estremamente scuri. Era appollaiato su una scrivania spinta contro al muro e sorrideva sardonicamente alla donna, intenta a ridacchiare probabilmente per qualcosa che aveva detto.

-Lieto che qualcuno qua si diverta- disse seccamente MacCready, entrando.

La donna assunse un'espressione colpevole per una frazione di secondo, mentre l'altro continuò a sorridere, apparentemente immune al veleno del Comandante. -Hey, Creeds- disse con tono strascicato. -Come va la gamba?-

Un grugnito fu la sola risposta che quello si degnò di dare, mentre andava ad occupare l'unica sedia presente nella stanza. L'attenzione ormai si era completamente spostata su Danse. Entrambi gli sconosciuti ora lo guardavano: una con sospetto e una certa preoccupazione, l'altro con... il niente assoluto sul viso, reso ancora più impenetrabile dalle lenti riflettenti. Danse iniziò a sentirsi a disagio.

-Beh, eccola qua, la nostra damigella in pericolo- fece l'uomo, alzandosi dalla scrivania e avvicinandosi a Danse, che lo osservò guardingo, ma senza muoversi. MacCready aprì la bocca per parlare, ma l'uomo lo ignorò e gli parlò sopra, finendo per zittirlo. -Un salvataggio rocambolesco, mi hanno detto. Con un principe in armatura scintillante e mitragliatore pesante incorporato, poi, accidenti, amigo, perché a me queste cose non capitano mai?- Il tono dell'uomo, che s'era fatto progressivamente più ironico, tornò improvvisamente piatto. -Chi ti ha detto di essere un synth?-

MacCready a quel punto parlò, indignato. -Come diavolo lo sai?-

L'uomo distolse a quel punto l'attenzione da Danse e si girò verso l'altro. -Come diavolo pensavi che non lo sarei venuto a sapere?- replicò, con una nota incredula nella voce. Tornò quindi a dedicarsi all'altro uomo. -Su. Rispondimi, non farmi penare.-

Quell'esame metteva decisamente a disagio Danse. Se c'era una cosa a cui preferiva non pensare era quella, e ora quello sconosciuto gli stava chiedendo di metterla a nudo per le orecchie dei Comandanti di una fazione che aveva passato dieci anni a combattere. Era abbastanza sicuro che la sua reticenza fosse pienamente leggibile sul suo viso, ma nessuno degli astanti pareva avere intenzione di offrirgli una via d'uscita -Hancock incluso, che era andato ad appoggiarsi alla parete con la bandiera.

Deglutì prima di parlare, sentendosi le fauci secche. -Scriba Haylen, del plotone di ricognizione Gladius. Il mio plotone. Lei... era incaricata, insieme ad altri Scribi, di passare al setaccio le informazioni recuperate dalle banche dati di Cambridge. Il C.I.T. disponeva di copie di backup di informazioni apparentemente non essenziali in server esterni... tutte pesantemente criptate e lontano dalla portata di Predoni, o gente comune di passaggio, e soprattutto ben lontane dal sito dell'esplosione. Molti di questi dati erano semplici liste, provenienti da diversi reparti e di datazione più o meno recente, senza un apparente ordine logico di archiviazione. Per incappare nei dati relativi alla produzione e allo stoccaggio dei synth di terza generazione abbiamo impiegato due mesi di ricerche.-

Mentre parlava, non potè fare a meno di notare l'assoluta mancanza di espressività di quell'uomo. Ormai ce l'aveva letteralmente ad un palmo dal naso, e se si fosse concentrato avrebbe potuto perfino sentire l'odore del sapone che aveva usato l'ultima volta per lavarsi. Eppure, mentre almeno gli altri presenti avevano mostrato una minima reazione di sorpresa al sapere che esistevano ancora banche dati legate all'Istituto, questo individuo era rimasto del tutto impassibile. Come se gli avesse detto che l'acqua era bagnata. Era innaturale. Che fosse a sua volta un synth?

