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Autore: Elgul1    27/05/2018    2 recensioni
Questa storia è un What if di cosa sarebbe potuto accadere, secondo me, se invece di Shouyou, Gintoki avesse avuto come maestro Utsuro diventando il più temibile assassino a disposizione dei Naraku.
Gintoki ha sempre vissuto per servire e aiutare il suo maestro Utsuro che lo ha cresciuto come un figlio. Da anni commette crimini di ogni genere uccide coloro che infangano il buon nome dei Narakue chi rappresenta una minaccia per l'ordine imposto. La sua strada però, durante la sua missione più pericolosa, sarà costellata di numerosi incontri che riusciranno a portarlo verso la dritta via che sembra irragiungibile?
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Gintoki se ne stava stravaccato sopra il suo giaciglio. Ormai era passato quasi un giorno da quando era stato trascinato li. Guardò con disprezzo la sbobba che gli avevano portato: del pane ammuffito e della brodaglia che... doveva essera soba? - Il cuoco avrebbe bisogno di qualche lezione di cucina.- Pensò fra sé e sé. Stava per rimettersi a dormire quando la porta della cella si aprì.
" Ehi assassino, hai visite..." Borbottò la guardia.    " Chi vuole vedermi?" Chiese curioso mentre questi apriva una delle due file di sbarre che lo separavano dalla libertà.                                          " Un monaco ha detto che è giusto che anche un'anima marcia come la tua possa salvarsi. Bah, tutte baggianate." Disse quello facendo entrare una figura alta che Gintoki parve riconoscere. Lo sconosciuto si mise a sedere di fronte a lui mentre la guardia uscì.
 
" E' molto che non ci vediamo, mio allievo." Bisbigliò il monaco non appena lo Shinsengumi uscì. Gintoki rimase paralizzato dalla sorpresa mentre Utsuro si toglieva il copricapo rivelando la sua vera identità. 
" Maestro..." Mormorò lui quasi in adorazione. 
" Cosa ci fa qua?" Chiese visibilmente curioso. 
" Sono qua per porti l'ultimo saluto. Credo che sia doveroso essendo io il tuo maestro." Rispose lui sinceramente." Credevi che ti avrei liberato?" Domandò ancora con un sorriso. 
Gintoki scosse la testa. " No, sarebbe stato impossibile che lei stesso venisse a liberarmi, ormai non faccio più parte dei Naraku, sono un ronin un senza padrone." Rispose il giovane. 
" Hai pensato proprio bene Gintoki. Mi è dispiaciuto che hai deciso di seguire una nuova strada ma, come ti ho sempre detto, prima o poi te ne saresti potuto andare combattendo oppure... beh, facendo come hai fatto." 
" Mi ha sempre considerato uno spirito più libero di Oboro e altri che ha allevato, non è vero sensei?" Chiese Gintoki. 
" Ti ho sempre visto in modo diverso da ogni Naraku che ha fatto parte della mia organizzazione. Hai uno spirito libero, sai adattarti in ogni situazione e inoltre mi sarebbe piaciuto combattere con te un'ultima volta per saggiare quanto tu fossi diventato formidabile." Ammise Utsuro alzandosi in piedi e posando una mano sulle sbarre. 
" Bhe... se spezza le sbarre possiamo lottare anche subito." Disse con un sorriso Gintoki suscitando la risata dell'uomo dai capelli grigi che, tornando serio, gli appoggiò la mano sulla spalla destra e disse:" Kuroyasha della ventesima generazione, io Utsuro ti libero da ogni impegno che hai nei miei confronti. Adesso va e vola dove vuoi, io e te non abbiamo più niente da dirci." Dagli occhi del bianco iniziarono a cadere lacrime, non per la fine - sapeva che sarebbe morto un giorno e non temeva la morte, che ormai considerava quasi come un'amica - piangeva per aver capito di essersi liberato ormai troppo tardi da quelle catene. 
 
La porta si riaprì " Monaco, è meglio che lei vada." Borbottò la guardia scortando Utsuro fuori dalla prigione che voltandosi, regalo un ultimo sorriso al suo allievo prima di affrontare il patibolo.
 
 
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“ Controllate tutto il perimetro, voi laggiù! Non voglio vedere angoli ciechi, muovetevi!” Sbraitò Hijikata furioso verso i suoi sottoposti che continuavano a correre da una parte all’altra del campo lungo la costa del fiume su cui avevano deciso di eseguire la sentenza verso Gintoki.
 
