Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: ROW99    29/05/2018    1 recensioni
-Dio… Shindou, chi avrebbe pensato una cosa del genere… ieri. Come ci siamo ridotti, maledizione.
Kirino, le mani nelle tasche di una felpa strappata in più punti, si puntellò sui gomiti alzandosi dal tavolo dove fino a poco prima aveva riposato. Si guardò intorno. -Dannata cantina puzzolente! Odio questo posto…
Shindou scosse la testa, sistemandosi i capelli con la mano. Anche lui era sporco e la sua camicia era strappata e macchiata.
-Kirino… nessuno poteva pensare a una cosa del genere. Nessuno. Io non credo che ne usciremo, ma se lo facessimo niente sarà più come prima.
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Manabe Jinichirou, Matsukaze Tenma, Minaho Kazuto, Tsurugi Kyousuke, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-April is the cruellest month…
-Shin, ti sembra il caso? Siamo a giugno!

Il castano ridacchiò alla vista dello sguardo scandalizzato del suo ragazzo. Aveva sempre amato la poesia inglese,  Elliot in particolare. Era così… profondo!
-Ran….che ne dici di calmarti un po’?
Il rosa sospirò un po’ scocciato. Perché nessuno era agitato come lui?
-Shin… Matatagi sta male, ha la febbre alta! Penso… penso più di trentanove, ad occhio. Non abbiamo medicine… non abbiamo nulla di nulla, e non sappiamo nemmeno cosa abbia lui! E se…
-No. Non è infetto, Ran.

Il rosa strinse i denti, sussurrando nonostante il blu stesse dormendo. -Chi te lo dice? Magari è a effetto ritardato, o qualche diavoleria simile! Dovremmo rimanere qui a vedere un nostro amico diventare una di quelle cose senza muovere un dito? E se ti facesse del male? Non me lo potrei mai perdonare!
Il castano scosse la testa. -Non credo sia infetto. Non temere… presto calerà il Sole, ma questa notte non saremo al buio… su quello scaffale ci sono molte candele e poi laggiù, ne la scatola rossa, ho visto alcune torce a dinamo… funzionano senza batteria. Lo terremo d’occhio tutta la notte, e domani decideremo che fare.
Kirino sospirò rassegnato. -Penso… penso che tu abbia ragione,  Shin. Non ho nessuna intenzione di farmi cogliere impreparato… sono un difensore! Abbiamo battuto gli alieni… gli zombi sono un gradino sotto, no?
Shindou scoppiò a ridere. Adorava l’ironia del suo ragazzo, anche nei contesti più difficili. -Certo Ran… vedrai, domani saremo fuori di qui.


-Tsu… come va con Tenma?
Il moro sorrise debolmente in risposta alla domanda di Minaho. Manabe era seduto ad una scrivania di un ambulatorio intento a studiare i documenti presi in archivio, e i due ragazzi erano al suo fianco. Minaho lo aiutava direttamente, mentre Tsurugi, che non aveva le competenze per interpretare tutti quei numeri, contribuiva a smistare i fogli. Lavorare lo aiutava a rilassarsi.
-Beh… ora riposa. È sconvolto… crede che sia colpa sua… quello che è successo a Shinsuke, intendo.
Manabe alzò il viso dai fogli. -Ma… poverino… lui non c’entra nulla!
-Lo so. -Il moro scosse la testa. -Però… era il suo migliore amico. Capite, vero? È… è così terribile… pensate a quante ne abbiamo passate insieme. È anche per questo che ho giurato a me stesso che non permetterò più che succeda nulla a nessuno di voi… non voglio più perdere nemmeno un amico. Nemmeno uno!

Minaho e Manabe sorrisero dolcemente, un po’ imbarazzati ma commossi. -Grazie… grazie Tsu.
-Mpf… tranquilli. Non… non è niente di speciale. Ehi… ricordate quando ci siamo conosciuti?
-Ma… Ma certo! -Manabe scoppiò a ridere. -La partita inaugurale del torneo… come eravamo scarsi noi novellini!
Minaho sospirò. -Eggià! E perché… Man, ricordi il tuo primo goal?
-Ti riferisci a quando la palla mi è rimbalzata da sola sul piede?
Tutti e tre risero, più leggeri per un istante. Immediatamente dopo, però, tornarono seri… era questione di sopravvivenza.