Danse si sforzò di proseguire, soffocando il suo disagio. -Hay... la Scriba, è incappata in una lista di datazione relativamente recente riguardo l'identità di alcuni synth con cui l'Istituto aveva perso le comunicazioni. Risale a pochi mesi prima la sua distruzione. Tra questi synth figurava un M7-97, prodotto sei mesi prima rispetto alla data di archiviazione, sostituito al Paladino Saul Johnfield Danse con l'esplicito compito di spiare e riportare costantemente informazioni video e audio sulle attività della Confraternita. Tuttavia, appunto, poco dopo la sua messa in campo l'Istituto aveva perso contatto con il synth... con me, e mi hanno riportato come scomparso sulla lista.-

La matematica non era troppo difficile, e in pochi secondi tutti i presenti ci arrivarono. Danse -quello vero- era stato rapito meno di una settimana dopo l'approdo della Prydwen nel Commonwealth. Chissà che fine aveva fatto. Su nessuno di quei dati, che lui sapesse, era stato scoperto il fato riservato alle persone rapite e sostituite dai synth: certo era che nessuno era stato mai ritrovato. Certo non poteva essere niente di allegro. Persone innocenti, strappate ai propri cari e ai propri doveri e sostituite con mostri, serpi piazzati in seno ad amici ignari. Il solo pensiero che qualcuno avesse potuto vedere e sentire tutto quello che lui aveva sentito e visto, anche se solo per un periodo di tempo limitato, era rivoltante. La sua esistenza era un affronto all'umanità.

-Io non... non ne avevo idea. Non ho mai potuto immaginare niente del genere. Mai da che io abbia memoria ho avuto anche solo il sospetto di poter essere un synth. Non ho ricordi di aver mai comunicato con l'Istituto, nemmeno nel periodo in cui secondo loro ero una spia attiva... non ne sono mai stato cosciente, ho sempre solo svolto il mio dovere per la Confraternita!- via via che parlava, le sue parole diventavano meno un rapporto e più qualcosa di simile ad un'implorazione. L'esame di quello sconosciuto era intollerabile, e nonostante il suo disagio, il suo volto dietro gli occhiali restava una maschera impenetrabile. Doveva capire che non li stava prendendo in giro, che mai Danse avrebbe pensato di poter essere uno di quegli abomini. Non aveva altro modo di dimostrarglielo che non fosse con le parole: un synth in fondo era indistinguibile da un essere umano... fino al momento in cui non gli scavavi in testa, per trovare le parti elettroniche.

L'estraneo lo fissò ancora per qualche momento quando infine cadde in silenzio, non sapendo più che altri pesci pigliare per giustificarsi: poi, improvvisamente, fece spallucce e fece per andarsene. -Eh. Okay, amigo, benvenuto in famiglia- disse, alzando una mano a mo' di saluto.

MacCready stava diventando sempre più livido. -Che diavolo vuol dire, benvenuto in famiglia?! Dove pensi di andare?!-

-Lo hai sentito, no, Creeds?- replicò pigramente l'estraneo. -Ha senso. E i miei turisti mi hanno confermato che c'è stato un bel bordello all'aeroporto mentre tu eri fuori a fare le tue... robe da Comandante. Una spia synth scappata alla sorveglianza con l'aiuto di una talpa, su cui hanno piazzato una taglia da far girare la testa. E la nostra spia, dicevano, aveva la faccia di Danse- spiegò.

Danse a quelle parole sentì una stilettata di paura per Haylen. Se avevano scoperto una talpa, allora la giovane Scriba forse non era riuscita a scamparla...?

Lo sconosciuto proseguì. -Combacia tutto. Lo avete trovato ferito nelle mani di una pattuglia che chiaramente non gli stava chiedendo un autografo, quindi alla Confraternita il vostro man of the hour sta prepotentemente sulle scatole. Ha senso.-

-Beh, e chi se ne frega!- replicò MacCready, messo però alle strette dalla sua logica. -Se anche fosse tutto vero, dovresti comunque prendertelo! È una responsabilità tua, no?-

-No- rispose semplicemente l'altro, serafico. -M7-97 ha chiesto asilo ai Minuteman.- Sorrise, e imboccò le scale, senza che nessuno a quel punto lo fermasse.

