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Autore: bosky    03/07/2009    2 recensioni
Buon pomeriggio a tutti..allora questa ff mi è venuta fuori per caso ascoltando la musica e l'ho già postata su altri forum, perciò ho pensato di inserirla anche qui.. Praticamente è ambientata dopo una decina d'anni da BD...Bella è scomparsa e Nessie sta per sposarsi con Jake... Non è una storia d'azione, è principalmente introspettiva, è focalizzata più che altro sul personaggio di Edward e sulle sue emozioni..Spero vi piaccia!!Mi raccomando commentate..baci!
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Renesmee Cullen
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Il sole batteva prepotente sulla vetrata della camera, illuminando il volto sereno di Renesmee, ancora sognante e accoccolata sul mio petto. I migliaia di colori che sprigionava la mia pelle al suo cospetto si riflettevano su quella di mia figlia, pallida come l’avorio e soffice come la panna.
Presi la sua mano ed entrai nei suoi sogni, erano confusi, paesaggi bellissimi, episodi divertenti con Emmett e Rose, i pomeriggi trascorsi con Alice a provare i centinaia di vestiti che lei le porgeva instancabilmente. La vedevo mentre cercava di non offendere la zia pazza che si affannava per crearle un capo su misura, un vestito da cocktail di pizzo nero, esageratamente impegnativo e imbarazzante. Sorrisi vedendola alzare gli occhi al cielo esasperata, la mancanza di passione per la moda l’aveva ereditata sicuramente dalla madre! Anche lei era sempre stata goffa nel vedersi affibbiare indumenti appariscenti e troppo costosi da mia sorella. Come dimenticare il suo volto sbalordito quando aveva visto per la prima volta la cabina armadio regalatale per il suo compleanno!Era stato così buffo osservarla cercare un semplice jeans in mezzo a quel magazzino d’alta moda! Poi al ricordo della nostra casetta, ormai abbandonata, e della prima notte in cui ci eravamo amati completamente, rabbrividii.
Tornai ai sogni di mia figlia prima che le ferite riprendessero a pulsare e scorsi una miriade di volti sorridenti, tra cui spesso risaltava quello di sua madre. Distolsi l’attenzione, ma incappai in qualcosa di peggio. Nessie stava sognando la proposta di matrimonio che le aveva fatto Jacob. M’irrigidii sconvolto, mentre l’aria cominciava a mancarmi. Sentivo i polmoni schiacciati da un macigno invisibile e irremovibile.

“Sposami Nessie” le aveva detto semplicemente inginocchiandosi al suo cospetto.
Ciò che non mi sorprese del tutto fu la sua risposta, forse perché tanti anni prima la ricevetti anch’io. Renesmee scoppiò in una risata isterica, nella testa un vorticare di pensieri, quasi tutti erano diretti a me. Si era immaginata una mia possibile reazione alla notizia, il mio dispiacere, la mia sofferenza nel vivere quel giorno senza il mio angelo.
Sciocco, pensai. Tutti noi sapevamo che un giorno sarebbe successo, “all’imprinting non si comanda”, avevano detto i lupi, ma forse nessuno si sarebbe aspettato quel posto vuoto accanto al mio. Povera la mia piccola, pensava sempre prima agli altri, proprio come sua madre. Alla fine però aveva acconsentito, ciò che li univa era indissolubile e sincero.
“ Si Jake ti sposo” aveva risposto buttandoglisi tra le braccia felice.