-Ok… questi documenti ci serviranno. -Manabe appoggiò sui fogli le mani aperte. -Ora però vorrei parlare con qualche dottore… io sono un ragazzo, nonostante tutto e… e mi costa ammetterlo, credetemi. Tsu, che tu sappia c’è qualche infettivologo tra i sopravvissuti?
Il moro allargò le braccia. -Non ne ho idea… siamo tutti sconvolti, Man. A malapena ho conosciuto qualcuno di questi sopravvissuti… ascolta, prova due porte più avanti. C’è un dottore anziano che sta lavorando a qualcosa con dei suoi colleghi e degli infermieri… è lui che ci ha fatti entrare… mi è sembrato una persona gentile. Magari i vostri documenti gli serviranno… mi è parso di capire che ci siano molti problemi, qui dentro.
-Man… che ne dici, andiamo? -Gli occhi di Minaho si erano illuminati. -Sono sicuro che saranno felici di avere il tuo aiuto! Diamine… dovremo rifare il test del quoziente intellettivo, quando tutto sarà tornato a posto… non vorrei che tu mi avessi superato, cavoli!
Manabe scoppiò a ridere alla vista del buffo broncio del suo ragazzo. -Tu dici? Guarda un po’ laggiù… mi sembra che qualcosa non vada…
-Dove? In fon…
Un istante, un rapido sfioramento di labbra. L’arancione divenne rosso come un pomodoro, mentre Tsurugi scuoteva la testa sorridendo.


-Avanti!
-È…  è permesso? -Minaho e Manabe aprirono lentamente la porta.
-Ma certo ragazzi! È bello vedere degli altri sopravvissuti… soprattutto ragazzi così giovani. Tu… ti ho visto nell’archivio. Sai… abbiamo un generatore ausiliario. Abbiamo spento la maggior parte delle telecamere per risparmiare combustibile, ma quelle erano ancora accese.
-Io… io… mi perdoni! Non sono un ladro! Non volevo… -Il lilla era arrossito.
-Ehi! -Il medico sorrise. -Secondo te in questa situazione si può parlare di furto? Anzi… sei stato sveglio e intelligente. Molti miei colleghi sono morti per quelle ricerche… le hai salvate. Quei reparti sono inaccessibili… avete avuto fortuna. Ho sentito cosa dicevi al tuo amico… hai sedici anni! Come fai a sapere così tante cose di biologia?
-Lui studia tutto il giorno, dottore! Pensi… ha vinto le olimpiadi internazionali di supercalcolo, l’hanno scorso! È forse il più grande matematico della sua età del mondo… e… spero che non abbia niente in contrario, ma è anche il mio ragazzo.

Manabe avvampò di rossore. -M…Min! Ma che… che diavolo ti è preso?
L’arancione era serio, con il suo solito sorriso intelligente sulle labbra e il mento stretto tra le dita, nella sua classica posizione decisionale. -Man… ho pensato di perderti, e quando ti hanno salvato ho capito che non mi importa più niente di cosa pensa la gente. Non me ne importava quando dicevano tutti che eravamo superbi e presuntuosi, perché dovrebbe importarmene ora?
Metà delle persone nella sala erano rimaste allibite, alcune, tra cui il dottore anziano al tavolo, sorridevano.
-Bene… mi fa piacere che me l’abbiate detto. Purtroppo il mio compagno è morto due anni fa… è stato un grosso colpo, per me. Mi ha dato la forza di essere ancora più combattivo nel cercare di salvare la vita della gente. Sai… assomigliava un po’ al tuo amico. Era sempre così forte… era un giudice,  sapete? Anche lui voleva aiutare i deboli.

Ora toccava ai ragazzi essere allibiti.
-Il… il suo… compagno?
Il medico sorrise ancora. Aveva gli occhi azzurri… non lo avevano notato, dietro alle lenti degli occhiali di corno.
-Già… il mio compagno. Non temete, qui nessuno vi prenderà in giro. Comunque… piacere, io sono il dottor Minashi Matakawa, sono… ero il primario di infettivologia. Qui al mio fianco vedete alcuni miei colleghi… un paio di infettivologi, un cardiologo, uno psichiatra… la ragazza è una genetica, laureata da poco… bravissima.
-Piacere… io sono Manabe Jinichirou.
-E io Minaho Kazuto. I… i nostri amici si chiamano Tsurugi Kyousuke e Matsukaze Tenma, ma credo lo sappiate già.
Il dottore sorrise. -Siete stati tutti molto fortunati… anche noi, da certi punti di vista.

