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Autore: __Lily    06/06/2018    2 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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SESSANTA

 


 

 

In breve tempo gli uomini pallidi uscirono dal bosco innevato, Jon vide subito gli occhi azzurri e inconfondibili degli Estranei.
Il cuore perse dei colpi, li aveva già affrontati ad Aspra Dimora ed era sopravvissuto per puro miracolo o fortuna, quella volta il destino aveva deciso di sorridergli, forse lo avrebbe fatto ancora.
Guardo Gendry al suo fianco con la spada alla cintura e il martello in mano, come quello che in passato Robert Baratheon aveva usato contro Rhaegar Targaryen durante la guerra che era costata la vita del suo vero padre e quasi l’intera estinzione della casa Targaryen.
Era freddo ma l’adrenalina lo riscaldava, il pensiero di Sansa gli dava la forza per combattere, alzo gli occhi e vide Daenerys volare sopra di loro sul dorso di Drogon, pronta a fare fuoco non appena Bran avesse dato il segnale.
«Ora!» urlò Jon e tutti iniziarono a combattere, quel bosco divenne come il campo in cui aveva lottato contro Ramsey Bolton, ma questa volta i nemici erano peggiori di Ramsay Bolton, immortali, non avevano più nulla da perdere ormai a differenza sua e degli altri uomini.
Bran mosse il braccio verso l’alto e una palla di fuoco cadde dal cielo colpendo il nemico che in breve tempo si ridusse in cenere.
Jon tremava dalla paura e dalla rabbia, vide alcuni dei suoi uomini cadere, altri che uccidevano chi un tempo era stato vivo, ma la sua attenzione era puntata su altro.
In lontananza su una piccola collinetta si trovava il primo e vero Estraneo, Jon lo aveva già visto, lui era il loro re.
Anche Bran lo aveva visto e sapeva cosa doveva fare, era giunto il tempo di volare.
Si trascinò lontano dalla battaglia, poi con i suoi poteri chiamò uno dei draghi di Daenerys, Viserion, il drago emise un verso e calò in picchiata verso il suolo sputando fuoco e incenerendo altri nemici.
Jon era impegnato a combattere contro i suoi avversari che spuntavano come funghi dopo la pioggia.
«Viserion!» urlò Daenerys dal dorso di Drogon, ma suo figlio non la sentiva o anche se la sentiva la stava ignorando, era confusa e non capiva.
Bran si trascinò ancora fino a raggiungere il drago che si era inchinato il più possibile, e facendosi forza si era mezzo su di lui.
«Vola» aveva sussurrato a Viserion che orami era sotto il suo controllo.
Jon abbatté il nemico e si volto giusto in tempo per vedere il suo fratelli volare sul dorso di un drago.
«Bran! Bran! No, fermati!» urlò, ma Bran continuò a volare in alto.
«Mi dispiace Jon, è quello che devo fare, è ciò per cui sono nato.»
«Rhaegal!»
Il drago verde dagli occhi bronzei guardò sua madre e poi scese a terra emettendo un suono che sembrava un saluto per lei e il fratello, tra loro due si era instaurato un rapporto di fiducia come quello che aveva con Spettro.
Affrontando la tormenta e il vento che soffiava sempre più ghiacciato fino a quasi gelargli il cuore tentò di raggiungere suo fratello Bran.




Sansa si era alzata ed era salita sulle mura, aveva bisogno di prendere aria fresca e aveva lasciato la sorella a dormire nel suo letto assieme al metalupo, anche Arya aveva perso il suo, ma almeno Nymera non era morta come Lady ma solo fuggita.
«Vieni fuori ser Jaime» disse lei senza nemmeno voltarsi, aveva capito da subito di essere seguita, e sapeva che non era Baelish.
Il cavaliere con una mano sola uscì dall’ombra e raggiunse la regina a cui aveva giurato fedeltà.
«Maestà.»
«Maestà. E’ strano sentirmi chiamare così. Un tempo era tutto ciò che desideravo, ero così stupida.»
«Non eri stupida, eri solo più giovane e meno consapevole.»
«Forse.»
«Non è stata colpa tua ciò che è accaduto a tuo padre, lo sai vero?»
«Se non avessi detto tutto a tua sorella, Joffrey non lo avrebbe ucciso.»
«Ti sbagli, lo avrebbe fatto lo stesso. Era fatto così» rispose Jaime Lannister con amarezza e rimpianto.

