Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: BlackMoonRising    04/07/2009    4 recensioni
- Naruto, posso farti una domanda? - fece Sakura, osservando il cielo.
- Sicuro. Dimmi.
- Secondo te vedremo mai la fine di questa guerra?

Aprile 1945: i partigiani e gli Alleati riconquistano sempre più terreno, la situazione si fa più calda. Due ragazzi si incontrano in un covo di partigiani ed è colpo di fulmine.
Può l'amore nascere nel mezzo di una guerra?
Prima classificata al contest "NaruSaku Alternate Universe!" indetto da Coco Lee
Genere: Romantico, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
How to save a Life

Capitolo 3
- Wild wild war -

[Questo lodedico a SweetGirl91,
ragazza simpatica e alla mano.
Le tue mail sono una ventata di novità
- wow, come sono poetica ^^ -.
Ti voglio bene.]

[I will never let you fall
I'll stand up with you forever
I'll be there for you through it all
Even if saving you sends me to heaven
Red Jumpsuit Apparatus - Your Guardian Angel]

Attraversarono tutto il campo, a testa bassa. Cercavano di trattenere il fiatone, ma dopo pochi minuti di marcia affrettata, cominciarono a sentirsi affannati; i loro respiri si scontravano con il terreno, sollevando a volte piccole nuvolette di polvere chiara.
Ogni tanto, il partigiano si elevava al di sopra dei pampini per scrutare il terreno intorno. I fascisti stavano passando per la strada principale, ma la prudenza non bastava mai. Però la campagna intorno era deserta e non si sentiva alcun suono, eccezion fatta per il fruscio delle foglie e il canto di qualche uccellino. Il cielo era azzurro e senza una nuvola e si faceva sempre più luminoso: erano passate da poco le quattro.
La stalla era stata costruita proprio lungo il pendio della collina. Avevano spianato il declivio fino a creare una gradonata, insolita nel paesaggio piemontese, che nascondeva l’edificio dalla vista di chi guardava dalla sommità del colle. Aveva anche un altro pregio: qualunque cosa fosse dietro alla costruzione era invisibile. Sulla cima di una ripida discesa alle spalle dello stabile, derivata dal terrazzamento, nascosti da alcuni fitti cespugli, si poteva osservare tutto lo spiazzo senza essere notati, se si aveva l’accortezza di spiare con prudenza. Era proprio lì che stavano andando.
Superata la vigna, il tragitto per la cascina durava meno di dieci minuti; ma essi dovettero tralasciare tutte le vie che potevano essere battute dai soldati. Allungarono il giro passando per il campo di noccioli, cercando aree coperte da alberi e boscaglia, allontanandosi di più dalla strada maestra. Alla fine, impiegarono più di venti minuti, ma, infine, giunsero al casolare.
La battaglia era iniziata.
Dalle finestrelle della stalla poteva arrivare in qualsiasi momento un pericolo mortale: le lunghe canne dei fucili vi si affacciavano, silenziose, nere come la morte, pronte a sparare in ogni momento proiettili letali; a terra, ogni tanto si alzava una piccola esplosione di terriccio, seguita da un ringhio frustrato.
- Dannazione! L’ho mancato!
La squadra fascista aveva trovato dei covoni di paglia, lasciati fuori da qualche contadino per nutrire le bestie, e vi si era rifugiata dietro, usandoli come trincea. Dall’oro della stoppa, occhieggiavano i baschi e le camicie nere dei soldati, simili a piante infestanti; erano in maggior numero dei partigiani e lentamente stavano avendo la meglio. L’aria era quasi irrespirabile per la polvere sollevata e per le grida dei feriti, opprimenti come se fossero state solide e palpabili. Naruto osservò quello che era abituato a vedere come il macabro gioco della guerra: stringeva in pugni le mani sudate, deglutiva per ogni fiotto di sangue, cercava di rimanere impassibile di fronte a uno spettacolo al quale assisteva quasi tutti i giorni. Imbracciò il moschetto, scacciando l’agitazione. Sakura, forzatamente fredda e razionale, ma non meno scossa di Naruto, prese in mano la situazione.
- Io scendo ed entro dal retro - disse, decisa - Tu non sparare, per nessun motivo, altrimenti scopriranno la tua posizione. Guardati le spalle.
