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Autore: LadyMintLeaf    07/05/2018    1 recensioni
"Lei era bella e gentile a tal punto che nessun'altro fuorché un folle avrebbe potuto desiderare di farle del male.
Ma Loki le aveva fatto del male, molto male; troppo forse, ed in un istante ad esso tornarono in mente un antico poema runico norvegese che aveva letto una volta in un libro proveniente da Midgard.
"Þurs vældr kvinna kvillu, kátr værðr fár af illu", diceva e tradotto, significava "Il gigante causa dolore alle donne, pochi uomini gioiscono della sfortuna.".
E forse lui non era figlio di uno di quei giganti che tanto facevano tremare la gente al solo sentirli nominare?
Ma no.
Lui non voleva essere considerato un mostro..... Non voleva fare del male a nessuna donna.
Eppure a Sigyn aveva già fatto del male."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Dammi la torcia. >> le ordinò ad un tratto Loki, smettendo di colpo di avanzare lungo i cunicoli sotterranei avvolti nell'oscurità.
Sigyn lo guardò per un istante, esterrefatta, senza riuscire a capire il motivo di quella strana richiesta.
<< La.... La torcia? >> ripeté con un filo di voce, guardando prima la fiaccola che reggeva fra le mani e poi il volto del Dio degli Inganni, adesso immobile a pochi passi da lei.
<< Hai capito bene. >> replicò questo con fare stizzito, agitando la mano destra per enfatizzare l'urgenza delle proprie parole.
Aveva ricominciato a guardare la donna immobile a pochi passi da lui con quella sua aria di superiorità che Sigyn iniziava vagamente a detestare, perché la faceva sempre sentire piccola ed indifesa, dinnanzi al Dio degli Inganni.
<< La torcia; quella che stringi in mano, hai presente? >> proseguì Loki, assumendo lo stesso tono che avrebbe potuto usare con un servitore poco istruito; senza mai distogliere il suo sguardo impertinente dal viso di lei.
<< Io... >> Sigyn esitò ancora un attimo.
Tuttavia quel momento durò poco, visto che all'improvviso Loki la fece sobbalzare violentemente, quando, persa definitivamente la calma, le urlò contro: << Vuoi darti una mossa? >>.
<< Si! Ecco; prendi! >> si affrettò allora ad annuire Sigyn, porgendo in tutta fretta all'alto uomo dalla pelle diafana e dai capelli neri, la torcia che fino ad allora aveva retto lei stessa fra le mani.
Loki la prese, strappandogliela letteralmente dalle dita senza alcun riguardo, e Sigyn rimase a guardarlo infastidita dalle sue reazioni scortesi e quasi violente.
Era ben evidente che Loki, adesso di nuovo libero dalle catene, non aveva più alcuna intenzione di mostrarsi gentile nei suoi confronti.
Sembrava sopportare la vicinanza di Sigyn con estrema riluttanza, e  all'improvvisa ella si ritrovò a domandarsi se non avesse davvero preso una decisione tremendamente errata, quando aveva acconsentito, appena qualche attimo prima, a liberare il Dio degli Inganni dalla sua prigionia.
Lei sapeva bene che Loki era pericoloso e molto, ma molto astuto.
Reprimendo un improvviso brivido gelido, Sigyn si strinse il mantello sulle spalle, lasciando che i dubbi la sommergessero.
Ricominciava ad avere paura della vicinanza del Dio degli Inganni e, quasi a tradimento, l'assalì il ricordo della notte di nozze, quando lui l'aveva minacciata, premendole un coltello alla gola.
Deglutendo a vuoto, Sigyn cercò di scacciare quel ricordo dalla mente, dimenticando la follia che aveva veduto allora nello sguardo di Loki, per tornare ad osservarlo solo come era in quel momento; pallido, dolorante e stremato dalla prigionia.
<< Cosa...Cosa vuoi fare? >> domandò dopo un altro attimo di indecisione.
Non sapeva bene perché avesse rivolto di nuovo la parola al Dio degli Inganni, ma sapeva che non doveva lasciarsi spaventare dai ricordi e, per fare questo avrebbe dovuto evitare di pensare.
Parlare, forse, l'avrebbe aiutata a mantenere la calma.
