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Autore: Florafairy7    16/05/2018    1 recensioni
[ Sequel di "Profumo di un Fiore d'Inverno"]
Tante novità aspettano le Winx in questo nuovo anno! Dopo aver salvato per l'ennesima volta la Dimensione Magica dalla strega Yana, le sei fate possono concludere il loro percorso di studi ad Alfea. Ognuna di loro seguirà la sua strada tra dubbi e difficoltà entrando nel mondo adulto, ma resteranno divise per poco: una nuova minaccia incombe sulla Dimensione Magica e ci sarà bisogno di loro per combatterla.
{In collaborazione con Ariel99}
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brandon, Flora, Helia, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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TORMENTI E CUORI SPEZZATI

"Allora?" A quella domanda Flora fu riscossa dai suoi pensieri, dal suo mondo. Scosse la testa e si ritrovò in quell'elegante e perfetta sala. Tutto intorno a lei era straordinariamente perfetto, e immobile. Incontrò quegli sguardi di attesa che le erano rivolti e, come se fosse stata la prima volta quel giorno, guardò se stessa e si rese conto di quale ruolo dovesse interpretare in quel momento. E in quegli impercettibili istanti che fuori durano un battito di ciglia e dentro un'eternità, Flora rifletté su come una singola persona, lei, avesse diversi ruoli, e nessuno di essi era falso ma ognuno di loro era una parte del suo essere. E con quella domanda che le fu rivolta il tempo ricominciò a scorrere, ogni secondo a battere il suo regolare ticchettio.

"Perdonami, mi ero distratta, puoi ripetere?" Chiese allora la giovane. Annabella, seduta di fianco a lei, disse:

"Vi avevamo chiesto come vi è sembrata la festa su Solaria."

"Oh..." Annuì Flora. "... sì, certo... ehm... sapete, non è stata una bella festa." Rispose allora, e le guardò cercando di trovare qualcosa in loro che però non trovò.

"Davvero? Dicevano che le feste su Solaria fossero sempre di una certa classe, cos'è andato storto?" Chiese Camilla scioccata, tanto che i capelli sottili e biondi della frangetta tremarono al suo scuotere la testa. Flora strinse le labbra in un sorriso, incredula, e replicò:

"Quello che è nel cielo, Camilla. Lo vedi? Il cielo si è rotto."

"Ma come possono delle nuvole interferire con una festa, vostra altezza?" Chiese Isidora, giocherellando con le perle della sua collana.

"Il problema non sono le nuvole ma quello che c'è dietro... possibile che nessuno ve ne abbia parlato?" Chiese allora Flora, piuttosto sorpresa. Le quattro si guardarono tra loro e scossero la testa, poi Rosamaria aggiunse:

"Vostra altezza, siete così colta! Parlate di cose che a noi sono estranee, siete davvero incredibile!" Flora stava per dire qualcosa ma Annabella disse:

"È vero, abbiamo così tanto da imparare da voi! E poi, siete così bella, sappiate che non ho mai visto una giovane più bella di voi."

"Grazie, ma..." Provò a dire Flora ma Camilla ebbe altro da aggiungere:

"È un onore poter star seduta al vostro stesso tavolo, siete davvero ammirevole."

"Fate silenzio." Ordinò Flora senza perdere la calma e le loro espressioni rapite cambiarono in un attimo di confusione e la guardarono, quasi impaurite e rimproverando loro stesse. "Purtroppo la Dimensione Magica è in pericolo, ma io e il principe ce ne occuperemo. Vi chiedo soltanto una cosa."

"Ciò che desiderate, vostra altezza." Annuì Camilla, facendo ondeggiare i capelli sottili.

"Dovete smetterla di rimanerne allo scuro. Informatevi, fate domande... Sakoma sta cambiando e dovete farlo anche voi."
Ci fu silenzio, le parole di Flora furono accolte da espressioni che le sembrarono vuote. La giovane tamburellava le dita sul tavolo, guardandole, poi, dopo quegli interminabili istanti di silenzio, si alzò e le altre la imitarono. "Vi chiedo scusa, ma adesso devo proprio andare: ci sono questioni urgenti che richiedono la mia presenza." E così, dopo le ennesime moine da parte delle giovani nobili, Flora accennò un sorriso e s'incamminò verso la porta. Una volta date loro le spalle il suo sorriso si spense e lei avanzò il passo per uscire al più presto possibile da quella sala perfetta e ricominciare a respirare.

"Ehi." Salutò Musa, entrando timidamente.

"Ehi." Replicò Aisha. Musa si avvicinò, la sua amica era stesa sul letto rifatto, la stanza era in penombra a causa delle tende chiuse.

"Non ti chiederò come stai perché sarebbe una domanda inutile, e rispetto il tuo dolore. Sei mia amica e la tua sofferenza tocca anche me anche se Andros non è il mio pianeta, ma, Aisha, devo chiederti una cosa." Aisha non rispose e Musa fece qualche passo verso di lei. "Vieni su Magix, Brandon è andato a prendere Logan, organizzeremo un piano, Sky dice che dovremmo coinvolgere le fate terrestri. Era ora..." Borbottò poi alzando gli occhi al cielo. "Credimi se ti dico che ne hai bisogno." Aisha, che teneva un braccio piegato sulla fronte, guardò Musa sott'occhio, poi sospirò e si tirò su lentamente mettendosi seduta e, picchiettando il letto, fece gesto a Musa di sedere accanto a lei. Musa fece come le era stato chiesto in silenzio e guardò la sua amica negli occhi, gonfi dal pianto.

"Non mi sono... mai sentita... tanto distrutta..." Confessò allora Aisha con la voce tremante. La sua amica le prese la mano.

"Non ne hai nessuna colpa."

"Dovrei essere forte per la mia famiglia, per il mio pianeta, ma è come se non ci riuscissi. Non mi è mai successo, ho un carattere forte e dovrei reagire, lo so... ma è come se non ne avessi le forze." Disse la principessa, guardando la sua amica negli occhi, quasi implorante.

"Aisha, ciò che ti è successo non è una cosa da poco e non puoi, non devi sottovalutarlo. Puoi essere forte quanto vuoi, ma questo non significa che tu sia indifferente. E quando non hai le forze, ci sono i tuoi amici a prestartele... è per questo che ti ho chiesto di venire ad Alfea, lì ci saranno le altre e ci sarà quel barlume di speranza che stiamo cercando da settimane. Che ne dici?"
Le labbra di Aisha tremolarono e gli occhi le si riempirono di lacrime, ciononostante annuì alla sua amica. Furono però interrotte quando vennero ad annunciare che c'era qualcuno per Aisha.

