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Autore: _Qwerty_    27/05/2018    4 recensioni
"...quindi, mia cara, direi che è giunto il momento di andarcene."
"E come, scusa? Siamo in carcere!"
"Con questa, è evidente" rispose Demetra sfoderando la bacchetta.
***
"...al contrario, i Babbani hanno prodotto un sacco di figure interessanti: prendi, che so, Charles Dickens, Hobbes, Nietzsche o Thomas Alva Edison. Quello ha prodotto le lampadine! Noi cosa abbiamo prodotto? Albus Silente?"
***
Eccomi col seguito della mia long "Niente è per sempre", la storia di quello che è successo al mio OC Demetra Lestrange dopo essere scampata all'agguato dei fratelli... Si parlerà di Demetra, di come sia in fuga, ma anche inconsapevolmente in cerca, di maghi e di Babbani, di cose molto simili e cose molto diverse, e poi di ambiente, inquinamento, storia della magia e storia d'Europa, e ci saranno maghi sciocchi e Magonò profondi, goblin e hippies, mercanti d'arte ed elfi che parlano in dialetto, e poi naturalmente ci sarà la mia fissa per le citazioni letterarie e consigli di lettura.
Se avete letto la long passate anche da qui e scrivete la vostra opinione, lanciate le uova (magari biologiche) e fate crescere/incoraggiate/fate calmare chi sta scrivendo, che spera di divertirvi come lei si diverte a scrivere!
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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14. la curiosità uccise il gatto, parte 2