Loki la degnò appena di uno sguardo fuggevole, prima di tornare a volgerle le spalle per riprendere il cammino attraverso il dedalo di corridoi sotterranei.
Poi, borbottò, senza la minima ombra di entusiasmo: << Ora vedrai. >>.
Non aggiunse altro e Sigyn decise che, per il momento, poteva farsi bastare quella evasiva risposta.
Non aveva alcuna intenzione di rischiare di innervosire il Dio degli Inganni; così, ricominciò a seguirlo a passo svelto.
Avevano percorso solamente un breve tratto di galleria, però, quando Loki, tanto inaspettatamente da lasciare Sigyn senza fiato, tornò a volgersi verso di lei, interrompendo di botto la loro avanzata lungo i cunicoli scavati nella roccia.
Sigyn s'irrigidì istintivamente, chiedendosi che cos'altro lui avesse in mente ora.
Glie l'avrebbe chiesto, ma quando alzò gli occhi su di lui, le parole le morirono sulle labbra.
C'era qualcosa di diverso nello sguardo che lui le stava rivolgendo e quando Loki parlò, anche la sua voce risuonò meno arrogante, anche se sempre decisa.
<< Mi raccomando; resta sempre dietro di me. Non superarmi e non andare assolutamente ai lati. Resta nascosta dietro alla mia schiena. Più vicina stai a me, meglio è. Chiaro? >>.
Perplessa da quelle parole, Sigyn annuì, cercando di mostrarsi decisa quanto lo sembrava lui; stupita da quella nuova e inaspettata apprensione che le era parso di intuire per un attimo soltanto nella voce del Dio degli Inganni, mentre le impartiva quelle specie di ordini.
Sembrava stesse cercando di farle capire che, se non avesse fatto come lui le diceva, sarebbe accaduto qualcosa di assai spiacevole.... A lei, almeno.
Per un attimo ancora, Sigyn ed il Dio degli Inganni restarono fermi, l'uno di fronte all'altra.
Poi, Loki annuì leggermente e tornò a voltarle le spalle per riprendere il cammino.
Al primo momento, Sigyn si impose di restare in silenzio, limitandosi a seguire Loki lungo i cunicoli che si dispiegavano per tutte le antiche prigioni, desiderando di avere a propria disposizione una mappa per potersi orientare meglio, pur sapendo che questo era totalmente impossibile.
Quel luogo era stato costruito proprio con l'intento di evitare l'evasione di chiunque vi fosse stato rinchiuso.
Poi, però, si accorse che il fratello di Thor teneva adesso la torcia che lei gli aveva appena dato, molto scostata dal suo corpo.
La teneva distante, con il braccio destro completamente teso da un lato, quasi avesse timore di tenere troppo vicina la fiamma a sé, per evitare di scottarsi.
Sigyn restò zitta ancora un secondo; poi, senza più riuscire a resistere, gli chiese a bassa voce, formulando con attenzione la propria domanda, per evitare di tornare a far infuriare l'altro :<< Che cosa stai facendo? Perché tieni la torcia così lontana? Riusciremmo a scorgere meglio il sentiero se tu la tenessi dinnanzi a te. >>.
Loki volse appena il capo verso di lei, senza smettere di avanzare, e mentre rispondeva, un vago sogghigno si dipinse sulle sue labbra sottili: << Con un intero plotone di Einherjar che si aggira allegramente per le prigioni, solo un idiota terrebbe la torcia dinnanzi a sé. >>.
Come sempre quando lui non le rispondeva con ira, le sue parole erano sferzanti e derisorie e Sigyn ebbe l'impressione che la parola "idiota" fosse rivolta propriamente a lei.
Questo la fece infuriare, ma lei si trattenne dal replicare.
Non voleva attrarre su di sé la collera di Loki; così represse l'impulso di gridargli in faccia che lei non era affatto il genere di donna che lui si immaginava.
Invece, lo incitò: << Spiegati meglio. >>.
Aveva però appena finito di pronunciare quella frase, quando un suono sibilante ruppe il silenzio circostante e la fiaccola che Loki reggeva nella mano, gli schizzò via come un lampo, piroettando per aria per finire al suolo con uno schianto.
Una freccia era andata a conficcarsi nella parete accanto a loro, poco distante dall'orecchio destro di Sigyn.
