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Autore: Fabb5000    16/05/2018    1 recensioni
Sono passati parecchi anni da quando Lyon, Stefano, Anna e Mario giocavano a Minecraft e, insieme a quei tempi, si è conclusa anche la FailCraft. Ora Lyon, ormai ultracentenario, conscio che ormai non gli resta molto tempo, decide di rivelare alla sua nipote sedicenne la sua vera storia, ovvero quella che successe dopo gli avvenimenti di "A caccia di Herobrine"; la storia che lo rese un eroe non solo in Minecraft, ma in tutti i mondi, e che va tramandata alle generazione future prima della fine. La storia di come lui, Stefano, Anna e Mario salvarono tutti gli universi da una terribile piaga. [[Consigliabile, ma non indispensabile, legge il prologo]]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Herobrine, Notch, Nuovo personaggio, Steve, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'FailCraft in real life'
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Gavin osservava la battaglia che imperversava sotto di lui, fremente di rabbia.

Non riusciva a capire perché era ancora lì a guardare, invece di andarsene come aveva programmato. Si era fermato su una delle isole volanti e aveva atteso. A volte aveva mosso le ali, ma al momento di alzarsi in volo ci ripensava e tornava ad appollaiarsi sul pavimento di Endstone.

Sotto di lui le sorti della battaglia stavano lentamente mutando. Era ancora presto pensare in una qualche possibilità di vittoria per, diciamo, i "vivi", dato che i "morti" erano ancora tantissimi, ma comunque l'ago della bilancia si stava ribaltando.

Con i nuovi eserciti che si erano aggiunti, l'offensiva dei vivi contro i morti si era fatta più forte e avevano cominciato ad avanzare e riguadagnare terreno. Quando poi era apparso quel drago enorme le truppe parevano aver ritrovato il coraggio e ora attaccavano con più foga.

E i suoi figli erano laggiù. O almeno, sua figlia lo era. Gulliver non lo era più, volle ricordarsi, sempre ammesso che un tempo lo fosse stato. Certo, lo aveva cresciuto e sfamato quando avrebbe dovuto lasciarlo morire abbandonato, ma non ricordava più se ci fosse mai stato un posto nel suo cuore per il giovane rapace.

Eppure, stranamente, era lui, e non Elendin, che osservava. Non riusciva a capacitarsene, il motivo gli sfuggiva, ma comunque continuava a controllarlo. Lo aveva visto lanciarsi su quella specie di demone e ucciderlo recidendogli la gola; si era fatto aiutare dall'umano, ma ciò non toglieva che la maggior parte del lavoro l'avesse fatta lui.

Per quanto ci provava, Gavin non riusciva a togliersi di dosso il pensiero che, forse, era orgoglioso di lui.

Scosse la testa. No, non era possibile. Quello non era più suo figlio, era un estraneo, un reietto, e lui non doveva curarsene.

Ma allora perché non riusciva a staccargli gli occhi di dosso?

Sì coprì gli ochi con l'ala : la luce dei tre soli emersi dalla cappa di nubi era accecante, specie da quelle altezze. Per di più essi erano vicinissimi, quasi si sfioravano l'un l'altro, ed emettevano un bagliore insopportabile. Accanto a loro, sparpagliate un po' ovunque, vi erano migliaia di luci azzurrine che sembravano sul punto di esplodere.

E mentre osservava quello spettacolo vide qualcosa fare capolino dal cielo. Sembrava un uccelli gigante, con ali larghe quanto quelle di un aereo, ma nell'osservarlo bene si notava che il corpo aveva una forma serpentiforme.

La creatura si avvicinò a lui, e Gavin capì che effettivamente si trattava di un serpente con le ali. Era una varietà che non aveva mai visto : enorme, lunghissimo, coperto da quelli che sembravano diamanti.

Quando atterrò, le ali scomparvero e la creatura lo fissò. -E tu chi diavolo sei?- chiese Gavin.

