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Autore: FrancescaPotter    15/05/2018    1 recensioni
Long sugli ipotetici figli delle coppie principali di Shadowhunters (Clace, Jemma e Sizzy), ambientata circa vent'anni dopo gli avvenimenti di TDA e TWP. TWP non è ancora uscito al momento della pubblicazione, e nemmeno l'ultimo libro di TDA; questa storia contiene spoiler da tutti i libri della Clare fino a Lord of Shadows, Cronache dell'Accademia comprese.
Dal quarto capitolo:
"Will abbassò il braccio e distolse lo sguardo, ma lei gli prese delicatamente il polso. «Lo sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa, vero?» gli chiese, morsicandosi inconsapevolmente il labbro inferiore. Era una cosa che faceva spesso e che faceva uscire Will di testa. «So che è George il tuo parabatai» continuò abbassando la voce, nonostante non ce ne fosse bisogno perché George era concentrato sul suo cibo e Cath stava leggendo qualcosa sul cellulare. «Ma puoi sempre contare su di me. Mi puoi dire tutto. Lo sai, vero?»
Will sospirò. «Lo so, posso dirti tutto».
Tranne che sono innamorato di te."
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarissa, Emma Carstairs, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Julian Blackthorn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo - Parte 1 
 
 
«Ripetimi ancora perché siamo venuti qui» disse Will leggendo la scritta al neon che brillava nella notte Newyorkese. «The Death Hour. Non suona molto promettente».
Sua sorella Celine ghignò. «Te l’ho detto. Una sera ho beccato Lizzie qui davanti. Dice che è un posto carino».
Will guardò sua sorella minore. «Cosa ci facevi qui? Non puoi neanche bere!» Gli Shadowhunters potevano bere legalmente dai diciotto anni, anche se non era inusuale che iniziassero prima.
Elizabeth alzò gli occhi al cielo. «Vengo qua a disegnare quando non mi va di stare in casa».
«Ma è pericoloso che tu esca da sola con il buio…»
«William!» sbottò Elizabeth, scocciata. «Smettila».
«Ha ragione, William» le fece il verso Celine. «Smettila».
Elizabeth entrò nel locale senza degnarli più di uno sguardo. Will fulminò Celine e lei scosse il capo con un sorrisetto.
«Dovreste lasciarla stare» disse Rose. Lei e Will si stavano tenendo la mano. «Anche tu, Will».
Will cercò Cath con lo sguardo. Lei e George se ne stavano in disparte a parlare a bassa voce tra di loro e parevano non essersi neppure resi conto di quello scambio di battute; Cath sapeva qualcosa, Will ne era sicuro: sapeva qualcosa e non glielo voleva dire per lealtà nei confronti di Lizzie. Se Cath non fosse stata ancora così scossa da quanto accaduto a suo padre, Will avrebbe insistito di più, ma viste le sue condizioni preferiva evitare di darle troppo fastidio.
Will diede un bacio sulla tempia a Rose e poi si rivolse a George e a Cath: «Andiamo?»
I due parvero ritornare alla realtà e annuirono. George mise una mano sulla schiena di Cath e insieme entrarono nel locale. George doveva aver fatto una battuta perché sul viso di Cath c’era un piccolo sorriso. Will, Rose e Celine li seguirono.
Il matrimonio di Celine e Sophia si sarebbe tenuto tra due giorni. Gli Shadowhunters non avevano l’usanza dell’addio al celibato o al nubilato, ma Celine quella sera li aveva trascinati tutti fuori per festeggiare lo stesso. Era anche riuscita a convincere i loro genitori a fare uscire Elizabeth.
«Non azzardarti a far ubriacare tua sorella. Capito?» le aveva detto loro padre.
Celine aveva sbuffato. «No, per chi mi hai preso?»
«Tuo fratello sì. Lui fallo ubriacare pure. Ma tua sorella no, è ancora piccola».
Will aveva fatto finta di non aver sentito. Odiava l’espressione far ubriacare. Se avesse voluto si sarebbe ubriacato, altrimenti no. Nessuno poteva costringerlo. E ubriacarsi non era nei suoi programmi: non gli piaceva perdere il controllo e rendersi ridicolo.