Gli strinse forte la mano. Appena il tempo di restare bruciato dal suo calore che lei era già scomparsa oltre i blocchi di pietra che trattenevano il terreno; si irrigidì, pronto a correre in suo aiuto se fosse stata ferita da qualche colpo vagante, ma non fu colpita e attraversò la porta di legno secondaria sana e salva. Una volta rassicurato, rilassò i muscoli.
“Bene. Ora vado giù anch’io, almeno…”
- Stai fermo lì. Non ti muovere.
Solo allora Naruto si accorse di un sommesso rumore di passi alle sue spalle. Prima era stato troppo concentrato su Sakura per notare l’arrivo del fascista, che ora gli puntava contro un fucile. Con la coda dell’occhio, distinse a fatica gli occhi, di uno strano viola, e la capigliatura grigia come il ferro.
- Oh, ma guarda. Tu sei Volpe, l’eroe dei partigiani - commentò, molto lentamente - Sei una leggenda, per tutti i nemici del Duce, nelle Langhe.
Avanzò ancora, osservandolo compiaciuto, mentre Naruto lo guardava con un cipiglio duro e deciso.
- Molla il moschetto a terra, mani in alto e girati lentamente.
Il ragazzo eseguì, mentre osservava con attenzione il suo nemico. Lo riconobbe come un abitante del paese, che aveva aderito con fervore quasi religioso alle idee del nuovo partito.
- Hidan - pronunciò con fermezza, mantenendo il sangue freddo.
Hidan sorrise.
- Allora ti ricordi di me, Naruto - replicò, scandendo il nome con esagerata cerimoniosità - Peccato sia totalmente inutile. È finita: preparati a morire.
Il giovane lo fissò negli occhi, senza paura. Il suo cuore batteva veloce per l’adrenalina che scorreva a fiumi nel suo corpo.
- Forse io morirò - concesse - Ma tutti gli uomini là sotto no. Finché ci sarà un superstite, per voi non ci sarà pace. In più, conosciamo i vostri piani. Non riuscirete ad annientarci.
Il suo corto discorso non ebbe l’effetto sperato. Anzi, Hidan sorrise di nuovo, stavolta con quella che sembrava pena e compassione.
- Allora, lascia che ti dica una cosa, prima di farti fuori: non esiste nessun piano. O meglio, ne esiste un altro.
Naruto non capiva, ma sentiva come un liquido gelato che lentamente gli paralizzava tutte le membra.
- Cosa vuoi dire?
- Nessuna squadra arriverà dal retro - comunicò il soldato, con finto dispiacere - Il nostro capo squadra sarà un pallone gonfiato, ma non è certamente stupido. Vi aveva già visto e ha pensato di depistarvi: non è stato un caso se ne abbiamo parlato proprio di fronte a voi. Ora i tuoi amici cercheranno qualcuno alle loro spalle; e invece, aspettiamo rinforzi che li attaccheranno lateralmente. Così occupati a difendere due fronti, non si accorgeranno minimamente del nuovo assalto e avremo la vittoria assicurata.
L’orrore, stavolta, straripò come un fiume in piena. Dietro di lui infuriava la battaglia, una battaglia che forse lui aveva contribuito a mandare in rovina. Poi si riprese d’animo: i suoi non erano così stupidi da farsi sconfiggere da un attacco a sorpresa. Che diamine, dopo due anni di guerriglia! Erano sicuramente preparati a tutto. Ma un’imboscata non avrebbe certo giovato.
Doveva comunicarlo al più presto.
Lanciò un’occhiata laterale al fosso dietro di lui: se si buttava di spalle aveva scarse probabilità di finire indenne la rotolata. I pietroni erano duri e aguzzi: nella migliore delle situazioni, avrebbe ricavato un paio di ematomi. Però prima doveva distrarre il fascista davanti a lui, altrimenti sarebbe arrivato alla cascina, sì, ma con il buco di una pallottola sul corpo e questo era sicuramente da evitare.
- No, non riuscirai ad avvertire i tuoi amici - disse Hidan, caricando il fucile - Morirai prima.
Fece pressione sul grilletto.
“Bah… Finisce così?” pensò Naruto con amarezza, attendendo l’esplosione.
I secondi passavano…
- Cosa succede qui? - domandò con arroganza qualcuno.