Manabe si fece coraggio e si avvicinò al tavolo. -Dottore… può… può dirci come è la situazione, qui? Quanti sopravvissuti ci sono? Siete in contatto con altre cellule?
Il medico sospirò, togliendosi gli occhiali e pulendoli nel camice bianco. I ragazzi notarono una chiazza di sangue all’altezza del fianco destro… non sembrava suo.
-Allora… provo a spiegarvi. Qui ci sono ventinove persone. Siamo sette medici, tre infermieri, tre guardie giurate, dodici pazienti tra cui tre bambini e due anziani e quattro tecnici. In più ci sono alcuni pazienti del reparto… ammetto che ci preoccupano. Sono pazienti psichiatrici, e senza i loro farmaci… le scorte finiranno presto. Non vorremmo doverli legare, ragazzi… ma ora non pensiamoci… una cosa per volta. Abbiamo le pistole delle guardie giurate… i taser non fanno effetto. Quelle dannate creature non hanno un sistema nervoso attivo, pare. Per quanto riguarda altrae cellule… sappiamo che l’esercito ha portato alcuni gruppi di superstiti all’aeroporto, ma radio e telefoni non vanno più da ore. Di sicuro in città ci saranno molti gruppi di sopravvissuti… la situazione delle campagne… dell’intero paese, ci è totalmente ignota. Stiamo cercando di riattivare un vecchio impianto radio, ma uscire dal reparto diventa sempre più pericoloso... abbiamo già perso un tecnico.
Manabe strinse i denti. -La… la madre del mio ragazzo… di… di Minaho, dovrebbe essere in aeroporto. Vorremmo raggiungerla al più presto.

Il medico si alzò in piedi. -Ragazzi… sta per calare il sole. Questa notte dovete rimanere assolutamente qui… in più io e voi dobbiamo parlare di scienze, no? Il mio team è dimezzato… vorrei che voi ragazzi ci deste una mano… stiamo cercando di capirne di più di tutta questa situazione. Manabe… abbiamo un bel laboratorio, ti piacerà.
-Ma… la… la mamma di Minaho…
-Man… il dottore ha ragione. Mia… mia madre sarà al sicuro con le truppe. Se… se usciamo di qui col buio, finirà male. Domani avremo più possibilità di muoverci in sicurezza! E poi… se… se troviamo un punto debole di quelle cose, guadagneremo un vantaggio. Dobbiamo anche cercare i nostri amici… davvero, passiamo la notte qui. Anche Tenma ha bisogno di riposo…
Il lilla sorrise dolcemente. Non riusciva a calcolare quanto Minaho parlasse perché davvero ci credeva o perché metteva davanti a qualunque cosa la sua sicurezza. Pensò a come lo riteneva presuntuoso e impiccione quando lo aveva conosciuto ed ebbe una fitta di senso di colpa.  -Maledizione… mi tocca darti di nuovo ragione! Inizio a perdere colpi!
Minaho scoppiò a ridere. -Senti chi parla! Sempre presuntuoso come un tacchino, Manabe!
Il lilla fece gesto di arruffare le penne. -Ehm… coccodè?
Tutti sorrisero. Il dottore mise le mani sulle spalle dei due ragazzi e si schiarì la voce.
-Bene… è andata! Ora venite… vi presento agli altri e poi vi mostro il mio lavoro.


-Ehi… li vuoi dei cracker? Sono al formaggio e chissà quali spezie strane, puzzano da fare schifo e sanno di topo morto… una vera delizia!
Shindou mise le mani sulle spalle del rosa, che sedeva pensoso su una sedia di legno, le braccia incrociate sulla spalliera e il mento adagiato sopra. Kirino alzò la testa.
-Bleargh!! Che puzza invereconda! Ma proprio questa immondizia dovevamo trovare?
-Beh… se preferisci abbiamo dell’ottimo tonno dietetico, senza olio, senza acqua, senza sale, senza pepe e senza dignità! In pratica è gustoso come un calzino e morbido come un cartone da imballaggio.
Il rosa fece una buffa smorfia di disgusto. -Non se ne parla nemmeno! Piuttosto il digiuno. Anzi… risparmiamo queste delizie, ho già capito che staremo qui a lungo…
-Non dire così, Ran. Non sento rumori già da più di un’ora… se domani mattina Matatagi starà bene, ce ne usciamo da qui e andiamo a cercare gli altri. Peccato che non funzionino i telefoni… ho una paura tremenda che…

