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Autore: itachiforever    24/05/2018    5 recensioni
[Venerdì 13]
Una ragazza, i suoi genitori, il suo cane e una nuova casa.
Un lago, una foresta e un campeggio sventurato.
Giovani ragazzi, una piccola vacanza e uno spietato serial killer immortale.
Differenze, similarità e qualche salvataggio.
Crystal Lake troverà la pace?
Genere: Horror, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 12 (Seconda Parte) – Preparativi






Jason non ci mise troppo a ritornare sui suoi passi e a raggiungere la casa di Jasmine. Si sorprese molto quando, arrivato nelle sue vicinanze, iniziò a sentire della musica provenire dall’interno. Anche lei era come tutti gli altri allora, si ritrovò a pensare. La musica non era messa ad un volume troppo alto come di solito facevano i ragazzi, ma era di quelle dove i cantanti urlavano arrabbiati. Non riusciva proprio a sopportarle quelle. Che avevano da urlare tanto?
Andando sul retro della casa, il suono si fece più forte, fino a che non vide la finestra della cucina aperta e la ragazza che stava facendo qualcosa proprio lì davanti. Prima che lei potesse accorgersi della sua presenza si appostò dietro la vegetazione. Stavolta davvero non voleva farsi scoprire.
Gli sembrava, dai suoi movimenti e dagli oggetti che maneggiava, che stesse preparando un qualche tipo di dolce. Ne ebbe la conferma quando iniziò ad usare uno sbattitore elettrico –anche sua madre lo usava quando preparava i dolci- unendo il rumore di quello alla musica.  Ora si che la cosa iniziava ad innervosirlo davvero: odiava i rumori forti, a meno che non fosse stato lui a causarli, quali le urla delle sue vittime o quelli degli “attrezzi” che gli capitava di usare di tanto in tanto. Il silenzio gli piaceva molto invece, lo calmava. E calmava anche sua madre, voleva dire che non c’era nessun intruso nei dintorni da eliminare.
E come sentitasi chiamare in causa, la voce di Pamela tornò a farsi sentire, spronandolo ad uccidere ancora. “Ricordati quello che ci hanno fatto, Jason. Devono morire tutti.” E Jason era assolutamente d’accordo con lei. Ma d’altra parte era ancora un bambinone per certe cose e dopo tanto tempo passato in solitudine la prospettiva di ricevere una sorpresa per il suo compleanno era troppo allettante. Sicuramente sua madre non se la sarebbe presa se la ragazza avesse vissuto un giorno in più e lui era pronto ad aspettare e sopportare.

Jasmine, di nuovo totalmente ignara della presenza che stava ad osservarla, continuava a cucinare tranquilla e ad un certo punto cominciò a canticchiare. Adorava le canzoni di quel gruppo, riuscivano sempre a tirarle su il morale, a darle il giusto ritmo per fare ciò che doveva. O in altri casi erano l’opposto ma rispecchiavano perfettamente il suo stato d’animo. La sua voce era molto diversa da quella del cantante e lei di certo non urlava. Essendo completamente sicura che nessuno la stesse ascoltando non si prese neanche la briga di canticchiare a bassa voce. Non le piaceva cantare davanti ad altri, anche se i suoi amici e i suoi genitori le avevano più volte detto che possedeva una bellissima voce, ma se era da sola non si faceva problemi.
Ascoltando “The vengeful one” si ritrovò a pensare che quella canzone era quasi perfetta per Jason, glielo ricordava molto. Già il titolo diceva tutto: “Il vendicativo”.
“Hear the innocent voices scream as their tormentor laugh through all of it. No forgiveness from all I've seen.”
Jason cercava vendetta e il testo della canzone rispecchiava ciò che faceva lui e ciò che capitava alle sue vittime. Se riuscivano, urlavano, ma comunque vadano le cose Jason non è un tipo che perdona chi entra nel suo territorio. Era arrivato ad andare persino in un’altra città per uccidere la ragazza che decapitò sua madre; era capace di fare anche di peggio per quanto ne sapesse Jasmine. Secondo i film, era anche andato a Manhattan una volta.
“So sleep soundly in your beds tonight, for judgement falls upon you at first light.”
Jason di certo non aspettava l’alba per colpire, ma la ragazza trovava quella frase alquanto suggestiva, così come un pezzo che arrivò poco dopo.
“When you'll die you'll know why, for you cannot be saved, this world is too depraved.”
Chissà, forse anche a Pamela sarebbe piaciuta quella canzone, o almeno il suo testo.

