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Autore: Larceny    25/04/2018    1 recensioni
Fliegerabwehr: termine composto che indica tutte le forme di artiglieria specificatamente progettate per l'abbattimento di bersagli aerei.
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L'ombra del conflitto incombe nuovamente sul Commonwealth quando la Confraternita d'Acciaio dichiara guerra ai Minutemen. L'accusa è di aver tradito la razza umana, per aver nascosto e assecondato la Railroad nei suoi sforzi per la protezione dei synth sopravvissuti alla distruzione dell'Istituto.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Danse e Piper lasciarono Goodneighbor il giorno successivo. Una volta esaurito l'iniziale nervosismo, la donna aveva chiesto di poter organizzarsi a tutti gli effetti via radio con i suoi uomini, senza scaricare su di loro l'improvviso cambiamento senza nemmeno una parola di commiato.

L'uomo sfruttò quella giornata per equipaggiarsi al meglio delle sue possibilità senza scroccare una quantità eccessiva di risorse dai Minutemen. La donna ghoul lo assistette nel trovare abiti e pezzi di armatura adatti ad un viaggio lungo e della sua misura. Già solo quella, per Danse, fu un'esperienza un po' drammatica. La donna aveva modi bruschi, anche se non scorbutici: più che altro, tipici di quel genere di persona a cui non piace perdere tempo in sciocchezze. Passarono diverso tempo in quello che pareva un negozio riadattato in un laboratorio, con le mani scheletriche della ghoul un po' dappertutto mentre la donna prendeva le misure necessarie a ritoccare l'equipaggiamento perché gli stesse addosso comodamente.

Danse visse quei momenti con profondo disagio, per usare un eufemismo. Non importava che la ghoul gli avesse messo, in teoria, già le mani addosso: era stata lei in fondo che si era occupata della sua ferita nei giorni precedenti. Ma Danse era stato prima troppo fatto di antidolorifici per accorgersene, e poi più preoccupato per la sua effettiva guarigione e fato per preoccuparsene eccessivamente. Quella sua stessa noncuranza lo colse di sorpresa, ma in fondo forse poteva giustificarla con lo stato mentale già alterato in cui si trovava. Metabolizzare il fatto che la propria esistenza non fosse altro che una menzogna, costruita ad arte da degli psicopatici megalomani in un laboratorio sotterraneo morti da tempo, era quel genere di notizia che non si riceveva a cuor leggero.

In ogni caso, quel genere di contatto era diverso, e una parte meschina di Danse era sicura a quel punto che avessero chiesto alla donna di occuparsene per puro scherno. Daisy stessa aveva commentato, la voce gracchiante alterata dagli aghi che teneva tra le labbra mentre lavorava, che era un po' che nessuno le portava più pezzi da sistemare, e che temeva di averci perso la mano.

Poteva quasi immaginare il ghigno divertito di Hancock a quel punto.

Eppure il ghoul era stato l'unico dei due ufficiali dei Minutemen a non dimostrare nei suoi confronti dell'ostilità, palese o meno che fosse. Forse il suo modo di fargli arrivare la sua disapprovazione era più subdolo, ma Danse doveva ammettere di non conoscere così bene il ghoul da poterlo capire da solo. Forse, ragionò, era una sorta di test. Senza dover inoltrarsi nella reciproca conoscenza, era abbastanza semplice indovinare quali fossero le sue opinioni sui ghoul. Era anche vero però, e si trattava di una cosa che provocava a Danse un profondo disagio, che se voleva che accettassero la sua richiesta di asilo senza rischiare di ritrovarsi sbattuto fuori o, peggio, con un proiettile in testa, allora era necessario da parte sua trovare un compromesso ed adattarsi. I ranghi dei Minutemen erano colmi di ghoul, e qualcuno rumoreggiava di aver visto perfino un supermutante; se l'accusa che la Confraternita aveva mosso era veritiera (e non c'era dubbio che lo fosse), di certo avevano anche molti synth mimetizzati tra le loro fila.

Migliaia di non-umani, con la cui esistenza Danse avrebbe dovuto cercare quantomeno di scendere a patti.

