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Autore: Sakura_822    30/04/2018    1 recensioni
Mikan e Natsume sembrano non sopportarsi da quando si sono conosciuti,
Ma allora perché quando si parla di Natsume, Mikan sente sempre una fitta al cuore?
E perché Natsume non riesce a staccarle gli occhi di dosso?
Quando Mikan sarà nei guai, Natsume farà di tutto per salvarla.
Ma perché? Non sarà che... No, non diciamo assurdità.
O forse si?
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikan Sakura, Natsume Hyuuga, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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MIKAN

Dopo qualche altra settimana Natsume tornò finalmente a scuola: i capelli erano leggermente più lunghi e alcune ciocche gli ricadevano sugli occhi socchiusi con un’espressione fredda sul volto.

Quando entrò in classe un velo di tristezza si impadronì di me: era così diverso, così solo.

Sopra la divisa portava una felpa extralarge grigio chiaro con delle scritte rosse e verdi. La cosa mi sorprese abbastanza dato che il regolamento vietava qualsiasi tipo di anticonformismo, ma a quanto pare a lui non importava.
 
Quando passò oltre al mio banco non mi rivolse minimamente la parola o un cenno del capo: io ero invisibile per lui.

Si sedette scomposto in un banco abbastanza isolato e vicino ad una delle grandi finestre che decoravano, se così si può dire, la stanza.

Guardarlo mi dava emozioni contrastanti: ero sollevata che si fosse finalmente fatto vivo, preoccupata della sua scomparsa, frustrata da questa sua apparente freddezza e triste.

La tristezza era il sentimento più prepotente, più logorante. Mi sentivo colpevole di qualcosa di cui nemmeno ero a conoscenza, coinvolta in una situazione a me ignota, un groviglio di parole non dette e sguardi non corrisposti.

Io però detestavo Natsume, si, lo detestavo, detestavo quel nodo allo stomaco che avevo ogni volta in sua presenza, detestavo il suo potere su di me, detestavo i momenti gentili che a volte sembravano incorniciare il ragazzo sotto una luce diversa, calda, fresca, dolce.

Si, detestavo Natsume, lo odiavo sotto certi aspetti, ma era come una calamita a cui impossibile sottrarsi, non più oramai.

..
.
 “Natsume..” lo chiamai cercando di afferrarlo per un braccio.
 “lasciami.”

“Natsume ti prego, dimmi che succede”
“Non vedo come ti possa riguardare” rispose acido lui.

“Natsume se non mi dici cosa è accaduto, come pensi che io possa aiutarti?”
“Nessuno ti ha chiesto di farlo, vuoi lasciarmi in pace Maledizione!?” si lamentò lui, strattonando il mio braccio via dal suo, per poi allontanandosi a grandi falcate verso l’uscita della scuola.

Rimasi basita dal suo comportamento, non capivo che stesse succedendo ed il perché dell’improvviso cambio di carattere da parte sua. Era peggio del vecchio Natsume, molto peggio, e il comportamento che aveva avuto nei miei confronti mi aveva, anche se non volevo darlo a vedere, ferito.

“Fossi in te lo lascerei stare” fece la sua comparsa Ruka, raddrizzandosi al mio fianco.

Non so perché ma quel suo suggerimento mi urtò veramente il sistema nervoso.

“Ma come ti permetti?” domandai sbigottita “ Lui è tuo amico!! Come puoi fare finta di nulla?!”
 
Ero tremendamente delusa da lui, lo credevo una persona migliore, un amico migliore, ma forse mi sbagliavo, mi ero persa troppe cose, o forse le avevo avute sempre sotto il naso, ma ero stata talmente stupida da non accorgemene.
 
“Mikan, tu non conosci ancora Natsume come credi, lui..non è una persona a cui legarsi, ne usciresti distrutta, fidati, te lo dico per esperienza.”

“Secondo me l’unico distrutto qui è lui.” Sibilai velenosa, per poi incamminarmi anch’io verso i dormitori.

“Io ti ho avvisato Mikan, spero solo tu riesca ad aprire gli occhi prima che sia troppo tardi.” Mi avvertì, alzando la voce in modo da farsi sentire anche a debita distanza.