Il locale, a discapito del nome, era molto carino, intimo quasi. Sulla sinistra c’era un lungo bancone dove prendere da bere, mentre sulla destra c’era un piccolo palco dove una band stava suonando musica leggera. Le luci erano soffuse e il locale era immerso nella semioscurità.
Celine scelse un tavolo vicino al palco e si lasciò cadere su una sedia. Lizzie le si sedette di fronte, Cath e George presero posto di fianco a lei e Will e Rose di fianco a Celine.
Celine osservò i ragazzi che stavano suonando. Era una canzone melodica, acustica, che permetteva di parlare tranquillamente senza che il tuo vicino ti urlasse nell’orecchio per farsi sentire.
«Sono bravi, non trovate?» disse Celine. «Un po’ alternativi».
«Suonano bene» decise George. «Il basso non è molto a tempo, ma sono giovani». George era l’unico in grado di dare un giudizio sulla musica, dal momento che suonava la chitarra.
«Sembra un po’ la nuova canzone dei Dark Paradise» disse Cath, mettendosi poi a canticchiare.
George sorrise, il sorriso che rivolgeva solo a Cath e a pochi altri, e intonò un pezzettino di canzone con lei.
«Quello che suona la chitarra è carino» decise Celine inclinando il capo di lato come a volerlo osservare meglio. «Sì, decisamente. Ha quell’aria nerd-carina che piace a te, Liz».
Elizabeth non disse niente, a mala pena lo guardò, si limitò ad annuire.
«Mi piace la sua camicia» disse Will.
«Però il più figo è il cantante» continuò Celine. «Mi sono sempre piaciuti i capelli lunghi».
«Ecco, lui avrebbe bisogno di un restyling. Sembra George».
Cath e Rose si misero a ridere, mentre George ignorò il commento. Elizabeth sembrava essere sul punto di vomitare e Will notò Cath prenderle la mano da sotto al tavolo.
«Cosa fa Sophia questa sera?» chiese Cath.
«Probabilmente lei e i suoi amici stanno guardando film d’amore mentre si mettono lo smalto. Ugh».
«Non capisco cosa abbiate tutti contro i film d’amore» borbottò Cath.
«Nemmeno io» disse Will.
Rose alzò un sopracciglio nella sua direzione ma ebbe la decenza di stare zitta: a lei piacevano quanto a lui, solo che non lo ammetteva.
Celine sventolò una mano per aria per attirare l’attenzione di un cameriere. «Ehi, senti, puoi portarci la cosa più forte che avete?»
Il cameriere, un ragazzo sui venticinque anni con un taglio militare e un tatuaggio elaborato sul braccio, aggrottò la fronte. «Avete l’età per bere?»
Celine si tirò i capelli dietro una spalla e gli sorrise. «Certo».
Il ragazzo li osservò e poi puntò gli occhi su Lizzie e Cath. «Loro non hanno ventun anni».
«Io non bevo» lo rassicurò Cath.
«Io neanche» fece Lizzie con aria annoiata. «Portami una cherry coke».
«Non posso servirvi da bere se ci sono dei minori. Chi mi assicura che voi non ordinerete per loro? Anzi, non potrebbero nemmeno stare qui».
«Giusto» saltò su Lizzie. «Dovremmo andarcene». Fece per alzarsi ma Celine la prese per mano e la fermò. «Non essere ridicola. Ci penso io» sibilò. Poi raddrizzò la schiena e prese un respiro profondo. «Senti… com’è che ti chiami?»
«Sam».
«Senti, Sam. Dopodomani mi sposo. Okay? Spenderò un sacco di soldi e, se prometti di non fare storie, ti lascerò una mancia fenomenale».
Sam rimase in silenzio per qualche secondo, come se stesse decidendo se accettare o meno. Celine gli sorrise. «Affare fatto?»
«Se qualcuno mi chiede qualcosa, dirò che avevate i documenti».
Celine scrollò le spalle. «Come ti pare. E ora portaci i migliori Margarita che abbiamo mai bevuto, su!»
