Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: giamma21    15/05/2018    1 recensioni
"Forse fu per l’occasione, o perché entrambi inconsapevolmente si erano avvicinati “quel poco in più”, che le coccole si trasformarono in baci, sfuggenti ma travolgenti, ingenui ma consapevoli, e in carezze tanto caute quanto pericolose. Logan aveva sempre rinnegato l’attrazione per il migliore amico, come mai si era lasciato andare? Aveva bisogno di amare, tanto quanto ne aveva Toby. Nessuno si aspettava che due anni dopo, due migliori amici sarebbero stati degli estranei."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
26 Dicembre
 
Vanessa si alzò alle nove e trenta, felice di aver dormito le ore necessarie per mantenere chiara la pelle intorno ai suoi occhi. Dalle finestre della camera proveniva una luce debole. Le nuvole di una pioggia imminente coprivano il sole. Ormai il clima era da accettare così: incerto, ma sicuramente freddo. La ragazza si stirò sotto le coperte, mormorando un verso di soddisfazione. La sveglia non era ancora suonata.
“Ho dimenticato di inserirla?”, pensò Vanessa, controllando il telefono.
Aprì l’app Orologio, e scoprì di aver segnato la sveglia per le dieci. Si sforzò di pensare al momento in cui lo aveva fatto, ma le tornarono in mente i bicchieri di vino rosso che aveva bevuto la sera prima. Risolto il dilemma. Notò diverse chiamate perse, ma non le controllò.
Accese il Wi-Fi e dopo qualche secondo apparvero sullo schermo decine di notifiche di messaggi. Toccò l’icona di iMessage, poi il primo dei nomi illuminati.
Uno dei suoi migliori amici, Toby, l’aveva tartassata di SMS, alcuni più lunghi di altri.
 
Toby: Logan è in ospedale.
Toby: Cazzo Vanessa ci hanno picchiati, ti prego rispondi.
Toby: Rischia di morire, non mi hanno detto niente, stanno arrivando i miei genitori e penso che abbiano chiamato anche i suoi.
Toby: Mentre uscivamo dal Rainbow un gruppo di pezzi di merda ha picchiato Logan e lo hanno ridotto molto male, non so cosa fare, mi hanno medicato le ferite ma ho bisogno di sapere come sta. Ti prego V rispondi…
 
Vanessa trasalì, e si sentì tremare il corpo. Stava per avere un attacco di panico? Da piccola le capitava spesso. Un momento era felice e giocosa, quello dopo il mondo attorno a lei sembrava volerla inghiottire. Crescendo, la situazione era senz’altro migliorata, ma vedere quei messaggi le stava facendo ricordare che prima o poi le cicatrici tornano a prudere.
Provò a chiamare Toby, poi Logan, senza ottenere risposta. Subito dopo realizzò che non avrebbero potuto rispondere, dall’ospedale. Ma Toby le aveva scritto, quindi doveva essere al sicuro. In effetti, anche Logan era al sicuro, no?
Vanessa corse da sua madre Karen, che stava piegando i vestiti appena usciti dalla lavatrice. Lei la vide tremare, con il volto più pallido del solito, e le chiese cosa stava succedendo.
-Mi ha scritto Toby, ha detto che Logan è stato picchiato e sono in ospedale. È grave, mamma- spiegò la ragazza, incapace di trattenere le lacrime. Sua madre le si avvicinò e la strinse tra le braccia.
-Tranquilla, respira- pronunciò con calma, tentando di evitare una crisi, -Vuoi andare in ospedale? Sicura che non sia uno scherzo?-.
Vanessa restò abbracciata alla madre, mentre faceva respiri lunghi e profondi.
-Non può essere uno scherzo, lo so. Dobbiamo andare, mamma-.
 