Loki sentì che la donna al suo fianco s'irrigidiva violentemente, mentre ella voltava il capo per guardare ad occhi spalancati, confusa e frastornata l'estremità inferiore della freccia che sbucava dalla parete accanto a lei.
Evidentemente, si stava rendendo conto che quella freccia aveva mancato il suo viso solamente di pochi palmi.
<< Ecco, appunto. >> borbottò Loki sospirando, all'apparenza per nulla messo in allarme da quello che era appena successo, come se lui avesse saputo fin dall'inizio che dall'oscurità sarebbe stato scagliato contro di loro un dardo appuntito.
<< Hai ancora bisogno di altre spiegazioni o la dimostrazione pratica ti basta? >> le domandò sferzante, volgendosi per guardarla con un espressione astuta sul volto affilato.
<< Tu.... Tu lo sapevi?! >> domandò Sigyn esterrefatta e ancora tremante per lo scampato pericolo.
<< Diciamo che conosco gli Einherjar meglio di quanto tu immagini. >> rispose Loki con l'aria di chi sa bene ciò che sta dicendo: << Sono cocciuti e molto, molto avventati. >>.
Loki aveva appena concluso quell'ultima frase, quando una guardia solitaria sbucò dalle ombre del corridoio, entrando nel raggio di luce della torcia, che adesso ardeva al suolo a pochi passi di distanza da loro, dove era caduta quando la freccia l'aveva strappata dalle dita del Dio degli Inganni.
Per un breve attimo, la sentinella con l'aratura dorata, rimase immobile a fissare i due fuggiaschi come se fosse praticamente incredula nel trovarseli di fronte.
Poi, riscuotendosi, iniziò ad avvicinandosi a loro con fare deciso e autoritario.
<< Fermi dove siete! >> esordì in tono minaccioso, snudando la spada che portava legata al fianco.
Questa produsse un suono metallico che fece accapponare la pelle di Sigyn ed essa, seguendo un improvviso istinto, mosse un passo più vicino a Loki, cercando di farsi piccola, alle sue spalle.
Era inutile dire che quella situazione la terrorizzava.
L'espressione sul viso di Loki non mutò minimamente, mentre rispondeva con estrema prontezza: << Ti do un consiglio, soldato. Lasciaci libero il passaggio. Se lo farai, potrai salvarti la vita. >>.
<< Taci! >> tentò di zittirlo l'altro, mostrandosi più coraggioso di quanto in realtà Loki sospettava che fosse: << Non riuscirai ad ingannarmi. >>.
<< Ma io non ho alcuna intenzione di ingannarti. >> replicò Loki e Sigyn, alle sue spalle, si sentì attraversare da un nuovo, intenso brivido gelido, sentendo la voce del Dio degli Inganni che si era fatta calma e suadente.
Adesso aveva la netta e spiacevole sensazione che lui stesse veramente mentendo.
Sigyn era convinta che Loki avesse già in mente un piano.
Era per questo che, probabilmente, riusciva a mantenere quella calma composta dinnanzi all' Einherjar armato che sbarrava loro la strada.
<< Qualunque cosa tu dica; qualsiasi stratagemma tu tenti di ideare, non ti lascerò mai uscire dalle prigioni, stanne certo. >> continuò a minacciarlo coraggiosamente l'Einherjar: << I tuoi trucchetti con me non funzionano, e tu sei disarmato. >>.
Scosse il capo, agitando la spada nell'aria: << Come credi di potermi battere? >>.
Il Dio degli Inganni fissò per un attimo l'altro uomo senza parlare; tutti i pensieri ben celati dietro ad uno sguardo impenetrabile.
Poi, rise ferocemente, fermandosi solo quando il labbro rotto riprese a sanguinare.
<< Un'idea ce l'avrei. >> sussurrò.
Per una frazione di secondo, l'Einherjar rimase in silenzio, confuso e, Sigyn lo sapeva, anche spaventato dalle parole di Loki e dalla sicurezza che riusciva a far trapelare dalla sua figura alta e pallida.
Per quanto la sentinella asgardiana tentasse in tutti i modi di non darlo a vedere, era evidente che aveva paura di quello che Loki poteva fare, anche se, come lui stesso aveva affermato, in quel momento il Dio degli Inganni era totalmente disarmato e privo della sua magia.