Il killer di Crystal Lake aveva iniziato a prestare più attenzione alle parole di quella canzone non appena la ragazza aveva iniziato a cantare. Le sue orecchie non erano più integre come una volta, e uno non lo era neanche mai stato del tutto, ma ci sentiva davvero molto bene. Abbastanza da riconoscere che lei aveva una bella voce, che riusciva a rendere più piacevole anche quelle insopportabili canzoni che stavano andando tanto di moda. Si rese conto di essere d’accordo con quello che stava dicendo lei, anche se alcune parti non le aveva capite proprio bene.

L’impasto era pronto, così Jasmine fece preriscaldare il forno, imburrò gli stampi della teglia e iniziò a versarci dentro il composto. Aveva deciso di fare almeno una trentina di muffin. Non le rimaneva che infornare i primi e aspettare che si cuocessero.
Intanto la riproduzione casuale del suo telefono decise di far partire l’unica canzone di quell’album che riusciva a renderla davvero triste. Jasmine era da sempre stata una persona con un carattere forte, cosa che le aveva causato qualche problemino, ma un evento in particolare non era mai riuscita a superarlo del tutto. “Save our last goodbye” era la canzone che la riportava alla morte di sua nonna. Una cosa naturale che tutti ad un certo punto sperimentano nel corso della loro vita, ma che a lei aveva lasciato una ferita profonda, mai del tutto rimarginata.
Sua nonna, dal lato di padre, era la persona con la quale era più legata quando era piccola. Non perché la riempiva di regali o simili, ma perché l’aveva sostenuta e aiutata, prendendo sempre le sue difese. Era l’unica persona che non aveva mai pensato nulla di anche solo minimamente negativo nei suoi confronti, convinta che nella sua nipotina non ci fosse assolutamente nulla che non andasse. I suoi genitori invece qualche dubbio lo avevano avuto, ma Jasmine non gliene aveva mai fatto una colpa, avevano buoni motivi.
Le bastava un piccolo riferimento a lei per farle perdere il sorriso, era ancora molto doloroso pensarla. D’altra parte però ogni tanto voleva ricordarla, anche se la cosa la faceva soffrire e finiva sempre con il versare almeno qualche lacrima. Era per questo che non saltava mai quella canzone: la aiutava a prendersi qualche momento per lei, per pensare alla donna che era stata una parte così importante della sua vita.
La ragazza infornò i muffin e si fermò, concentrandosi completamente sulla canzone dai toni disperati. Quando sua nonna venne a mancare a causa di una malattia lei era ancora piuttosto piccola e i suoi genitori non vollero portarla con loro in ospedale quando seppero che il momento era arrivato. Jasmine non era riuscita a dirle addio, e continuava a non volerlo fare.
Gli occhi le diventarono umidi e le lacrime non tardarono a spuntare, per quanto lei cercasse di trattenerle.

Jason venne colto alla sprovvista da quell’improvviso cambio di atteggiamento della ragazza. Per un attimo le sembrò che avesse ricevuto una telefonata mentre una nuova canzone iniziava, poi aveva capito che anche quella faceva parte di essa. Si sorprese e si sentì strano quando una lacrima scese dal viso della ragazza, seguita poi da un’altra ancora. Inclinò la testa, osservandola ed ascoltandola con attenzione, le parole che sentiva stavano colpendo anche lui. Il suo pensiero corse subito a sua madre, a tutto quello che avevano passato insieme, alla rabbia e al dolore. Jason intuì subito che anche la ragazza aveva perso qualcuno di molto importante per lei e che questo la rendeva triste.
Guardare lei diventare triste ed esserlo a sua volta a causa di sua madre gli fece provare una certa empatia per quella che comunque considerava ancora come una vittima praticamente certa. Non voleva illudersi che lei fosse diversa a tal punto da non essere un disturbo o un problema per lui. Il solo fatto che lo stesse mandando un po’ in confusione per lui era un motivo più che valido per eliminarla.
Restò a fissarla intensamente per tutto il tempo.
“They said in time the pain goes away, but in my soul it will forever stay.”
Era la prima volta che sentiva quella canzone e la prima che si interessava così tanto a qualcuno senza avere l’impellente desiderio di trucidarlo. Quelle parole erano decisamente adatte alla sua situazione, a ciò che provava. Lo fecero, anche se solo per poco, sentire compreso, meno solo. Il fatto che lui nonostante tutto avesse continuato a sentire sua madre lo consolava un po’.

