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Autore: outlawqueenbey44italy    01/05/2018    5 recensioni
Roni amava il Natale!
Le luci, le decorazioni, l'atmosfera, l'albero... tutto quanto.
Solo una cosa le mancava: una persona speciale con la quale condividere le feste. Questo fino a quando non conosce qualcuno che renderà questo Natale speciale e diverso da tutti gli altri.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henry Mills, Nuovo personaggio, Regina Mills, Robin Hood
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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14 Dicembre.
 
 



Ci vollero quasi due ore prima che l’incendio venne domato con gli idranti, ma ora finalmente le fiamme si erano trasformate in un fumo leggero e saturo. Nell’aria aleggiava un odore di legno e plastica bruciati e il cuore di Roni. Quel bar era tutto ciò che aveva, tutto ciò che avesse mai avuto, e tutto quello che l’era concesso di fare in quel momento era starsene da una parte a guardare con orrore i vigili del fuoco oltrepassare la porta aveva pitturato solo due mesi prima per spruzzare una nuvola di schiuma su ogni singola superficie dell’interno, bagnando ogni centimetro e angolo con un getto d’acqua fino a quando non rimase solo fango e legno bruciato. Tutta la sua vita era andata letteralmente in fiamme.
Mentre i suoi occhi erano fissi sul fumo che saliva verso il cielo, non realizzò che Rowan si trovasse ancora dietro di lei, con un braccio avvolto saldamente intorno alla sua vita, in modo da trattenerla a correre dentro il bar, e l’altro che le accarezzava costantemente il bicipite. Era come una roccia e, per un momento, fu grata di averlo lì con lei. Era l’unica cosa che in quel momento le permetteva di rimanere in piedi e le impediva di cadere a terra e iniziare a urlare.
La sua barba ispida le sfiorò la tempia mentre sospirava; un sospiro basso e triste. Si appoggiò contro di lui, che la strinse a livello della vita, tirando su con il naso mentre le lacrime cominciavano ad appannarle e irritarle gli occhi. Tutto quello che poteva fare era fissare i tre pompieri che uscivano dal locale, per poi sistemare il tubo sul camion e dare al loro capo una sorta di segnale. Uno di loro fece un cenno con il capo e camminò in direzione Roni e Rowan. La donna impiegò qualche secondo per capire che le stava parlando, visto che non c’era altro che risuonava nelle sue orecchie. Solo quando le di Rowan mani le strinsero dolcemente i polsi che spostò lo sguardo per guardarlo.
Erano degli occhi tristi quelli che la stavano fissando.
"Sono il capitano Grant. Mi dispiace molto per il suo bar."
Quell’uomo aveva delle gentili iridi color nocciola, contornate da una rete di rughe. Roni lo ascoltava mentre le spiegava che i suoi uomini pensavano che l’incendio fosse scoppiato nella parte posteriore del locale, molto probabilmente causato da un problema elettrico, ma l’unica cosa che riusciva davvero a fare era osservargli il volto. Sembrava stranamente familiare. Aveva un’aureola di capelli grigi che gli contornava la testa piuttosto calva, contrapposti a un pizzetto bianco e folto. Doveva averlo conosciuto da qualche parte e la sua voce risuonava in modo familiare nella propria mente.
"Signora?"
Scuotendo la testa, Roni prese un respiro profondo.
"Mi spiace, io…" Le parole si fermarono in gola, mentre calde lacrime minacciavano di fare capolino dai suoi occhi.
Rowan l’abbracciò castamente e rivolse le sue attenzioni al capo dei vigili del fuoco:
"L’accompagnerò io in stazione."
"La ringrazio. Se doveste avere altre domande, mi troverete in giro."
"Lo farò." Rispose Rowan irrigidendosi leggermente, mentre si chinava contro la spalla della donna. "Siete certi che si tratta di un malfunzionamento elettrico?" La sua voce era bassa mentre fissava il capitano che aggrottò leggermente la fronte.
Per qualche istante i due uomini rimasero in silenzio. Roni si voltò, notando che lo sguardo di Rowan era sollevato leggermente rispetto le teste delle persone che si trovavano nella folla e stava fissando in stato di shock una donna che se ne stava in piedi sul fondo, con un’espressione compiaciuta dipinta in volto mentre osservava il fumo che saliva verso il cielo.
Il capitano sospirò, scosse la testa e diede una pacca sulla spalla dell’altro uomo.
"Mi fido dei miei ragazzi." Prese un lungo respiro e guardò Rowan dritto negli occhi. "Ma se sapete qualcosa, se qualcuno poteva avercela con Roni, allora vi consiglio di parlare con la polizia." C’era qualcosa nel modo in cui disse quelle parole che fece stringere il cuore della donna. Sapeva di più di quanto volesse lasciar intendere. “Di nuovo, sono davvero dispiaciuto per quello che è successo. Se vorrete ancora parlare, mi troverete in caserma."