“Quella voce…”
La stessa che avevano udito prima e che gli aveva fatto balzare il cuore in gola, ma che aveva ignorato, forse per vigliaccheria, forse per l’accavallarsi furioso dei pensieri. Ciò non cambiava il fatto che ora il suo migliore amico, Sasuke Uchiha, era davanti a lui, soffocato in una camicia nera, come notò Naruto dolorosamente. Scrutava freddamente la scena, il suo commilitone, il suo fucile puntato, il partigiano; Naruto provò un brivido quando il suo sguardo scivolò su di lui con la stessa indifferenza che si riserva ad un dettaglio di poco conto. Stava con il fiato sospeso, aspettando quello che sarebbe stato un gesto d’amnistia o di condanna.
- Caporale, è arrivato anche lei - commentò Hidan con tono incolore. A Naruto, però, sembrò di cogliere un certo astio in quelle parole.
Sasuke lo gelò con una sola occhiata.
- Cosa succede qui? - ripeté.
Hidan fece spallucce.
- Sto solo facendo il mio dovere. Ho beccato questo partigiano e lo stavo mandando all’Inferno, dove merita di stare con tutti i suoi compagni.
Il partigiano ringhiò sommessamente.
- Bastardo…
- Bastardo? - domandò il soldato, come se avesse detto una cosa stupida - Se io sono bastardo, tu sei solo ingenuo. Hai scelto di essere un antifascista; sei entrato nella Resistenza. Io sono un tuo nemico. Perché, ora, io divento un bastardo se ti uccido?
Con la canna dell’arma, indicò il campo di battaglia.
- Non credi che vi sia una sorta di macabra bellezza nella distruzione che porta? Osserva gli zampilli del sangue, il suo rosso scarlatto, le ragnatele che lascia sul viso, il suo fantasioso intrico… Di’ un po’, non ti senti attratto dalla morte? Non ti chiedi cosa c’è dall’altra parte? Non guardi mai un cadavere e le sue orbite vuote, chiedendoti: “Chissà dove si trova ora”?
Naruto ripensò a tutti i morti che aveva visto: nemici, amici, persone che non conosceva. Ricordava la smorfia di dolore sui loro visi. Non provava alcuna attrazione: solo un brivido di disgusto al pensiero dell’essere umano - se era davvero un essere umano - che gli stava davanti.
- Ora basta - ordinò seccamente Sasuke. Poi, rivolto ad Hidan:
- Catturalo. Il nostro capo squadra sarà ben contento di avere un ostaggio simile.
Il cuore del partigiano sprofondò.
Hidan sembrò pensarci su. Poi mirò di nuovo su Naruto, con qualcosa in mente.
- Cosa vuoi fare? - domandò Sasuke, impassibile.
- Il mio dovere. So che vi conoscete e non le permetterò di lasciarlo andare una volta che nessuna la vede. Stia indietro.
- Smettila subito! - abbaiò il ragazzo, furioso - Questa è insubordinazione!
- E il suo è tradimento - ribatté il soldato. Caricò il fucile e puntò sul partigiano. Naruto lo osservava frustrato, conscio di non poter far niente.
“Che tristezza. Morire quando sono ad un passo da Sasuke” pensò di nuovo. Si fece coraggio, sospirò e fissò negli occhi il suo assassino, cercando di mantenere la sua dignità.
“È finita.”
Udì uno sparo. Ma il proiettile, invece di ferirlo, colpì l’arma di Hidan, sbalzandola lontano. Confuso, Naruto si guardò intorno, cercando di capirne la provenienza.
Sul ciglio del terrazzamento riconobbe Sakura, con una Beretta malferma tra le mani.
- Sakura? - esclamò Sasuke, sconcertato. La sorella lo guardò con le sopracciglia aggrottate.
- Sasuke! - esclamò, stupefatta.
- Sakura! - la chiamò Naruto - Era tutta una trappola! Non arriverà nessuno dal…
- Stai zitto! - ruggì Hidan.
- Lo sappiamo - annuì la ragazza - Da quella parte stava arrivando la brigata di Frog; li hanno già sconfitti e ora stanno venendo a darci una mano. Tra poco dovrebbero arrivare.
Hidan rimase di sasso. Iniziò a tremare convulsamente.
- È una sporca menzogna! - urlò il soldato.
- Temo proprio di no - gridò Naruto trionfante - Sono già arrivati.