Lasciai di scatto la sua mano. Era troppo. Tutta quella felicità rischiava di farmi impazzire, dovevo smetterla di autoinfliggermi questo dolore.
Alzai gli occhi al sole e mi resi conto che era ora di alzarsi, ma mi concessi ancora qualche minuto per osservarla, per imprimermi nella memoria quel viso angelico, puro. Tra poco la mia bambina sarebbe diventata una donna adulta e indipendente, sposata. Anche se per me sarebbe rimasta per l’eternità la mia piccola Nessie, il frutto dell’infinito amore tra me e sua madre.
Le accarezzai le guance con delicatezza, assaporandone il calore. Ne avevo un bisogno morboso, come se fosse tutto ciò che mi era rimasto di lei. La notte era stata dura e lunga, era come se l’ultimo pezzo del mio cuore mi stesse lasciando.
Certo, ero felice per lei e per Jacob, come avrei potuto non esserlo? Eppure mi sentivo infelice al pensiero che l’ultimo legame col mio angelo mi stesse lasciando, che la mia bambina stesse crescendo, lasciandomi indietro. Solo e inutile.
Sospirai rassegnato pensando all’inesorabilità del tempo e mi accinsi a svegliarla per il suo gran giorno.
“Sveglia dormigliona” le sussurrai dolcemente.
No, lei non mi stava lasciando, non sarebbe scomparsa dalla mia vita, non mi avrebbe mai abbandonato. Lei non lo avrebbe fatto. Ma dovevo lasciarla andare per la sua strada, farle vivere la sua vita, come io avevo vissuto la mia, anche se per poco, troppo poco tempo.
Lentamente aprì gli occhi, accecati dalla luce e si stiracchiò ancora insonnolita.
“Buon giorno” bofonchiò sbadigliando e guardandomi di sottecchi.
Aggrottai la fronte sorpreso. Era incredibile quanto della madre ci fosse in lei, anche lei mi aveva guardato spesso in quel modo quando era insicura, quando pensava che fossi triste o, come era successo molte volte nella mia vita, tormentato.
Ricacciai indietro la smorfia di dolore che cercava di aprirmisi sul volto e sorrisi scompigliandole la folta chioma.
“Sto bene” esordii con tutta l’energia che avevo. “ Tu piuttosto.. penso che necessiti di una doccia e dell’aiuto di tua zia!” finii canzonandola.
Quando di dice parli del diavolo….
Alice piombò nella stanza e cominciò ad impartire ordini.
“Nessie! Ancora a letto?” finse di essere sconvolta, come se non lo sapesse! “Sbrigati! Ci sono tante di quelle cose da fare!” Quasi strillava da vera isterica.
Renesmee mi guardò disperata, alzando gli occhi al cielo. Anche quel gesto apparteneva a sua madre…
Ingoiai il macigno e cercai di tranquillizzarla. “Sembra che tu sia parecchio impegnata…vai tesoro, ci vediamo dopo.“ Le diedi un bacio sulla fronte mentre si dirigeva nelle mani della zia.
“E tu!” Alice mi fulminò con lo sguardo “indossa questo e poi va da Jacob” ordinò appendendo un vestito all’armadio, prima di sparire tirandosi via mia figlia.
Rimasto solo pensai a quanto triste fosse questo giorno, tutto mi ricordava quello in cui il mio angelo si era legato a me davanti a Dio.
Il respiro cominciò ad accelerare mentre eseguivo come un automa le direttive di mia sorella. Mi guardai allo specchio e non riconobbi me stesso, ciò che vi era riflesso era solo il fantasma di Edward Cullen.
Indossavo un abito splendido, di raso nero, mentre la camicia era bianca e decorata da impercettibili disegni dello stesso colore che le conferivano un tocco raffinato. I capelli erano accuratamente scompigliati dal gel e incorniciavano il volto di un morto. Facevo paura, sembravo proprio un non-morto…un vampiro!
Per la prima volta dopo tanto tempo mi osservai attentamente e rimasi sconcertato da ciò che vidi.
Profonde occhiaie violacee circondavano un paio d’occhi nerissimi, dandomi un aspetto terrificante. Erano passate un paio di settimane dalla mia ultima caccia e i risultati erano evidenti.
“Idiota” sibilai scocciato.
Non avrei voluto che Nessie, il giorno del suo matrimonio, mi vedesse in questo stato, ma ormai era tardi per rimediare. Non avevo tempo per nutrirmi, e poi, se solo avessi sgualcito il vestito di Alice, me l’avrebbe fatto pesare per decenni.
Cercai di evitare lo specchio ma commisi un errore peggiore. Istintivamente alzai lo sguardo verso la grande foto che sovrastava il letto. Un brivido mi percorse il corpo, mi sentii cedere le ginocchia, cosa che di per sé non sarebbe mai potuta succedere. Purtroppo c’era rimasto ben poco di umano in me, anzi non era rimasto proprio nulla.
“Resisti” mi dissi cercando di non cadere a pezzi. Non era certo il momento migliore per crollare.
Distolsi lo sguardo e mi avviai verso la porta. Dovevo andare da Jacob. Era compito mio.
Strinsi i denti e uscii dalla stanza lasciandomi alle spalle l’immagine di ciò che ero stato in un tempo che ormai mi sembrava lontanissimo. Voltai le spalle a quei due volti sorridenti e felici stretti l’uno all’altro in un abbraccio che mai avrei dimenticato.
Scacciai dalla testa la foto dell’amore della mia esistenza, accoccolata al mio petto, in abito bianco e mi preparai per affrontare la giornata

  
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