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Autore: Madama Pigna    08/06/2018    1 recensioni
Appartenente alla serie "Tre figli di Laufey(e un mucchio di guai)"
Gli abitanti di Jotunheim attribuivano al loro Principe le più diverse caratteristiche.
Per alcuni era solo un modesto compromesso tra la scaltrezza e la forza bruta; per altri eccelleva in entrambe.
Certi lo consideravano solo un ragazzo viziato e ribelle che faceva il bello e il cattivo tempo, senza alcun rispetto per virtù sociali quali l'assoluta fedeltà al proprio padre e al proprio Re.
In molti controbattevano: l'unico Laufeyson rimasto era anche l'unica speranza per risorgere dalle ceneri della Grande Guerra, che era stata presto seguita da un regno di terrore che durava da molti anni.
Cosa ne pensava Byleistr?
Non amava mettersi in mostra, pur riconoscendo che a volte era necessario, data la sua posizione.
A suo parere, bastava essere una guida accorta e avere degli uomini pronti a tutto. Erano i soldati motivati quelli che facevano la differenza, e lui, da solo, non avrebbe mai concluso alcunché. L'ammirazione che era seguita dalle sue azioni individuali era solo qualcosa in più, nulla a cui il guerriero dava realmente importanza.
Il resto veniva da sé.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frigga, Laufey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tre figli di Laufey(e un mucchio di guai)'
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Byleistr si era sempre sentito troppo piccolo.

Durante le prime decadi della sua vita era una cosa naturale, ovviamente. Tutti i bambini vogliono giocare a fare i grandi, fingendo di essere valorosi guerrieri o anche talentuosi maghi.
Quella sensazione, però, si era fatta più seria in pochissimo tempo, il giorno in cui Farbauti morì; e quando, sul finire dell’ultima Grande Guerra, il Re Laufey, suo padre, aveva instaurato la sua crudele dittatura, mandando deliberatamente  in rovina il Regno con le sue leggi prive di senso e umanità.
 
In quegli anni, la giovane mente del Principe smarrì quasi completamente, se non del tutto, la sua spensieratezza. Improvvisamente, si era ritrovato quasi come… vecchio, in un corpo che non si decideva a crescere. Non sorrideva, non rideva, non si divertiva più come una volta, era sempre sospettoso e soprattutto chiuso in se stesso, con tutti. E suo fratello Helblindi non faceva eccezione.

Ma all’epoca non se ne rendeva conto.
 
 
 
Byleistr desiderava tanto diventare grande.
Se fosse stato… più alto, più grosso, più forte, forse avrebbe potuto rendersi utile in qualche modo. Ma la crescita dei Giganti di Ghiaccio era così lenta…
 
Tutti i giorni, il giovanissimo Jotun si guardava allo specchio ghiacciato, alla ricerca di qualcosa, di qualsiasi cosa, che il giorno prima non aveva. Un piccolo segno della sua crescita, non chiedeva molto: capelli un pochino più lunghi, mento un pochino più affilato, cose così.

Quando non riusciva a trovare nulla (cioè quasi sempre), allora decideva di mettersi al muro per misurare la sua altezza. Ma nemmeno quella cambiava in fretta, e questo gettava il bambino nel più triste sconforto.
Oppure, deciso a non rassegnarsi, usciva dalla sua camera, troppo misera per essere quella di un Principe, e andava a seguire di nascosto le sessioni di allenamento dei ragazzi più grandi, per poi tentare di copiarle da solo.
 


 
Da adolescente le cose non cambiarono poi molto.

Soltanto, il Principe cercava un altro genere di cambiamento, guardandosi allo specchio.

Metteva davanti a sé il suo braccio, per renderlo più visibile alla superficie riflettente, e prendeva a osservarlo attentamente, con una scrupolosità quasi maniacale. Guardava i suoi bicipiti e si chiedeva se fosse abbastanza muscoloso. Tutto il suo corpo, con cui ormai aveva un rapporto quasi affetto da dismorfismo, era vittima di un’ispezione spietata, che non lasciava spazio nemmeno a un minimo di autocompiacimento.