Infatti, il volume delle grida era aumentato. Al rumore degli spari, si aggiunse quello di altri spari; il frastuono si fece più intenso e gli ordini si fecero più concitati dalla parte dei fascisti.
Il soldato si affacciò dalla china, appurò che quello che diceva il ragazzo era vero; schiumante di rabbia, teneva il fucile tra le mani come se fosse una biscia che gli stesse per scivolare via da un momento all’altro.
- Il Duce non può crollare… il Duce non può crollare! - farfugliava rabbioso.
- Arrendetevi. Ormai non potete fare più niente - sillabò Sakura, con la pistola ancora in pugno.
- Stai zitta! - abbaiò il soldato - Tu sarai la prima a finire all’Inferno!
E, senza preavviso, premette il grilletto. Il tempo si dilatò incredibilmente: la mente di Sakura registrò quella frazione di secondo come se fosse stata un’ora. Raccolse ogni particolare, come gli occhi iniettati di sangue di Hidan, il fischio acuto del proiettile, Naruto che si precipitava davanti a lei. Con la consapevolezza che quel tipo di pallottole erano veloci, il ragazzo spinse a terra la ragazza, per evitare che fosse coinvolta anche lei. Nello stesso momento, Sasuke, istintivamente, sparò al suo subordinato e lo colpì al torace. Il compagno, per tutta risposta, usò le ultime energie per vendicarsi del suo superiore e lo ferì ad una gamba con un colpo di arma da fuoco; Sasuke cadde all’indietro, gemendo di dolore.
Mentre Sakura cadeva a terra, tutto diventò confuso. Quando riacquistò la vista, l’immagine che vide le gelò il sangue: suo fratello che cercava di fermare l’emorragia alla coscia, Hidan che agonizzava e respirava affannosamente; e, proprio sopra di lei, Naruto, con gli occhi sbarrati, le braccia allargate a difenderla. Dalla sua spalla, stava sbocciando un fiore rosso scarlatto; impiegò due secondi per capire di cosa si trattasse. Mentre lo sguardo di Naruto si faceva vitreo, sussurrò il suo nome, con un’espressione allucinata.
- Naruto…
Il suo corpo la travolse, inerte; le sue ginocchia si piegarono e le sue braccia la circondarono in un molle e raccapricciante abbraccio. La stretta di un cadavere.
- NARUTO!

Ora, lei e suo fratello stavano trasportando l’amico, sostenendolo l’una dalla spalla destra, l’altro dalla sinistra. Sakura cercava di attirare la sua attenzione, per il terrore che quelle palpebre sempre più pallide cedessero all’improvviso sotto il peso della morte.
- Naruto! Naruto, mi senti? Ecco, siamo quasi arrivati! Questa è la stalla! Ora entriamo… Naruto, non chiudere gli occhi! Non è ancora il momento di gettare la spugna! Non mollare! Non mollare!
Sasuke, ogni tanto, si lasciava sfuggire un lamento gutturale; poi, tornava a trasportare il suo vecchio compagno di giochi, facendo perno sulla gamba ancora illesa.
Non sapeva neanche perché lo stava aiutando; proprio come sua sorella, aveva vissuto gli istanti precedenti in una nebbia in cui si mescolavano confusione, rabbia, sorpresa, sofferenza, rammarico; solo ora poteva ragionare, reso un po’ più lucido dal dolore che gli procurava la ferita.
Tuttavia, non ragionava: era spinto dall’urgenza di portare Naruto in salvo. Non pensava, seguiva ciò che gli diceva l’istinto.
Rischiando di cadere e ruzzolare giù dalla discesa, arrivarono alla porta secondaria; Sakura la spalancò con decisione, arrancando affannata per l’enorme stanzone costruito in legno. Quando trovò un tavolo, tagliato rozzamente e instabile, ma pur sempre un tavolo, con una bracciata febbrile rovesciò tutto ciò che vi era sopra e si fece aiutare dal fratello per sistemarvi sopra Naruto. Il suo respiro era via via più debole e fiacco, le palpebre strette e la fronte imperlata di sudore.
- Sakura! - la riconobbe Kiba, dall’alto della sua postazione di tiro - Cosa ci fai qui? Cos’è successo a Naruto?
Poi riconobbe l’Uchiha e ringhiò astioso:
- E tu? Cosa ci fai qui?
