Dal testo:
(...) «Mamma, eri bellissima!».
«Come?», sua madre si sporse appena per guardare la fotografia che sua figlia stringeva tra le dita. Sentì improvvisamente il fiato venirle meno.
Una Hermione diciassettenne sorrideva all’obbiettivo. Seduta a gambe incrociate in un immenso prato cosparso di fiori colorati e lucenti come stelle, indossava una camicia troppo grande per il suo corpo esile, che le era scivolata da una spalla scoprendola fin quasi al seno. I capelli lunghi, molto più di come li portava adesso, ricadevano morbidi e leggermente arruffati ad incorniciarle il volto. Gli occhi socchiusi e intrisi di una strana emozione accompagnavano un sorriso languido.
«Chi te l’ha scattata, papà?», domandò maliziosa Rose.
Ci fu un lungo momento di silenzio, interrotto solamente dal ritmico ticchettare di un vecchio pendolo appeso al muro in fondo alla stanza.
«No», rispose Hermione, quasi in un sussurro, «non è stato papà a scattarla». (...)
[Storia partecipante al contest "Solstizio d'Estate" indetto da Writers Arena]