Un istante solo… qualcosa vibrò bella tasca del castano. Il ragazzo rimase così allibito che per un istante fu come paralizzato, quindi afferrò di corsa il telefono. Aveva una notifica di Whatsapp… rimase senza parole!
Immediatamente sbloccò il cellulare e aprì l’applicazione. Quello che vide lo lasciò senza parole.
Kirino intanto, a sua volta sconvolto ed eccitato, cercava di saltare sulle spalle del suo ragazzo per capire che cosa stesse succedendo. Evidentemente le linee telefoniche erano andate, ma internet, seppur debole e a sprazzi, reggeva. Il rosa ringraziò i satelliti nel cielo, gli smartphone e tutti i regali del terzo millennio.

-Shin!! Chi è!! I nostri amici?? Fammi vedere fammi vedere!
Il castano si riprese dal caos mentale e aprì la notifica con un grande sorriso sulle labbra. -Ran!! Guarda!!!
Ibuki Munemasa ha creato il gruppo “sopravvissuti”
Shindou avrebbe voluto piangere. Ibuki era vivo! Vide che nel gruppo c’erano tutti i loro amici, vecchi e nuovi, e anche il mister Endou. Purtroppo molti di loro sembravano irraggiungibili dai messaggi.
-Ehi ragazzi… non so come diavolo ho fatto ma internet funziona! Sono con Sakura, Tetsukado e Morimura a casa mia, al sesto piano… siamo chiusi dentro. Vi prego, ditemi che state tutti bene…
Immediatamente Shindou digitò una risposta.
-Ragazzi!! Grazie a Dio… noi siamo chiusi in una cantina, e Matatagi ha la febbre… con me c’è anche Ran. Siamo terrorizzati… guardate! Tsurugi è online!

Al moro bastarono pochi secondi per comporre un messaggio.
-Grazie a Dio!! Come è possibile che internet vada? Io sono con Tenma, Minaho e Manabe all’ospedale… ci sono dei sopravvissuti. Shinsuke… Shinsuke non ce l’ha fatta. Ehi! Guardate! Anche Hayami ed Hayato ricevono i messaggi! Magari stessero bene anche loro…
Di nuovo Ibuki prese la parola.
-Se è per questo anche Kariya… anche Endou… anche tanti altri. Io spero siano tutti in salute… ascoltate! Dobbiamo incontrarci… assolutamente. Questa sera non possiamo muoverci ma… teniamoci in contatto. Papà è un informatico e ha detto che internet via satellite reggerà… mi raccomando, se riuscite ad entrare in un negozio di articoli elettrici prendete tutte le batterie e i caricatori portatili che potete… i telefoni ci servono. Teniamoci aggiornati domattina… e speriamo che rispondano in tanti.
Tsurugi rispose in fretta.
-Speriamo… ascoltate! Noi sappiamo che l’esercito ha…

La linea cadde di colpo. Shindou imprecò disperato.
-Tranquillo Shin… hai sentito cosa ha detto Ibuki. È normale!  Vedrai… tra poco ritornerà internet. Più che altro… io ho un caricatore portatile, ma ci basterà solo per un paio di ricariche a testa. Dopo dobbiamo trovare un’altra soluzione per i nostri smartphone. Innanzitutto direi di spegnerne uno e usarne uno alla volta. Che ne dici?
Il castano, più calmo, sorrise. Kirino era sempre razionale e intelligente, e parlava sorridendo.
-Hai ragione Ran. Faremo così… usiamo il tuo, ok? È un modello molto recente e prende meglio la rete.
Il rosa sorrise. -Lo so… me lo ha regalato tu, Shin. Grazie a Dio il mio compleanno è stato due giorni fa!
Kirino sorrise triste pensando alla festa…. C’erano tutti. Per quella sera nemmeno Kariya lo aveva infastidito! Era stato bellissimo… erano così felici… ed erano solo quarantotto ore prima.