-Non rivolgerti cosssssì a me, mortale- sibilò la creatura. -Il mio nome è Armagheddemon, sssssono l'eterno custode del mondo dei morti. Sssssono qui per prendere parte alla battaglia decisssssiva. Il mio compito è asssssicurarmi che tutto segua il corssssso del dessssstino-

-Bene, buon per te- rispose il rapace. -Allora vai, che aspetti? Gettati nella mischia, manchi solo tu in fondo-

-Non intendo ssssscendere in campo- rispose Armagheddemon.

Gavin agrottò un sopracciglio : -Hai appena detto di voler prendere parte alla battaglia. Per assicurarti che tutto segua il corso del destino-

-Ma lo sssssto facendo. Sssssto parlando con te- rispose Armagheddemon guadagnandosi un'occhiata sospettosa da parte del rapace. -La tua parte in quessssssta ssssstoria è molto più importante di quanto tu posssssa immaginare. Il tuo dessssstino deve ancora compiersssssi-

-Quindi sei venuto qui per me- mormorò Gavin. -E perché dovrei scendere a combattere, di grazia?-

-Lo farai, perché da te dipende la vita di tuo figlio. O per meglio dire, dipenderà, e molto presssssto- rispose Armagheddemon.

-Non è mio figlio- ringhiò Gavin, malgrado ciò gli provocasse una fitta nel cuore : -Non più-

Armagheddemon scosse la testa : -Non puoi ssssscacciarlo dal tuo cuore e lo sssssai. Metti da parte il guerriero, e guarda te ssssstessssso con gli occhi di un padre. Tua moglie ha dato la sssssua vita per lui; cosssssì ritagli il sssssuo ssssssacrificio?-

-Non nominarla- ringhiò Gavin con uno sguardo che avrebbe fatto fuggire una tigre con la coda tra le gambe ma che parve non smuovere minimamente Armagheddemon : -Dare la sua vita per lui! Avrebbe dovuto lasciarlo morire, quel giorno di tanto tempo fa. Si era messo nei guai da solo, doveva uscirne da solo, non doveva morire un altro. Se fosse qui le direi ...-

-Puoi farlo- rispose Armagheddemon indicando una figura evanescente dietro di lui.

Gavin assottigliò gli occhi e si pietrificò : era impossibile, eppure ... quegli occhi, quel becco, quelle piume ... quello sguardo ... -Blaingaal- mormorò con un filo di voce.

Lo spettro gli si avvicinò, osservandolo con un'espressione a metà tra l'addolorata e la triste. -Sono io- disse. -Sono io davvero. Non sono i tuoi occhi ad ingannarti. Non c'é alcun trucco. Sono io-

Gavin si lanciò in avanti e la avvolse con le ali, tentando di abbracciarla o almeno di toccarla, ma le sue piume afferrarono solo aria. Tentò per tre volte di sfiorarla, ma ogni volta tutto ciò che otteneva era toccare il nulla.

-Mi duole non poter ricambiare il tuo abbraccio- disse Blaingaal. -Ma ciò che è dei morti deve rimanere dei morti. Indietro non si torna-

-Io ...- mormorò Gavin. -Non sai quanto sono felice di rivederti ...-

-Anche io. Non passa giorno che io ti attenda, nel mondo al di là della vita- mormorò la rapace, per poi incupirsi : -Ma purtroppo per te ancora non è il momento. Hai ancora delle faccende in sospeso da portare a termine. Mentre noi parliamo i nostri figli sono là a rischiare la vita-

-Io ...- mormorò Gavin, non riuscendo ad emettere altro suono. Come dirle che cosa era successo? Come dirle lo scontro che aveva avuto con Gulliver? Come spiegarle le sue ragioni?

Ma Blaingaal si limitò ad accarezzargli la guancia malgrado non potesse toccarlo : -Ciò che è passato adesso non è più. Non importa quali disguidi avete avuto tu e Gulliver. Non è stata colpa sua, quel giorno, ho scelto io stessa di dare la vita per lui, perché sapevo che tu lo avresti cresciuto forte e bello come te. Ora fa ciò che il tuo cuore ti dice di fare. Io credo in te, Gavin- e svanì in uno sbuffo di vapore, mentre le sue parole si perdevano nel vento.

Gavin emise un singhiozzo, poi guardò Armagheddemon : -Che ... che cosa devo fare?- chiese.

