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Autore: sissi149    30/05/2018    3 recensioni
Spin-off de "La ballata di Yomiuri Land".
Una questione rimasta in sospeso nella Ballata è quella della vera storia di Yoshiko. Ma la storia di Yoshiko è anche la storia di Hikaru. E di molti altri, a volte inaspettati, personaggi. Attraverso gli anni, scopriremo cosa è accaduto ai due e alle loro famiglie.
Genere: Drammatico, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Nuovo personaggio, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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Inizio Gennaio, Anno 2740 dal Trionfo della Dea

 

“Tsubasa, per amor della Dea, vuoi finalmente spiegarmi perché siamo saliti fin quassù?”

Spostando una ragnatela che gli penzolava a poca distanza dal viso, Jun cominciava a spazientirsi per quella inaspettata gita alle soffitte della Fortezza, una delle strambe idee di suo fratello.

“Porta pazienza! Vedrai che non te ne pentirai.”

Rispose Tsubasa tranquillo, mantenendo l'alone di mistero con cui aveva trascinato Jun lontano dalla moglie in quella giornata priva di udienze e di impegni di governo incombenti: si trattava di una piccola avventura tra fratelli, in solitaria, in memoria dei vecchi tempi. Anche se da quando Tsubasa era tornato lavoravano fianco a fianco quasi ogni giorno nella gestione del Principato, mancava un po' la complicità che avevano da bambini e da ragazzi. Jun dubitava che potessero ritrovarla tra la polvere accumulatasi negli anni.

Tsubasa proseguì imperterrito, evitando agilmente le cianfrusaglie accumulate lassù. Si muoveva con una tale sicurezza da far supporre che non fosse la prima volta che saliva nelle soffitte della Torre Centrale e, soprattutto, pareva avere in mente un obiettivo preciso.

“Non è qui! - esclamò ad un certo punto, facendo sobbalzare Jun – Certo, che sbadato! È da quella parte.”

“Si può sapere cosa staremmo cercando?” Tentò una seconda volta il più giovane dei due Principi. Quando il fratello si metteva in mente qualcosa, non c'era verso di fargli cambiare idea.

“Siamo quasi arrivati.” Rispose Tsubasa, sempre enigmatico.

Si mise a spostare alcuni bauli di legno dal contenuto sconosciuto, dopodiché appoggiò le mani sui fianchi ed annuì.

“Finalmente!”

Jun si sporse da dietro le sue spalle per poter vedere l'obiettivo di quella strana caccia al tesoro improvvisata. Sotto uno spesso strato di polvere si ergeva una struttura rettangolare, probabilmente in legno. Jun dovette sbattere gli occhi un paio di volte prima di riuscire a mettere bene a fuoco ed a riconoscere il profilo di una culla.

“Una volta – iniziò a raccontare Tsubasa – papà mi portò quassù e mi mostrò varie cose, tra cui questa: è la culla di quando eravamo bambini. Sia tu che io abbiamo dormito qui dentro, come moltissimi altri piccoli Principi.”

Jun sentì un nodo alla gola ed un moto di commozione nell'intuire quale potesse essere l'idea del fratello.

“Ne sei sicuro? Dovrebbero starci i tuoi figli lì dentro. Saranno loro a salire al trono, un giorno.”

Tsubasa si grattò la nuca con la mano destra.

“Per ora non mi pare che siano previsti. Qui il futuro papà sei tu! - Con un gesto improvviso si voltò e diede un paio di vigorose pacche sulle spalle al fratello – Consideralo un mio regalo per il bimbo. Inoltre, tuo figlio sarà sempre un Principe di Yomiuri Land, ha tutti i diritti di usare questa culla.”

“Grazie Tsubasa.”

Jun si sentiva felice ed emozionato esattamente come il giorno in cui Yayoi gli aveva rivelato di essere incinta. All'iniziale sorpresa si era sostituita subito l'idea che la Dea avesse voluto benedire la loro unione, poiché era passato solo poco più di un mese dal matrimonio. Per l'estate avrebbero avuto una bambina, così credeva Yayoi, basandosi sul fatto che solitamente le Streghe davano alla luce figlie femmine.