Quindi sorrise, si rimise in testa il cappello e tornò dalla sua squadra, che se ne stava tutta riunita in cerchio, sussurrando e con un’espressione preoccupata dipinta sui loro volti.
Vi era qualcosa che a Roni non quadrava. Lo sapeva. Gus era stato lì solamente due settimane prima per fare il suo controllo annuale e andava tutto bene. Tutto era in ordine. Se non fosse stato un problema elettrico, avrebbe fatto dei lavori di manutenzione.
"E’ stata lei!"
Rowan la strinse tra le braccia, sollevandole il mento e sistemandole un riccio ribelle dietro l’orecchio.
"Non possiamo saperlo." Disse in modo poco convincente.
Anche lui lo pensava.
"Certo che è stata lei! Quella stronza ce l’ha con me perché non voglio venderle il mio bar. So che è stata lei.”
Rowan sospirò, quindi le strinse le mani e se le portò al petto per baciarle le nocche mentre scuoteva la testa.
"Non fraintendermi, la Belfrey non mi piace per niente…" Roni sbuffò esasperata mentre le lacrime iniziarono a rigarle le guance. "… ma, prima di distruggerla, dovremmo assicurarci di avere le prove."
Beh, quella non era certamente una cosa che Roni si aspettava di sentirsi dire. Tirò su con il naso, lasciando che lui le asciugasse le guance bagnate dalle lacrime.
"Mi credi?"
Il cuore iniziò a batterle forte in petto quando lui le sorrise, facendo un leggero cenno con il capo.
"Sono con te." Rispose Rowan mordendosi timidamente il labbro. "Ti prometto che la smaschereremo. Insieme."
Per un momento Roni pensò che l’uomo stesse per baciarla, che quella frazione di spazio tra di loro potesse annullarsi e che le sue labbra finire sopra le proprie. Era così vicino. Bastava che alzasse leggermente il mento e si sarebbero incontrati per la prima volta. Poteva vedere dipinto nei suoi occhi lo stesso desiderio che affollava la propria mente. Quelle iridi erano diventate di un color blu luminoso, capaci di trasportarla lontano dal fuoco dietro le sue spalle.
Il respiro della donna si fermò quando l’uomo si spostò sulla sinistra quel tanto che bastava per solleticarle la mascella con la sua barba, sfregandola dolcemente mentre con il naso le accarezzava lo zigomo. Ispirando profondamente, le sue mani le afferrarono i fianchi, iniziando a vagare lungo tutta la sua spina dorsale. Le spostò leggermente la mascella, quel tanto che bastava per rivelare una leggera macchiolina. Roni chiuse gli occhi per la sensazione data da quelle labbra che toccavano leggermente quel segno di bellezza. Era un gesto estremamente intimo venir baciati sul collo invece che sulle labbra. Era qualcosa che davvero non si aspettava. Le sembrò di avere le ginocchia fatte di gelatina. Con tutto il dolore che stava provando e il suo locale che fumava alle sue spalle, il fatto di percepirlo contro di lei la faceva sentire inaspettatamente al sicuro. Le sue dita s’intrecciarono tra i capelli della sua nuca mentre appoggiava la fronte contro l’incavo della sua spalla, sentendo il modo come il suo cuore si spezzò in un batter d’occhio mentre lei mormorava silenziosamente, sprofondando tra le sue braccia.
"Roni?"
Con riluttanza si allontanò da Rowan, che, con le guance paonazze, sorrise a Henry che li stava raggiungendo.
"Roni, mi dispiace tanto."
Il giovane le strinse la mano e non poté fare altro che abbracciarlo forte. Accanto a lei, sentì le piccole braccia di Lucy avvolgerle da dietro la vita.
"Anche a me."
"Grazie!" Roni sorrise commossa, asciugandosi le lacrime e buttando fuori un mezzo respiro soffocato. "Ora mi serverebbe proprio un drink." Henry sorrise, anche se i suoi occhi si rattristarono nel vedere i resti del bar. Sapeva quanto quella donna amasse quel posto. Quella era la sua casa. Lei viveva lì, sopra il locale, e ora era andato tutto in fumo, avvolto in un impetuoso incendio. "Dopo che ho finito di parlare con la polizia, offro io tutti i giri. Okay?" Il giovane la strinse ancora una volta, prima di fare un passo indietro.
Roni gemette. Aveva dimenticato che Rowan aveva promesso al capitano che l’avrebbe accompagnata alla stazione. Non aveva bisogno della polizia. Le serviva solamente una mazza e circa cinque minuti da sola con la Belfrey, ma quel pensiero si allontanò velocemente dalla sua mente quando vide il fumo uscire fuori dalle finestra. La sua amata arma molto probabilmente ora era diventata un mucchietto di cenere. Era di suo padre. Ora era semplicemente l’ennesima cosa che aveva perso.
"Va bene! Poi però voglio bere tutto il whiskey di questa città."