“ Non ti sembra di aver esagerato con le misure di sicurezza?” Gli chiese imbarazzato Kondo mentre alcuni della Shinsengumi avevano predisposto un reticolo di ferro attorno alla postazione dell’esecuzione. “ Non mi pare proprio, era ricercato anche dai Joi. Magari potrebbero pensare di volerlo eliminare loro oppure sarà la folla a volerlo accoppare per godersi meglio lo spettacolo. Non voglio commettere errori.” Spiegò Hijikata continuando a dare istruzioni. Ormai mancavano solo due ore all’esecuzione e tutto doveva essere perfetto. 
 
“ Ah se lo dici tu. Vado intanto a prendere il prigioniero con l’auto di scorta, ci vediamo tra poco.” Annunciò Kondo facendo cenno a sei agenti che lo iniziarono a seguire diretti alle auto. “ Si d’accordo ma state attenti, se tenta la fuga ti autorizzo a eliminarlo sedutastante.” Gli gridò Hijikata intento a strangolare Yamazaki che si era fermato a giocare a tennis. 
 
 
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“ Il grande capo che mi scorta fino al luogo della mia morte… Mi sento quasi onorato.” Disse sorridendo Gintoki mentre si accomodava sul sedile dietro seguito a ruota da altri due agenti che erano ai lati. “ Sta zitto. Voglio passare questo viaggio comodo senza sentir volare una mosca, perciò taci!” Lo rimproverò Kondo sedendosi al fianco del guidatore. Gintoki sbuffò “ Sei proprio noioso, almeno il tuo compagno qualche chiacchierata la faceva.” Borbottò ricevendo un silenzio come risposta. “ Ehi ma che cazzo sta facendo quello!” Esclamò l’autista spaventato. Un camion gli stava venendo addosso a tutta velocità. Lui cambiò rapidamente corsia ma, proprio quando stava per svoltare, un’auto lo tamponò in in pieno facendolo cozzare con un’altra macchina a destra. L’auto della Shinsengumi sbarellò per un po' finché non si capottò andando sotto sopra. 
 
Gintoki rinvenne: per sua fortuna le sbarre che lo separavano dal davanti avevano in parte attutito il colpo. Notò che le due guardie laterali erano svenute in una pozza di sangue, invece il guidatore e Kondo non avevano quasi un graffio. - Che cavolo sta succedendo? - Pensò lui seriamente confuso. Un tonfo lo riportò alla realtà: una delle portiere fu spalancata e un volto che ormai conosceva bene gli fece cenno di seguirlo fuori dall'abitacolo. Esitante decise di ubbidire e seguì Takasugi per qualche metro, poi si bloccò. “ Perché diamine mi stai salvando?” Domandò Gintoki fermandosi nel vicolo che stavano attraversando. Il guercio lo fissò confuso. “ Perché la tua morte ora come ora sarebbe inutile e anche totalmente vana...” Gli rispose cercando di smuoverlo a continuare a correre.
“ Io devo pagare per i miei crimini e questa…” Disse indicando le manette. “ È l’unica strada che possa fare…” Concluse rammaricato.
Takasugi lo osservò per qualche istante poi rispose: ”Puoi anche farlo, tornare indietro e riconsegnarti a loro ma, se lo farai… Tutto tornerà come prima. Se vuoi fare ammenda per i tuoi crimini, se davvero vuoi cambiare, allora seguimi Kuroyasha e ti prometto che dopo questa missione sarai redento…” Annunciò iniziando a correre senza nemmeno aspettarlo.
 
 Gintoki non sapeva che fare, le parole di Takasugi lo avevano colpito, e nel profondo. Poi fece la sua scelta e iniziò a correre dietro al guercio: se avesse avuto modo di rimediare in un altro modo l’avrebbe fatto, costi quel che costi 
 