La canzone finì con la solita triste strofa: “Save our last goodbye. It’s killing me that I won’t get to hear your laughter anymore.”
Jasmine si asciugò gli occhi con il dorso della mano, cercando di scacciare via in breve tempo sia le lacrime che i brutti pensieri. Aveva un compito da svolgere dopotutto.
“Magari potremmo sentire questa canzone insieme qualche volta e fare i sentimentali.” Pensò lei, scherzandoci su e non sapendo che era proprio quello che avevano appena fatto.
“Chissà se Jason sente davvero la voce di sua madre come nei film.” Il suo flusso di pensieri continuava, facendole porre domande a cui aveva provato a dare una risposta già da tempo, senza però successo. “E se la sente è frutto della sua immaginazione o davvero Pamela Voorhees gli parla dall’aldilà?”
Continuando a rimuginare su quella e su molte altre cose, Jasmine divise il rimanente impasto in due parti, versando in una le gocce di cioccolato e nell’altra il cacao in polvere. Mescolando prima l’uno e poi l’altro il tempo passava e mentre aspettava andò a prendere il pc e le cuffie dalla sua camera per portarli in quello che era lo studio di suo padre. Nonostante la presenza di qualche scatolo pieno di libri e soprammobili, la stanza era stata sistemata e oltre al tavolinetto col vecchio computer per la videosorveglianza ora c’era anche una grande libreria che copriva una parete intera, un mobiletto e la scrivania con la comoda sedia da ufficio di suo padre. Accese l’apparecchio e per prima cosa entrò su Steam, trovando Wendy già connessa ed in chat.

BoogieGirl: Ehy Jasey! Hai già finito?
Jasonette: Non ancora, ho un’altra infornata da fare. Discord?
BoogieGirl: Ok
BoogieGirl: Hai visto la novità? Friday the 13th è in sconto, sbrigati a prenderlo XD
Jasonette: Oddio davvero???
La ragazza andò subito a controllare ed effettivamente il gioco era a metà prezzo. Inutile dire che non perse tempo a comprarlo e far partire l’installazione.
Jasonette: Preso! Sta scaricando. Non mi staccherò più dal pc *-*
Jasonette: beh…a partire da domani però XD
BoogieGirl: Giusto XD stasera hai un appuntamento molto importante <3
Jasonette: Incrociamo le dita…potrei star facendo una cazzata, ma vi aggiorno quando ci siete tutti.
BoogieGirl: E dai, che saranno mai dei muffin?
Jasmine: Diciamo che si è aggiunta un’altra cosetta… ma aspetto gli altri così mi rimproverate una volta sola.
BoogieGirl: Oddio…vedi di non farti ammazzare Jas
BoogieGirl: Vieni su discord forza