-Ran… ne usciamo. Giuro… ne usciamo
Il rosa alzò le spalle, ma sorrideva.
-A me basta rimanere con te, Shin.


-Min… non mi sento affatto bene.
Manabe era pallido come uno straccio… più del solido. Sudava, e sentiva gli occhi bruciare. Erano passati nemmeno venti minuti dalla grande gioia di scoprire il gruppo con i loro amici, che aveva iniziato a stare molto male.
-Manabe… sei esaurito, vero? Non è la prima volta… ad intuito, direi che ti serve tanto riposo e…
Manabe sorrise. Minaho, con la sua mano al mento e i ciuffi all’insù era proprio carino… fece un passo verso di lui e… cadde tra le sue braccia.
-Man!! Manabe che hai! Oddio!! Aiuto!! Qualcuno venga qui!!

Un medico del gruppo accorse in pochi secondi. -Che ha? Lo hanno morso? Allontanati subito da lui ragazzo!
-Non… non lo hanno morso! Vi giuro! Aiutate il mio amico, vi prego!
Il medico prese in braccio il lilla e lo stese su un lettino nel bel mezzo del corridoio. In pochi secondi anche il dottor Matakawa era comparso, lo stetoscopio nelle orecchie. Immediatamente tolsero la camicia a Manabe che respirava a fatica. Minaho stava malissimo per la paura.
-Dannazione… eccola qua! -Il medico sollevò leggermente la spalla del lilla. Sotto il braccio, sul fianco, aveva un brutto taglio regolare. Minaho prima sospirò di sollievo… non era un morso! Poi però il terrore lo invase di nuovo… il lilla doveva essersi ferito nel pomeriggio, magari durante la fuga nel parco…
-Maledetti rami! Perché… perché non mi hai detto nulla, Man? -L’arancione parlava come se il lilla potesse sentirlo. -Dottore… che… che ha?

Il medico sospirò sconsolato. -Ragazzo… devi essere forte. È… è una sepsi.
-S…sepsi? È… è molto grave?
-Purtroppo si. È un’infezione che si diffonde il tutto il corpo…
-No…
Il medico si tolse gli occhiali. -Ragazzo… lo devi salutare. Non… non volevo doverlo dire… non volevo. Se non fossimo stati in questa situazione… è troppo grave. Troppo.
Minaho si sentì mancare. Ondate di dolore lo scuotevano, e le lacrime premevano per uscire con violenza.
-No!! Lui no può! Non può morire!! Lui è il mio ragazzo… il mio migliore amico!! La prego!! La prego dottore!! Guardi… prenda questo!! -Il ragazzo si sfiló dal polso l’orologio e si tolse dal collo la catenina d’argento che gli aveva regalato Manabe. -Prenda anche il telefono…. Non ho niente altro, ma la prego!! Lo salvi… la supplico!!
Il medico scosse la testa. -Minaho… dico bene? Rimetti le tue cose… figurati se è questo il problema. Semplicemente non ho farmaci… è troppo grave… servirebbe pennicillina, ma è nel magazzino, fuori dal reparto. Sai… in psichiatria non si usa. Fuori ci sono quelle cose… ci sono due corridoi interi da fare. Il tuo amico ha solo pochi minuti… forse mezz’ora. Credimi… farei qualcosa, se potessi.

L’arancione si morse le labbra. -Non… non può…
Il medico sospirò sconsolato. -Mi dispiace così tanto…
-Lei non può, ma io sì, dannazione! Lo aiuti a rimanere in vita, la prego!  Io corro a prendere quei maledetti farmaci, e lui ce la farà! Mi conferma che sopravviverà?
L’uomo era confuso. -Con… con i farmaci potrei salvarlo, certo… ma… tu… è pericoloso…
-Pericoloso sarebbe cercare di impedirmelo, mi creda. Io ho intenzione di salvarlo, e lo salverò. Mi dica che scatola devo cercare!
Il medico ora sorrideva scuotendo la testa. -Sono un vecchio e non dovrei dire queste cose, però… sei proprio come era il mio compagno. Non ti arrendi mai… e alla fine riesci sempre a salvare le persone a cui vuoi bene. Ok… facciamo questa pazzia. Ascolta… il magazzino è facile da trovare, e non dovrebbe essere infestato… è ben chiuso da porte tagliafuoco. Percorri il corridoio del reparto e svolta a destra, quindi fai anche quel corridoio. La terza porta a destra… ha una grossa croce verde sopra. Quando sarai dentro prendi la penicillina… sono le scatole arancioni, non puoi sbagliare. Mettine in tasca più che puoi e torna qui di corsa… io intanto aiuterò il tuo amico a respirare e lo terrò fra noi. Sai che abbiamo solo una possibilità, vero?
Minaho sospirò.
-Lo… lo so.