Su Eraklyon, la dottoressa Tecna era nel suo laboratorio in compagnia dei suoi colleghi, tutti tranne il nuovo arrivato che invece si trovava su Magix. Il cielo di Eraklyon, scuro, basso e tagliato a metà, preoccupava profondamente gli scienziati, soprattutto ora che avevano alle spalle un fallimento, uno che non riuscivano a perdonarsi. Erano tutti seduti intorno al tavolo al centro della sala mentre fuori pioveva a dirotto. Ognuno di loro aveva il viso scuro e ognuno di loro era in silenzio meditando. Poi Alexander prese parola:

"Non abbiamo alcuna soluzione allora?" Ci fu silenzio. Alexander tamburellò nervosamente le dita sul tavolo per qualche secondo, poi si alzò e aggiunse: "Da voi mi aspetto che pensiate!" Li guardò. "Voglio che mi diciate come prevedere quelle ombre, e voglio che me lo diciate entro questo pomeriggio." Detto questo, lo scienziato uscì dal laboratorio sbattendo la porta. Tecna scosse la testa mormorando: "Buffone...", Judy, d'altro canto, lo seguì sotto lo sguardo sorpreso della fata della tecnologia.

"Allora?" Lo incalzò suo nonno mentre era alla finestra dandogli le spalle. Helia era seduto di fronte alla sua scrivania e lo osservava, e alla sua domanda non aveva trovato le parole giuste da usare. Saladin teneva le mani conserte dietro la schiena e sembrava calmo. La calma sembrava una peculiarità di quella famiglia, Saladin, Horace ed Helia erano molto simili l'un l'altro. E, osservando suo nonno, Helia pensò proprio a suo padre. Immaginò come sarebbe stato averlo lì in quel momento, si chiese come si sarebbe sentito, o se si fosse sentito diversamente da come si sentiva ora, se suo padre fosse stato lì. Se avesse avuto la sicurezza che lui c'era e lui avesse avuto un posto dove correre quando le cose cominciavano a complicarsi, perché suo padre sapeva più cose di lui, le sapeva meglio di lui, e magari, in tutta quella distruzione, sarebbe anche riuscito ad aiutarlo a rammendare il suo cuore spezzato.

"Nonno, io... abbiamo bisogno di una mano. Tecna e Timmy credevano di avere la situazione sottocontrollo, ma non ce l'hanno! Avresti dovuto vedere le condizioni di Andros..."

"Le ho viste." Replicò suo nonno, voltandosi verso di lui e lasciandosi alle spalle il cielo scuro. Saladin sedette alla sua scrivania e ci poggiò i gomiti unendo le mani. "Stamattina sono stato lì con Faragonda e la Griffin. Helia, capisco il vostro interesse, capisco che la situazione sia critica, ma usare la magia nera..." Suo nonno lasciò cadere la frase scuotendo la testa. Helia sospirò e si appoggiò alla scrivania di fronte a lui, avvicinandosi a suo nonno.

"Lo so, nonno, l'idea non piace neanche a me."

"La luce vincerà sempre le tenebre, per quanto fitte esse possano essere, o sembrare. Sai, l'oscurità tende a dare una falsa immagine di sé. State attenti, agite con cautela, potrebbe essere molto pericoloso, sia per le ragazze che per te." Terminata la frase Saladin guardò suo nipote abbassando un po' la testa.

"Nonno, sai che per me non è il caso..." Replicò Helia scuotendo la testa, scartando completamente l'idea.

"Potrebbe esserlo." Insisté suo nonno, accennando un sorriso.

"È inutile... sai che è inutile. Ci abbiamo già provato..."

"Helia, voglio farti una confidenza." Confessò Saladin e si appoggiò allo schienale. Helia non disse nulla: era molto sorpreso. Lui e suo nonno, per quanto avessero un bel rapporto, non parlavano poi molto e se lo facevano era per questioni che riguardavano la Dimensione Magica, qualche nemico, e a volte la magia. "Io sto diventando vecchio." Helia lo guardò, e non poté contenere l'espressione del suo volto, davanti alla quale Saladin ridacchiò. "Lo so che lo sai, non sono ancora rimambito... ma, vedi, sto diventando sempre più stanco. Sto bene, tranquillo, sto molto bene, e poi, sono un mago, tendiamo a vivere molto più a lungo degli umani... ma il punto è che..." Saladin strinse le labbra e, dopo un attimo di esitazione, disse: "... vorrei che tu prendessi il mio posto." Helia rimase a bocca aperta per più tempo del dovuto.

Su Sakoma, Aisha aveva raggiunto il piano di sotto dopo essersi data una sistemata. Quando lo vide si fermò per un attimo, Nex non l'aveva ancora notata mentre aspettava nell'atrio. La principessa strinse i pugni e prese un respiro, e allora si avvicinò a lui. Nex si voltò una volta che la sua attenzione fu richiamata dal rimbombo dei passi di Aisha sul pavimento.

"A-aisha." Disse il giovane, fece qualche passo verso di lei. Aisha rimase ferma, con i pugni serrati, e replicò:

"Ciao, Nex."

"S-stai b...? Come... come stai?" Chiese il giovane, sfiorandola come se avesse voluto toccarla ma non avesse potuto.

"Sto meglio adesso. Sono qui con Flora e Musa, e poi c'è Roy, che condivide il mio dolore."

"Ma certo..." Annuì Nex. "Aisha, io..." Nex non finì la frase ma la abbracciò. Aisha però rimase immobile, senza ricambiare quell'abbraccio. Il giovane allora si allontanò. "Aisha, per favore, di' qualcosa." Aisha lo guardò, quasi sorpresa da quella richiesta. Assottigliò gli occhi, scuotendo la testa.

"Cosa vuoi che ti dica? Cosa ti aspetti che io ti dica?!"

"Io..." Balbettò Nex, spiazzato.

"Vattene!" Esclamò la principessa, con gli occhi lucidi.

"Ma..."

"Nex." Disse ancora Aisha, stavolta senza urlare ma con un'espressione gelida. "Ho detto che devi andartene. Non voglio vederti, io non voglio più vederti."

"Perché mi stai trattando così?" Chiese Nex, facendo un passo indietro.

"Perché non ci sei stato quando ho avuto bisogno di te." Rispose Aisha. Le cadde una lacrima ma con la mano se l'asciugò velocemente.

"Va bene." Annuì Nex, alzando le mani. "Me ne vado se è questo che vuoi."

"È quello che voglio." Annuì Aisha, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo.