"Affare fatto." Rowan portò una mano sopra la sua spalla. "Ora, prima di trasformarci tutti in dei puzzolenti ubriaconi, posso accompagnarti in centrale?"
Roni annuì, portando la mano sopra quella dell’uomo, sentendosi un po’ più forte mentre camminavano lentamente verso il camioncino dell’uomo. Mentre il veicolo si allontanava, lanciò un’ultima occhiata al suo bar. L’insegna oscillava ancora avanti e indietro. Non era stata bruciata. Non era andato distrutta. Nemmeno lei.
 
 
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"Ascolta, so che pensi che sia stata la Belfrey, ma non ne hai le prove."
"Allora lasciami dieci minuti con lei e te ne troverò qualcuna."
"E vuoi essere accusata d’aggressione? Davvero Roni, pensavo che fossi più intelligente di così."
La donna sbuffò mentre Weaver la fissava impassibile, alzando leggermente le spalle. Quell’uomo non le era mai piaciuto molto o, meglio, non si fidava completamente di lui. Era un mascalzone a cui interessava solamente di se stesso, anche se sapeva che, come molti altri, era tra le grinfie di Victoria. Sbattendo un pugno sul tavolo, si sporse verso di lui, lanciandogli un’occhiata torva.
"Sappiamo entrambi che il mio bar non ha preso magicamente fuoco da solo."
"E’ stato un problema elettrico."
"Al diavolo!" Ringhiò la donna. "Sai che è stata lei."
"E come faccio a saperlo?" Weaver sorseggiò lentamente il suo caffè, non facendosi intimorire dallo sguardo arrabbiato con il quale la donna lo stava fissando. "E poi perché la Belfrey avrebbe dovuto bruciare il tuo bar?"
"Perché è una strega e le ho detto che non glielo avrei mai venduto."
"Quindi è stata una sorta di vendetta?"
La nonchalance nel suo tono di voce fece irritare profondamente Roni. Ormai era chiaro che a quell’uomo non interessava scoprire chi avesse bruciato la sua casa. Frustrata, ricadde indietro sulla sedia.
"Voglio un’indagine."
"Per cosa?"
"Su di lei."
Weaver ridacchiò e roteò gli occhi.
"Questa non è una buona idea."
"Perché?" Ringhiò Roni. "Hai paura che le persone scoprano quanto sei corrotto? Raccontami, quante volte ti ha già riempito le tasche per farti chiudere gli occhi sulle cose che accadono in questa città? Sono sicura che il tuo capo sarà entusiasta di sapere come t’incontri di nascosto con i criminali."
Il minuto che Weaver impiegò per fissarla fu teso, tanto che sentire il sangue che le pulsava nelle orecchie mentre lui la fissava torvo. Mentre il poliziotto si alzò, Roni s’irrigidì, alzando lo sguardo per livellarlo a quello dell’uomo.
"Se vuoi distruggere la Belfrey, fallo da sola."
La donna lo fissò cupo.
"Oh lo farò!"
Afferrando il suo cappotto, aprì la porta e la chiuse sbattendola alle sue spalle. Il rumore echeggiò all’interno della stazione, mentre tutti gli occhi si voltarono per vedere da dove provenisse. Fregandosene di loro, tuonò in direzione di Rowan, che si alzò e, senza dire una parola, la seguì fuori. L’aria era fresca e frizzantina mentre Roni inspirò pesantemente, chiedendo alle lacrime di non iniziare a scorrere. Non avrebbe pianto, non per la Belfrey. Se quella cagna voleva la guerra, allora gliele avrebbe data. Rowan scivolò accanto a lei, guardandola attentamente. L’uomo non poté fare a meno di pensare quanto fosse adorabile quando era arrabbiata, ma sapeva che, se l’avrebbe detto ad alta voce, probabilmente avrebbe ricevuto un pugno sulla mascella. Sorrise e avvolse un braccio intorno alle spalle della donna, tirandola verso di sé in modo che la sua tempia potesse posarsi contro di lui.
"Whiskey?"
"Whiskey."
Le baciò dolcemente i capelli, facendo scorrere le dita tra i suoi ricci mentre camminavano lentamente verso il suo camioncino.
"Ho un paio di bottiglie in negozio, possiamo fare qualche danno serio con quelle."
Il sorriso sul volto dell’uomo si allargò mentre Roni sorrise tranquillamente dietro i suoi capelli, mordendosi il labbro al quale lui aveva pensato davvero molte volte in quelle ultime due settimane. C’era qualcosa tra di loro che era cresciuto velocemente, rafforzandosi. Era lì. Come una sensazione forte che risuonava nel suo petto e che inseguiva la paura di rimanere da solo per il resto dei suoi giorni. Lei era quella giusta per lui e sperava davvero che lui fosse quello giusto per lei. La donna strizzò gli occhi nocciola e alzò la testa per incontrare il suo sguardo.
"Grazie!"