https://www.youtube.com/watch?v=wA0UX2NDDwA
 
 Utsuro restava nella sua oscurita come sempre, odiava mostrarsi agli suoi sottoposti era li, che si sentiva davvero a casa. Il portone si spalanco piano e si sentì un rumore di passi. " Mio Signore, ho fatto come mi avete richiesto." Annunciò la prima spada mettendosi in ginocchio di fronte a Utsuro. 
" Molto bene. Credo che ci tornerà utile e sarà anche divertente aver tenuto in vita Gin..." Rispose lui mangiando un chicco d'uva.
" Lei dice? Non sarà rischioso?" Chiese l'altro piuttosto stupito.
" No niente affatto, lui resta il mio allievo prediletto, l'unico che reputo degno della mia posizione e non vedo l'ora di incrociare la spada con lui." Spiegò fiducioso nella scelta che Gintoki avrebbe fatto. 
" Ho richiamato colui che voleva vedere..." Disse all'improvviso la spada.            
" Oh davvero? Hai fatto presto a trovarlo." Disse visibilmente stupito Utsuro. " Bhe diciamo che non si è lasciato scappare l'occasione di affrontarla, maestro." Disse lui con un sorriso divertito.                                               
   Utsuro si mise a ridere e mormorò:" Se vuole lottare lo aspetto a braccia aperte, anche adesso se vuole." 
L'altro scosse la testa e rispose:" Attualmente è da qualche parte, credo a vedere la struttura. Più tardi gli si mostrerà." 
 
 
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Shinpachi non trovava pace: aveva setacciato l'intera tenuta ma niente, Otae era completamente sparita. Si mise a sedere di fronte al tavolino dove erano soliti mangiare insieme; dopo quella litigata lui se n'era andato via e lei forse lo aveva inseguito.
 
 " Dannazione!" Urlò colpendo con forza il tavolo e facendosi male. " Perché sono così testardo? Perché mi ostino a cercare un qualcosa come la vendetta?!" Urlò ancora iniziando a piangere; aveva perso suo padre, sua sorella era sparita chissà dove e adesso cosa gli restava? Taka e Zura se ne erano andati lasciandolo come se fosse un peso. Ormai era solo.
 
 
" C'è qualcuno che qua sta cercando di dormire." Disse una voce sulla veranda. Shinpachi si voltò trovandosi davanti il volto assonnato di Okita con una maschera da notte.
" Tu che ci fai qua?" Domandò visibilmente sorpreso il giovane di trovare in casa sua quel tipo.                                         
 " Facevo un giro da queste parti. Sai, sono stato in malattia fino all'altro giorno, mi sono perso diverse cose e ora ho voglia di ballare un po'..." Rispose quello piuttosto enigmatico.
" Che intendi dire?" Chiese Shinpachi avvicinandosi al fodero della spada e preparandosi mentalmente a lottare. Okita sbuffo. " Vedi ragazzo, sono stato sconfitto da quel tipo in un modo quasi vergognoso..." Si mise seduto. " E adesso ho voglia di fare qualcosa che mi tiri su di morale prima di andare a ricercarlo..." Concluse lasciando interdetto Shinpachi. " Hai detto che tua sorella è sparita, giusto?" Domandò di nuovo Okita " Sì, e allora?" Chiese esasperato il ragazzo.
Okita lo fissò con uno sguardo malato, quasi folle, e annunciò:" Ti aiuterò a cercarla! Affettare un po' di gente sarà un toccasana per me, e poi vuoi vendicarti di quel bianco, non è vero? Anche io, e con tutto il cuore! Conta pure su di me, ragazzino. Gli faremo rimpiangere il giorno in cui ci ha fatto incazzare entrambi..." 
Shinpachi rimase allibito e spaventato da quella dichiarazione: sapeva la fama di Okita, capitano della prima squadra della Shinsengumi, uno spadaccino d'elite, ma un sadico di proporzioni colossali. - Voglio davvero fidarmi di un elemento così malato?- Pensò fra se e se. 
 
Strinse forte la mano destra: aveva fatto un patto coi Joi e aveva fallito, aveva perso sua sorella e per questo ormai era arrivato al bilico. Basta mezze misure, basta tutto. Avrebbe avuto giustizia col sangue. Un sorriso strano apparve sul suo volto, simile a un ghigno, e rispose:" Per me va benissimo. Da dove possiamo cominciare?" 
 