Sarebbe stata una strada complessa, specialmente visto quanto disgusto gli stesse provocando il solo avere una ghoul intenta a fornirgli l'equipaggiamento necessario a tenerlo in vita. Trovare quel minimo di gratitudine sufficiente a fargli sputare un "grazie" a lavoro finito fu una grossa fatica.

Poi Daisy lo condusse alla porta accanto per farsi dare delle armi, e Danse dovette combattere contro l'istinto crescente di prendere a testate qualcosa.

Un Assaultron che si credeva una persona gli consegnò il suo fucile (cosa che per certi versi lo sorprese: non credeva che si sarebbero degnati di recuperare il suo equipaggiamento dal luogo dove era caduto), ripulito e rimesso a posto lì dove il calcio del Cavaliere aveva spezzato l'impugnatura, una pistola di medio calibro e un coltello dall'aria pericolosa, assieme a bandoliere cariche di munizioni. Con una voce più simile alle fusa di un gatto che a un processore, il robot salutò prima amichevolmente Daisy e poi gli diede l'addio, augurandosi caldamente di rivederlo in futuro, magari quando nella transazione sarebbero stati coinvolti anche una gran quantità di tappi. Tuttavia, interesse economico o meno, Danse non riuscì a scollarsi di dosso la spiacevole impressione che qualsiasi cosa avesse al posto degli occhi avesse seguito le forme del suo posteriore per tutto il tempo necessario a girare l'angolo.

Solo Hancock venne a salutarli all'ingresso la mattina successiva. Piper indossava ancora l'armatura che le aveva visto addosso nello scantinato durante la riunione, ma sopra ad essa aveva aggiunto un soprabito e un cappello. Danse non dubitava che nello zaino avesse anche guanti e una sciarpa. Ne aveva anche lui: tra poche settimane l'inverno avrebbe investito nuovamente il Commonwealth, e il trovarsi impreparati sarebbe stato sconsigliabile.

Il ghoul abbracciò la donna, dicendo nel frattempo che MacCready era stato richiamato ed era partito nella notte, spiegando così la sua assenza. Danse aveva sentito il rumore delle truppe allontanarsi e non fece troppa fatica a credergli. In una zona calda come i quartieri centrali di Boston, era certo che le attenzioni dei Minutemen fossero costantemente richiamate da un luogo all'altro. Finchè era stato dall'altra parte della barricata, era valsa per lui stessa cosa.

-State attenti, là fuori- disse Hancock. –L'entroterra è meno bersagliato dalle incursioni della Confraternita, ma Maxson ha annunciato la taglia sulla tua testa alla radio. Chi lo sa chi potrebbe aver sentito- spiegò, lanciando un'occhiata eloquente a Danse.

Si misero quindi in viaggio, lasciandosi alle spalle Goodneighbor e dirigendosi verso i resti del ponte di Longfellow. Non vollero tentare la fortuna nell'avvicinarsi al ponte di Charlestown, da cui Danse aveva attraversato il fiume quasi dieci giorni prima: ancora non sapevano perché la pattuglia della Confraternita fosse in quel quartiere, e non volevano correre il rischio di incontrare qualcun altro.

Il ponte di Longfellow era generalmente inutilizzato, sia dai viaggiatori regolari che dagli approvvigionatori, per la semplice ragione che era in parte crollato. Tuttavia, i resti incastrati delle vecchie auto dell'Anteguerra fornivano, a chi aveva abbastanza atleticità da voler tentare il salto, una serie di piattaforme vicine abbastanza da poter arrivare all'altra riva senza dover immergersi nelle acque irradiate. Non aiutava inoltre che conducesse ad un quartiere malsano, popolato in genere da Predoni e altri individui sgradevoli di quella risma.

Tuttavia, almeno per quella volta, pareva che la fortuna avesse loro sorriso. Un accampamento di Predoni giaceva distrutto, le sue rovine popolate da un reggimento di Minutemen che aveva appena liberato l'area. Il loro capitano, un uomo alto con i capelli biondi e degli occhiali da sole, consigliò loro di dirigersi verso Medford e raggiungere Lexington da quella direzione: a quanto pareva, i Minutemen avevano appena eseguito un pattugliamento dell'area e stanato buona parte degli indesiderabili che si erano annidati nelle vecchie rovine della città, liberando la strada per gli approvvigionatori delle fortezze. Si separarono con un saluto stranamente caloroso, e Piper lo ringraziò con trasporto per le indicazioni anche se, una volta rimessisi in cammino, confessò a Danse di non ricordarsi minimamente di dove avesse mai visto quell'ufficiale.