 
Il primo giorno alle superiori fu un trauma.
Nessuno l’aveva preparata ad un cambiamento così significativo.
Professori più esigenti, amici nuovi. Trasferirsi a Stanton, dalla grande città, era stato un duro colpo. I ragazzi sembravano morti viventi, e gli adulti rassegnati. Tutto pareva spento.
I genitori di Vanessa le avevano detto di prenderla come una nuova avventura.
-Nella vita non sarai sempre ferma in un unico luogo, ed è giusto così- le spiegò suo padre, mentre impacchettava i suoi averi.
-Lo dici solo perché ce ne stiamo andando- ribatté lei, sbuffando.
I suoi compagni di scuola, la sua casa, il vialetto, sarebbero diventati un ricordo.
Arrivata alla scuola superiore di Stanton, Vanessa pensò di voltarsi e tornare a casa sua, la sua vera casa, camminando. Ci sarebbe voluto qualche giorno, ma avrebbe sicuramente trovato un appoggio a casa di… nessuno.
Non le vennero in mente amici così fidati.
Che peccato. Tornò indietro e camminò verso il nuovo armadietto.
La serratura si sbloccò solo dopo qualche tentativo, e le pareti metalliche videro la luce.
Vanessa depositò i libri delle ore successive, per alleggerire il carico dello zaino, poi richiuse l’armadietto.
“Chissà se a fine scuola lascerai un segno”, pensò la ragazza, passando le dita sulle fessure di metallo.
Qualcuno la urtò da dietro.
-Scusa, non ti avevo vista- disse il ragazzo che le aveva colpito la spalla.
Lei sorrise.
-Nessun problema-.
-Sei nuova?-.
-Cosa mi ha tradita, l’abbigliamento?-.
Vanessa indossava stivaletti neri, jeans chiari e un leggero maglione di lana beige. Nulla di stravagante.
Il ragazzo la osservò.
-Beh, hai l’aspetto di una che non sa come sarà il meteo nella nuova città. Te lo dico io: pessimo. Ventiquattr’ore su ventiquattro-.
Vanessa sorrise nuovamente, sentendosi in leggero imbarazzo.
-A volte però ci viene concesso un piccolo assaggio di bel tempo, tranquilla. Siamo tutti più sorridenti con il sole-.
Lui allungò la mano.
-Toby-.
-Vanessa, piacere di conoscerti-.
A fine giornata i due si erano già scambiati le informazioni di base per una promettente amicizia. All’una trovarono un tavolo libero nella mensa e vi si sedettero, sistemando zaini e vassoi con il cibo.
-Sai, pensavo che vivere qui avrebbe fatto schifo, ma in realtà ora sto bene. Volevo ringraziarti, Toby-.
Lui finse di essere lusingato.
-Presto ti renderai conto di esserti cacciata in un bel guaio-.
Indirizzò lo sguardo verso qualcuno oltre Vanessa, che si voltò incuriosita.
-Tutto bene?- chiese lei.
Toby esitò, poi emise un verso di rassegnazione.
-Guarda quel ragazzo, non pensi che sia carino?-.
Vanessa cercò tra la folla la persona d’interesse, poi si fermò.
-Aspetta…-.
-Sì, mi piacciono i ragazzi, ops. Forse ho dimenticato di menzionarlo, è un problema?-.
La ragazza non rispose subito. Si chiese se fosse veramente un problema per lei. Lo sarebbe stato per qualcun altro? Perché doveva esserlo, poi?
-Basta che non ci mettiamo a litigare per lo stesso tipo- rispose.
Toby ridacchiò.
-Basta, ho siglato l’accordo. Sei ufficialmente la persona migliore della scuola, e mia amica-.
Vanessa partecipò alla risata e si sentì fiera. Aveva un amico, per quanto strano potesse essere.
-Allora, quel ragazzo, chi è?-.
Toby tornò ad osservare al di là dell’amica.
-Non lo so ancora, ma sembra un cucciolo sperduto. Invitiamolo a sedersi con noi!-.
Lei provò eccitazione.
-Sì, perché no?-.
Toby cercò di incrociare gli occhi con quelli del misterioso ragazzo, e gli sorrise. Non era un sorriso qualunque, perché a Vanessa trasmise una sensazione di pace e tranquillità. Le dava l’idea di essere un sorriso del quale ci si poteva fidare.
Nel giro di qualche secondo, un ospite si unì alla tavolata.
-Vanessa, ti presento Logan- disse Toby, simulando una stretta di mano.
Logan sorrise a Vanessa e sistemò lo zaino.
-Mi avete appena salvato, vi ringrazio- confessò.
 
 
Non poteva vederlo. Nessuno, oltre i genitori, poteva farlo.
-Terapia intensiva- specificò la dottoressa con la quale avevano parlato.
Vanessa cercò Toby per i corridoi dell’ospedale, ma non riuscì a trovarlo.
Si sentì terribilmente sola.
-Dove sono tutti, mamma?-.
Karen la strinse tra le braccia.
-Ho paura-.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: giamma21