Dopotutto, era da quando era bambino che aveva dimenticato cosa fosse l’amor proprio.
Il suo carattere, da sempre poco incline alle amicizie, si era affilato in una personalità cupa, priva di sogni e speranze, dedita più alle azioni concrete che alle fantasticherie stupide, come le chiamava lui.
 
Si sottoponeva ad allenamenti durissimi, svolgeva i suoi compiti senza mai lamentarsi, sopportava ogni genere di tormento che Laufey s’inventava pur di farlo cedere alla sua crudeltà.
Ma ogni volta, lui minimizzava i suoi sacrifici, calpestando i suoi bisogni personali.
 
Era più importante proteggere casa sua, e suo fratello Helblindi.
 
Eppure, niente di tutto quello che faceva sembrava mai abbastanza.








 
***********************






- No! No e ancora no! Questa mezzosangue non può stare con noi! -.


Era l'ennesima affermazione di diniego e ribellione da parte di uno dei tanti Giganti che avevano protestato alla venuta di Blodhugadda - quasi tutti tra quegli Jotun erano o molto giovani o molto vecchi, ma a Byleistr in fondo poco importava dell'età. In ogni caso era da quando aveva iniziato a organizzare i ribelli che non si ritrovava davanti così tanti contro la sua opinione. Sì, probabilmente aveva sottovalutato l'inconveniente. Si ripromise di ascoltare con più attenzione gli avvertimenti di Blodhugadda in futuro, proprio perché non aveva intenzione di cacciarla via nonostante lo avesse dovuto ripetere più e più volte.

- Mi ha salvato la vita - sottolineò, ancora e ancora, di fronte uno dei membri più anziani della base. - Aiutandomi a evadere dalla prigionia del Cane del Re, Skrymìr, che come voi tutti sapete, ha un sentimento di rivalità nei miei confronti da secoli -. Più una ossessione sessuale molto macabra e sgradita, questo Byleistr purtroppo lo sapeva, aveva passato tutta l'adolescenza a svincolare dai suoi assalti, spesso sfuggendo dalle sue grinfie per poco, molto poco. Ma certamente non lo avrebbe ammesso ad alta voce. - Non avrei potuto tornare sano e salvo da solo, non questa volta -.
- E' una schifosa meticcia, uno scarto di Asir! Come puoi sapere se non è tutto un trucco, Principe?! Ha persino ammesso di essersi alleata con Laufey! -.
- E' stata obbligata ad accettare un accordo. E' molto differente. Ora sta dalla nostra parte! -.
- Non abbiamo bisogno di lei! Non avresti dovuto portarla qui! -.

 
Byleistr alzò un sopracciglio. Era ancora molto giovane, non aveva neppure duemila anni (sempre se un'età del genere potesse considerarsi giovane, ma noi siamo umani, la nostra vita è molto più breve) ma era pur sempre il Principe e non poteva tollerare ulteriormente questi toni, soprattutto con uno Jotun molto più anziano. Lo facevano sembrare persino più piccolo di quanto fosse e non poteva permettere a nessuno di minare la sua autorità. Non tutti lo prendevano sul serio (ancora) e a ciò doveva porre rimedio. Si alzò. Con la sua singolare altezza svettava su quasi tutti gli Jotun, compresi quelli che, di fronte a lui, in uno degli spazi chiusi adibiti alle riunioni, lo fissavano con malcontento. Lui già detestava quando lo fissavano e basta.

Purtroppo però non era un fantasma e non poteva permettersi di essere invisibile.

- Ne abbiamo bisogno eccome. E' addestrata al combattimento. E' esperta di erbe ed è abile come fabbro. E conosce parte dei piani del nemico. Sarà una risorsa estremamente preziosa per noi. Inoltre - lanciò uno sguardo di fuoco a chi davanti a lui stava per controbattere. - Proprio perché sono il Principe io mantengo la parola data e saldo sempre i miei debiti. Blodhugadda mi ha chiesto protezione in cambio della sua alleanza e delle sue abilità. Così sarà. Ho già deciso e non intendo mettere ulteriormente in discussione il mio operato -.
 