<< Non puoi fare nulla contro un Einherjar armato. >> continuò ostinatamente a schermirsi il soldato.
<< Lo credi davvero? >> domandò Loki, sollevando il mento con fare imperioso, per guardare l'altro dall'alto al basso.
Sigyn in quel momento pensò che, seppur nelle condizioni pietose in cui Loki si trovava, esso sembrava riuscire a dominare con la sua altezza e le sue maniere decise, qualsiasi altro asgardiano.
In ogni suo movimento; nel suo modo di comportarsi, c'era sempre una nota regale ed altrettanto inquietante.
La guardia, ancora immobile a pochi passi da Loki e Sigyn si lasciò sfuggire una risatina nervosa, squittendo con voce resa acuta dalla tensione: << Senza la tua magia, Dio degli Inganni, tu non sei nessuno. >>.
Scosse in fretta il capo, come per enfatizzare le proprie parole e infondere maggior coraggio a sé stesso, anche se non sembrava credere nemmeno lui a ciò che stava dicendo.
Loki non rispose e per un istante rimase fermo con il mento all'infuori, a fissare intensamente l'Einherjar davanti a lui.
Poi, quasi a tradimento, annunciò con una calma raggelante: << Io ti ho già visto prima. >>.
<< Co... Come?! >> bofonchiò la sentinella, strisciando il piede destro al suolo, nervosamente: << Che cosa stai dicendo? >>.
<< Ma certo... >> Loki fece schioccare le dita della mano destra, come se di colpo si fosse ricordato di un particolare molto importante.
Sorrise crudelmente all'indirizzo dell'altro uomo, poi gli puntò l'indice contro, annunciando: << Tu sei uno dei cari Einherjar che si sono premurati di farmi raggiungere la cella con spintoni e colpi bassi. >>.
Il sorriso lasciò di colpo il volto spigoloso di Loki ed esso s'incupì, concludendo a voce bassa: << Tu sei uno di quelli che mi ha picchiato. >>.
L'Einherjar mosse istintivamente un passo a ritroso, sempre più confuso e Sign notò che adesso era sbiancato in viso e faceva di tutto per evitare lo sguardo furente che Loki gli teneva puntato addosso.
<< Io... >> iniziò a mugugnare, ma il Dio degli Inganni lo  interruppe; proseguendo: << Certo che sei tu. Ricordo bene la tua faccia. >>.
Inclinò leggermente il capo, pronunciando quelle ultime parole con calma e quasi con bonomia: << Ora che sono libero, non fai più tanto lo sbruffone, è così? >>.
Sigyn alle sue spalle, si mosse appena, timorosa di ciò che l'altro potesse avere in mente.
Sembrava tranquillo, quasi sereno, ma ella pensava che quella no fosse altro che una maschera con la quale Loki stava nascondendo tutto l'odio che covava all'interno.
<< ...Loki... Che vuoi fare? >> si azzardò a domandare in un soffio flebile; appena percettibile persino nel silenzio dei sotterranei.
Lo sguardo dell'Einherjar si mosse appena su di lei, quando avvertì la sua voce, ma non disse nulla e, subito dopo tornò a dedicare le proprie attenzioni al Dio degli Inganni che, per conto suo, parve non fare minimamente caso alla presenza di Sigyn accanto a lui.
Le sue parole, comprese allora lei in un lampo, erano state gettate completamente al vento.
A Loki non interessava cosa lei pensava.
Voleva solo....
<< Ora ho un motivo in più per non farmi tanti scrupoli ad attaccarti. >> esclamò tutto a un tratto, rompendo il nuovo silenzio che per un attimo aveva invaso le prigioni.
<< Non osare muoverti. >> balbettò l'Einherjar, portando istintivamente la spada dinnanzi a sé in posizione difensiva.
Loki aggrottò la fronte, fingendo di riflettere sulle parole dell'altro.
Poi, con una scrollata di spalle, decretò freddante: << Spiacente. Temo che non ascolterò il tuo spassionato consiglio. >>.
<< Loki.... >> lo chiamò di novo Sigyn, scattando in avanti, come se avesse avuto l'intenzione di bloccarlo;  afferrandolo per una manica.
Ma non lo fece.
