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Autore: LeanhaunSidhe    19/05/2018    13 recensioni
La lama brillava ed era sporca. Imuen girò il taglio della falce verso la luna e ghignò incontrando il proprio riflesso. Si sentiva di nuovo vivo. Non distingueva il rosso dei suoi capelli da quello del sangue dei suoi nemici. La sua voce si alzò fino a divenire un urlo. Rideva, rinato e folle, verso quel morto vivente che era stato a lungo: per quanto era rimasto lo spettro di se stesso? Voleva gridare alla notte.
È una storia con tanto originale, che tratta argomenti non convenzionali, non solo battaglia. È una storia di famiglia, di chi si mette in gioco e trova nuove strade... Non solo vecchi sentieri già tracciati... PS: l'avvertimento OOC e' messo piu' che altro per sicurezza. Credo di aver lasciato IC i personaggi. Solo il fatto di averli messi a contatto con nemici niente affatto tradizionali puo' portarli ad agire, talvolta, fuori dalla loro abitudini, sicuramente lontano dalle loro zone di comfort
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Kiki, Aries Mu, Aries Shion, Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ballata dei finti immortali'
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Colpevolezza

Seleina di svegliò la mattina seguente. Una femmina di Imuen le aveva proposto una ciotola con qualche cosa di odoroso e lei aveva ringraziato. Non aveva mai visto nessuna di loro sorridere così: sembrava serena, del tutto diversa dalle altre di quella razza, sempre scontrose e taciturne. Evidentemente, quella capì di essere osservata, perchè si adagiò sul giaciglio su cui lei stava riposando. Sembrava gentile e pronta a rispondere a delle domande.

"Non sei come tutte le altre."

Mnemosine aveva sorriso. Non si aspettava tanti giri di parole da una figlia di Haldir e spiegò di essere cresciuta fra gli esseri umani. Molte delle leggi dei figli di Imuen le aveva conoscite che era già grande e non si era mai sottomessa completamente.

"Forse è per questo che siete così radiosa."

La guaritrice rise di gusto. Non era così da giovane. Lo era diventata dopo la nascita di suo figlio Zalaia che, nella loro lingua, portava il nome di "dono degli dei", anche se il ragazzo era uno che aveva il potere di distruggerli.

"Beh..."

Ammise la rossa.

"...Imuen mi ha accolta tardi e secondo le leggi del clan avrebbe dovuto uccidermi. Invece, non solo mi ha lasciata vivere ma ha pure permesso che mi istruissi."

Seleina sbattè le palpebre, confusa. Non aveva idea che Imuen fosse così diverso dall'immagine che gli umani e molti Dunedain avessero di lui. Nella loro mitologia ufficiosa, i racconti che giravano dipingevano il domatore delle anime dei defunti come un essere cupo, minaccioso, quasi un alter ego della morte. Seleina sentiva chiaramente che quella guaritrice stava ranccontando la verità ed iniziò a chiedersi se, nei miti che si tramamndavano, un gemello non fosse stato confuso con l'altro. Lei non aveva mai visto Haldir combattere sul serio ma non faticava a credere che in battaglia, all'occorrenza, sapesse essere spietato. Tutti i giorni il suo maestro appariva inquieto e taciturno. Condividendo in parte i suoi poteri, Seleina comprendeva bene che Haldir, per comunicare, non avesse affatto bisogno di parole, che ogni cosa da dire, pensare, era già detta, svelata, conosciuta. Lei, a volte, aveva bisogno di tempo per interpretare e comprendere ciò che si celava nelle persone. Per il suo mentore, invece, ogni essere vivente era come immerso in una luce accecante: Haldir poteva vedere dentro gli altri in maniera più immediata di quanto mai avrebbero potuto fare loro stessi. Tuttavia, vivere così generava solitudine: gli altri comunicano a te ogni cosa ma chi, mai, avrebbe potuto comprendere o anche solo provare a comprendere un essere costretto a quella misura dell'esistenza? Chi poteva capire cosa significasse avere ogni minuto, attimo, istante, nella propria testa e nel proprio cuore le sensazioni degli altri, senza mai avere la possibilità di sviscerare in santa pace le proprie? Seleina ricordava esattamente quanto fosse devastante quello stato. Quanti anni aveva, la prima volta che aveva sentito il dolore di una madre che perde il proprio figlio? Era solo una bambina che sapeva si e no cosa fosse una madre... Quanti ne aveva, quando aveva vissuto la vergogna di una donna violata dalle grinfie di un uomo? La sua incapacità di reagire, quando le sue coetanee distinguevano a malapena bambolotti e bambole?