Jasmine aprì il programma, che da subito partì sul gruppo JAWS e avviò la chiamata vocale con Wendy.
“Alex e Stuart che combinano?” Chiese Jasmine all’amica.
“Stew sta ancora giocando a Little Nightmare. È rimasto sconvolto da-“ Wendy si fermò prima di fare uno spoiler bello grosso. “Lo giocherai o hai visto il gameplay?”
“Non lo so ancora, quindi non dirmi altro.”
“In ogni caso, è rimasto sconvolto da una cosa che è successa mentre giocava con me davanti. Avresti dovuto vedere la sua faccia” Wendy scoppiò a ridere, facendo spuntare un sorriso anche a Jasmine.
“Cavolo, mi sono persa un’altra reaction di Stuart. Ti ho detto che devi filmarlo!”
Chiacchierando il tempo passava e arrivò il momento di infornare i restanti muffin.
“Torno subito, tu vedi di far arrivare gli altri due.”
“Va bene, non metterci troppo.”
Jasmine fece il più in fretta possibile a tirar fuori la prima infornata di muffin, rischiando più volte di bruciarsi per tirarli fuori dagli stampi senza farli sbriciolare e metterli nei pirottini. Una veloce ripulita, una seconda imburrata e la teglia finì in forno con l’ultima parte di impasto.

Jason non la perdeva di vista, continuando ad osservarla durante tutti i suoi spostamenti da una stanza ad un’altra. La finestra dell’ufficio era chiusa, ma poteva comunque vederla e sentire quello che si diceva con l’altra voce proveniente dal suo computer. Se l’apparecchio fosse rimasto in quella stessa posizione, la ragazza avrebbe dato le spalle alla finestra e lui avrebbe potuto continuare a spiarla più comodamente. Il profumo che proveniva dalla casa era davvero buono, e se lei non avesse preparato quel dolce per lui, come ormai si era convinto, sarebbe stato lui stesso a prenderselo. O almeno ne avrebbe preso un po’.
Aveva sempre avuto un debole per i dolci. Sua madre doveva nascondere i biscotti o lui sarebbe stato capace di farli sparire ad una velocità impressionante.
Jasmine tornò nello studio, sedendosi alla scrivania e dando le spalle alla finestra.
“Hey. Sono tornata.” Disse rivolta allo schermo. Da quando era piccolo la tecnologia aveva fatto un bel passo avanti, anche lui che non la usava se n’era accorto.
“Bentornata! Stew e Alex arrivano tra poco” Le rispose la voce che aveva sentito anche prima.
“Bene, allora intanto ci facciamo una partita noi due?”
“Va bene, ma Friday? Si è scaricato?”
“Sono a metà, il mio catorcio di pc forse non lo reggerà nemmeno. Per ora lo stacco.”
Jason era piuttosto interessato a vedere cosa avrebbe fatto la ragazza. Non aveva mai usato un videogioco, ma da quando aveva scoperto della loro esistenza si era un po’ incuriosito. Non credeva gli sarebbero piaciuti molto comunque.
“Quindi cosa stai architettando?” Le chiese la voce di quella che sicuramente era una sua amica.
“Niente di che, ho trovato una cosa in soffitta e credo che potrebbe piacergli.”
“Non promette nulla di buono, lo sai?”
“Lo so. Ma voglio provare.”
La situazione sembrava promettere bene: avrebbe ricevuto un dolce e anche un vero regalo. Jason era parecchio contento dell’idea, ma poi un pensiero si fece strada nella sua mente e gli stava dicendo di non fidarsi, di non illudersi. Per quanto gli sarebbe piaciuto che accadesse ciò che aveva previsto, magari si trattava solo di una coincidenza. Magari era il padre della ragazza a fare il compleanno il suo stesso giorno. La cosa lo rattristò non poco, ormai si era convinto quasi del tutto. La delusione avrebbe presto lasciato il posto alla rabbia, ma volle trattenersi dal fare qualunque cosa e aspettare. Avrebbe potuto sbagliarsi, ma voleva per qualche ragione dare una possibilità a quella curiosa ragazza.