Su Eraklyon, Tecna e Timmy erano insieme in laboratorio, seduti alla scrivania. Tiana, Lana e Diana si erano prese una pausa caffè e Judy e Alexander non erano ancora tornati.

"Timmy?"

"Cosa c'è?" Chiese il giovane scienziato mentre scarabocchiava sul suo blocchetto.

"Credi davvero che non sia colpa nostra?" A quella domanda, Timmy lasciò perdere i suoi scarabocchi e si dedicò alla sua ragazza.

"Io credo che abbiamo commesso un errore." Rispose il giovane con un sospiro. "La scienza è esatta, non ci sono vie di mezzo, e noi abbiamo commesso un errore. Ma non è colpa nostra se Andros è stata distrutta, quella è colpa di Zvonimir."

"Timmy?" Timmy la guardò e le fece un cenno per incitarla a continuare. "Io mi sento un intero pianeta sulla coscienza." Confessò Tecna con la voce rotta, dopodiché non poté più trattenersi e scoppiò a piangere.

Nei giardini di quello stesso palazzo, c'erano Judy e il dottor Alexander seduti su una delle panchine di marmo. Alexander era rimasto davvero sorpreso che Judy l'avesse seguito. Rimasero qualche istante in silenzio, poi ragazza dai capelli color mogano gli poggiò una mano sulla spalla e disse: "Non è ancora finita."

"Per Andros sì..." Replicò lui, senza guardarla.

"Non è colpa nostra, e non è colpa sua... dottore, lavoriamo insieme da un po' ormai, ed anche se io per lei sono invisibile lei costituisce invece per me il settanta per cento della giornata, le sto sempre intorno e ormai la conosco. In questi giorni sono stata felice di ricredermi sul suo conto. Lei vale davvero, non si butti giù." Disse la giovane. Alexander alzò la testa avvicinandosi a lei. La guardò negli occhi, molto sorpreso. Judy gli teneva ancora la mano sulla spalla, e abbozzò un sorriso incoraggiante. Lui sorrise sfiorandola, poi, cogliendola di sorpresa, la baciò. Judy sgranò gli occhi e lo allontanò di scatto. "Whoa, no, no, no, no!" Esclamò la giovane, Alexander sembrò confuso.

"Cosa? Io credevo che... perché mai sei venuta qui e mi hai parlato in quel modo?!"

"Perché siamo amici! O almeno credo..." Replicò Judy, stranita quanto lui. Davanti allo shock del suo collega, Judy si sentì in dovere di dargli delle spiegazioni. "Vede, il problema non è lei, anche se è un egocentrico pieno di sé... il fatto è che a me... sono interessata ad altro, ecco."

"Non agli uomini?" Chiese Alexander, alzando un sopracciglio.

"Esatto." Rispose lei, stringendo le labbra.

"Ma se ti piacessero gli uomini io..."

"Sì, credo di sì, ma non mi piacciono, e non si azzardi mai più a fare ciò che ha fatto. In ogni caso, lei deve smetterla di alimentare il suo ego in questo modo. Ho visto come ha lavorato negli ultimi giorni, si è dato un gran da fare, non torni ad essere il belloccio rompiscatole che era prima."

"Credo che invece sia meglio così, Judy." Replicò Alexander, togliendosi gli occhiali e guardando il cielo.

"Non mi sembra entusiasta..."

"Non lo sono." Dichiarò Alexander, si voltò verso di lei inforcando di nuovo gli occhiali. "In questi giorni mi ero sentito come di avere uno scopo, mi ero sentito davvero, davvero entusiasta nel lavorare e rendermi utile, era una parte del piano che avrebbe salvato l'universo!... ma ho fallito, ancora una volta, come ho sempre fatto... è chiaro che quello dell'eroe non è il ruolo adatto a me."

"Non è ancora finita." Affermò Judy convinta.

"Mi dispiace, ma per me la corsa finisce qui, scendo a questa stazione." Detto questo Alexander sospirò e si poggiò alla panchina, gettando un'altra occhiata a quello squarcio nel cielo.

Su Sakoma Flora raggiunse la camera di Aisha dopo aver lasciato la sala da pranzo. Bussò alla porta, ma nessuno rispose. La fata decise di aprire lo stesso ma quando lo fece si accorse che effettivamente non c'era nessuno. Si chiese dove potesse essere la sua amica, e penso che poteva essere da Musa. Non appena lasciò la stanza, però, fu proprio Aisha ad andarle incontro, a passo svelto e col viso basso.

"Aisha, ehi, che succede?" Chiese Flora raggiungendola. Aisha si asciugò in fretta le lacrime con la mano e tentennò prima di rispondere.

"È venuto Nex, ma l'ho mandato via."

"C-cosa?" Flora era stupita e ci mise qualche istante per capire cosa dire. Poggiò le mani sulle braccia della sua amica e le disse: "Beh, su, raccontami..."

"Magari dopo, ora dobbiamo andare su Magix." Rispose Aisha, con espressione seria. E fu proprio quello che fece capire a Flora che quella battaglia non era ancora finita e quella guerra non ancora vinta da nessuno.
Per raggiungere Magix le tre amiche utilizzarono una navicella della corona di Sakoma, le sue amiche preferirono risparmiare ad Aisha il viaggio interdimensionale e Roy non aveva la magia. Mentre raggiungevano Magix, Aisha raccontò alle sue amiche di quanto era accaduto con Nex, tutto quello che loro poterno fare fu ascoltarla.

"Ma ora non è Nex la cosa importante, ora è Andros."

"Aisha..." Provò a dire Flora, non molto d'accordo ma Aisha scosse la testa.

"Andros è la mia priorità: lo riporterò indietro. A proposito, ragazze, scusatemi, ma credo di dover parlare con Roy... Andros è anche il suo pianeta." Detto questo, la fata raggiunse il suo amico e Musa e Flora rimasero a guardare fuori. E guardare fuori fece perdere entrambe nei propri pensieri.

"Mi dispiace molto per la tua amica, dev'essere terribile." Le aveva detto Sebastian quella mattina, dopo che Musa gli ebbe raccontato tutto.

"Già... finito di dar da mangiare a Polaris andrò da lei a vedere come sta." Aveva replicato Musa, accarezzando il muso al suo drago di ghiaccio.

"Beh, e non c'è un modo per fermare queste ombre? Insomma, sono persino arrivate qui su Sakoma, cosa possiamo fare?"

"Oggi un nostro amico porterà una soluzione per noi, speriamo andrà tutto bene... senti, ti posso chiedere una cosa?"

"Quello che vuoi." Aveva sorriso Sebastian, infilando le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni.