Imparare ad affrontare quelle tremende esperienze non proprie, rendersi conto che provandole regalava sollievo a chi soffriva e poi ne veniva liberata lei stessa, quanto era stato difficile? Quanto era costato al suo corpo di bambina sopravvivere a quello strazio? Quanto alla sua mente di fanciulla, non impazzire? In quel momento, con quel corpo rinnovato, con le unghie più lunghe e la faccia più strana, poteva porre un freno a quella natura e vivere, in qualche modo, come tutti gli altri. Avere sogni, progetti, speranze. Poco importava che la sua vita fosse durata poco. Era comunque una vita più degna di quella che aveva sopportato fino a poco tempo prima. Rimasta sola, in quel letto, in una camerata quasi vuota dell'infermeria, aveva portato le ginocchia al petto e poggiato la fronte su di esse. Chissà se il suo maestro era diventato così cupo, nei millenni, perchè aveva dovuto affrontare tutti quei fantasmi? Anche lei, un giorno, sarebbe diventata così?

Si guardò le mani, rigirando i palmi, ricordando quando aveva le unghie corte come quelle delle altre ragazze ed un corpo troppo debole. Sentì sotto le dita la consistenza della casacca del suo fratellone. Un paio di anni prima aveva dovuto aiutarlo a rimettersi da un momento piuttosto difficile. Kiki era davvero sul punto di abbandonare il santuario, quella volta. Lo aveva bloccato che aveva la borsa pronta negli appartamenti privati della prima casa. Era deciso, fuori di se, e soffriva tanto. Lei, Mu non lo conosceva allora. Non aveva idea neppure di che faccia avesse. Era stato una persona troppo importante se la sua assenza, per Kiki, ogni volta, era così terribile. Prima che Kiki uscisse dalla sua camera, lo aveva preso alla sprovvista ed aperto il palmo sul suo petto, sopra la sua casacca. Non avrebbe dovuto essere peggio delle altre volte. Aveva appena iniziato a liberare il suo potere e la testa le fece subito male, così male che stava quasi per perdere i sensi. Il cosmo di Kiki era diventato smisurato ed era sempre più difficile aiutarlo. Strinse gli occhi con forza e le lacrime di quella volta furono non solo per l'anima del suo fratellone che si liberava ma anche del dolore fisico che quasi non riusciva più a sopportare. Perse i sensi per qualche istante. Kiki non l'aveva lasciata cadere. L'aveva trattenuta per le spalle. Al suo risveglio, Seleina l'aveva ritrovato con lo spirito luminoso di sempre, mentre lei era quasi distrutta.

Quella volta, era stata il vero inizio di tutto. Seleina era consapevole di essere troppo debole per aiutare ancora il suo adorato fratellone. Sentiva il male di Asgard che si svegliava, il corpo che cedeva, il potere che la consumava. Implorare l'intervento di Haldir fu il seguito naturale di tutto. Ciò che era accaduto, l'evoluzione naturale di ogni cosa. Non se ne pentiva. Gli asgardiani tenevano all'onore ma nessuno di loro si era mai trovato in una situazione come la sua. Guardò ancora le proprie mani e le strinse con forza. Voleva impugnare un'arma, anche lei, capire la differenza tra la realtà che si sente nel cuore e nell'anima e quella che si tocca con le mani. Per quanto avesse potuto aver paura nelle notti precedenti, voleva affrontare ancora tutto e sopravvivere. Per lei stessa, per suo padre, per Asgard e l'anima luminosa di suo fratello.

 

 

Prima di continuare, Kiki passò in rassegna il viso di ogni paladino che aveva davanti. Tutti loro, nessuno escluso, aveva trovato in sè la forza di relegare il proprio io per il bene di un ideale più grande. Lui, non era mai riuscito a mettere il proprio dolore davanti alla sofferenza di una amica, che si martoriava, pur di tentare di concedergli un po' di pace. Quante volte aveva visto Seleina piangere a causa sua? Quante volte si rialzava, colpevole però di aver consumato un po' di più il potere ed il corpo di Seleina? Era tempo di fare ammenda e crescere, una volta per tutte.

Le linee principali di quella questione erano state esposte. Si fece coraggio: stava per iniziare a parlare di cosa gli fosse accaduto quella notte. Gli sembrava di tradire entrambi: sua sorella e se stesso. Tuttavia, non aveva altra scelta, se non quella di farsi capire.

