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Autore: Glance    05/07/2009    10 recensioni
Gli eventi entrano nella nostra vita prepotenti cambiandola alle volte in maniera sconvolgente. La guerra è uno di questi, dove la dimensione della realtà viene distorta dando a tutto una veste irreale come se si guardasse attraverso una lente. Si perde di vista il senso di tutto,si riesce a fare a meno di quello che prima era necessario con una sorta di fatalismo che da al tempo un ritmo nuovo inaspettatamente sconosciuto. Nessuno conosce il proprio futuro. Il destino, avidamente cela i suoi disegni e nel suo gioco di numeri interseca rette. A noi è concessa l’aspettativa di grandi cose migliori certamente di quelle che abbiamo. Alcuni dicono che nulla è scritto e siamo noi a determinare il futuro con le nostre azioni. Il tempo che passa non sa lenire le ferite che continuano a sanguinare anche se pudicamente si tenta di tenerle nascoste. Occhi attenti sanno scrutare il dolore che l’anima cerca di celare. Succede però che anche nel buio più profondo si accenda all’improvviso una luce e una mano si tenda in aiuto. Allora, che le parole sgorgano spontanee bagnandosi di lacrime che si credeva perdute per sempre nell’indurimento di un cuore a cui si era rinunciato perché il dolore era troppo grande da sopportare. Siamo l’ineluttabilità del tempo che passa e lascia dietro di se una scia di momenti , istanti che non sempre riusciamo a fotografare , ma che sono la parte più preziosa la dimensione che quasi mai assaporiamo perché il resto ci travolge con l’enormità dei suoi avvenimenti. Eppure gli attimi che fuggono non ci abbandonano mai salutandoci da lontano, passano tra un battito di ciglia e del nostro cuore. Giorno dopo giorno nella somma di istanti che fanno la vita. Un mondo minuscolo che da senso alla nostra esistenza. Fatto di piccole cose che condividiamo con chi incontriamo sul nostro cammino e a cui chiediamo aiuto per ricordare. In questa storia i personaggi sono tutti umani pur mantenendo i loro caratteri ad eccezioni dei loro poteri e sono presi in prestito dalla superlativa Stephenie Meyer a cui va ogni esclusiva e diritto. Siamo nel 1918 mentre in Europa imperversa la Prima Guerra Mondiale. Bella è invitata al fidanzamento della sua migliore amica non che vicina di casa e compagna di scuola: Alice Masen. Ci saranno tutti i personaggi Edward in primo piano ed anche quelli solo accennati nei libri o marginali che comunque ricopriranno dei ruoli diversi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Non capivo perché, ma da quando avevo conosciuto i Masen, sembrava che riuscissi a scatenare le reazione più strane.
Ero seduta sul letto e non riuscivo a smettere di piangere, non sapevo bene neanche io il perché, quando sentii bussare alla porta.
“…Edward?” Udii dire ad Alice.
“Volevo sapere come sta.” La sua voce bassa e seria.
“Meglio. Vieni entra.” Disse lei.
Lo vidi entrare e avvicinarsi titubante, mentre Alice faceva cenno a Rosalie di seguirla per lasciarci da soli.
“Sono mortificato” disse prendendomi le mani e inginocchiandosi davanti a me che rimanevo seduta immobile, con il viso rigato dalle lacrime. “Perdonatemi, è colpa mia.” Nei suoi occhi leggevo il rammarico.
“Non è colpa vostra” sussurrai “sono io che non so per quale motivo, ma scateno queste reazioni. Sono un disastro.” Mi sfiorò una guancia per cercare di contenere il mio pianto.
“No…Bella, voi siete adorabile. Doveva essere compito mio saper valutare meglio i miei amici e invece, vi ho esposta a tutto questo.” Sospirò rassegnato “ non so cosa dire, mi sento tremendamente in colpa, ma non immaginavo…”
Lo guardavo e vedevo che era addolorato, avrei voluto non essere sempre così impacciata e inadeguata.
“Sorridete Bella, ve ne prego. Regalatemi un vostro sorriso.” Tenevo il viso basso e mi sentivo come una bambina, mentre, mi guardava cercando i miei occhi.
“Vi prego, fatelo per me.” Come potevo non accontentare quella sua richiesta. La sua voce, la sua espressione, erano di una dolcezza disarmante e, quasi senza accorgermene, le lacrime cessarono e accennai un timidissimo sorriso.
“Ecco. Così va molto meglio, non credete anche voi?” Feci cenno di si.
“Bene. Asciughiamo queste lacrime ora, ci aspetta ancora una festa a cui partecipare. Lo avete dimenticato?” Aveva tenuto le mie mani tra le sue, mentre parlava.