XIV



Campagna poco fuori Marsiglia, luglio 1977


Quella sera trovò una camera in un’altra locanda perché lì era tutto pieno, su consiglio della cameriera del locale in cui aveva cenato, e fece caso che anche in quest’ultima tutto sembrava ruotare intorno all’asta del giorno dopo.
La mattina dopo si alzò e uscì, in cerca di un punto nascosto dove trasformarsi, per poi seguire da lontano i maghi vestiti in maniera diversa dall’usuale, presumibilmente i non francesi che erano lì solo per l’asta, in modo da trovare il luogo.
Il luogo non era vicinissimo al lungomare pieno di negozi, quello che sembrava essere il cuore della città, ma si trovava in cima ad una collinetta, in un edificio che agli occhi dei Babbani doveva apparire come una chiesetta ormai inutilizzata per il culto. Tutti si erano recati lì a piedi, a riprova del fatto che sul luogo dell’asta era stato posto un incantesimo anti-smaterializzazione. Dall’altro lato della collinetta, dando le spalle al mare, invece, si stendevano prati e meravigliosi campi di lavanda, alternati ad appezzamenti più brulli nei quali pascolavano placidi dei cavalli alati.
Erano uno spettacolo per gli occhi e per lo spirito e la civetta Demetra dovette resistere alla tentazione di spiccare il volo per andare a planare rasoterra in quel mare viola.
Poi riconobbe nella piccola folla di maghi il tipo di colore della sera prima e si avvicinò maggiormente alla chiesetta. Tutti stavano entrando e anche la civetta Demetra entrò dopo tutti i maghi, avendo cura di andare a posarsi in un punto in ombra su una delle travi del soffitto. Qualcuno alzò il capo, cogliendo il suo volo, ma di sicuro nessuno immaginava niente, e quel guardare in alto era solo il segno del nervosismo sotterraneo di tutti i presenti.
L’asta iniziò e per i primi due pezzi – un volume di tavole anatomiche di creature marine del diciottesimo secolo, proveniente da Napoli, e un calderone del quattordicesimo secolo proveniente da Granada, ormai solo un pezzo da museo privo di magia intrinseca – non ci fu molto interesse, nemmeno il mago di colore fece mai un’offerta. Demetra non si considerava un’esperta, ma così su due piedi avrebbe detto che la base d’asta per il calderone era in effetti eccessiva, visto che l’unico pregio dell’oggetto era l’età antica e nient’altro, mentre le tavole anatomiche secondo lei meritavano qualche attenzione in più, sebbene non quanto i pezzi che sarebbero venuti dopo. Furono esposti un paio di guanti da strega apparentemente filati in pelo di Camuflone e stregati in modo da resistere ai tentativi di fattura violenta contro le mani di chi li indossava. Il banditore infatti li fece indossare ad un’assistente e le scagliò sulle mani un Diffindo, dopodiché la tipa si sfilò i guanti e mostrò le braccia perfettamente integre. La dimostrazione non aveva convinto tutti, ma alla fine fu una strega che parlava un pessimo francese con un accento che Demetra non sapeva collocare in nessun paese ad aggiudicarseli.
Una delle cose che erano stancanti delle aste, oltre alla tensione psicologica, era il fatto che spesso i maghi parlavano lingue diverse e anche se c’era una lingua ufficiale del posto non sempre ci si capiva, anzi, spesso gli equivoci portavano a bacchette sguainate e scintille preoccupanti. Non a caso, c’era sempre qualche duello e qualche indagine degli Auror a latere di questi eventi.
Il mago di colore che seguiva Demetra si interessò invece ad un altro pezzo, una boccetta di inchiostro magico che aveva fra gli ingredienti, per così dire, anche polvere di uno zoccolo di Thestral, e ciò faceva sì che l’inchiostro in questione fosse visibile e leggibile solo da chi vedeva i Thestral. Seppur dall’alto, un po’ lontana, dove la visuale non era la migliore, Demetra poteva notare dagli sguardi dei presenti che non tutti infatti vedevano il contenuto della boccetta. Le applicazioni di un simile inchiostro, sia per scrivere missive sicure, sia per redigere testamenti o altri documenti riservati o svelare la presenza di qualcuno o meno ad un evento mortale, si spiegavano da sole.
Quello sì che era un oggetto su cui sarebbe piaciuto anche a lei mettere le mani!, pensò Demetra, sentendosi per la prima volta, di nuovo, a proprio agio nel posto esatto dove si trovava in quel momento. Seguì con attenzione lo svolgersi dell’asta e vide che alla fine se la stavano giocando il mago di colore e un altro mago più anziano, ma non troppo, che aveva accanto a sé un’elfa domestica. Alla fine il mago di colore si ritirò e l’altro concesse solo un sorriso tirato ai presenti durante il breve applauso.
L’asta andò avanti per tutta la giornata e ogni tanto qualche elfo domestico girava con vassoi di tramezzini e coppe di macedonia di frutta, ma nessuno sembrava troppo affamato. Demetra seguì tutti i pezzi e alla fine il mago di colore conquistò una scopa da corsa di inizio secolo di fabbricazione bulgara, sborsando non molto meno di quanto il suo rivale aveva dovuto tirare fuori per l’inchiostro di Thestral. Da quel poco che aveva capito Demetra, il gran valore della scopa stava nel fatto che fosse in legno di tasso e che tutti gli utilizzatori della scopa, giocatori di Quidditch di varie squadre dell’Est Europa, fossero morti durante una partita. Sapeva che il legno di tasso aveva un particolare feeling con la magia oscura, era un legno pregiato per bacchette, ma di lì a estendere la cosa alle scope da corsa forse era un po’ eccessivo, così come continuavano a sembrarle troppi tutti quei galeoni per una scopa, per quanto particolare.
