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Autore: GioRavenlcaw_    14/05/2018    0 recensioni
Arya ha sedici anni e una vita tutt'altro che semplice. Dopo essere stata coinvolta in un incidente, subito un grave lutto ed essere caduta in uno stato di depressione sia fisica che psicologica, sua madre e i medici che l'hanno in cura, ritengono che per lei sia opportuno cambiare vita. E' così che finisce col trasferirsi da suo padre a Sidney, dove questi ha iniziato una nuova vita con la compagna e il figlio di lei.
Arya si sente fuori luogo ovunque si trovi e una nuova realtà non è quello che sperava per la sua vita. Ma l'incontro con un gruppo di ragazzi, l'aria dell'Australia, l'amicizia e l'amore faranno sì che rimetta in discussione la sua vita o quel che rimane di essa.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Arya's pov:

 

La mattinata passa in fretta e il pomeriggio con essa.

A cena mangio un po' più del solito e cerco di trattenermi dal rovesciare tutto una volta finito. Ci riesco ma una costante ansia e nausea mi perseguitano.

Torno in camera mia seguita da Michael e mi avvicino all'armadio per scegliere cosa indossare.

<< Scusa Luke. >> dice all'improvviso Michael.

Io mi volto aggrottando le sopracciglia confusa.

<< Per la sua maleducazione. Sa essere molto acido. >> si spiega.

Io rido innervosita al ricordo di quell'arrogante biondino.

<< Sa essere molto stronzo. >> lo correggo scegliendo un paio di jeggins strappati.

<< Si, lui è.…te l'ho detto che non è molto normale. >> risponde Michael avvicinandosi a me e frugando fra i miei vestiti.

<< Fai pure eh? >> dico divertita.

Lui alza le spalle e mi passa una canottiera col pizzo nero sulla schiena.

<< Questa? >> domando alzando l'indumento per farglielo vedere.

Lui annuisce e io sospiro andando in bagno per cambiarmi.

Mi vesto veloce e mi lavo i denti. Do una pettinata veloce ai capelli mossi e li lascio cadere sulle spalle che ho pensato bene di coprire con una camicetta nera in jeans.

Mi trucco con un filo di eyeliner e mascara ed esco tornando in camera.

Michael appena mi vede e sorride e alza i pollici in segno di approvazione.

Ricambio il sorriso e mi infilo le vans nere.

Prendo la borsa e usciamo salutando papà e Hanna.

 

Dopo circa 10 minuti di tragitto in macchina, Michael parcheggia la macchina in un viale costeggiato da una parte da palazzi e dall'altra da un parco.

In lontananza si vede l'oceano.

Scendiamo dalla macchina e ci avviciniamo ad un palazzo con un portiere all'uscita.

<< Sera George. >> lo saluta Michael.

Il portiere, vestito di tutto punto con un completo verde scuro e un sorriso gentile sul viso, ricambia il saluto e apre la porta per farci entrare.

La hall del palazzo in cui siamo entrata sembra quella di un hotel di lusso a cinque stelle. Mi guardo intorno.

Pavimento in marmo bianco, un tavolo rotondo con un vaso di fiori gialli nel centro dell'entrata. Quadri moderni appesi alle pareti decorano i muri color crema. Michael ed io ci avviciniamo all'ascensore accanto al quale c'è una tastiera dove Michael inserisce un codice.

Lo fa con tanta disinvoltura che mi fa capire le tante volte che è stato qui.

<< Cos'è questo posto? >> domando entrando nell'ascensore.

Michael sorride divertito della mia curiosità e preme il pulsante che ci porta verso l'ultimo piano dell'edificio. L'attico.

<< Uno dei condomini della zona più ricca di Sidney. Siamo quasi alla fine del viale in cui alloggiano i più importanti personaggi della città. >> risponde Michael.

<< Ah >> dico.

Lui ride e poi fra noi regna il silenzio. Io fisso il numerino rosso in cima alle porte dell'ascensore aspettando che compaia il numero 75.