Sam se ne andò e Will scosse il capo. «Se fossi una mondana, saresti una delinquente, Celine».
Celine ghignò. «Voglio solo divertirmi e i mondani sono stupidi. Ventun anni per bere, bah».
«Non penso di riuscire a bere altra tequila dopo il mio compleanno». Rose poggiò la testa sulla spalla di Will e lui le passò un braccio attorno alle spalle con un sorrisetto.
«Oh, non va bene il Margarita?» Celine sembrava preoccupata. «Ti ordino qualcos’altro. Che rapporto hai con la vodka?»
Rose sembrava vagamente spaventata da Celine e Will non la biasimava. «No, io…» ma Celine stava già chiamando Sam a gran voce.
«Deve proprio flirtare con ogni cosa che cammina?» borbottò piano Will.
«Beata lei che ci riesce» disse Rose. Poi alzò il capo dalla sua spalla e lo guardò imbarazzata. «Cioè. Mi è uscita male. Intendevo che prima di stare con te mi avrebbe fatto comodo saper flirtare».
Will decise di lasciar perdere e di non dirle che non aveva bisogno di saper flirtare per attirare i ragazzi. La sua attenzione fu catturata da George e Cath, che si erano messi a discutere.
«Dovresti bere» stava dicendo lei. «Davvero, George».
George alzò gli occhi al cielo. «Per l’ennesima volta, Catherine. Non voglio».
«No, so che vuoi». Cath stava scuotendo il capo. «Vuoi ma…»
«Catherine» disse George. «Io non mento…»
«Non menti, lo so!» Cath si stava agitando ed era prossima alle lacrime. Will ormai aveva imparato a capire quando si stava per mettere a piangere. Quella sera si era messa un vestito blu con le maniche lunghe e i polsini ricamati con del filo argentato, e aveva lasciato i capelli sciolti. George invece indossava una delle sue felpe nere con la scritta Thrasher sul davanti.
George le prese le mani. «Cath, tesoro, va tutto bene. Se ti fa stare più tranquilla bevo una birra».
Cath chiuse gli occhi e prese qualche respiro. «No. Voglio che tu beva quello che vuoi senza pensare a me».
«Okay. Allora una cherry coke come Elizabeth andrà più che bene». Cath aggrottò le sopracciglia e arricciò il naso. George continuò: «Visto? Sono così sicuro della mia mascolinità che non mi faccio problemi a bere una bibita rosa».
Cath si mise a ridere e George le diede un bacio sul capo.
Will era sul punto di fare una battuta, quando si accorse che la sedia di Lizzie era vuota. La cercò con lo sguardo e la intravide mentre si faceva strada verso il bancone, passando di fianco a un gruppo di ragazzi più grandi che le lanciarono sguardi di apprezzamento. Senza pensarci un attimo, Will si alzò e la raggiunse, reprimendo l’istinto di prendere a pugni quei pervertiti. Prima doveva accertarsi che Lizzie stesse bene: non aveva una bella cera e non voleva che si sentisse male.
«Lizzie» la chiamò. «Liz».
Lizzie però non parve sentirlo e continuò a camminare spedita. Allora Will accelerò il passo e la prese per un braccio. La fece voltare verso di sé, le mani sulle sue spalle.
«Lasciami andare, per favore». Lizzie sembrava preoccupata. I suoi occhi verdi, tanto simili a quelli di Will, parevano pezzi di vetro. «Per favore, devo… prendere una boccata d’aria. Lasciami».
«Lizzie» la voce di Will era bassa, delicata, la voce che usava quando lei era più piccola e aveva avuto un incubo. «Cosa succede?»
«Ti ha detto di lasciarla andare» disse qualcuno alle sue spalle.
Will si voltò lentamente. Era stato un ragazzo magro e con i capelli biondo cenere a parlare. Will mollò la presa, più per la sorpresa che per fare un favore a lui. Lo osservò meglio e si rese conto che si trattava del chitarrista che indossava la camicia che gli piaceva.
«Credo ci sia stato un malinteso» disse Will con un sorriso tirato. Poi guardò sua sorella, aspettandosi che lei mandasse via quello sconosciuto, ma Lizzie lo stava osservando con gli occhi spalancati. Il ragazzo invece aveva aggrottato le sopracciglia. «Perché, tu saresti?»
