09/06/2018
1 recensionisono hahen sae kagayaiteta.
11. Worry
Ingrato, pensò, come si permette di farmi una cosa del genere?
Kushina non lo avrebbe mai ammesso, ma ogni volta che Minato partiva per andare in missione o per un allentamento più lungo del solito lei moriva letteralmente di ansia mentre aspettava il suo ritorno. E se glielo avessero restituito senza una gamba? Senza un braccio? E se non glielo avessero restituito proprio?
Sapeva benissimo che Minato era uno dei ninja migliori della loro generazione, se non il migliore, eppure lei si preoccupava sempre troppo e contava i giorni fino al suo ritorno quasi come un carcerato contava i giorni fino al suo rilascio. Non riusciva a farne a meno, e non era mancanza di fiducia, anzi! Se qualcuno aveva la sua totale fiducia, quello era proprio Minato. Semplicemente Kushina sapeva fin troppo bene che il mondo degli shinobi non era tutto rose e fiori e che un giorno o l’altro Minato avrebbe oltrepassato le mura del villaggio in condizioni ben diverse rispetto a quando era partito.
Ed era proprio per questo che anche stavolta lei era lì, in piedi appena fuori le porte di Konoha, una mano sul fianco, la fronte corrugata e l’unghia del pollice brutalmente martoriata tra i suoi denti. O tornava, o tornava. E se non arrivava vivo e vegeto ci avrebbe pensato lei a farlo tornare nel mondo dei vivi a suon di pugni. E se faceva un altro minuto di ritardo niente cena! E forse avrebbe anche dormito sul divano se le girava in quel modo, ecco.
A Kushina piaceva fare la dura di fronte a Minato, sperava di farsi rispettare e magari di mettergli anche un po’ paura, perchè ogni volta si riprometteva sempre di fargliela pagare per tutte le volte che l’aveva fatta morire di paura quando non tornava in tempo oppure con una ferita un po’ troppo grave e quel sorrisetto da “so cosa mi avevi detto ed è successo lo stesso, perdonami”.
Eppure, maledetta se stessa, non appena fu in grado di cogliere in lontananza una nuvola di capelli biondi l’unica cosa che le venne in mente di fare fu di corrergli incontro e stringerlo in un abbraccio stritolatore, beandosi di quell’odore familiare che sapeva di sudore e di Minato e godendosi le sue braccia calde attorno alla vita e il vento tra i capelli mentre la prendeva in braccio. Erano entrambi di nuovo a casa.
La ramanzina gliela avrebbe fatta la prossima volta, di sicuro.
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N/a: sono tornata di nuovo dopo troppo tempo, piena di feels MinaKushi e tanto dolore per la fine di Naruto, anche a distanza di anni.
E' dura, lo devo ammettere. Naruto ha segnato la mia infanzia e la mia adolescenza, non averlo nel quotidiano è molto, molto strano. E' per questo che da poco mi son rimessa a leggere fanfiction su fanfiction, guardare video su youtube e cercando conforto in Boruto, che non potrà comunque mai soddisfarmi come faceva la serie originale.
Pazienza! Spero che questa cosina che ho scritto possa piacervi, e ai nuovi lettori che magari si sono fatti un giretto anche nei capitoli precedenti posso solo dire di nuovo che ho scritto certe cose davvero tanto tempo fa, perciò spero possiate perdonarmi per alcuni obbrobri che potreste trovare e che magari vi siate goduti questo capitolo che di sicuro è, se non migliore, almeno più aggiornato!
Le recensioni di qualsiasi tipo sono sempre le benvenute, e grazie per aver letto!