68...70...73...74...75.

L'ascensore si ferma dolcemente e le porte si aprono su una grande sala con un enorme divano nero in pelle e una enorme vetrata che si affaccia sullo spettacolare skyline notturno di Sidney e sull'oceano.

<< Wow >> mi esce dalle labbra. Michael si sfila il giubbotto in pelle e lo appoggia sullo schienale del divano.

<< Che ci facciamo qui? Chi vive in questo posto? >> domando avvicinandomi alla parete di vetro.

<< Io. >> riecheggia una voce nella sala.

Mi volto e Luke Hemmings compare da un corridoio insieme a Calum e Ashton.

Sul suo viso un sorrisetto divertito.

“Dio, quanto vorrei levargli quel sorrisetto scemo con un ceffone”

<< Ciao Arya! >> mi salutano gli altri due.

Io ricambio con un cenno della mano.

<< Sul serio vivi qui? >> domando una seconda volta.

Luke alza gli occhi al cielo irritato e mi si avvicina mentre Ash e Calum si siedono sul divano con Michael e iniziano a chiacchierare.

Luke mi guarda dando le spalle agli altri tre.

Mi mette in soggezione. Però i suoi occhi...

Scuoto la testa e inizio a guardare fuori.

<< Ti sorprende il fatto che io sia ricco? Non l'avresti mai detto vero? >> dice lui con una punta d'odio nella voce.

Lo guardo.

<< Ti ho solo chiesto se vivevi qui. Sai, da dove vengo io non ci sono molti diciassettenni che abitano in un attico con vista sull'oceano. >> rispondo schietta.

Lui ride e si passa una mano fra i capelli chiari.

<< Beh, ora ne conosci uno. Dovresti ritenerti fortunata. >>

Sospiro irritata dal suo comportamento.

Stronzo vanitoso.

<< Si. Che fortuna! >> dico sarcastica allontanandomi.

Lui sospira fra i denti.

<< Dovresti imparare a non rispondermi in questo modo, Arya Greenwood o come cavolo ti chiami. >> risponde lui seguendomi.

<< Greywolf. >> lo correggo voltandomi.

<< Si fa lo stesso. >> dice lui piano.

<< Presuntuoso. >> dico sottovoce.

Lui socchiude gli occhi.

Cazzo, mi ha sentita!

<< Come mi hai chiamato, scusa? >> domanda arrabbiato.

Io lo guardo sorridendo sfacciata.

<< Presuntuoso. Ecco cosa sei Hemmings, un ragazzino presuntuoso. >> gli dico alzando la voce e catturando l'attenzione degli altri tre ragazzi.

<< Che succede? >> domanda Calum aggrottando le sopracciglia.

Luke ridacchia e si prende tra i denti il piercing sul labbro inferiore.

<< Succede che miss perfezione mi dà dello stronzo presuntuoso. >>

<< In realtà stronzo non te l'ho detto, ma l'hai capito da solo. Bravo! >> rispondo facendolo imbufalire.

<< Ahaha simpatica! >> risponde appoggiando le mani sui fianchi.

<< Uuuh, calmiamoci eh ragazzi. >> ci dice Ashton venendo verso di noi e mettendo una mano sulle spalle di entrambi. << Che ne dite di cercare di non litigare? >> ci chiede.

<< Che vuoi da me? È lei che ha cominciato! >> risponde Luke guardando male l'amico.

Io strabuzzo gli occhi incredula.

<< Io?! Ma piantala! Sei tu quello che mi ha risposto male! Io ti ho solo fatto una domanda. >> dico incrociando le braccia al petto incazzata.

Lui mi punta gli occhi addosso con tanto odio da farmi ribaltare lo stomaco fino a farmi tornare la nausea.

Respiro forte cercando di controllarmi e non vomitargli sui piedi.

Anche se gli starebbe bene a questo bastardo un po' di vomito sulle scarpe nuove!