Calò il silenzio per qualche momento, nello scantinato. Danse non aveva afferrato tutte le sfumature della situazione, ma era abbastanza sicuro di aver capito che MacCready avesse cercato di scaricarlo sulle spalle di... chiunque fosse stato quel tizio, e che quel tizio lo avesse abilmente respinto. Il giovane si stava accendendo una sigaretta con fare febbrile, anche se sembrava sul punto di spaccarla in due con la sola forza con cui la stava mordendo.

-Beh- si intromise la donna, spostandosi i capelli scuri dal volto. -Almeno sappiamo che avevo ragione.-

Se uno sguardo avrebbe potuto incenerire, quello che MacCready le aveva scoccato in quel momento l'avrebbe fatto tre volte. Ma la donna non si fece intimidire. -Hey, è vero- insistette. -Danse non è una spia... o per lo meno, non più, e la Confraternita ce l'ha con lui.-

-Vuoi un premio?- ringhiò l'altro, acido.

-No. Voglio solo che tu accetti i fatti, e che si trovi il modo di chiudere questa storia, una volta per tutte- replicò lei. Si rivolse finalmente a Danse a quel punto, e solo allora parve notare che fosse ancora ammanettato. -Robert! Le chiavi!-

MacCready le scoccò un'occhiataccia, di nuovo, ma scavò nelle tasche posteriori dei suoi pantaloni e le lanciò l'oggetto in questione, che lei afferrò senza difficoltà. Lo aggirò per sganciarle, e intanto parlò ancora, rivolgendosi a lui con tono più amichevole: -Non credo ci siamo mai incontrati personalmente. Io sono Piper Wright. Scrivo per il Publick Occurences, il quotidiano di Diamond City.-

-E sei anche una sovversiva, a capo di un gruppo di guerriglieri affiliato ai Minutemen- recitò Danse, riconoscendola. -Hai dato parecchi grattacapi alla Confraternita, miss Wright.-

MacCready sbuffò alla cortesia di Danse, ma Piper lo ignorò.

-Che posso dire? Non mi piace stare con le mani in mano, e le notizie ultimamente arrivano solo dal fronte. Una donna deve andarselo a cercare, il lavoro, non aspettare che venga da lei- replicò lei, mormorando un ah-ha! quando il lucchetto cedette. -Ora che sei al sicuro, potrei chiederti di concedermi un'intervista. Ne potrei tirare fuori una bella storia.-

-Non starà qui- si intromise MacCready.

-Credevo fossimo d'accordo sul fatto che abbia chiesto asilo- fece Hancock a quel punto, parlando per la prima volta.

-Beh, lo abbiamo rimesso a posto, no? Possiamo dargli un fucile e qualche provvista, e poi credo sia ampiamente in grado di cavarsela da solo. Non è certo un bambinetto- rispose l'altro, guardando Danse come se lo stesse sfidando a dire il contrario.

-Non è così che funziona l'asilo, Robert- disse Piper con fare stanco. -E poi, Goodneighbor ha offerto protezione a un sacco di synth, in questi anni. Perché per lui dovrebbe essere diverso?-

MacCready non rispose a quel punto, ma era evidente che la situazione non fosse risolta. C'era disaccordo tra i Comandanti, e Danse aveva partecipato ad abbastanza summit militari a sua volta da sapere che, se la cosa fosse degenerata, si rischiava di arrivare a soluzioni sgradevoli. Ad esempio, che anche il minimo supporto gli fosse revocato, giusto per fare in modo che nessuno avesse quello che voleva se non ci si riusciva a mettere d'accordo.

E poi, c'era da dire che fosse stufo di sentir parlare di sé come se non ci fosse.

-Sono disposto a fare qualsiasi cosa- disse, facendo un passo avanti e attirando l'attenzione di nuovo su di sé, -Qualsiasi, per dimostrare la mia buona volontà. Mi guadagnerò la protezione dei Minutemen, se necessario. Posso combattere. Essere un synth non ha peggiorato la mia mira, né la mia capacità strategica. Posso offrire informazioni su qualsiasi operazione fossi stato reso partecipe prima del mio... allontanamento. Conosco le tattiche della Confraternita come nessun altro. Posso aiutare- insistette, con veemenza.