Una voce, nei meandri più remoti della mente di Will, parlò: si conoscono.
Will si irrigidì. «Perdonami» disse, porgendogli una mano. «Non mi sono presentato. Sono Will Herondale. Il fratello maggiore di Elizabeth».
Sentì sua sorella trattenere il fiato e Will, se solo avesse potuto, avrebbe sbattuto la testa contro al muro.
«Oh». Il ragazzo pareva imbarazzato. Si passò una mano tra i capelli e poi guardò Lizzie. «Non mi avevi detto che avevi un fratello»
Si conoscono, ebbe la conferma Will. Com’è possibile che Lizzie conosca un mondano?
Il ragazzo prese la mano di Will e la strinse con un sorriso. Aveva le fossette ed era alto quanto lui. Gli ricordava suo zio Simon. «Sono Peter, piacere mio».
Il sorriso si congelò sulle labbra di Will. Peter. Quello era il famoso Peter? Un mondano?
P E T E R ? Mimò Will con le labbra a sua sorella, che si limitò a scuotere il capo e ad allacciarsi le braccia attorno al petto come a volersi proteggere dalla bufera che stava per abbattersi su di lei.
Will era furioso. Come poteva essere stata così stupida?
«Che figuraccia. Mi dispiace, Will» disse Peter. «Pensavo che Liz avesse bisogno di una mano».
Lizzie, che era stata in silenzio fino a quel momento, fece per dire qualcosa, ma Celine piombò su di lei con un bicchiere in mano.
«Guarda chi abbiamo qui, il chitarrista carino!» esclamò, allacciando un braccio attorno alle spalle di sua sorella. «Sono Celine, la sorella più bella di Elizabeth».
«Sei l’unica sua sorella» commentò Will.
«Però sono più bella di te».
Will fece una smorfia. «Rose non si direbbe d’accordo».
Celine lo ignorò e strinse la mano a Peter.
«Piacere, sono Peter» disse lui con lo stesso sorriso che aveva rivolto a Will poco prima. «C’è qualche festa di famiglia per caso?»
«Dopodomani mi sposo!» esclamò Celine. «Quindi pago io da bere. Dovresti unirti a noi».
Will non rimase per ascoltare la risposta di Peter. Tornò dagli altri con un diavolo per capello e il cuore che gli batteva all’impazzata nel petto. Si lasciò cadere di fianco a Rose, stentando a credere a quanto appena successo.
«Will». Rose gli mise una mano sulla spalla e lo scosse leggermente. «Ti senti bene?»
«No» rispose lui.
«Sembra che tu abbia visto un fantasma» commentò Geroge mentre beveva contento la sua cherry coke. «Questa roba è davvero buona, comunque».
Will fissò il tavolo per qualche minuto, le braccia conserte e la mascella contratta. Gli era venuto mal di testa da quanto le sue meningi stavano lavorando.
«Tu lo sapevi» esalò infine rivolto a Cath.
Cath lanciò un’occhiata dietro di sé, verso Lizzie e Peter, e si coprì il volto con le mani. «Sì».
«Sì? E me lo dici così?» urlò Will. «Hai idea di cosa potrebbe succederle se il Conclave lo scoprisse? Potrebbero toglierle i marchi! Non ci credo che tu glielo abbia lasciato fare!»
«Ehi» ringhiò George. «Stai calmo, Will!»
Cath si era tolta le mani dal viso. Sembrava arrabbiata e Will non l’aveva mai vista arrabbiata. «Be’, e se te l’avessi detto, che cosa avresti fatto? Pensi che non abbia provato a farle cambiare idea? Credi davvero che non le abbia spiegato tutti i rischi che corre? Dio, per chi mi hai preso, Will? Ha un cervello e prende le sue decisioni da sola».
«È piccola!» continuò Will testardo. «Non sa quello che vuole, ha solo sedici anni!»
«Oh, ma piantala» Cath lo fulminò con lo sguardo. «Come se tu a sedici anni non sapessi di essere innamorato di Rose».