Il rimpianto per non essere stato un buon padre tanto quanto Cersei era stata una buona madre, aveva fallito con Joffrey e poi con Marcella e infine con Tommen.
«Non è nemmeno colpa tua» disse lei.
«Avrei potuto insegnargli a comportarsi come un vero uomo e invece non l’ho fatto, non ero pronto per essere padre.»
«Posso capirlo e capisco anche perché non lo hai fatto e non era solo perché non eri pronto. Non volevi che re Robert facesse loro del male e sapevi che li avrebbe uccisi e che avrebbe ucciso anche te e Cersei.»
Jaime rimase a fissarla, ricordava la ragazzina che era un tempo prima che Joffrey e Cersei e molti altri la distruggessero, la ragazzina spensierata e infantile che era stata e ora al suo posto c’era una giovane donna forte e determinata tanto quanto lo era stata Catelyn Stark in passato, vedeva la sua forza di madre in lei ma anche l’onore che aveva sempre contraddistinto Eddard Stark.
«Sarai una buona madre, Sansa.»
«Ho tanta paura.»
«Non devi, ti giuro che non accadrà nulla a tuo figlio.»
Sansa si avvicinò e gli strinse la mano ancora intatta.
«Ciò che hai fatto per Brienne ti fa onore e se ora sono qui è solo perché l’hai mandata a cercarmi, è solo grazie a te e a lei se ho ritrovato Jon e poi Arya e Bran. Casa Stark non è ancora finita e nemmeno Casa Lannister. Ti basterebbe volerlo e potresti avere ciò che desideri davvero.»
«Io non desidero niente.»
«Mentimi pure se ti fa stare meglio ma non mentire a te stesso. Vorrei rientrare ora, inizio ad avere freddo.»
«Certo.»
Jaime prese la torcia che si trovava vicina al muro e fece strada a Sansa, la accompagnò per le scale illuminandole gradino per gradino e non se ne andò finché lei non entrò nella stanza e si mise al letto accanto alla sorella, così socchiuse la porta.
Spettro si spostò con il muso verso di lei e Sansa lo accarezzò come ormai faceva ogni notte prima di dormire, affondare la mano nella sua pelliccia la faceva calmare e le ricordava Lady e le notti che avevano passato insieme prima di lasciare il Nord.
«Va tutto bene Spettro» gli fece un’ultima carezza e lui uggiolò, «Jon tornerà. Torna sempre» disse, forse più a se stessa che al metalupo bianco come la neve che cadeva ogni giorno.
Arya si era svegliata ma non aveva detto nulla, era rimasta in silenzio ma una lacrima era caduta e le aveva rigato il viso.
Jaime Lannister richiuse la porta, sapeva che quel lupo le avrebbe protette entrambe anche a costo della vita se necessario, ricordava ancora l’incontro avuto con il metalupo di Robb Stark, Vento Grigio, ed era stato abbastanza terrificante, se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire il suo fiato caldo sul collo e la saliva che cadeva a terra, pure lui era morto tentando di aiutare il suo padrone.
Ma in realtà le parole di Sansa Stark lo avevano colpito più di quanto avrebbe voluto e non riusciva ad ammetterlo a se stesso, non ci era mai davvero riuscito.
Quell’odio e disprezzo che si era trasformato in fiducia e rispetto reciproco e poi in amicizia e forse per lui anche in qualcosa di più.
Brienne dormiva qualche stanza più in la di quella di Sansa, ma comunque vicina per poterla proteggere e i suoi piedi lo avevano condotto proprio d’avanti a quella porta socchiusa.
Si avvicinò piano cercando di non fare rumore anche se Brienne era un soldato e dormiva sempre con un occhio aperto e uno chiuso, la torcia vibrò un po’ nell’aria fredda della notte, la spense ed entrò nella stanza, piano.
Brienne dormiva tranquilla, si non era la tipica bellezza del sud e nemmeno aggraziata, forse con l’abito giusto e l’acconciatura giusta sarebbe stata pure gradevole ma per Jaime quello non contava.