Hancock pareva sorpreso dal suo intervento. Lo guardò con gli occhi neri strabuzzati. -Amico, non che mi dispiaccia, seriamente, okay? Apprezzo lo sforzo... e posso immaginare la situazione, però... amico, fino a una settimana fa tu eri su quel dirigibile a cercare il modo migliore per ucciderci tutti. Non è che non mi fidi... ma perché diavolo vorresti così tanto aiutare?-

Danse esitò a quel punto. Aveva gli occhi di tutta la stanza puntati addosso, MacCready incluso, che per una volta pareva essere genuinamente curioso.

-I Minutemen... l'intera ragione per cui è scoppiata questa guerra, è perché la Confraternita crede abbiate tradito l'umanità per aiutare i synth. Avete ammesso proprio adesso di offrire loro asilo. I vostri ranghi sono il luogo virtualmente più sicuro per un individuo di quella... della mia razza- iniziò. -Haylen ha messo in gioco tutto, la sua carriera, la sua stessa vita, per salvare la mia. Per il suo sacrificio, è mio dovere quanto meno onorare i suoi sforzi esaudendo la sua richiesta e mantenendomi in vita. E voi stessi mi avete salvato e avete usato preziose risorse su di me, per guarire le mie ferite. È una questione di onore. La Confraternita mi avrà anche ripudiato, e tutti i miei ricordi saranno anche menzogne, ma sono ancora un Paladino, e il mio onore mi impone di ripagare il vostro aiuto e offrirvi la vita, se necessario-, concluse con tono convinto.

-Faresti qualsiasi cosa, hai detto- intervenne MacCready a quel punto, la voce diventata all'improvviso placida. L'attenzione si spostò immediatamente su di lui. Il suo cambio di atteggiamento pareva aver incuriosito gli altri due ufficiali... e anche Danse.

-L'onore me lo impone-, rispose.

MacCready a quel punto esalò l'ultima boccata di fumo della sigaretta e la lanciò a terra, con un gesto incurante. Si appoggiò allo schienale della sedia e unì le dita delle mani l'una all'altra. Solo a quel punto tornò a fissarlo negli occhi.

-Tu sai bene quanto me come sta andando la guerra- iniziò. -Ci stiamo avvicinando ad un abisso, e in fretta. Confraternita e Minutemen. Uno di noi non sopravviverà al prossimo anno. E noi abbiamo solo un modo di essere quelli che ci arriveranno in piedi- alzò un dito, continuando a fissare dritto Danse negli occhi. -Trovare Nick Valentine.-

Hancock si staccò dal muro a quel punto. -RJ, fratello...-

-Lasciami finire, John. Hai detto che farai qualsiasi cosa per i Minutemen, giusto? Trova Nick Valentine. Convincilo ad unirsi alla causa, e riportalo qua-, disse MacCready.

-... tutto qui?- chiese Danse, incerto. Non sembrava un compito così assurdo, non abbastanza da giustificare le espressioni di Piper e Hancock. Tutti conoscevano Valentine: era il detective synth di Diamond City. Se anche si fosse nascosto in quegli anni, un individuo come lui era abbastanza peculiare da saltar fuori in qualche modo, prima o poi.

-Tutto qui- confermò MacCready. -Trovalo, e noi vinciamo la guerra. Semplice.-

-No che non è semplice, Robert, e lo sai benissimo!- intervenne Piper, fumante di rabbia per qualche ragione. -Cosa stai cercando di fare?!-

MacCready la guardò con espressione placida. -Vi do retta. Gli do una chance- fu la sua risposta, detta con tono irritantemente ragionevole e facendo un cenno a Danse con la mano. -Sappiamo benissimo tutti e tre che è l'unico modo. Senza Valentine, siamo praticamente belli che morti. Tutti. Dunque, se Danse ci tiene così tanto ad aiutarci... beh, può farlo solo così.-

-Robert Joseph MacCready, questa cosa è ridicola e lo sai meglio di me!- inveì Piper.