Alla fine della giornata seguì a ritroso la piccola folla dirigersi in centro città e notò che il mago che aveva acquistato l’inchiostro di Thestral alloggiava alla sua stessa locanda. Non aveva alcuna intenzione di rivolgergli la parola, ma era davvero curiosa di vedere cosa avrebbe fatto quell’uomo dell’oggetto che si era appena procurato e, presa da un entusiasmo e un’energia che non credeva di avere, pensò che poteva pure sfruttare ancora un po’ il fatto di essere una civetta, e pertanto passare inosservata a tutti nella locanda, così come gli altri gufi, per spiare magari dalla finestra l’uso del prodigioso inchiostro.
Così fece, infatti, iniziando a volare vicino alle finestre del piano superiore della locanda, in cerca della camera dove fosse alloggiato il mago. Non ci volle molto a trovarlo, dato che la finestra era anche aperta.
Il mago tolse il mantello leggero che portava e i guanti, anch’essi leggeri, forse di seta. Forse aveva qualche problema alle mani, magari dovuto a delle pozioni sperimentali – un altro uso dell’inchiostro, fra l’altro – visto che era estate e nessuno portava i guanti di solito d’estate, né a Londra né tantomeno a Marsiglia. Solo che la luce era fioca e non vedeva bene. Tuttavia l’uomo sedette al piccolo tavolo della camera e tirò fuori una pergamena bianca e iniziò a scrivere con l’inchiostro e una piuma qualsiasi.
Demetra non vedeva cosa stava scrivendo, anzi, non era nemmeno sicura di vedere se stava scrivendo qualcosa, quando improvvisamente l’elfa domestica, che fino ad allora sembrava parlottare da sola e rimescolare in un baule, cacciò un urlo, indicando la finestra, dove lei era appollaiata.
L’aveva vista! Demetra fece appena in tempo a spiccare il volo e salire sulla grondaia, prima che l’uomo si voltasse e notasse che in effetti c’era una civetta sconosciuta che li stava osservando. L’elfa parlò ancora e il mago le rispose, ma Demetra non capì, perché non parlavano in francese, forse in italiano o spagnolo, comunque non in tedesco o una lingua slava.
Demetra sapeva che quello era il momento di andarsene, per non rischiare di mettersi nei guai, ma mentre lo pensava ecco che l’elfa si era arrampicata sulla finestra e cercava di acchiapparla, tendendosi in alto.
Poi avvenne tutto molto velocemente.
L’elfa per un pelo non l’agguantò per una zampa e lei iniziò a sbattere le ali convulsamente, nel disperato tentativo di riprendere quota. Per un attimo si sentì cadere nel vuoto e fu presa dal panico. Allo stesso tempo, pur nel panico, si rese conto di essere in difficoltà perché stava iniziando a pensare da umana e non da rapace e per reazione al panico poteva addirittura rischiare di ritrasformarsi in forma umana aggrappata alla grondaia. Non certo la cosa più sicura da fare.
Si sentì afferrare per una zampa, questa volta più saldamente, e vide gli occhi indiavolati dell’elfa che la trascinava verso l’interno. Si riscosse e si piegò su se stessa, avventandosi col becco contro l’elfa, riuscendo a beccarla proprio in un occhio. Quella si ritrasse urlando, con le mani al viso, e Demetra fece per scattare di nuovo verso l’apertura della finestra, ma un dolore fulmineo la colpì alla schiena, fino a ritrovarsi di colpo su due gambe, ondeggiando per ritrovare l’equilibrio, con un fischio assordante nelle orecchie e la terribile sensazione di stare per svenire.
Ecco, così ho scoperto anche cosa si sente quando un altro ti fa ritrasformare apposta, maledetta me.
Estrasse la bacchetta, decisa a difendersi, seppur in quelle condizioni precarie.
Stupeficium!” sparò davanti a sé.
Il mago disse qualcosa che non capì, l’elfa urlava, lei sentiva solo che le forze le stavano venendo meno e nella sua testa ora tutti i suoni erano distorti e anche i contorni delle cose si stavano mescolando, mentre nella sua testa vorticavano considerazioni sul fatto che lei non era mai stata brava al duello.
Alla fine il rumore tacque, la luce si spense e Demetra si lasciò andare per terra.



***

NdA:  rieccomi! con grande lentezza, sono riuscita ad aggiornare, anche se ormai è passato oltre un mese e mezza dallo scorso episodio e non so quanti lettori sono rimasti! Per chi è rimasto, comunque, vediamo come Demetra abbia ormai un senso del pericolo ben diverso dagli anni passati e non esiti a seguire con una certa imprudenza la sua curiosità..chi sarà il misterioso mago acquirente dell'inchiostro di Thestral? Cosa ne sarà della protaginista? La storia è già tutta nella mia testa, resta solo da trovare il tempo per scrivere mannaggia! Intanto, ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno continuato a seguire la storia e vorranno lasciare un commento! Alla prossima, non temete! :* :D
  
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