Il suo consiglio era però fondato, e il viaggio attraverso la periferia di Boston fu relativamente tranquillo. Non incapparono né in Predoni, né in spazzini, né tantomeno in branchi di ferali sbandati: solo un gruppetto di randagi rabbiosi, di cui il fucile di Danse non lasciò altro che mucchietti di ceneri fumanti.

Al tramonto del terzo giorno di viaggio, attraversarono il ponte che conduceva a Sanctuary.

Danse non c'era mai stato personalmente, ma aveva sentito parlare dell'insediamento. Come si addiceva al suo nome, in quelle rovine dieci anni prima un gruppo di civili sfuggito al massacro di Quincy aveva trovato rifugio, e da lì erano partiti i Minutemen che avevano rifondato l'esercito. Ormai tutti nel Commonwealth conoscevano quella storia.

Alla fine, era la storia dell'Unico Superstite.

Danse soffocò immediatamente i sensi di colpa al pensiero di Nate. L'uomo aveva scelto liberamente cosa fare della sua vita, ed era stato a conoscenza delle conseguenze che avrebbe potuto portargli tale decisione. Non avrebbe potuto fare nulla, in buona coscienza, per cambiare il corso delle cose.

L'insediamento era visivamente impressionante. Alte barricate, sormontate da filo spinato e passerelle per permettere alle sentinelle di fare la ronda, erano state erette tutt'attorno all'area centrale della vecchia cittadina. L'unico ingresso era pesantemente sorvegliato da torri di guardia e mitragliette automatiche: un'unica torre, più alta delle altre, ospitava una postazione per cecchini ben protetta.

Dall'interno, nonostante il sole stesse tramontando, si sentiva vivace il rumore della vita.

I cecchini dovevano averli individuati fin dal momento in cui avevano superato un vecchio distributore abbandonato, prima ancora d'attraversare il ponte. Quello doveva aver dato abbastanza tempo a un piccolo comitato d'accoglienza per radunarsi: all'ingresso, infatti, trovarono diversi soldati e il Comandante Garvey ad attenderli.

Erano armati, anche se il loro atteggiamento non era minaccioso. Dovevano aver ricevuto comunicazione del loro arrivo da sud, perché la vista di Piper non sorprese per nulla l'ufficiale, che la salutò con affetto.

-Miss Wright- disse, rispettosamente, levandosi il cappello. Poi si rivolse a lui. –E tu sei...-

-Danse- rispose, mantenendo un tono attentamente neutrale. –Solo Danse.-

-Bene, allora. Danse.- Preston lo guardò con vago sospetto per un'ultima volta, prima di tornare a rivolgersi a Piper. –Abbiamo sentito da Hancock della vostra missione. MacCready c'è andato giù pesante, mh?-

Piper sbuffò. –Ugh, non me lo dire. Ma se pensa di averla vinta con le sue cavolate, ha beccato la persona sbagliata. Pesante o no, è ora che qualcuno vada a bussare da Nicky.-

-Questo è vero- concordò l'altro con tono solenne. Danse aveva già incontrato Garvey: prima dello scoppio delle ostilità, l'uomo aveva sempre affiancato il Generale durante gli incontri dei Minutemen con la Confraternita. Gli anni avevano iniziato ad imbiancargli i capelli, e le rughe sul suo volto erano marcate, ma aveva mantenuto la stessa aura rassicurante che Danse aveva notato lo circondava già dieci anni prima.

Garvey li accompagnò all'interno, disperdendo i miliziani che lo avevano affiancato. Sanctuary era più simile ad un insediamento che a una fortezza: i coloni avevano occupato in tutto una decina di villini prebellici, rattoppando i buchi dove le antiche strutture prefabbricate avevano ceduto, creando strutture solide ma dall'aspetto decisamente peculiare. Era facile intuire che ogni casa avesse un ruolo specifico, piuttosto che un proprietario, e che la maggior parte delle attività della città si svolgessero in comune. Poche altre strutture, di aspetto più recente, sorgevano dove evidentemente le case dell'Anteguerra erano state danneggiate oltre ogni possibilità di riparazione. I miliziani tendevano ad affollarsi più attorno a quelle: era dunque plausibile, pensò Danse, che quelle fossero caserme costruite per alloggiare i militari nel corso della guerra.