Will si accasciò contro lo schienale della sedia.
«Cosa…» iniziò Rose titubante, spostando lo sguardo da Will a Cath. «Cos’è successo?»
A Will non andava di elaborare quanto appena accaduto, perciò fu spiccio. «Hai presente Peter? Il ragazzo con cui si sente mia sorella? È un mondano».
Rose si portò una mano alla bocca. «No…»
«Sì».
Will prese il bicchiere che gli stava davanti e bevve tutto il contenuto, sentendo l’alcol che gli bruciava la gola e lo stomaco. George, Cath e Rose lo guardarono con apprensione, come se fosse impazzito. «Che c’è?». Posò il bicchiere e prese quello di Rose.
«Ehi, quello è il mio…»
«Voglio dimenticarmi questa serata» spiegò lui, bevendo una sorsata del drink di Rose. Questo era più dolce, ma altrettanto forte. «Mmm, buono, che cos’è?»
«Vodka alla….»
«Non ci credo che sia un mondano».
«Will...»
«Un mondano, capito? Neanche uno stregone, un vampiro… non ho niente contro i vampiri! L’importante è che non le lasci succhiotti sul collo…»
«Will…»
«Non sta succedendo davvero». Will si mise a ridere, ma la sua risata si spense quando si accorse che anche il bicchiere di Rose ora era vuoto. Com’era possibile? Aveva appena iniziato a bere.
«Celine!» urlò a gran voce. «Celine!»
«Sono qua, idiota» lo sgridò sua sorella maggiore. «Non c’è bisogno che urli».
«Ah, ciao». Will si mise a ridere di nuovo. Non si era accorto che le sue sorelle e Peter li avessero raggiunti. «Procurami qualcos’altro da bere».
Celine ghignò. «Volentieri, fratellino. Volentieri».
 
Qualche ora e qualche shot di tequila più tardi, Will era al settimo cielo.
Seriamente, era la serata più bella della sua vita. Sua sorella stava uscendo con un mondano? E che problema c’era? Fintanto che ci fosse stata la tequila, non ci sarebbero stati problemi nel mondo.
«George». Will aveva la testa appoggiata sulla sua spalla e lui gli stava accarezzando piano i capelli. «George, quando sei diventato così morbido?»
«Will» fece una voce femminile un po’ seccata. «Will, sono Rose. Cath e George sono andati a casa».
Will guardò la persona su cui si era appoggiato e, in effetti, era una ragazza. Una ragazza con gli occhi grandi e i capelli scuri. «Wow» disse, toccandole il viso con la mano per assicurarsi che fosse reale e non un sogno indotto dall’alcol. «Sei bellissima. Passerei il mio tempo a disegnarti. Di che colore hai gli occhi? Sono chiari, non azzurri, magari verdi… Hai un ragazzo?»
Rose alzò gli occhi al cielo. «Sì».
Will tirò su col naso. «Davvero? Sei sicura che lo hai? Non ti stai confondendo?»
«No».
A Will venne da piangere. «Ma certo che hai un ragazzo. Sei bellissima, come potresti non avere un ragazzo?»
«Sei tu il suo ragazzo, cretino!» gli urlò un’altra voce femminile. Questa apparteneva a una ragazza con i capelli rossi che Will riconobbe come sua sorella. Will non era particolarmente sobrio, se ne rendeva conto, ma anche lei non stava molto meglio di lui. Aveva messo le braccia sul tavolo a mo’ di cuscino e ci aveva appoggiato la guancia sopra, ridendo di tanto in tanto tra sé e sé.
«Sono io il tuo ragazzo?» Will tornò a rivolgersi a Rose, una rinnovata speranza che gli bruciava nel petto. «Davvero?»
«Purtroppo sì».
«Quindi posso baciarti?»
«No» disse Rose. «Puzzi di alcol».
Will aggrottò le sopracciglia e Rose si mise a ridere. Poi gli diede un bacio sulla guancia e Will tornò ad appoggiarsi a lei. «Voglio altra tequila».
«No» disse Rose. «Assolutamente no. Hai bevuto abbastanza».