Lo insultai mentalmente, per poi dileguarmi: avevo bisogno di cambiare aria.

..
.

Provai a dare un occhiata in giro, sperando di trovare una conosciuta testolina nera, ma fu tutto inutile: si era dileguato di nuovo.

Avevo come l’impressione che più il tempo passasse, più mi fosse difficile raggiungerlo, metaforicamente e fisicamente.

Ero davvero frustrata, volevo davvero tanto che tutto si sistemasse, ma sembravo avere tutto e tutti contro questo mio ideale, maledizione.

Feci il giro del giardino per due volte, sperando di trovarlo, e contemporaneamente mi misi a pensare a cosa dirgli, si insomma, non potevo fare la figura del baccalà giusto?
Sbagliato:
perché tanto, qualsiasi cosa io mi potessi preparare in precedenza, si sarebbe vanificata nel nulla una volta che i suoi odiosissimi occhi cremisi si fossero posati su di me.

Urrrrrrgg, che fastidio!

Lasciai perdere: se Natsume non voleva essere trovato, non ci sarei riuscita a prescindere.

Sbuffai pesantemente, sbattendo il piede destro contro il terreno, con fare infantile.

“Che situazione orribile!”  mi ritrovai a pensare, prima di raggiungere la mia camera, buttandomi sul mio letto e muovendo le gambe su e giù in modo alternato.

Iniziai a piagnucolare, lamentarmi e sbattere leggermente i pugni sul copriletto, emettendo anche qualche piccolo gemito d’irritazione, che però venivano smorzati a causa del cuscino in cui avevo sprofondato la faccia.

“Odio tutto questo…” mi lamentai prima di chiudere gli occhi.

..
.
Il giorno successivo Natsume non venne a scuola e neanche quello seguente. Tornò il terzo, come si racconta abbia fatto Gesù nella bibbia dei cristiani: risorto per salvarci.

In questo caso però, non si trattava di una bella trasformazione, al contrario, Natsume era irriconoscibile: I capelli incolti, erano cresciuti fino a coprirgli gli occhi, il volto pallido e scavato.

Sembrava non mangiasse e dormisse da giorni, e forse era proprio così.

Forse era lui quello bisognoso d’essere salvato.

Provai ad approcciarlo durante l’orario di scuola, ma fu del tutto inutile, maledettamente inutile.

Decisi di aspettare, attendere e cogliere il momento giusto per parlargli in privato.

Solo perché ero preoccupata, tutto qua.

..
.
 
Natsume svoltò a sinistra lungo l’immenso corridoio ed io mi affrettai a seguirlo, cercando di non farmi scoprire.

Sinistra, sinistra
Destra, destra,
attendi, corri.

Sembravo una trottola impazzita, dovevo mantenere un’ andatura che mi permettesse di non farmi seminare, ma allo stesso tempo dovevo stare attenta a non avvicinarmi troppo:
Era un incubo, seriamente, quel ragazzino era troppo veloce,talmente tanto da seminarmi, scomparendo dietro ad un muretto.
Mi affrettai a raggiungerlo, svoltando dove aveva fatto lui in precedenza, ma non vi trovai nessuno.

“E’ te pareva?” mi interrogai retoricamente.

Vagai con lo sguardo, cercando di scorgerlo tra le figure presenti, ma nulla, lo avevo perso, accidenti.

Sbuffai sonoramente, facendo per girare i tacchi, quando sentii la presenza di un leggero venticello all’odore di liquerizia pizzicarmi il collo: improvvisamente sentii caldo.

“Che stai facendo? Perché mi segui?”  
“N-natsume?”  lo fronteggiai, voltandomi con un po’ d’incertezza.

Il ragazzo mi osservò attraverso la sua frangia, decisamente troppo trascurata ed in disordine.

“Oh Natsume che ti è successo?” mormorai, cercando di toccargli il volto, ma lui si scansò, come scottato.
“Natsume…” non lo riconoscevo più, faceva impressione da quanto fosse malconcio.

Una sensazione di terrore e fastidio si insinuò dentro di me, portandomi ad aggrottare le sopraciglia, storcere la bocca, arricciare il naso, assumendo un espressione al quanto unica.