"Di nulla, milady." Rispose Rowan stringendole la mano. "Anche se probabilmente dovremmo ordinare anche qualcosa da mangiare. Non so te, ma io non reggo bene l’alcol se bevo a stomaco vuoto."
Roni ridacchiò. L’uomo arrossì nuovamente mentre armeggiava con le sue chiavi. Era tutto molto carino, anche se non si trattava di un appuntamento. Avrebbero solamente preso qualcosa da mangiare e bevuto fino a diventare ubriachi, ma stranamente si sentiva come se lo fosse, sempre se non pensava al suo bar e alla Belfrey. Forse poteva essere carino uscire con lui per un vero appuntamento.
Rowan le aprì la portiera come un ridicolo e adorabile gentleman, facendole un occhiolino che le provocò un crampo allo stomaco mentre camminava per raggiungere l’altro lato del suo camioncino. Era bello. Molto bello mentre scivolava sul suo posto, s’infilò un paio di occhiali da sole scuri e le sorrise.
"Pizza?"
"Solo se c’è anche dell’ananas sopra."
Rowan strinse il volante con entrambe le mani mentre la fissò.
"Ti piace la pizza con l’ananas?"
Roni corrugò la fronte e si leccò le labbra.
"Sì! Problemi?"
Il suo sorriso fu capace di cancellare ogni dura inflessione in quel giocoso punzecchiarsi. Rowan scosse la testa ridacchiando, afferrandole la mano per baciarle il palmo.
"Pensavo che piacesse solo a me."
Oh che bastardo!
Roni roteò gli occhi mentre l’uomo ridacchiava, accendendo il camioncino e partendo. La donna l’osservò con la coda dell’occhio, cercando di non farsi sorprendere con lo sguardo stralunato mentre lui le accarezzava le nocche con il pollice. Mentre svoltavano in direzione del negozio, l’uomo continuava a guardarla come se avesse qualcosa sul viso o intrecciato tra i capelli. Roni mormorò incuriosita mentre Rowan prese fiato e chinò la testa di lato per trovare gli occhi di lei, rallentando il veicolo alla vista della luce rossa del semaforo.
"Sei davvero un enigma per me." Finalmente confessò, facendole alzare un sopracciglio. "Semplicemente non ho mai incontrato una donna che praticamente rappresenta un faro di speranza per un’intera comunità, che le piace il whisky e la pizza con l’ananas. È troppo bello per essere vero. Probabilmente potrebbe persino prendere tutti quanti a calci con la sua mazza."
Le guance della donna diventarono paonazze mentre lo fissava. La sua bocca era leggermente aperta mentre si mordeva il labbro, sorridendo come un’idiota.
"Sei davvero incredibile, Roni."
"Sono semplicemente la tua versione femminile, solo sono un po’ più raffinata." Rispose la donna, giocherellando con il suo pollice sopra la leva del cambio mentre l’uomo continuava a guidare.
"Ah, è vero. Avevo dimenticato che eravate una regina, Maestà."
"Dovresti averne un po’ paura, no?"
Rowan si fermò di fronte al suo negozio.
"E perché mai?" Chiese slacciandosi la cintura e uscendo dal camioncino per andare ad aiutare Roni a scendere, anche se non ne aveva davvero bisogno.
"Penso che tu ti sia dimenticato di aggiungere l’aggettivo cattiva al mio titolo."
L’uomo alzò le sopracciglia mentre con i fianchi squadrati le bloccò il bacino contro lo sportello del camioncino. Portò le mani sopra le costole di lei, tracciando lentamente delle linee in alto e in basso fino a quando non si fermarono sulla sua vita. Mormorando in segno di apprezzamento, scrutò il suo viso, notevolmente incuriosito da quello che stava vedendo.
"Penso che abbiano sbagliato tutto."
Roni respirò lentamente, lasciando che le mani dell’uomo vagassero sul suo corpo.
"Come mai?"
Dovette usare tutto il suo autocontrollo per non gemere a causa del modo come lui appoggiò la mano sul suo viso, di come i suoi occhi si chiudevano momentaneamente mentre sfrega la sua barba. Cercò di non pensare neanche al suo respiro caldo contro la sua pelle le dava un senso di vertigine. L’uomo le strinse i fianchi, alzando gli occhi per incontrare i suoi. Roni sperò davvero che le sue iridi non rivelassero tutta la lussuria che stava provando dentro di sé.
"Non va bene per te. Audace e sfrontata sì, ma non cattiva." Rispose Rowan avvicinandosi ancor di più a lei.
Il cuore di Roni iniziò a battere forte mentre un ricordo confuso riaffiorò nella sua mente.
Aveva già detto quelle parole. Beh, non lui, ma qualcun altro. Leccandosi le labbra, ispirò bruscamente mentre la mano di Rowan si alzò per accarezzarle la guancia, sfiorandole il labbro con il pollice.
"Disse l’eroe che viveva nella foresta."
L’uomo ridacchiò.