<< Sei incredibilmente antipatica! >> mi urla lui.

<< E tu sei un grandissimo stronzo! >> ribatto facendo ridere Michael e Ash.

Luke mi guarda a bocca aperta.

<< Incredibile! Sei... aaaah! Noi due non andremo mai d'accordo! >> dice lui alzando le braccia al cielo e allentandosi.

<< Si, sono d'accordo. >> rispondo andandomi a sedere sul divano.

<< Meglio ignorarci allora. >> dice lui seccato.

<< Bene! >> rispondo guardandolo.

Lui ricambia lo sguardo.

<< Bene! >> replica sedendosi su una poltrona poco distante.

Nessuno parla per alcuni secondi.

Poi Michael si tira su in piedi.

<< Allora, direi che dobbiamo riscaldare un po' l'ambiente. Che ne dite di una partitina a Guitar Hero? >> propone Michael sorridendo.

Ash e Cal annuiscono chiacchierando.

Luke ed io invece ce ne stiamo in silenzio a fulminarci con lo sguardo.

Odioso. Odioso Hemmings.

Poi vedo una espressione divertita sul viso e un risolino echeggiare in aria.

Piego la testa e vedo che mi sta ancora fissando.

<< Cosa c'è? Che hai da ridere? >> domando seccata.

Lui ridacchia e poi si morde il labbro.

<< Sai, quando ti incazzi sei proprio carina, nonostante il colorito cadaverico. >>

Quella risposta mi fa perdere anche quel poco di rossore che mi era salito in viso per la litigata e un altro pezzo di ghiaccio si era formato sul mio cuore.

La nausea e la voglia di crollare ancora ritornano in superficie.

La vista mi si annebbia a causa delle lacrime e il mio stomaco non ce la fa più.

Con la coda dell'occhio vedo Cal, Ashton e Michael giocare spensierati e invidio la loro voglia di vivere. Quella che io sto perdendo, anche adesso.

Guardo Luke negli occhi e la sua espressione divertita muta in una smorfia confusa e quasi preoccupata, oserei dire.

<< Posso usare un secondo il bagno? >> gli chiedo.

Lui annuisce.

<< Si, è.… è in fondo al corridoio. Vuoi che... >> Prima che finisca la frase io mi sono già alzata dal divano e sto percorrendo il corridoio.

Apro la porta, entro in bagno e mi chiudo a chiave, prima di buttarmi sul wc e buttare fuori da me tutto l'orrore di quel mio giorno vissuto in un corpo imperfetto.

Prendo un pezzo di carta e mi pulisco le labbra. Segue qualche conato ma non succede niente. Così mi alzo con le lacrime agli occhi e tiro l'acqua.

Poi mi avvicino al lavandino, mi sciacquo la bocca.

I miei occhi si fissano sul mio riflesso nello specchio. Ogni giorno mi vedo sempre più brutta e ogni giorno sento l'incredibile desiderio di farmi male fino a finirla per sempre.

Istintivamente una mano si fa largo nella tasca del giubbetto di jeans.

Estraggo la lametta che mi aiuta e mi distrugge contemporaneamente.

Alzo la manica della giacca e sospiro prima di premere la lametta sulla pelle chiara del mio avambraccio.

Stringo gli occhi. Fa male. Fa sempre male, ogni volta. Ma preferisco questo dolore a quello che mi infligge il mondo ogni giorno.

<< Ah. >> esclamo e getto la lametta insanguinata nel lavandino.

Mi porto una mano sul taglio e poi prendo un pezzo di carta e tampono finché il sangue non si ferma.

Getto la carta nel water e tiro l'acqua, poi ripulisco la lametta e mi lavo le mani.

Mi guardo un'ultima volta allo specchio. Ripongo il mio strumento, faccio scattare la serratura della porta e torno in salotto dagli altri fingendo un sorrido al quale credono quasi tutti. Tutti tranne Luke.

 

 

 

 

 

 

   
 
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