Le due amiche si unirono ad una partita su Dead by Daylight, ignare del fatto che un vero killer stesse osservando molto da vicino una di loro.
“Uso Meg, ho la quest dei generatori da finire.” Disse Jasmine.
“Come al solito. Io vado di Laurie, farò un po’ di salvataggi.” Rispose Wendy.
“Come al solito.” Ridacchiò, iniziando ben presto il match.
Tra un “Sta inseguendo me” e un “Sto venendo a salvarti” – e qualche parola poco carina nei confronti degli altri due compagni di squadra – entrambe vinsero la partita in circa un quarto d’ora, un ottimo tempo per permettere a Jasmine di andare a controllare i muffin quasi pronti.
“Vedi se gli altri sono pronti adesso, vado di nuovo.”
Jasmine tornò in cucina e si accorse che i dolcetti erano perfetti, sistemò anche quest’ultimi e li lasciò a raffreddare. Ne selezionò tredici tra quelli venuti meglio: quattro bianchi, quattro al cioccolato e cinque con le gocce di cioccolato. Per decorarli avrebbe aspettato ancora, non doveva fare nulla di complicato. Voleva scriverci sopra qualcosa, tipo “Happy Birthday”, ma si ricordò che per farli stare nel contenitore che aveva scelto di usare avrebbe dovuto metterne alcuni sopra altri. Avrebbe dovuto eliminare quell’opzione, probabilmente.
Quando tornò al pc fu ben felice di vedere che gli altri due suoi amici si erano aggiunti alla chiamata. Alex e suo fratello Stuart la salutarono, tutti contenti di poter passare di nuovo del tempo assieme.
“Allora, che stai combinando?” Chiese subito Alex “Wendy ha detto che vuoi farti rimproverare una volta sola, quindi ne deduco che stai per fare una cazzata.”
“Potrei, ma non lo so per certo. Magari è una buona cosa, lo scoprirò vivendo.” Rispose lei enigmatica.
“O morendo.” Aggiunse un ironico Stuart.
“Ah beh grazie per la fiducia raga, lo apprezzo molto.” Jasmine fece la finta offesa, mentre mentalmente dava ragione ai suoi amici.
“Ci dici qualcosa o dobbiamo tirare ad indovinare?” Chiese Alex, curiosa.
“Ho trovato una cosa in soffitta che mi a fatto pensare a lui, e siccome è il suo compleanno mi sembra carino fargli un regalo.”
“Aww che dolce che sei Jasey” La prese un po’ in giro l’amica, ridacchiando.
"Vedrai quanto sarò dolce appena ti prendo, Alex" Minacciò lei, che avrebbe giocato come killer nella partita successiva. Era piuttosto brava in quel ruolo, forse perché il personaggio che usava somigliava parecchio a Jason?
"Allora ci riveli questo mistero o no?" Intervenne Stuart.
"Bhe" Jasmine si mise le cuffie e le collegò al pc per poter sentire meglio durante il gioco "è una cosa che sicuramente piacerebbe molto alla Cacciatrice."
Ci fu un attimo di silenzio, il tempo necessario ai tre amici per capire a cosa si riferisse la ragazza. Poi realizzarono contemporaneamente. La Cacciatrice è uno dei killer del gioco che usa come armi delle asce, l’associazione era piuttosto immediata.
"Un'ascia?!" Esclamarono stupiti insieme, assordandola per un momento.
"Esatto"
"Ma sei pazza?" Esclamò Stuart.
"Che differenza fa se gliela do o meno? Sicuramente ne avrà già, una in più non farà differenza."
"Allora perché dargliela?" Continuò il ragazzo, continuando a non capire.
"Uff, fattelo spiegare dalla tua fidanzata, sono certa che lei ha capito."
Wendy prese la parola cercando di analizzare la situazione accuratamente, come suo solito.
"Jasmine vuole usare un simbolo. Il suo gesto servirà per far capire a Jason che lei non vuole mettersi contro di lui e per dimostrarglielo sarà lei stessa a mettergli un'arma tra le mani. Così lui capirà, si spera, e almeno Jasmine e i suoi saranno risparmiati questa volta."
“Grazie Wendy” Disse la ragazza alla sua amica e futura psicologa.
“Quando vuoi dolcezza”
"Cerca di stare attenta comunque, dolcezza." Stuart non era ancora molto convinto, quando quelle tre si mettevano in testa qualcosa non c’era modo di far cambiare loro idea. Se c’erano di mezzo gli slasher era anche peggio.
"Jasmine se la caverà, ne sono sicura." Intervenne Alex "Ma un po' di cautela non guasta."  Aggiunse poi, un po' meno ottimista.
"Ormai ho deciso, questa cosa si farà. Domani mattina saprò a cosa avrà portato." Affermò la ragazza. Se Jason avesse voluto fare qualcosa, avrebbe in ogni caso aspettato il suo giorno per agire e lei si era assicurata si non dargli motivo di anticipare una sua eventuale azione.