I Giganti stettero in silenzio per un po'.Byleistr quasi si ritrovò a sperare che l'argomento fosse definitivamente chiuso, ma non ci contava poi così tanto, di questo passo.
- E come la mettiamo con il fatto che ha sangue di Asir? Quel popolo non ci ha già danneggiato abbastanza? -.

Byleistr sbuffò. - Abbiamo perso una guerra. Accade a ogni regno prima o poi. Quello che è venuto dopo, non è stata responsabilità di Odino o uno dei suoi sudditi. Sono state le scelte del Re a portarci fino a questo punto -.
- Ah sì? E come fai a essere sicuro che non saranno le tue scelte a distruggere quel poco che resta? -.

Questa era una voluta provocazione. Non avrebbe dovuto rispondere. Forse. Non rispondendo, sarebbe risultato debole, e ancora una volta troppo giovane, troppo inesperto, e... in realtà, nemmeno lui era mai troppo sicuro di fare le scelte giuste.

Non lo so, avrebbe voluto rispondere. Non poteva. Ma rimase saldo nella sua posizione.


- Dubito sia possibile fare scelte peggiori di quelle fatte da Laufey. Inoltre, Faramik, devo forse ricordati che sono stato io dare un senso, un reale potere ai ribelli? Io a guidarli e a impedirli di ammazzarsi in massacri? Io a proteggere le loro famiglie? Non sono mio padre e non intendo diventarlo adesso -.

Gli somiglio, anche se non vorrei.

- I tuoi stessi figli sono stati salvati dai miei soldati, soldati che ho scelto personalmente, Faramik. Quindi mi aspetto che tu non discuterai ulteriormente le mie decisioni sui miei alleati. Sei congedato. Lo siete tutti -.

Con un cenno della mano esortò ulteriormente i presenti a uscire. Una volta tutti fuori, risedette, sospirando di stanchezza. Era tornato da un giorno e mezzo e ancora non aveva potuto farsi una notte di sonno decente. Non che per lui fosse una novità, ma impedire che Blodhugadda fosse attaccata a vista prima e poi quasi linciata e insultata poi dalla folla in ansia dopo giorni dalla sua scomparsa, aveva richiesto un certo impegno, per non parlare delle lunghe ore di discussione che erano venute dopo.
 
A Blodhugadda era stata assegnata una stanza e uno spazio per lavorare ai margini del campo, dal momento che nessuno era particolarmente bendisposto a condividere gli spazi con lei. Probabilmente stava assettando il suo spazio lavorativo, o almeno così immaginava. Lui invece aveva un dannato bisogno di dormire, almeno per quel poco che riusciva. Forse al risveglio non avrebbe avuto così tanto mal di testa.

Si massaggiò la fronte.

Persone piccole, sfide piccole. Persone grandi, sfide grandi. Lo diceva sempre suo padre Farbauti, lui dubitava di essere poi un così grande condottiero, ma cercare di convincersene lo rincuorò un pochino. Forse non stava facendo un pasticcio. Forse stava davvero costruendo qualcosa di buono, nonostante tutto. Pregava fosse così.
 




- Odio dovertelo dire, ma te lo avevo detto -.

Il principe sobbalzò. Affacciata alla finestra, anzi, mentre la stava scavalcando proprio, la meticcia lo guardava con un certo interesse. - Sei un tipo strano, Byleistr Laufeyson. Mi piace -.
Se sotto vi era un altro messaggio implicito, come un ringraziamento o chissà che, Byleistr non lo colse, detestava essere colto di sorpresa. - Cosa ci fai qui? -.
- Ti ho portato delle erbe da infuso. Ti aiuteranno a dormire e ad alleviare il mal di testa - gli sorrise. - Perché chiunque avrebbe mal di testa dopo discussioni del genere -.

L'altro rabbrividì. Blodhugadda era fin troppo intelligente e intuitiva, non gli piaceva.
- Non ho bisogno di drogarmi, grazie -.