- Non è il momento per queste faccende, Kiba! - lo zittì Sakura, rabbiosa - Dimmi subito dove posso trovare un coltello! E del vino!
- Il coltello è nel cassetto del tavolo; il vino è nella damigiana laggiù. Ma tu, cosa vuoi fare? - domandò perplesso e agitato.
La ragazza non gli rispose e recuperò gli oggetti che le servivano. Bagnò il coltello nel vino, per disinfettarlo, e fece lo stesso con le sue mani e con la lesione. Naruto mugolò nella sua nera incoscienza, quando l’alcool lambì la sua ferita.
- Resisti! Resisti… - lo incoraggiava Sakura sottovoce, mentre cercava di ritrovare la concentrazione. Gettò un’occhiata nervosa a Sasuke, crollato a terra dopo la faticosa traversata; lui annuì impercettibilmente, troppo occupato ad ignorare il dolore.
- Va bene… - disse la ragazza tra sé, già nella parte del medico. Con decisione, appoggiò il coltello sul labbro della lesione e affondò con decisione la lama, alla ricerca della pallottola ancora nel corpo di Naruto. Mentre cercava, il ragazzo si dimenava debolmente, lanciava brevi e orribili grida di dolore, si mordeva le labbra a sangue; Sakura corse a ficcargli un panno nella bocca, per evitare che si facesse del male ulteriormente.
Mentre ancora lo stava operando, si aprì la porta. Hidan, bianco come un morto, riapparve con il passo malfermo e gli occhi infossati e deliranti. Sembrava l’anima di un dannato che risorge dagli Inferi per compiere la sua vendetta.
Imbracciava ancora il suo fucile; farfugliando insulti e bestemmie incomprensibili, alzò ancora l’arma, puntandola verso Sasuke.
- Ora… giungerà la tua… ora… bastardo…
Si udì uno sparo; un’ennesima chiazza scura apparve sulla camicia nera del fascista, allargandosi a macchia d’olio. Senza più forza, Hidan crollò come un sacco, mentre dietro di lui appariva una figura che Sakura e Sasuke conoscevano bene.
- Maestro Kakashi! - esclamarono.
- Sasuke Uchiha, ci sei anche tu? - intervenne una donna in camice bianco, appena entrata. I capelli biondi ondeggiavano dietro di lei e i suoi occhi vagavano nervosi per la stalla.
- Signorina Tsunade!
- Sakura! Cosa è successo?
- Naruto… Naruto è stato…
- Naruto è stato colpito da un proiettile. Deve estrarlo subito, altrimenti perderà troppo sangue… - completò la frase Sasuke, attirandosi un’occhiata sorpresa dalla sorella. Chiuse gli occhi, sbuffò e strinse i denti per il dolore.
- Sono un dottore. So quello che devo fare - lo rimbeccò Tsunade, piccata - Ora voi aiutate fuori. Io e Sakura pensiamo a Naruto.
Si avvicinò al tavolo, sfilò il coltello dalle mani tremanti della ragazza e iniziò a dare ordini e indicazioni. Kakashi, capendo di essere inutile, salì sul soppalco con Kiba, dandogli manforte contro i nemici. Il ragazzo dai capelli neri rimase lì, con la schiena appoggiata alla parete legnosa.
- Potresti anche andare a dare una mano - commentò acida Tsunade - L’emorragia si è fermata, mi sembra.
L’Uchiha la fulminò con un’occhiata.
- Non siete voi i miei compagni - replicò Sasuke, gelido - Qui non c’è più posto per me.
- Ma cosa dici, Sasu… - iniziò Sakura, ma venne bruscamente interrotta dalla sua insegnante.
- Basta parlare! Dobbiamo operare, altrimenti sarà troppo tardi!
La ragazza osservò il viso bianco di Naruto, il petto che si alzava e si riabbassava sempre più lentamente. Per la prima volta da quando Sasuke si era arruolato, iniziò a pregare. Strinse i denti, impugnò il coltello e ricominciò la sua tormentata ricerca…

Sakura si svegliò di soprassalto, a causa di un grido belluino: di fuori, Kiba stava ancora festeggiando il buon esito della battaglia.
- A-ah! Abbiamo vinto! Abbiamo vinto! A quel paese i fascisti!