All'ultimo momento si trattenne timorosa che Loki avesse potuto rivoltare la propria collera su di lei, se avesse tentato di ostacolarlo.
Era come se lei non ci fosse e il Dio degli Inganni non le prestava la minima attenzione.
Ormai il principe traditore riusciva solo a pensare al suo avversario.
Agile, si era già chinato verso terra e, dopo aver raccolto la fiaccola, la scagliò quasi in un solo gesto contro l'Einherjar di fronte a lui.
Il soldato agitò la spada dinnanzi a se, con prontezza, deviando la traiettoria della torcia diretta al suo volto.
Questa volò per aria per la seconda volta, finendo contro la parete di fianco con uno schiocco tremendo, spegnendosi tutt'a un tratto e facendo sprofondare le prigioni nell'oscurità più totale.
Alle sue spalle, Loki sentì Sigyn singhiozzare, mentre di fronte a sé, riusciva a percepire il respiro, sempre più agitato della guardia armata.
A quanto pareva, l'unico a non avere problemi a muoversi al buio era proprio Loki.
Nell'oscurità un lento e cupo sorriso dischiuse le labbra del Dio degli Inganni.
<< Non si vede più nulla. >> si lamentò Sigyn, e Loki sentì che gli si faceva più vicina, e cercava istintivamente con la mano tremante, il braccio di lui.
Dunque, pensò il Dio degli Inganni, sorpreso, quella donna aveva più paura di poter restare lì sotto da sola, al buio, che della sua presenza.
<< Tu forse non vedi nulla. L'Einherjar certamente è cieco ormai. >> replicò in tono arrogante: << Ma non necessariamente lo devo essere anche io. >>.
Lui aveva trascorso giorni interi nell'oscurità più totale e, anche prima di venire imprigionato, aveva condiviso molte volte la sua solitudine con il nero più profondo della notte.
Poteva affermare di conoscere tutte le forme e le insidie del buio e sapeva sempre come muoversi in esso.
Sapeva ascoltare ciò che il buio gli suggeriva.
Non aveva bisogno di vedere ciò che lo circondava; ed ora sapeva anche cosa doveva fare.
Doveva togliere di mezzo l'Einherjar prima che l'altro si riprendesse da quel momentaneo attimo di smarrimento.
Prima che esso si rendesse conto di cosa stava realmente succedendo.
Doveva agire in fretta, muovendosi furtivo e diventare più oscuro del buio che lo circondava.
Respirò a fondo per calmare i battiti del suo cuore affrettato, quasi eccitato da ciò che si stava accingendo a fare.
Sapeva bene che aveva poco tempo a sua disposizione e non poteva permettere che quell'Einherjar riuscisse a catturarlo di nuovo.
Avrebbe fatto ciò che era necessario.
Alle sue spalle sentì che Sigyn si agitava; il respiro affannato.
Sapeva che lei stava cercando di penetrare l'oscurità con la vista, senza riuscirci.
Ne poteva percepire tutto il terrore.
Loki si concesse solo un istante per pensare a lei; dopodiché escluse completamente la presenza della donna dai propri pensieri.
Quindi, con uno scatto, si mosse rapido e letale, verso l'Einherjar armato che, lui lo sapeva, da quando l'oscurità era piombata nei sotterranei, era rimasto perfettamente immobile.
Il soldato, comprendendo che Loki lo stava per attaccare, cercò di tirare un fendente con la spada nella direzione in cui era certo che il Dio degli Inganni si stava avvicinando, ma lo mancò.
Loki si era scostato appena in tempo, quando aveva percepito lo spostamento d'aria creato dalla spada stretta nelle mani del suo avversario.
Trattenendo il respiro, Loki premette il proprio corpo contro la parete ruvida delle prigioni, riflettendo.
Forse l'attacco diretto non era la cosa più ovvia da fare in un momento come quello.
Prima doveva distrarre il suo avversario, perché, se anche era un Einherjar impulsivo, era stato addestrato bene all'arte delle armi e anche al buio avrebbe potuto riuscire a scoccare un attacco fortunato che avrebbe colpito Loki se lui si fosse mosso troppo incautamente.
Stava facendo questi ragionamenti, ascoltando il respiro affannoso dell'Einherjar, ora di nuovo immobile quanto lui pochi passi di distanza, quando improvvisamente si ricordò della corta catena che gli pendeva dal braccio.