“Grazie” disse “ Vi aspetto di sotto, fate presto e ritenetevi impegnata per tutti i balli. Non vi voglio dividere con nessuno questa sera.”
Quelle che ormai non consideravo più semplici amiche, ma al pari di sorelle, mi raggiunsero nuovamente per ridare alla mia immagine una aspetto di normalità. Alice e Rose mi praticarono degli impacchi d’acqua fredda sugli occhi e, non mancarono, di avere parole gentili e di conforto.
Dopo un po’ Rose esclamò soddisfatta “ Ecco Bella, ora sei perfetta. Sei pronta per scendere?” Mi disse sorridendomi.
“ Sì” risposi piano guardando la mia immagine riflessa nello specchio.
“Vai allora, non farlo aspettare.” Fece premurosa.
Mentre scendevo le scale, pensavo a come il mio giudizio su Edward Masen era passato attraverso vari stadi che andavano dal risentimento, all’ammirazione più assoluta e, forse, all’amore. Ero stata prevenuta e l’avevo giudicato male, in modo affrettato, ma ora mi rendevo conto che tutto prendeva un senso per me, solo quando riappariva alla mia vista. Non mi ero resa conto, fino ad ora, che tutto perdeva d’interesse quando era lontano da me.
Avevo paura di quello che stavo provando, era qualcosa di nuovo, sconosciuto e talmente forte che non sapevo se fossi pronta ad affrontarlo. Innamorarmi di lui sarebbe stato facile, era disarmante nei modi di fare . Avevo capito che la sua non era spavalderia, ma modestia. Non amava essere al centro dell’attenzione: come me. I modi aristocratici ereditati dalla madre, lo facevano sembrare distante e, invece, era solo schivo.
Procedevo lentamente verso il salone tra il timore che potesse capire cosa stava avvenendo nel mio cuore e l’ansia sottile dell’attesa di poter essere di nuovo al suo fianco.
La sua voce aveva un tono caldo, suadente, con quell’intonazione bassa e profonda che riusciva a rapirmi totalmente.
Quando entrammo nella grande stanza illuminata , Alice e Rosalie si congedarono da me, per raggiungere Jasper ed Emmett. Le osservai scomparire tra gli invitati.
Mentre cercavo di scorgere Edward lo vidi parlare con suo padre che, appena mi scorse, si avvicinò affabile: “Isabella, vogliate accettare le mie scuse. Non so cosa dire.” Mi sentivo in imbarazzo, avevo messo in difficoltà il signor Masen. “ Mi dispiace veramente che, abbiate dovuto subire a casa mia, questi affronti.”
Sorrisi mentre sentivo le mie guance arrossire.
“Non è successo nulla…signore. Vi prego, non è necessario che voi…” Dissi con un filo di voce.
“Siete gentile, mia cara, ma Edward mi ha detto che siete stata oggetto di vere persecuzioni. Non ho parole per ribadirvi il mio sconcerto e dispiacere.” Mi sentivo veramente mortificata ,di dover costringere il Signor Masen, a farmi delle scuse.
“Davvero, signore…non fa niente.” Mi sorrise e mi strinse le mani tra le sue.
“D’accordo cara, come volete, non parliamone più. Divertitevi adesso, sistemerò io le cose. Vi lascio nelle mani del vostro cavaliere che, mi sembra alquanto impaziente, di riavervi al suo fianco.” Mi salutò, congedandosi con un sorriso affettuoso.
Ero frastornata da quegli ultimi avvenimenti e, l’aver ricevuto le scuse del padre di Edward, mi aveva intimidita.
“Venite Bella, uniamoci agli altri, ma…cosa avete?” Mi chiese, mentre non riuscivo a guardarlo negli occhi.
“Ho costretto vostro padre a scusarsi con me.” Alzai appena lo sguardo.
“E con questo? E’ un suo dovere, siete sua ospite. Cosa ci trovate di così tremendo?” Rispose mentre sorrideva divertito.
“Un uomo importante come lui, costretto a chiedere scusa ad una sciocca come me.” Ero imbarazzata, ma vidi Edward scuotere la testa e continuare a sorridere.
“Siete unica Bella. A parte il fatto che non siete sciocca , non capisco perché abbiate di voi questa opinione, dovete sapere che,mio padre, è una delle persone più semplici e disponibili che io conosca e non dovete sentirvene intimorita. Assomiglia molto ad Alice nel carattere e, anche lui, come tutti noi, vi adora.” A quelle parole mi sentii sollevata e non riuscii a fare a meno di non cogliere quel: tutti. Questo voleva dire che anche lui si includeva tra quelli che mi adoravano?
“Venite Bella, ho visto Alice fare dei cenni strani e muoio dalla curiosità di sapere che cosa si sono mai inventati quest’anno per cercare di sorprendermi. Voi ne sapete niente” Si era fermato per scrutare la mia espressione. “Allora? Ne sapete qualcosa?” Istintivamente mi venne da sorridere, perché aveva assunto un’aria indagatrice che lo rendeva divertente.