"Tu che sei stato qui e c'eri... credi che mi sia comportata davvero male con Flora? So che lei è comprensiva eccetera, ma temo che le mie scuse possano non essere abbastanza..."

"Hai intenzione di chiederle scusa?" Aveva chiesto il giovane, leggermente sorpreso, mentre il lieve venticello gli scompigliava i capelli biondi.

"Sì, io... ho capito che forse mi sono sbagliata e che forse non è tutto oro quello che luccica... ho visto come l'ha trattata Jackson e credo che sia meglio non perdere un'amica che cercare di guadagnare un principe che non è principesco come sembra..."

"Sono certo che Flora accetterà le tue scuse, e credo anche che tu sia stata saggia." Il sorriso di Sebastian era stato sincero. Polaris aveva lasciato andare qualche sbuffo di nebbia e Musa aveva sospirato dicendo: "Troverò mai il mio principe azzurro?"

"A volte arriva quando meno te lo aspetti."

"Beh, signor principe azzurro, io non ti sto aspettando, capito?!" Entrambi avevano riso, e Musa sorrise al ripensarci.

Flora invece non sorrideva affatto. Ripensò a quella mattina, quando aveva inviato Chatta su Eraklyon. "Mi raccomando, Chatta. E, per favore, non dirgli che ti ho mandata io. Sei una pixie, è tuo compito portare un po' di magia nella vita degli umani, e poi tu e Brandon sotto sotto vi state pure simpatici."

"Sta' tranquilla, Flora, sarà una missione top secret! Puoi contare su di me!" Detto questo, la fatina era scomparsa in una nuvoletta di polvere dorata. Flora aveva sospirato.

"Perché rendi sempre tutto così complicato?" Aveva chiesto Miele, stesa sul suo letto. Flora, girandosi verso di lei, le aveva risposto:

"Perché tutto è già complicato. Jackson ieri... beh, abbiamo parlato, e sebbene ci siano stati punti positivi quella conversazione non mi è piaciuta affatto. Non potevo lasciare Brandon da solo, ma non posso nemmeno metterlo nei guai."

"Mh..." Era stata la rispose insoddisfatta di Miele. "... ehi, hai sentito mamma e papà? Sono come scomparsi... e mamma non mi mette ansia per tornare a casa... credi vogliano liberarsi di me?!" Aveva chiesto la sua sorellina e la maggiore, ridacchiando, aveva detto:

"Non dire sciocchezze! Ho sentito ieri la mamma e pare che la primavera di Linphea stia tenendo entrambi molto occupati, soprattutto con quello che sta succedendo ultimamente. E mi ha detto anche che preferisce che per ora tu stia qui, pare che Linphea non stia prendendo molto bene lo squarcio nel cielo mentre qui su Sakoma sembriamo avere la cosa sottocontrollo."

"Non le hai detto che combattuto con te, vero?!"

"No, certo che no, volevi farmi essere la responsabile di un esaurimento nervoso?!" Avevano riso insieme, e poi Flora aveva raggiunto le dame che la stavano aspettando mentre Miele aveva passato la mattinata in biblioteca a recuperare le lezioni perse ora che il liceo di Linphea rimaneva chiuso fino a prossimo ordine dei sovrani.
Quello stesso pomeriggio però, prima di dirigersi su Magix, Flora era andata da Jackson per avvertirlo della sua assenza. Lo aveva incontrato fuori le sue stanze: anche lui sembrava dover uscire. Era in compagnia di suo cugino Elijah, che come al solito era stato molto cordiale con lei.

"Che succede?" Aveva chiesto il principe.

"Ascolta, io vado su Magix, ma vado e torno, questione di poche ore."

"Adesso? Adesso ho un incontro con il consiglio..."

"Vai, ad Alfea ci vado da sola, non è importante, dico sul serio." Jackson aveva sospirato scuotendo la testa, Flora, con una mano, lo aveva costretto a guardarla. "Puoi fidarti di me. Vado e torno."

"Va bene." Aveva concesso Jackson. "Ti aspetto per cena." 
Ma a Flora tutti quei convenevoli, perdite, guadagni e compromessi non piacevano affatto. Fu distolta da Musa che si era schiarita la voce. Si voltò verso di lei e la sua amica disse:

"Flora, ascolta, io... credo di doverti parlare." Flora lesse l'espressione della sua amica e poté facilmente capire a cosa si stesse riferendo.

"Ti ascolto." Annuì Flora, con una calma tale da trasmetterla anche alla sua amica. Musa accennò un sorriso per questo motivo.

"Ti devo le mie scuse. Non mi sono comportata bene con te, affatto. Ci ho riflettuto e credo che... sì, beh, io credo che un po' Tecna abbia ragione: a volte tendo a distorcere un po' le cose, soprattutto quando mi interessa qualcuno..."

"Non ce l'hai più con me?" Disse Flora con un sorriso dolce. Musa scosse la testa.

"Spero che tu non ce l'abbia con me." In tutta risposta Flora abbracciò la sua amica e, in quel momento, sentì il rumore di un pezzo del suo cuore che si era appena rimesso a posto.

Su quella stessa navicella, due cuori spezzati cercavano di farne uno intero. Aisha era andata da Roy volendogli parlare, ma non era riuscita a dire molto. Gli occhi le erano diventati lucidi, ed anche quelli di Roy. Capendo che alcuna parola sarebbe stata utile, i due amici si strinsero in un abbraccio, mentre i loro cuori erano logorati dal dolore.

Su Magix, Helia era ancora con suo nonno, sebbene avrebbe dovuto lasciarlo a breve per dirigersi ad Alfea. La notizia che aveva ricevuto l'aveva spiazzato parecchio e il giovane non sapeva bene come reagire.

"Nonno, io... credimi se ti dico che sarebbe davvero un onore."

"Bene, perché io altri nipoti non ce li ho, e se anche ce li avessi la mia scelta ricadrebbe su di te." Confessò Saladin. "Helia, tu hai tutte le qualità per diventare un mago potente e per essere un leader. Sei saggio, e la saggezza è probabilmente la cosa più preziosa che si possa possedere."

"T-ti ringrazio, ma... nonno, sappiamo entrambi che qualcosa in me si è... bloccato. L'hai detto tu: dovrei essere un mago per dirigere questa scuola, e io non lo sono."

"Certo che lo sei!" Esclamò Saladin, sbattendo la mano sulla scrivania, convinto. "Solo che non hai sviluppato la tua magia."