Il diretto interessato non aveva capito molto, poteva sentire solo la ragazza e in alcuni momenti aveva perso il filo del discorso, ma era ancora più convinto che Jasmine stesse preparando qualcosa per lui, qualcosa che gli sarebbe piaciuto.
Tra una vittoria e una sconfitta il tempo passava e la sera sarebbe presto scesa su Crystal Lake. Jason doveva andare a prepararsi, era quasi ora di mettersi al lavoro. A quanto aveva capito la ragazza era più brava a inseguire che a correre e si ritrovò a chiedersi se lo stesso valesse anche nella realtà. Chissà, forse avrebbe avuto modo di scoprirlo abbastanza presto.
Andò via proprio come era arrivato, senza farsi notare, silenziosamente. Questa volta neanche il cane della ragazza si era accorto di lui. Sarebbe andato prima a casa sua, a prendere ciò che gli sarebbe potuto servire, e lì avrebbe aspettato la sera per poter girare indisturbato nei pressi della città. Poi avrebbe raggiunto l’albergo e, se tutto andava come prevedeva, il negoziante sarebbe stato l’ultimo a ricevere la sua visita. L’ultimo esclusa la ragazza, ma tutto dipendeva da quanto tempo avrebbe impiegato a far fuori tutti i trasgressori.

Jasmine si accorse appena in tempo che le rimaneva poco tempo prima che i suoi genitori tornassero a casa. Le ultime ore erano passate piuttosto in fretta e lei doveva ancora nascondere il suo regalo. Non appena la partita che era in corso finì, salutò i suoi amici, che fino all’ultimo non la smisero di farle raccomandazioni sulla prudenza. Rimise il gioco di Venerdì 13 a scaricare e andò in cucina per ultimare i preparativi.
Più il momento si avvicinava e più la sua agitazione aumentava. Se le cose fossero andate male ci sarebbero sicuramente andati di mezzo anche i suoi genitori e Finn. Avrebbe fatto di tutto per impedirlo, nel peggiore dei casi, a costo di rimetterci la pelle. Sarebbe stata solo colpa sua in fin dei conti.
Si mise davanti i muffin che aveva messo da parte e spolverò dello zucchero a velo sopra di essi. Fece varie prove, ma il contenitore che aveva scelto di usare non le permetteva di fare scritte, o la crema al cioccolato che voleva usare sarebbe finita tutta attaccata al coperchio. Avrebbe sempre potuto scrivergli un bigliettino.
Sistemò i muffin nel contenitore di plastica, lo chiuse e se lo portò in camera sua. Ora doveva trovare un modo per poter portare tutto fuori senza che i suoi genitori se ne accorgessero. Si affacciò alla finestra, dalla quale riusciva a vedere l’oleandro bianco, e le venne un’idea. Arrivare a terra saltando giù dalla tettoia non sarebbe stato difficile, ma forse risalire sì. Avrebbe dovuto fare una prova, al limite sarebbe rientrata dalla porta e avrebbe trovato un’altra soluzione.
Scavalcò il davanzale e sporgendosi un po’ dalla tettoia constatò che era una distanza accettabile. Si sedette sul bordo e con una spinta delle braccia saltò giù, arrivando in terra senza troppi problemi. L’impatto col terreno non era proprio indolore, specie per i piedi e le caviglie, ma sopportabile. Almeno finchè non avesse preso una storta o fosse caduta male. Ora le toccava risalire, quindi si girò, mise un piede sulla ringhiera del portico, si tirò su reggendosi alla colonna all’angolo e si mise in piedi. Fin lì tutto bene, le restava da sperare che le sue braccia reggessero il suo peso. Le aveva abbastanza allenate, quindi aggrapparsi alla tettoia e spingersi su non si rivelò troppo difficile, né troppo faticoso. Aveva come portar fuori il suo regalo, doveva solo finire di prepararlo e scrivere un bigliettino.
L’ascia era ancora sul suo letto e parzialmente nascosta dal suo fodero. Jasmine aprì un cassetto e si mise a frugare, finchè non trovò un nastro rosso di raso. Lo legò ben stretto alla parte scoperta del manico e fece un bel fiocchetto. Non riuscì a trovare della carta da regalo però, quindi avrebbe dovuto farne a meno. Prese una busta da lettere e un foglio di carta, cercando le parole adatte per scrivere a Jason il biglietto. Riuscire a scrivergli due righe per convincerlo che non avrebbe avuto problemi con la sua famiglia non sarebbe stato male, ma non doveva risultare né una supplica, né un tentativo di corruzione. Magari avrebbe potuto puntare sulla simpatia, ma senza esagerare.
Quando finalmente i suoi genitori arrivarono a casa lei non si era ancora decisa su cosa scrivere.
“Jasy, tesoro, dove sei? Perché c’è il computer acceso nello studio?” Sentì sua madre che la chiamava dal piano di sotto.
“Sono in camera mia!” Rispose lei. Non aveva ancora nascosto tutto, doveva sbrigarsi. Prese ascia e contenitore e li ficcò sotto il letto, appena in tempo dato che suo padre era subito dopo entrato in camera sua.
“E questo buon profumino che si sente è opera tua?” Le chiese lui, sorridendole complice.
“Mi annoiavo e mi sono data alla cucina” Gli rispose, abbracciandolo e dandogli un bacio sulla guancia.
“Jasmine perché c’è tutto in disordine?!” Si sentì di nuovo sua madre.
“Ops” Ridacchiò, seguita dal genitore, e scesero insieme in cucina, lascandosi alle spalle il biglietto neanche iniziato e che Robert non aveva notato.
Si beccò un quasi rimprovero da parte di sua madre perché aveva lasciato tutto in disordine – si era dimenticata di mettere tutto a lavare e di pulire – ma si prese i complimenti per gli ottimi muffin da entrambi.
Dopo cena, e dopo qualche muffin, aiutò sua madre a pulire la cucina, chiacchierando tranquillamente di come stessero andando le cose a lavoro per entrambi i genitori. Finalmente libera se ne tornò in camera, prendendo una decisione per il biglietto e ultimandolo.

