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Autore: WYWH    06/05/2018    3 recensioni
"What If" sull'universo di Furisode, è passato un anno dagli avvenimenti di Kintsugi.
E se Genzo, infortunato, non fosse andato in Giappone ma fosse rimasto a Monaco? In quale forma potrebbe giungere a lui l'amore? Che tipo di amore potrebbe riuscire a scalfire la sua dura corazza? A volte, forse, non è necessario un amore romantico...
"Non può avere i miei occhi, non può avere il mio sorriso, ma ha tutto il mio cuore." [anonimo]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oriente & Occidente'
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Prologo: Grundshule

 

Sento suonare la campanella, devo sbrigarmi a scrivere nel diario.

“...fino a pag 14. Fare Esercizi pag.15 dal numero 1 al numero 4”

Afferro diario e astuccio e li ficco dentro la cartella mentre sento i miei compagni di classe gridare e agitarsi, la signorina Bauer immediatamente urla un “Bambini!” che fa zittire tutti per qualche secondo, ma tanto le chiacchiere riprendono.

Mi sistemo la felpa e corro a prendere il mio berretto grigio fuori dalla classe, calcandomelo bene in testa, chissà chi mi prenderà la mano oggi, a nessuno piace stare in fondo alla fila; torno in classe a prendere lo zaino, e Gerta mi aspetta accanto al mio banco con un sorriso.

-Andrea! Andiamo?-

Ultimamente Gerta mi chiede spesso di giocare con lei, soprattutto a calcio, vuole imparare a fare il portiere come me, pensa che sia “fico”; io guardo le altre bambina della classe, come al solito non hanno l’aria contenta di vedermi accanto alla loro amichetta del cuore.

-Bambine in fila!-

La signora Bauer ci richiama di nuovo, e io prendo la mano di Gerta, è molto morbida e ha la pelle molto più chiara della mia. Gerta è una bambina bellissima: ha i ricci biondi e gli occhi azzurri, piace a tutti in classe, anche agli insegnanti e alle bidelle.

Però gli insegnanti dicono sempre che è “bella tanto quanto capricciosa”, ma secondo me si sbagliano: con me lei non si comporta mai così.

-Anche oggi ti alleni Andrea?-

-Si.-

-Domani mi insegni qualcosa allora?-

-La maestra mi ha detto che tua mamma non vuole, che ti fai male.-

Mi ha preso da parte oggi all’intervallo. Mi ha detto:

“Andrea, so che ti piace tanto il calcio, ma la mamma di Gerta si è lamentata perché l’ultima volta si è sbucciata il ginocchio e ha rovinato il suo vestito. E’ meglio se per un po’ fate giochi più tranquilli, ok?”

Mi dispiaciuto un sacco aver fatto arrabbiare la mamma di Gerta, sembra una signora così bella e buona.

-Ma no, non mi faccio male! Per favore!-

-Però ti sporchi i vestiti.-

-Dai Andrea, ti prego! Insegnami!-

-Guarda che io non sono così brava…-

-Ma sì invece! Ti ho vista! Sei bravissima, giochi con i maschi!-

Quando facciamo le squadre i maschi della mia classe mi prendono sempre per prima; oggi Gustav mi ha fatto vedere il suo album di figurine, è quasi completo. Mi piacerebbe poter scambiare figurine con lui, ma il mio ultimo album me l’hanno preso Albert e gli altri.

Ho ancora le mie figurine preferite ben nascoste nella mia scatola, ma quelle non le scambierei per niente al mondo.

-Dai, per favore!-

-...va bene.-

Non voglio che Gerta si faccia male o si sporchi, ma non voglio nemmeno renderla triste; forse potremmo fare qualche passaggio assieme, se faccio piano sono sicura di non rovinarle le scarpe.

Mi piacerebbe tanto dire a Gerta che i suoi vestiti sono proprio belli, ma le altre già glielo dicono e poi non riesco mai  a parlarle per prima, mi vergogno sempre.

Scendiamo le scale e la luce del sole ci colpisce gli occhi quando usciamo dal portone principale; io come al solito lascio andare la mano di Gerta, sua madre è sempre in prima fila che l’attende.

-A domani Andrea!-

Lei sorride e corre dalla mamma, che la prende in braccio e le dà un grande bacio sulla guancia. E’ proprio una bella mamma, bionda come Gerta.