Fuori da ogni casa, con orgoglio, batteva la bandiera dei Minutemen. Appesa alle pareti o sventolante attaccata ad un palo, non importava: l'insegna era ovunque Danse posasse lo sguardo, persino più in vista di quanto lo fosse stata nella roccaforte di Goodneighbor. Quel simbolo, e la musica di cui non capiva l'origine ma si sentiva distintamente in tutto l'insediamento, erano una costante.

Garvey li guidò verso uno dei villini di fondo, disposti a cerchio attorno ad un antico albero secco. A quel punto, Danse notò i coloni. Se Goodneighbor era stata popolata principalmente da miliziani o combattenti volontari, Sanctuary pareva essere invece piena di civili. Era impossibile scambiarli per combattenti: molti non erano nemmeno armati, altri erano anziani, o disabili.

Danse si chiese se non avessero paura, a vivere lì. Era una nota roccaforte dei Minutemen in fondo, e sapeva che in passato era stata soggetta a raid aerei. Pur essendo molto isolata rispetto a Boston e a Castle, era un simbolo della fazione e la logica suggeriva che la Confraternita, prima o poi, potendo avrebbe cercato di abbatterla.

La sua perplessità dovette essere leggibile sul suo volto, perché Garvey parlò a quel punto, apparentemente non interpellato. –Sanctuary è diventato un simbolo per troppe persone perché venga abbandonata- disse, aprendo la porta della casa. –Guerra o meno, questi coloni sono disposti a fare qualsiasi cosa per proteggere la loro casa. I miliziani non sono l'unica cosa da cui la Confraternita deve guardarsi, se vuole portare lo scontro così a nord.-

-Sì, questi sono dei duri- concordò Piper. –Ci sono dei sopravvissuti di Quincy, anche. Hey, nonnina!- fece poi, rivolgendosi a qualcuno all'interno.

Entrando, Danse vide che le pareti erano state abbattute: c'era un unico locale, allargato nella parte posteriore da una struttura più recente in cui era stata incastrata una cucina anche abbastanza grande. Il resto dello stanzone era occupato da quattro, lunghi tavoli con delle panche al posto delle sedie, già in gran parte occupati.

-Questa è una delle mense- spiegò Preston. –Abbiamo altri due saloni, ma questa è la prima che abbiamo costruito, dieci anni fa.-

-Preston, caro, vieni a sederti con noi. E miss Piper, che sorpresa! Credevo fossi impegnata a far mangiare più piombo possibile a quei dannati fascisti- disse una voce dal tavolo più in fondo. Seduta su una poltrona c'era un'anziana signora, gli occhi talmente chiari che Danse avrebbe potuto pensare che fosse cieca: riconobbe che era la persona a cui Piper si era rivolta entrando, e ora la giornalista le si era avvicinata e si era accovacciata di fianco la sua poltrona.

-Ciao, Mama Murphy- stava dicendo. –Ci stai andando piano col jet, vero?-

L'anziana rise, la voce arrochita dall'età. –Oh, stai tranquilla. Sembra che mi abbiano ripescato dalla tomba da quell'ultima volta... non mi ci fanno più neanche pensare, al jet- rispose.

Una tossicodipendente? Danse si sorprese che fosse arrivata fino a quell'età, ma non commentò. 

Gli occhi lattacei della donna si fissarono su di lui, a quel punto. –E le sorprese non sono finite-mormorò. –Mi chiedevo quando ci avresti raggiunto.-

-... pardon?- fece Danse. Era sicuro di non aver mai visto quella vecchia nella sua vita.

-Sapevo che saresti arrivato qui, prima o poi. Nemmeno la Confraternita avrebbe potuto tenerti tra le sue grinfie a lungo- continuò. –Sei troppo importante. Vero, poco più che una pedina... ma la più importante di tutte.-

Beh, ora sì che aveva la pelle d'oca. Ma si sforzò di ignorare la sensazione, per quanto sgradevole, e fissò la donna con uno sguardo duro. –Non ho idea di chi lei sia. Non ci siamo mai visti. Di che sta parlando?- chiese, seccamente.