-Shin… Matatagi parla nel sonno.
Il castano sospirò. -E… e che dice?
-Chiama la mamma…


-Ragazzo… stai attento, mi raccomando.
Minaho era davanti alla porta del reparto. Intorno a lui i superstiti… appena avevano saputo la storia si erano o commossi…benché aprire la porta significasse rischiare, nessuno si era opposto.
-Non temete… Manabe mi ha salvato la vita prima, ora devo ricambiare.
-Minaho… sicuro che non vuoi che venga con te? -Tsurugi mise la mano destra sulla spalla dell’arancione.
-No… tu devi rimanere con Tenma. Io… io rimarrò con Manabe, comunque vada a finire la mia impresa.
Il moro chinò la testa. La frase di Minaho era tristissima… non voleva perdere altri due amici.
-Ok! -Il medico li interruppe. -Non possiamo perdere nemmeno un istante. Minaho… attento, Min raccomando. Non correre inutili rischi… cammina accostato ai muri e cerca di respirare senza fare rumore.
-Certo… sarò silenziosissimo. -Il ragazzo annuì.
-Ultima cosa… togliti le scarpe. Devi essere silenziossimo. Infine prendi questa…
L’uomo mise una pistola in mano a Minaho. L’aveva chiesta ad una delle guardie giurate.
-Attento a non sparare per errore… e usala solo in caso di emergenza. Il rumore li farebbe correre tutti da te.
Minaho, la cui esperienza con le pistole iniziava e finiva con i videogiochi, rabbrividì al contratto con il metallo. Poi fu tutto rapido… si tolse le scarpe, un sorriso al medico e… le porte si aprirono. Uscì.


Il primo corridoio era completamente vuoto… Minaho non ci poteva credere. Quando vide che anche il secondo era nella stessa condizione pensò ad un miracolo. Dove erano finiti quei maledetti mostri?
Entrò nel magazzino e lo trovò vuoto proprio come aveva detto il dottore. Le porte lo avevano isolato. In un angolo, la penicillina! Si riempì le tasche di fiale, quindi si preparò ad uscire.
Un istante… il tempo di mettere piede fuori dalla porta e… calpestò in pieno un pezzo di ferro appuntito, residuato di qualche dannato lettino sfondato al momento del primo assalto. Urlò di dolore prima di usare una mano per tapparsi la bocca, ma era troppo tardi… gemiti e gorgoglii invasero il corridoio… le creature uscivano a fiotti dagli ambulatori ai lati.
L’arancione mise inconsciamente mano alla pistola, ma se ne pentì subito. Doveva immediatamente scappare! Stringendo i denti per il dolore si lanciò verso il reparto di psichiatria facendo lo slalom tra le creature… poteva sentire le mascelle chiudersi ritmicamente alle sue spalle. Si scagliò contro la porta tempestandola di pugni… e un secondo dopo era dentro!

-Ragazzo! Ci sei riuscito!
-Bravo!!
-Grande, ragazzo!!
Un coretto di voci sollevate lo accolse, ma a Minaho non importava. Voleva solo trovare il dottore. Lo vide seduto alla sua solita scrivania, nell’ambulatorio. Manabe era steso sul lettino a un metro di distanza, e respirava ancora. Un sospiro di sollievo.
-Ehi!! Ce l’hai fatta! Ma… perché zoppichi? Ti sei ferito?
Minaho, stringendo i denti, fece di no con la testa. Mise le mani in tasca e ne estrasse almeno una ventina di fiale. Il medico sorrise stupito.
-Meraviglioso! Non solo salveremo Manabe, ma con queste potremo aiutare anche gli altri sopravvissuti! Hai visto… un bimbo ha una brutta polmonite. Ora rilassati… aspetta.