Will si strinse di più a lei, sfregandole la testa contro al collo come un gatto, e Rose prese ad accarezzargli gentilmente il collo. Will stava per chiudere gli occhi, quando vide Lizzie e Peter che si baciavano. Sulla bocca.
Scattò a sedere dritto come una molla. «Che?» esclamò indignato. Poi incurvò le spalle. «Oh, no. È un mondano, Rose! Un mondano, capito?»
Rose iniziò a dargli delle pacche sulla schiena. «Sì, Will. Ho capito».
«E ora? Cosa facciamo?»
«Non lo so…»
Lizzie si era seduta in braccio a Peter e stava ridendo mentre lui le riempiva la faccia di baci. Per Will sarebbero anche stati carini, se lui non fosse stato un maledetto mondano e non avesse messo a rischio la sicurezza di sua sorella.
Disperato, appoggiò la testa sul tavolo e chiuse gli occhi.
 
Quando Will li riaprì si ritrovò davanti all’ascensore dell’Istituto con un braccio attorno alle spalle di Rose.
«Rose?»
«Shhh» sibilò lei mentre le porte dell’ascensore si aprivano.
«Dove sono Lizzie e Peter?»
«Sono qui» fece Elizabeth. «Peter è tornato a casa».
Will grugnì qualcosa in risposta. Rose lo spintonò nell’ascensore, continuando però a sostenerlo. Will gliene fu grato, perché era sul punto di vomitare e non sarebbe riuscito a rimanere in piedi da solo.
«Sei proprio una mezza cartuccia, Will» lo schernì Celine. Se ne stava appoggiata alla parete dell’ascensore con gli occhi socchiusi, come se la luce le desse fastidio, ma almeno riusciva a stare in piedi.
Non ricordava come le sue sorelle e Rose avessero fatto a riportarlo a casa, ricordava solo quello che non voleva ricordare, e cioè che sua sorella stava con un mondano.
«Peter…» sbiascicò. «Mondano…»
Elizabeth sbuffò e incrociò le braccia al petto.
«Si sono solo baciati, Will, come la fai lunga!» sbottò Celine. «E’ figo, io approvo».
«Sei matta?» Will faceva fatica a parlare. «Se mamma e papà lo scoprissero…»
«Basta così» li zittì Rose. «Non è il momento di discutere adesso. Celine, aiutami a portare Will in camera sua». Erano arrivati sul pianerottolo dell’Istituto. Tutte le luci erano spente e Rose sfoderò la propria stregaluce per fendere l’oscurità. «E fate silenzio, per l’amor del cielo».
Celine si mise l’altro braccio di Will attorno alle spalle e insieme a Rose iniziò a trascinarlo verso la sua stanza.
«Mi fa male la testa» borbottò Will. «E penso di stare per vomitare».
«Dovreste uscire con me più spesso, entrambi» disse Celine.
«No» disse Rose. «Non se ne parla».
«Dov’è Lizzie?» chiese di nuovo Will. «E Peter?»
«Lizzie è andata a dormire» spiegò Rose paziente. «Va tutto bene».
Will scosse il capo. Come gli faceva male la testa… e sua sorella… «Ma Lizzie…»
«Che cavolo, Will» quella era Celine. «Vuoi darti una calmata?»
Celine aprì la porta della sua camera e aiutò Rose a sistemarlo sul letto.
«Lo spogli tu» le disse poi con fare malizioso. Will emise un verso strano e Celine arricciò il naso. «E se vomita, io non voglio saperne niente. Buonanotte, Rosellina».
Celine se ne andò e Rose si sedette vicino a Will. «Se devi vomitare, per favore, dimmelo prima».
«Mi sa che devo vomitare».
Rose sospirò e lo aiutò ad alzarsi.

NOTE DELL'AUTRICE
Salve a tutti <3
Questa è la prima parte dell'epilogo; la seconda parte, come prevedibile, sarà il matrimonio di Celine e penso che lo posterò ad agosto, il giorno che ho postato il primo capitolo perché sono sentimentale. Grazie a tutti per essere arrivati sin qui con la lettura. <3

Francesca 
  
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