Poco prima l'Einherjar aveva affermato quasi spavaldamente che Loki era disarmato, ma questo non era del tutto esatto.
Aveva ancora un arma a sua disposizione, rifletté il principe dai capelli corvini, mentre all'improvviso si ricordava del frammento di catena che gli pendeva dal bracciale metallico che ancora aveva stretto sul polso.
Certo, era solo un arma improvvisata, ma avrebbe comunque potuto sortire l'effetto desiderato.
Sarebbe bastata per liberarsi di quell'Einherjar.
Allora Loki prese la sua decisione e tornò ad agire.
Muovendosi in fretta, fece saettare la catena verso la parete opposta a quella dove lui si era acquattato, facendo scontrare il metallo con la roccia e producendo un suono metallico che si espanse per tutti i sotterranei, moltiplicandosi in miriadi di eco diverse.
Ora!
Con quest'unica parola nella mente, Loki tornò a muoversi, sapendo che l'Einherjar, confuso dal frastuono che si era propagato nei corridoi, non avrebbe più potuto seguire i suoi spostamenti.
Gli balzò contro, avventandosi su di lui come un gatto sul topo.
Riuscì a afferrare la spalla dell'altro alla cieca e piroettando su se stesso, lo oltrepassò di lato, finendogli alle spalle.
Sentì che il soldato tirava ancora una stoccata con la spada, nella speranza di colpirlo, e Loki percepì un intenso bruciore alla spalla destra.
L'Einherjar era riuscito a ferirlo; di striscio probabilmente, ma lo aveva comunque colpito.
Allora Loki, sentendosi invadere da tutta la rabbia che in quei giorni di reclusione l'aveva tormentato senza trovare pace, strinse con forza entrambe le mani sul collo dell'altro, non prima di avergli gettato via l'elmo che lo proteggeva alla testa.
L'Einherjar iniziò a menare fendenti a caso, colpendo solamente l'aria dinnanzi a lui e Loki, sempre avvinto a lui alle sue spalle, fu rapido a passargli il frammento di catena che ancora aveva aggrappato al braccio attorno al collo.
Tirò ancor più a se l'Einherjar e con una mossa veloce, strinse con tutta la sua forza la catena intorno al collo scoperto della guardia.
Una furia fredda, violenta, rispose gioendo nel petto di Loki, mentre sentiva l'altro uomo che si divincolava spasmodicamente sotto la propria presa.
Poi i movimenti della sentinella vestito d'oro e marrone si fecero più stanchi, rassegnati; finché questo si accasciò fra le sue braccia.
Allora Loki abbandonò la presa su di lui e lasciò che il corpo dell'Einherjar crollasse al suolo con un tonfo, senza nemmeno un gemito.
Nell'udire quell'ultimo suono, e nel constatare che Loki non le era ormai più accanto, Sigyn sobbalzò violentemente e trattenne il respiro cercando di ascoltare e di capire ciò che accadeva attorno a lei.
Da quando la torcia si era spenta, non era più riuscita a capire cosa stesse accadendo attorno a lei.
Era orribile trovarsi in quel sotterraneo oscuro, imprigionata fra due alte pareti di roccia, sapendo di essere tanto vicina all'uomo più pericoloso, infido ed instabile di tutta Asgard e ad un ---- impulsivo, pronto alla lotta.
Sigyn aveva paura di ciò che stava accadendo, anche se immaginava già la risposta ai suoi interrogativi.
<< Loki.... >> chiamò con un filo di voce, ma dal buio non ricevette alcuna risposta.
Spaventata, con il cuore che le martellava in petto e con oscuri pensieri che minacciavano di sopraffarla, Sigyn chiuse gli occhi per un istante, cercando di calmare il proprio cuore in subbuglio.
Immaginava già il peggio.
<< Loki... Ti prego, rispondi... >> balbettò, ma dall'oscurità non le giunse ancora alcun suono.
Allora, cercando di farsi coraggio, Sigyn decise di muoversi a sua volta.
Era un rischio, lo sapeva, ma non poteva continuare a restare ferma dov'era, ora che nel cunicolo sotterraneo era di nuovo caduto il silenzio più totale.