“Ti prego Natsume, dimmi che succede.”
“Ancora?! Mikan ti vuoi fare i fatti tuoi?!”

La sua affermazione non fece altro che darmi ancora più sui nervi.

Presa da un impulso più profondo di quanto pensassi, gli afferrai con forza il polso, stringendo quanto più potessi.
“Non stai bene Natsume, lo vuoi capire?!” sbraitai, fissandolo con due occhi di fuoco.

Lui mi guardò piuttosto seccato e, con un movimento secco, si liberò dalla mia presa.
“Non ti immischiare.” sibilò, tenendo i denti stretti fra loro, come se fossero il filtro che collegasse i suoi pensieri alla sua voce, a mio parere tormentata e distrutta, ma  impaurita al tal punto da non esporsi, urlare.

Sentii gli occhi pizzicarmi: le persone intorno a me stavano cambiando troppo velocemente e drasticamente, ed essere l’unica a non saperne il perché mi faceva uscire fuori di testa.
“Sei un cretino!” singhiozzai, spingendolo.

Natsume si ritrovò col sedere a terra e la cosa, per quanto poco lucida potessi essere in quel momento, mi sorprese, perché non mi sembrava di avere usato poi così tanta forza.

Mi chinai piano verso di lui, con cautela, come se potesse scappare via al minimo movimento brusco.

Presi il suo viso tra le mie mani tremanti, accarezzandogli  con delicatezza le guance e percependo la morbidezza dei suoi capelli, che, troppo lunghi, ricadevano fino ai suoi zigomi.    

“Ti prego parlami.” Lo scongiurai, facendo passare le mie mani fino a dietro al suo collo, coinvolgendolo in un timido abbraccio.

Lui non faceva altro che tremare leggermene sotto il mio tocco e la cosa mi fece stringere il cuore.

Restammo abbracciati per qualche minuto, poi un rumore simile a un ringhio si propagò nell’aria, facendomi staccare dal contatto confusa.

Natsume abbassò lo sguardo, mentre il rumore si ripeté nuovamente.

Sorrisi intenerita quando capii di che si trattasse.

“Natsume…Hai fame?” gli chiesi dolcemente, sorridendo appena, come per rassicurarlo, mentre con la mano destra accarezzavo delicatamente il tessuto della felpa della sua schiena, ancora percorsa da piccoli, ma costanti, brividi.

Il corvino continuava a tenere la testa rivolta verso il basso, terribilmente a disagio.
“Prendi la mia mano” gli mormorai dolcemente, esponendo il palmo della mia mano destra.

Lui esitò un istante prima di decidersi ad afferrarla, tirandosi su un po’ a fatica.
Mi risultò spontaneo posare una mano al lato della sua cassa tragica per sostenerlo, debole com’era.
“Andiamo a mangiare qualcosa ok?”

Lui annuì scattosamente, iniziando a camminare, strizzando più volte gli occhi.

Mentre ci spostavamo, ero in grado di percepire le sue costole dal tessuto della spessa felpa, facendomi venire la pelle d’oca.

Rafforzai la presa, mordendomi il labbro.

“Vedrai che andrà tutto bene.”
 
NOTA AUTRICE (please read)

Salveeee,
vi chiedo enormemente perdono per tutto questo ritardo, ma sono stata sommersa da impegni vari ed è stato davvero difficile per me scrivere questo capitolo, che tra l'altro trovo davvero orrendo. (Non addolcite la pillola, fa schifo e basta ahahah)

Avevo intenzione di riscriverlo, ma allora non sarei stata in grado di pubblicarlo per un altro mese come minimo.

mi ero ripromessa allora però di cercare di renderlo un po' più lungo come segno di scuse, ma mi è stato impossibile pure quello, e più il tempo passava, più mi sentivo in colpa e alla fine ho deciso di pubblicarlo così e basta, scusatemi >x<
(Blame my school eheheh)

come sempre vi chiedo scusa per tutti gli errori che troverete in questa parte, siete liberi di riferirmeli tra i commenti, che vi sollecito sempre a lasciarmi, cosicché  vi possa rispondere con molto piacere, ringraziandovi per il sostegno che mi state dando, kyaa 

A presto ^^


   
   
 
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