“Ormai dovrebbe essere il tempo di fare l'annuncio ufficiale, non pensi?” Continuò Tsubasa.

“Credo di sì.”

“Vedrai che nel Regno saranno tutti contenti, come sono stato io quando me l'hai confidato.”

Fino a quel momento, l'unico, oltre alla coppia, a conoscere lo stato della Principessa era proprio Tsubasa. Le tradizioni imponevano che una gravidanza non venisse annunciata a nessuno prima di un certo tempo, ma Jun non era riuscito a nascondere il segreto al fratello.

“Forse la gente normale. Non credo che i Priori faranno i salti di gioia: hanno cercato in tutti i modi di impedire il mio matrimonio con una Strega Bianca.”

“Abbi fiducia in loro – rispose Tsubasa col suo solito tono tranquillo – e ricorda che prima dell'annuncio pubblico il Priore Katagiri dovrà visitare tua moglie. È la tradizione.”

Jun sbuffò, ben consapevole di quali fossero le aspettative del suo ruolo.

“Proprio tu parli di tradizione? Non potrebbe venire un altro Priore? Fosse dipeso da lui, a quest'ora sarei morto.”

“E che cosa poteva fare un Priore contro la magia nera?”

Suo malgrado, Jun si trovò costretto a concordare con il fratello sul fatto che i Priori non avrebbero potuto fare molto con le loro conoscenze. In fondo, quello che non riusciva a perdonare a Katagiri era ciò che ancora non riusciva a perdonare a sé stesso, il fatto di non essersi reso conto che qualcosa non andasse nel Regno e di aver rischiato che il Principato andasse in rovina, nonostante fosse riuscito poi a sistemare la faccenda.

Tsubasa sembrò capire i suoi pensieri, perché con noncuranza disse:

“Papà sarebbe fiero di come ti sei comportato, di come hai difeso il Regno, e lo sono anch'io. Se proprio dobbiamo trovare un colpevole, sono stato io a nominare Kanda Sovrintendente.” Strinse forte i pugni, la ferita del tradimento del suo uomo di fiducia bruciava ancora parecchio.

L'atmosfera stava diventando pesante e rischiava di guastare un'impresa che avrebbe dovuto essere lieta.

Tsubasa afferrò uno strofinaccio che aveva fissato alla cintura e lo porse al fratello.

“Forza, vediamo di rimettere a nuovo questa culla! Non possiamo certo portarla a Yayoi in queste condizioni!”

Jun sorrise e si apprestò ad iniziare il lavoro, cercando di rimuovere quanta più polvere possibile, per far tornare a brillare dei suoi colori la culla.

Tsubasa spostò il piccolo sacco di tela riempito di piume che era alloggiato all'interno del giaciglio.

“Secondo te, dovremmo farne imbottire uno nuovo?”

Il fratello si voltò ad osservare, ma il suo sguardo cadde su una coperta di lana verde e su una busta, rimaste fino a quel momento nascoste sotto il materasso.

“Cosa sono queste?”

Domandò esaminando con cura la lettera: aveva l'aria di essere molto vecchia.

“Non ne ho idea – rispose Tsubasa – Dovremmo aprirla.”

Jun era scettico.

“È sigillata, forse non dovremmo.”

Il sigillo di ceralacca con spada e scudo incrociati era ancora intatto.

“Quello è il simbolo di nostro padre. Ora sono io che governo, devo conoscere i suoi atti.”

“Direi che non voleva tu li conoscessi.” Replicò Jun leggermente seccato perché per Tsubasa era sempre tutto facile, poco importava se si trattava di mettere il naso in questioni che non lo riguardavano.

“Se l'ha nascosta qua dentro, sapeva che un giorno l'avrei trovata.”