“Bene, bene. Vedo che ho tra le mani il nemico? L’anno scorso sono riuscito a sapere cosa fosse, grazie ad accurate indagini e, perché obbiettivamente, non era facile tenere nascosto un cavallo anche se la scusa ufficiale era che apparteneva ad un vicino, ma quest’anno…niente. Non c’è stato verso di sapere nulla.”
Assunsi una posa austera.“Da me non saprete niente.” Dissi solenne.
“Se è così …Staremo a vedere.” Aveva un’espressione tra il minaccioso e l’indagatore che lo rendeva irresistibile.
“Ditemi: cosa volete in cambio per questa informazione?” Continuava a sorridere con quel suo modo particolare mentre assumeva un tono cospiratore.
“Nulla. Non riuscirete a corrompermi. Piuttosto la morte.” Esclamai come l’eroina di uno dei romanzi che adoravo leggere.
“L’avete voluto voi Isabella Swan, vi conviene fuggire finché siete in tempo, perché la mia vendetta sarà tremenda.” Disse mentre dava alla sua voce un tono cupo e minaccioso, che mi fece scoppiare a ridere.
“Ma insomma, vi sembra bello ridere in faccia al vostro carceriere? E’ demoralizzante.” Pronunciò, mettendo un finto broncio.
Ridevamo tutti e due quando ci raggiunse Alice. “Eccovi qui” fece entusiasta “ Vi stavo cercando è l’ora della torta Edward, stiamo aspettando te.” Era euforica e, prendendoci per mano, guidò sia me che Edward, che eravamo rimasti appena fuori il grande salone, al centro della stanza e ad un suo cenno le luci si spensero, gli invitati si aprirono a cerchio intonando il coro di buon compleanno e apparvero due camerieri in livrea che spingevano un carrello dove spiccava la torta più bella che avessi mai visto, con sopra le candeline accese che Edward avrebbe dovuto spegnere.
Feci per indietreggiare per raggiungere il resto degli invitati e lasciarlo a quel suo momento quando mi sentii afferrare la mano.
“Dove avete intenzione di andare?” Mi sussurrò “ Siete mia prigioniera, non potete andare via e poi non voglio rimanere qui tutto solo.” Ormai ero rimasta solo io accanto a lui e mi sentivo osservata.
“Non fate il bambino, Edward, questo è il vostro momento, non posso restare vicino a voi.” Non ne voleva sapere di lasciare la mia mano.
“No, non mi avete convinto. E se poi scappate senza rivelarmi ciò che sapete?” Sicuramente se avessi avuto il favore delle luci tutti avrebbero visto che il mio viso era di un bel porpora acceso.
“Vi prego, Edward, mi stanno guardando tutti.” Ma non sembrava intenzionato a lasciarmi andare.
“E’ il mio compleanno, posso fare tutto ciò che voglio e, io… vi voglio al mio fianco, Bella.” Mi sussurrò chinandosi verso di me. Capendo il mio imbarazzo Alice e Rosaile afferrarono Jasper ed Emmett e si unirono a noi.
Lo osservavo, era felice e, alla fioca luce delle candeline, i suoi tratti sembravano quelli di un bambino.
Si chinò per spegnerle e in quell’istante le luci si accesero di nuovo e il cielo venne illuminato dai fuochi d’artificio.
Tra le varie esclamazioni di stupore gli invitati raggiunsero il portico per assistere allo spettacolo che era veramente unico e meraviglioso. Il cielo era illuminato a giorno dai molteplici colori dei giochi pirotecnici. Lasciai che la sala si svuotasse e poi uscii anche io. Lo vedevo circondato dai suoi familiari sorridente e felice.
“Che bella festa , vero tesoro?” Mia madre mi aveva raggiunta e mi osservava. Sapevo che a lei non sarebbe sfuggito quel mio cambiamento.
“Si, stupenda.” Risposi senza smettere di guardare verso Edward.
“Già…stupenda, bambina, devo convenirne. Non ho mai visto niente di così bello ed elegante.” Mi sussurrò piano con fare complice. “Sono felice che tu ne sia rimasta colpita.” Non ero ben sicura se si stesse riferendo semplicemente alla festa, ma conoscendola non mi sarei meravigliata se non fosse stato così. Mia madre, era l’unica persona al mondo che mi conosceva veramente, più di quanto non riuscissi a fare io stessa. Si avvicinò e mi posò un bacio leggero. “Stai crescendo bambina e lui mi sembra un ragazzo veramente a modo e speciale, se è riuscito a farsi notare da te.” La guardai sbalordita.
Incrociando le braccia in segno di sdegno.
“Ma…mamma” dissi in tono di rimprovero.