Raccontò della sua spiacevole esperienza di quella notte. Il peggio fu assistere, impotente, alla rabbia di Cristal. Era palese che il reggente di Asgard ce l'avesse a morte con Haldir e che, se avesse potuto, l'avrebbe spedito in un'altra dimensione personalmente.

Il giovane Ariete tornò più indietro, a quella notte in cui lui se ne era tornato in Jamir e, dopo un paio d'anni di silenzio, aveva risentito il suo legame con Seleina, il presentimento che le fosse sucesso qualcosa di grave e la corsa verso il Santuario. Le misteriose parole di Imuen, quando l'aveva incrociato a Rodorio, poco prima che si dileguasse. Il Dunedain, infatti, aveva parlato di un prezzo di sangue per quella magia. Haldir, dopo, quando l'aveva portato via per un po' dal santuario, aveva confermato senza dubbio che era stato a prezzo del sangue di Seleina, che tutto si era compiuto.

Cristal, allora, prese parola. Spiegò che, per quel poco che ne sapeva lui, ciò significava che Seleina aveva accettato di diventare una Dunedain. Era uno dei tanti rituali per cui una razza oscura prende un essere umano innocente e lo trasforma in un abominio simile a loro e sua figlia, forse perchè preoccupata per le sorti della terra, forse perchè incosciente, si era prestata a tutto. In ogni caso, concluse, per il momento, la nuova vita dei cavalieri d'oro non era un'illusione destinata a svanire. La loro era nuova vita, che apparteneva ad ognuno di loro, di cui poter disporre a piacimento.

Aquarius, fino ad allora concentrato sulle espressioni di Cristal, gli chiese apertamente il perchè del suo profondo astio verso i Dunedain. Cosa importava a che Seleina avesse cambiato aspetto, se tutti loro stavano bene e mutare era stata una sua scelta?

Il regnante lo trafisse con occhi ardenti. Sbuffò e gli spiegò cosa ne pensasse, lui, del disonore del tradimento.

Aquarius corrugò la fronte. Lui per primo aveva simulato un tradimento schierandosi tra le fila di Hades, nella scorsa guerra sacra, e non se ne era pentito. Diversi, fra i presenti in quella stanza, avevano parecchio da esporre sull'argomento e Death Mask rise di gusto. Diversi, lo guardarono scocertati. Quando l'eco della sua voce si spense, per la sala, si decise a spiegare. Allargò le braccia, in modo teatrale, ad indicare se stesso e buona parte dei presenti.

"Qua tra traditori improvvisati, consapevoli ed inconsapevoli, usurpatori, schizofrenici ed approfittatori, non è che possiamo fare tanto gli schizzinosi sulla questione dell'onore."

Alzò poi le spalle, fregandosene delle occhiatacce dei pochi che potevano definirsi esenti da colpa.

Si rivolse direttamente a Cristal.

"La principessina ci ha ridato una vita senza chiedere niente in cambio, regnante. Non la vogliono ad Asgard? La quarta casa è sempre aperta. Devo più a lei che a molti di voi in questa stanza."

Si inchinò, poi, verso la sua dea.

"Senza offesa, mia signora."

Kiki tirò un sospiro di sollievo. La totale indifferenza di Death Mask per l'etichetta lo stava alleggerendo parecchio, in quell'occasione.

"E' carina almeno?"

Chiese il cancro, con un ghigno divertito, al giovane ariete.

Parte della sala sorrise a quell'affermazione ma fu Kiki, per primo, a tornare serio.

"In ogni caso, se Seleina ha scelto di diventare una Dunedain, in parte potrebbe anche essere colpa mia."

Raccontò delle sue incertezze in quegli anni e di come Seleina lo aiutasse con le sue facoltà. Non nascose quanto la cosa fosse gravosa per lei ed espresse chiaramente il sospetto che, poteri che potavano devastare un corpo umano, potessero invece essere ben tollerati in un corpo Dunedain.

Finalmente, Cristal confermò quei sospetti.

"Per questo, ragazzo, ti dicevo di non sentirti colpevole verso mia figlia. Lei ha scelto da sè il suo strano modo di sopravvivere. Altre, però, sono le mie paure. Mi credete così gretto da preoccuparmi solo della reputazione?"

Il regnante di Asgard sembrava essersi scaldato sulla questione. La dea, allora, gli si fece più vicino. Lo pregò di chiarire.