Tutti i miei compagni raggiungono i loro papà e le loro mamme mentre io, come al solito, aspetto accanto alla maestra, oggi per altro sono da sola perché Cilly è a letto con la febbre, ho dovuto scrivere per bene tutto sul diario anche per poterle passare i compiti.

-Guarda Andrea, sono venuti a prendere.-

La signorina Bauer indica con il dito e guardo in quella direzione; vedo il signor Weiner salutarmi con la mano appena fuori dal cancello principale.

-Ci vediamo domani Andrea. Salutami Cilly.-

-Buona giornata signorina Bauer.-

Scendo le scale e mi avvio dal signor Weiner, è facile riconoscerlo perché ha una spessa montatura degli occhiali di colore nero; appena mi si avvicina mi porge il pugno chiuso, e io ricambio. Anche se mi sento un po’ in imbarazzo quando lo facciamo.

Lui di rimando mi da un colpo leggero sulla visiera del berretto.

-Tutto bene a scuola Andrea?-

-Si, grazie Weiner.-

Mi prende lo zaino dalle spalle e mi posa una mano sulla schiena, accompagnandomi al pulmino bianco con una scritta blu sulle portiere laterali con tre alberi stilizzati: “Drei Keifern Waisenhaus”.

Orfanotrofio dei Tre Pini.

Alzo lo sguardo, riconosco subito i capelli biondo scuro di Albert che sta ridendo e spingendo gli altri.

Vado dalla portiera, stavolta è aperta, ma davanti ci sta Sibo a bloccarmi l’ingresso.

-Paga pedaggio.-

Di tutta la squadra lui è il più grosso, litigare con lui è stupido: blocca con il corpo e picchia in faccia. Per fortuna non avevo mangiato la mia merendina stamattina, così la tiro fuori dalla tasca dei pantaloni e gliela porgo.

E’ una briosche, ma la forma è quella di una pizzetta.

-...che schifezza. Beh non mi aspetto niente di diverso da te.-

Si prende la merendina, schiacciata perché nello zaino era finita in mezzo a due libri; si scansa mentre passa il signor Weiner e vado velocemente a cercarmi un posto dove sedermi.

Gli altri ragazzi lo guardano con aria divertita mentre io guardo Brigida, che scansa il suo zaino per farmi sedere accanto a lei; a lei non piace stare accanto al finestrino, così ne approfitto per guardare fuori mentre il pulmino bianco parte.

Mi tolgo veloce il berretto grigio e me lo tengo sulle gambe, non voglio che me lo prendano o cerchino di togliermelo dandomi degli schiaffi; una volta Albert me lo aveva buttato fuori dal finestrino perché lo avevo fermato dal prendere in giro Lorenz, e il signor Weiner era stato costretto a fermarsi per farmi scendere e recuperarlo.

Non posso perdere questo berretto: è il regalo del mio papà prima di portarmi all’orfanotrofio.

Il pulmino fa tutta Effnerstraße, dal mio finestrino riesco a vedere il Giardino Inglese, con la mia classe ci siamo stati una volta in gita, è tanto grande e uno di noi si era allontanato troppo; a me e Cilly ci è piaciuta tantissimo la Torre Cinese, sembrava come quelle del libro che avevamo nella biblioteca dell’orfanotrofio.

Cilly mi dice sempre che le piacerebbe vedere Cina e Giappone, le piacciono tanto i castelli e i palazzi che si vedono nei cartoni animati e nei libri.

Il pulmino gira a destra, salendo a Johanneskirchen Strasse per poi prendere Furkhofstrasse, riconosco i tre pini accanto all’orfanotrofio alti e verdi; rallentiamo, e arriviamo al parcheggio. I ragazzi non aspettano neanche che ci fermiamo per mettersi davanti alla portiera.

Preferisco aspettare e scendere per ultima mentre vedo fuori dalla finestra, vedo degli adulti uscire dal nostro edificio.

-Ah, hai visto Andrea?-

-Si Brigida.-

-Secondo te sono venuti a visitare di nuovo Cilly?-

Annuisco e Brigida mi parla a bassa voce.