"Ah, giusto! Un uomo dal cuore cavalleresco e gentile, come potrei dimenticarlo?" Chiese, allontanandosi dalla donna. Roni lo fissò stupefatta per quel gesto improvviso, proprio adesso che erano così vicini. "Perdonatemi, mia regina, ma l’abbondante quantità di alcol che lei mi ha richiesto e la pizza all’ananas la stanno aspettando." Si chinò in modo piuttosto scenografico, prima di allungare una mano e tirarla all’interno del locale.
Roni si accigliò leggermente, non riuscendo ancora a capire perché si fosse allontanato così velocemente da lei. Se l’uomo aveva intenzione di recitare la parte del gentleman, allora, forse, era meglio se anche lei stava al gioco, esaltando il proprio lato diabolico.
Occhio per occhio, no?
Non era sicura del perché non fosse mai entrata in quel negozio prima. Era incredibile. Quell’uomo era incredibile. Vi erano dei mobili che nemmeno sembravano scolpiti nel legno. Si sviluppavano a spirale e si contorcevano come se fossero dei rami. Erano spessi e robusti, ma allo stesso tempo delicati in un modo che non riusciva ben a descrivere mentre con le dita accarezzava i ripiani in quercia e pino bianco. Era davvero affascinata.
Rowan, invece, non fece altro che mettersi dietro di lei per cercare le bottiglie di whisky che le aveva promesso. La lasciò curiosare per il locale, osservare i gingilli e gli ornamenti appoggiati sulla scrivania e sfiorare con le mani gli scaffali per il vino a forma di tubo, fino a quando non raggiunse un pezzo che aveva appena terminato. Era il tavolo sopra il quale aveva lavorato per quella che le era sembrata un’eternità. Si trattava di un pezzo di quercia che aveva tagliato, levigato e intagliato in un’unica scrivania.
Quasi inciampo contro una sedia quando la donna si piegò in avanti per osservare il piccolo pino intagliato sulla superfice del tavolo, lasciando intravvedere il suo perizoma in pizzo nero che sbucava della parte posteriore dei suoi jeans scuri. Quella vista fece muovere la sua zona al di sotto della cintura, ma dovette ricordare a se stesso che Roni aveva avuto una brutta giornata – una giornata davvero terribile – quindi, immaginarla premuta contro di sé con addosso solo quel piccolo pezzo di stoffa, era sicuramente l’ultima cosa a cui doveva pensare. Neanche da ubriaco sarebbe riuscito a far svenire quei pensieri.
"E’ incredibile!"
Rowan gemette. La donna aveva ragione: aveva un sedere davvero incredibile. Era perfettamente scolpito, sodo...
"Hey? Stai bene?"
Tornando alla realtà grazie a quella domanda, si trovò davanti Roni con un’espressione divertita dipinta in volto. Le guance dell’uomo diventarono velocemente paonazze; era stato colto in flagrante mentre le guardava il sedere. Facendo scorrere una mano tra i capelli, ridacchiò e si scrollò le spalle con uno sguardo da ‘puoi biasimarmi’ dipinto negli occhi. La donna si avvicinò, sorridendo per tutto il tempo. Il cuore dell’uomo iniziò a battere velocemente quando lei si abbassò contro di lui, quel tanto che bastava affinché lui potesse annusare il leggero profumo d’ambra dei suoi capelli e sentire il calore del suo respiro contro le labbra.
"Che ne dici di bere un po’ di quel whiskey?" Chiese Roni sorridendo, mordendosi un labbro nonostante i suoi occhi rimasero fissi su quelli di lui.
Rowan annuì, sorrise e scosse la testa scherzosamente mentre afferrava la bottiglia d’alcol e, con l’altra mano, si concedeva un viaggio piuttosto avventuroso lungo la schiena della donna. Se si fosse spinto un po’ più in basso… beh, Roni non face altro che mormorare e rubargli la bottiglia dalla mano.
Si accomodarono sul pavimento, sistemando a terra una coperta e dei cuscini che l’uomo aveva preso dalla stanza sul retro. Il cartone con la pizza che avevano mezzo mangiato si trovava alle loro spalle e gran parte del whisky nella bottiglia era stato bevuto. Quando iniziarono il secondo giro di bevute, Roni si fece ancora più vicina, tanto che le loro ginocchia e le dita si sfioravano e incrociavano più spesso del solito. Quando ormai erano mezzi ubriachi, iniziarono ad ideare qualche piano per distruggere la Belfrey, anche se la maggior parte di loro ruotava intorno al fatto che Rowan avrebbe preparato una nuova mazza che Roni poteva portare con sé quando sarebbe andata a farle ‘visita’.  La donna ridacchiò e abbassò la testa contro il petto dell’uomo, ridacchiando mentre lui continuava a descrivere il tipo di legno che avrebbe utilizzato per assicurarsi che la mazza non si rompesse.