Intorno a lei c'era solo nero, senza alcun punto di riferimento.
Tese un braccio in avanti ed iniziò ad avanzare con passo incerto.
Urtò con un ginocchio contro qualcosa di duro e cadde, atterrando con le mani in avanti.
Rimase così per un attimo, respirando forte.
Poi riprese a tastare il suolo fino a quando sentì sotto le dita il legno ruvido della torcia spenta.
Allora in fretta, estrasse dalla borsa che aveva con se la pietra focaia, tornando ad accendere la fiaccola con mani tremanti.
Quando la luce tornò ad invadere il sotterraneo, con la sua fiamma baluginante, Sigyn si guardò attorno con occhi ansiosi.
E allora, in un attimo capì cosa era accaduto.
Quello in cui lei era inciampata, era il corpo dell'Einherjar che fino a poco tempo prima, aveva sbarrato il cammino a lei e al principe traditore; impedendo loro di fuggire.
Adesso, la guardia giaceva a terra, con il volto all'ingiù.
A prima vista sembrava solo addormentata, ma la donna non poteva esserne sicura.
Era ovvio che fra lui e Loki c'era stato uno scontro e se il Dio degli Inganni era uscito vincitore, questo poteva voler dire che il principe traditore aveva....
Sigyn chiuse per un attimo gli occhi, scacciando quell'orribile pensiero.
Poi, tornò a guardarsi attorno, frastornata, fino a posare i suoi occhi sulla sagoma del Dio degli Inganni.
Lui era lì, a pochi passi da lei, inginocchiato accanto al corpo inerme dell'Einherjar, e stringeva con forza fra le mani la spada dell'altro uomo; la punta rivolta verso il basso, quasi conficcata a terra.
Loki sembrava poggiarvi sopra tutto il suo peso, come se fosse stremato.
Aveva gli occhi chiusi, ma sul volto era dipinta un'espressione fredda e impassibile che fece raggelare Sigyn.
<< Che... Che cosa hai fatto? >> bofonchiò ella, muovendosi appena nella sua direzione.
Nell'udire la sua voce, Loki parve riprendersi un poco e, aprendo gli occhi, sollevò il capo, allentando la presa sull'impugnatura della spada.
Per un attimo restò ancora immobile a guardare nel vuoto; poi le rivolse un'occhiata frettolosa, dileguando le sue proteste con un semplice e distaccato: << Non è morto, se è questo che ti stai domandando. è solo svenuto. >>.
Sigyn stava per trarre un lungo sospiro di sollievo e stava quasi per ringraziare Loki per non aver ucciso l'Einherjar, quando il Dio degli Inganni soggiunse con un ghigno feroce: << è stato fortunato. Al buio devo averlo colpito male. >>.
Sigyn spalancò e richiuse la bocca per tre volte, allibita e stupefatta dall'affermazione dell'altro, senza sapere bene cosa dire.
Poi, esclamò scandalizzata: << Non dirai sul serio, spero. >>.
Loki aggrottò la fronte, fissandola come se fosse sorpreso dalla sua reazione.
Poi, come se ciò che lui aveva appena fatto fosse la cosa più naturale del mondo, le domandò: << La cosa ti disturba? >>.
Sigyn era esasperata adesso.
<< è questa... Questa è la causa per cui non volevo liberarti dalle catene. >> sbottò, sdegnata, agitando le braccia nell'aria per enfatizzare le proprie parole: << Tu mi avevi detto che non avresti fatto del male a nessuno, se ti avessi liberato. Hai mentito! >> lo accusò, stringendo i denti per la frustrazione.
Nel profondo del petto sentiva un peso; una sorta di delusione.
Aveva l'impressione che se ora Loki faceva del male a qualcuno, fosse anche colpa sua.
era come se fosse Sigyn a colpire ogni Einherjar che lui feriva, perché era stata lei a permettere a Loki di scatenare di nuovo il suo odio sugli abitanti della Città Eterna.
Si sentiva tremendamente il colpa.
<< Non essere ridicola. >> tagliò corto Loki, gelandola con lo sguardo: << Questo qui non è certo migliore di me. >>.
S'interruppe, alzandosi da terra, per affibbiare un calcio nelle costole dell'Einherjar a terra: << Meriterebbe di essere ucciso per ciò che ha osato farmi quando sono stato condotto in cella. Io sono un principe e lui mi ha profondamente mancato di rispetto! >>.