Piper si intromise. –Mama, ma non avevi detto di aver smesso col jet?-

Mama Murphy ridacchiò ancora, tornando a rivolgersi alla donna a quel punto. –Oh, non mi ci vuole il jet per vedere certe cose. Dimmi, come sta Nat?-

Hm. Una spostata, senza ombra di dubbio. Danse risolse di ignorarla, e appoggiò zaino ed equipaggiamento dove Garvey gli stava indicando. L'uomo aveva un'espressione un po' imbarazzata. –Perdona Mama Murphy. Non ha cattive intenzioni.-

-Non ho paura di una signora anziana- replicò Danse.

Garvey ridacchiò. –Non era quello che stavo insinuando. Però so che a volte, per chi non la conosce, averci a che fare può essere... un'esperienza.-

Danse dovette concedere a Garvey di avere ragione, a quel punto.

In pochi minuti la sala si era riempita di gente, ma Danse e Garvey trovarono comunque posto –al tavolo dell'anziana, che faceva da capotavola sulla sua poltrona imbottita. Piper non s'era nemmeno liberata del suo zaino, troppo presa com'era dalla conversazione con la donna. Quando alcuni coloni iniziarono a distribuire il cibo, faticò perfino a staccarsi dal dialogo quel tanto che bastava per ringraziare.

Era una cena povera ma nutriente: una zuppa di verdure con (pochi) pezzi di carne, pane, e un contorno di patate schiacciate con latte di bramino. Il frastuono della conversazione generale calò appena mentre la gente iniziava a mangiare. Ogni persona aveva la propria ciotola e le proprie posate –tutto di legno, ma dalla cucina ne portarono anche per Piper e Danse.

Questi trascorse la cena fondamentalmente in silenzio, lasciando che la conversazione gli scorresse intorno e rispondendo per monosillabi, solo quando era interpellato. Era, a tutti gli effetti, nel cuore pulsante di quelli che erano stati i suoi nemici: se Castle era il centro nevralgico delle loro forze militari, Sanctuary era il simbolo dei loro ideali. Solo in quella mensa c'erano esempi dei più disparati tipi di persone e non-umani, tutte seduti alla stessa tavola, miliziani o civili che fossero. Uno scenario del tutto improponibile ad una mensa della Confraternita, caotico e incontrollato com'era.

Il pensiero della Confraternita diede una fitta a Danse quando gli sovvenne. Sanctuary era il regno del caos incontrastato. L'ordine e la disciplina della sua vecchia vita erano ricordi lontani, e la nostalgia per qualche attimo minacciò di sopraffarlo, nel momento in cui non potè impedire alla sua mente di fare paragoni. Il fatto che, se lo avessero visto, lo avrebbero volentieri ucciso dove stava non impediva all'uomo di soffrire per aver abbandonato i suoi confratelli. Per anni la Confraternita era stata la sua vita (la sua ragione di vita), e ora per colpa dell'ego smisurato di folli senza controllo era stato sbattuto in mezzo alla feccia e al fango, senza possibilità di tornare indietro. Le nocche si fecero bianche attorno al cucchiaio che stringeva, mentre pensava a quelle cose, colmo di rabbia.

-C'è ancora molto bene a questo mondo- stava dicendo Mama Murphy, e la sua voce per un attimo lo distrasse. –Bisogna solo saper cercare, figliola. Guardare bene.-

-Beh, s'è ben nascosto allora- rispose Piper. Aveva la voce un po' abbattuta. –Povero Danny. Se ripenso allo stato in cui lo abbiamo trovato...-

-Danny? Danny Sullivan?- chiese Garvey a quel punto.

Piper annuì. –Era con il gruppo che abbiamo perso il mese scorso dalle parti di Trinity Tower. Ci serviva del materiale, ma con tutti quei supermutanti... devono essersi aggiunti dei branchi negli ultimi mesi- disse.

Danse a quel punto non potè trattenersi. –Se manteneste sotto controllo i numeri delle infestazioni di non-umani nei vostri territori, cose del genere non succederebbero- disse.