"E come credi di... insomma, io..." Balbettò Helia, poi gettò un'occhiata all'orologio e capì che doveva andare. "Ascolta." Disse alzandosi. "Io ora devo andare ad Alfea, dammi del tempo per pensarci, va bene?"

"Va molto bene." Annuì suo nonno con un sorrisetto. Helia scosse la testa come per richiamarsi, senza volere aveva dato prova della sua saggezza e convinto ancora di più suo nonno.

"Ci vediamo." Disse dunque il giovane, con aria ansiosa, e schizzò via dall'ufficio.

Poco distante, ad Alfea, Brandon era con Chatta, Logan e Sky in una classe della scuola in cui però non c'erano studentesse, aspettando gli altri. Logan era alla finestra, guardando di fuori, mentre Sky e Brandon sedevano l'uno di fronte all'altro, il primo sulla cattedra e il secondo su un banco, mentre Chatta fluttuava in mezzo a loro.

"Hai avuto modo di parlare con Bloom?" Chiese Brandon con un sospiro.

"No, non proprio... e la cosa peggiore è che sarà difficile farle cambiare idea, e che mi sento egoista nel volerle far cambiare idea." Ammise Sky, abbassando lo sguardo.

"Perché, che succede a Bloom?" Chiese Chatta, pimpante e curiosa.

"Niente, lascia perdere." La frenò Brandon, la pixie alzò gli occhi al cielo. In quel momento qualcuno bussò alla porta e dopo un istante entrò.

"Helia!" Esclamarono contemporaneamente i tre, Chatta volò verso di lui contenta.

"Sono tanto tanto felice di vederti!"

"Ne sono felice anch'io Chatta, mi sei mancata." Disse Helia con un sorriso, poi però il suo sorriso si spense quando gettò un'occhiata a Logan. Helia si schiarì la voce e chiese ai suoi amici: "Notizie degli altri? Sapete qualcosa di Aisha e Roy?"

"Non ancora." Rispose Sky, mentre Chatta andò a sedersi sulla spalla del suo specialista preferito. "Ma dovrebbero essere qui a momenti." Infatti, dopo alcuni minuti, i loro amici cominciarono ad arrivare. I primi furono Tecna e Timmy, e soltanto Sky ed Helia, che forse li conoscevano meglio degli altri, si accorsero della particolare intimità fra i due quel giorno. Dopo arrivarono Stella e Bloom, e poi il gruppo da Sakoma.
Non appena Flora arrivò, Chatta volò da lei felice, ma poi, con sorpresa di Flora, tornò da Helia, del quale sembrava aver sentito una particolare mancanza.
Ognuno dei ragazzi salutò Aisha e Roy chiedendo loro come stessero e cercando di far loro capire che non erano soli ad affrontare quel dolore.
Poi, Musa andò dietro la cattedra e ci poggiò i libri portati da Sakoma, la stessa cosa la fece Flora, e poi la fata della musica disse:

"Molto bene, ci siamo tutti! Ora, ci diamo da fare?"

"Vediamo come posso aiutarvi." Disse Logan, parlando per la prima volta da quando era arrivato ad Alfea, facendo cadere di colpo un'atmosfera gelida. Il giovane dagli occhi verdi si avvicinò al gruppo con le labbra increspate in un sorriso. Alzò gli occhi al cielo, con aria annoiata. "Santo cielo, non ditemi che siete dei tipi rancorosi!" Sospirò. "Bene, come volete!" Concesse poi. Sedette alla cattedra mentre tutti vi erano intorno. "Molto bene, cominciamo!"

"Non senza di me." Si sentì dall'altra parte, tutti si girarono e videro il professor Avalon alla porta. La richiuse alle sue spalle e si avvicinò. "Credevate davvero che vi avrei lasciate da sole intorno a della magia nera? Nella mia scuola? Nella mia aula? Non credo proprio." Le ragazze furono tutte molto contente di vederlo, Bloom disse:

"Grazie per dedicarci il suo tempo, professor Avalon." Lui le sorrise. Anche i ragazzi lo apprezzarono, eppure Brandon, invece di sentirsi più sollevato, si sentì più agitato. Sospirò, per cercare di mantenere la calma. E per non pensare. Non voleva che Avalon leggesse la sua mente, non quel giorno, non con quello a cui stava pensando ininterrottamente da quando aveva lasciato Roccaluce. Avalon gli gettò un'occhiata, poi guardò Logan.

"E così tu sei Logan Bravo. Piuttosto giovane per aver acquisito la padronanza delle arti occulte, devi essere molto intelligente." Constatò il professore, osservandolo cercando di studiarlo.

"Mi piace vantarmi." Confermò Logan alzando le spalle.

"Ma giù le mani dalla mia cattedra." Ordinò il professore con un cenno. Logan alzò gli occhi al cielo e lasciò posto ad Avalon. "Bene, Flora, questi vengono da Sakoma, non è vero?"

"Sì." Confermò la keimerina. "Nella biblioteca di Sakoma c'è molto a proposito della magia nera e credo che io e Miele abbiamo trovato qualcosa di piuttosto interessante."

"Del tipo?" Chiese Logan, Flora gli gettò un'occhiata e poi si rivolse di nuovo ad Avalon.

"Illusione concreta."  Rispose la keimerina ed Avalon annuì. "E, relativi allo stesso argomento, incantesimi riflettenti. E anche l'obscuromanzia."

"Sembra molto interessante, e molto utile." Annuì Avalon.

"Sono l'unica a non capirne il perché?" Chiese Stella, alzando gli occhi al cielo, con un atteggiamento che indicava che era certa di non esserlo.

"Se, come avete detto," Esordì Logan, "queste ombre sono... beh, ombre, l'illusione concreta potrebbe fare per voi ciò che fanno quegli aggeggini che hanno costruito il nostro amico quattrocchi e la splendida zenithiana, solo in maniera molto più amplificata. E, sempre perché sono ombre, gli incantesimi riflettenti potrebbero essere molto utili per... beh, per non farvi ridurre il cervello in poltiglia. Mi corregga se sbaglio, professore." Avalon annuì.

"Ha ragione."

"E la... la cosa, la... l'obs... l'obscuromanzia, lì, cosa sarebbe?" Chiese ancora Stella. "Parlate, per favore, non costringetemi a fare domande, mi fate sembrare stupida." I suoi amici ridacchiarono e Musa le mise un braccio intorno alle spalle.

"L'obscuromanzia, principessa, è simile a l'occlumanzia ma... più oscura." Rispose Logan con un sorrisetto. "Le ombre vi entrano nella testa per uscire dalla vostra testa, l'obscuromanzia le ferma e vi aiuterebbe a ricordarle. Senza, non potreste: se le rendete materiali con l'illusione concreta è illusione, non rimarrebbero impresse nella memoria. Diciamo che la magia nera si fa un viaggetto nella vostra memoria per tenere intrappolata l'immagine delle ombre."