Rowan non disse nulla quando lei iniziò a sorseggiare dal proprio bicchiere, lasciando l’impronta del suo rossetto rosso scuro sul bordo. Avrebbe sicuramente incorniciato quel pezzo di vetro, soprattutto perché ne era piuttosto invidioso. Era geloso di un bicchiere contro il quale aveva premuto le sue labbra. Dire che desiderasse baciarla era un eufemismo. Stava letteralmente morendo dalla voglia di assaggiare ogni parte di lei, fino all’ultima goccia. Ma, ogni volta che pensava di poter chiudere la distanza tra di loro, gli occhi della donna si velavano e tirava su con il naso, sprofondando di nuovo tra i cuscini arrabbiata per il fatto che il suo bar fosse stato trasformato in un mucchio di cenere.
"Era tutto ciò che avevo, lo sai." Disse Roni sospirando, riempiendo ancora una volta i bicchieri. "La mia intera vita si trovava lì e ora è andato tutto in fumo.”
Rowan avvolse un braccio intorno alle sue spalle e premette un bacio contro la sua tempa con un basso respiro. Non era certo di che cosa stesse facendo, visto che voleva farla sorridere, ma invece i suoi occhi iniziarono a lacrimare. Voleva solamente che smettesse di soffrire così tanto.
"Puoi sempre rimanere qui con me." Quelle parole uscirono fuori dalle sue labbra prima che riuscisse a trattenerle.
Il suo cuore si fermò quando la sentì irrigidirsi contro di lui. La sentì deglutire e spostarsi leggermente tra le sue braccia per guardarlo negli occhi con uno sguardo incredulo.
Non avrebbe dovuto dire nulla. Avevano appena iniziato a... vedersi o conoscersi. Chiederle di trasferirsi da lui, anche se per un breve periodo, era davvero qualcosa di prematuro. Sussurrò velocemente le sue scuse, facendo in modo che il suo sguardo si concentrasse sulle loro dita intrecciate insieme. Roni si limitò a fissarlo con le guance leggermente arrossate per quella semplice offerta che le aveva fatto. Avrebbe potuto stare con lui… un uomo che conosceva da meno di due settimane che le stava chiedendo o invitando a vivere con lui perché… beh, la sua vita era appena andata in fumo e, realisticamente, non aveva un posto dove andare. Il punto era che non si conoscevano – cosa di cui non era completamente convinta visto che c’era qualcosa di troppo familiare in lui per essere un completo estrano – quindi non poteva trasferirsi da lui… vero?
No! Non poteva. Era una cosa ridicola. Ma, il modo con cui le sue fossette si fecero sempre più profonde mentre sorrideva timidamente, le fece contorcere lo stomaco su se stesso fino a quando non fu più certa se volesse baciarlo o scoppiare a ridere per quanto lo trovava adorabile. Meglio la prima. Baciarlo era sicuramente la scelta migliore tra le due opzioni. Era bello e affascinante, comicamente gentile per la maggior parte del tempo. Poteva dire che aveva un buon cuore e una delle rare anime pure di questo mondo. Era così presa da lui che non si rese veramente conto quando lo prese in giro dicendogli che era un "…vero Robin Hood."
Quel commento la fece scivolare in un oceano d’imbarazzo. Osservò gli occhi di Rowan muoversi velocemente mentre sorrideva, facendo roteare il whisky nel suo bicchiere pensieroso.  
"E pensa che sono bloccato qui con la regina cattiva." Rispose dopo qualche secondo di silenzio.
Roni ridacchiò, dandogli una pacca sul petto per poi spostarsi leggermente da lui, che la stava osservando con un’espressione incerta in volto.
"Stiamo proprio da favola." Disse la donna scaldandosi, arrossendo e alzando gli occhi. "Credi davvero a quello che dice Lucy?"
"Perché no?" Mormorò l’uomo, accarezzandole il bicipite con le dita "Sarebbe una cosa piuttosto romantica, no? La regina cattiva messa in ginocchio da un fuorilegge.”
"Non m’inginocchierei mai per un popolano." Rispose Roni con un sorrisetto. "Se mai sarei tu a doverti mettere in ginocchio davanti alla regina." Rowan sogghignò, stringendole una coscia mentre cercava di non guardare il modo con cui si stava leccando il labbro inferiore né il modo come il suo petto si alzava e abbassava in modo così pronunciato ogni volta che ispirava. "Forse ti ho stregata per farti innamorare." Aggiunse con voce rauca.
L’uomo dovette far appello a tutto il suo autocontrollo per non saltarle addosso proprio in quel momento.
"Impossibile."
"Chi lo dice?"
"Le leggi della magia."
La donna rimase in silenzio, guardandolo in modo strano.
"Non mi dire che sei un nerd con una passione segreta per Harry Potter e altre cose simili?"
L’uomo sbuffò leggermente, sorseggiando il suo whisky.
"L’ha detto il Genio."
"Scusami?"
"Il Genio di Aladdin. Non puoi far innamorare qualcuno di te usando la maglia."
L’uomo corrugò la fronte, facendola sentire un pesce fuor d’acqua.