- Non ti impediranno di svegliarti se il pericolo incomberà, principino. E dovresti seriamente guardarti allo specchio, ogni tanto: hai delle occhiaie spaventose. Le avevi persino quando ci siamo incontrati la prima volta da bambini. Il trucco che usi per nasconderle non va bene a lungo termine, va' via quasi subito -.

La schiettezza della mezzosangue aveva causato un lungo, lungo momento di silenzio tra i due, che continuavano a osservarsi. - Non penso che comunque le userò spesso - disse, mentre prendeva il contenitore di creta in mano però. Non sapeva nemmeno perché stesse accettando l'aiuto. Lui non accettava mai aiuti. Negava persino di averne bisogno. Ma... forse era questo il punto. Blodhugadda non si proponeva di fare qualcosa, la faceva e basta. In questo erano simili.

E poi non era tediante come Thìalfi, ringraziando Ymir. - Grazie -.
- Sono io a doverti ringraziare, dopo avermi difeso probabilmente passerai per pazzo -.
- Ci vorrà un po' per farti accettare, è vero - assentì il Principe. - Certo, anche tu dovrai fare la tua parte... -.
 
Se lui con una fama di infanticida era riuscito a guadagnarsi il rispetto del suo popolo, anche se dopo anni, forse la meticcia non aveva così poche speranze. Lei fece spallucce. - Sono uno spirito libero, principe. Non mi inchinerò mai a nessuno solo per farmi piacere. Non mi interessa essere amata, se non posso essere me stessa -.

Ci fu una pausa. Era un silenzio scomodo, tanto che fu Byleistr a decidere di interromperlo. - Hai detto che ci siamo già incontrati in passato - aggrottò le sopracciglia. - Quando, esattamente? -.

La mezza Asir lo fissò. - Davvero non te lo ricordi? -.

Il Principe scosse la testa. No, non se lo ricordava minimamente. Forse Laufey gli aveva dato troppe botte in testa, ipotizzava, perché davvero non aveva la più pallida idea di quando l'avrebbe vista.
 
Blodhugadda non sapeva se offendersi o semplicemente lasciar perdere. Scosse la testa. - Non importa, è stato tanto tempo fa - disse, avviandosi verso l'uscita prima che il Principe potesse replicare in alcun modo.
 
 
 
 
 
Forse per Byleistr era normale. Fare l'eroe tragico, aiutare il suo popolo, soffrire per esso se era necessario.
Sì, il Principe Byleistr era fondamentalmente buono, anche se cercava di nascondersi dietro una maschera di freddezza che però, pure data l'età, non aveva ancora perfezionato. Tuttavia Blodhugadda ricordava ancora la prima volta in cui si erano incontrati. Ricordava il ragazzino alto ma denutrito che la fissava con stupore, ma mai, anche solo per un istante, mai con disprezzo o biasimo per quello che era. Ed era abbastanza sicura che la sua esistenza non fosse mai stata denunciata dal Principe, né ai cacciatori che quel giorno interruppero il loro incontro, né tantomeno a suo padre o altri. Era realmente convinto della giustizia in quella causa che tanto combatteva, nelle cose che aveva detto su di lei.
 
La meticcia aveva perso la fiducia nella giustizia, ammesso che essa esistesse. Sapeva che non poteva affidarsi a nessuno, non esisteva Jotun al mondo che le avrebbe mai concesso totalmente la sua fiducia o il suo affetto o il rispetto. Era sola, una sopravvissuta. Faceva quello che meglio le conveniva per sopravvivere, quel gesto fatto nei confronti di Byleistr era solo per sentirsi meno in debito con lui, e per evitare che le sue condizioni psicofisiche vertessero dal lato sbagliato. Finché Byleistr era vivo, lei aveva buone possibilità di sopravvivenza.
 
E poi... sarebbe stato divertente, assistere a ciò che sarebbe accaduto di più pericoloso e avventuroso nei secoli che sarebbero seguiti.
  
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