"E per quanto riguarda il controllo della mente? Come possiamo fermarle?" Chiese Bloom, incrociando le braccia, un po' scettica.

"Obscuromanzia ancora una volta. Credi che sia una semplice arte? Non lo è, è complessa, molto complessa. La magia oscura può penetrare nelle menti, anche quelle altrui. Se maneggiata bene può impedire il controllo della mente da parte delle ombre." Rispose Logan.

"Il punto è: tu sei in grado di maneggiarla?" Chiese Helia.

"Se io sono...? Se io...? Perché sarei qui allora?! Ma mettiamo in chiaro una cosa: io non sono il genio della lampada. Posso maneggiare le arti occulte, ma questo non vuol dire che vi faccia una specie di incantesimo e chi si è visto si è visto. Ammetto di non essere abbastanza potente per poter, insomma, dare capacità speciali a tutti. Quindi, qualcuna delle fate dovrà darmi una mano."

"Intendi unire la magia bianca?" Chiese Bloom.

"Per che cosa, mettere su un pic-nic? Certo. Che. No. Una di voi dovrà... farmi da allieva." Ci fu un'agitazione generale fatta di mormorii e parlottii.

"Logan, non eravamo d'accordo su questo." Gli intimò Brandon.

"Eravamo d'accordo sul fatto che vi avrei aiutati ed è quello che sto facendo." Replicò suo fratello.

"Non nel modo giusto, di nuovo." Dichiarò Brandon, accigliato.

"Ragazzi." Disse Avalon chiamando ol silenzio. Tutti si voltarono verso di lui. "È una decisione che va ponderata." Loro non si aspettavano certo questa reazione, così i mormorii e le polemiche ricominciarono. Avalon fermò una mano a mezz'aria per richiamare il silenzio. "Ho bisogno di studiare questi incantesimi e..."

"... professor Avalon, noi non useremo la magia nera. E mi sorprende come lei possa persino prendere l'idea in considerazione." Disse Bloom, accigliata.

"Io prendo in considerazione la nostra minaccia, Bloom. E prendo in considerazione che voi sei siete le fate più potenti che la Dimensione Magica conosca, e dunque le uniche in grado di combattere questa guerra. Studierò questi incantesimi e deciderò sul da farsi."

"Ma la preside Faragonda..." Provò a dire Stella, sorpresa dall'atteggiamento del professore.

"... la preside Faragonda ha affidato a me la questione. È possibile che dopo aver studiato questi incantesimi riterrò nessuna di voi adatta a un certo passo, ma per ora vi chiedo di fidarvi di me." Concluse Avalon calmo. Le ragazze si gettarono un'occhiata.

"Va bene." Flora fu la prima a parlare, sorprendendo tutti. "Lei ha la mia magia in custodia già da un po' ormai, mi fido di lei." Avalon le fece un cenno di gratitudine.

"Va bene anche per me." Accordò Bloom. "Quando la mia magia mi ha dato problemi qualche anno fa lei c'è stato." Avalon fece lo stesso gesto, le ragazze allora si convinsero.

"Bene, dunque io e il signor Bravo analizzeremo questi scritti, entro domani..."

"... professore." Lo interruppe Brandon. Avalon lo guardò. "È sotto la mia custodia, devo riportarlo a Roccaluce, non posso lasciarlo qui con lei." Avalon sorrise con espressione pacifica.

"Bene, vorrà dire che io e i signori Bravo analizzeremo questi scritti e che entro domani vi farò sapere, ragazze." Brandon sospirò, rassegnato.
I ragazzi capirono che era arrivato il momento di congedarsi, ma prima si fermarono per discutere fuori all'aula.

"Avalon si sta spingendo troppo oltre." Disse Sky, nervoso.

"Mi fido di lui, saprà cosa fare." Gli assicurò Bloom.

"Non è che è tornato cattivo?" Chiese Chatta, ancora sulla spalla di Helia.

"Non lo è mai stato, Chatta, quello era solo un servo della Fenice d'Ombra, puoi stare tranquilla." La rassicurò Flora, con un sorriso dolce. La fatina alzò le spalle.

"Fino a domani allora lasciamo perdere." Concluse Sky, tagliando l'aria con le mani. "Ma dobbiamo occuparci di altro."

"Ovvero?" Chiese Stella, con aria annoiata.

"Bisogna andare a Tír na nÓg e parlare con Morgana. E su Whisperia, per capire cosa diavolo sta succedendo lì."

"Whisperia per ora meglio che aspetti almeno che sappiamo cosa fare con le ombre, qualche giorno in più non sarà un dramma." Disse Tecna.

"Ma Tír na nÓg non può aspettare. Chi viene con me?" Chiese Sky.

"Sai che non posso." Rispose Brandon, Sky annuì, poi guardò i suoi amici.

Flora spiegò che aveva da fare a palazzo, ma non disse che era perché il suo fidanzato non voleva. Musa spiegò che lei ed Aisha sarebbero rimaste su Sakoma, la fata dei fluidi non aveva bei ricordi associati alle fate terrestri e quello non era il momento adatto per farli riaffiorare. Bloom sarebbe stata con Roxy, che a furia di non utilizzare la sua magia rischiava delle complicazioni che la fata del Drago sperava di evitare, mentre Stella sarebbe restata su Solaria dove c'era più che mai bisogno di lei.

"Va bene, allora... Tecna, conto su di te?" Chiese Sky.

"Va bene, tanto Timmy ed Helia saranno al laboratorio." Annuì la fata.  I ragazzi si salutarono e si congedarono, Flora ed Helia si scambiarono un saluto lungo, fatto di domande e aggiornamenti, arricchito dalle interruzioni di Chatta. La pixie tornò dalla sua fata quando per Helia fu ora di andare, e la keimerina stava andando con le sue amiche quando il soldato la fermò, poggiandole una mano sul braccio.

"Ti posso parlare?" Chiese. Flora si voltò verso di lui e poi si rivolse alla sua pixie:

"Chatta, per favore, di' a Musa che le raggiungo subito." La sua fatina annuì e fece come le era stato chiesto. La fata allora guardò il suo amico e abbozzò un sorriso dandosi un'aria serena. "Dimmi."

"Perché l'hai fatto?" Chiese Brandon, con espressione quasi dispiaciuta, guardandola negli occhi. Flora abbassò lo sguardo.