Armagheddemon lo guardò compassionevole : -Riabbraccia il tuo passssssato. Fa riemergere quello che tu tenevi nassssscossssssto. Indosssssa ciò che tentava di dimenticare e riprendi in mano ciò che volevi ssssscordare. E poi va e sssssegui il tuo cuore. Non preoccuparti di come andrà a finire. Io te lo predico : tu oggi nassssssci e tu oggi muori; entro il volgere del giorno la tua anima si ricongiungerà con quella di colei che ami. E ssssse tutto ciò non dovessssse avvenire, allora va pure in giro a dire che Armagheddemon non posssssiede la vissssta- e così dicendo ricomparvero le ali sulla schiena e spiccò il volo lasciando Gavin solo.


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Notch strabuzzò gli occhi quando vide Omega alzarsi in volo e raggiungere la cappa di nubi permettendo alla luce di illuminare di nuovo l'End. -Però!- mormorò. -Potremmo ancora uscirne vivi!-

Ahsoka sorrise. Effettivamente le cose si mettevano di bene in meglio. Non avevano ancora notizia di Lyon è degli altri, ma era fiduciosa.

Notch guardò Zeus sorridendo : -Pronto a ricominciare, Bellicapelli?-

Zeus ghignò complice : -Quando vuoi, Mastro Lindo- rispose, e insieme si gettarono contro i nemici, mittente più vittime possibile.

Ahsoka stava per seguirli, quando qualcosa la afferrò e la portò su nel cielo. Guardò in alto e vide con sua sorpresa Elendin, che la fissava con un sorriso.

-Non preoccuparti! Sono dalla nostra parte ora!- disse Anna comparando dalla schiena del rapace, per poi aiutarla a salire. -Dobbiamo raggiungere Lyon al più presto! Sai dov'é?-

-Altroché!- rispose Ahsoka. -Sono su quell'isola! È da lì che Mefisto controlla i mostri!-

-Confermo!- urlò Gulliver comparendo accanto a loro. -Stavo per ritornare a dargli manforte! Anche se credo che ormai non ne abbiano più bisogno!-

I quattro volarono verso l'isola volante, ove videro Mario, Stefano, Lyon, Yranib ed Entity pronti ad affrontare Mefisto. Atterrarono a poca distanza da loro. -Entity!- urlò Anna mostrando un fagotto che aveva con lei, che si rivelò essere la Pietra Filosofale. -Dammi Excalibur! È l'unica cosa che può distruggerla!-

-Non così in fretta!- urlò Mefisto, afferando la Pietra con la telecinesi e portandosela nella sua mano; dopodiché evocò una tempesta di fulmini rossi e disintegrò il corno magico.

-No!- urlò Mario. -Ora non possiamo più fermare l'esercito!-

-Non importa! L'esercito non sarà nulla a confronto di quello che Null scatenerà se dovesse appropriarsi della Pietra!- esclamò Ahsoka. -Se la prendesse, riotterrebbe il suo corpo e diventerebbe invincibile! Mefisto, daccela subito! Non puoi farcela contro tutti noi!-

-E pensi che mi arrenderò per una stolta e opaca minaccia?- chiese il demone. -Potete scordarvelo! Non cederò fin quando ci sarà vita nel mio petto ...- un ghigno si dipinse sul suo volto : -... e comunque ormai è troppo tardi!-

-Cosa intendi ...- mormorò Lyon, ma il fiato gli si bloccò : nel cielo, i tre soli dell'End si sovrapposero, emettendo un forte bagliore, e una dopo l'altra le luci azzurre esplosero. Ognuna di esse divenne enorme, larga almeno dieci metri, e attraverso esse si poteva intravedere o un pianeta, o una stella, o anche solo un asteroide.

-Che diavolo succede?- mormorò Stefano.

-Non è evidente? Questa è la Convergenza!- esclamò Lyon. -Mefisto! Dacci quella Pietra, subito!-

Ma non aveva ancora finito di parlare che si udì un boato, seguito da una serie di rumori pesanti, come se qualcosa di gigantesco stesse camminando, accompagnato da una serie di versi mostruosi.

-Troppo tardi, Prescelto!- rise Mefisto. -Troppo tardi!-
   
 
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