Ringrazio
anche solo chi legge.
La
citazione è una strofa della canzone di Tiziano
Ferro: “Solo” è solo una parola.
Cap.
41 Litigio
È
tanto che volevo dirtelo adesso è tardi.
Quanto
per riuscire a dirmelo invece parti,
E
partirò anche io e partirà una sfida.
La
poderosa zampa del drago rosso rubino si abbatté al
suolo, frantumando la pavimentazione candida che era apparsa
nell’ambiente onirico.
Il
sangue delle ferite di Elly si era rappreso, ma,
nuovi tagli si aprirono sulla sua pelle quando le nuove schegge la
bersagliarono.
<
Qui non stiamo andando da nessuna parte. Devo
cambiare strategia, però, dubito mi lascerà il
tempo per riflettere > pensò
la saiyan.
“Vuoi
l’ira, la forza bruta? Beh, inquietante
lucertolone, l’avrai!” sbraitò.
Il
drago rise in maniera fredda, dando vita a dei
profondi versi di gola.
“Ti
conviene trovare un’offesa più valida”
la derise.
“Preferisci
‘cineseria da due soldi’?” lo
interrogò
Elly, il drago ghignò.
**********
“Vegeta,
sei un dannatissimo cocciuto! Non puoi venire
anche tu, non sei in condizione!” gridò Goku.
Vegeta
serrò un pugno e digrignò i denti.
“Non
me ne frega assolutamente nulla di quello che
pensi! Non gli permetterò di portarmi via anche
Bra!” sbraitò.
“Non
ti reggi neanche in piedi. Sembri uno scheletro”
lo riprese Goku.
Vegeta
serrò un pugno e glielo dimenò davanti al
petto, il capo alzato, guardando in viso l’altro saiyan.
“O
andiamo insieme o andrò da solo, microcefalo”
sibilò.
Goku
si grattò la testa.
“Urca,
sei davvero insopportabile” si lamentò.
Entrambi
spiccarono il volo, diretti nella direzione
da cui provenivano le auree di Bra e di Goten.
Atterrarono
davanti a un grande castello.
<
Fin troppo ovvio sia una trappola > pensò
Vegeta.
<
C’è troppo silenzio > rifletté
Goku.
L’immensa
porta era chiusa, nei pressi del castello la
gravità era tale che furono costretti ad atterrare,
s’infiltrarono attraverso
una finestra al primo piano. Il corridoio era illuminato da delle torce.
“Io
dico che dobbiamo andare di qua” disse Goku,
indicando un corridoio con un tappeto rosso e le pareti spoglie.
Guardando di
sottecchi i quadri nel corridoio adiacente, fissando i loro occhi.
Vegeta
notò delle macchie di sangue sul tappeto del
corridoio indicato da Son.
“Tsk. Io
dico che è dobbiamo andare dall’altra
parte” ribatté, incrociando le braccia al
petto.
Goku
notò che uno dei quadri lo stava fissando.
“Io,
invece, dico di là” ribadì.
Vegeta
notò che il tappeto era anche umido e puzzava
di putrefazione.
“Dobbiamo
andare di qua, cocciuto” replicò.
“Questo
dimostra che sono un saiyan” lo spiazzò Goku.
“Allora
dividiamoci” disse Vegeta, prendendo la sua
strada.
“Meglio,
quando siamo insieme ce ne capitano di tutti
i colori. Li ritrovo io, in barba a te, Vegeta”
borbottò Goku, andando
nell’altra direzione. Proseguì di una ventina di
passi, prima di avvertire un
bruciore al petto e sbuffò.
<
Forse ho esagerato. Non è in condizioni di stare
da solo > pensò, avvertendo il senso di colpa
all’altezza del petto. Si
morse l’interno della guancia. < Magari adesso mi
odia. Giuro che è l’ultima
volta che litigo veramente con lui > si promise.
Sentì il tappeto sotto di
lui iniziare a fare dei rumori simili a una stuoia da bagno bagnata.
Avvertì un
odore di muffa pungergli le narici, attivò l’aura
da divinità non rintracciabile
e serrò i pugni. < Spero Vegeta non finisca nei guai
> pensò, accelerando
il passo.