Senza attendere altro, la tolse dalle mani di Jun e ruppe il sigillo, leggendo velocemente.

“Questi sono documenti che legittimano Yoshiko Fujisawa come figlia ed erede di Lord Fujisawa.”

Jun sgranò gli occhi, incredulo al fatto che il padre avesse lasciato proprio lì quei preziosissimi documenti.

“Quindi questa sarebbe la copertina in cui era avvolta la bambina. Ti ricordi ancora del giorno in cui l'hanno trovata?”

Tsubasa si strinse nelle spalle.

“Come dimenticarlo? Papà non ci ha mai strigliato così tanto dopo che ci ha scoperti ad origliare i discorsi tra lui ed il Contabile Reale.”

Jun aveva raccolto la copertina e se la rigirava tra le mani alla ricerca di non sapeva bene cosa, stava seguendo un istinto.

“Guarda qui. C'è un ricamo su un angolo. Sembra quasi un simbolo araldico.”

Porse la coperta a Tsubasa che osservò i due gigli perfettamente simmetrici e coi gambi intrecciati ricamati con un verde più scuro rispetto a quello della lana.

“Mi sembra di averlo già visto da qualche parte. Se è davvero un simbolo araldico lo troveremo nella biblioteca del Priorato.”

Jun annuì.

“Prima dobbiamo avvertire il Sacerdote Matsuyama, si tratta della sua famiglia.”

 

 

 

 

Il Sacerdote Matsuyama li aveva raggiunti al Priorato, preoccupato dalla strana convocazione.

Nel frattempo, Tsubasa e Jun si erano già procurati i grandi volumi in pergamena accuratamente rilegati e decorati che contenevano tutte le informazioni sugli stemmi e le casate del Principato. Si erano seduti ad un tavolo nell'angolo della grande sala di lettura della biblioteca, in modo da non essere disturbati e da non rischiare che qualche Priore troppo curioso ascoltasse i loro discorsi. La luce entrava con la giusta intensità dalle finestre a vetri colorati, dando origine ad un ambiente unico nella capitale del Regno.

“Secondo me – stava dicendo Tsubasa – dobbiamo cercare tra le famiglie nobili minori, se fosse una delle più importanti me ne ricorderei.”

“Altezze Reali, che la pace della Dea sia con voi. - Hikaru si inchinò con rispetto davanti ai due Principi – Desideravate vedermi?”

Tsubasa fece cenno a Jun di spiegare lui la faccenda, dato che aveva più confidenza con il Sacerdote.

“Abbiamo trovato dei vecchi documenti firmati da nostro padre che legittimano l'adozione da parte di Lord Fujisawa, presumo nel caso qualcuno volesse impedirle di avere il patrimonio di famiglia. Erano conservati insieme a questa copertina verde. Vedete questo angolo?”

Hikaru osservò il ricamo con i due gigli ed annuì.

“Pensiamo possa essere il simbolo di qualche famiglia nobile. Se lo ritenete opportuno possiamo trovare qualche indizio sulla famiglia di nascita di vostra cugina.” Terminò di esporre Tsubasa.

Matsuyama si fece pensieroso, incrociando le braccia al petto.

“Se quei documenti potessero non esistere! Yoshiko è figlia di Lady e Lord Fujisawa senza nessun dubbio, loro l'hanno cresciuta con tutto l'amore del mondo.”

Jun gli si avvicinò con fare amichevole, per metterlo a suo agio.

“Lo sappiamo, anche per noi i documenti non sarebbero necessari. Li conserveremo al sicuro dagli estranei, come è sempre stato, per averli a disposizione in caso di necessità.” Concluse con uno sguardo penetrante che fece sentire Matsuyama attraversato da parte a parte.

“Abbiamo solo pensato – proseguì Tsubasa – che a livello personale Lady Fujisawa potrebbe avere interesse a conoscere da chi sia nata. Jun ha suggerito, per non turbarla inopportunamente, di chiedere prima il vostro parere. Non abbiamo ancora aperto questi volumi e non lo faremo se voi non vorrete.”