"Non sapevo che fossi un appassionato dei film della Disney."
"Io no." Ammise lui. "Ma mio figlio sì."
Roni rimase immobile. Aveva un figlio e, a quanto aveva capito, doveva essere piccolo. Cercò di nascondere lo shock con un vago ‘oh, se lo dici tu’, ma sapeva che Rowan aveva colto il suo momentaneo stordimento mentre, alzando le spalle, intrecciò la mano con la sua e sospirò pesantemente.
"Non vedo mio figlio da un po’ di tempo." Spiegò l’uomo, accarezzandole il pollice mentre lei aspettava che lui decidesse di continuare. "Quando mia moglie se n’è andata, si è assicurata d’avere la custodia esclusiva di Ryan. Ho il permesso di vederlo una volta al mese per quarantotto ore. Quindi sono costretto a voltare verso la costa orientale solamente per assicurarmi che non si dimentichi di me o di quanto lo ami."
Il cuore di Roni si spezzò in mille pezzi per lui. Non doveva essere semplice stare lontani dal proprio figlio. Lei voleva tanto essere una madre. Una volta aveva provato ad adottare un bambino, ma non era andata bene e quella sensazione non se ne era mai andata via del tutto. Essere una madre era qualcosa che aveva sempre desiderato, anche se, per il momento, non le era ancora accaduto. Rowan cercò di sorriderle, anche se i suoi occhi non trasmettevano altro che tristezza mentre si gustava l’ultimo sorso di whisky.
Roni non voleva che si concentrasse sul suo dolore, non in quel momento, quindi, prendendo un grande rischio, afferrò il bicchiere dalle mani dell’uomo e lo fece scivolare sul pavimento, sperando che non si rovesciasse. Quindi, si mise a cavalcioni sopra la sua vita, prima che riuscisse ad emettere un suono diverso da uno di sorpresa per quell’improvvisa invasioni. Rowan portò le mani sopra la sua vita, lasciandosi sfuggire un leggero gemito quando lei fece roteare i fianchi per pesare di meno su di lui. Sembrava che parlare di locali bruciati o relazioni a distanza non spegnesse assolutamente la fame di lei che aveva.
"Mi dispiace per tuo figlio.” Disse Roni baciandogli la fronte. "Mi spiace che tu sia così lontano da lui." Gli baciò un’altra volta la tempia. "E mi dispiace che siamo brilli per colpa del whiskey, ma non siamo ubriachi quanto volevamo." L’ultimo bacio fu sulla mascella, proprio dove si trovava la fossetta.
Rowan le afferrò le cosce, spostando una mano sulla sua schiena, fino ai suoi ricci, mentre le sue labbra si posarono sulla sua gola, baciandole lentamente la pelle. Un suono insolito fuoriuscì dalle labbra di lei, qualcosa di ben lontano da un sospiro e troppo bisognoso e desideroso per provenire da quella donna. Comunque, lui lo prese come un invito a continuare.
Roni ruotò e si piegò contro il grembo dell’uomo fino a quando la cucitura dei suoi pantaloni non colpì il punto tra le sue cosce che le doleva. Gemette più forte, intrecciando le dita tra i capelli di lui, tenendogli la testa contro il proprio petto contro il suo petto mentre i baci di lui si facevano strada nella sua scollatura, immergendoci il volto per leccare la linea lungo i suoi seni. Non era abbastanza. La sua maglietta gli impediva di arrivare dove voleva.
Si sentiva bene, davvero bene. Un pensiero fugace attraversò la mente di Roni mentre lui le accarezzava un pezzo di seno: forse non aveva bisogno dell’alcol per sciogliersi, per far si che le loro inibizioni volassero fuori dalla finestra in modo che possano realmente farsi strada in punti inesplorati dei loro corpi. Lo voleva tanto anche lei.
Ma erano trascorse solo due settimane. Dovevano aspettare. Rowan le sfiorò un capezzolo, tirandolo e torcendolo, mentre con la mano libera fece scivolare la sua maglietta fino a mostrare il reggiseno in pizzo nero che porta sotto. L’abbassò prima che la donna glielo chiedesse, baciandole la pelle, calda e bagnata, sentendosi fottutamente bene. Le cose andarono meglio quando lei rotolò, per finire sul suo grembo. Roni poteva sentire perfettamente quanto fosse duro. I suoni che Rowan emetteva erano più profondi. La donna si sentì imbarazzata quando si lasciò sfuggire un ah! stridulo non appena la bocca dell’uomo si fermò sul suo seno.
Rowan la tenne stretta contro la sua bocca, mordicchiandola e leccandole il merletto con la lingua e il pensiero di chiedergli di rallentare le cose volò giù dalla finestra.
"Cielo, Roni." Genette contro la sua pelle. "Tu hai…" Prese tra le labbra l’altro suo capezzolo, succhiandolo forte mentre lei si piegava in avanti, boccheggiando. "Il tuo… " La morse "…seno…" La strinse tra le sue labbra. "…è incredibile."