Scosse il capo, poi guardò Sigyn come se quella spiegazione potesse risolvere ogni cosa: << è uno di quelli che mi ha picchiato. >>.
Sigyn scosse il capo e volse lo sguardo altrove, disperatamente.
Sentiva il bisogno di mettersi ad urlare contro Loki con tutto il fiato che aveva in corpo; dicendogli che era un uomo spregevole e crudele; un individuo mosso soltanto dall'odio e dalla presunzione.
Voleva dirgli che essere un principe non gli dava alcun diritto di maltrattare gli altri come lui faceva. 
Invece, a fatica ella riuscì a trattenersi, scacciando le lacrime che parevano sul punto di sgorgarle dagli occhi.
<< Questo.... >> balbettò: << Questo non ti da assolutamente il diritto di ucciderlo. >>.
Era sconvolta e non voleva credere a ciò che Loki le stava dicendo.
<< Avrei un più che buon motivo per farlo, invece. >> puntualizzò lui, pacatamente: << Già dimentichi cos'ha fatto poco fa, quando ha scagliato la freccia che ha colpito la torcia?! >> strinse l'impugnatura della spada fra le mani e puntò l'arma verso la donna a pochi passi da lui, sfiorandole il viso con la lama gelida.
Sigyn istintivamente mosse un passo indietro e il filo tagliente della spada le recise una sottile ciocca di capelli dorati che cadde al suolo, ai suoi piedi.
<< Avresti potuto essere tu a reggere la fiaccola e lui ti avrebbe ferita. >> concluse Loki, tornando ad abbassare la lama della spada.
Poi, osservando la ciocca di capelli che giaceva al suolo, scosse il capo, commentando: << Che peccato. Avresti dovuto restare ferma. Avrei volentieri evitato di dare una spuntatina alla tua acconciatura. >>.
Sigyn deglutì a vuoto, cercando di ignorare la battuta fuori luogo dell'altro.
<< Ha agito d'istinto. >> replicò Sigyn, difendendo istintivamente l'Einherjar svenuto: << Era spaventato. >>.
<< Avrebbe potuto ucciderti, se io non ti avessi tolto la torcia dalle mani. >> ribadì Loki, quasi senza prestare la minima attenzione alle parole di lei.
Aveva iniziato a contemplare la lama della spada che aveva sottratto all'Einherjar, come se ne stesse valutando la fattura.
 << Che cosa stai dicendo? >> gli domandò allora Sigyn, scuotendo il capo incredula: << Vuoi forse farmi credere che tu mi hai salvato la vita? >>.
<< No. >> Loki tornò a guardarla; un'espressione adesso indecifrabile sul viso affilato: << Ma probabilmente ti ho risparmiato un bel po di sofferenza. >>.
Sigyn tornò a fare segno di no con la testa.
Era troppo sconvolta.
Per un istante né lei né il Dio degli Inganni parlarono più; mentre lui continuava imperterrito ad esaminare con occhio critico la spada del soldato asgardiano.
Poi, inaspettatamente fu di nuovo lui a riprendere parola, affermando: << Questo qui ha scoccato la freccia deciso a colpire me, ma non sapeva nemmeno contro chi la stava scagliando. >>.
Rivolse alla donna un sorriso vacuo e distante, prima di chiederle: << Dimmi, Sigyn. Ora osi ancora affermare che loro sono i buoni? >>.
Sigyn si morse il labbro inferiore, chinando la testa.
<< Ha commesso un errore... Tutto qui. >> mormorò, sempre decisa a proteggere l' Einherjar.
D'altronde era Loki il prigioniero che stava tentando la fuga e la sentinella asgardiana aveva solamente fatto il suo dovere, cercando di fermarlo.
<< Poteva trapassarti con una freccia, lo sai? E tu lo proteggi ancora? >> Loki tornò ad aggrottare la fronte, perplesso: << Sono a dir poco senza parole. >>.
L'eco delle sue ultime parole si era appena spenta nella semioscurità del corridoio nel quale lui e Sigyn si trovavano, quando una nuova ma assai familiare voce, esclamò: << Sarebbe la prima volta, fratello. >>.
  
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