Matsuyama scosse il capo, sorpreso da quelle inaspettate attenzioni rivolte alla propria famiglia e dal titolo di Lady usato per Yoshiko. Ormai la cugina aveva compiuto vent'anni ed aveva tutti i diritti di portare il titolo che era stato della madre.

“Altezze Reali, siete troppo gentili, non è necessario che vi preoccupiate in questa maniera per noi.”

Tsubasa agitò una mano.

“Sciocchezze. Per nostro padre Lord Fujisawa era di famiglia, impegnarci per sua figlia è il minimo che possiamo fare per onorare anche la sua memoria.”

“Non ti facevo così solenne, Tsubasa!” Esclamò Jun, per punzecchiare il fratello, ma condividendone il ragionamento.

“Sfacciato! - Fu la risposta del maggiore dei Principi – Ora a voi, Matsuyama, cosa dobbiamo fare?”

Hikaru si stava trattenendo dal ridere di fronte al piccolo battibecco tra i due fratelli: in quanto autorità religiosa poteva parlare ai sovrani molto più direttamente di altri e perfino redarguirli su questioni morali e di fede, ma non poteva certamente mancargli di rispetto. Recuperò velocemente un contegno.

“Yoshiko è ancora terribilmente confusa, non accetta che i miei zii non fossero i suoi genitori, ma al tempo stesso mi tratta come se non facessi più parte della sua famiglia. Viviamo in un equilibrio precario, in cui una parola di troppo potrebbe spezzarlo, ma, forse sapere qualcosa potrebbe aiutarla ad accettare meglio la situazione.”

“Diamoci da fare, allora!” Esortò Jun.

Come proposto da Tsubasa, si concentrarono sul volume che riportava le casate secondarie, dato che anche il Sacerdote aveva confermato di non ricordare quel simbolo su nessun vessillo che aveva visto.

“Aspettate, i Kato hanno due gigli.” Annunciò Jun.

Tsubasa guardò più attentamente:

“È vero, però guarda, questi sono sormontati da una stella, non è ciò che cerchiamo.”

Piuttosto sconsolati stavano per arrendersi, avevano fatto scorrere l'intero codice, mancavano solo le ultime pagine, probabilmente il ricamo era solo una mera decorazione.

La pagina venne voltata, tutti e tre si illuminarono: in testa alla pergamena campeggiava uno stemma col fondo dello stesso verde della coperta e due gigli bianchi intrecciati al centro.

“Infine l'abbiamo trovato.” Esalò Matsuyama.

“Famiglia Murakami. - Lesse Tsubasa – Mi ricordo vagamente di loro, ma mi pare non abbiano componenti in vita.”

Fece scorrere il dito lungo il tracciato dell'albero genealogico che dal capostipite ripercorreva tutta la storia del casato.

“Ecco, nell'ultima generazione c'è un solo componente, Miyoko, morta circa vent'anni fa.”

Hikaru annuì.

“È più o meno l'età di Yoshiko, potrebbe essere morta di parto?”

“Qui non sono segnati figli, però risulta sposata, saranno segnati nella famiglia del marito. Il marito era... Per l'amor della Dea!” Il maggiore dei Principi trasalì non appena riconobbe il cognome dello sposo di Miyoko Murakami.

Jun sgranò gli occhi ed impallidì:

“Non sarà mica il padre di...”

Il Sacerdote vacillò.

“Divina Machiko, come posso raccontare questo a Yoshiko?”





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In questo capitolo abbiamo due guest stars d'eccezione che, vagando per gli affari loro, trovano importanti indizi per la storia di Yoshiko.
Da Hikaru veniamo a sapere che lei, nonostante siano passati alcuni mesi, non è ancora riuscita a rielaborare.
Di chi sarà il nome che ha tanto inquietato il nostro terzetto di investigatori?
  
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