Roni sorrise, anche se l’uomo non riusciva a vederla. Quindi fece correre le unghie lungo la schiena di lui. Rowan si godette i brividi che lei gli donava, quindi spostò le mani sul suo sedere e la guidò lungo la sua crescente erezione, spingendola con forza contro di sé. La desiderava disperatamente, ma voleva trattarla nel modo giusto, corteggiarla come un vero gentleman, spogliarla e farla contorcere sotto di sé quando non erano sotto effetto del whiskey. Voleva uscire con lei come si deve, fere colazione a letto, portarla fuori per una passeggiata al chiaro di luna e fare tutte quelle cose sdolcinate e sentimentali che un uomo fa per una donna quando è innamorato. Ma lei lo faceva sentire così bene. Così dannatamente bene. Quindi mordicchiò quella pelle olivastra premuta contro la sua.
"Oh merda!"
La voce di un uomo echeggiò nel negozio e Roni crollò contro le spalle di Rowan mentre lui si raddrizzò abbastanza da vedere Wyatt, il suo coinquilino, incespicare davanti alla porta, con una mano sul viso per coprirsi gli occhi.
"Scusa, amico. Non sapevo che avessi compagnia."
Ancora sopra di Rowan, Roni scoppiò a ridere e si voltò quel tanto che le bastava per vedere l’intruso, ma non abbastanza per farsi vedere interamente da lui. L’uomo borbottò qualcosa in direzione della porta e, aprendola con un movimento veloce della mano, corse fuori.
Rowan sbuffò, appoggiando la fronte contro il suo petto.
"E lui chi era?"
"Il mio coinquilino o, meglio, l’uomo che dorme sul mio divano.” Gemette Rowan, chinando il mento per incontrare il suo sorriso. "Mi dispiace."
"Non devi." Rispose la donna, baciandogli la fronte. "Fare sesso perché spinti dall’alcol non era comunque una buona idea.”
L’uomo ridacchiò, baciò un neo sul suo seno e sospirò, mettendosi a sedere mentre si concedeva qualche momento per accarezzarle lo stomaco.
"Forse hai ragione."
"Ora devo andare."
"Dove hai intenzione di andare?"
Roni non ci aveva ancora pensato, soprattutto perché l’erezione di lui era ancora ben posizionata tra le sue cosce.
"Troverò un posto."
"Rimani."
"Rowan."
"No, non per questo. Ho un letto libero e prometto di comportami da gentiluomo."
Rowan sorrise, cosa che di certo non aiutò Roni. Non aveva un posto dove stare e trovare una stanza d’hotel non era esattamente la cosa migliore da fare a quell’ora di notte.
"Posso prendere in prestito una maglietta? Non posso dormire così."
"Potresti dormire nuda."
La donna ridacchiò, scuotendo la testa e alzandosi da sopra di lui.
"Non penso che la tua vena cavalleresca durerebbe molto così."
Anche Rowan scoppiò a ridere, nascondendo la testa contro la testa di lei con un gemito.
"Probabilmente hai ragione. Vieni, casa mia è a cinque minuti a piedi da qui."
Roni scolò il resto del suo whiskey e sistemò la sua maglietta, sapendo perfettamente che per tutto il tempo gli occhi dell’uomo erano fissi sulla sua pelle. Era bello sentirsi desiderata in quel modo. Forse poteva accettare la sua offerta e rimanere con lui per più di una notte.
Rowan le afferrò la mano con un ghigno sul volto.
"Vogliamo andare, vostra maestà?"
"Fammi strada, ladro."

 
 
… To be continued…
 
 


 
Salve a tutti!
Eccomi tornata con un aggiornamento di questa traduzione. Lo so che Natale è passato da un pezzo e che, anzi, è quasi più vicino il prossimo, ma purtroppo devo sottostare ai ritmi dell’autrice, oltre ai miei vari impegni.
Tornando a noi, tutti sono più che certi che a bruciare il locale sia stata Victoria, ma i vigili del fuoco e Weaver sono certi che si tratti di un semplice guasto elettrico. Sono forse tutti in mano alla Bealfry?
L’unica cosa buona di questa situazione è che Roni e Rowan si sono davvero avvicinati, tanto che, se non fossero stati interrotti, avrebbero rischiato di farlo nel locale dell’uomo.
Alla fine Rowan invita Roni a dormire a casa sua e la donna, dopo un po’ di titubanza, accetta. Riusciranno a portare a termine quello che avevano iniziato o trascorreranno una notte tranquilla?
Fatemi sapere.
Intanto vi lascio il link per leggere la storia in lingua originale.
https://www.fanfiction.net/s/12740642/5/Whiskey-and-Mistletoe
Ringrazio tutti voi per aver letto il capitolo, soprattutto chi troverà qualche secondo per farmi sapere il suo pensiero.
Alla prossima!
MaDiSte
   
 
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