Jason, non appena fu arrivato a casa sua, passò in rassegna tutta la casa in cerca delle armi che avrebbe potuto usare quella sera. Gli piaceva “viaggiare leggero”, trasformando qualunque cosa avesse intorno in una letale trappola. Lui stesso era un’arma micidiale, non aveva bisogno di gran che. Oltre al suo machete alla fine fece solo una scorta di coltelli, di quelli più pratici che aveva se si parlava di lanciarli, per ogni evenienza. Il resto lo avrebbe trovato in albergo.
Sua madre era parecchio arrabbiata con lui, aveva continuato a rimproverarlo per tutto il tempo. Non le aveva mai disubbidito e prima di andarsene andò a trovarla nella sua stanza, inginocchiandosi davanti a lei, a testa bassa. Le promise che non le avrebbe più disubbidito, le chiese di aspettare ancora un po’ e poi avrebbe fatto tutto ciò che voleva.
Si alzò e si mise in cammino. Era tutto pronto per il suo giorno.
Quell’anno Venerdì 13 iniziò in anticipo.





Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
Il miracolo è stato fatto alla fine! Sono riuscita a finire di scrivere e a pubblicare.
Il momento decisivo sta per arrivare, presto ci sarà un confronto tra i nostri due protagonisti!
Se trovate errori di qualunque tipo, se avete consigli o pareri, non esitate a farmeli sapere ^^
Grazie a tutti coloro che sono arrivati fin qui, se questa storia sta andando avanti è grazie a voi <3
Il prossimo capitolo sarà parecchio importante e ci saranno scene violente, vi avviso da subito XD
Alla prossima!


P.S: Vi lascio un piccolo aesthetic che ho fatto e il link alla canzone: https://www.youtube.com/watch?v=nMLHFZBBj-U
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