Il dottore prese dal taschino una siringa e la estrasse dalla confezione di plastica sterile. La riempì con il contenuto di una provetta e, delicatamente, la iniettò nel braccio di Manabe. Nemmeno mezzo minuto e il respiro del lilla si era già fatto meno affannoso.
-Dottore… ora… ora sta bene? -Minaho lacrimava per il dolore e la paura. Temeva di essere arrivato tardi.
Il dottore la fissò sorridendo. -Sì… sì, tranquillo. Vedrai… tra poco sarà sveglio e domattina tutta questa brutta avventura sarà solo un ricordo. Sei arrivato in tempo… lo hai salvato.
L’arancione ebbe una scarica di adrenalina fortissima. Fece una mezza piroetta e abbracciò il medico, entusiasta. -Grazie dottore! Grazie di cuore!
-Ehi… io non ho fatto più di tanto! Ora tranquillo… è fuori pericolo. Piuttosto… vai nell’ambulatorio di fronte, ora. Il mio collega è un fisioterapista. Fai vedere quel piede… ho visto che zoppichi. Per fortuna niente ferite che possono infettarsi, ma potresti avere avuto un piccolo trauma muscolare. Vedrai… ti rimetterà in sesto.
Minaho sorrise. -Ok… vado subito. Se… se si sveglia prima del mio ritorno mi chiami, vero?
Si morse le labbra. Perché gli aveva dato del tu? Forse era perché gli ricordava tanto suo nonno…
Il medico sorrise. -Finalmente hai smesso con quel “lei” così noioso! Ho solamente settantacinque anni, in fondo!  Certo…se si sveglia prima del tuo ritorno ti chiamo subito, promesso.


-Shindou,.dobbiamo trovare un modo per aiutarlo… senti la sua fronte… penso che abbia più di quaranta di febbre. Di questo passo…
-No! Non dirlo, Ran… vedrai che non succederà. Io… io non so come aiutarlo! Non abbiamo medicine qui… non abbiamo nulla! Senti… prendi dei fazzoletti e bagnali. Proviamo ad abbassargli la febbre, ok?
Il rosa strinse i denti. -Subito… però… Shin, stagli lontano. Potrebbe essere infetto, lo sai. Non so come, ma potrebbe… non puoi negarlo! Cosa sappiamo noi di questa malattia? Cosa sappiamo di tutta questa maledetta situazione?
Il castano scosse la testa.  -Hai ragione, Ran. Anche… anche io ho paura. Senti… io comunque non credo che sia infetto… abbiamo guardato ovunque… anche… ci siamo capiti. Non ha nemmeno l’ombra di ferite.
-Ma… Ma allora perché… una febbre così… io… io non lo so!
Shindou ricadde sulla sedia, disperato.
-Nemmeno io, Ran.


-Ehi… ragazzo? Se vuoi… puoi venire. Il tuo amico si è appena svegliato.
Inizialmente, seduto com’era su una sedia da scrivania e con un medico intento a rigirargli un piede in tutti i modi anatomicamente possibili, Minaho non aveva notato il dottorino che si era affacciato alla porta. Nei pochi minuti in cui lo aveva visto vicino al dottor Matakawa la sua mente analitica lo aveva immediatamente catalogato come il suo attendente. Non aveva di sicuro più di venticinque anni.
-D…davvero!!!?? Dottore… -Minaho si alzò di colpo dalla sedia. -Mi scusi, ma il piede può aspettare… non se la prenda, la prego!
Il medico si ritrasse sorridendo e scuotendo la testa. Il fatto che non fosse un chirurgo non significava che certe scene di miracolosa salvezza non lo commovessero sempre. Minaho gli scoccò un sorriso e si lanciò fuori dalla porta come un fulmine.