-Pensi la porteranno via presto?-

Di solito le mamme e i papà ci impiegano qualche mese prima di venire e portarsi via i nostri compagni, pertanto alzo le spalle non sapendo che dirle.

-Non lo so.-

Intanto c’è spazio per scendere, e Brigida recupera lo zaino sotto il sedile mentre la seguo e scendo per recuperare il mio nel bagagliaio.

Gli altri intanto entrano dentro mentre Weiner ci grida a tutti quelli della squadra.

-Ricordatevi che oggi pomeriggio abbiamo allenamento.

Mi raccomando Andrea, questo pomeriggio diamoci dentro, ok super portiere?-

Annuisco mentre lui fa l’occhiolino.

-Tra l’altro ho una bella notizia per tutti, l’allenamento di oggi andrà alla grande.-

Che fossimo riusciti ad entrare nel campionato scolastico? L’anno scorso avevano fatto storie perché io ero portiere della squadra, ma nel regolamento non era specificato che non potessero esserci femmine.

Ricordo che Albert e gli altri erano arrabbiatissimi, mi fecero dispetti per almeno un mese, fu davvero difficile allenarsi.

Mi metto lo zaino in spalla e mi avvio dentro l’orfanotrofio, se davvero siamo riusciti ad entrare nel campionato forse devo chiedere alla signora Abigail di tagliarmi i capelli: oramai sono lunghi fino alle spalle, senza berretto si vede subito che sono una ragazza, se me li taglio forse non sarà strano per le altre squadre vedermi in porta.

Ah, devo passare i compiti a Cilly.

Vado verso il suo dormitorio, purtroppo siamo agli opposti dell’orfanotrofio, però lei è da sempre la mia migliore amica; ultimamente due signori le fanno sempre visita e la signora Abigail sostiene che non ci sarebbe voluto molto tempo prima che lei li potesse chiamare mamma e papà.

Cilly però non è molto contenta, perché dice sempre che non vuole separarsi da me, e io le dico sempre che possiamo sentirci con le lettere e il telefono, senza contare che ci vedremo sempre a scuola.

Una volta ho sentito parlare la direttrice e la signora Abigail, entrambe erano molto contente che una bambina della nostra età stesse riuscendo ad avere un’adozione così serena.

Le mamme e i papà tendono a fare fatica ad adottare bambini con 10 anni di età.

Busso alla porta della stanza di Cilly e aspetto fin quando non mi viene dato il permesso di entrare.

La facciona della signora Abigail è sorridente mentre mi fa entrare.

-Buongiorno.-

-Buongiorno Andrea, tutto bene a scuola?-

Annuisco e mi volto verso Cilly, che sorride contenta, e subito mi metto seduta ai piedi del suo letto.

-Come stai?-

-Bene, la febbre è scesa.-

-Ho visto che sono venuti a trovarti i due signori. Com’è andata?-

La signora Abigail risponde al posto di Cilly, che non sembra troppo contenta dalla faccia.

-Per le vacanze estive Cilly andrà a stare con la sua mamma e il suo papà.-

Una settimana.

-Ma è fantastico Cilly!-

-Ho chiesto loro se potevo continuare a vederti e parlarti, e mi hanno detto che sei sempre benvenuta a farci visita, ok?-

Io annuisco.

-Verrò a trovarti quando mi daranno il permesso! Gli hai detto che vuoi fare il Ginnasio?-

-Si, gli ho fatto anche vedere i miei risultati. Loro erano molto contenti di questi, la signora Mariam dice che mi aiuterà con i compiti.-

-Cilly, oramai puoi chiamarla “mamma”.-

Entrambe ci voltiamo sorprese, poi guardo Cilly, che arrossisce e scuote la testa, guardando il comodino.

Lei è una dei pochi ad avere una foto dei suoi precedenti genitori, la tiene dentro il suo cassetto e non la fa vedere a nessuno, solo io ho avuto l’onore di poterla toccare e guardare; lei è piccola piccola tra le braccia della sua mamma, il suo papà aveva due bei baffi.

-Invece Andrea, com’è andata a scuola? Cos’è successo?-

Le racconto della giornata, e a bassa voce le dico di Sibo e lei commenta con un “quello è solo un ciccione!” con aria cattiva. Lei di rimando mi racconta che la mattinata era stata molto tranquilla, anche troppo dato che si era un po’ annoiata.