Intontita, si rese conto di essersi addormentata; alzando la testa dalle coperte sporche, guardò il viso di Naruto, sempre smorto, e la sua fasciatura bianchissima, che non faceva quasi distacco con la sua carnagione. Dopo l’operazione, che era riuscita alla perfezione, lo avevano spostato sul letto. Avevano medicato anche Sasuke: lui non aveva accettato un letto e ora giaceva legato su un mucchio di paglia al piano superiore, in attesa di essere giudicato.
Saggiò il suo polso: il battito era regolare. Le sue mani erano sudate, ma calde per la febbre. La situazione si era normalizzata.
Un dito si mosse. Con immensa gioia, la ragazza si accorse che il malato aveva aperto un occhio e che la stava osservando.
- Sakura… - sussurrò faticosamente.
L’infermiera gli chiuse le labbra, sfiorandogliele con un dito. Due chiazze rosse si dipinsero sulle sue guance.
- Non parlare. Sei ancora debole - gli ordinò, sussurrando.
- Stai… bene? - domandò lui, ignorandola.
Sakura aggrottò le sopracciglia.
- Certo che sto bene! Ma a te, che ti salta in mente? Potevi rimetterci la vita, con quest’alzata d’ingegno!
Naruto borbottò qualcosa e non replicò.
I due rimasero in silenzio. Poi, la ragazza abbassò gli occhi.
- Grazie per avermi protetta, Naruto. Grazie davvero.
Il ragazzo sorrise con difficoltà.
- Ma figurati… Ti avrei lasciata morire?
Non poté continuare, perché Sakura lo abbracciò improvvisamente e lo lasciò senza fiato. Udì un singhiozzo e qualcosa di bagnato che scivolava lungo il suo collo. Imbarazzato, accarezzò la sua schiena, cercando qualcosa da dirle per farla smettere di piangere.
- Dai, Sakura… Ora sto bene… Sasuke è tornato… Non piangere…
Sakura si staccò, asciugandosi le lacrime. Naruto alzò una mano tremante per appoggiarla sulla sua guancia. Arrossì, mentre la ragazza si godeva il calore bollente della sua mano sul suo viso freddo.
- Ho avuto paura… - singhiozzò. Naruto si sentì uno schifo, per quello che le stava facendo passare.
- Ti prometto… ti prometto che una cosa del genere non accadrà più. Non ti farò più soffrire…
Restarono così, immobili, finché Sakura non stampò un bacio sulla sua fronte, come una madre con suo figlio. Sorrise come per scusarsi, mentre il rossore aumentava.
- Riposa. Dobbiamo festeggiare insieme la fine della guerra.
Il ragazzo ridacchiò, imbarazzato.
- Ci puoi giurare. Insieme.
E le strinse la mano, a suggello della promessa.

***

Era il ventuno aprile del 1945. Ormai era chiaro che i fascisti avevano perso la guerra: il giorno dopo, i partigiani, con l’aiuto della popolazione, liberarono Modena, poi fu il turno di Genova, poi Ferrara, Parma, Reggio Emilia. Fino ad arrivare al venticinque d’aprile, quando tutte le maggiori città settentrionali iniziarono a cadere sotto il controllo dei partigiani e degli Alleati.
Radio Londra comunicava con soddisfazione i nuovi progressi e nelle campagne i contadini uscivano di casa, finalmente senza pericolo, e, ubriachi di libertà, si lanciavano in danze sfrenate, come non ne facevano da almeno due anni. Per le strade si respirava aria di novità e felicità, ma anche di tristezza e amarezza, per chi aveva nelle liste dei caduti il nome di qualche loro familiare.
Due giorni dopo, il Duce fu catturato e il ventotto aprile fucilato con la sua compagna in un paese in provincia di Como. Il fascismo e la dittatura stavano per diventare solo un brutto incubo.
Naruto guarì in fretta; alla notizia dell’assassinio del Duce sorrise stancamente, appoggiato a Sakura, mentre Kiba gridava come un selvaggio. Tutta la brigata era in fermento: persino Neji e il maestro Kakashi mostravano un grande entusiasmo e Rock Lee saltellava in giro, reggendosi alla caviglia ancora dolorante. La vecchia brigata di Naruto, quella guidata da Jiraiya, o “Frog”, era tornata in paese e partecipava con grande foga ai festeggiamenti.