 
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" Non mi interessa! Voglio subito una nave pronta al decollo, è chiaro?!" Ruggì Hijikata al telefono al povero diavolo che aveva risposto.
" Come le ho già detto se non ho un ordine diretto dal comandante in capo non poss..." 
" Ah al diavolo!" Ruggì ancora sbattendo il telefono al suolo.
" Niente da fare?" Chiese Kondo tornato dal medico con alcuni cerotti sul viso.
" Già, niente di niente! Quel bastardo si defilerà a breve. Dobbiamo inseguirlo, e subito!" Replicò il vice dando un calcio a una lattina e facendola volare via. 
 " Forse posso darvi una mano." Disse una voce che fece sobbalzare entrambi gli uomini in nero che si voltarono trovandosi davanti la faccia sorridente di Sasaki.
" Credevo che i cani non potessero entrare qua dentro." Sbottò il moro irritato dalla sua presenza. 
Sasaki sospirò e con tono diplomatico rispose:" Possiamo litigare fino a domani se ci tieni, ma lui a quell'ora sarà già andato lontano, molto lontano, oppure puoi fidarti di me, portare qualche tuo uomo di fiducia e andare insieme a prenderlo..." 
" Che interessi avete nel catturare quell'assassino?" Domandò Kondo all'improvviso.
" Più che lui mi interessa l'uomo per cui lavora, pertanto vi aiuterò a prenderlo e nel contempo voglio farci una piccola chiacchierata, che ne dite?"
" Non sappiamo dove sono diretti..." Mormorò Hijikata seccato.
Sasaki sorrise e rispose:" Di questo non devi preoccuparti, Io so benissimo dove intendono andare. Sarà un viaggio piuttosto lungo, vi avviso."                                           
 " Non mi spaventano i viaggi lunghi... andiamo a riprenderci quel bastardo." Replicò stizzito Hijikata affiancando il vecchio alla volta dell'auto. Anche se fosse andato sulla luna o su un altro pianeta lo avrebbe preso, a qualunque costo.
 
 
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" Perché sei voluto venire qua? Ti stanno cercando, lo sai bene!" Sbottò Takasugi piuttosto nervoso.                                                                     " Tranquillo, vengo solo per prendere un cambio d'abito. Non mi va certo di farmi vedere dai tuoi uomini conciato così." Rispose lui logico riferendosi alla divisa da prigioniero.                        Takasugi sbuffò  incamminandosi verso un vicolo per non farsi vedere e replicò:" D'accordo, ma hai dieci minuti, non di più." 
 
Gintoki salì lentamente le scale verso il suo appartamento e aprì la porta, quando una voce, proveniente da dentro la sua casa, disse: " Allora, hai capito cosa essere?" Sorrise alla figura della vecchia in salotto intenta a fumare una sigaretta.     " Sì, ormai l'ho capito. Sono pronto a tutto quello che avverrà..." Rispose lui calmo. 
Otose sorrise e, avviandosi alla porta, disse:" In camera ti ho lasciato un cambio d'abiti e un altro piccolo regalo... abbine cura." 
" Lo farò, e un giorno ricambierò il mio debito." Mormorò lui mentre la vecchia chiudeva la porta. Non appena entrò in camera vide gli abiti che gli aveva procurato e ne rimase folgorato. 
 
Sopra il materasso notò uno yukata completamente bianco se non per alcune estremità azzurrine a forma di nuvolette, una cintura nera era appoggiato su di esso insieme ad alcuni pantaloni e un paio di scarponi.
Indossò lo yukata ripensando a come per tutti quegli anni si era sempre e solo vestito di nero, senza mai cambiare il suo look. Una volta vestitosi vide l'altro regalo: una spada di legno con sopra una scritta che recitava "lago Toya".
 La maneggiò con cautela provando qualche affondo; la sentiva forte e al tempo stesso leggera. La mise alla cintura e poi richiuse la porta dietro di se.
" Ci hai messo un'eternità! Vuoi muoverti?!" Sbraitò Takasugi sempre più nervoso. 
" Arrivo arrivo... piuttosto, ancora non mi hai spiegato cosa volete fare." Rispose Gintoki scendendo le scale.
" Ti sarà tutto chiaro una volta che saremo a bordo della nave, e adesso andiamo!" Disse sbrigativo Takasugi accelerando il passo.               
 " Ma avrete il parfait al cioccolato sulla nave, spero!" Esclamò Gintoki correndo al fianco del Joi. 
" I samurai non mangiano così tanti dolci!" Sbraitò l'altro aumentando il ritmo. Gintoki si mise a ridere e, mentre guardava avanti a se, poté finalmente capirlo: il cambiamento era arrivato, e questa volta lo avrebbe seguito fino alla fine.
 
sigla finale https://www.youtube.com/watch?v=REHaJZgWwxY
 








ANGOLO DELL AUTORE: Grazie a tutti coloro che mi hanno accompagnato fino a questo finale della prima parte della mia storia su Gintama ^_^ spero vi stia piacendo. 
Alla prossima.
   
 
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