Garvey assunse un'espressione curiosa, come se avesse appena dato un morso ad un limone particolarmente aspro. Piper dal canto suo sbuffò, ma almeno gli rispose. –Non abbiamo l'arsenale di v... della Confraternita, noi di Diamond City. Il massimo che possiamo fare è ripulire i gruppi piccoli, ma per i branchi più numerosi non possiamo far nulla. E abbiamo anche le lattine, con cui contendere, comunque- gli fece presente. Si era corretta con cura nell'evitare di nominare la precedente affiliazione di Danse con la Confraternita: una scelta saggia, vista la taglia che aveva sulla testa, anche se all'interno delle mura di Sanctuary. Non si poteva mai sapere chi stesse ascoltando.

Ciò non impedì a Danse di puntualizzare. –Non intendo voi, ma i Minutemen. Non avere il totale controllo nemmeno delle proprie aree di influenza è scandaloso, senza contare la generale disgrazia per il genere umano che sono i supermutanti- continuò, facendo una smorfia. –Quelle bestie dovrebbero essere massacrate a vista senza stare a farsi troppe domande.-

-Forse il problema è che le nostre forze non sono armate pesantemente come quelle della Confraternita, e non possiamo permetterci di perdere interi reggimenti mentre loro premono dall'altra parte del fronte- intervenne Garvey, una nota nella sua voce che indicava che stesse lottando per mantere il suo tono conciliante.

-Ma perderete uomini in ogni caso così, e una via di passaggio comoda attraverso i Commons. È uno spreco di risorse, e il simbolo dell'incompetenza di chi ha il controllo di quella zona- replicò Danse. –Mettete a rischio non solo le vostre truppe, ma anche quelle degli alleati così sventurati dall'aver deciso di aiutarvi.-

-Stiamo dimenticando chi ti ha raccolto dalla strada, Danse?- si intromise Piper a quel punto con tono brillante, non prima di avergli tirato una gomitata tra le costole.

L'uomo si zittì, un po' per il fastidio di essersi ritrovato il suo gomito ossuto addosso, un po' per improvvisa, incontrollata vergogna. L'aura di pace di Garvey tornò al suo posto a quel punto, e l'uomo sospirò. –La guerra ha messo tutti in una posizione difficile, Danse- disse, con voce più tranquilla. –Difficile abbastanza da impedire perfino a noi Minutemen di mantenere le terre sicure come vorremmo. Lo sappiamo. Ma sono sacrifici che dobbiamo poter gestire, perché non c'è altra soluzione al problema, per il momento.-

Ciò, nella sua opinione, non rendeva la mancanza più tollerabile. Ma Danse scelse di smettere di ribattere, e la cena terminò senza ulteriori incidenti.

Più tardi, Garvey li condusse in una delle strutture più nuove, che agiva come sala di comando ed era costruita attorno ad una torre radio. Tuttavia, anche in quel caso la discussione, se pur con toni più pacifici di quelli presi a Goodneighbor, non stava andando da nessuna parte.

-Vorrei davvero potervi aiutare di più. Ma la chiave dell'intera operazione era la sicurezza di Nick, e meno persone erano coinvolte, più la sua fuga poteva essere tranquilla- stava dicendo il Comandante. –Non so darvi più indicazioni di quante non ne abbiate già ricevute, e in questi anni non abbiamo più avuto nessun genere di contatto con Nick. Pochi viaggiatori sono passati da qua, venendo da nord, e nessuno di quelli aveva mai sentito nulla. Ho chiesto- concluse, sconsolato.

Ciò metteva Danse e Piper nella difficile posizione di dover scegliere una direzione, e sperare che fosse quella giusta. Non avevano virtualmente nessun indizio su dove andare. A nord c'erano veramente pochissimi insediamenti noti, estremamente isolati. Ognuno di quelli poteva essere una direzione plausibile, e allo stesso modo una perdita di tempo, se Valentine avesse scelto di nascondersi in un'area più selvaggia o presso coloni così isolati da non esser mai stati scoperti dalle comunità del sud.