- La fine della guerra l’abbiamo vista - affermò ridendo Sakura.
- Ma vogliamo vedere solo la fine della guerra? - sussurrò Naruto, sfiorandole la guancia con le labbra. La ragazza rabbrividì piacevolmente.
- Chi lo sa? Staremo a vedere… - rispose lei sibillina, osservando Ino nel suo vestito candido. Proprio in quel momento, Shikamaru la baciava, come rituale nei matrimoni.
- Alla fine sono riusciti a sposarsi, come si erano promessi - constatò Sakura, mentre i due novelli sposi uscivano di chiesa - Secondo te, finiremo come loro?
- Ah, io spero proprio di sì - replicò Naruto abbracciandola da dietro. Allacciati l’uno all’altra, osservarono la cascata di chicchi di riso, che entrambi avevano conservato per due anni in attesa di questa occasione.
Il cielo era chiaro e i due ragazzi, stretti l’uno all’altra, si godevano il calore del sole, finalmente liberi di poterlo fare all’aperto e sotto gli occhi di tutti.



***

Da qui vedete la mia indole buona e decisamente altruista. Mi sarebbe piaciuto parecchio interrompere il capitolo al grido disperato di Sakura: riuscite a immaginare la suspence? E invece no.  Ve l'ho messo tutto insieme.
Ah, sono troppo buona xD.
Però ho deciso di postare l'epilogo la prossima volta: almeno, la storia dura più tempo, no? E poi ho una piccola sorpresa in serbo nel prossimo capitolo ^^. Non vi aspettate grandi cose, però, eh ^^.
Va bene, ora le risposte:
Fallen Star: Anche a me piacciono le storie ambientate nelle guerre. Sono il paradiso dell'angst: c'è sempre quella sottile tensione nell'aria, prima delle battaglie decisive. Sì, quella dell'amore tra ragazzi, a quei tempi, era una cosa molto delicata e lenta. Dopotutto, come l'affetto di Sakura per Naruto, no? Sperando sempre che Kishimoto-sensei si decida a metterli insieme, per una buona volta :(.
Cleo92: Che lo farò presto è certo. Non ho niente da fare, a casa ^^. Il problema più grande, per me, è quello di postarli troppo velocemente. Per voi non è un pericolo, ma questa, per me, è la seconda Longfic che scrivo e me la voglio godere per bene ^^. Io sono una tipa molto sintetica, più da One-shot e Drabble: fatemi divertire, per una volta xD.
_Ala_: Visto? Sasuke è saltato fuori ^^. Però, non mi piaceva descriverlo come il rapitore: per me, il personaggio di Sasuke, quello che amavo e adoravo, si è fermato al volume 27, mentre quello di adesso è solo un fantoccio nelle mani degli altri. Il Sasuke che ho descritto io è quello del Team 7, secondo me. Hai la maturità? In bocca al lupo! E sono contenta che tu non abbia trovato disattenzioni ed errori riguardo a quel periodo storico, che piace moltissimo anche a me ^^.
simonachan90: Ah, non ti preoccupare ^^. Hai recensito questo, no? E hai detto che recensirai anche gli altri, no? Guarda, che io ci conto xD.
home_coming: Che bello, addirittura "più coinvolgente" **! Ti ringrazio di cuore, per questo complimento. Io pensavo che il capitolo fosse il più... "goffo", perchè non accadeva niente e c'era solo NaruSaku. Il mio preferito è questo e il prossimo, di capitolo, perchè sono riuscita a metterci anche l'angst **. Oh, sì, sono masochista xD.
Pai: Curiosità soddisfatta? Sii contenta che non ho diviso in due il capitolo, altrimenti dovevi aspettare due giorni per sapere cosa diavolo sarebbe successo a Naruto - come se qualcuno non potesse vivere benissimo anche senza saperlo xD. Benedette scrittrici egocentriche xD.
Anche per oggi, finito. Se avete domande, non fatevi remore xD!
E continuate a recensire, per favore! Non sapete quanto mi fate felice :D! Circa sei recensioni a capitolo mi sembra una grande cosa, quando prima ne ricevevo due o tre...  perciò volevo ringraziarvi, di cuore ^^! Non vi perdete d'animo proprio adesso, manca solo l'epilogo xD!

Grazie mille.
Marti
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: BlackMoonRising