"Mu mi ha comunicato di aver incontrato, ad Asgard, una Dunedain che gli si è presentata come mia figlia. Gli ha indicato la strada per la città e poi se ne è andata. La cosa è perfettamente plausibile, visto cosa gli Asgardiani pensano dei Dunedain."

Disse Cristal, agitato.

"Va bene che non torni ad Asgard, ma il Santuario, per gli dei, lo conosce da chè è bambina. A Rodorio tutti le vogliono bene e molti li ha anche aiutati, come Kiki. I Dunedain sono una razza insondabile ma non trattengono contro la propria volontà, specie se si parla di persone che non fanno parte delle loro fila guerriere."

Gli occhi di Saori si spalancarono impercettibilmente.

"Tu temi davvero che vogliano Seleina tra i loro guerrieri?"

Anche a lei sembrava poco plausibile. Ricordava chiaramente che i Dunedain affrontassero un allenamento simile a quelli dei cavalieri. Non ci si poteva avvicinare a quelle arti se non si era dotati di facoltà specifiche.

"Ma, Cristal, Seleina ha un cosmo?"

La dea fissò intensamente il rappresentate delle energia fredde e lo vide negare, sconsolato.

"Con me mai lo ha manifestato e Kiki può confermalo."

Il ragazzo, infatti, annuì, deciso. Tuttavia, l'ombra sembrava non aver abbandonato l'anima di Cristal. Infatti continuò a fissare il ragazzo.

"Hai detto che stanotte Seleina ha affrontato uno dei perduti."

Kiki si concentrò, annuì di nuovo, convinto. Cristal si massaggiò le tempie, inquieto.

"Concentrati bene a quanto sto per chiederti: era sola? Mia figlia era sola a fronteggiare quel pericolo? O si è salvata grazie all'intervento di qualcuno?"

Kiki ci pensò qualche istante. Poi rispose, convinto.

"Era sola. E' riuscita a fronteggiare quel nemico solo con le proprie forze."

A quella rivelazione Cristal si lasciò scivolare sulla sedia. La dea, che aveva compreso, si spostò dal suo trono per portargli una mano sulla spalla.

"Imuen era un condottiero valoroso e giusto. Il gemello non può essere diverso da lui. Se è la sua strada, Seleina affronterà con successo tutte le difficoltà che le si pareranno davanti."

Cristal scosse il capo, impotente, con gli occhi velati in parte dalle lacrime e la rabbia a deformargli il viso.

"A quasi quindici anni, senza sapere quasi nulla del cosmo? Che speranze può avere, mia dea? E' follia."

Athena annuì, comprensiva.

"Eppure, a quasi quindici anni, senza sapere nulla del cosmo, ha fronteggiato da sola un nemico che potrebbe essere arduo anche per cavalieri di alto grado. Avresti potuto fare lo stesso, con la tua preparazione di allora, alla sua età?"

Cristal si riebbe, all'improvviso. In fondo, quelle parole non erano distanti dalla realtà.

"No, mia dea."

Ammise, sconfitto, sciogliendo le dita dalla posa dura del pugno. Aquarius, che aveva assistito alla scena in silenzio, non aveva parole per confortare quell'allievo che lo aveva battuto tanto presto e, di nuovo, affrontava una sfida che gli era superiore. Per una parte, però, provò invidia. Di nuovo, lo vedeva vincitore: affrontare la paura e vincerla, per qualcuno che si ama. Cristal era anche riuscito a superare l'amore possessivo che un padre ha verso la sue progenie, con l'intervento della sua dea. In cuor suo, augurò a quella fanciulla di avere la stessa identica tempra di quel ragazzo senza nerbo ne midollo che, un tempo, era stato suo padre.

 

 

 

Note:

La chiusa finale l'ho presa da uno dei rimproveri che Aquarius rivolge a Cristal nella battaglia delle dodici case.

Scusate per il tremendo ritardo ma tra impegni lavorativi e familiari non sono riuscita ad essere più presente. Ho paura che questo capitolo sia un po' più noiso per chi sperava in interventi maggiori da parte dei personaggi canonici ma avevo bisogno di definire meglio i contorni della faccenda. Comunque stiamo per concludere la parte solo riflessiva ed inizieremo presto l'azione.

Spero di non fare casini, nel seguito. Temo non riuscitò a pubblicare se non prima di altre due settimane. Se riesco in anticipo, ve ne accorgerete. A presto, per chi ancora legge. :)

   
 
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