Poi le passo i compiti e cominciamo a studiare assieme sul suo letto, controllate dalla signora Abigail, fino a quando non mi richiama.

-Andrea, sarà meglio che ti avvii in camera a cambiarti se hai allenamento.-

Alzo la testa dal libro da cui stavo studiando con Cilly e le guardo l’orologio al polso: cinque e mezza.

-Accidenti.-

-Lascia pure qui lo zaino, te lo porto io in stanza.-

-Grazie signora Abigail. A dopo Cilly!-

-Ciao!-

Corro verso la mia camera e mi tolgo velocemente i pantaloni e la maglietta, buttandoli sul letto mentre mi infilo la divisa e sopra la tuta.

Ah cavolo mi sono dimenticata di dire alla signora Abigail dei miei capelli!

Divisa, c’è. Tuta, c’è. Berretto è in testa. Borsone è qui. Mancano i miei guanti.

Mi accuccio a terra e infilo il braccio sotto il letto, tastando. La scatola...la scatola...Eccola!

E’ una vecchia scatola da scarpe nera e la apro: dentro ci sono i miei guanti da portiere rossi e neri, controllo se lo scotch sul palmo si è tolto, ho dovuto usare quello per tappare i buchi, sono molto vecchi e pian piano si stanno rompendo.

Controllo velocemente la scatola, le mie figurine ci sono ancora. Ero stata davvero fortunata, quella bustina conteneva quattro doppioni di figurine rarissime; le guardo molto contenta.

Ah devo sbrigarmi! Chiudo la scatola e la infilo di nuovo sotto il letto, afferro il borsone e mi metto a correre senza nemmeno chiudere la porta della mia camera.

-Andrea! Non si corre nei corridoi!-

-Mi scusi sono in ritardo!-

Non mi volto nemmeno a vedere chi mi abbia richiamato, uscendo dalle porte dietro dell’orfanotrofio e correndo verso il parco; la Rot-Weiss FC ci lasciava usare il suo campo di allenamento a giorni alterni.

Gli altri sono già lì, rallento la corsa ed entro in campo, posando il mio borsone dietro la porta.

-Ed ecco la nostra super portiere! Allora, ci siamo tutti?-

Non mi piace che il signor Weiner mi chiami così, attira l’attenzione degli altri e, a fine allenamento, tendono sempre a prendermi in giro. Mi siedo in fondo al gruppo, non voglio avere nessuno alle spalle.

-Bene, prima di iniziare l’allenamento ho ottime notizie ragazzi: il nostro orfanotrofio è stato selezionato per la Summer Camp del Bayern Monaco!-

Cosa?! COSA?!

Gli altri gridano entusiasti, qualcuno salta perfino sul posto mentre io...io non so cosa pensare: potrò...potrò allenarmi anch’io? Ci sarà davvero Karl Schneider ad allenarci? Potrò...potrò imparare ad essere un vero portiere anch’io?

-Ehi un momento: ma c’è anche Andrea con noi?-

Albert mi punta il dito contro e io resto zitta. Oh ti prego dì di sì signor Weiner, dì di sì…

-Certamente, dopotutto è il nostro portiere.-

-Ma è una femmina!-

-Ci siamo informati a riguardo e abbiamo fatto sapere della nostra squadra agli organizzatori, i quali hanno valutato anche le riprese delle nostre ultime partite e hanno deciso di fare un’eccezione nei confronti di Andrea.-

Quindi...potrò andarci anch’io!!

-Oh no, ci mancava che ci seguissi anche lì.-

Albert lo dice a bassa voce, e anche gli altri non sono entusiasti, ma a me non me ne importa niente: potrò essere allenata da dei veri giocatori, potrò vederli all’opera!

So che l’SGGK non partecipa solitamente a questo tipo di attività, ma almeno potrò vedere Schneider, Katlz, o magari Levin Sephan!

-Ragazzi, questa è una grande occasione per tutti noi, pertanto diamoci sotto gli allenamenti, ok?-

-OK!-

-Ottimo! Iniziamo il riscaldamento! Cominciamo con dei giri di campo, forza!-

Devo impegnarmi, devo dimostrare a tutti che posso farcela! Devo farcela!

Mi calco il berretto sulla testa e parto a correre per prima.

 

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