-Man!! Manabe sei sveglio!!
-Ehi! Piano… il tuo amico è ancora un po’ debole, non trovi? -Il dottor Matakawa scoppiò a ridere dolcemente. -Non strapazzarlo troppo!
Minaho spalancò gli occhi, arrossì e fece cenno di mettersi una mano davanti alla bocca. Ecco… aveva fatto un pasticcio!
-Ehm… Min?
La voce del lilla lo fece riscuotere dalla vergogna. L’arancione prese un sospiro per non lanciarsi come una trota sul letto del suo ragazzo nonché migliore amico! -M…Man? Manabe!!! Ho avuto così tanta paura!!
Il lilla si tiró a sedere sul lettino. -Siamo… siamo pari adesso, no? Ci siamo salvati una volta per uno…

Minaho lo prese per le spalle. -Non mi hai detto nulla della ferita! Potevi morire!
-Ehi ehi!! -Il lilla sorrise mentre il suo ragazzo lo scuoteva come un barattolo di marmellata in preda all’agitazione. -Non pensavo fosse nulla di che… anche volendo non avevamo disinfettante, lo sai.
-Ma… Ma sarei andato a cercarne in qualche negozio o in qualche casa! Perché diavolo non mi hai detto nulla?
Il lilla si portò la mano dietro la nuca arrossendo leggermente. -Ehm… lo hai appena detto tu! Saresti andato a infilarti in qualche buco pieno di zombi! Non potevo permetterlo… e ti dirò di più! Lo rifarei dieci…
-Ma…
-Cento…
-Ma… Man!
-Mille…
-No… insomma… ascolta…
-Ssst… non parlare! -Il lilla, con una bellissima faccia da schiaffi, mise il dito sulla bocca del suo migliore amico, molto confuso. -Diecimila volte. Perché io ti amo.
Minaho si ritrovò coinvolto nel primo vero bacio di puro amore della sua vita, proprio con quella persona che solo poche settimane prima avrebbe ritenuto l’ultimo degli ultimi fidanzati possibili. Sorrise godendosi il calore delle sue labbra, stringendolo a sé.


A circa un Kilometro di distanza dell’ospedale,  un alto condominio in un quartiere non troppo lussuoso.
-Moriremo tutti!! Siamo destinati alla morte, alla rovina, allo sterminio!!
-Oh… vi prego… fare tacere la pollastra! Non se ne può più di questo ritornello…

Tetsukado, seduto su un divano con un pacchetto di patatine in mano, cercava di distrarsi leggendo una rivista di calcio. Come sembrava lontano il calcio…
-Sakura!! Tesoro… insomma!  Quante volte devo dirtelo? -Ibuki Munemasa, portiere della Earth eleven, sbucò fuori dalla cucina con un bicchiere d’acqua. -Siamo in alto… siamo ben barricati… abbiamo cibo per una settimana e più se lo razioniamo bene, e ora sappiamo pure che alcuni nostri amici stanno bene! Vedrai… tempo poche ore e qualcuno ci verrà a prendere. Non c’è niente da temere…
Sakura sospirò sorridendo triste. Per fortuna quando il fatto era successo lei, Tetsukado e Morimura erano a casa di Ibuki, un bell’appartamento su due livelli in un quartiere popolare ma tutto sommato carino. C’erano anche i genitori dell’albino con loro, ed era stato proprio il padre, tecnico informatico, a stabilizzare un minimo di rete per i loro telefonini, permettendogli di mettersi in contatto con i loro amici.

-Ibuki, hai visto… -Tetsukado appoggiò la rivista. -Molti dei nostri compagni non hanno risposto, né visualizzato i messaggi. Sappiamo che Tenma, Tsurugi, Shindou, Kirino, Manabe e Minaho sono vivi, che Matatagi sta male e che Shinsuke… che Shinsuke…
-Non dirlo!! -Morimura balbettò nascondendosi ancora di più sotto la coperta che la nascondeva, sulla poltrona dove si era rifugiata, lontana da qualsiasi porta o finestra nonostante fossero ai piani alti.
-Ok… scusate. -Il pugile continuò. -Comunque rimango preoccupato… dove saranno tutti gli altri… le manager… l’allenatore Endou… i ragazzi della Raimon e gli altri nostri compagni… non so proprio farmi una ragione di tutto questo, dannazione! -Sbattè con violenza il pugno contro il ginocchio. -Non possiamo nemmeno uscire di qui… il palazzo è sicuro, ma la strada pullula di quelle creature.

Ibuki ridacchiò. -Ma come! Prima mi fai zittire Sakura e poi ti metti pure tu a diffondere negatività?
Il pugile sospirò. -Guarda mi negli occhi e dimmi che non sei preoccupato, Ibuki.
L’albino rattristò il sorriso. Chinò la testa senza parlare.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: ROW99