“Va bene, va bene lo so, ho capito, queste cose non ti interessano. Sappi Isabella che sono fiera di come sei venuta su. Sei una ragazza di buon carattere, rispettosa e responsabile. Non sei frivola, sei bella, dolce e modesta e se un giorno, che so non troppo lontano, lascerai me e tuo padre per iniziare la tua vita di donna, sarei felice se fosse con Edward. Dai racconti che fa di lui, sua madre Elisabeth, è un ragazzo straordinario. Sarei disposta a rinunciare a te, solo per una persona come lui.” Guardavo mia madre e non ci fu bisogno di parole perché capisse quanto le volessi bene.
“Come hai fatto a capire mamma?” Il suo era il sorriso più dolce del mondo.
“Sei mia figlia tesoro, di te capisco ogni cosa prima ancora che lo faccia tu stessa, questo lo sai e, poi ho visto come lo guardi.” Mi veniva da piangere, se lo aveva capito la mamma sicuramente se ne era accorto anche lui.
“Mamma, credi che lui se ne sia accorto?” Mi accarezzo il viso.
“Non credo tesoro, lui non ti conosce come ti conosco io.” Si allontanò per raggiungere mio padre e io rimasi sola, appoggiata ad una della colonne. Guardavo il cielo, illuminarsi dei bagliori colorati dei fuochi e, ad un tratto, sentii una mano sfiorare la mia: la mano di Edward che mi aveva raggiunto, sfruttando il favore della sera e rimanendo coperto dall’ombra della grande casa. Intrecciò le sue dita alle mie e poggiò le sue labbra su i miei capelli.
“Perché ve ne state qui tutta sola? Ho fatto qualcosa che vi ha offesa?” Il mio cuore, batteva così forte, da sembrarmi strano che non riuscisse ad udirlo. “Pensavo rimaneste con me a guardare lo spettacolo.” Respiravo a fatica e avevo la testa che girava e le orecchie che ronzavano in maniera preoccupante. Sentivo il corpetto serrarmi il torace dandomi un senso di oppressione. Ad un tratto le gambe mi cedettero ed ebbi bisogno di aggrapparmi alla colonna.
Sentii il suo braccio passarmi intorno alla vita e tirarmi al riparo nel cono d’ombra che nascondeva anche lui. Mi guardava e, i suoi occhi, riflettevano le esplosioni colorate in cielo.
Era vicino, tanto vicino forse troppo perché, adesso, invece che di un battito impazzito, ne percepivo due.
Istintivamente poggiai la mia mano sul suo petto.
“Edward…” Sussurrai. “ Io…voi…” Continuando a tenere la sua mano intrecciata alla mia, mi passò l’altra tra i capelli, poggiandola poi, sulla colonna alle mie spalle.
“Bella…” Disse con un filo di voce. “ State bene?”
Sospirai, per cercare di articolare un qualche suono che avesse senso compiuto, fuoriuscendo dalle mie labbra.
“Forse” Fu tutto quello che riuscii a dire.
“Io invece No. Il mio cuore ha deciso di abbandonarmi per seguirvi e tenta di farlo ogni volta che vi vede. Ditemi…dimmi Bella, saresti disposta ad accoglierlo?”Prese la mia mano e la poggiò sul suo cuore che batteva ancora in maniera disperata. “E’ tuo Bella, lo metto nelle tue mani. A te la decisione di salvarlo o lasciare che si frantumi come cristallo.” Ero paralizzata dal suo sguardo intenso, ero lì presa dal vortice di quelle sensazioni così sconosciute e nuove che mi avevano immobilizzato la mente e i pensieri dove riuscivo ad articolare solo un nome: Edward…Edward…in maniera convulsa ed ossessiva e lo sentivo quasi urlare dentro di me. Gli occhi mi si velarono di lacrime.
“Perché piangi, Bella? Ti sto forse spaventando? Forse questo è troppo per te dopo quello che hai dovuto passare. Perdonami sono uno stupido.”
Continuavo a non riuscire a parlare, a trovare le parole giuste a quel momento. Non sapevo cosa bisognava dire in una situazione del genere non volevo fare la figura della sciocca, ma riuscivo solo a piangere.
“Ti avevo detto che non dovevi avere paura di me e, guarda invece che faccio, ti terrorizzo.”
Dovevo smetterla e trovare qualcosa da dirgli, lo stavo mettendo in difficoltà.
“No” Dissi. Mi guardò interrogativo.
“No, cosa?” Respirai profondamente.
“Non ho paura è che… non mi aspettavo che voi…che tu. Lo speravo, ma non lo credevo possibile.” Lo vidi sorridermi teneramente.
“Perché Bella, non lo credevi possibile?” Era concentrato sul mio viso, mi fissava negli occhi.
“Avevo paura che non fossi interessante per te” Si avvicinò, quasi a sfiorami.
“Lo sei invece e dal primo momento che ti ho vista, non sono più riuscito a non pensare a te, ho anche cercato di farlo, ma non ci riesco, però non ti farei mai del male Bella, non potrei sopportare di farti soffrire, preferirei rinunciare, anziché essere la causa di un tuo dolore.” Era vicino, tremendamente vicino e, non so per quale impulso, mi sciolsi dalle sue braccia e scappai via, senza una risposta e senza alcuna spiegazione. Correndo mi diressi verso la mia stanza.