"Fatto cosa?" Chiese scuotendo la testa.

"Hai mandato Chatta stamattina, perché?"

"Io? No! Credimi, sono stata davvero sorpresa quando mi ha detto che voleva venire a trovarti." Rispose Flora, con lo sguardo basso, qualche battito di ciglio in più e un sorriso di finta simpatia.

"Vorrei vantarmi ricordandoti che capisco quando menti, ma la tua pixie si è lasciata scappare la verità." Confessò Brandon, Flora alzò lo sguardo e lo fissò su di lui, ad occhi sgranati. "Non prendertela con lei, adora le sue ali." Aggiunse Brandon, scuotendo per un attimo la testa ripensando alla performance della pixie. Lasciando cadere la maschera, con espressione seria Flora disse:

"Brandon, mi dispiace, io..."

"... se per te sono una specie di caso umano, una sorta di fardello, di compito da portare a termine per essere una brava persona, lascia perdere. Dico sul serio, e te lo chiedo per favore."

"Cosa dici? No, io... non penso affatto questo di te." Replicò Flora con il dolore che le si sentiva fin dentro la voce.

"Sai più di chiunque altro su di me, e..."

"... in realtà io non so niente."

"... sai più degli altri, più di Sky, più di Stella, e forse ho sbagliato a parlarne proprio con te perché tu sei davvero, davvero troppo buona. Ma ora lascia perdere, Flora, davvero, non voglio essere oggetto di compassione per nessuno, meno tra tutti della ragazza che amo."

"Mi ami ancora?" Chiese lei di getto, osservandolo dal basso e con un nodo in gola.

"Intendi nonostante ti abbia vista baciare un altro ieri sera? Purtroppo sì, e mi chiedo quale rara malattia possa essere, che sembra essersi attaccata addosso e non lasciarmi più." Rispose Brandon, con un po' di rabbia e profonda amarezza. "Ma tu smettila di cercare di prenderti cura di me, smettila di farlo in questo modo. Se devo averti devo averti per me e basta." Sospirò per cercare di calmarsi. "A proposito, il rito va compiuto, e per Linphea e per la Dimensione Magica, se crolla Linphea crollerebbe tutto."

"Crolleresti tu." Puntualizzò Flora, con gli occhi lucidi.

"Allora sei d'accordo?"

"Lo sono, certo che lo sono, l'idea prima fra tutti era mia. Ma quando te l'ho chiesto io per la prima volta tu mi hai detto di no e ho capito le tue motivazioni. Se hai cambiato idea solo per farmi riammettere su Linphea allora non è la cosa giusta... sei tu che continui a volerti prendere cura di me, non lo vedi? Smettila e tu e smetterò anch'io." Disse Flora, il nodo in gola aveva fatto una capriola e si era annodato su se stesso. Brandon sorrise alzando un lato della bocca e replicò:

"Flora Castillo, tu mi chiedi troppo." Con la voce tremante, Flora disse:

"Tu non sei un caso umano, non sei un fardello, non sei niente di tutto questo." Pensò alle parole di Jackson e alzò gli occhi per impedire alle lacrime di cadere, poi gli rivolse di nuovo lo sguardo. "E io non sono buona come pensi tu. Mi dispiace, mi dispiace tanto." Detto ciò, Flora abbassò la testa e si allontanò, prima piano e poi a grandi passi, con una mano che le copriva la bocca.

"È chiaro che sono potenti..." Stava dicendo Logan, seduto accanto al professor Avalon, quando Brandon rientrò nell'aula. "Stai bene?" Chiese poi notando l'espressione di suo fratello.

"Certo che sto bene." Rispose lui, prese una sedia e la posizionò di fronte alla cattedra, dunque sedette. "E se non stessi bene non lo direi a te."

"Perché devi essere sempre così difficile?" Chiese Logan, alzando gli occhi al cielo.

"Non me lo stai chiedendo davvero!"

"Ragazzi..." Disse Avalon, cercando di richiamare il silenzio.

"Si tratta di doppia personalità? Perché è preoccupante." Aggiunse Brandon.

"Tu sei malato di mente, lo sai? E sei un ingrato."

"Sta' zitto."

"Sta' zitto tu!"

"Tu che dici a me di stare zitto? Anche no."

"Certo, perché qui comandi tu, ovviamente!"

"Zitti entrambi, per favore." Disse Avalon, senza perdere la calma, ma passando lo sguardo dall'uno all'altro.  Poi Logan esclamò: "Voleva leggermi la mente?!" Avalon lo guardò, sorpreso, e replicò:

"Le tue arti sono fini."

"Lo sono!" Disse Logan, accigliato. "E non si azzardi più a farlo!"

"Professor Avalon, con tutto il rispetto," Disse Brandon, contrariato e stanco. "deve smetterla con la legilmanzia." Avalon ridacchiò, lasciando spiazzati i due fratelli. Questi si lanciarono uno sguardo, poi Brandon chiese: "Ho detto forse qualcosa di divertente?"

"No, no, tranquillo..." Avalon scosse la testa. "... ma io sono un legilmens, appunto, e sono anche un mago piuttosto potente, modestamente, e voi due, sebbene non magici, avete come... come un'aurea."

"Un'aurea?" Chiese Brandon, alzando un sopracciglio.

"Ero soltanto curioso, ecco tutto. Siete un caso così raro. Siete uniti dal sangue, un legame molto, molto forte, e tu, Brandon, sei intriso di magia bianca, quella di Vymarna; mentre tu, Logan, hai un'aurea di magia nera che ti gira intorno e che tu pieghi a tuo piacimento. E siete entrambi umani. Io... sono davvero colpito."

"Bene, può pagare il biglietto per la mostra delle auree perverse dei Bravo se vuole, ma non oggi, grazie." Disse Logan con ironia. Brandon gli gettò un'occhiata ed entrambi si capirono: Brandon sapeva che le parole di Logan non erano state scelte a caso, si riferiva a entrambi, e desiderava che Brandon si sentisse impaurito, minacciato dal fatto che lui potesse rivelare il suo segreto. Il soldato si schiarì la voce e disse:

"Professor Avalon, allora, possiamo capire cosa fare contro queste ombre?"