-Lo farò- si intromise Danse a quel punto, con tono secco, deciso a porre termine alla discussione prima che potesse degenerare. La donna si zittì e lo guardò con occhi sgranati. -Lo farò. Troverò Valentine e lo porterò qui. Va bene.-

-Danse...-

-Va bene, miss Wright. Ho detto che avrei aiutato, e se questo è quello che è necessario fare, allora porterò a termine il mio compito. Lo giuro sulla mia vita.- Tornò a rivolgersi al giovane uomo a quel punto, mentre Hancock sospirava con fare stanco. -Ho bisogno di un briefing. Cosa potete dirmi sul mio obiettivo?-

MacCready fece un gesto conciliante col capo, come se avesse riconosciuto a se stesso la necessità di rispondere a quella domanda. -Valentine è fuggito per non farsi catturare dalla Confraternita.-

-Quanto tempo fa?- chiese Danse.

-Dieci anni.-

-Idee su dove possa aver trovato rifugio?-

-È andato verso Nord- fu la placida risposta.

Danse attese che MacCready elaborasse, ma quello tacque e rimasero a guardarsi per un momento, con sua crescente confusione.

-Nord...?-

-Nord- confermò semplicemente il più giovane, facendo spallucce. -È tutto quello che sappiamo.-

Ah. Danse iniziava a capire lo sdegno di Piper.

Tuttavia, un giuramento era un giuramento, e di nuovo, Danse era ragionevolmente sicuro di poter almeno scoprire una traccia del detective. Non era un elemento che passava inosservato. -Molto bene. Chiedo solo di poter effettuare dei preparativi, e di poter usufruire delle vostre risorse per un'ultima volta prima di partire- disse.

-Accordato. Prendi quello che ti pare. Chiedi di Daisy, è lei che si occupa di queste cose-, rispose MacCready.

-Vai al diavolo, Robert. Seguimi, Danse- si intromise Piper a quel punto. -Vengo con te.-

-Kent dovrebbe potergli indicare Daisy da solo, Pipes- fece Hancock a quel punto. -Dobbiamo ancora parlare di...-

-No, non hai capito. Vado con lui, a cercare Nick- disse Piper.

I tre uomini parlarono contemporaneamente a quel punto.

-Miss Wright...-

-Oh, no, Pipes...-

-Ma che cah... volo, Piper?!-

-Zitti!- li redarguì la donna, e le tre bocche si chiusero all'istante. Si avvicinò a MacCready con fare minaccioso e gli puntò un ditto in faccia. -E tu, signore. Non pensare che io non sappia cosa tu stia facendo. Beh, non te lo lascerò fare. Andrò con lui, e troveremo Nick- sibilò. -E ti pentirai di questa discussione. È una promessa, MacCready.-

L'uomo non replicò, ma dalla sua espressione pareva esser stato efficacemente redarguito. Hancock si mise tra i due a quel punto, tentando di porre pace tra i litiganti. -Pipes... ragiona, abbiamo bisogno di te. Diamond City ha bisogno di te- disse con tono conciliante, cercando di farla ragionare. -Chi assisterà i tuoi guerriglieri? E la gente della città, che non si mette d'accordo mai, nemmeno con un fucile puntato alle tempie? C'è bisogno di te qui, sei l'unica che può far funzionare questa cosa. Diamond City è la tua città.-

Piper, non impressionata, estrasse un aggeggio dalla tasca -un registratore, riconobbe Danse, rimasto troppo sorpreso dalla questione per poter commentare oltre e limitandosi a fissare la scena in silenzio. La donna premette un pulsante sul dispositivo e lo avvicinò alla bocca, per parlare al microfono.

-Con la qui presente registrazione, affido la città di Diamond City alla totale gestione dei Minutemen. D'ora in avanti tutti i guerriglieri della sezione Nord, Est e Sud prenderanno ordini direttamente da John Hancock o Robert MacCready, e la città seguirà le loro direttive in caso di evacuazione o attacco nemico. Qui Piper Wright. Chiudo il messaggio.-

Ripremette il pulsante e mise in mano a un interdetto Hancock il registratore. -Fatto, ora le grane sono tutte vostre. Se non c'è altro andiamocene, Danse. Questo posto puzza di stupidi- borbottò, prendendo il sorpreso synth per un braccio e tirandolo fuori.

L'ultima cosa che vide Danse prima di essere trascinato fuori dalla stanza fu lo sguardo colpevole di MacCready, fisso a terra.

 
 
   
 
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