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Autore: vanessie    18/05/2018    2 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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FOLLOWING A STAR

 

Capitolo 112

“Nessuna ad aspettarmi”

 

 

POV Kevin

Mi recai al lavoro quel pomeriggio, preparandomi ad affrontare una dura giornata, poiché eravamo sotto le vacanze natalizie e molte cliniche veterinarie erano chiuse, quindi le persone si riversavano tutte nelle poche strutture aperte. “Ciao Kevin!” mi salutò Susan Carter, una mia collega “Ciao, anche tu hai il turno di pomeriggio/sera?” le chiesi “Esatto. E ti dirò che questa volta non mi dispiace” affermò. Le sorrisi scuotendo la testa e andai nel mio studio. Susan era una veterinaria giovane e in gamba, lei era un anno più grande di me, ormai eravamo colleghi da un anno e mezzo. Ci aveva sempre provato con me, ma non mi volevo immischiare in una storia con una collega…anzi a dire il vero non volevo proprio una storia…purtroppo ero ancora follemente innamorato di Evelyn e l’idea di uscire con un’altra seriamente mi infastidiva. Il mio turno di lavoro fu lungo ed estenuante, proprio come avevo immaginato. Cercavo di ridurre al minimo la durata delle varie visite, giusto lo stretto necessario per capire e poi congedavo i padroni con i loro animaletti e passavo al prossimo. Alle 23.30 arrivò il cambio, quindi recuperai le mie cose e mi apprestai ad uscire. “Hey Kevin, aspetta!” esclamò Susan raggiungendomi sulla soglia della clinica “Mi chiedevo se ti andava di andare a bere qualcosa, è sabato sera!” propose “Beh io…in realtà volevo andare a letto, sono stanco” risposi “Ohhhh dai, non facciamo tardi. Solo una bevuta per fare due chiacchere!” “E va bene” affermai. La feci salire nella mia auto, visto che lei era a piedi e ci dirigemmo ad un pub vicino. Ordinammo da bere e ci sedemmo a parlare “Insomma Kevin…ci conosciamo come veterinari da un anno e mezzo, ma come ragazzo ti conosco così così…facciamo un gioco: descriviti con tre aggettivi” “Ehm…onesto…generoso e…molto impegnato” dissi “Che aggettivi importanti!” esclamò facendomi sorridere e poi aggiunse “Se i tre aggettivi dovessi sceglierli io per te…direi che sei solare, alla mano e strepitosamente bello” “Susan…” risposi ormai abituato alle sue avance. “Perché reagisci così? Ho detto la verità, sei bellissimo e io vorrei solo che tu mi concedessi la possibilità di farmi conoscere” affermò “Il fatto è che sono mentalmente lontano dal desiderio di frequentare una ragazza” spiegai “Non ti sto chiedendo di sposarmi, facciamo solo qualche uscita, ti va?” “Se ti rispondo di sì, prometti che non ti fai castelli in aria? Semplici uscite da amici e colleghi, non voglio impegnarmi con nessuna” “Ok ci sto” rispose. Da quel giorno ogni tanto cominciammo a vederci dopo il lavoro. Susan era fisicamente una bella ragazza: alta, occhi e capelli castani, bel fisico. Potevamo parlare dei problemi di lavoro, scambiarci idee, ma aveva verso di me una sorta di gelosia che non capivo esattamente. Non stavamo insieme, non ci eravamo mai dati neppure un bacio, ma quando incontravo qualche ragazza che conoscevo, lei si infastidiva. Non me lo aveva mai detto apertamente, ma lo percepivo dal cambiamento d’espressione dei suoi occhi e del suo atteggiamento in generale. Era fine marzo, la nostra amicizia oltre il lavoro andava avanti da 3 mesi. Quel giorno lei mi aveva proposto di farle compagnia ad una festa organizzata dall’associazione veterinaria della città. Era un evento di beneficienza e inoltre tutti i veterinari di Port Angeles e delle città limitrofe vi avrebbero partecipato. Avevo accettato, proprio non mi andava di restare in casa senza far nulla. Spensi la televisione e mi sistemai a sedere sul pavimento del soggiorno. Fox mi raggiunse in un baleno, era un cane coccolone e ogni volta ne approfittava per ricercare carezze e affetto. “Bello, che combini?” gli domandai quando mi salì sul petto senza smettere di scodinzolare.

 

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“Stasera dovrai restare qua da solo, te la saprai cavare senza di me?” scherzai, mentre lui mi leccava “Immagino che sarai felice di non avermi sempre tra i piedi! Oh mi raccomando, hai casa libera, non invitare qualche cagnolina” aggiunsi ridendo. Mi alzai e andai in camera. Fox mi seguì, giocherellando con alcuni pupazzetti, mentre io mi stavo vestendo davanti allo specchio di camera. Lo osservavo divertito e nel frattempo infilai la giacca e sistemai il papillon.