Avalon e Logan furono quelli che si dedicarono maggiormente agli scritti da Sakoma, molti dei quali erano stati arricchiti proprio da Nikolai durante il periodo che aveva vissuto a palazzo.
Brandon ascoltò, per la maggior parte, e i pensieri gli affollavano la mente. I ricordi lo tormentavano. Fuori continuava a piovere insistentemente e il soldato, per riuscire a distogliersi, cercò di concentrarsi sul rumore della pioggia. Ticchettii precisi contro il vetro della finestra. Tempo che scorreva. E il Sigillo andava presto usato. E una scelta andava fatta. Una scelta che stava iniziando a tormentarlo, a ronzargli nelle orecchie. Sarebbe stato un semplice gesto, eppure avrebbe cambiato tutto, e non solo per le sorti dell'universo. Brandon era stanco, stanco di scappare dal passato e cercare di raggiungere qualcosa che non poteva avere, e magari aveva trovato la sua soluzione. Una scelta che avrebbe messo d'accordo tutti, perché il suo migliore amico meritava l'amore della sua fidanzata, e, da quando aveva rivisto suo fratello, si era reso conto che forse quello era il prezzo che doveva pagare all'universo per ciò di cui si era indebitamente appropriato.

"Lo ammette, allora?" Chiese Logan al professore. Avalon sospirò e si appoggiò allo schienale della sedia, passò una mano sulla pagina del libro, ingiallita dal tempo e dalla luce gialla che avevano dovuto accendere ora che era calato il sole.

"Sarebbe una soluzione, ma potrebbe essere rischioso per le ragazze..."
Riflettè dunque il professore.

"E se non lo facessero potrebbe essere rischioso per l'intera Dimesione Magica." Puntualizzò Logan.

"Mi sto giocando il posto, la fiducia di Faragonda, e sto mettendo a rischio le mie allieve." Rifletté ancora Avalon, tamburellando le dita sulla scrivania.

"Se crede che loro tre possano reggere lo sforzo..." Disse Brandon, incerto.

"Sì, credo di sì..." Sospirò Avalon. "... vedete, non si tratta di potenza. Loro tre non sono più potenti delle altre, anzi, io credo che queste sei fate siano le più potenti che abbia mai conosciuto, con dei poteri straordinari, ma loro tre hanno un potere più stabile, diverso in aspetto e non in potenza, che potrebbe davvero reggere il peso dell'oscurità senza piegarsi."

"Crede che accetterebbero?" Chiese Brandon.

"Su loro due sono convinto." Disse Avalon, passando la penna sotto i due nomi che aveva scritto. "Per lei," Cerchiò il terzo nome, "andrà convinta." Avalon sospirò. "Devo ammetterlo: non so se sto facendo la scelta giusta."

"In questa guerra sembra difficile capire quali siano le scelte giuste." Aggiunse Brandon, gettando un'occhiata veloce a suo fratello.

"Domani contatterò le ragazze e parlerò con loro. Non sono certo di nulla, ma se questa è la nosta opzione... Logan." Si voltò verso di lui. "Dovrà essere la medesima cosa: piegare l'energia oscura e non possederla. Sappi che conosco abbastanza di magia nera per sapere se le cose non andranno come devono."

"Non ho nessun interesse nel rovinare la loro magia, farle impazzire, oscurare il loro cuore e farle esiliare dalla Dimensione Magica, stia tranquillo. Sono qui perché aiutare voi potrebbe aiutare me, ecco tutto. Non sono così stupido da mettere me stesso in una condizione peggiore."

"Bene." Annuì Avalon. "Allora potete andare."
I due fratelli lasciarono l'aula del professor Avalon e si avviarono all'uscita senza dire una parola. Brandon riaccompagnò Logan a Roccaluce, lasciando il suo nome dove aveva da firmare.

"Quindi rimango qui fino a prossimo ordine?" Chiese Logan, rientrando nel suo piccolo idillio privato, anche se, con il cielo squarciato in due e neanche una stella in cielo, era più tetro che pacifico.

"Sapevi che avevi bisogno delle ragazze?" Domandò Brandon, incrociando le braccia.

"Lo immaginavo. E poi sentendo cosa c'era da fare ne ho avuto la certezza."

"Dirlo prima no?"

"Come se avesse cambiato qualcosa!" Esclamò Logan, alzando gli occhi al cielo. "Cerchi sempre il minimo difetto, sempre una scusa per rimproverarmi!"

"Non è vero! Ma se tu fai stupidaggini io devo per forza rimproverarti!"

"Sì, certo, certo..." Borbottò suo fratello.

"Senti, lasciamo perdere... ci vediamo." Concluse Brandon stancamente, si voltò e fece per andare ma il saluto di Logan lo gelò.

"Ci vediamo, eroe."
Brandon rimase fermo per un istante, strinse i pugni e si forzò ad andare.

 

Salut miei adoratissimi germogli di lullabea!! Contenti di ritrovarmi tanto presto? Spero proprio di sì perché io sono felice di ritrovare voi!
Dunque, andando un po' con ordine... Flora, che cercava la perfezione a tutti i costi, ora si ritrova schiacciata e soffocata da essa! Direi che questa è una lezione, e direi che le scelte della fata stanno avendo ora le loro conseguenze...
Per quanto riguarda Helia... beh, avevo detto che le cose sarebbero cambiate! Finalmente il nostro specialista (preferito) si sta costruendo una storyline del tutto inaspettata che non dipende dall'amore per la fata, e devo dire che glielo dovevo e sono content di avergli dato questa luce. Nei prossimi capitoli vedremo come si infittirà la situazione, ma, nel frattempo, voi che ne dite? #TeamHelia, siete contenti? Apprezzate? Spero di sì, perché mi sto focalizzando anche un po' su di lui e sulla sua backstory, nei prossimi capitoli vedremo...
Aisha soffre, e anche Roy... e ho detto tutto. N E X.
Musa e Flora fanno finalmente la pace, e direi che ci voleva...
E poi c'è la situazione con Logan di cui non dico nulla e aspetto che lo facciate voi... cosa tormenterà tanto Brandon?
Ad ogni modo, questa ultima scena fra Flora e Brandon ha avuto l'aria di essere abbastanza struggente, e poco tempo fa Shamrok, fedelissima e affezionatissima #TeamBrandon, mi inviò questa canzone che mi disse le faceva pensare a loro... questa situazione mi è sembrata la più adatta per pubblicarla, dato il dialogo che i due hanno avuto. Se vi va, ascoltatela, sappiate che è stupenda!
Sicuramente dimentico qualcosa come al solito, ma per quello ci penserete voi!
Vi mando un bacio e vi ringrazio infinitamente! Siete meravigliosi!

xoxo
Florafairy7

https://www.youtube.com/watch?v=8OTEK18ZYfQ  questa è la canzone, ascoltatela!!

...  hahaha ecco Sebastian finalmente dopo anni di assenza! Si era perso nella Friendzone...

 

 

   
 
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