Contava proprio che Brienne di Tarth fosse così diversa e proprio per questo speciale, a modo suo.
Brienne sentì un rumore, leggero quasi non udibile e prese la spada che teneva accanto a se nel letto, la afferrò con la mano e si alzò di scatto e per poco non uccise Jaime Lannister.
«Jaime? Che ci fai qui? E’ successo qualcosa a Sansa?» chiese preoccupata e ancora un po’ sconvolta da ciò che sarebbe potuto accadere se lui non avesse fermato la spada con la mano d’oro.
«Non è successo niente e Sansa sta bene, l’ho appena lasciata nelle sue stanze. Anche Arya sta bene, dormono entrambe insieme a quel metalupo.»
«Bene» rispose lei sollevata.
Jaime abbassò la mano che ancora teneva alzata, un riflesso che gli aveva salvato la vita.
«Allora perché sei qui?» chiese confusa.
«Io…» Jaime la guardò negli occhi ma non riuscì a proseguire.
«Jaime? Stai bene?» domandò preoccupata.
Posò la spada a terra e cercò di avvicinarsi a lui.
«Si, sto bene, non preoccuparti.»
«A me sembra il contrario.»
«Sto bene Brienne.»
Jaime si allontanò piano e si diresse verso la porta, Brienne di Tarth era in camicia da notte ancora accanto al letto ad osservarlo senza capire, ma nemmeno lui capiva fino in fondo, non voleva capire.
Per tutta la sua vita c’era stata Cersei, Cersei e solo Cersei, e ora da quando le aveva detto addio nella sua vita c’era Brienne di Tarth.
«No» disse fermandosi d’avanti alla porta.
Tornò indietro e questa volta senza esitare, si mise difronte a lei e poi la baciò.
Lo desiderava da molto ma non lo aveva mai ammesso con se stesso per via dell’amore cieco che provava per sua sorella, ma Cersei aveva distrutto ogni cosa lasciando al suo posto solo cenere.
Brienne non se lo aspettava ma infondo al suo cuore lo aveva sempre voluto, fin dal giorno in cui lui l’aveva salvata dall’orso e dagli uomini di Roose Bolton.
Aveva rinunciato ai sogni di lady, ma il suo cuore ogni tanto si risvegliava ricordandogli chi era davvero.
Una donna.
«Jaime» disse lei sottovoce.
«Non avrei dovuto, lo so.»
«No, non avresti dovuto» ripose e vide la delusione sul volto di Jaime Lannister, «ma sono felice che tu lo abbia fatto. Se non fossi venuto a Grande Inverno, sarei venuta io ad Approdo del re.»
«No, giurami che non metterai mai piede ad Approdo del re. Mai. Non finché Cersei sarà lì e sarà regina.»
«So difendermi.»
«Si, ma non da Cersei. Credimi.»
Bienne gli passò una mano tra i capelli dorati e Jaime la baciò di nuovo.
«Se vuoi che mi fermi e che me ne vada, dillo ora» rispose con il fiato corto.
Lei per tutta risposta lo baciò e poi lo condusse verso il suo letto.

 

 

 

 

Jon cercava di avvicinarsi a Bran, mentre Daenerys faceva fuoco sul nemico, sperò che Gendry e Tormund e gli altri fossero ancora vivi, non se lo sarebbe perdonato tanto facilmente.
«Bran! Torna giù!» urlò Jon tenendosi forte a Rhaegal.
Il drago gli dava forza e calore, sentiva il sangue più caldo e ora più che mai era unito al suo drago.
«Non posso! Vattene Jon!»
«No!»
«E’ il mio destino questo, non il tuo. Non sono più il tuo fratellino storpio, non sono più Brandon Stark! Non lo sono mai stato.»
«Tu sarai sempre mio fratello, ti prego!»
Bran sentì una stretta forte al cuore ma non rispose, fece allontanare ancora di più il suo drago tentando di raggiungere il suo obbiettivo: il re della notte.







 

Scusatemi se non ho più aggiornato, molti me lo hanno chiesto ma non avevo idee e non ne ho tutt'ora e anche il tempo scarseggia un po'. 
Vi auguro buona lettura, se vi piacerà questo capitolo, una recensione sarebbe gradita.
A presto!

  
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