 

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“Hey Fox” lo chiamai “Esco, ci vediamo più tardi!” esclamai facendogli qualche carezza. Presi le chiavi di macchina e andai a prendere Susy a casa. Mi stava aspettando fuori dalla porta, le feci cenno di raggiungermi. “Ciao Kevin” mi salutò sedendosi al lato passeggero “Ciao, aspettavi da molto?” chiesi dando un’occhiata all’orologio per controllare se fossi in ritardo. “No tranquillo ero appena uscita!” rispose sorridendo. Guidai fino alla sala nella quale si svolgeva la festa e parcheggiai. Entrammo e notammo subito la grande quantità di persone presenti. Andammo a salutare alcuni nostri colleghi della clinica di Port Angeles e poi mi allontanai per salutare altri veterinari che avevo precedentemente incontrato in occasione di corsi d’aggiornamento o convegni. Oliver West, uno dei miei colleghi della clinica con cui ero entrato maggiormente in confidenza, mi raggiunse. Era un uomo di 36 anni, una decina d’anni più di me, molto competente e schietto. Mi piaceva la sua personalità, sapeva sempre dirti in faccia le cose giuste e mi aveva aiutato molto all’inizio, vista la mia inesperienza. “Sei venuto con Susan alla fine!” esclamò lui “Sì, mi ha chiesto di accompagnarla” “Mi fa piacere Kevin” “No Oliver, non è quello che credi. Siamo solo amici, conosci la mia situazione, non voglio niente da nessuna” chiarii. “Lo so, nessuno sta dicendo che devi sposartela, è solo che mi fa piacere vederti in compagnia, invece che stare da solo a casa” “Beh…grazie” risposi. Susan ci raggiunse e si unì a noi per parlare. Prendemmo qualcosa dal tavolo del buffet e qualche bicchiere di un cocktail contenuto in una brocca poggiata sul tavolo. Era buono, aveva un sapore fresco e fruttato. “Sono contenta che sei venuto con me stasera” disse lei “Grazie per l’invito” “Sai che non vorrei uscire con nessun altro” “Susan…ne abbiamo già parlato varie volte. Sono contento di essere tuo amico, ma io” “Lo so Kevin, un giorno spero che mi racconterai perché sei tanto…non so…quasi impaurito di lasciarti andare” affermò “Forse un giorno te lo dirò” conclusi. Mi alzai in piedi e la seguii verso la pista da ballo, facendo qualche ballo lento insieme. Lei mi stringeva a sé, sfiorandomi la pelle del collo con la punta del naso. La lasciai fare, in fondo non c’era nulla di male, ero single e non c’era nessuna ad aspettarmi. Poggiò le labbra sul mio collo, dandovi qualche bacetto ed io restai praticamente immobile, confuso perché in fondo tutta quell’intimità a quasi 27 anni suscitava parecchie sensazioni fisiche, ma allo stesso tempo consapevole che quelle fossero esclusivamente reazioni fisiche e stop. Non ero innamorato di Susan, non era del tutto il mio tipo dal punto di vista caratteriale. Evelyn comparve nella mia testa riportandomi alla realtà. Mi scansai appena “Susy vado a bere qualcosa” dissi allontanandomi prima che quell’eccitazione diventasse ingestibile. Andai al tavolo del buffet e mi versai un bicchiere di coca cola. La bevvi lentamente, ritrovando quell’equilibrio che avevo perso poco prima. Osservai Susan che parlava con alcune colleghe della clinica. Perché non riuscivo a fregarmene? Perché non ero capace di fare come gli altri ragazzi della mia età? In fondo Susan era carina esteriormente, potevo concedermi di lasciarmi andare…un bacio o una notte di sesso…il punto era che fisicamente ne avevo bisogno, ma mentalmente non volevo.

 

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La vidi camminare nella mia direzione “Ti dispiace accompagnarmi a casa?” domandò “No, va bene, andiamo” risposi. Tornammo alla mia auto e la riportai a casa sua. “Vuoi entrare?” mi propose “Ehm…” “Non sto sperando di portarti a letto! Ti mostro solo casa mia, puoi andartene quando vuoi!” esclamò ridendo. Annuii e scesi di macchina. Entrammo in casa e Susan mi fece fare un rapido giro mostrandomi ogni stanza “Complimenti, è una bella casa” affermai “Mi è costata tanto sudore e sacrifici, ma…è mia e non è poco per una ragazza di 28 anni, non trovi?” “Hai ragione. Wow ti piace quella band?” le chiesi notando alcuni cd musicali in salotto “Sì” “Piace molto anche a me, sono anche andato al concerto a Los Angeles con la mia gemella per vederli” dissi “Io li ho visti a San Francisco invece!” esclamò. Pausa di silenzio. Susan mi osservava con il sorriso stampato in faccia ed io ricambiai “Vuoi bere qualcosa Kevin?” “No grazie, ora devo andare. Ci vediamo al lavoro nei prossimi giorni!” conclusi. Ci salutammo e tornai a casa mia.

 

NOTE:

Ciao, Kevin è alle prese con il suo lavoro, è molto impegnato e si dedica quasi esclusivamente a quello, visto che si trova da solo in un'altra città e che non ha molta voglia di relazioni sociali. In questo capitolo iniziamo a conoscere Susan, una collega veterinaria, che già in queste poche righe mostra un certo interesse per Kevin, che invece la considera nient'altro che un'amica. Il contatto con lei, tuttavia, è positivo per lui, poichè lo sprona a uscire di casa, a trascorrere del tempo con una persona coetanea fuori dall'orario di lavoro, a distrarsi. Che ne pensate di lei e di questa amicizia?

Vi aspetto venerdì,

Vanessie

   
 
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