Ciò che sapevano, in generale, era che oltre una certa latitudine la zona contaminata diventava ancora più ostile, inadatta alla sopravvivenza di qualsiasi essere vivente, umano o irradiato che fosse. Garvey e Piper avevano immediatamente escluso di andare così a nord: nemmeno per un synth quell'area doveva essere una possibile scelta come nascondiglio. Ma a parte quell'unica certezza, erano comunque ad un impasse.

Qualcuno bussò delicatamente alla porta. –Avanti!- fece Garvey, dal suo posto dietro al tavolo che avevano riempito di mappe.

Mama Murphy entrò nella stanza, chiudendosi accuratamente la porta alle spalle. –Mama? È molto tardi, è successo qualcosa?- chiese subito il Minuteman, avvicinandosi a lei, preoccupato.

-No, no, caro ragazzo, niente del genere. Mama Murphy è semplicemente venuta a vedere come sta andando, qui- disse l'anziana.

Quindi i Minutemen ora facevano presenziare pure le vecchie ad incontri strategici e altamente riservati. Valli a capire. Danse faticava a nascondere la sua incredulità.

Mama Murphy a quel punto gli scoccò un'occhiata divertita. –E vedo che siete in difficoltà. Il nostro caro ragazzo vi ha dato proprio una bella gatta da pelare, eh? Trovare Nick Valentine- disse la donna, lasciandosi guidare da Garvey ad una sedia.

-Come sa della nostra missione?- chiese Danse, alterato. –Dovrebbe essere riservata!- aggiunse, guardando Garvey con fare accusatorio.

-Rilassati, ragazzo. Non c'è molto che possiate tenere nascosto a Mama Murphy. Né voi... né Valentine.-

Garvey pareva aver colto qualcosa che a Danse era sfuggito. –Mama, non avrai preso il jet, vero? Non possiamo rischiare, dopo l'ultima volta! La Vista non può servirci così tanto!-

-La Vista vi serve ora più che mai, Preston, e lo sai meglio di me- disse la donna. Danse non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando, e mentre lo pensava, in quel momento l'anziana lo guardò. –È una mia capacità. Le droghe... mi danno una visione di tante cose. Passato, futuro, anche il presente, vicino o lontano che sia- spiegò.

-Che idiozia. Non esiste niente del genere- obiettò Danse, ma Garvey lo interruppe.

-È vero. Funziona. L'ha fatto migliaia di volte, anche davanti a me. Vede davvero- insistette. –Ma ha un costo molto pesante per il suo corpo. Mama, non avresti dovuto farlo. Devo andare a svegliare il dottore... voi tenetela sotto controllo- disse l'uomo, e uscì, lasciandoli soli con la donna.

-Caro ragazzo- fece lei. Iniziava ad avere il fiato corto. –Si preoccupa sempre così tanto...-

Piper si accovacciò vicino alla donna. La guardava con espressione triste, ma le prese una mano nelle sue con decisione. Danse non aveva idea di quanti anni avesse (era raro invecchiare così tanto ovunque, ormai), ma di certo doveva essere tremendamente anziana. Forse veramente quell'ultima sciocchezza le sarebbe costata troppo?

-Mama Murphy- disse a quel punto Piper. –Per favore, dicci cosa hai visto.-

L'anziana le sorrise. –Ah, bambina mia... la Vista non è un granchè con l'età. Ma hai indovinato bene. Ho visto qualcosa- disse. –Valentine è un segugio. Nessuno può nascondersi da lui a lungo, non importa quanto bene pensi di aver cancellato le sue tracce... e lui ha imparato bene da loro. Non avrete modo di trovarlo. Ma non può nascondersi da me...-. Fece una pausa per riprendere fiato. –A nord... venti gelidi spazzano il ghiaccio lì dove la luce del sole non arriva... da duecento anni-. La sua voce si stava facendo fioca. Danse le si affiancò a sua volta per sentire, e la Mama Murphy lo fissò negli occhi. –L'acqua... dovete andare dove c'è l'acqua. Dove la tempesta spazza l'acqua... lì sarà dove dovrete cominciare a cercare- mormorò.

Garvey rientrò di gran carriera con il dottore, a quel punto, e Piper e Danse dovettero allontanarsi. Mentre si affrettavano a portare la donna in clinica, lei gli lanciò uno sguardo d'intesa.

Apparentemente, avevano una traccia.

 
 
   
 
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