Angolo ringraziamenti:

Fc 27 : Grazie. Sono contenta che la mia storia ti piaccia. Aspetto un tuo commento anche per i prossimi capitoli. Ciao!

Mcgi 86 : Grazie per i complimenti. Spero il nuovo capitolo ti sia piaciuto. Aspetto un tuo commento. Mi farebbe piacere. Ciao!

Shinalia : Visto? Non le capitano solo, se le cerca anche. Ti sembra normale? Aspetto di sapere cosa ne pensi. Ciao!

Samy 88 : Grazie anche a te per i complimenti. Spero che i nuovi avvenimenti ti continuino ad appassionare. Kiss.

sweetcherry : Sono felice che quello che scrivo ti emozioni così. Spero che anche questo ultimo aggiornamento ti sia piaciuto. Ciao.

Cicciolgieiri : Grazie dei complimenti. Sono veramente contenta si sapere cosa pensi della mia ff. e che ti piaccia. Penso che Edward da umano doveva essere così dolce per come lo abbiamo conosciuto e ho provato ad immaginare come sarebbe stato se avesse avuto la possibilità di vivere la sua vita mortale. Lo spunto l’ho avuto da una risposata che lui da a Bella in “Eclipse”. Cito: “Vedi Bella, io sono stato quel tipo di ragazzo. Nel mio mondo ero già un uomo[…] Se avessi trovato te so come avrei agito, senza alcun dubbio. Io ero quel tipo di ragazzo che, non appena avesse scoperto che tu eri ciò che stava cercando, avrebbe chiesto la tua mano in ginocchio. Ti avrei voluta ugualmente per l’eternità, anche se la parola non avrebbe avuto le stesse connotazioni di adesso.” Da qui l’idea di provare a raccontarlo nel suo mondo Baci.

Cristy 97 : Sai, sono convinta che chi scrive, deve avere l’umiltà di accettare consigli e correzioni quando necessario. Non siamo infallibili, quindi tranquilla e ancora grazie perché segui la mia storia e mi fai sapere cosa ne pensi. Baci.

Eka : Allora dimmi che te ne pare? Sono curiosa di sapere la tua opinione. Ciao. Baci!

frufru 123 : Grazie è bello sapere che segui la mia ff. In effetti sta piacendo molto anche a me. Aspetto altri tuoi commenti. Ciao. Kiss.

sheba_94 : Ecco qui un capitolo nuovo, nuovo e spero che avrai più tempo per leggerlo, perché non vedo l’ora di sapere cosa mi dici. Secondo te, in una situazione del genere, si può scappare così? Sono impaziente di sapere cosa ne pensi. Baci.


Grazie a tutti quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e seguiti e anche solo a chi legge.
  
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